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ESSENZA E SENSO DELL'ASTROLOGIA: CONSIDERAZIONI SIDERANTI SULLA PROVA DELLA LINGUA
Le paon fait la roue le hasard fait le reste Dieu s'asseoit dedans et l'homme le pousse Jacques Prévert La brouette ou les grandes inventions, Paroles L'astrologia ha perduto le proprie radici: le tracce delle sue origini sono scomparse, dimenticate dall’essere umano come l’individuo non ricorda più i suoi primi anni di vita, tuttavia capitali per il suo sviluppo. Anche nei suoi periodi di gloria, essa ha subito un ostracismo e dei divieti che hanno seminato lo scompiglio tra le sue fondamenta. Gli astrologi sono in tal modo giunti a una situazione paradossale: dopo essere stati sloggiati dall'avvento del razionalismo, hanno ritrovato un certo appiglio grazie al discorso di scienziati moderni: la mitologia planetaria, prolungata dagli astronomi, fornisce una nuova legittimità esegetica fondata sugli dei che vi si riferiscono ma è anche legata ai fatti e alle persone in questione. Essenza e scienza: una biforcazione della lingua? Fu William Herschel a scoprire Urano grazie al' osservazione telescopica: dopo averlo localizzato il 13 marzo 1781 e averlo osservato durante lunghe veglie, credette di aver scoperto una nuova cometa ... Jean-Pierre Verdet, astronomo all'osservatorio di Parigi, precisa che «molti osservatori esperti avevano in realtà già visto Urano senza neppure distinguerlo dalle stelle ... Era stato dunque necessario che l'acuità visiva e la vigilanza di spirito si aggiungessero al caso per fare in modo che William Herschel "vedesse" un nuovo astro» (1993, p. 56). Secondo Yves Haumont, dottore in legge e professore di religione, Herschel volle chiamare la sua scoperta «Georgium Sidus» in onore al re d'Inghilterra; la comunità scientifica si oppose e scelse Urano, dopo aver scartato varie proposte tra cui «Herschel» e «Nettuno» ma, come maliziosamente nota l'autore, «l'ora del dio dei mari non era ancora scoccata» (1988, p. 198). Per Nettuno la storia è in un certo senso invertita poiché, fondandosi sulle perturbazioni del movimento di Urano, due astronomi avevano evocato la possibilità dell'esistenza di un altro pianeta e ciò ben prima che Urbain Le Verrier riuscisse a calcolarne la posizione grazie agli stessi dati. In realtà, Le Verrier non ha mai visto Nettuno (se non «sulla punta della sua penna» come scrisse il suo collega François Arago) poiché inviò i suoi risultati a Johann Galle, dell' osservatorio di Berlino, che visualizzò il nuovo astro il 23 settembre 1846. La storia però non finisce qui: «Tuttavia, c'è mancato poco che Nettuno non fosse scoperto da un altro. Un giovane astronomo inglese, John Couch Adams, aveva finito dei calcoli altrettanto validi quanto quelli di Le Verrier prima ancora che questi incominciasse i suoi ... Sfortunatamente, Adams invia il suo lavoro al direttore dell'osservatorio di Cambridge, Challis, che non reagisce ... » (J.-P. Verdet, 1993, p. 58). Al di là di questa controversia, che non fu neppure tale poiché i due astronomi divennero amici, un altro aspetto della vicenda è notevole, infatti Adams e Le Verrier ebbero molta fortuna: entrambi si erano sbagliati sopravvalutando la
distanza di Nettuno rispetto al Sole e sottovalutando la sua massa, ma l'errore di distanza compensò l'errore di massa ... Morale della vicenda: «bisogna ben ammettere che il caso venne un pò in aiuto alla pura teoria. Le Verrier dovette del resto non soltanto affrontare coloro che contestarono la sua priorità nella scoperta di Nettuno ma anche quelli che pretesero che tale scoperta, là dove l'aveva indicata, era fortuita!» (J.-P. Verdet, 1993, p. 58). La comunità scientifica concesse a Le Verrier il diritto di dare il proprio nome alla sua scoperta, battezzata «Le Verrier» nel 1846, ma egli rifiutò e scelse il nome «Nettuno». Pare che Le Verrier, che avrebbe dato con piacere il proprio nome al pianeta, ebbe un sogno dopo il quale optò per Nettuno ... Un erudito apparso nel sogno gli avrebbe suggerito tale nome. Una storia orientale narra che un saggio, dopo aver sognato di essere una farfalla, si chiese se era proprio lui che si svegliava o se era la farfalla che stava incominciando il proprio sogno: forse in questo caso la farfalla è riuscita a insinuarsi attraverso il velo che ci separa dai nostri sogni; in altre parole, ad attraversare lo specchio. Senza domandarsi chi tra Le Verrier e il personaggio del suo sogno fosse il più erudito, ecco ciò che si chiama prendere i propri sogni per delle realtà! Infine, trentatre anni prima che avvenisse l'ultima scoperta, nel 1897, Fomalhaut (pseudonimo dell'abate Charles Nicoullaud, 1854-1923) L'aveva annunciata nel suo «Traité d'astrologie sphérique et judiciaire» (Trattato di astrologia sferica e giudiziaria) chiamandola Plutone. Ciò fu confermato dall'astronomo che scoprì il pianeta (Clyde Tombaugh nel 1930), grazie ai calcoli di Percival Lowell, e dalla comunità scientifica che scelse il nome Plutone!(1) Il più bello di questa storia sta però nel fatto che anche Lowell aveva commesso degli errori riguardo alla massa del pianeta ma, in questo caso, tali errori non furono fortuitamente compensati da altri: fu il caso a volere che Clyde Tombaugh scoprisse Plutone nella posizione dedotta dalle ipotesi di Lowell, dato che l'orbita definita da quest'ultimo non era valida ma incrociava l'orbita osservata nel 1930! Piccola fuga infernale, dove si ritrova Plutone e i suoi attributi elementari. Si racconta che il nome del pianeta fu scelto tramite una specie di concorso aperto al pubblico: fu presa in considerazione soltanto la prima risposta pervenuta e così avvenne per «Pluto», la proposta di un'inglese di undici anni, Venitia Burney. Alcuni si sono allora chiesti se la ragazza in questione non pensasse, piuttosto che al dio delle tenebre, al cane creato da Walt Disney. Ma si potrebbe anche immaginare che Plutone, il «principe delle tenebre», abbia letto le avventure di Topolino nei suoi momenti di svago, o che Walt Disney, in una delle sue precedenti reincarnazioni, sia all'origine del mito di Plutone, cui si sarebbe in seguito ispirato per creare il suo famoso cane. Il suo tema di nascita (5-12-1901, ore 6.30 GMT, Chicago) è d'altronde significativo: basti citare l'Ascendente in Vergine e Mercurio in Scorpione (casa 3), in reciproca ricezione con Plutone in Gemelli (casa 9) che culmina a pochi gradi dal Medio Cielo ... E dire che intere generazioni sono letteralmente passate tra le sue mani! Altra domanda: la fanciulla della storia è una pura invenzione mentale? Nel mondo reale, in cui ogni cosa è sottomessa allo spazio-tempo, la sua proposta non sarebbe potuta arrivare per prima, a meno che non sia partita dallo stesso posto in cui è arrivata. Infatti, come Zenone di Elea (V secolo a.C) ha dimostrato nel paradosso del movimento, conosciuto anche sotto il nome di paradosso di Zenone, se un corpo si sposta da un punto A ad un punto B, prima arrivare a B dovrà raggiungere il punto intermedio tra A e B, diciamo il punto M; ma prima di raggiungere M questo stesso oggetto dovrà passare per M', punto medio tra A e M, e così via all'infinito. Qualsiasi spostamento di A è dunque impossibile poiché il movimento scava la distanza invece di colmarla. E Venitia Burney, questa ragazza miracolosamente apparsa per mantenere il legame tra Astronomia e Astrologia, se è veramente esistita, era forse inviata dal cielo? Si è pensato a beatificarla? (Era vergine? La sua età sembra indicarlo ma delle malelingue mormorano che fosse Scorpione, cosa che la escluderebbe d'ufficio.) Si potrebbe almeno attribuirle una stella ... Ma, a proposito, ha forse praticato l'Astrologia? Oppure bisognerebbe dedurre da Venitia Burney le qualità astrologiche di Plutone? Qualsiasi persona che parla un pò di lingue vedrà subito una doppia referenza: a Venezia, città sull'acqua rinomata per i suoi canali (c-anali), e al fuoco (to burn in inglese), cosa che - oh miracolo! - corrisponde alla simbologia dello Scorpione,
segno d'Acqua governato da un pianeta di Fuoco, che corrisponde alla regione dell'ano e dunque alla fase anale, ben nota a coloro che hanno nozioni di psicanalisi (ma attenzione: dopo la «Psychanalyse du feu» - Psicanalisi del fuoco - dell'epistemologo Gaston Bachelard, bisogna diffidare di non bruciarsi le dita ... un soffio d'aria è sufficiente per riaccendere un incendio). Senza neppure prendere in considerazione ciò che si potrebbe dedurre dalla sua età, le sue origini, il suo colore di capelli (rossi, da metterei la mano sul fuoco!) e da altri dettagli di cui sfortunatamente non disponiamo. Se questo aneddoto non merita un'attenzione ulteriore, una domanda può essere posta, al seguito di Yves Haumont: perché la comunità scientifica ha considerevolmente favorito e facilitato il lavoro degli astrologi chiamando questi tre pianeti con referenze dirette alla mitologia, la stessa a cui si riferiscono gli altri simbolismi planetari? L'autore in questione avanza un'ipotesi assai mordace: l'Astrologia è una lingua; questa fornisce le strutture di riferimento e si impone a tutti,. giungendo per così dire a dettare le proprie regole di concezione. Per questo gli astronomi non potevano dare altri nomi a questi pianeti: la cosa si imponeva! Tale ipotesi pare seducente. Non bisogna però sottovalutare i rischi che comporta: la lingua si presta a molte derive che rivelano i suoi scogli. Si tratterà dunque di dimostrare attraverso le sue derive gli scogli ai quali si espone l'Astrologia quando è usata come una lingua (biforcuta avrebbero aggiunto i Pellerossa - 2) L'albero della conoscenza astrologica considerata come una lingua verrà scosso grazie a un antico paradosso filosofico, il paradosso del bugiardo, altrimenti chiamato paradosso di Epimenide, pensatore cretese che lo formulò in questi termini: «Tutti i Cretesi sono dei bugiardi». D'altro canto certi insegnamenti, prendiamo il caso della dottrina ippocratica, possono servire ad altre intenzioni di quelle previste; è così possibile, attraverso la questione del senso delle dimore (nel testo originale: demeures) e quella dell'essenza degli umori (humeurs), giungere ad acquisire il senso dell'umorismo (humour). Senso del segno e canto del cigno: gli elementi mentono? I manuali di Astrologia sembrano accordarsi riguardo alle analisi dei pianeti, delle case e dei segni ma, al di là dei principi generalmente ammessi, restano alcune domande che generano le più svariate opinioni. La realtà dei segni continua a ossessionare gli astrologi: si pensi alla differenza tra costellazioni e segni, alla precessione degli equinozi che divide gli astrologi tra partigiani dello zodiaco tropico e seguaci dello zodiaco siderale, o alla questione degli elementi. A questo riguardo André Barbault, astrologo francese la cui reputazione è considerevole, definisce a modo suo gli attributi elementari che si riferiscono secondo lui ai pianeti e non ai segni: «Lo zodiaco degli elementi è lo zodiaco planetario. Ciascun segno è dotato dell'elemento del pianeta governante. Cosi, il Fuoco regna nei segni marziani dell'Ariete e dello Scorpione, come nel segno solare del Leone; la Terra nei segni mercuriani dei Gemelli e della Vergine, come nei segni saturniani del Capricorno e dell'Acquario; l'Aria nei segni venusiani del Toro e della Bilancia, e nel segno gioviale del Sagittario; e l'Acqua nel segno lunare del Cancro e nel segno nettuniano dei Pesci» (1992, p. 77-78). Senza parlare di Plutone, l'assenza di Urano è sintomatica poiché tale pianeta è situato dall'autore in corrispondenza del Fuoco (schema p. 72) e che bisognerebbe, seguendo tale logica, considerare l'Acquario come un segno di Fuoco oppure attribuire Urano a un altro segno. Inoltre,il dominio di Giove sui Pesci, per cui questi si trasformerebbero in un segno d'Aria, sparisce a favore di Nettuno. Appare anche un sottile paradosso: sono i segni Fissi che subiscono il maggior numero di cambiamenti poiché André Barbault risparmia soltanto il Leone, mentre resta fedele alla tradizione per tre segni Cardinali (Ariete, Cancro e Capricorno) e per due segni Mutevoli (Vergine e Pesci). I segni Fissi sono forse i più mutevoli dello zodiaco?
E infine, perché vi sono dodici segni e non tredici o dieci? Attenzione a chi risponderebbe «perché ci sono dodici costellazioni» ... Lo zodiaco non acquisisce tuttavia il proprio significato per unica referenza al gioco del percorso solare o soli-lunare sarebbe in tal modo ridurlo a un calendario, cosa che è ben diversa dal dire che il calendario è uno zodiaco. Delle ragioni teoriche sono necessarie per consolidare lo statuto dell'Astrologia, darle delle assisi che includano l'aspetto strutturale, che non si fondino più unicamente sull'osservazione necessariamente limitata e sulle libere associazioni, inevitabilmente illimitate, La coerenza non può essere ottenuta che tramite un approccio strutturante, non unicamente fedele ai dati percepiti dalla coscienza ma sempre in cerca di «ordine e bellezza» (cosmos). Fette settoriali e disfatte planetarie: tutto si perde niente dimora. Neppure le case sono al riparo delle sorprese con domande che, sotto l'apparenza di un consenso generale, rivelano elementi sorprendenti: il loro significato è indipendente da quello dei segni, o allora si tratta di due sistemi che si riflettono l'uno nell'altro? E, anche qui, perché vi sono dodici case e non otto in particolare, poiché la casa 8 è tradizionalmente legata alla morte? Ma, ancora una domanda, non si parla forse di settori terrestri a proposito delle case e di settori celesti per i segni? La parola «casa» equivale a «settore» e si può legittimamente parlare di case, terrestri e celesti, quest'ultime comprendendosi in senso proprio presso gli antichi che vi ponevano le dimore degli dei. Ora, che cos'è una casa se non una costruzione? La parola settore è ancora più rivelatrice: essa deriva dal latino secare, che significa tagliare (nel testo originale: couper) oppure anche scolpire. Vi è dunque forse stato un taglio - a fette (découpage)? In connessione con le nozioni di colpo, taglio e suddivisione (nel testo originale: coup, coupure e découpage), il lettore troverà qui sotto una tabella a doppia entrata (una specie di colpo su colpo, tutta in un colpo), relativa alle case e ai segni. Questa tabella funziona a colpo sicuro: è una Tabella Astrologica Completamente Garantita, conformemente alle leggi biologiche elementari.(3) I dodici colpi (per colpo) l’uno dopo l’altro I Detonatore Colpo di testa Ariete 2 Edificazione Colpo di coda Toro 3 Ambientazione Colpo di mano / di vento Gemelli IV Sostanza Colpo di grazia Cancro 5 Teatralità Colpo di scena Leone 6 Reazioni Colpo d'occhio / dì scopa Vergine VII Ostacoli Colpo di fulmine Bilancia 8 Lasciti Colpo di forza Scorpione 9 Opportunità Colpo di fortuna/da maestro Sagittario X Governo Colpo di Stato Capricorno 11 Integrazione Colpo di genio Acquario 12 Abbandono Colpo di spugna/di timone Pesci È possibile completare la lista dei colpi grazie alle suddivisioni per elementi, per modalità e per polarità: secondo la logica quaternaria ecco il colpo di calore (Fuoco), il colpo d'aria (Aria), il colpo secco (Terra) e il colpo di mare (Acqua); secondo la logica tripartita battono i tre colpi e abbiamo così il colpo diretto (Cardinale), il colpo schiacciato (Fisso) e il colpo smorzato (Mutevole); infine, con la ripartizione in funzione delle polarità abbiamo il colpo basso, negativo, a cui risponde il positivo o colpo sicuro naturalmente.
Se si può in tal modo fare un bel colpo e enumerare i colpi autorizzati e i colpi proibiti, tra cui i colpi gobbi, la lista qui elencata è tuttavia incompleta (e inconsistente bisognerebbe aggiungere per precisione), cosa che è in perfetto accordo con un teorema matematico che sconvolse le scienze moderne come un vero e proprio colpo di frusta, il Teorema di Incompiutezza, altrimenti chiamato Teorema di Godei, nome di colui che lo ha formulato, Kurt Godei, nel 1931. Per quanto concerne i pianeti, gli astrologi attribuiscono loro un'importanza particolare dato che si tratta degli unici elementi concreti di cui dispone l'Astrologia. Le scoperte di Urano, Nettuno e Plutone hanno paradossalmente risuscitato l'Astrologia dalla sua ibernazione, ma hanno pur tuttavia assai scosso l'edificio astrologico: il numero di pianeti (nel senso generico, includendo i due luminari) è passato da sette a otto, poi a nove ed infine (?) a dieci. Ciò ha avuto conseguenze importanti, tra l'altro riguardo alle dignità e debilità: se gli astrologi si accordano per considerare i nuovi pianeti come delle ottave maggiori dei pianeti classici, si è però disorientati quando si tratta di attribuire a questi tre pianeti i loro governi. Urano è assegnato all' Acquario, alleviando così Saturno e controbilanciando il Sole, ma è possibile attribuirgli un'esaltazione? Pochi astrologi si avventurano su questo campo: un relativo accordo sembra comunque stabilirsi sullo Scorpione (e dunque la caduta in Toro), Per Nettuno soltanto il governo sui Pesci è riconosciuto (esilio in Vergine). Gli autori che si pronunciano sulla sua esaltazione sembrano accordarsi sul Leone (caduta in Acquario), ma ci sono anche dei partigiani del Sagittario ... Henri-J. Gouchon scrive nel suo «Dictionnaire astrologique» (Dizionario di astrologia) nella parte riguardo a Nettuno: «sembra poco prudente dare a Urano, Nettuno o Plutone la stessa importanza che ai 7 pianeti tradizionali, è per questo che pare ragionevole, per l'Acquario e per i Pesci - pur considerando Urano per l'uno e Nettuno per l'altro - non perdere di vista Saturno e Giove, i governatori tradizionali» (1992, p. 452). Due osservazioni a questo riguardo: un effetto retroattivo di Nettuno, che offusca il poco che si sapeva riguardo a Urano, e un'ellisse su Plutone, che scompare nell'esempio fornito. Non si può certo negare che Nettuno venga a seminare lo scompiglio Plutone, generalmente attribuito allo Scorpione, viene addirittura a seminare il caos: alcuni affermano che governa l'Ariete; per altri è il governatore dei Pesci, senza menzionare coloro che lo attribuiscono al Cancro o al Sagittario ... Per quanto riguarda la sua esaltazione, il silenzio è di regola con alcune eccezioni discordanti: Sagittario, Acquario, Ariete ... Plutone non è forse il dio degli inferi, degli astrologi ivi compresi? Bisogna forse piegarsi alla conclusione di Henri-J. Gouchon che afferma: «Questa teoria dei "governatori dei segni" diventa un pò incerta con l'introduzione dei nuovi pianeti, ragione per cui è preferibile aver ricorso ai governatori soltanto dopo aver utilizzato a buon fine tutti gli altri elementi del tema ... » (1992, p. 452). Siamo forse giunti, con dieci astri (nel testo originale: dix astres) nel cielo, alla soglia del disastro (dés-astre)? E pensare che i pitagorici si arrangiavano con i sette pianeti tradizionali, che permettono tra l'altro di stabilire la corrispondenza con la gamma musicale, ma cercavano pur tuttavia dieci corpi celesti, includendo nelle loro speculazioni la sfera delle stelle fisse, la terra e persino una anti-terra ... Noi invece abbiamo una perfetta decade ... Vi è qui un'incredibile occasione di sfruttare questa meravigliosa armonia prima che un astronomo maligno non riesca ad identificare un nuovo pianeta e decida di chiamarlo con un nome arbitrario o assurdo (è forse possibile? si tratta di una vera e propria questione metafisica), per esempio «Granchio», che sarebbe facilmente rappresentabile graficamente ma che avrebbe l'incresciosa conseguenza di farne prendere uno a chiunque vi si avvicinasse ... Ma gli astronomi hanno il senso dell'umorismo? E gli astronomi sentono l'armonia delle sfere? Infine, la questione degli aspetti sarà unicamente affrontata per sottolineare l'ingenuità della ripartizione in «benefici/malefici» che, sebbene ufficialmente relativizzata, continua a circolare nella maggior parte dei manuali e altri trattati. Tutti gli aspetti sono armonici per definizione; la dissonanza è introdotta dall'essere umano, unico animale capace di creare dei malefici, in altre parole delle cose mal fatte, per non dire delle cattive azioni (maleficium, male-facio).
Gli aspetti sono dei rapporti angolari, numerici; Giovanni Stobeo, storico del VI secolo d.C., ha dato una formula d'ispirazione pitagorica secondo cui: «La natura del Numero e l'armonia non ammettono alcun errore ... L'errore e l'odio sono la caratteristica di una natura incompiuta ... L'errore non riguarda mai il Numero; perché l'errore è nemico e avversario della sua natura, mentre la verità è caratteristica e co-naturale del Numero» (citato da I. Gobry, 1992, p. 153). Il languore della lingua: meditare o medicare la logica astrologica? L'Astrologia è una lingua? Questa ipotesi seducente (se ducere: condurre a sé, come le sirene con gli equipaggi che si avventuravano troppo lontano, commossi dal loro canto e mossi al contempo) è stata a volte accreditata un pò in fretta dagli astrologi, spesso ante litteram, senza percepirne tutte le conseguenze. Se una lingua dovesse permettere di dire tutto, cosa che è impossibile, essa rischia più facilmente di far dire qualsiasi cosa (caratteristica ben nota delle «malelingue»), l'associazione libera non avendo alcun limite quando ci si avventura in tale direzione senza strutture preliminari e saldamente stabilite. Ci si trova allora intrappolati nelle reti di una specie di intossicazione dovuta alla polisemia del «linguaggio astrale», paragonabile ad una logica tossicomane. E quel che sottolinea la battuta secondo cui l'astrologo che consiglia al suo avversario di studiare l'Astrologia è assimilabile al drogato che propone agli altri di provare. Il tossicomane tuttavia è costantemente in bilico tra bisogno e astinenza, alla ricerca del prodotto che lo metta fuori uso; gli astrologi sono invece considerevolmente avvantaggiati poiché basta loro attaccarsi ai pianeti (nel testo originale: planètes) per mettersi a planare (planer). L'Astrologia non è una lingua. La lingua è caratteristica dell'essere umano ma' l'Astrologia non può entrare in una definizione così sciatta: quante lingue sono diventate lettera morta? Non è il caso dell'Astrologia che, malgrado le distorsioni subite, ha mantenuto la sua vivacità e la sua capacità di far sorgere nuovi quesiti. Se l'edificio astrologico riposasse unicamente sulla sua facoltà a funzionare come una lingua, sarebbe assimilabile a una torre di Babele – e non a una ziggurat, luogo privilegiato d'osservazione del cielo presso i Babilonesi - e il proseguimento dei lavori diventerebbe impossibile per via dell'inevitabile confusione regnante. La lingua può essere considerata come uno strumento di perversione dei suoni emessi dalle nostre corde vocali - la presenza dei dialetti ne è una dimostrazione - mentre questi stessi suoni hanno, malgrado qualsiasi deriva linguistica, l'opportunità di strutturarsi in linguaggio, condizione di possibilità per l'apertura di un dialogo (dia-logos, attraverso il logos). Il linguaggio è il mediatore dell'esperienza umana, che permette di collegare l'essere umano ai suoi simili e al mondo, a tutti nel mondo e a tutto il suo mondo. Questo mondo che i pitagorici chiamarono cosmos, costituisce quel dato originario di cui parla l'Astrologia. Se tale termine non avesse assunto una connotazione medica - oggettivante e dunque pregiudizievole - potremmo dire che l’Astrologia è una diagnosi: una conoscenza dell'uomo attraverso la conoscenza del cielo; diagnosi vera e propria ed unica nel suo genere poiché, da sola, può delineare l'insieme degli eventi non soltanto individuali ma anche storici o sociali in particolare, l'insieme di quegli eventi-avventi che sono precisamente essenzialmente umani. L'Astrologia è un quadro di lettura che funziona come un linguaggio (e questa è un'analogia e non un'identità) e che si applica alle diverse lingue poiché è eminentemente umano, probabilmente il primo quadro di lettura globale che l'umanità ha costituito per concepire la propria esistenza. L'uomo ha bisogno di simili utensili; altrimenti il mondo sarebbe inintelligibile. L'Astrologia che si è desta dal suo sonno non deve voler spiegare tutto ad ogni costo, essa deve mantenere costi quel che costi una struttura coerente: quando questa non lo è più l'inizio della fine si avvicina: il sistema si disgrega oppure si dissolve. E non serve più a niente allora chiamare aiuto o ricorrere a delle «tecniche di rianimazione» che soffocano l'Astrologia in quel che ha di originale. Un sapere non si giustifica attraverso l'applicazione di logiche esterne che verrebbero per così dire a confermar lo ma che in realtà ne dimostrano tutta la fragilità (chi ha bisogno di sostegno se non colui che è in difficoltà?), specie di polmoni artificiali che
prolungherebbero una lenta agonia non esente da sussulti. Il sapere, astrologico deve avere una propria logica, indice della sua origine e della sua originalità; è soltanto a posteriori (nel testo originale vi è un gioco di parole intraducibile che si riferisce alla precedente tabella: dans l'après coup), seguendo le tracce di tale logica, che è possibile considerare i rapporti con altri campi del sapere. Piccola fuga ancestrale, dove si ritrovano Platone e gli attributi elementari. La referenza alla medicina avanzata da André Barbault merita di essere sottolineata: la sua interpretazione si fonda infatti sulla dottrina ippocratica dei temperamenti. Quale è la giustificazione di tale teoria? Aristotele la attesta, poiché attribuisce i corpi freddi all'acqua e i corpi fluidi all'aria, ma altri filosofi non erano dello stesso parere: «Gli stoici designavano di solito gli elementi con le qualità che dicevano essere caratteristiche di ciascuno di essi: il fluido (l'acqua), il secco (la terra), il caldo (il fuoco), il freddo (l'aria)» (J. Lamine, 1904, p. 22). Le relazioni tra stoicismo e Astrologia sono per altro evidenti benché generalmente occultate. André Barbault scrive anche che l'origine della dottrina dei quattro elementi non risale a Ippocrate: tale dottrina risalirebbe ai pitagorici e fu promossa da un filosofo le cui relazioni con questi sembrano probabili, Empedocle di Akragas (Agrigento, V secolo A.c.). Fu un discepolo di Empedocle, Filistione, che la sviluppò attribuendo il fuoco al calore, l'aria al freddo, l'acqua all'umidità e la terra alla siccità (A. Barbault, 1992, 31), il che si accorda con le tesi stoiche. La differenza degli approcci è doppia: da un lato nella dottrina originale e presso gli stoici, ciascun elemento è collegato a una delle quattro qualità fondamentali e non a due, come fatto da André Barbault che segue le tracce della dottrina ippocratica (Acqua: fredda e umida; Aria: umida e calda; Fuoco: caldo e secco; Terra: secca e fredda); d'altra parte, se vi è un accordo relativo riguardo al Fuoco e alla Terra, l'Acqua è considerata diversamente e l'Aria è agli antipodi delle due prospettive. Infine, con l'attribuire due qualità agli elementi - che diventano in tal modo meno elementari di quanto possa sembrare - si giunge a questioni simili a quelle degli scolastici durante il Medioevo, del tipo: «l'acqua è fluida al più sommo livello, oppure è piuttosto l'aria?» (J. Lamine, 1904, p. 67). E poiché la primavera è umida, l'estate calda, l'autunno secco e l'inverno freddo (A. Barbault, 1992, p. 75) in che cosa il freddo dell'inverno corrisponde all'Acqua? E il vento che è freddo in inverno e la primavera che, con la fioritura, ha bisogno di un pò d'acqua! Sarebbe allora legittimo dire che l'Acqua è al Fuoco ciò che la Terra è al Cielo (l'Aria), detto altrimenti il Fuoco è alla Terra ciò che il Cielo è all'Acqua, come una proporzione matematica si esprime tramite l'equivalenza di due rapporti, in cui alternativamente l'Acqua e la Terra costituiscono i numeratori e il Fuoco ed il Cielo i denominatori. Secondo la logica zodiacale, si profila in tal modo una catena di proporzioni che possiamo immaginare svolta in spirale. Abbiamo così: Prima proposizione: successione delle stagioni ACQUA/FUOCO = TERRA/ARIA (Ac/F = T/Ar) Primavera/Estate = Autunno/Inverno Seconda proposizione: successione dei segni FUOCO/TERRA = ARIA/ACQUA (F/T = Ar/Ac) 2.1. Ariete/Toro = Gemelli/Cancro 2.2. Leone/Vergine = Bilancia/Scorpione 2.3. Sagittario/Capricorno = Acquario/Pesci Sono queste due proposizioni che corrispondono a quel che i pitagorici chiamarono una proporzione geometrica (a/b = e/d). La seconda, dovuta alla «possibilità di sostituzione dei rapporti» che Platone evoca nel Timeo, dà una serie in quattro tempi che si svolge secondo tre movimenti il cui primo è in latino: Aries/Taurus = Gemini/Cancer
(in cui i segni Maschili formano un polo e i segni Femminili ne formano un altro), cosa che non è sorprendente poiché si tratta delle leggi - elementari se vi è bisogno di precisarlo - della biologia molecolare. (3) Gli scienziati moderni, a suon di riduzionismi successivi, hanno ben finito per ritrovare tali leggi con i loro microscopi! Il che dimostra che il macrocosmo si riflette nel microcosmo e che se il telescopio conforta l'astrologo, il microscopio non è da meno ... Ma la cosa più notevole sta nel fatto che è l'elemento complementare a quello dominante a incominciare ogni stagione: la primavera, umida, comincia con un segno di Fuoco (Ariete); l'estate, calda, è introdotta da un segno d'Acqua (Cancro); l'autunno, secco, inizia con un segno d'Aria (Bilancia); e l'inverno, freddo, è scandito da un segno di Terra (Capricorno). Pure ciò può essere ammesso: ogni soggetto non può esistere che rispetto a un oggetto che ne attesti l'esistenza (da ex-sistere: essere messo al di fuori di), tale oggetto essendo per definizione opposto (non essendo ciò che il soggetto è); ciascuna stagione non può quindi iniziare che con il suo principio contrario. Da questo punto di vista la logica zodiacale è coerente: la sequenza delle stagioni si ritrova nell'ordine dei segni. Tuttavia la prima proposizione comincia con l'Acqua della primavera e finisce con l'Aria dell'inverno, mentre la seconda comincia con un segno di Fuoco per finire con un segno d'Acqua: sebbene la sequenza sia strutturalmente la stessa, l'ordine di partenza è diverso. In realtà, ciò che appare per ultimo nell'ordine di successione dei fatti zodiacali (l'Acqua) è quel che si presenta dal punto di vista strutturale, quello delle quattro stagioni, come il più fondamentale, originario per eccellenza. Alcuni astrologi predicano un attaccamento fedele ai dati astronomici; altri sembrano nostalgici dell'unione con la medicina. Dopo essersi penosamente sradicata dalle scienze che ha largamente contribuito a costituire e aver servito i vari poteri, l'Astrologia dovrebbe forse sottomettersi all'ordine dei medici? Il sapere astrologico (nel testo originale: astrologique), troppo anziano per sperare sopravvivere a una tale operazione, sarebbe in tal modo votato ad una «sorte alogica» (sort alogique), cosa per lo meno paradossale ma che si accorda con il miscuglio degli elementi.
NOTE:
(1) Restano a questo proposito alcuni errori: quello dovuto alla mano maligna che ha so- stituito un 9 con un 8 (1830 invece di 1930) nel libro di Yves Haumont (1988), il che fa retrogradare la scoperta di Plutone di cent'anni; quello commesso da Henri-J. Gou- chon (1992): Plutone non fu scoperto da Lowell, che ne calcolò l'orbita in base alle perturbazioni residue del movimento di Urano, poiché egli morì quindici anni prima della localizzazione del pianeta. Lo stesso errore è fatto da Bernard Crozier (1987, p. 83) che aggiunge che Lowell «ha scattato le prime fotografie che hanno permesso di identificare Plutone» (le ha forse prese dalla sua tomba?! N.B. In francese tomba, tom- beau, si pronuncia allo stesso modo di Tombaugh). Werner Hirsig, che resta nel vago, è in fin dei conti il più preciso: secondo lui il pianeta fu «scoperto ... dall'osservatorio di LOWELL» (1983, p. 57); è vero che Tombaugh fotografò Plutone dall'osservatorio che lo stesso Lowell aveva fondato e che porta il suo nome.
(2) Bisogna forse tralasciare la questione che alcuni si pongono, assimilando il nero della Luna alla razza nera, il giallo di Saturno alla razza gialla e il bianco di Giove alla raz- za bianca (che onore ... ), essi sono tuttavia in difficoltà con il rosso di Marte, il che li spinge a evocare una «ipotesi seducente» di un uomo rosso scomparso per far posto a una seconda generazione che produsse le tre razze citate ... Come hanno fatto a non pensare ai Pellerossa!?
(3) Si tratta di un ammicco alla biologia molecolare: il DNA è composto da quattro basi di- vise in due gruppi, le purine (Adenina e Guanina) e le pirimidine (Citosina e Timina), che si accoppiano nelle catene molecolari (A con T e C con G).
BIBLIOGRAFIA:
Barbault, André: L'univers astrologique des quatre éléments. Ed. Tradi- tionnelles. Paris. 1992.
Crozier, Bernard: Le fil d'Ariane. Ed. Traditionne11es. Paris. 1987. Gouchon, Henri-L: Dictionnaire astrologique. Ed. Dervy. Collo La Roue
Céleste. Paris, 1992. Tradotto in italiano sotto il titolo: Dizionario di Astrologia. Armenia editore. Milano. 1980.
Haumont, Yves: La langue astrologique. Collection Zénith. Lyon. 1988. Hirsig, Werner: Manuel d'astrologie. Ed. Sélect/de Mortagne. Québec. 1983.
Lamine, Jacques: Les quatre éléments. Hayez. Bruxelles. 1904.
Verdet, Jean-Pierre: Herschel, Le Verrier: Les ruses de la découverte. Ciel et Espace. N° spécial: L'histoire cachée de l'astronomie. Paris. 6-7-8 1993. 54-58.
Michael Mandi è nato il 3 aprile 1965 alle ore 5,25 (4,25 GMT), a Va- rese. Ha scoperto l'Astrologia all'età di 13 anni e, da allora, non ha cessa- to di studiarla: Residente in Belgio, è laureato in Psicologia all'UCL. Col- labora alle riviste astrologiche belghe, Infosophia e Quintile.
Michael Mandi
Questo articolo è stato pubblicato in Infosophia n. 29. È stato tradot- to in Italiano dall'autore
Fonte: http://www.almugea.it/Articoli/LinguaggioAstrale/Essenza%20e%20senso%20dell'Astrologia.pdf
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