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Con lo studio di questo artista entriamo nel periodo più florido dell’arte barocca, durante il quale la situazione culturale era facilmente esprimibile attraverso le immagini e le raffigurazioni; infatti , grazie a questa corrente, avvenne la fusione di un’insieme di arti figurative.
Bernini pertanto non si occupò soltanto di scultura, ma fu anche architetto, pittore scenografo, commediografo e disegnatore ( proprio il disegno costituisce l’elemento unificatore di tutta l’arte berniniana). Bernini viene considerato il più grande genio artistico del ‘600.
Gian Lorenzo Bernini nacque il 7 dicembre 1598 a Napoli, città nella quale il padre Pietro, toscano nato nei dintorni di Firenze, anche lui scultore, si era da poco trasferito con la moglie, la napoletana Angelica Galante, per lavorare nel cantiere della Certosa di San Martino. Nel 1605 tornarono a Roma, città nella quale avverrà la formazione artistica di Gian Lorenzo, dove Pietro ottenne la protezione del cardinale Scipione Borghese ed ebbe l'occasione di mostrare il precoce talento del figlio.
Nella Capitale il Bernini svolgerà tutta la brillante attività artistica fino alla morte(avvenuta nel 1680) e che vide l’artista lavorare per grandi mecenati(che pensavano a lui come un artista dotato di grandi capacità), anche se la sua carriera si svolse per intero all’interno della corte papale.
Il Bernini aveva un carattere positivo, accattivante e alla mano, ma nonostante ciò sfregiò la sua modella dopo aver scoperto che la tradiva con il fratello.
L’artista non percepisce più le arti (architettura,scultura e pittura) in modo separato, ma le immagina come un’unica forma espressiva integrata. Con Bernini si pongono le basi per un’arte radicalmente nuova; in essa la fantasia e la libertà di espressione finiscono per trasgredire quasi tutte le regole imposte dal Classicismo del quale, però, si continua a conservare ancora l’armonia.
L’architettura barocca venne concepita, allora, come una massa unica da sformare. Quindi le planimetrie abbandoneranno lo schema rettangolare,mentre avremo col barocco forme complesse dove prevale la forma ellittica e la linea curva come è possibile osservare nelle “piazze ellittiche”.
Anche nel definire in termini architettonici le facciate, esse prendono in prestito dalla scultura uno sterminato repertorio decorativo, sostituendo le linee morbide e sinuose a quelle rette e squadrate degli elementi architettonici ed anche le colonne si torcono. Gli archi diventano semi ellittici con una doppia curvatura, le cornici e i segna piano sono caratterizzati dall’alternanza di linee curve a linee rette.
David
Il David del Bernini fu realizzato tra il 1623 e il 1624, dopo che l'opera fu commissionata all'artista dal cardinale Scipione Borghese., misura 170 cm e si trova alla Galleria Borghese di Roma.
Nel confrontare i tre David studiati ci si accorge che ogni artista ha voluto ritrarre l’eroe biblico in momenti differenti:
Particolare Volto
Il viso del David sembra essere un autoritratto del Bernini stesso alle prese con la durezza del marmo. Da notare, la fronte corrugata e gli occhi rivolti verso il bersaglio, le labbra rientrate a testimonianza del grande sforzo effettuato nello scatto e i capelli ondulati (o ricci) che riportano nuovamente alla rappresentazione del movimento.
Ai piedi del David vi è la corazza (secondo il mito prestata dal re Saul), lasciata cadere perché troppo pesante, sotto alla quale è possibile scorgere una testa d'aquila (innestata nell'arpa che David suonerà dopo la vittoria) in riferimento alla casa Borghese. Bernini ha volutamente rappresentato il David in modo da dare la possibilità allo spettatore di osservarlo da tre diverse angolazioni, dalle quali è possibile cogliere altrettanti diversi aspetti della scultura e del suo movimento.
Apollo e Dafne
L'Apollo e Dafne è un gruppo scultoreo eseguito tra il 1622 e il 1625 e si trova nella Galleria Borghese a Roma.
Il soggetto del gruppo è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio nel quale l’autore scrive che Apollo si era vantato sia di saper usare come nessun altro l'arco e le frecce sia di aver ucciso il serpente Pitone, per la sua presunzione Cupido lo punisce colpendolo e facendolo innamorare della bella ninfa Dafne, la quale però aveva consacrato la sua vita a Diana e alla caccia ed era stata colpita da una freccia del dio Amore che però era spuntata (quindi senza sentimento, indifferente). L'amore di Apollo è irrefrenabile quindi Dafne è costretta a chiedere aiuto al padre Penéo, dio dei fiumi, il quale per impedire ai due di congiungersi la trasforma in un albero, l’alloro(chiamato Daphne in greco), che da quel momento diventerà sacro per Apollo. Nell'ottica cristiana il significato è quello della difesa della virtù della donna che sfugge alle insidie del piacere fino alle estreme conseguenze e la delusione amara per l'amante che ha inseguito un piacere effimero. Bernini riesce a conferire al blocco di marmo un senso di movimento allora sconosciuto alla tradizione scultorea, infatti la gamba sinistra di Apollo appare sollevata al suolo nell’atto della corsa.
Particolare Apollo e Dafne
La scena ritrae il momento prima che la trasformazione avvenga, infatti i capelli e le mani iniziano a trasformarsi in rami di alloro, mentre le dita dei piedi diventano radici che le bloccano la corsa e la liscia pelle del corpo si è già fatta ruvida corteccia. Si tratta di una scena di commossa drammaticità, che il Bernini sa però ricondurre a una dimensione di composta e classica armonia.
Il baldacchino di san Pietro
Il Baldacchino di San Pietro è un monumentale impianto architettonico barocco all'interno della basilica di San Pietro in Vaticano, ideato per segnare il luogo del sepolcro del santo, inserendosi sullo spazio semicircolare della confessione. Fu realizzato da Gian Lorenzo Bernini tra il luglio 1624 e il 1633. L'incarico di realizzarlo fu la prima grande commissione pubblica che l'artista ottenne in seguito all'elezione di papa Urbano VIII nel 1623; l'opera venne inaugurata il 28 giugno 1633 dallo stesso papa. Inizialmente l’artista rifiutò di realizzare quest’ opera perché la chiesa era già perfetta così( non è da dimenticare il fatto che il baldacchino è situato nell’immenso spazio sottostante alla cupola di Michelangelo).
E’ un’opera di dimensioni gigantesche, è alto circa come un moderno edificio di nove piani, ma nonostante ciò esso ci appare esile e perfettamente proporzionato. L’artista volle evitare una struttura in muratura, perché avrebbe appesantito troppo l’opera, e fu perciò costretto ad inventare una struttura nuova e complessa. Le caratteristiche colonne tortili, alte 11 metri, sono composte di tre pezzi ciascuna, a cui si aggiungono i capitelli e i basamenti su cui sono raffigurate le fasi di un parto tramite le espressioni di un volto femminile; sono tortili ad imitazione del Tempio di Salomone e del ciborio della vecchia basilica e attraversate da elementi naturalistici bronzei(vennero asportati e fusi gli antichi bronzi del Pantheon, consistenti nelle sculture poste sul frontone e negli elementi di copertura del pronao. La scellerata decisione ispirò la celebre frase “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini” ,"ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini", con la quale si voleva sottolineare la smisurata ambizione della famiglia del pontefice che, pur di autocelebrarsi con monumenti spettacolari, spendeva cifre enormi e neppure si fermava di fronte al danneggiamento di uno dei monumenti più importanti dell'antica Roma) come tralci di lauro (che alludono alla passione di papa Urbano VIII per la poesia), lucertole (simboli di rinascita e di ricerca di Dio) e api, che fanno parte dello stemma della famiglia papale e che si trovano anche nei basamenti marmorei. Questi quattro pilastri sono collegati da una trabeazione convessa tipica del Barocco. Per la parte superiore fu adottata la struttura a dorso di delfino, al fine di alleggerirne l'aspetto, e si aggiunsero statue (che furono disegnate da Francesco Borromini) di angeli e putti che reggono i festoni, mentre i drappi sotto la trabeazione sono in movimento come mossi dal vento; a sottolineare la commissione di un papa afferente alla famiglia Barberini, Bernini pose su uno dei lati del baldacchino un putto che alza al cielo un'enorme corpo d'ape rovesciato; in cima fu collocato il globo con la croce; le statue sono animate in senso barocco e sono impreziosite cromaticamente, come il resto dell'opera, dall'uso della doratura. Infine il colore scuro del bronzo profilato d’oro contro la chiara policromia dei marmi circostanti, poi, crea un’illusione ottica che contribuisce a snellire ulteriormente la struttura rendendola in un certo senso il perno attorno al quale si organizza idealmente l’intero spazio sottostante l’enorme cupola.
Colonnato di Piazza san Pietro
Quando Bernini affronta la sistemazione complessiva dello snodo tra il nuovo san Pietro e la città si trova a dover conciliare diversi elementi architettonici (come la grande facciata della basilica), urbanistici (come l'asse alessandrino eccentrico rispetto alla facciata), funzionali (come la necessità di ampi portici per ricovero dei pellegrini) e liturgici (relativi alle rituali benedizioni papali). La soluzione di un tale problema non può non avere un grande impatto urbanistico.
La prima soluzione elaborata nel 1656 da Bernini è una piazza trapezoidale chiusa tra facciate di palazzi porticati. La soluzione viene comunque rapidamente scartata, probabilmente perché non sufficientemente monumentale e rappresentativa del ruolo liturgico della basilica destinata a diventare sempre di più il centro della cristianità. Cosí nel 1657 il primo progetto fu sostituito da un altro con porticati liberi di archi su colonne a formare un’ampia piazza ovale e poco dopo con colonnati architravati. Il portico, rispondeva anche all'esigenza liturgica della tradizionale processione del Corpus Domini, guidata dal papa attraverso le strade vicine del Borgo e protetta da grandi baldacchini. In più l'altezza del portico, senza ulteriori costruzioni soprastanti, non avrebbe impedito al popolo la veduta del palazzo residenza del papa e a lui di veder loro e di benedirli. Tale colonnato consta di 284 colonne e di 88 pilastri disposti su 4 file. A coronamento della struttura sorretto da enormi capitelli di ordine tuscanico, vi è uno spesso architrave sormontato da una cornice marmorea. La copertura è ,come nei templi classici, a capanna, ma in prossimità della gronda si erge una massiccia balaustra sulla quale sono collocate, simbolicamente rivolte verso la piazza, 162 gigantesche statue di santi.
Il colonnato è di forma ellittica e si ricongiunge alla facciata della basilica grazie a due ali laterali fra loro divergenti. Se fossero state parallele,infatti, esse sarebbero apparse convergenti al centro a causa della deformazione prospettica. Lo stesso Bernini scrive riguardo al valore simbolico assunto dal porticato :” …un portico che dimostrasse di ricevere a braccia aperte maternamente i Cattolici…”. Infatti i due rami ricurvi del colonnato fanno pensare al grande abbraccio simbolico della Chiesa romana verso i fedeli che non si sentono isolati e che si incamminano verso la basilica. Grazie a questo artificio il colonnato diventa una sorta di arredo della piazza vaticana.
Tutto il complesso era ancora più monumentale in contrapposizione con le strade piccole e buie della Roma dell’epoca.
Fontana dei quattro fiumi
Un’altra caratteristica del Bernini sono le fontane, che hanno la caratteristica funzione di abbellire le città.
Questo monumento si trova al centro di piazza Navona a Roma e fu realizzata nel 1651 su commissione di Papa Innocenzo X.
Le statue che sono collocate sulla fontana rappresentano quattro fiumi: il Nilo, il Gange, il Rio della Plata e il Danubio. Le figure appartengono al movimento culturale del Barocco e hanno quindi la caratteristica di essere naturalistiche.
Fonte: http://clp07.altervista.org/110222_BELLISARDIBernini.doc
Sito web da visitare: http://clp07.altervista.org
Autore del testo: BELLISARDI
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