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Il Futurismo
Il Futurismo fu un movimento artistico letterario che nacque in Italia agli inizi del Novecento, quando il poeta Filippo Tommaso Martinetti, nel 1909, pubblicò il Manifesto del Futurismo, su vari giornali italiani. Sulla stessa scia, i pittori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, firmarono il Manifesto tecnico della pittura futurista.
Era questo un periodo di forti cambiamenti sociali, politici e culturali: la trasformazione sociale, le tensioni politiche, le nuove scoperte tecnologiche e soprattutto le guerre. Un momento in cui predominante diventava il ruolo della comunicazione che si avvaleva di invenzioni quali telegrafo senza fili, la radio, la cinepresa. L’introduzione di nuove macchine, l’aeroplano e l’automobile, cambiò completamente la percezione delle distanze e del tempo. L’inizio del XX secolo fu un momento di ebbrezza per l’Europa, pervasa da un vento nuovo che favoriva la percezione di una realtà inedita: la velocità. Le catene di montaggio abbattevano i tempi di produzione, i mezzi di trasporto, automobili e aeroplani divenivano sempre più comuni, le strade inizianvano a riempirsi di luce artificiale. Tangibile, questa nuova sensazione di futuro era chiamata “velocità”, sia nel tempo impiegato per produrre un bene, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione.
In questo clima di rinnovamento, l’arte e la cultura erano pervase da stimoli nuovi, sensoriali ed immaginativi, il movimento era la nuova frontiera da sperimentare. Il Futurismo dunque nasceva contrapponendosi al passatismo, ossia tutto il “vecchio”, il fermo, l’inerte, il tradizionale e i futuristi si contrapponevano ai passatisti.
In campo letterario i futuristi sperimentarono nuove forme di scrittura per dar origine ad una poesia tutta movimento e libertà: negavano la sintassi, modificavano le parole e le disponevano, in libertà appunto, sulla pagina, per suggerire ed evocare più che descrivere, facendo largo uso dell’”onomatopea” e della “tecnica visiva”. Dal punto di vista figurativo proponevano l’abolizione della prospettiva tradizionale (già precedentemente messa in discussione da Picasso), a favore di una visione simultanea. Utilizzavano la scomposizione dell’immagine per rendere la dimensione temporale, ed il tanto celebrato movimento.
È un fatto che l’ideologia futurista si sposasse con il nazionalismo più aggressivo, con la glorificazione della guerra, vista come l’unica vera espressione vitale dell’uomo e fondamentale esperienza purificatrice. Questo mise il futurismo, forse suo malgrado, in relazione, spesso problematica, con il fascismo.
La prima fase del Futurismo fu caratterizzata da un’ideologia guerrafondaia e fanatica (in pieno contrasto con altre Avanguardie) ma spesso anche anarchica, mentre la seconda stagione, che soprattutto in pittura legò il futurismo al movimento cubista, a quello costruttivista ed al surrealismo, ebbe un effettivo legame con il regime fascista, abbracciandone gli stilemi comunicativi. Se il regime ebbe con il movimento un atteggiamento a volte sprezzante, il movimento fu sempre fedele all’osservazione dei principi autoritaristici e alla tendenza interventista tipici del regime. Soltanto in pochi presero le distanze formali dal fascismo, come ad esempio l’ultimo Carrà e i pochi “futuristi di sinistra”, i meno noti nel panorama culturale italiano dell’epoca, che costituirono quella parte del futurismo collocata politicamente su posizioni vicine all’anarchismo o al bolscevismo, anche quando il movimento, con i suoi personaggi più noti, fu ingoiato interamente dal fascismo.
Le relazioni tra Futurismo e Fascismo furono indubbiamente contrastate e controverse, ma la violenza che emerge dal manifesto di Marinetti può aiutare a rilevare le note di convergenza tra questo stile artistico e l’ideologia fascista.
Manifesto del movimento Futurista pubblicato in Italia nel febbraio 1909.
Combattuto senza tregua dai futuristi è il limite della letteratura italiana alla fine dell'Ottocento, ossia la sua mancanza di contenuti forti, il suo passivo laissez faire (art.1, 2, 3). La loro reazione si espresse con l’uso dell’eccesso. Nel periodo in cui l'industria cresceva d'importanza in tutta Europa, i Futuristi sentivano il bisogno di confermare che anche l’Italia c’era. Capace di prender parte a questa nuova esperienza, l’indusatria italiana avrebbe incarnato l’essenza del progresso, attraverso i suoi simboli: l'automobile e la sua velocità (art. 4). Ma i Futuristi precisavano anche che la letteratura non sarebbe stata sorpassata dal progresso. Perché l’uomo lo avrebbe assorbito nella sua evoluzione e la letteratura avrebbe avrebbe dimostrato che l'Uomo avrebbe usato la velocità, non il contrario (vedi art. 5 e 6). Uno degli articoli più significativi è l'articolo 9, nel quale la guerra viene definita come una specie di bisogno per lo spirito umano, un esercizio di purificazione. Questo potrebbe essere l’elemento che avvicina il futurismo ai grandi movimenti di massa che da lì a poco avrebbero dato consistenza al totalitarismo, in Italia, Germania e, in forma differente, in Russia. L’ evidente e pesante provocazione, inclusa nell’articolo 10, è la logica conseguenza del 9.
Occorre rimarcare che questo manifesto apparve prima che avvenisse uno qualsiasi dei fatti dirompenti del XX secolo che immediatamente vengono richiamati alla memoria. E molti di essi non potevano neanche essere immaginati, come la Rivoluzione Russa, la prima di queste rivoluzioni “descritte” con sapore profetico dall'articolo 11, che avvenne diversi anni dopo.
Fonte: http://keynes.scuole.bo.it/~miglioli/kant/futurismo%20X.doc
Sito web da visitare: http://keynes.scuole.bo.it/
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Il Futurismo è stato un movimento artistico italiano del XX secolo, nello stesso periodo simili movimenti artistici si svilupparono in altre nazioni europee, soprattutto nella Russia postzarista.
I futuristi esplorarono ogni forma artistica, dalla pittura alla scultura, in letteratura riguardo alla poesia e al teatro, ma non trascurarono neppure la musica, l'architettura, la danza, la fotografia, il nascente cinema e persino la gastronomia.
Anche se si possono osservare segnali di una imminente rivoluzione artistica nei primissimi anni del secolo - tra cui nel 1907 il saggio Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst (Abbozzo di una nuova estetica della musica) del compositore italiano Ferruccio Busoni - la nascita ufficiale del termine "futurismo" fu opera del poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti che ne codificò la filosofia artistica pubblicando il Manifesto del futurismo (1909), rilasciato inizialmente a Milano e successivamente sul quotidiano francese Le Figaro il 20 febbraio.
In poche parole, il Futurismo si colloca sull'onda della rivoluzione tecnologica dei primi anni del '900 (la Belle époque), esaltandone la fiducia illimitata nel progresso e decretando violentemente la fine delle vecchie ideologie. Per esempio, Marinetti esalta la velocità, l'industria, tutto ciò che in perenne movimento, perfino la guerra intesa come "igiene del mondo", identificando nel Parsifal wagneriano (che proprio in quegli anni cominciava ad essere rappresentato nei teatri d'Europa) il simbolo artistico del passatismo e della decadenza.
Pittura
Il Futurismo diede il meglio di sé nelle espressioni artistiche legate alla pittura e alla scultura, mentre le opere letterarie e teatrali, ma anche architettoniche non ebbero la stessa capacità espressiva.
Le radici del fermento che porterà alla declinazione del futurismo nell'arte si possono riconoscere, artisticamente parlando, già nella Scapigliatura, corrente tipicamente milanese e tipicamente borghese laddove il futurismo, anch'esso nato a Milano, distoglie con disprezzo l'attenzione dalla raffinata borghesia per concentrarsi sulla rivoluzione industriale, sulle fabbriche. Tuttavia il futurismo non nasce solo dalla contrapposizione con la Scapigliatura (movimento artistico parigino della seconda metà dell'Ottocento), ma può essere considerato una sua naturale evoluzione, sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista sociale: la materia virtuosista degli Scapigliati, con le sue nebbie languide, fa uno scatto sulla scala emotiva e diventa materia tormentata, vorticosa, angosciante, l'espressione del fascino ed insieme del terrore suscitato dalle macchine. Tra la Scapigliatura e il Futurismo si colloca una fase di transizione che mutua i temi dalla prima e che sfocia naturalmente nel secondo, ovvero il divisionismo: è grazie ad artisti come Giovanni Segantini e Pellizza da Volpedo che, pochi anni dopo, il futurista Umberto Boccioni potrà realizzare dipinti come La città che sale. Naturalmente dal punto di vista concettuale il futurismo non ignora i principi cubisti di scomposizione dei piani visivi e rappresentazione di essi contemporaneamente sulla tela. Interessante, infine, è il rapporto del futurismo con la quasi contemporanea pittura metafisica di Giorgio De Chirico. È stato teorizzato che esse siano espressione della stessa inquietudine novecentesca per il movimento: il futurismo sceglie di rappresentarlo e concentrarsi interamente su di esso; la metafisica lo esclude, creando angosciosi paesaggi in cui tutto è immobile. Tra gli epigoni più interessanti del futurismo, l'avanguardia russa del raggismo. Tutte le idee futuriste in fatto di pittura sono state riassunte nel Manifesto tecnico della pittura futurista, datato 1912.
L'estetica del movimento e la poetica industriale [modifica]
Equiparare la ricerca futurista dell'attimo con quella impressionista, come è stato fatto in passato, è ormai considerato profondamente errato. Se è vero infatti che gli impressionisti fecero dell' "attimalità" il nucleo della loro ricerca, loro scopo era fermare sulla tela un istante luminoso, unico e irripetibile. La ricerca futurista si muove in senso quasi opposto: suo scopo è rappresentare sulla tela non un istante di movimento ma il movimento stesso, nel suo svolgersi nello spazio e nel suo impatto emozionale.
Come conseguenza dell'"estetica della velocità", nelle opere futuriste a prevalere è l'elemento dinamico, il movimento coinvolge infatti l'oggetto e lo spazio in cui esso si muove. Il dinamismo dei treni, degli aeroplani, delle masse multicolori e polifoniche e delle azioni quotidiane (del cane che scodinzola andando a spasso con la padrona, della bimba che corre sul terrazzo, delle ballerine) è sottolineato da colori e pennellate che mettano in evidenza le spinte propulsive delle forme. La costruzione può essere composta da linee spezzate, spigolose e veloci, ma anche da pennellate lineari, intense e fluide se il moto è più armonioso.
I futuristi devono molto ai cubisti, innanzitutto per l'approccio analitico e scientifico con la realtà da rappresentare, in secondo luogo per la tendenza alla geometrizzazione dei volumi e alla frammentazione ritmata del soggetto, finalizzate a ottenere il dinamismo attraverso la decomposizione della forma. Inoltre è marcatamente cubista la tecnica che prevede di spezzettare la superficie pittorica in tanti tasselli che registrino ognuno una diversa prospettiva spazio-temporale. L'abbondante uso degli effetti coloristici è invece in contrapposizione ai quadri prevalentemente monocromatici di alcuni filoni cubisti.
È inoltre interessante notare come il cubismo sia l'opposto della pittura metafisica di Giorgio de Chirico, in cui lo spazio-tempo non esiste e tutto è perfettamente immobile: è stato teorizzato che le correnti siano interpretabili, in modo complementare, come diverse espressioni di quella medesima novecentesca inquietudine rispetto allo scorrere del tempo nata con l'ossessione impressionista di cogliere un attimo luminoso.
Due esponenti del movimento pittorico sono Umberto Boccioni e Giacomo Balla, quest'ultimo presente anche in scultura. La pittura di Boccioni è stata definita "simbolica": il dipinto La città che sale (1910), per esempio, è una chiara metafora del progresso, dettato dal titolo e dalle scene di cantiere edile sullo sfondo, esemplificate nella loro vorticosa crescita dalla potenza del cavallo imbizzarrito, un vortice di materia. Se Boccioni è simbolico, Balla è fotografico e analitico. Ancora legato a principi cubisti, non è raro che realizzi sequenze fotogrammetriche di una scena, per rendere il movimento, piuttosto che affidarsi a impetuosi vortici di pittura: è il caso del posato Ragazza che corre al balcone (1912).
Il futurista più attivo nel campo della scultura è Umberto Boccioni, la cui ricerca pittorica corre sempre parallela a quella plastica. Nel 1912, lo stesso Boccioni pubblica il Manifesto tecnico della scultura futurista. Punto di arrivo di questa ricerca può essere considerato Forme uniche nella continuità dello spazio, del 1913: l'immagine, applicando le dichiarazioni poetiche di Boccioni stesso, è tutt'uno con lo spazio circostante, dilatandosi, contraendosi, frammentandosi e accogliendolo in sé stessa. Anche in L'Antigrazioso o La madre, immediatamente precedente, sono presenti parametri scultorei simili a Forme uniche nella continuità dello spazio, ma con ancora non risolti alcuni problemi di plasticità derivanti da influssi naturalistici.
Architettura
Al centro dell'attenzione degli architetti futuristi c'è la città, vista come simbolo della dinamicità e della modernità. All'inizio del 1914 Antonio Sant'Elia, il principale architetto, pubblica il Manifesto dell'architettura futurista, nel quale espone i principi di questa corrente.
Tutti i progetti creati da questi si riferiscono a città del futuro, con particolare attenzione alle innovazioni. In contrapposizione all'architettura classica, vista come statica e monumentale, le città idealizzate dagli architetti futuristi hanno come caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti.
I futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto successivamente nella vita delle città. Nei progetti di questo periodo si cercano sviluppi e scopi di questa novità. L'utopia futurista è una città in perenne mutamento, agile e mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere in costruzione, e la casa futurista allo stesso modo è impregnata di dinamicità.
Anche l'utilizzo di linee ellittiche e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di una simmetria classicamente intesa. Il Futurismo anticipa i grandi temi e le visioni dell'architettura e della città che saranno poprie del Movimento Moderno, anche se il Razionalismo italiano si perderà un po' tra la diatriba del neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la purezza di un Giuseppe Terragni e non riuscirà ad avere il medesimo slancio innovatore.
Musica
In campo musicale gli unici rappresentanti di rilievo furono Francesco Balilla Pratella e Luigi Russolo, pittore oltre che musicista. A Russolo in particolare si deve l'invenzione dell'Intonarumori, uno strumento che usava per mettere in pratica la sua teoria del rumorismo, ovvero di una musica nella quale ai suoni dovevano essere sostituiti i rumori
Teatro
I futuristi perseguono la rifondazione del concetto stesso di comunicazione teatrale. Essi focalizzano la loro attenzione sulla relazione essenziale che si sviluppa fra testo, attori e pubblico, per recuperare non soltanto i valori di ogni singola componente, bensì anche il senso globale dall'interrelazione fra gli elementi.
Gastronomia
Grazie alla completezza di questo movimento, viene influnenzata anche la gastronomia. Nel 1914 il cuoco francese Jules Maincave aderì al futurismo, proponendo quindi l'accostamente di nuovi sapori ed elementi fino ad allora "separati senza serio fondamento". Questo comprendeva accostamenti come filetto di montone e salsa di gamberi, noce di vitello e assenzio, banana e groviera, aringa e gelatina di fragola.
Il 20 gennaio 1931 Marinetti pubblicò il Manifesto della cucina futurista, sulla rivista «Comoedia» il 1931. Secondo Marinetti bisognava eliminare la pastasciutta, così come forchetta e coltello e condimenti tradizionali, e incoraggiare l'accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi.
Artisti: Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Sant’Elia.
1-Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. |
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La pittura futurista
Nel Gennaio del 1910, Boccioni, Carrà, e Russolo si presentavano a Marinetti nella sua casa di Milano. Questi tre artisti, conosciuti nell'ambiente dell'accademia e del mondo pittorico milanese, dopo una lunga disamina della situazione in cui versava l'arte italiana, decisero di lanciare un Manifesto ai giovani artisti per invitarli a scuotersi dal letargo che soffocava ogni aspirazione. Il Manifesto dei Pittori nasce l'11 Febbraio su un volantino edito da "Poesia". Non si può però parlare di "vera" pittura futurista fino alla fine del 1911. I tentativi di creare la "nuova arte" passano attraverso diverse influenze non ancora superate. Nella primavera del 1910 vengono esposte pubblicamente le prime opere futuriste nella "Mostra d'arte libera" a Milano presso la fabbrica Ricordi con opere di Boccioni, Carrà e Russolo. Nel 1912 Marinetti organizza a Parigi una mostra alla Gallerie Bernheim-Jeune in cui gli artisti italiani sottolineano la loro divergenza dal cubismo ed affermano di ricercare uno "stile del movimento, cosa mai tentata prima". Dal 1913 varie mostre vengono organizzate per esporre i lavori sempre più definiti. Il futurismo conta nuovi adepti: Cangiullo, Depero, Pampolini, Rosai, Morandi, Sironi, Arturo Martini. Sempre più si definiscono le ricerche dei diversi artisti: Russolo si dedica alla musica, Carrà si allontana dal naturalismo a vavore del cubismo, Severini tende verso l'astrazione, Boccioni segue anche in scultura un modello simbolista, Balla approda ad una schematizzazione basata sullo studio del movimento. Con la fine della guerra nel 1921 nel Manifesto del Tattilismo Marinetti ufficializza una nuova fase del Futurismo, più ludica e positiva. Nel Manifesto della Aeropittura firmato da Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi, Tato, si teorizza la nuova visione spiralica del movimento. Sarà uno degli ultimi fuochi per tenere acceso il Futurismo. Nel 1915 col manifesto Ricostruzione futurista dell'universo firmato da Balla e Depero, c'è una sintesi nuova del dinamismo plastico propria dei primi anni. Si può parlare ora di Secondo Futurismoche orera non solo nelle arti visive, ma anche nell'architettura, nella scena urbana, negli allestimenti sportivi, nei complessi plastici, nella fotografia e nel fotomontaggio al cinema oltre che nella scenografia, poesia, prosa, drammaturgia, teatro e nella pubblicità di massa. Negli anni Trenta si vive indubbiamente un allentamento della tensione inventiva, dovuta soprattutto all'incalzare di una realtà più avanzata tecnologicamente anzitutto, che provoca una caduta dello scarto utopico avvenieristico degli anni Dieci. |
Lo stile futurista
Non vi è dubbio che all'origine del futurismo italiano come avanguardia artistica vi sia il cubismo francese. L'importanza del cubismo a partire del 1910 fu tale da influire anche altri movimenti nazionali europei come l'espressionismo della Brucke in Germania. Il Futurismo è poi implicato con il divisionismo. Al 1914 risale per tutti gli artisti futuristi l'abbandono del del cubismo analitico per una breve esperienza di cubismo sintetico. Al 1915-16 il ritorno a forme plastiche ed a una figurazione riconoscibile, il cosiddetto ritorno all'origine. Nel primo futurismo lo stile è dissociato tra le due fugure cruciali del movimento: Balla e Boccioni. Il secondo futurismo non presenta una vera unità stilistica: appare nel suo insieme come un movimento eclettico. Importante in questa fase la comparsa del geometrismo di Balla e Depero. Dal 1925 al '40, gli artisti futuristi riprendono e variano, contaminandole con il surrealismo e la metafisica, le premesse poste da Braque e Picasso e questo rappresenta una continuità tra primo e secondo futurismo. Concludendo si può affermare che orientarsi nella pratica artistica del movimento significa prendere atto delle pluralità di stili intrinseca. La molteplicità dell'attività creativa in tutti gli aspetti dei vari artisti portò ad una varietà ampia di soluzioni stilistiche. |
Il manifesto dei pittori futuristi
"Agli artisti giovani d'Italia! Il grido di ribellione che noi lanciamo, associando i nostri ideali a quelli di poeti futuristi, non parte già da una chiesucola estetica, ma esprime il violento desiderio che ribolle oggi nelle vene di ogni artista creatore. Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobbistica del passato, alimentata dall'esistenza nefasta dei musei. Ci ribelliamo alla suprema ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e dell'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l'abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita.[...] Volendo noi contribuire al necessario rinnovamento di tutte le espressioni d'arte, dichiariamo guerra risolutamente, a tutti quegli artisti e a tutte quelle istituzioni che, pur cammuffandosi di una veste di falsa modernità, rimangono invischiati nella tradizione, nell'accadentismo e soprattutto in una ripugnante pigrizia cerebrale.[...] Hanno ben altri interessi da difendere i critici pagati! Le esposizioni, i concorsi, la critica superficiale e non mai disinteressata condannano l'arte italiana all'ignominia di una vera prostituzione! Ecco le nostre conclusioni recise: 1- Distruggere il culto del passato, l'ossessione dell'antico, il pedantismo ed il formalismo accademico 2- Disprezzare profondamente ogni forma d'imitazione 3- Esaltare ogni forma di originalità anche se temeraria, anche se violentissima 4- Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile traccia di pazzia con cui si sferzano e s'imbavagliano gl'innovatori 5- Considerare i critici d'arte come inutili e dannosi. 6- Ribellarci contro la tirannia delle parole: ARMONIA E BUON GUSTO, espressioni troppo elastiche[...] 7- Spazzar via dal campo ideale dell'arte tutti i motivi, tutti i soggetti già sfruttati 8- Rendere e magnificare la vita odierna, incessante e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa. Siano sepolti i morti dalle più profonde viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai giovani, ai violenti, ai temerari!" Pittore: Umberto Boccioni (Milano) Pittore: Carlo Dalmazio Carrà (Milano) Pittore: Luigi Russolo (Milano) Pittore: Giacomo Balla (Roma) Pittore: Gino Severini (Parigi) |
Gli Artisti:
Giacomo Balla Nasce a Torino nel 1871. Pittore, scultore, scenografo, ambientatore, "parolibero". E' fra i primi protagonisti del divisionismo italiano. La sua attività creativa è molto intensa nei primi anni Dieci in termini di analitica sia del dinamismo, sia della luce, giungendo nel 1915 ad una nuova fase di ricerca pittorica fortemente sintetica. Negli anni Venti e oltre partecipa a gran parte delle mostre del gruppo futurista. I suoi rapporti col gruppo andranno ad allentarsi a metà degli anni Trenta, fino ad un vero e proprio distacco polemico. Muore nel 1958. |
Umberto Boccioni |
Carlo Carrà |
Fortunato Depero |
Luigi Russolo |
Antonio Sant'Elia |
Gino Severini |
Mario Sironi |
La velocità
"Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo [...] un'automobile ruggente che sembra correre sulla mitraglia è più bello della Vittoria di Samotracia [...]" F.T. Marinetti |
La metropoli
"Noi canteremo le grandi folle agitate del lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; la stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano [...]" F.T. Marinetti |
"[...] Noi dobbiamo inventare e fabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumulitante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, la casa futurista simile ad una macchina gigantesca [...] " |
L'individuo
"[...] I nostri cuori non sentono alcuna stanchezza, poichè sono nutriti di fuoco, di odio e di velocità! [...] Ve ne stupite? [...] E' logico, perchè voi non vi ricordate nemmeno di aver vissuto. Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle! [...]" F.T. Marinetti |
La guerra
"Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. [...] Noi vogliamo glorificare la guerra, sola igene del mondo, il militarismo, il pattriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore [...]" F.T. Marinetti |
Sin dal 1905 la rivista letteraria simbolista di Marinetti, "Poesia", era letta in Russia e promuoveva scambi letterari tra i due Paesi. Tra il 1909 e il 1910 erano apparsi su riviste russe molti articoli dedicati al futurismo italiano. In quegli stessi anni Balla aveva esposto le sue opere in quattro città russe. Nel 1911 e poi nel 1912 erano venuti in Italia diversi artisti cubisti russi, interessati al futurismo e che si consideravano dei cubofuturisti (Kamenskij era intenzionato a imparare "l'arte futurista del pilotaggio"). Nel 1911 era uscita in francese un'ampia raccolta di manifesti futuristi che rese accessibili a un largo pubblico in Russia le teorie di Marinetti e compagni.
Il primo Manifesto di Marinetti era stato pubblicato a San Pietroburgo un mese dopo la sua apparizione su "Le Figaro". Il Futurismo in Russia inizia ufficialmente con la letteratura e, in particolare, con il poema di Chlelbnikov, Incantesimo con il riso, scritto tra il 1908 e il 1909, un'opera fortemente provocatoria caratterizzata da forme poetiche non tradizionali.
Agli inizi del Novecento in Russia fervevano molti sperimentalismi letterari, specialmente appunto intorno al poeta Chlebnikov, straordinariamente dotato nel valorizzare le possibilità espressive del linguaggio, giocando sui vari echi presenti simultaneamente nelle parole, sulla traccia delle assonanze, con creazione di neologismi, linguaggio infantile asemantico, ecc. Su un piano di ricerca strettamente formale, antiaccademica, i russi erano molto avanzati.
A Mosca, nel 1912, era apparso il primo intervento programmatico del Futurismo russo: Schiaffo al gusto del pubblico, ove veniva detto che "L'Accademia e Puskin sono più incomprensibili dei geroglifici", e che bisognava "Gettare Puskin, Dostoevsky, Tolstoj... dal Vapore Modernità".
Il nome "futurismo" fu adottato per la prima volta in Russia da artisti di Pietroburgo, gli egofuturisti, spesso in polemica, tra il 1912 e il 1914, con gli artisti di Gileja (i cubofuturisti), che si fregiarono del titolo di futuristi a partire dal 1913. I cubofuturisti furono la corrente più importante.
I futuristi moscoviti sentivano moltissimo la collettività e il movimento organizzato. Nel 1913 la stampa parlò molto di loro, che si esibivano in eventi accuratamente preparati per le strade di Mosca, dove con vestiti sgargianti e facce dipinte, che scandalizzavano i borghesi, declamavano i loro versi in mezzo ai passanti.
Tra il 1913 e il 1914 Majakovskij, Burljuk e Kamenskij avevano intrapreso un giro propagandistico che toccava 17 città della Russia. Alla fine del 1913 (dopo che le idee di Marinetti sul teatro erano state presentate sulla rivista teatrale "Maski"), si rappresentano a Pietroburgo le prime opere teatrali futuriste.
Marinetti arrivò a Mosca il 26 gennaio 1914 invitato dall'associazione Les Grandes Conférences. Alla stazione, di tutti i futuristi, venne ad accoglierlo solo Sersenevic, per la sua militanza nel gruppo egofuturista del "Mezzanino della poesia". Majakovskij, Burljuk e Kamenskij erano in tournée nella Russia meridionale, Livsic e Chlebnikov non erano interessati. Il pittore primitivista Larionov voleva accogliere Marinetti con uova marce. Burljuk e Kamenskij, in particolare, non sopportavano il suo tono paternalistico, Majakovskij criticava aspramente il suo programma politico bellicista. Chlebnikov, decisamente antioccidentale, romperà addirittura con gli altri del gruppo Gileja, colpevoli a suo parere d'essere stati troppo benevoli con Marinetti.
Le avanguardie russe erano diffidenti di fronte a un accoglimento acritico dei modelli occidentali e spesso, nella loro ansia di innovazioni drastiche, anche eversive, preferivano rifarsi a remote e spesso fantasiose radici preistoriche e precristiane (vedi il primitivismo di pittori come Gonciarova e Larionov e la musica di Stravinskij). Ad esempio il gruppo Gileja di Mosca (cui fece parte Majakovskij), fondato nel 1911 dai pittori Kamenskij e Burljuk, prese il nome russo della Scizia, ossia delle pianure sarmatiche abitate, ai tempi di Erodoto, da popolazioni che lo storico greco considerava barbare e semiselvagge. La parola Gileja proveniva da Hylea, l'antico Ponto Eusino, carico di memorie omeriche.
Dall'incontro tra pittori cubisti e poeti futuristi nasce il movimento definito Cubofuturismo, che si raccoglie inizialmente attorno ai fratelli Burlijuk. Il primo a utilizzare il termine "futurista" fu, il 24 febbraio 1913, il poeta Majakovsky in occasione di un dibattito sull'arte contemporanea, ma ben maggiore popolarità ha goduto il neologismo slavo budetljany, ovvero "uomini dell'avvenire", introdotto dal poeta Chlebnikov. "Il futurismo non è una scuola, è un nuovo atteggiamento", aveva scritto David Burljuk. E questa esperienza proseguirà, con risultati alterni, sino al 1930, l'anno in cui morì Majakovskij e lo stalinismo s'orientò decisamente verso il realismo socialista.
Le performances di declamazione onomatopeica e la frenetica gestualità di Marinetti entusiasmarono il pubblico di Mosca e di Pietroburgo. Ma i dissensi con Livsic e Chlebnikov erano fortissimi: infatti, mentre da un lato Marinetti voleva rompere col passato in nome del mito del progresso, dall'altra invece restava forte il desiderio di conciliare avanguardia e tradizione.
Marinetti contestava lo pseudofuturismo di quegli artisti che erano rivolti più all'arcaismo delle origini che all'avvenire, e trovava troppo filosofica l'impostazione di quelli che propugnavano il transmentalismo (zaum), che si può considerare una versione del simultaneismo in una forma molto più complessa e sofisticata. Per i transmentalisti la Parola in quanto tale non si esaurisce nei significati della comunicazione esplicita; se l'arte si limita a trucchi verbali semplicemente esteriori, adottati per piegare il linguaggio ai nostri fini, non ne rivela la potenza trasformatrice della realtà.
Inseguire la parola è un'avventura imprevedibile, un viaggio tra coscienza e inconscio: non si può ridurre la poesia a un'officina di montaggio e smontaggio di enunciati, sia pure transgressivi, secondo un prontuario di accorgimenti tecnici. La lingua esprime al di là di quanto noi vogliamo farle esprimere. Bisogna saper ascoltare le parole, i suoni, contemplare i segni, perché possano creare linguaggio, dandoci una nuova comprensione della realtà: le parole sprigionano echi, chiamano nuove parole. Le possibilità espressive e simboliche di un singolo suono, anche di una singola lettera, di per sé apparentemente insignificante, si rivelano enormi, solo che se ne coltivi la consapevolezza.
Marinetti era incuriosito dalle possibilità innovative di questa poetica, ma tutto sommato giudicava che i transmentalisti fossero troppo simbolisti e troppo immersi nel vertiginoso abisso della lingua, un abisso che si perdeva nella notte dei tempi. Il loro atteggiamento contemplativo gli sembrava del tutto estraneo al ritmo serrato della vita moderna.
L'influenza del futurismo italiano in Russia si farà sentire di più nella letteratura e nella tecnica pubblicitaria, nel gusto dello scandalo e della provocazione, ma i russi, prima con Malevich, che aderirà al suprematismo, poi con Majakovskij, che porrà il futurismo al servizio del bolscevismo, si staccheranno dal futurismo sin dal 1914.
Pur ispirandosi alle esperienze futuriste italiane (evidenti tracce di Boccioni, Balla e Severini) e francesi (gli studi sul movimento di Robert e Sonia Delaunay), il futurismo russo ha sviluppato una propria e particolare linea, meno meccanicistica e tecnologica, più ispirata allo spirito della natura, ai valori della terra e alle dimensioni popolari e mistiche della cultura russa.
Il futurismo russo, tuttavia, pur compenetrandosi con le altre correnti nazionali del periodo, a cui ha dato molto (cubofuturismo, raggismo, suprematismo), non ha mai dimenticato né stravolto la lezione, tipica del coevo movimento italiano, della scomposizione delle forme unita al loro dinamismo.
I termini Futurismo e Futurista hanno assunto oggi un significato generico e l’uso comune li applica indifferentemente a un’architettura, a un mobile, a un oggetto. Ma nel momento in cui il termine Futurismo nacque dalla fertile inventiva di Marinetti, esso avevo un significato e un contenuto preciso e designava un movimento culturale dal programma ben definito.
In quel Manifesto Marinetti espone un programma violentemente polemico, di integrale rinnovamento della cultura dominante, sulla base di nuovi principi, coerenti con la vita moderna e la società industriale. |
Fonte: http://wpr.altervista.org/futurismo.doc
Sito web da visitare: http://wpr.altervista.org
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