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A ogni edificio storico il suo tetto
Il tetto è la “quinta facciata” di un edificio e ne completa in modo essenziale l’aspetto. Una copertura corretta è quindi particolarmente importante per un edificio storico o tutelato.
Potremmo forse immaginare una chiesa gotica dalle raffinate decorazioni architettoniche con un tetto in lamiera color acciaio? Oppure un antico maso in legno della Val Senales costruito a “blockbau” con un tetto in cemento rosso brillante? E come apparirebbe il duomo di Bolzano con un enorme impianto fotovoltaico a specchiare il sole sopra la navata, al posto delle tegole a coda di castoro smaltate e colorate, che decorano il tetto con il motivo cromatico che lo rende inconfondibile?
Ogni edificio tutelato deve avere il “suo” tetto storicamente corretto, ma anche i molti edifici storici urbani e rurali non sottoposti a tutela meritano una giusta copertura. La conservazione dell’aspetto delle coperture è particolarmente importante per l’immagine di paesi e città dell’Alto Adige con gli edifici addossati gli uni agli altri, ove il panorama dei tetti costituisce anche un efficace motivo iconografico per il mercato turistico. Come apparirebbe ad esempio il borgo vinicolo di San Paolo nell’Oltradige senza i suoi caratteristici tetti in coppi?
A seguire una panoramica delle principali coperture storiche in Alto Adige.
- Tetto in scandole
In una regione ricca di boschi come l’Alto Adige le scandole erano il materiale di copertura usuale fino al XX secolo, anche in città come Bressanone, Vipiteno e Brunico. Vi era grande disponibilità di legno e con una corretta manutenzione una copertura in scandole poteva superare il secolo di durata. Importante è utilizzare scandole di larice spaccate a mano e posate in triplo strato senza impermeabilizzazione del tetto, che ne permette quindi l’asciugatura in ogni sua parte. In sede di ristrutturazione della copertura dovrà essere prevista un’adeguata areazione. Si distingue poi tra scandole inchiodate (Scharschindel), più corte (38 cm) ed impiegate per copertura a maggiore pendenza, e quelle più lunghe (Legschindel, 80 cm) utilizzate per tetti meno ripidi, a posa libera e quindi appesantite con un sistema di correnti rotondi in legno e pietre (Schwerdach). Per costruzioni più piccole come forni e granai veniva spesso impiegato un tetto in scandole a due strati soltanto. Tipico delle vallate ladine è il tetto denominato Turgo, una tipologia mista tra il tetto in scandole e quello in tavole.
- Tetti in paglia o canne
In alcune zone dell’Alto Adige, dove erano presenti grandi campi di cereali sui pendii esposti al sole (ad esempio sul Renon e sul Monzoccolo e nelle valli d’Isarco e Pusteria) oppure ampi canneti al margine di laghi o paludi, le case d’abitazione e soprattutto i fabbricati rurali venivano ricoperti con tetti in paglia o canne.
- Tetti in pietra naturale
In alcune zone della Bassa Atesina i tetti dei masi erano ricoperti, come nel Canton Ticino, con lastre in porfido. Tra il XIX e il XX secolo e nel periodo Jugendstil fu di moda dotare le ville signorili, ad esempio a Merano, di coperture in piccole lastre di ardesia.
- Tetti in coppi
Questa tegola curva in laterizio, a forma di canale, risale all’antica Roma e fu originariamente impiegata in area mediterranea per i tetti di chiese e monasteri. Si tratta di un materiale costoso, poiché richiede una produzione di tipo artigianale; presenta però il vantaggio di una maggiore resistenza e quindi maggior durata. In Alto Adige i tetti a coppi sono tipici delle zone vinicole a clima più mite, dalla Bassa Atesina fino al Burgraviato. Nella scelta del prodotto adeguato va tenuto presente che per tradizione in Alto Adige queste tegole sono leggermente più piccole rispetto a quelle in uso nel resto dell’Italia settentrionale.
- Tegole in laterizio a coda di castoro
Queste tegole piane furono create nel XIV secolo nei pressi di Norimberga e il loro impiego in Alto Adige è attestato dal XV secolo. Le più diffuse hanno una forma ad U, che ricorda la coda del castoro e quindi dà loro il nome; ne esistono tuttavia anche di forma quadrangolare oppure a punta. Queste tegole sono state impiegate soprattutto per i ripidi tetti di chiese, campanili, torri e residenze signorili.
- Tegole scanalate ad incastro
Grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte dalla rivoluzione industriale, nel XIX secolo iniziò la produzione di massa di tegole scanalate ad incastro, che presentano, su uno o entrambi i lati, profili con cui si agganciano l’una all’altra, migliorando la tenuta alla pioggia e alla neve. Questo materiale di copertura, relativamente economico, venne utilizzato a partire dalla seconda metà del XIX secolo nelle grandi opere edili urbane come scuole, ospedali, fabbriche e condomini. La produzione industriale rende l’aspetto di queste tegole molto regolare ed uniforme, alcuni le ritengono noiose in paragone all’irregolarità di un tetto in scandole o alla vivacità dei coppi realizzati artigianalmente.
- Lastre cementizie e fibrocementizie
Le prime Cement-Platten vennero realizzate intorno al 1820 in area bavarese, diffondendosi notevolmente dalla seconda metà del XIX secolo anche in Alto Adige, soprattutto in Alta Val d’Isarco e Pusteria grazie alla produzione locale. Si tratta di lastre cementizie senza armatura metallica che possono presentare forma ad “S” oppure romboidale. Questa durevole copertura non venne impiegata solo per masi o fabbricati rurali in sostituzione delle scandole in legno, ma anche per gli alberghi costruiti all’epoca e per gli edifici ferroviari della linea della Val Pusteria.
Poco più tardi, ai primi del Novecento, vennero messe in commercio le lastre in fibrocemento, rinforzate con amianto. Spesse solo pochi millimetri e quindi molto leggere, queste lastre di forma romboidale vennero impiegate all’inizio del XX secolo per le più raffinate coperture di ville ed hotel, oltre che per gli edifici ferroviari sulla linea della Val Venosta, inaugurata nel 1906.
- Tetti metallici (rame, lamiera zincata)
In Alto Adige i tetti storici in metallo ricoprono un ruolo piuttosto marginale, ma al periodo attorno al 1900 risalgono alcuni esempi isolati di tetti mansardati in lastre industriali di lamiera zincata di grande formato, talora decorate con l’impressione di un motivo romboidale. Sul territorio non sono presenti tetti storici completamente in rame; il materiale veniva utilizzato soprattutto per lavori di lattoneria oppure per la copertura di singole cuspidi o di abbaini particolarmente ricercati.
La giusta scelta
Qual è dunque il tetto appropriato per l’edificio storico? Da un lato è determinante la tipologia edilizia (chiesa, maso, residenza, fabbrica, condominio, villa), dall’altro il periodo di costruzione dell’edificio o la sua ultima ristrutturazione radicale, in cui siano state modificate anche le facciate. È inoltre essenziale l’ubicazione dell’edificio, poiché spesso esistono materiali o sistemi di copertura tipici del luogo o della regione. Fonte di informazioni interessanti può essere anche la consultazione di vecchie immagini (dipinti, fotografie) o un’ispezione nel sottotetto, dove talora sono conservate vecchie tegole di scorta. Vanno poi tenute in considerazione anche eventuali prescrizioni dei regolamenti edilizi comunali o del piano per la tutela degli insiemi.
Non è purtroppo sempre facile trovare il giusto prodotto in vendita, considerato che alcuni produttori hanno adattato negli ultimi tempi i loro prodotti alle nuove richieste del mercato. Anziché lastre di piccole dimensioni vengono oggi fabbricate lastre notevolmente più grandi, che sono sì di più rapida posa, ma danno un quadro d’insieme un po’ diverso e risultano più grossolane se osservate nei dettagli. I colori attuali sono in parte troppo squillanti e vistosi; va tenuto conto di colori naturali sobri e degli ingobbi dall’effetto naturale (patina applicata prima della cottura). Così come le facciate, il tetto di un edificio storico deve poter diventare vecchio e favorire la formazione di una patina per ottenere un quadro d’insieme armonico; senz’altro non sarebbero al posto giusto tegole autopulenti o lastre dall’aspetto sempre nuovo.
Consulenza e autorizzazione
Per gli edifici sotto tutela storico-artistica vale la regola che ogni intervento edilizio è soggetto ad autorizzazione, quindi anche il rifacimento del tetto. Il committente e/o il tecnico incaricato si devono rivolgere anticipatamente all’Ufficio Beni architettonici e artistici per definire in linea di massima la copertura del tetto più corretta. Per quanto riguarda le lastre del tetto si devono procurare poi alcuni esemplari su cui possa essere effettuato un test di qualità. Inoltre: gli impianti solari e fotovoltaici, con le loro grandi superfici riflettenti e di un colore scuro omogeneo, costituiscono un corpo estraneo per i tetti di edifici storici. Pregiudicano notevolmente l’aspetto di una casa vincolata e di principio non possono quindi essere autorizzati. L’alternativa è rappresentata dalla possibilità di installare un impianto solare sul tetto di un edificio annesso più basso e meno visibile oppure con libera installazione nel giardino un po’ discosto dalle costruzioni. Rappresentano un problema anche scale metalliche verticali o inclinate a scalini, installate in modo permanente; qualora fosse assolutamente necessario, questi presidi di sicurezza devono essere collocati nel punto meno visibile del tetto e adattati al colore del tetto. Ciò vale anche per antenne televisive e antenne paraboliche.
Contributi
Se l’Ufficio Beni architettonici e artistici prescrive un particolare tipo di copertura per edifici vincolati (scandole, tetto in paglia, coppi, tegole a coda di castoro, lastre in cemento di particolare fattura, coperture in metallo per campanili, cupole e tetti mansardati, lastre in ardesia o porfido), può essere richiesto un contributo, che corrisponde alla differenza tra la copertura prescritta e una copertura standard in semplici lastre in cemento. Vengono inoltre sovvenzionati i rifacimenti delle coperture qualora riguardino l’intera superficie del tetto.
Fonte: http://www.provincia.bz.it/beni-culturali/download/SITO-Das_richtige_Dach_fuer_das_historische_Haus_ITA.doc
Sito web da visitare: http://www.provincia.bz.it
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