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Passando alla civiltà degli antichi Romani si osserva che questi fissarono la loro cronologia a partire dalla fondazione di Roma che avvenne secondo Varrone nel 753 a.C. (ab Urbe Condita ).
Si ricorda che per i romani la parola Calendario derivava da Kalendae, termine che indicava a quei tempi il primo giorno del mese. L'Anno Romano primitivo (Anno Romuleo) comprendeva 304 giorni ed era suddiviso in 10 mesi (4 mesi di 31 giorni e 6 mesi di 30 giorni). Chiaramente questo calendario non poteva essere utilizzato per seguire le varie fasi dell'agricoltura. Nel giro di appena due anni diventò evidente a tutti lo sfasamento del clima con le date di inizio delle stagioni. Alla luce di questi fatti nel 700 a.C. circa, durante il regno di Numa Pompilio (715-673 a.C.), il calendario venne associato al moto della Luna, per cui l’anno fu portato a 355 giorni e diviso in 12 mesi che cominciavano con la Luna Nuova e che avevano il seguente significato:
Martius (31 g.), dedicato a Marte, dio della guerra
Aprilis (29 g.), da aperire, dedicato all'agricoltura ( mese in cui si aprono le gemme)
Maius (31 g ), dedicato a Maia
Junius (29 g.), dedicato a Giunone, regina dei Romani
Quintilis (31 g,), da quintus, quinto mese
Sextilis (29 g.), da sextus, sesto
September (29 g.), da septem, sette
October (31 g.), da octo, otto
November (29 g.), da novem, nove
December (29 g.), da decem, dieci
Januarius (29 g.), dedicato Janus, Giano
Februarius (28 g.), dedicato a Februus, il dio dei morti.
Ogni mese era costituito da 3 parti:
le Calende che rappresentavano il 1° giorno del mese
le None il 5° giorno [mese di 29 giorni] o 7° giorno [mese di 31 giorni] del mese,
le Idi il 13° giorno [mese di 29 giorni] o 15° giorno [mese di 31 giorni] del mese.
Dalle Calende alle None: le date venivano espresse dal numero di giorni che dovevano trascorrere prima di arrivare alle None;
Dalle None alle Idi: date espresse dal numero di giorni che dovevano trascorrere prima di arrivare alle Idi;
Dopo le Idi: date espresse dal numero di giorni che dovevano trascorrere fino alle calende del mese successivo.
Inoltre, il giorno che precedeva le Calende, le None o le Idi si chiamava Vigilia. L'Antivigilia, invece di portare il nome di secondo giorno prima delle Calende, delle None o delle Idi , si chiamava terzo giorno prima delle Calende, delle None o delle Idi rispettivamente, e così di seguito con un errore costante di un'unità. Per esempio, l'11 gennaio era il 3° giorno prima delle Idi di gennaio (13 gennaio).
Per tentare di far coincidere questo calendario con le stagioni, ogni due anni, prima del 23 febbraio o dopo il 24, i pontefici aggiungevano un mese intercalare di 23 o di 22 giorni, detto Mercedonius (mese Mercedario). Al termine di questo mese, continuava il computo dei giorni di febbraio.Questo mese portava la durata media dell'anno del calendario a 366 giorni.
Il giorno per gli antichi romani si divideva in ore: tertia, sexta, nona, duodecima, mentre la notte si divideva in ore vigiliae, mentre la settimana durava 8 giorni, il cui primo giorno, chiamato novendinae o nundina, era il giorno del mercato.
I Romani si rivelarono, comunque, incapaci di far coincidere l'anno civile con le stagioni. Dopo vari tentativi di aggiustamento, il collegio dei pontefici ottenne di diritto di conferire al mese intercalare una lunghezza che si adattasse alle circostanze. Il calendario diventò allora un mezzo di corruzione e di frode. Abusando del proprio potere, i pontefici allungavano o accorciavano l'anno a seconda che volessero favorire o meno i consoli al potere o i loro successori. Si imponeva la necessità di una riforma.
Fonte: http://www.oato.inaf.it/astrometry/papers/IntRep/02_66_Moti_Terra.doc
Sito web da visitare: http://www.oato.inaf.it/
Autore del testo: R. Pannunzio
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