Animali nella mitologia e nelle opere sacre

Animali nella mitologia e nelle opere sacre

 

 

 

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Animali nella mitologia e nelle opere sacre

ANIMALI IN GENERE

La presenza di numerosi animalì di diverse specie all’interno di un dipinto può alludere alla natura in genere, ma anche a episodi mitologici o della cultura sacra e profana.
Orfeo, il mitico cantore e poeta greco, aveva il potere di ammansire persino le bestie più feroci al dolce suono della sua musica, e spesso viene ritratto mentre suona la cetra circondato da numerosi animali.
La terribile maga dell’Odissea, Circe, era in grado di trasformare gli uomini in animali, e solo Ulisse riesce a resisterle grazie alla pozione offertagli da Mercurio. La maga viene raffigurata nel momento in cui trasforma i compagni di Ulisse in porci, o semplicemente circondata da varie specie di animali.
In ambito religioso è piuttosto ricorrente la rappresentazione della creazione degli animali da parte di Dio, solitamente riprodotta in cicli di dipinti o di affreschi che descrivono le diverse fasi della creazione del mondo. Nelle immagini del Paradiso terrestre gli animali vengono ritratti circondati da una vegetazione lussureggiante, talvolta in compagnia di Adamo ed Eva. Gruppi di animali si accingono a salire sull’arca dell’Alleanza costruita da Noè prima del diluvio universale.
Infine il ritratto di un uomo assurto, talvolta addormentato, cui appaiono dal cielo degli animali raccolti in un grande panno, ricorda l’episodio della visione di san Pietro degli animali impuri. Talvolta le composizioni di animali nelle scene di cucina o di caccia esprimono la volonta del committente di alludere all’abbondanza di cibo presente nella sua casa, sottolineandone l’alto tenore di vita e il relativo status sociale.

AGNELLO

Da sempre simbolo di innocenza, il cucciolo della pecora veniva offerto in sacrificio dagli ebrei durante la Pasqua; venne successivamente adottato dalla religione cristiana.
Nell’ambito dell’iconografia cristiana l’agnello assume una grande importanza, e appare già nelle catacombe quale simbolo di Cristo e del suo sacrificio. Talvolta si può scorgere lo stesso Gesù con l’animale sulle spalle: è il “buon pastore” che cerca le pecorelle smarrite.
L’agnello può essere raffigurato con una croce, con un calice che raccoglie il suo sangue, evidente richiamo alla Passione di Gesù, o ancora con il labaro, lo stendardo della Resurrezione.
L’animale è inoltre attributo di san Giovanni Battista in Virtù del famoso episodio in cui il santo fissando Gesù che passava disse: “Ecco l’agnello di Dio”.
Appare inoltre nella rappresentazione di alcuni episodi religiosi. Abele offre un agnello in sacrificio al Signore che accetta l’offerta rifiutando quella di Caino che gli aveva sacrificato i ftutti della terra. Gioacchino viene scacciato dal tempio di Gerusalemme dove si era recato per sacrificare un agnello in un giorno di festa. E ancora un agnello, talvolta con le zampe legate, viene offerto dai pastori nelle scene dell’Adorazione quale prefigurazione del futuro sacrificio di Gesù. In quest’ultima accezione appare nelle scene della Madonna con il Bambino, accompagnati talvolta da san Giovanni bambino.
Nell’iconografia profana, in seguito alle sue vere o presunte caratteristiche, l’agnello può simboleggiare l’innocenza, la Mansuetudine, la Pazienza e l’Umiltà.

ASINO

Nell’antica Grecia l’asino è l’inseparabile compagno di Sileno, meotore del dio del vino Bacco, comunemente raffigurato
mentre a fatica si regge sul dorso dell’animale.
La mitologia romana associa l’immagine dell’asino a Priapo, antica divinità italica della fertilità, che cerca di approfittare di Vesta addormentata ma viene ostacolato nel soo intento proprio da un’asino che inizia a tagliare destando la dea.
La figura dell’asino è stata interpretata in modo contrastante. Se per un verso può essere intesa come simbolo di mitezza e umiltà, dall’altro, probabilmente a causa della sua leggendaria pigrizia e caparbietà, assume significati negativi divenendo, soprattutto nelle raffigurazioni medievali, attributo dell’accidia e della lussuria.
[asino appare in numerosi episodi religiosi, a cominciare da quello narrato nei Numeri dell’asina di Baltsam che vede l’angelo del Signore prima del suo padrone. Durante la fuga in Egitto la Vergine e il Bambino appaiono spesso in groppa a un asine!lo mentre Giuseppe cammina al loro fianco. Nelle scene della Natività l’asinello e il bue nella stalla sono stati anche interpretati come simbolo dell’Antico e del Nuovo Testamento. Nelle rappresentazioni dell’ingresso a Gerusalemme Gesò entra in città a dorso di un asino. [animale in ginocchio di fronte a un calice è invece attnbuto di sant’Antonio da Padova.

BUE

Pur alludendo a numerosi significati, il bue appare soprattutto come animale da soma e viene spesso raffigurato al lavoro
nei campi o mentre tira pesanti carichi.
lgino narra che, dopo il rapimento di Elena, Agamennone invita tutti i principi della Grecia a muovere guerra a Troia. Quando gli ambasciatori giungono a ltaca, Ulisse, che desidera rimanere con la moglie e il figlio nato da poco, si finge pazzo aggiogando all’aratro, contro qualsiasi tradizione, un bue e un cavallo, e seminando nei solchi del sale. L’inganno però viene scoperto e il re ècostretto a partire.
Una delle dodici fatiche imposte dal re Euristeo a Ercole consiste nel rapire i buoi del gigante Gerione.
Un tempo il bue era considerato un animale sacrificale e dì conseguenza immagine del sacrificio di Gesù in alternativa all’agnello. Inoltre nel Medioevo viene talvolta associato alla raffigurazione della Pazienza quale suo attributo, e come tale lo si può scorgere, per esempio, tra le scene religiose che decorano la chiesa di Notre-Dame a Parigi. Nell’iconografia della Natività e dell’Adorazione dei pastori il bue appare vicino all asino all’interno della stalla in cui nasce Gesù; in simili scene puo alludere al Nuovo Testamento contrapposto all’Antico
Testamento rappresentato dall’asino. L’animale può inoltre apparire
come attributo di sant’Agostino, che da giovane era stato sopran­nominato «bue silenzioso” , e di santa Lucia, che venne legata a un tiro di buoi.

CAMMELLO

Ilcammello, il cui nome secondo alcuni deriva dal greco
chamaf, ovvero “a terra”, perché l’animale si abbassa per farsi caricare i pesi, era già conosciuto nell’antichità.
Plinio ne ricorda le caratteristiche sostenendo che i
cammelli venivano utilizzati come bestie da soma ma anche nelle battaglie.
L’animale è stato poi paragonato da alcuni padri della Chiesa a Cristo poiché come lui si inginocchia ed è in grado di portare pesanti fardelli. D’altro canto ha assunto anche significati negativi, quali la presunzione, a causa del suo aspetto considerato altezzoso. L’immagine dell’animale compare nelle rappresentazioni di Rebecca al pozzo: la ragazza viene ritratta mentre porge da bere a Eliezer e ai suoi cammelli. Eliezer è il servo di Abramo, incaricato dal padrone di cercare una moglie per il figlio Isacco: la sposa sarà Rebecca. Il cammello appare anche nelle raf­figurazioni delle storie di Mosè, quando il popolo israelita si accinge a lasciare l’Egitto. Nelle scene che rappresentano il viaggio e l’Adorazione dei Magi, i re venuti dall’Oriente sono spesso accompagnati da cammelli. Jacopo da Varagine racconta che dopo il martirio dei santi Cosma e Damiano i due fratelli stavano per essere sepolti separatamente, ma un cammello dalla voce umana ordinò di seppellirli insieme.
Nell’iconografia profana il cammello appare come attributo dell’Asia nelle rappresentazioni dei quattro continenti, e come attributo del fiume Indo.

 

CANE

 

Il cane ha assunto significati discordanti, anche se generalmente prevale quello di fedeltà. Già Plinio ricorda che, insieme
al cavallo, il cane è il più fedele compagno dell’uomo.
Il cane appare in ambito mitologico quale attributo di Diana, dea della caccia, e di altri cacciatori come Adone, Cefalo e Atteone. Un episodio mitologico frequentemente raffigurato è proprio quello che riguarda il giovane Atteone, trasformato in cervo e sbranato dai suoi stessi cani per aver osato osservare Diana e le sue ninfe mentre, nude, si bagnavano presso una fonte.
In Oriente si pensava che i cani, predatori e ladri, si cibassero di cadaveri, e anche nella Bibbia questi animali sono considerati in termini negativi e associati a meretrici, maghi e idolatri.
Al cane si accompagna più spesso un’immagine positiva, perlopiù legata al concetto di fedeltà. Con tale significato simbolico, per esempio, l’animale appare sulle lapidi medievali. Per quanto concerne l’iconografia religiosa, un cane accompagna Tobia durante il viaggio con l’arcangelo Gabriele e può apparire anche nelle raffigurazioni della Natività, dell’Adorazione dei pastori e dei Magi. Assume invece una valenza negativa in alcune rappresentazioni dell’Ultima cena, ritratto ai piedi di Giuda, oppure mentre sta affrontando un gatto, alludendo in questo caso al contrasto, all’inimicizia. Con il medesimo significato può apparire anche nell’episodio della cena in Emmaus.
Per ciò che riguarda l’iconografia profana, è possibile scorgere il cane come fedele amico dell’uomo soprattutto nei ritratti. In grembo a una figura femminile, così come nei ritratti di coniugi, diventa simbolo di fedeltà coniugale.
Infine, nelle allegorie dei cinque sensi può rappresentare l’olfatto.

 

CONIGLIO

Dal punto di vista simbolico l’immagine del coniglio e quella della lepre tendono a essere coincidenti. L’animale, dotato di inesauribile fecondità, è stato associato a Venere.
Il nome latino del coniglio, cuniculus, dctiva dalla sua caratte~- tistica di scavate numetosi cunicoli sotto terra.
Essendo un animale molto prolifico viene considerato simbolo di lascivia e, soprattutto a partire dal Rinascimento, talvolta appare nelle raffigurazioni amorose quale simbolo di voluttà. Nel contesto dell’iconografia religiosa può assumere un significato positivo: un coniglio bianco ai piedi della Vergine può senza dubbio alludere alla castità, o alla vittoria sulle passioni. Nei bestiari medievali viene talvolta citata un’altra peculiarità del coniglio, o della lepre: questi animali riescono a correre molto velocemente in salita riuscendo a sfuggire agli inseguitori. Tale caratteristica è stata interpretata come l’immagine dell’uomo che, sfuggendo alle tentazioni demoniache, si rivolge a Dio. Sempre nell’ambito delle rappresentazioni religiose il coniglio può assumere anche un’accezione negativa. In alcune scene di san Gerolamo nel deserto, per esempio, alluderebbe alle passioni e alle tentazioni peccaminose che il santo deve cercare di vincere. Lo stesso Gerolamo infatti in una lettera a Eustachio aveva confessato che persino sotto il sole cocente del deserto era stato tormentato dal ricordo dei piaceri di gioventò.

 

ELEFANTE

L’elefante è stato apprezzato sin dall’antichità per la sua forza e la sua intelligenza. Plinio ricorda che i romani lo videro
per la prima volta in occasione della guerra contro Pirro.
Nella Roma aotica gli elefanti, dopo essere stati aggiogati, veti te nivano traspottati anche nei famosi trionfi organizzati per celebrare le vittorie militari.
Il tema del trionfo degli eroi del mondo antico è molto caro all’iconografia rinascimentale e nelle varie rappresentazioni si possono scorgere elefanti lussuosamente bardati che trasportano carri e varie suppellettili, frutto del bottino di guerra. L’elefante inoltre può trainare il carro del trionfo della Fama.
Dal punto di vista religioso questo animale è stato percepito be­nevolmente, e nei vari bestiari viene ricordato per la sua purezza. Si dice infatti che non sia mosso dal desiderio sessuale e che per procreare la femmina raccolga il frutto della mandragora per offrirlo al compagno e risvegliarne gli istinti. Per questo motivo una coppia di elefanti può simboleggiare Adamo ed Fva, che prima del peccato non conoscevano il desiderio carnale.
L’animale viene ritratto soprattutto come immagine della forza, ma anche della temperanza, perché si credeva che fosse solito assumere sempre la stessa quantità di cibo. Appare inoltre come attributo della personificazione dell’Africa nella rappresentazione delle quattro parti del mondo.

 

ERMELLINO

Piccolo animale dal candido manto, è simbolo di purezza e castità. Secondo una leggenda riportata da Ripa, l’ermellino preferisce morire piuttosto che macchiarsi il candido manto.
Raffigurato nei ritratti femminili, l’ermellino allude al­la casta virtù della donna che lo tiene in grembo. Quale simbolo di purezza può inoltre essere rappresentato nel carro trionfale della Castità. Per il medesimo motivo
l’animale può apparire come attributo della Madonna e delle sante vergini, che talvolta indossano mantelli foderati della sua pelliccia.
Il   piccolo animale possiede la peculiarità di cambiare di colore:
nella stagione estiva infatti il suo manto è marrone, mentre d’inverno diviene tutto bianco a esclusione della punta della coda che rimane scura. In ciò alcuni hanno voluto vedere la prefigurazione della resurrezione, sopportando tale spiegazione con quanto affermato in un passo della Prima lettera ai Corinzi:
“Non tutti, certo, moriremo, ma saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba: suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrutti e noi saremo trasformati”.
Nella tipologia iconografica dei cinque sensi l’ermellino, rinomato per il soffice manto, può diventare attributo del tatto.
La sua pelliccia calda e soffice era molto rara e costosa e veniva indossata da personalità d’alto lignaggio, re e imperatori compresi, immortalati dagli artisti in sontuosi ritratti con indosso mantelli bordati o foderati d’ermellino.
va indossata da personalità d’alto lignaggio, re e imperatori compresi, immortalati dagli artisti in sontuosi ritratti con indosso mantelli bordati o foderati d’ermellino.

 

GATTO

Il gatto, nell’immaginario collettivo compagno prediletto
delle streghe, è stato generalmente guardato con sospetto forse a causa della sua misteriosa capacità di vedere nell’oscurità.
In Grecia e a Roma si riteneva che il gatto fosse sacro a Diana, divinità lunare. Si racconta peraltro che la dea della caccia, per sfuggire al terribile Tifeo, gigante dalle cento braccia, avesse assunto le fattezze di un gatto.
Nonostante la cultura religiosa lo consideri un animale funesto, collegandolo all’immagine del diavolo e dell’oscurità, in realtà al gatto sono state attribuite anche simhologie positive. Secondo alcuni, infatti, in quanto abile cacciatore, può essere paragonato a Gesù cacciatore di anime. Inoltre l’animale può apparire come attributo della Madonna, poiché un’antica leggenda narra che la notte in cui Cristo venne al mondo una gatta diede alla luce i suoi cuccioli.
Talvolta nell’iconografia dell’Ultima cena appare un gatto che affronta minaccioso un cane, a indicare contrasto e inimicizia. Lo stesso significato è stato attribuito alla personificazione del Contrasto, descritta come un giovane armato di spada ai cui piedi si affrontano con toni minacciosi un cane e una gatta. Si dice inoltre che l’animale sia traditore poiché è solito uccidere i topi dopo essersi divertito con loro. Proprio a significare il tradimento, può apparire, sempre nell’iconografia dell’Ultima cena, addirittura ai piedi di Giuda. Per lo stesso motivo è stato associato alla lussuria.
Infine, poiché non sopporta di essere chiuso in gabbia, il gatto
èdiventato attributo della Libertà, e come tale animava gli emble mi nobiliari di alcune antiche famiglie sveve e borgognone.

 

LUPO

Nell’antica Roma il lupo era sacro a Marte, il dio della guerra. Nella leggenda della nascita di Roma, i gemelli Romolo e Remo, abbandonati in riva al Tevere, vennero allattati da una lupa.
Nella cultura romana il iupo era tenuto in gran considerazione in quanto simbolo della fondazione della città di Roma. Inoltre, essendo l’animale caro al dio della guerra, la sua comparsa prima di una battaglia veniva ritenuta di buon auspicio.
li lupo è però sempre stato accompagnato da simbologie negative e infauste. Già Plinio ricorda quanto sia dannoso il suo sguardo, che toglie la voce all’uomo se il lupo lo guarda per primo.
La cultura cristiana vede in esso l’emblema della ferocia e dell’avidità: èil male, il diavolo che minaccia il gregge dei fedeli. L’immagine del lupo in veste di agnello è riferita ai falsi profeti che conducono gli uomini alla rovina.
Nelle raffigurazioni che hanno per oggetto l’ordine dei domenicani i lupi, ovvero gli eretici, vengono cacciati da alcuni cani, perlopiù bianchi. Nell’iconografia dei santi è famosa l’immagine di san Francesco che ammansisce il lupo che minacciava gli abitanti di Gubbio. Nella leggenda di sant’Eustachio l’animale viene talvolta ritratto mentre porta via uno dei due figli dell’ex soldato romano che si trovava sulla riva opposta di un fiume.
La raffigurazione del lupo può anche alludere alla dissolutezza, in quanto il suo corrispettivo femminile in latino, lupa, significa prostituta, e
il termine lupanar, la tana della lupa, indicava anche le case d’appuntamento dell’antichità. L’animale infine può comparire come uno degli attributi della Gola e dell’Avarizia.

 

MAIALE

Se nelle culture molto antiche il maiale era considerato emblema di fecondità e benessere, in seguito prevalse l’immagine negativa, dovuta forse alle sue “cattive abitudini
L’episodio mitologico forse più conosciuto legato al maiale ènarrato nell’Odissea e riguarda la maga Circe, la terribile incantatrice che ha il potere di trasformare gli uomini in porci. Nella cultura cristiana l’animale è considerato di solito simbolo del vizio. Può per esempio apparire ai piedi di un santo a sottolineare che questi è riuscito a vincere il peccato di lussuria. Sempre come simbolo di lussuria si trova ai piedi della personificazione della Castità che sembra calpestarlo con disprezzo. In altre raffigurazioni può incarnare l’allegoria della Sinagoga. Quale attributo di sant’Antonio Abate invece allude alle presunte proprietà del lardo, che si ottiene dall’animale. Si pensava infatti che il lardo fungesse da antidoto contro il cosiddetto “fuoco di sant’Antonio”.
Un giovane guardiano di porci illustra la parabola del figliol prodigo costretto al modesto lavoro dopo aver sperperato tutti i suoi averi. Secondo Cesare Ripa l’animale allude all’ “ingordigia, ovvero avidità”, poiché non fa in tempo a mangiare una ghianda che subito ne desidera un’altra.
Nella raffigurazione del mese di dicembre, infine, viene solitamente raffigurata la scena dell’uccisione del maiale.

 

SCIMMIA

 

La scimmia ha spesso ispirato sentimenti di avversione L’ali ed è stata associata al malvagio e al mostruoso. Talvolta invece
appare semplicemente nella sua natura di animale esotico. sono Descrivendo le caratteristiche delle scimmie, Plinio ne ricorda le

fattezze simili a quelle umane e l’abitudine a imitare l’uomo. La scimmia e sempre stata considerata negativamente proprio per-che sembra una sorta di caricatura umana. I bestiari medievali l’associano alla figura dcl diavolo e del male, sottolineandone il carattere dispettoso e frivolo. Nell’iconografia medievale la sua immagine ha evocato in particolare quella dell’eresia e dell’idolatria, talvolta rappresentata come un uomo che adora una scimmia.
Inoltre, nella raffigurazione dei cinque sensi, il gusto può essere rappresentato come una scimmia che sta assaporando dei frutti, mentre in quella degli umori può alludere al temperamento sanguigno. In base alla visione per cui l’artista imita la natura, la scimmia è stata talvolta utilizzata proprio come emblema della pittura e della scultura e ritratta mentre è intenta a dipingere una figura femminile o a scolpire una statua. Gradatamente questa immagine caricaturale ha finito per comprendere anche altre attività dell’uomo e l’animale è stato raffigurato mentre suona strumenti musicali, intento a giocare a carte o in altre attitudini tipicamente umane. Simili parodie erano molto amate dai pittori fiamminghi del XVII secolo.

SCOIATTOLO

Guardato con diffidenza da numerose culture, lo scoiattolo ha assunto nel corso del tempo accezioni peno più negative ed è considerato un animale litigioso e ribelle, simbolo del male.
Già nell’antica cultura germanica lo scoiattolo rappresenta la maldicenza e la cattiveria, ed è perlopiù considerato animale che mira a provocare la lite. Forse per il suo colore tendente al rossiccio e per l’abitudine di essere molto veloce e — sgusciando via all’improvvis difficile da catturare, lo scoiattolo nell’immaginario cristiano è stato visto come simbolo di Satana e del male in genere. Inoltre, dalla sua caratteristica di accumulare cibo dipende forse l’immagine di avidità e avarizia che talvolta ha suggerito. Nonostante ciò la sua raffigurazione ha ispirato anche una visione positiva come quella della Provvidenza divina, secondo alcuni derivata dall’abitudine dell’animale di ripararsi dalla piog­gia coprendosi con la propria coda. In genere, pur non essendo un soggetto iconografico molto diffuso, può essere rappresentato riflettendo entrambe le simbologie o anche come semplice animale da compagnia.
SERPENTE

Non esiste cultura che non abbia adorato o temuto il serpente, animale caratterizzato da un simbolismo polivalente di morte, malvagità, ma anche vita, rigenerazione, fertilità, guarigione.
Numerosi sono gli episodi mitologici che hanno per protagonista ) il serpente, considerato come forza del male che provoca la molte, ma anche come immagine positiva: Esculapio, il dio della medicina, ha come attributo il serpente probabilmente in quanto la caratteristica del rettile di cambiare pelle è stata interpretata quale simbolo di rinascita e guarigione.
Talvolta l’immagine del serpente e quella del drago sono coinctdenti, poiché il termine latino draco identifica entrambi gli animali. Nei testi sacri il serpente è l’incarnazione del male e del demonio, è il terribile tentatore di Adamo ed Eva, responsabile del peccato originale. In seguito Dio punisce il popolo d’Israele nel deserto inviando serpenti velenosi e quindi ordina a Mosè di costruire il famoso serpente di bronzo dal potere curativo.
Nelle immagini dell’Immacolata concezione la Vergine Maria calpesta un serpente a significare là sconfitta del peccato e talvolta, in particolare nell’arte barocca, del protestantesimo.
li rettile puù apparire anche nelle scene della Crocifissione in ricordo del peccato originale e della contemporanea redenzione dell’uomo grazie al sacrificio di Gesù. Nelle allegorie profane in genere simboleggia i vizi e il male. Infine l’immagine di un serpente che si morde la coda, l’Uroburo, raffigura il ciclo dell’eterno ritorno e dell’eternità e appare soprattutto nell’iconografia rinascimentale come attributo delle divinità del Tempo.

 

TIGRE

La tigre, che in Occidente ha per/o più una valenza negativa, nella cu/tura orienta/e è invece mo/to temuta e venerata
ed è considerata regina degli anima/i.
Secondo la tradizione mitologica il carro di Bacco può essere trainato, oltre che da pantere e leopardi, anche da tigri, a detta di alcuni per testimoniare la diffosione del colto del dio del vino fino in Asia. Per i mitografi rinascimentali invece tale caratteristica deriva dalla proprietà del vino di rendere gli nomini feroci e terribili «come è la natura di questi animali”.
I bestiari medievali pongono l’accento sull’amore di questi animali nei confronti dei loro cuccioli, preda molto ambita dei cacciatori. Si dice infatti che, per riuscire a ingannarli, i hracconieri, una volta presi i piccoli, fuggano gettando lungo la strada degli specchi. La tigre, inseguendo i rapitori, viene attratta da tali specchi e si ferma a guardarli pensando di vedervi riflessi i suoi piccoli. Simile comportamento è paragonato a quello dell’uomo attratto dalle trappole del diavolo, che fa vedere ciò che in realtà non esiste creando vane illusioni. Secondo altri invece l’ani­male, come bestia feroce, incarna il simbolo del diavolo o dell’uomo lascivo che è attratto dalla bellezza femminile come il felino dagli specchi del cacciatore.
La tigre può accompagnarsi alla personificazione di un fiume per indicare il Tigri, che secondo la leggenda prese il suo nome proprio da questo animale.

 

TOPO
Abitanti del sottosuolo, i topi sono generalmente considerati esseri in fausti dalle facoltà demoniache e legati alle potenze delle tenebre. Plinio ricorda che i topi non devono essere tenuti in dispregio, ma possono rivelarsi utili poiché hanno la facoltà di annunziare presagi. Già nella Bibbia sono considerati negativamente in quanto propagatorì di peste, mentre nell’immaginario collettivo sono odiati anche per la loro capacità di infestare e divorare le provviste. È molto probabile che proprio da ciò derivi la loro immagine di esseri demoniaci ostili all’uomo. In ambito iconografico questo animale può apparire come attributo di santa Fina, patrona della città di San G imignano. Secondo la leggenda infatti Fina, vissuta nel XIII secolo, muore molto giovane, all’età di quindici anni, dopo essersi dedicata all’assistenza dei bisognosi. Sembra che poco prima della sua morte, mentre la fanciulla giaceva su una tavola di legno che usava come giaciglio all’interno di una stanza infestata da topi, le sia apparso san Gregorio Magno preannunciandole la sua prossima dipartita.
Nell’immaginario religioso i topi mantengono la loro simbologia negativa e sono considerati perlopiù immagine del diavolo divoratore. Talvolta possono essere raffigurati mentre rodono le radici dell’albero della vita.

 

TORO
Immagine di forza e potenza, il toro era venerato nelle più
antiche comunità agricole anche per il suo vigore, divenendo quindi simbolo di fecondità.
In ambito mitologico sono numerose le leggende che hanno per protagonista il toro, a cominciare da quella del celeberrimo minotauro di Creta, essere mostruoso con testa taurina e corpo umano, ucciso da Teseo. Anche Ercole in una della sue fatiche combatte contro un toro cretese — inviato da Nettuno -~ che, impazzito, provocava danni in tutta l’isola. Lo stesso eroe greco per ottenere la mano di Deianira affronta il rivale Acheloo, divinità fluviale che, dopo aver assunto la forma di vari animali, si muta in un toro, ma alla fine viene sconfitto. Infine Europa, so­rella di Cadmo, viene rapita da Giove che, innamoratosi di lei, si era trasformato in un candido toro. Quest’ultimo episodio ha peraltro riscosso un’enorme fortuna in campo iconografico, probabilmente perché nell’Ovide Moralisé, il famoso testo medievale che interpreta i miti secondo un’ottica cristiana, la figura di Europa rapita dal toro è stata assunta come l’immagine di Cristo che, incarnato nel toro, conduce un’anima in cielo.
Nelle raffigurazioni a carattere religioso l’animale, interpretato a volte come immagine della Passione di Gesù in quanto destinato al sacrificio, appare perlopiù come attributo di alcuni santi.

 

ANIMALI DELL’ARIA

 

UCCELLI  IN GENERE

 

In genere quasi tutte le culture hanno assegnato all’immagine degli uccelli, intesa soprattutto come emblema dell’anima
umana, significati positivi.
Nonostante siano associati a visioni favorevoli, talvolta nell’immaginario mitologico gli uccelli sono portatori di sventura. È il caso dei terribili uccelli del lago Stinfalo, una delle dodici fatiche di Ercole, con becco e artigli di bronzo, divoratori di carne umana, e delle mitiche arpie. In genere comunque anche nell’antichità gli uccelli raffiguravano, come le farfalle, l’anima umana che abbandona il corpo al momento della morte, Euripide li definisce “messaggeri degli dei”, e nell’antica Roma dall’osservazione del loro volo si traevano auspici.
Anche la cultura religiosa, ereditando l’antica simbologia, vede nell’uccello l’immagine dell’anima; come tale appare nei dipinti della Madonna con il Bambino, dove Gesù tiene in mano o legato a un laccio un uccellino.
Secondo alcuni esegeti invece l’immagine del volatile è direttamente simbolo di Gesù, e se viene raffigurato in gabbia o attaccato a un laccio può rinviare anche a Cristo catturato per la salvezza del genere umano. Infine, in base all’interpretazione di un passo di Geremia, l’uccello in gabbia può alludere anche all’inganno. Gli uccelli possono apparire nelle raffigurazioni dei quattro elementi a indicare
l’aria, mentre se sono ti tratti in una gabbia pos­sono rimandare all’inganno.

 

CIVETTA

L’immagine della civetta e quella del gufo hanno finito
per assumere significati pressoché coincidenti, probabilmente in quanto entrambi sono animali notturni.
Originariamente animale sacro a Minerva, dea della sapienza, la civetta è diventata l’emblema del sapere, e talvolta viene raffigurata su una pila di libri come simbolo di conoscenza e saggezza. Nonostante ciò nelle credenze popolari ha assunto un’accezione negativa. Già Plinio ricorda che, essendo un animale notturno, è considerata un uccello funebre e, se avvistata di giorno, di sinistro auspicio. Virgilio per esempio racconta nell’Eneide che prima della morte di Didone venne avvistato nel cielo un gufo.
La medesima cattiva fama le viene attribuita dalle Sacre scritture. La civetta è annoverata da Gioele tra gli animali impuri, mentre in un passo del profeta lsaia si dice che sul paese di Edom si abbatterà l’ira del Signore e su quelle terre, che diverranno deserte e desolate “il gufo e il corvo vi faranno dimora” (lsaia 34,1 1)~

La civetta inoltre, in quanto animale notturno, è attributo della Notte e come tale, per esempio, la ritrae Michelangelo sulla tomba di Giuliano de’ Medici a Firenze.
La doppia simbologia viene ripresa da Cesare Ripa, che assegna l’animale alla personificazione del Consiglio — evocando l’immagine della dea patrona di Atene ma anche a quella della
Superstizione, in quanto considerato animale di malaugurio dalle perso­ne superstiziose.

 

CORVO

Descritto sin dall’antichità come un animale chiacchierone e indiscreto, era inizialmente compagno di Minerva, che in seguito gli preferì la
civetta.
Proprio per punire la sua indiscreta loquacità, Apollo trasforma da
bianco a nero il colore del corvo, che gli aveva comunicato il tradimento dell’amata Coronide. Il dio del sole infatti aveva ucciso la fanciulla per
poi pentirsene amaramente.

Nella Bibbia si racconta di come Noè, prima della colomba, avesse inviato un corvo a controllare che le acque si fossero ritirate dopo il diluvio. La sua fama positiva deriva dalle varie leggende che raccontano di come abbia sfamato alcuni eremiti nel deserto portando loro del cibo, perlopiù pane.
L’immagine dell’animale dal punto di vista simbolico tradisce pero un significato soprattutto negativo, I bestiari medievali in genere ricordano che il corvo non riconosce i suoi cuccioli appena nati e quindi non li nutre se non dopo qualche giorno: allo stesso modo l’uomo sviato dal demonio non può essere nutrito dalla parola di Dio.
Date simili caratteristiche, e sicuramente per nulla avvantaggiato dal colore del suo piumaggio, il corvo ha così finito per assumere un significato funereo, divenendo nell’immaginario collettivo lato-re di sventure e di nefasti presagi. Il corvo foriero di messaggi di morte appare pertopiù nell’arte della Controriforma, Il suo triste
canto “cras, cras”, che in latino significa domani, veniva infatti considerato un ammonimento di morte imminente.

CIGNO

Un famoso racconto mitologico narra dì come Giove si
sia trasformato in cigno per sedurre Leda. Dalla loro unione nasceranno Castore, Polluce, Elena e Clitemnestra.
Sin dall’antichità all’immagine del cigno è legata quella della musica, in quanto si diceva che prima di morire l’animale si abbandonasse a un canto struggente e dolcissimo. Nonostante questa credenza sia stata successivamente smentita da Plinio, l’animale è stato quindi associato ad Apollo e alle Muse, in particolare a Erato, che presiedeva alla poesia e alla musica amorosa. Secondo i mitografi rinascimentali il candido colore dell’animale richiama la lube del giorno e del sole e si contrappone al corvo, simbolo della notte. Per questo motivo talvolta il carro di Apollo può essere trainato da cigni. Anche Venere ha come attributo il cigno, che talvolta conduce il suo carro accompagnando chi si abbandona ai piaceri dell’amore.
In alcuni bestiari medievali l’animale viene giudicato negativamente poiché, in contrapposizione al candore delle sue piume, la sua carne e nera. Per tale motivo è simbolo dell’ipocrisia.
Cesare Ripa, infine, l’ha adottato come attributo dell’Augurio buono in virtù di alcuni passi dell’Eneide in cui l’immagine di alcuni cigni gioiosi viene interpretata come un segnale di buon auspicio.

CARDELLINO

Il cardellino può alludere all’anima dell’uomo che dopo la morte vola via. Tale simbologia fa parte di quella serie di credenze dell’antichità pagana poi adottate dal cristianesimo.
Il           cardellino appare generalmente in mano a Gesù
Bambino nelle scene in cui viene ritratto con la
Vergine Maria. Secondo sant’lsidoro di Siviglia il
piccolo uccello alluderehbe alla Passione di Gesù. Infatti I Stesso nome latino, carduelis, sottolinea la caratteristica del
cardellino di cibarsi di cardi, e l’immagine del cardo al-lode alla corona di spine di Gesù.
Rispecchiando proprio tale simbologia l’uccellino può apparire nelle scene di natura morta e di sottobosco tipiche della pittura nordeuropea del XVII secolo, alludendo generalmente alla lotta fra il bene e il male. Il cardellino infine appare a volte tra le mani di un bambino in un semplice ritratto, poiché era molto amato dai piccoli in virtù del suo piumaggio colorato.

 

Fonte: http://www.sraffacrema.it/sraffa/image/AN%20IMALI.doc

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