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CHE FAI TU, LUNA, IN CIEL ?
Introduzione
Lo stimolo per voler scrivere qualcosa sugli effetti che la Luna esercita sull’uomo e sulla sua vita l’avevo forse in fase latente già da molto tempo, ma la spinta finale mi è venuta a seguito di discussioni avute con vari amici produttori di vino delle Langhe e del Roero. Le domande ricorrenti vertevano quasi sempre sulla veridicità degli stretti legami che sembrano esistere tra la Luna e le pratiche di vigna e cantina. Esse nascondevano quasi sempre convinzioni profondamente radicate e probabilmente si aspettavano risposte confortanti su almeno qualcuno degli aspetti di un legame antico come l’uomo, che abbraccia campi ben più vasti di quello puramente agricolo. Oltretutto mi accorgevo che stava prendendo sempre più piede l’interesse verso la cosiddetta agricoltura biodinamica, un complesso miscuglio di rispetto verso la Natura e di ipotetiche forze cosmiche trascendenti. Essendo io, volente o nolente, uno scienziato e per di più un astronomo, ho fornito, quasi automaticamente, risposte e commenti piuttosto scettici, cercando forse di archiviare troppo in fretta un problema molto interessante ed articolato. Devo ammettere che questo tipo di reazione non aiuta certo a far luce sui fatti. Ho quindi sentito il dovere di iniziare una ricerca più approfondita sull’argomento, raccogliendo e leggendo moltissimo materiale, facendo confronti, cercando correlazioni. Ho sinceramente cercato di affrontare il problema liberandomi completamente dai pregiudizi che potevano derivare dalla mia professione.
Alla fine mi sono fatto ovviamente una convinzione personale, che mi ha chiarito dubbi, rafforzato convinzioni, e aperto qualche interrogativo. Mi ha anche permesso di evidenziare tutta una serie di affermazioni, se non proprio sbagliate almeno confuse, che normalmente vengono usate, sia in buona che in malafede, per avvalorare certe teorie e stimolarne l’applicazione.
Sicuramente ho imparato molto e le pagine che seguono vogliono solo cercare di divulgare quanto ho appreso. Non vogliono cercare di convincere nessuno, ma solo di aiutare gli altri, per quanto è possibile, ad avere una più chiara e completa visione dei fatti, prima di giungere ad affrettate conclusioni. Non ho nemmeno voluto riportare elenchi di nomi e di documenti pro e contro, perché sarebbe stato estremamente noioso e perché non era mia intenzione scrivere un trattato serioso e didattico. Ho voluto solo fare una chiacchierata “scritta”, rilassante e senza pretese particolari.
Posso però assicurarvi che le affermazioni riportate si sono basate solo su dati reali e su analisi fatte con metodologie rispondenti ai principi di una vera ricerca scientifica: parola di astronomo! Nulla vorrei inoltre togliere alla nostra sorella Luna, al suo romantico aspetto ed alla sublime poesia che ha sempre saputo stimolare. Lo stesso titolo, che riprende il celebre verso iniziale del Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, del sommo poeta Giacomo Leopardi, è un chiaro segno di ammirazione. Ma chi volesse cogliere questa occasione per tornare a leggere quella meravigliosa poesia, troverà quasi immediatamente, dopo pochi versi, un esempio lampante di magia simpatica ( …somiglia alla tua vita/ la vita del pastore./ Sorge in sul primo albore;/ move la greggia oltre pel campo, e vede/ greggi, fontane ed erbe;/ poi stanco si riposa in su la sera…). La magia simpatica verrà ampiamente spiegata in seguito, ma trovarla nei versi leopardiani dimostra come l’uomo abbia sempre cercato di definire un collegamento tra la propria esistenza e l’apparente variabilità della Luna.
E’ indiscutibile il fatto che l’uomo sta vivendo su un pianeta veramente speciale. E questo non solo per l’ovvio motivo di popolare l’unico corpo del Sistema Solare che abbia raggiunto condizioni geologiche ed atmosferiche tali da garantire lo sviluppo di forme complesse di vita biologica. La Terra è unica anche perché ha un compagno di viaggio davvero fuori dal comune. Quali che siano i meccanismi fisici che lo hanno originato (cattura, collisione, ecc.), nessun altro satellite del Sistema Solare ha dimensioni così grandi se confrontato con il suo pianeta.
In realtà anche Plutone ha un satellite estremamente grande, ma il ruolo di pianeta per Plutone è oggi un argomento estremamente controverso. Esistono inoltre satelliti più grandi della nostra Luna, ma tutti questi si accompagnano a pianeti giganteschi quali Giove e Saturno. Date le dimensioni relative molto ridotte, la loro influenza sui corpi attorno a cui rivolvono sono del tutto trascurabili.
La stessa cosa non è vera per la Luna. L’evoluzione del nostro pianeta è stata profondamente segnata dalla presenza di un satellite così massiccio e lo è tuttora, sia nel bene che nel male, sempre che esista un “male” nella perfetta armonia dell’Universo. Avere un compagno così grande e così vicino implica un fenomeno molto comune nell’Universo, ossia quello della marea. Daremo una spiegazione più articolata di cosa siano le forze di marea in un altro capitolo. Per adesso ci basti ricordare che sono proprio queste ad avere originato in modo catastrofico gli anelli di Saturno e ad avere acceso i vulcani di Io (il più vicino dei grandi satelliti di Giove). Anche la Terra subisce contraccolpi notevoli. Primo fra tutti le marea oceanica, ossia il periodico sollevarsi ed abbassarsi del livello marino che, in prossimità delle zone costiere, assume a volte caratteristiche molto spettacolari.
Le forze mareali agiscono anche sull’atmosfera terrestre, causando una lievissima variazione della pressione, che non riesce però ad incidere sulla climatologia, dominata da forze ben più importanti. Esiste anche una marea terrestre, agente sulla stessa superficie solida del pianeta, ma la sua entità è del tutto trascurabile e ben difficilmente può essere responsabile di movimenti tellurici. Diversa è invece la situazione sulla Luna, dove la marea indotta dalla Terra è così grande da causare sicuramente terremoti di una certa violenza.
Ma le forze mareali indotte dalla Luna (ed in parte minore dal Sole) agiscono anche in modo indiretto, forse meno visibile, ma non per questo meno importante. Il giorno terrestre è costretto ad allungarsi lentamente con il passare del tempo e la stessa Luna è costretta ad allontanarsi. Ciò ha, tra l’altro, contribuito a ridurre la velocità dei venti, che molte centinaia di milioni di anni fa, quando la Terra ruotava più velocemente attorno al proprio asse, erano di gran lunga più impetuosi. Le maree oceaniche hanno poi sicuramente scandito l’evoluzione della vita marina primordiale. Gli organismi costretti a vivere in un ambiente continuamente variabile (bagnato/asciutto) hanno avuto modo di selezionarsi al meglio, di evolversi con maggior tenacia e resistenza, e di prepararsi adeguatamente alla conquista delle terre emerse. Se la Luna non ci fosse, le forze di marea sarebbero notevolmente più deboli e dovute solamente al Sole (meno della metà di quelle lunari). Di conseguenza sarebbero ben più limitate anche le maree oceaniche e forse la vita marina primordiale non avrebbe mai potuto avere lo slancio necessario per popolare il pianeta, tenendo soprattutto conto che miliardi di anni fa la Luna era molto più vicina e le maree ben più importanti.
Ma gli effetti indiretti della Luna sul nostro pianeta e sulla nostra vita quotidiana sono molto più numerosi, anche se spesso molto più difficili a notarsi. Ad esempio, senza Luna non ci sarebbe stato il programma spaziale che ha portato l’uomo sul nostro satellite (la distanza troppo grande degli altri corpi celesti avrebbe forse scoraggiato o quantomeno ritardato la pianificazione delle missioni spaziali). Come immediata ricaduta di ciò, non ci sarebbe stato forse lo sviluppo di tutte quelle micro-tecnologie che oggi governano la nostra vita quotidiana, dal computer al telefono cellulare. Pensiamo poi ad una notte illuminata solo da stelle. Sicuramente un grande vantaggio per gli astronomi, che spesso vedono nella Luna una fastidiosa luce parassita, o per gli animali predatori notturni che si affidano solo al loro fiuto e/o udito per scovare le prede. Ma anche una grande perdita per la poesia che ha sempre avuto nella Luna, con i suoi cangianti colori e dimensioni, uno splendido spunto romantico.
Più in generale, si può dire che la luce della Luna influisca sulla nostra vita soprattutto in relazione alla sfera emotiva, ma ben poco da un punto di vista fisico. L’unico effetto che è in grado di produrre è un debole fototropismo su alcune piante, nettamente inferiore ovviamente a quello dovuto alla luce solare o alle luci artificiali. Ricordo che per fototropismo si intende la curvatura di una pianta verso uno stimolo luminoso esterno. E’ poi ancora in fase di accertamento la possibilità che la differenza di luce tra Luna Piena e Luna Nuova possa causare una lievissima variazione di temperatura, dell’ordine di pochi centesimi di grado. Ovviamente ben poca cosa se paragonata alla variazione di temperatura collegata alla copertura più o meno ampia del cielo da parte dei sistemi nuvolosi. Concludendo, marea soprattutto ed in minima parte luce: null’altro da un punto di vista scientifico può creare qualche effetto significativo sulla Terra e sui suoi abitanti.
Ma allora perché la Luna riveste tanta importanza nella cultura umana fin dai tempi più remoti e perché le si attribuisco poteri eccezionali su tutta l’ecosistema biologico, uomo compreso ?
3. Il dominio della Luna
In moltissimi campi in cui ci si voglia addentrare (medicina, agricoltura, criminologia, biologia, climatologia, ecc.) la Luna sembra sempre giocare un ruolo essenziale. Chiunque venisse interrogato a riguardo saprebbe fornire alcuni validi esempi. Il ciclo mestruale della donna segue perfettamente il mese lunare; la semina e la potatura delle piante, la raccolta dei funghi, l’epoca di imbottigliamento del vino sono strettamente legati alle fasi lunari; il numero delle nascite rispecchia la maggiore o minore luminosità del nostro satellite; la criminalità, il numero dei suicidi, l’epilessia hanno anch’essi strettissimi legami con le fasi lunari; perfino la crescita dei capelli non ne è immune. E chi più ne ha più ne metta. E queste certezze sono conosciute fin dagli albori dell’uomo. Sono considerate evidenze sotto gli occhi di tutti, facilmente verificabili (almeno così si dice, ma ci torneremo in seguito….). Molti detti di largo uso riflettono queste convinzioni: essere lunatici, avere la luna storta, avere il mal della luna (epilessia), ecc. Come mai questa fondamentale importanza della Luna sulla stragrande maggioranza degli eventi che ci circondano?
Per poter rispondere dobbiamo tornare all’uomo primitivo che poco alla volta iniziava a guardarsi intorno con crescente spirito di osservazione e crescente consapevolezza della sua esistenza in una Natura ancora per molti versi sconosciuta. Alcuni fenomeni erano sicuramente più sconvolgenti di altri. Primo fra tutti l’alternarsi del giorno e della notte, accompagnato dalla comparsa e dalla scomparsa di un’enorme sfera luminosa nel cielo, il Sole. Vero padrone della vita del nostro pianeta, ne scandiva le fasi di crescita e di sviluppo con un ritmo preciso e continuo, in apparenza immutabile. E’ ovvio quindi a tutti come tale entità sia diventata subito oggetto di culto, sicurezza e protezione.
Nel contempo, un altro oggetto luminoso appariva e scompariva nel cielo, ma con forma sempre cangiante: la Luna. Complice benigna dell’uomo nelle sue cacce notturne e nelle sue difese dagli animali predatori, portava però con sé l’essenza della variabilità e del cambiamento, un concetto sicuramente più complesso e meno controllabile. Alla sua influenza furono allora assegnati tutti quegli eventi terreni che comportavano cicli di crescita e di decadimento. Teniamo infatti ben presente che fin dai primordi la crescente razionalità dell’uomo ha sempre cercato di collegare tra loro fenomeni diversi, invocando una ragione, o quantomeno costruendosene una propria, per dare spiegazione a tutto ciò che si manifestava intorno a lui. E’ proprio questa capacità e volontà di logica e di razionalità la vera differenza tra l’uomo e gli animali, anche superiori.
Incapace però di trovare molto spesso risposte adeguate alla stragrande maggioranza dei misteri della Natura e non essendo ancora in grado di adattarli ai propri scopi materiali, l’uomo primitivo cercò di accattivarseli, di renderseli propizi con riti, cerimonie, danze, pitture, ecc. Nacque così la cosiddetta magia simpatica, di cui ho già accennato e che tanta parte ha avuto nella cultura dell’uomo attraverso i millenni. Ancora oggi si può trovarne applicazioni nei popoli più primitivi. Essa si basa sul principio: il simile produce il simile, per cui è necessario compiere una serie di azioni miranti ad imitare il risultato che si cerca di ottenere. La rappresentazione della cattura di un animale attraverso disegni, danze o azioni mimate, aiuterà certamente le Entità superiori ad accontentare le nostre richieste. Come logica conseguenza, l’uomo primitivo cercò anche di dare risalto ad ogni possibile somiglianza tra avvenimenti della propria esistenza e fenomeni esterni a lui ben superiori ed incontrollabili. La somiglianza rendeva magico e superiore anche l’evento stesso che l’uomo stava vivendo, conferendogli la sacralità di un rito. Tra questi ne esisteva già uno importantissimo e misterioso che si ripeteva continuamente sotto gli occhi di tutti, rispondendo perfettamente ai principi della magia simpatica: la gestazione e la nascita di una nuova creatura. Al pari delle fasi lunari (nuova, crescente, piena, calante) anche il ventre della donna subiva un cambiamento prima di dare alla luce una nuova vita. Naturalissimo ed ovvio quindi il collegamento della fertilità femminile con il nostro satellite.
In tutte le culture sviluppatesi nel mondo questa simbiosi tra fertilità e Luna ebbe sempre un ruolo fondamentale. Anzi si cercò di generalizzarla il più possibile, instaurando la regola base che tutto ciò che deve crescere e svilupparsi deve essere fatto in Luna crescente e tutto ciò che deve arrestarsi e morire deve essere fatto in Luna calante. Venne naturale quindi associare a questo principio la semina, i trapianti, la potatura, il taglio degli alberi, ecc. Un bellissimo collegamento, una splendida visione legata alle culture arcaiche, ma, come tutte le antiche credenze e superstizioni, destinato forse a scomparire lentamente col tempo e con l’affermarsi impetuoso delle scienze esatte e della tecnologia.
Invece questa visione quasi magica del rapporto tra uomo e Luna rimase e rimane tuttora estremamente radicata in qualsiasi strato sociale e culturale, acquistando anzi una ben più complessa articolazione, e stimolando vere e proprie correnti di pensiero.
Come mai tutto questo? La risposta più ovvia sembrerebbe : perché si basa su una verità scientifica, forse non ancora spiegata, ma sicuramente valida. In realtà il problema è più complicato e degno di un’analisi ben più attenta. La sua longevità e complessità si basa sicuramente in parte su alcune coincidenze (fortunate o sfortunate, a seconda dei punti di vista) ed in parte su alcune analogie con gli effetti veramente scientifici dovuti alla Luna. Cercherò nel seguito di affrontare questa problematica con il massimo rigore, ma anche di evidenziare senza preconcetti il pro ed il contro delle teorie che si sono sviluppate a riguardo.
3. Eventi e cause
Quanto cercherò di esprimere in questo capitolo risulterà forse un poco noioso e sembrerà estraneo al problema della Luna e delle sue influenze. Invito però il lettore a fare un piccolo sforzo di concentrazione, perché solo così avrà a disposizione le basi per valutare correttamente la problematica che ci interessa.
Tutto ciò che capita attorno a noi, dai più piccoli avvenimenti fino agli sconvolgimenti più violenti, rappresenta l’insieme degli eventi. La storia dell’intero Universo è una serie ininterrotta di eventi che si susseguono costantemente. Mentre a volte è relativamente facile prendere coscienza degli eventi, saperli riconoscere, ipotizzarne di nuovi, è sempre molto più difficile dimostrarne l’evidenza e spiegarne le cause. La ricerca scientifica ha come scopo proprio questo: riconoscere un evento, accertarne l’evidenza e cercare poi una spiegazione che sia in grado di riprodurlo.
Molto spesso la Scienza si è fermata, e si ferma tuttora, al primo o al secondo passo. E’ magari in grado di riconoscere un evento e di accertarne l’evidenza, ma non di fornirne una spiegazione plausibile. Ad esempio, le comete pur essendo ben conosciute da svariati secoli (anche Giotto ne rappresentò una molto realistica nei suoi affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova), vennero per molto tempo pensate come fenomeni puramente atmosferici. La caduta di un fulmine, la pioggia, il rombo di un tuono, il terremoto, e così via, sono eventi molto ben conosciuti da chiunque (ossia se ne ha una chiara evidenza), ma in linea teorica potremmo benissimo non averli ancora spiegati. Ribadiamo quindi che il primo passo per comprendere ciò che ci sta attorno è quello di accertare la veridicità di un evento. Solo dopo si potrà cercare di fornirne una spiegazione razionale. Fornire spiegazioni prima di avere un’assoluta conferma di un fenomeno è scienza fasulla, e non ha mai portato né mai porterà ad alcun miglioramento della nostra esistenza. Né tanto meno è corretto sentirsi liberi di formulare ipotesi strampalate per spiegare eventi non ancora sufficientemente provati.
Spesso però accertare un evento non è cosa da poco e necessita di un bagaglio scientifico non indifferente. Prendiamo come esempio il gioco della roulettee delle puntate sul rossoe sul nero. Sappiamo oggi benissimo che la probabilità che esca uno o l’altro dei due colori è esattamente la stessa. Ma per accertare questa affermazione (evento), all’apparenza semplice ed ovvia, è stato necessario applicare il metodo statistico. Esso non solo ci ha dimostrato l’evidenza dell’evento, ma ci ha anche permesso di valutare quanto esso resti valido al cambiare delle condizioni e quale margine di errore ci si possa aspettare. Ad esempio, se si punta una decina di volte (un numero molto limitato) si potrebbe ottenere un risultato in antitesi con le aspettative. Addirittura non è impossibile che esca dieci volte su dieci il rosso o il nero. Ma ciò non vuol dire che l’affermazione sulla parità della probabilità sia errata. Se facessimo, infatti, un milione di puntate, otterremmo un numero di rossi e di neri quasi perfettamente uguali. Questo è un esempio banale, ma può estendersi facilmente a problemi ben più complessi come le previsioni del tempo o il rischio che un meteorite ci cada sulla testa. Valutare l’evidenza statistica di un fenomeno, stabilirne il margine di errore ed evidenziare le condizioni al contorno che possono alterarne il risultato, sono passi essenziali che devono essere compiuti prima di accettare un evento come reale. Ad esempio, se la roulette avesse un difetto meccanico intrinseco (magari voluto…..), l’evento atteso potrebbe non verificarsi, senza ledere la legge statistica che lo governa.
In modo analogo si deve stare molto attenti a collegare due fenomeni distinti e ad assumere immediatamente tra loro una relazione di causa-effetto. Il tuono segue il lampo. Questo è un esempio corretto di causa-effetto. Un certo evento capita solo quando ne capita un altro. Ma, a volte, senza una spiegazione scientifica che li colleghi o con un’applicazione errata del metodo statistico, non è facile stabilire questo legame e si rischia di commettere errori grossolani. Ad esempio, se facessimo una ricerca molto dettagliata e globale sugli spettatori dei cinematografi e sulla vendita di ombrelli, ci renderemmo conto di uno stretto collegamento tra i due fenomeni che ci potrebbe portare a questa affermazione : la vendita degli ombrelli cresce ogni volta che aumenta il numero di spettatori al cinema. Automaticamente, i negozianti di ombrelli potrebbero allora pensare di investire notevoli risorse per stimolare le persone ad andare al cinema, aspettandosi un ritorno considerevole nell’incremento delle vendite. Nulla di più sbagliato. Un terzo fenomeno, non tenuto debitamente in considerazione, è in realtà la causa di entrambi gli eventi: un periodo di pioggia prolungato!
Associare due eventi, senza applicare correttamente il metodo statistico e senza considerare le condizioni esterne, può portare a conclusioni assurde e magari stimolare strampalate teorie esplicative prive di qualsiasi fondamento reale.
Un altro fatto che non aiuta certo nella valutazione critica di ipotesi create appositamente per spiegare fenomeni misteriosi o presunti tali, è la nostra propensione verso una cultura di tipo umanistico. Siamo sicuramente più preparati ad accorgerci di strafalcioni grammaticali o storici, che non a cogliere assurdità di tipo scientifico. Se un presunto Professore X ci volesse convincere che è stato Napoleone a far crocifiggere Gesù o che il Colosseo è stato costruito per far atterrare un’astronave marziana, quasi nessuno accetterebbe le sue farneticazioni. Ma se lo stesso Professor X (meglio se americano ….) ci parlasse di energia positiva, di nodi geopatogeni, di magnetismo negativo, di gravitazione psichica, otterrebbe certamente maggiore considerazione. I nostri strumenti culturali di analisi si rivelano validi per quanto concerne la sfera storica, ma molto meno per quanto riguarda quella scientifica. Qualora l’ormai “famoso” Professor X utilizzasse parole come biometro, frequenza, risonanza, irraggiamento, energie attive, ecc., l’uomo medio avrebbe immediatamente la sensazione che si parli veramente in termini scientifici e sarebbe propenso ad accettare la teoria che ne faccia largo uso, anche se in modo scientificamente sgrammaticato e incoerente.
Possiamo ora riassumere alcuni tra i maggiori problemi che possono causare visioni distorte della realtà dei fatti o la proliferazione di teorie pseudo-scientifiche del tutto assurde:
4. Analogie e coincidenze
Quanto detto precedentemente trova la sua più immediata applicazione nell’astrologia. Eventi non verificati o accertati solo a livello emotivo (e non certo mediante analisi e metodi statistici corretti) vengono proposti come reali ed assodati. Fenomeni completamente diversi, quali da un lato avere certe caratteristiche comportamentali e dall’altro la presenza o no in cielo di certi corpi celesti in un dato momento della propria esistenza, vengono collegate da relazioni del tipo causa-effetto (se avviene questo allora deve avvenire quest’altro). L’uso di termini solo apparentemente “scientifici” autorizza l’applicazione arbitraria di leggi fisiche reali a situazioni che ne sono sicuramente immuni. Ecc., ecc. ecc.
Torniamo alla Luna, problema sicuramente più interessante e complesso. Ci siamo ormai creati un bagaglio abbastanza ampio per poter valutare con attenzione critica la veridicità o meno dei vari effetti lunari esercitati sul biosistema terrestre. Da un lato si è visto come la Luna abbia sicuramente suggestionato e scandito la vita degli uomini a causa della sua continua variabilità ed a causa di certe analogie con eventi importantissimi della vita dell’uomo, primo fra tutti la gestazione e la nascita di una nuova vita. Dall’altro abbiamo anche visto però quanto sia pericoloso dare come accertato un evento, senza prima averlo verificato con metodi statistici rigorosi. E abbiamo altresì visto come l’uomo sia facilmente influenzabile dai termini di carattere scientifico usati per avvalorare teorie prive di qualsiasi fondamento.
Esistono però anche altri fattori che hanno spinto la Luna ad avere un ruolo unico nella storia dell’umanità e che anzi hanno stimolato la crescita di teorie sempre più sofisticate a sostegno di credenze e suggestioni pluri-secolari. Innanzitutto una coincidenza importantissima: la durata del ciclo mestruale femminile, in perfetta sintonia con il mese lunare. Se questo fatto si unisce al già citato esempio spontaneo di magia simpatica che paragona la gestazione con le fasi lunari, il collegamento Luna-donna sembra essere al di sopra di ogni sospetto. Ed è quindi ovvio che su questa apparente evidenza si siano poi inserite teorie esplicative di varia natura e complessità, basate su interpretazioni approssimative degli effetti scientifici reali del nostro satellite (maree e luminosità variabile). Tuttavia, analisi statistiche accurate hanno dimostrato che il ciclo medio femminile è di 28 giorni, con una grande variabilità che va da un minimo di circa 20 ad un massimo di circa 50 giorni. Il mese lunare è invece di 29 giorni e mezzo. La perfetta coincidenza salta del tutto e la somiglianza tra ciclo mestruale e mese lunare appare del tutto casuale
Inoltre, nessuna delle scimmie da cui ha avuto origine l’uomo ha un ciclo mestruale simile al nostro. Lo scimpanzé ad esempio, forse il primate a noi più vicino, ha un ciclo di 35 giorni. Ma i numeri differiscono molto per gli altri animali: 5 giorni per i topi, 17 per le pecore, 21 per le mucche, ecc. Se la somiglianza fosse realmente un qualcosa di “fisico”, perché solo l’essere umano dovrebbe avere una stretta concordanza con la Luna ?
Forse tutto ciò non è scientifico, ma solo psicologico ( ossia la donna si è uniformata inconsciamente con l’oggetto celeste verso cui tutto sembrava paragonarla ). In realtà però esiste un altro animale con un ciclo uguale a quello della donna: l’opossum, che, simile al tasso, è l’unico marsupiale esistente nel Nord America.
Ora, mentre tutti sarebbero disposti a credere che tra opossum e fasi lunari ci sia solo una mera coincidenza, quanti accetterebbero la stessa “squallida” e poco romantica spiegazione per la donna ? Certo nessuno potrebbe pensare mai che l’opossum abbia subito un condizionamento psicologico….
Tutto ciò non può che farci pensare che qualsiasi collegamento reale tra donna e Luna sia del tutto fortuito.
La coincidenza tra ciclo femminile e mese lunare ha però stimolato l’utilizzo degli effetti “reali” della Luna per spiegare un’evidenza solo apparente. Alcuni, ad esempio, hanno portato come prova, a sostegno dello stretto legame tra donna e Luna, esempi lampanti di altri animali che subiscono effetti lunari scientificamente verificati.
Questi animali, di tipo inferiore, sono però tutti marini e sviluppatisi in ambienti costieri, ossia dove l’alternarsi delle maree, come già sottolineato, ha da sempre scandito l’evoluzione biologica. Depositare le uova, accoppiarsi, nutrirsi, ecc. dipendono per essi chiaramente dalle condizioni ambientali e devono aver luogo nel momento più adatto e più sicuro per la conservazione della specie. In questo caso il processo è spiegabile scientificamente proprio con uno degli effetti riconosciuti alla Luna: la marea oceanica.
Concludendo, mentre è indubbio (e poco “magico”) affermare che l’uomo abbia da sempre usato le fasi ed il mese lunare per scandire il proprio tempo (calendario), non è altrettanto vero che un calendario biologico lunare controlli il ciclo femminile. Anzi, è facilmente dimostrabile come la citata analogia sia errata (28 giorni invece di 29,5) e comunque frutto di pura coincidenza (perché gli altri animali no, e la donna e l’opossum si ?). Siamo di fronte al classico esempio di un’evidenza fortemente creduta e voluta, ma scarsamente verificata, sulla quale è stato poi facile ricamare tutta una serie di teorie pseudo-scientifiche.
5. Dalla magia alla scienza il passo è breve
Abbiamo già visto in precedenza come la magia simpatica abbia influenzato la credenza generale che tutto ciò che deve crescere deve essere collegato alla Luna crescente e tutto ciò che deve arrestarsi o morire deve essere collegato alla Luna calante. Un retaggio antico, primordiale che forse si sarebbe lentamente spento con l’incalzare dell’era tecnologica moderna. Ma in tempi recenti (1978) il medico Arnold Lieber soffiò sulla cenere, facendo un’affermazione all’apparenza estremamente semplice ed intuitiva, quanto estremamente errata. Basandosi sulla vita degli organismi marini di cui si diceva prima e sull’analogia tra ciclo femminile e Luna, il dottor Lieber enunciò la teoria della marea biologica, che in poche parole recita così: la Terra è composta per il 70-80 per cento di acqua e subisce notoriamente l’effetto della marea. Il corpo umano è formato anch’esso da circa il 70-80 per cento di acqua: è logico quindi che subisca in modo analogo un effetto di marea.
Ovviamente, essendo uno studioso ed un medico, fu molto facile per lui esprimere la teoria per mezzo di innumerevoli termini tecnici che non potevano non colpire e suggestionare l’opinione pubblica. In fondo veniva confermata “scientificamente” un’antica e primordiale credenza. Il dottor Lieber citava tra l’altro innumerevoli ricerche fatte sul comportamento umano in relazione alle fasi lunari, presentando statistiche sul numero di incidenti, di crimini, di nascite, ecc., tutte strettamente legate a particolari configurazioni del nostro satellite. Non voglio certo mettere in dubbio la buona fede del dottor Lieber, ma è pur vero che inciampò proprio in tutti e tre i problemi descritti nel terzo capitolo. Si basò, infatti, su dati statistici non controllati, passò immediatamente alla formulazione di una teoria “scientifica”, la condì infine con paroloni tecnici e complicati di grande effetto sul lettore.
Tuttavia, per smantellare la sua teoria basta fare alcune semplici considerazioni. Innanzitutto bisogna ricordare che la marea agisce sulle masse d’acqua del nostro pianeta, causando effetti talvolta macroscopici, solo perché le loro dimensioni sono enormi e agiscono come moltiplicatore di un effetto altrimenti impercettibile. Negli oceani anche un minimo sollevamento può causare correnti di massa liquida che, dove ci siano particolari condizioni costiere, sono in grado di produrre sollevamenti di acqua considerevoli. Non esiste invece alcun effetto di marea in un piccolo lago o in una tinozza d’acqua, né tanto meno può esserci nel corpo umano, dove l’acqua è combinata con altre sostanze ed è intrappolata all’interno, mentre sulla Terra è quasi completamente in superficie.
Oltretutto, la marea altro non è che un effetto legato alla forza gravitazionale, secondo cui ogni corpo subisce l’attrazione di un qualsiasi altro corpo. Ciò vuol dire che un oggetto vicino esercita su di noi una certa forza gravitazionale (e analogamente noi la esercitiamo su di esso). Non ce ne rendiamo conto solo perché quella esercitata dalla Terra è incredibilmente più grande. Come conseguenza qualsiasi oggetto causa anche una forza di marea su un altro oggetto. Questa forza cresce con la massa dell’oggetto che la causa, ma diminuisce col cubo della distanza tra i due oggetti. E’ facile calcolare, ad esempio, che una mamma che tiene in braccio il suo bambino esercita su di lui una marea 12 milioni di volte superiore a quella causata sullo stesso bimbo dalla Luna . E questo soltanto perché, pur essendo molto più piccola della Luna, la mamma è enormemente più vicina. Non sarebbe allora più giusto e “scientifico” affermare che è la mamma che determina il carattere e le abitudini del proprio figlio, lasciando del tutto perdere l’influenza di Luna, stelle, pianeti ed altre cose analoghe ?
Quando poi si scende nei particolari e si passa a parlare di quegli avvenimenti che sembrano capitare più frequentemente durante la Luna Piena, si deve tener presente che la marea agisce, su qualsiasi punto della Terra, due volte al giorno e non solo una volta al mese. Durante la Luna Piena (ma anche durante la Luna Nuova) succede soltanto che la marea dovuta al Sole (poco meno della metà di quella lunare) si somma a quella dovuta alla Luna. Ne conseguono due fatti importanti: 1) non vi è una grande differenza, dal punto di vista di forza di marea, tra i periodi “normali” e quelli di plenilunio; 2) gli effetti al plenilunio sono identici a quelli che si hanno al novilunio. Non vi è quindi alcuna ragione per favorire la Luna Piena rispetto alla Luna Nuova, almeno se consideriamo solo gli effetti di marea.
Ammettendo quindi per un momento che vi siano realmente più nascite, più omicidi, più suicidi, più casi di pazzia durante la Luna Piena, questa supposta “evidenza” non può dipendere certo dagli effetti di marea, come invece pretenderebbe la supposta teoria di Lieber.
Ma anche l’evidenza stessa di certi fenomeni è oltremodo dubbia, se non completamente falsa. Non voglio perdermi a citare i tanti studi eseguiti per raccogliere prove a favore della teoria di Lieber, basti dire che riprendendo gli stessi dati ed applicando ad essi procedimenti statistici corretti, la loro validità scompare totalmente. Per procedimenti corretti si intendono quelli che abbiano eliminato dai dati tutti quei fattori esterni che possano causare anomalie sistematiche, abbiano tenuto conto delle variazioni rispetto al valor medio (ricordate l’esempio del rosso e del nero alla roulette ?), abbiano considerato solo serie di dati omogenei e continui, ecc. Ad esempio, considerando la frequenza delle nascite, si deve tener conto dei parti cesarei e della presenza periodica dei week-end, che possono influire sul numero di interventi pilotati nel corso della settimana. Questi fattori esterni si sommano ai dati reali e possono indurre variazioni sistematiche del tutto estranee (ricordiamo che le fasi lunari si ripetono ogni quattro settimane circa e questa scadenza può statisticamente sommarsi all’effetto week-end che si ha una volta a settimana).
Per meglio provare l’inconsistenza dei dati raccolti e presentati da Lieber, sono state fatte ricerche su di un numero enorme di nascite presso vari ospedali americani (anche qui non voglio tediarvi con dati e numeri) e tutte queste hanno dato esito completamente negativo. Non solo la teoria si è dimostrata inconcludente, ma anche i dati portati a suo favore.
A seguito di queste chiare evidenze, qualcuno ha allora cercato di escludere del tutto l’effetto mareale, provando invece a considerare gli effetti della Luna sul campo magnetico terrestre. La situazione è la seguente: il nostro satellite si interpone al fascio di particelle che provengono dal Sole quando c’è Luna Nuova (la Luna sta tra la Terra e il Sole), mentre è ininfluente quando c’è Luna Piena (la Luna sta dalla parte opposta del Sole rispetto alla Terra). In quest’ultima fase ci si può aspettare un maggior numero di particelle caricate positivamente, che sono pensate sfavorire certi stati d’animo umani. Tuttavia, facendo i conti, si è visto che il loro effetto è enormemente più piccolo di quello dovuto all’aria condizionata, all’inquinamento, ai campi magnetici indotti, ecc.
Non resta allora che considerare la quantità di luce che giunge sulla Terra durante la Luna Piena. Ma anche qui il discorso perde di significato. La luce artificiale è di gran lunga più importante della luce lunare, per non parlare della differenza tra un cielo coperto ed una notte serena. Se fosse la luce della Luna Piena a causare l’aumento della criminalità o delle nascite, ci dovrebbe essere a maggior ragione uno stretto collegamento anche con le zone più o meno luminose o con le condizioni meteorologiche.
Malgrado tutto ciò, i più tenaci continueranno certamente a dire: può anche darsi che non si sia ancora trovata la spiegazione o che certi dati siano risultati poco significativi, ma un amico medico e/o un’ amica infermiera mi hanno assicurato che con la Luna Piena si nasce di più.
Fermo restando che anche in questo caso bisognerebbe valutare bene i parti cesarei (che tendono ad evitare per ovvie ragioni i periodi di week-end) ed altri fattori che possono alterare l’insieme dei dati, è importante non trascurare l’effetto selettivo della nostra memoria: il nostro cervello tende a ricordare meglio ciò che capita sotto certe condizioni, soprattutto se queste condizioni sono consciamente o inconsciamente considerate favorevoli perché quel certo fatto accada. In altre parole, se una certa notte la sala parto risultasse tragicamente intasata e nel cielo splendesse la Luna Piena, quella serata rimarrebbe più impressa nella memoria rispetto ad una nottata di pari confusione ma priva di Luna. Nello stesso modo in cui i superstiziosi tenderebbero a ricordare meglio i contrattempi avuti di venerdì 17 rispetto a quelli avuti di martedì 23, oppure un incidente avuto a causa di un gatto nero piuttosto che di un cane. E’ proprio per questo che l’accertamento della frequenza di certi fenomeni non deve essere lasciata solo alla memoria, ma deve essere comprovata da metodi statistici veramente obiettivi e riproducibili da chiunque.
E’ interessante ricordare infine come culture e società diverse tendano ad essere influenzate da avvenimenti diversi. In Italia, ad esempio, si da molto risalto agli effetti della Luna sul numero delle nascite e sull’agricoltura, mentre negli Stati Uniti si pone maggior interesse sulla pazzia, la criminalità, gli incidenti stradali, le condizioni di salute. Anche questa soggettività risulta un fattore indicativo della componente psicologica associata alle credenze sulla Luna.
Ovviamente ho cercato fino a qui di attenermi a considerazioni logiche e basate su dati scientifici ampiamente dimostrati. Nulla potrei fare o dire se qualcuno ipotizzasse l’esistenza di forze psichiche o fisiche del tutto sconosciute, che governino il legame tra uomo e Cosmo. Potrei solo affermare che creare nuove teorie è estremamente facile, mentre è molto più difficile riuscirle a provare. Non molto di più. Anche se penserei con un poco di tristezza a quanto hanno fatto, subito e sofferto molti veri scienziati nel corso dei millenni, nel tentativo di darci una visione coerente della Natura. Inviterei anche a riflettere su come l’innato bisogno dell’uomo di mettersi al centro dell’Universo e di sentirsi protetto e sovrastato da forze incontrollabili, sia troppo spesso sfruttato da ciarlatani e mistificatori.
5. A proposito di piante (e di vino)
Una logica ed oggettiva analisi delle forze naturali sembra eliminare del tutto qualsiasi legame tra uomo e Luna, al di fuori dei pochi effetti reali ben conosciuti. Restano però ancora da discutere gli effetti della Luna sul mondo vegetale. E’ questo in fondo il risvolto che maggiormente interessa i produttori di vino, proprio coloro che hanno stimolato queste mie riflessioni.
L’argomento è sicuramente molto più sentito nel nostro Paese e sicuramente immune da legami psicologici diretti. Nessuno infatti potrebbe mai pensare che le piante abbiano una loro razionalità ed una loro volontà di agire, al di là delle pure reazioni chimiche e fisiche indotte dall’insieme naturale in cui vivono ed evolvono. Proprio sull’armonia di questo insieme si basano alcune teorie che cercano di scandire la crescita, la semina, il raccolto, ecc. in funzione di fenomeni esterni, tra cui appunto la variabile presenza della nostra Luna. A questo riguardo assume un ruolo estremamente importante l’agricoltura biodinamica, a cui infatti sarà dedicato un capitolo a sé stante.
Per il momento limitiamoci però alle considerazioni generali sul rapporto Luna-vegetazione. Sono stati scritti innumerevoli trattati e creati veri e propri calendari che dettano le regole e scandiscono i periodi in cui seminare, tagliare, trapiantare, raccogliere, ecc., tutte le operazioni insomma che comportano un’ ottimizzazione del prodotto finale per il fabbisogno umano. Ognuna di queste regole viene solitamente accompagnata dalla relativa spiegazione. In alcuni casi si va ben oltre ad uno schema semplice e lineare e si cerca una trattazione altamente professionale. Citerò come esempio un paio di “chicche” che ho trovato qua e là:
Qualsiasi commento è sicuramente inutile. Basterebbe notare l’ampio uso di termini “scientifici” e “difficili”, in accordo con quanto detto sulle teorie pseudo-scientifiche citate nei capitoli precedenti. Si noti anche come manchi sempre una reale spiegazione del rapporto causa-effetto.
Ammetto di aver preso un esempio limite, ma in generale è indubbio che tutto ciò che si ascrive alla debole luce lunare ed alla sua variazione mensile può tranquillamente essere riprodotto da condizioni atmosferiche variabili o dalla vicinanza di centri urbani illuminati. Questo vuole forse dire che le piante subiscono crescite e produzioni diverse a seconda che si trovino in zone più o meno urbanizzate ? Non credo che questa eventualità sia mai stata presa in alta considerazione dagli agricoltori. Quegli stessi magari che guardano costantemente alle fasi lunari.
Prendiamo ora in esame un calendario “standard”, semplice e pratico, lasciando ogni commento alla fine.
In Luna Crescente il momento è favorevole per:
semine, piantagione o trapianto di alberi (le conifere tra fine marzo e inizio aprile), potature degli alberi più deboli, riproduzione per talea (a primavera per le piante a foglia caduca, a settembre per i sempreverdi), antiparassitari (meglio nel primo quarto), taglio della legna da ardere. In generale sono da compiere tutte quelle azioni che sono favorite dalla salita della linfa verso gli apici delle piante.
In Luna Calante il momento è favorevole per:
Innesti, trapianto di azalee, potatura degli alberi vigorosi, taglio del legname da costruzione. In generale tutte quelle azioni che sono favorite da un ridotto afflusso di linfa.
Viene spontanea una domanda: perché la Luna dovrebbe stimolare più o meno l’afflusso della linfa? Per effetto di un maggiore o minore riscaldamento ? Ma questo si sa bene che, se esiste, può variare di pochi centesimi di grado al massimo e quindi risulta ininfluente o decisamente più basso di quello riscontrabile a causa di condizioni climatiche e ambientali diverse. Per effetto della luce? Ma anche questa è, come già detto, costantemente soggetta a variazioni dovute alla maggiore o minore copertura del cielo, indipendenti dalle fasi lunari. Per effetto della marea? L’argomento è già stato ampiamente discusso precedentemente. Basta aggiungere che se fosse dovuto a ciò dovremmo riscontrare diversità rilevanti per culture prossime a colline, palazzi, centri urbani, i quali, con la loro massa, esercitano sulle piante un’azione mareale ben superiore a quella della Luna (vi ricordate l’esempio della mamma e del bambino ?). Anche in questo caso non mi risulta che alcun agricoltore abbia mai piantato o potato o tagliato in funzione della posizione dei suoi terreni rispetto a grandi edifici o colline più o meno estese.
Nel calendario riportato precedentemente, si nota però un’altra anomalia: il mischiarsi di epoche lunari con epoche solari (si parla infatti anche di mesi e stagioni). Le due cose non devono confondersi. L’effetto del Sole sulla vita della Terra è indiscutibile, così come sono indiscutibili gli effetti diurni e stagionali su tutti i sistemi sia biologici che geologici. Effetti macroscopici dovuti a variazioni di temperatura e di illuminamento sono facilmente spiegabili scientificamente, sia a livello diurno che a livello annuo. Avvalorare una certa operazione compiuta in condizioni favorevoli di Sole, non autorizza certo l’estensione anche all’influenza della Luna che si suppone accompagnarla. Creeremmo automaticamente una “falsa” causa per spiegare un certo effetto.
I più attenti forse ricorderanno che nel secondo capitolo avevo accennato al fototropismo lunare, ossia alla capacità da parte di alcune piante di rispondere con leggeri movimenti allo stimolo luminoso della Luna. Potrebbe essere questo un esempio indicativo di un possibile legame esistente tra vita delle piante e Luna ? Direi proprio di no. Prima di tutto perché sappiamo che l’azione che ne deriva è estremamente superficiale e poi perché analogo risultato si otterrebbe nuovamente attraverso stimoli luminosi di qualsiasi origine, sia naturale che artificiale.
Ci stiamo accorgendo che anche parlando di vegetali, e del modo migliore per coltivarli, siamo nuovamente caduti nelle stesse contraddizioni sollevate a riguardo della sfera umana. Con una grande differenza però. Mentre l’influenza della Luna sull’uomo viene considerata come un qualcosa di ineluttabile, che può solo essere subita ed accettata, la stessa influenza sul mondo vegetale può invece essere controllata dall’uomo stesso, finalizzandola ai propri scopi. Questo può stimolare un’azione diretta che va a sommarsi agli effetti della memoria selettiva.
Non solo infatti tendiamo a ricordare meglio tutto ciò che conferma certe credenze “storiche” o che segue la cosiddetta “saggezza popolare”, ma siamo anche in grado di seguire a nostro piacimento le regole migliori per propiziare un certo risultato favorevole. E perché non farlo visto che un certo comportamento conferma normalmente le aspettative ? C’è poco da controbattere. Se semino, taglio, innesto, poto, imbottiglio, seguendo i canoni tradizionali, ed ottengo un ottimo risultato, perché mai dovrei cambiare metodo ? Vi sarete accorti, tuttavia, che quanto appena illustrato richiama fortemente la magia simpatica di primordiale memoria. Non solo, ma abbiamo anche utilizzato un tipo di ragionamento non proprio corretto. Il fatto che avvenga il fenomeno X quando eseguo l’operazione Y, non vuole certo dire di aver confermato la dipendenza di X da Y. Potrei ottenere X anche senza eseguire Y, oppure nel momento che eseguo Y può darsi che compia anche qualche altra azione fondamentale di cui non sappia (o non voglia) rendermi pienamente conto.
Un banale esempio: devo prendere la macchina tutte le mattine per andare al lavoro. Per favorire il viaggio, prima di salire in vettura eseguo un giro intorno ad essa, oppure raccolgo un ramo, o tiro una pietra alla mia sinistra, o disegno per terra uno schema del tragitto che devo compiere (magia simpatica….), o qualsiasi altra cosa voi vogliate. Dopo anni di lavoro posso confermare che seguendo questo sistema non ho mai subito un incidente. La conclusione che potrei trarre è che eseguendo il mio gesto preventivo (un vero e proprio gesto rituale) ho scongiurato il rischio di incidenti ! Ma perché mai dovrei interromperlo se ha sempre dato ottimi frutti ? Cosa mi costa continuare nella mia “magia simpatica” ? Anche se in realtà so che è la mia guida attenta o il traffico moderato o l’ora del viaggio la vera ragione che ha favorito un percorso senza intoppi, preferisco continuare a seguire una certa regola tradizionale. Niente di male in tutto ciò, ma dire che il ripetersi ininterrotto di eventi sempre positivi è la prova lampante che è stato proprio il gesto a preservarmi sano e salvo è sicuramente sbagliato. Ho usato una prova fasulla, priva di qualsiasi valore.
Per avere una prova inattaccabile della dipendenza di un effetto da una causa precisa dovrei, come già ben sappiamo, eseguire una serie accurata di controlli statistici su dati continuativi e privi di effetti esterni che li possano alterare. In modo analogo a quanto fatto per la frequenza delle nascite o della criminalità o della pazzia, ecc. Dovrei, in altre parole, eseguire le stesse operazioni agricole in momenti diversi del mese lunare, ripetendole periodicamente. Dovrei anche tener conto dei fattori esterni che in alcuni casi potrebbero alterare i risultati (pioggia, stagioni, vento, ecc.). Dovrei infine applicare metodi statistici corretti, valutando bene gli scarti previsti rispetto al valor medio e calcolare le reali differenze tra i risultati ottenuti nei vari periodi considerati. Ci vorrebbero sicuramente anni e anni prima di poter giungere a conclusioni significative. Ma tutto ciò può essere chiesto ad un agricoltore, che proprio dalle pratiche di campagna trae il sostentamento che gli permette di vivere ? Perché dovrebbe rischiare quando fino ad ora tutto è andato per il verso giusto? Chi potrebbe accusare il nostro agricoltore di comportarsi in modo scorretto ? In fondo non fa del male a nessuno…
Ne consegue che certi studi su larga scala dovrebbero essere fatti da enti di ricerca “ufficiali”, che siano completamente estranei all’uso commerciale dei prodotti. Non certo da gruppi o associazioni private che, dimostrando qualcosa di particolare pro o contro la Luna, ne approfittino poi per immettere sul mercato un certo preparato od una certa nuova metodologia a pagamento. Purtroppo in questo campo le ricerche sufficientemente estese e puntuali sono molto carenti ed è difficile scovarne qualcuna che sia realmente degna di fede.
D’altra parte la situazione è ben diversa rispetto a quella relativa agli ospedali ed ai commissariati di polizia. In questi casi le nascite, i crimini, i casi di pazzia, ecc. sono eventi che capitano naturalmente e che sono automaticamente registrati. Lo sforzo è solo quello di recuperare ed analizzare i dati. In agricoltura invece bisogna prima procurarsi i dati, rischiando in qualche modo sulla propria “pelle”. Difficile quindi dare una risposta definitiva, anche se la logica dei fatti espressi prima sembra proprio convincere che la nostra sorella Luna poco o nulla possa influire su qualsiasi pratica di campagna.
Io personalmente ho un esperienza diretta solo in un caso: la raccolta dei funghi. Avendo abitato per svariati anni nella collina torinese, ho avuto occasione di andar per funghi quasi quotidianamente, da aprile fino a novembre. Quello che ho potuto provare è che la nascita dei porcini mi è apparsa sempre legata alla quantità di pioggia caduta nel periodo giusto ed al successivo, più o meno prolungato, periodo di Sole. Se quest’ultimo si protraeva troppo la crescita si interrompeva, così come se iniziava a soffiare un vento abbastanza impetuoso, in grado di abbassare l’umidità del terreno. Tuttavia, quando mancavano i porcini si trovavano facilmente altri tipi di funghi (le mazze di tamburo nel tardo autunno, i gallinacci nella tarda primavera, pochissimi ovuli nella tarda estate, i lattari e le russole a fine ottobre, ecc.). Forse la Luna fa discriminazione tra tipo e tipo di fungo ? Inoltre, da buon astronomo, ho cercato di registrare i fatti almeno mentalmente e di controllare sul calendario i momenti delle raccolte più ricche o più scarse. La Luna non mi ha mai aiutato. Ho invece trovato essenziali le condizioni atmosferiche, il grado di umidità, le stagioni, il tipo di fungo, la pulizia del bosco, ecc. Tant’è che oggi, con i tagli drastici degli alberi ad alto fusto, la crescita di piante infestanti come l’acacia ed il rovo, la mancata pulizia delle foglie (una volta utilizzate dai contadini della zona), la ricerca dei funghi sta dando risultati molto più scarsi, che mi fanno profondamente rimpiangere i tempi d’oro di una ventina di anni fa, quando riuscivo a trovare anche 7-8 porcini “testa nera” sotto un unico albero. Nel frattempo però la Luna non è cambiata né tanto meno le sue fasi ……
Sempre a proposito di funghi, ricordo che anni fa ero solito trascorrere, con la famiglia, l’intero mese di luglio nelle Dolomiti, a fare escursioni e passeggiate in una natura sicuramente unica al mondo. Non c’era giorno però che non si concludesse con una più o meno rapida “battuta” alla ricerca di porcini. Avevamo trovato un posto veramente eccezionale (il nostro record è stato un porcino di un chilo ed otto etti, completamente sano), che non posso però menzionare in quanto la raccolta era vietata ai non residenti (vorrei evitare possibili sanzioni anche se tardive!). Ricordo perfettamente che un buon bottino era la norma, in qualsiasi giorno del nostro mese di villeggiatura, alla faccia della Luna Piena o Nuova, della fase calante o crescente. Ben più importante era invece il fatto che quasi quotidianamente vi era un temporale serale e che la mattina dopo un sole splendido illuminava i picchi dolomitici.
6. La biodinamica: una miscela di verità e di farneticazioni
Per poter dare una valutazione dell’agricoltura biodinamica è necessario delineare prima i principi su cui si basa. Essi nascono all’inizio del secolo scorso e derivano dalla cosiddetta antroposofia, una visione filosofica della vita e della natura che coniuga mistica indiana e religione cristiana.
Il suo maggior sviluppo si ebbe per opera di Rudolf Steiner (1861-1925), che pretese di poterla applicare a quasi tutti i campi dello scibile umano, dalla scienza alla religione, dalla medicina all’agricoltura, dall’arte all’educazione. Egli tentò una descrizione della natura dell’uomo attraverso i suoi legami col mondo dello spirito ed enunciò che, per poter evolvere, lo spirito umano ha bisogno di ripetute vite terrene e che porta con sé, in ogni incarnazione, i frutti delle vite precedenti. Teoria questa che riconduce alle idee della “reincarnazione” e del “karma” (legge del destino), tipiche della visione culturale e religiosa orientale. Ma andò ben oltre, asserendo di poter descrivere l’evoluzione del mondo tale come essa si presenta ad una coscienza che ha superato i limiti dello spazio e del tempo.
Alla luce delle sue ricerche, Steiner si dichiarò capace di chiarire completamente epoche ed avvenimenti su cui l’astronomia, la geologia, la biologia e la storia “ordinaria” potevano soltanto ridursi ad enunciare ipotesi. Egli espose così i principi di quella che lui stesso definì scienza occulta, ossia in grado di esporre tutti quei fatti che, in generale, rimangono “occulti”, nascosti ai sensi ordinari.
Le applicazioni “pratiche” furono molteplici, prima fra tutte quella di carattere medico. Sempre in sintonia col pensiero orientale, Stein asserì che l’uomo va considerato costituito di tre parti: corpo, anima e spirito. Ognuna di queste è a sua volta divisa in tre, sicché l’essere umano risulta formato da nove elementi: corpo fisico, corpo vitale, corpo astrale, anima sensibile, anima razionale, anima cosciente, ego spirituale, spirito di vita e spirito puro. Tutto ciò si allaccia alla qualità dei regni della natura, che secondo la medicina antroposofica presentano qualità di tipo salino, mercuriale e sulfureo. Utilizzando questo tipo di affermazioni ed altre anche molto più complicate, derivò una serie interminabile di medicamenti alternativi per ogni tipo di malattia sia fisica che psicologica, fino ad utilizzare l’euritmia, un vero e proprio rito gestuale, una specie di pantomima.
Analoghe conseguenze si abbatterono sull’arte, sull’educazione, sulla psicologia (esiste infatti anche la psicologia dinamica e la psicoenergetica) e, infine, sull’agricoltura.
Non voglio nemmeno provare a giudicare l’operato di un personaggio così incredibile (talmente esperto in ogni disciplina da poter oscurare completamente il genio di Leonardo da Vinci) e lascio a voi stessi ed alle vostre capacità critiche ogni riflessione. Voglio solo aggiungere che il suo giudizio sulla Scienza “ufficiale” fu sempre piuttosto duro, considerandola solo capace di valutare i piccoli particolari senza mai riuscire a comporre un quadro generale di tutto l’Universo.
L’opera di Steiner è vastissima e si compone di libri, lezioni, rappresentazioni teatrali, ecc. Esiste anche un sito informatico dedicato a Rudolf Steiner, dove si possono trovare tutte le notizie sulla sua vita, le sue opere, le sue teorie e le relative applicazioni. Un sito veramente divulgativo, utilissimo per conoscere al meglio il filosofo. Risulta solo un po’ strano che nella pagina di ingresso si trovino subito consigli per procurarsi regali, libri, riviste, prodotti vari, calendari, ecc. Tutto ovviamente a pagamento. I siti istituzionali della Scienza ufficiale, tanto vituperata da Steiner, si limitano normalmente a dare solo informazioni, dati, metodi di indagine, risultati , ma mai, per quanto io sappia, consigli per gli acquisti……Vorrei inoltre aggiungere che le asserzioni riportate nelle pagine precedenti non sono frutto di una mia personale valutazione, ma sono prese direttamente dai testi scritti da Steiner.
Inquadrato in modo approssimativo (ma penso già esauriente) il nostro personaggio, vediamo ora come le sue teorie si siano avvicinate al mondo dell’agricoltura. Ciò accadde solo negli ultimi anni della sua vita. Nel 1922 due giovani naturalisti si rivolsero a Steiner per domandargli come certe sue indicazioni circa i processi e i ritmi della vita si potessero applicare all’agricoltura. Egli fu subito in grado di fornire alcuni insegnamenti pratici sulla composizione di ingredienti vegetali, che, insieme a concimi naturali, ne avrebbero aumentato l’efficacia. Due anni più tardi venne invitato da alcuni agricoltori a tenere una serie di otto conferenze a Koberwitz, presso Breslavia. Proprio queste lezioni costituirono il suo corso di agricoltura.
In esse Steiner dimostrò come i risultati della ricerca spirituale possano condurre ad una concezione della natura completamente nuova. Nella sintesi che ha luogo tra suolo, acqua, irradiazione solare, vita animale e crescita delle piante, egli asserì che sono da distinguere sempre due specie di forze formatrici: le terrestri e le cosmiche. Le prime agiscono sulla crescita e la produzione, le seconde sulla maturazione e la fecondazione. Il tutto ovviamente fornito senza alcun ausilio di prove o spiegazioni scientifiche.
Vediamo allora come si articola la metodologia applicativa che costituisce l’agricoltura biodinamica. Innanzitutto, il fondamento base indica l’azienda agricola come un vero e proprio organismo vivente a ciclo chiuso, inserito nel più grande organismo vivente cosmico, alle cui influenze soggiace. Fin qui niente di sbagliato, ma tutto abbastanza ovvio se si traduce in parole semplici: se si vuole lavorare bene è meglio farlo in armonia con la natura, cercando di eliminare prodotti o artifici che rechino danno all’ecosistema generale. Le cose cambiano, quando però asserisce che lo scopo della biodinamica non è quello di lasciar fare alla natura, ma quello di fare oltre la natura. Ciò mi da l’idea di una visione fortemente egocentrica, in cui l’uomo si reputi in grado di poter far meglio di quanto la stessa natura abbia saputo fare in miliardi di anni di evoluzione. Siamo appena nati e già ci sentiamo autorizzati di poter competere con le immani forze che regolano il Cosmo. Ma torniamo ai fatti. Si ritorna a concetti giusti (ma anche ovvi) quando Steiner formula i tre principi base della biodinamica:
Non credo vi siano dubbi che ogni onesto e serio agricoltore debba cercare di seguire questi principi, limitando al massimo l’uso di prodotti inquinanti. I tre principi sembrano gli stessi di una consapevole agricoltura “biologica”, che cerchi di escludere fertilizzanti e antiparassitari che alla lunga potrebbero risultare nocivi a noi stessi ed alla natura in genere. La vera novità riguarda la parola “dinamica”, aggiunta alla parola “bio” (da bios = vita), che invita al movimento, alla costruzione ed alla trasformazione. Infatti Steiner dichiara apertamente che la coltivazione senza concime chimico e senza veleni è solo un aspetto secondario di un metodo che deve invece essere basato essenzialmente su una cosciente utilizzazione delle forze naturali. Guardando alla natura, le espressioni fondamentali che caratterizzano queste ultime si riferiscono alla liberazione nella terra di materie nutritive, allo scambio tra atmosfera e terra, ed all’ autoregolazione esistente tra tutti gli organismi viventi. In parole povere, questo vuol dire che la terra ha bisogno di un deciso miglioramento dei normali processi naturali attivi nel suolo (lombrichi, microrganismi, ecc.) e di una netta intensificazione degli elementi nutritivi presi dall’atmosfera (anidride carbonica, acqua, azoto), che sono invece inibiti dalla presenza di concime chimico. Inoltre, come l’essere umano può venire influenzato e guidato dalle sostanze presenti nel cibo (vitamine, ormoni, enzimi, ecc.), così la terra abbisogna di accorgimenti specifici per una migliore autoregolazione. Ciò si ottiene con la rotazione delle culture (in realtà un procedimento ben conosciuto da tutti da lunghissimo tempo) e con l’utilizzo di certi preparati biodinamici. Rudolf Steiner si dedica allora alla costruzione del preparato migliore, del cosiddetto compost, una mistura di terra, resti vegetali, acqua, calcio, ecc., con l’aggiunta di un concentrato di energia ed impulsi vitali. Non basta allora miscelare componenti naturali diversi (come forse farebbe ogni buon agricoltore tradizionale), ma bisogna dare al compost una massa, un corpo ed una forma specifica. Solo così si avrà un vero beneficio per la cultura. Acqua ed aria sono requisiti essenziali per il compost, tenendo presente che materiale bagnato va mescolato con materiale secco e che materiale troppo secco va innaffiato. Il compost deve inoltre essere avvolto in un sottile strato di terra che impedisca l’evaporazione e lo lasci respirare, e coperto di paglia, erba o foglie che lo proteggano dal freddo, dalla pioggia e dal Sole in modo da favorire lo sviluppo di una “vita interna”.
A questo punto si devono inserire i famosi “preparati biodinamici”, ottenuti da certe erbe con funzioni specifiche di regolazione dei processi di costruzione e distruzione. Steiner paragona questi ultimi agli organi interni di un animale, quali il cuore, i reni, il fegato, ecc., definendo il nostro compost come un essere vivente a tutti gli effetti. Alcuni preparati biodinamici vengono inoltre spruzzati direttamente sui campi ed utilizzano in parte letame, che stimola la crescita, ed in parte polvere di quarzo, che stimola l’assimilazione e la maturazione. Quelli invece immessi nel compost vero e proprio sono a base di piante medicinali quali l’ortica, la camomilla, la valeriana, il dente di leone, ecc.
A prima vista sembra che si sia costruito soltanto un concime biologico alternativo, che potrebbe benissimo essere utile come molti altri non “contaminati” da composti chimici più o meno dannosi. Quello che è veramente diverso è la presunzione di avere creato un organismo vivente, superiore a quanto la natura sia mai stata in grado di produrre.
Per comprendere come questo sia possibile, vale la pena di scendere nei dettagli della preparazione di almeno uno dei suddetti “preparati dinamici” essenziali, il cosiddetto preparato 500, uno di quelli da spargere direttamente sul terreno. Voglio chiarire molto bene che ciò che sto per riportare è stato preso letteralmente da uno dei più autorevoli testi di agricoltura biodinamica e non è assolutamente frutto di una mia interpretazione personale.
Per ottenere il preparato si deve prendere un corno di mucca, la quale abbia partorito almeno due volte, e riempirlo di sterco. Poi lo si sotterra all’inizio dell’autunno ad una profondità di 30-50 cm. Nel giro di qualche mese, all’interno del corno, si scatena un condensato di energie vitali, radianti e centripete, esaltate da forze di origine cosmica, che accentuano la trasformazione dinamica del contenuto del corno. In primavera questo si dissotterra e quindi si passa all’applicazione sul terreno. Per un campo di 1/3-1/4 di ettaro, si devono sciogliere 40-50 grammi del contenuto del corno in circa 10 litri d’acqua tiepida (meglio se piovana). Utilizzando un secchio di legno od un vaso di pietra, si inizia a rimescolare con un bastone in modo da formare un gorgo profondo, che viene mantenuto col movimento per 1-2 minuti. Poi si cambia direzione e si agita in senso inverso finché si formi di nuovo il gorgo, si cambia ancora senso e così via per un’ora intera, in modo che il potere dinamico del preparato venga incorporato nell’acqua. Attenzione però: se si cerca di abbreviare la durata dell’operazione o si agita meno intensamente si va incontro ad un sicuro insuccesso !
Una descrizione veramente istruttiva. Personalmente, io sono rimasto molto colpito dal corno di mucca ( la quale abbia però partorito almeno due volte…), dalle strane energie radianti e centripete, dalla sequela dei movimenti alternati e vigorosi, ed infine dalla non scontata riuscita dell’intera operazione (chi sbaglia è perduto….). Ho in realtà l’impressione di aver letto la ricetta di una pozione magica (magari un filtro d’amore) di qualche stregone medioevale o di qualche malvagia fattucchiera. Tutto ovviamente senza spiegazioni. A chi solleva plausibili obiezioni in merito, viene normalmente risposto: non preoccuparti del perché. Segui le pratiche e vedrai il risultato! I fautori dell’agricoltura biodinamica asseriscono infatti che le numerose ricerche eseguite hanno largamente dimostrato che quando si opera secondo i canoni sopra descritti si ottengono magnifici raccolti.
Innanzitutto devo dire che non sono riuscito a reperire e quindi a verificare i dati di partenza, i processi statistici di analisi e la validità dei risultati. Ma ammettendo pure che la difficoltà di trovare queste prove sia dovuta alla mia scarsa abilità nel cercarle e che esse esistano realmente (cosa di cui mi permetto di dubitare), resta tuttavia valido un altro grosso problema, già ampiamente affrontato nei capitoli precedenti: il fatto che un evento X avvenga quando si applica un procedimento Y, non vuole assolutamente dire che X capiti a causa di Y. Ricordate l’esempio sui miei viaggi giornalieri in macchina e sulla ripetizione di un gesto rituale che sembra favorire la buona riuscita del tragitto (capitolo 5) o, ancora, la falsa correlazione tra spettatori al cinema e vendita di ombrelli (capitolo 3) ? Anche nel nostro caso, altre potrebbero essere le vere cause di un ottimo raccolto: la scelta dei semi, la posizione delle culture, il microclima, l’abilità del contadino, ecc. Il rapporto causa-effetto è un argomento estremamente difficile che non si può esaurire soltanto con una serie di affermazioni più o meno provate. Servono analisi comparate, dati selezionati, procedimenti statistici rigorosi, e molto altro ancora.
Purtroppo però l’agricoltura biodinamica e le idee di Rudolf Steiner non si fermano qui. Il passaggio successivo è forse ancora più critico e meno convincente. Seguiamone allora insieme i punti essenziali. Steiner afferma che la biodinamica guarda alla terra come parte dell’Universo e quindi deve necessariamente essere soggetta alle leggi ed alle influenze cosmiche. Si sente già odore di “bruciato”, ma ancora tutto bene. A riprova di ciò ricorda che senza il Sole non è possibile la vita e che solo grazie alla luce avviene uno dei processi più meravigliosi della natura: la fotosintesi. Il Sole determina inoltre il giorno, la notte e le stagioni, cioè tutto il ritmo vitale del pianeta. Perfettamente d’accordo. Ciò è ampiamente dimostrato ed accettato dalla Scienza, che ne ha saputo fornire spiegazioni esaurienti e riproducibili.
Poi però Steiner continua affermando, senza alcun dubbio in proposito, che la Luna governa i liquidi, come dimostrato dalle maree, dal ciclo femminile e dal fatto che moltissimi contadini eseguono i loro lavori di campagna seguendo i movimenti della Luna. Nulla da eccepire sulle maree e gli oceani, ma il legame col ciclo mestruale non è certo assodato. Ancora più grave è il ricorso alle consuetudini contadine: si considera come prova proprio ciò che si vuole provare ! Se per il Sole tutto andava bene, per la Luna non ci siamo proprio…. Tuttavia, ciò bastò a Steiner per assegnare alla Luna un ruolo essenziale nell’agricoltura biodinamica: un vero e proprio orologio cosmico che scandisce con le sue fasi i momenti più o meno propizi alle pratiche contadine.
Purtroppo però le cose si complicarono ancora di più negli anni 50 ad opera di un’altra studiosa biodinamica tedesca, Maria Thun. Essa si accorse che le influenze lunari erano da mettere in relazione anche con la posizione del nostro satellite rispetto alle costellazioni dello zodiaco. Queste influenze si esercitano, a seconda del segno zodiacale, sulle quattro parti costitutive della pianta (radice, foglia, fiore, frutto). Ovviamente i fautori della biodinamica asseriscono che queste osservazioni sono state confermate da vari Istituti di ricerca ufficiali: pensare che sono più di trent’anni che studio i pianeti, la loro fisica ed i loro movimenti e non mi ero mai accorto di questi sconvolgenti processi. E chissà per quale oscura ragione, quei miei colleghi in giro per il mondo che sicuramente dovevano saperne qualcosa, si sono sempre rifiutati di rendermene partecipe. Mi viene un dubbio: non potrebbe darsi che certi Istituti di ricerca non fossero poi così ….ufficiali ?
Resta comunque il fatto che le nuove asserzioni di Maria Thun diedero nuovo vigore al legame indissolubile tra piante e corpi celesti e che la biodinamica iniziò ad assomigliare sempre più all’astrologia. Vale allora la pena riportare alcune considerazioni che sono alla base di quel calendario delle semine, che è frutto di 20 anni di ricerca assidua della Thun, ed a cui devono ricorrere gli agricoltori che vogliano seguire correttamente le pratiche biodinamiche ed ottenere gli ambiti risultati.
Maria Thun utilizza alcune nozioni tipiche dell’astrologia riguardo alle suddivisioni dei segni zodiacali: Ariete, Leone e Sagittario appartengono al segno del fuoco; Toro, Vergine e Capricorno a quello della terra; Gemelli, Bilancia ed Acquario a quello dell’aria; Cancro, Scorpione e Pesci al segno dell’acqua. Seguendo il passaggio della Luna attraverso lo zodiaco, Maria Thun associa ad ogni segno una delle quattro parti che compongono le piante: radice = terra, foglia = acqua, fiore = aria, frutto = fuoco. Ne consegue “facilmente” che quando la Luna transita nei segni di fuoco seminiamo piante di cui vogliamo un buon sviluppo fruttifero. Quando la Luna transita nei segni d’acqua seminiamo piante di cui vogliamo usare le foglie. Quando la Luna attraversa i segni di terra seminiamo piante di cui raccoglieremo radici e tuberi. Quando, infine, la Luna transita nei segni d’aria semineremo piante di cui vogliamo i fiori. Questo è un tipico esempio di come viene applicato il calendario delle semine. Si noti che non è basato su alcuna spiegazione scientifica, ma solo su “atti di fede” di tipo astrologico.
Il calendario proposto risulta però anche più complesso in quanto tiene conto di particolari configurazioni astronomiche, quali eclissi, opposizioni, passaggi di pianeti dietro al Sole o alla Luna, ecc. Non si trascurano nemmeno gli spostamenti della posizione della Luna, dovuti alla leggera inclinazione del suo piano orbitale rispetto a quello della Terra intorno al Sole (circa 5 gradi). Ciò causa infatti un’oscillazione della posizione della Luna rispetto alla traiettoria apparente del Sole attraverso lo zodiaco. Nell’arco di un mese la Luna passa da posizioni più basse a posizioni più alte e viceversa. Durante la salita si dice che la Luna è ascendente, durante la discesa che è discendente. La linea continua di Figura 1 illustra il tracciato della Luna, mentre quello tratteggiato indica
il moto apparente del Sole (eclittica) rispetto alle stelle. Da A a B la Luna è ascendente. Da B a C la Luna è discendente.
Il calendario delle semine da grande importanza a questa lieve oscillazione. In Luna ascendente la linfa sale con più forza e la pianta è più rigogliosa, in Luna discendente la linfa ha meno energia e quindi conviene seminare, tagliare alberi e concimare. Inutile dire che non vi è alcuna motivazione scientifica che possa collegare questa lieve oscillazione con il comportamento del mondo vegetale. Molto più evidente sarebbe invece la variazione della posizione della Luna durante l’anno a causa della sensibile differenza tra piano orbitale lunare e piano equatoriale terrestre. Sappiamo bene che la differenza tra piano orbitale della Terra (piano dell’eclittica, parlando in linguaggio astronomico) e piano equatoriale causa le stagioni. Alle nostre latitudini i raggi del Sole sono più inclinati durante l’inverno e meno inclinati durante l’estate. O, se preferite, il Sole resta più basso durante l’inverno (ed i giorni sono più corti) che non durante l’estate (ed i giorni sono più lunghi). Dato che la Luna ruota attorno alla Terra su un’orbita anch’essa inclinata rispetto al nostro equatore, essa, analogamente al Sole, raggiunge punti più alti o più bassi durante l’arco dell’anno. La Figura 2 illustra, come esempio, le
posizioni della Luna Piena (L) in prossimità dei solstizi di inverno ed estate. In inverno, quando il Sole (S) è più basso sull’orizzonte (O), la Luna Piena è più alta. In estate capita esattamente il contrario: il Sole è più alto e la Luna Piena è più bassa. PN e PS sono il Polo Nord ed il Polo Sud terrestri, mentre Z è lo Zenit del luogo. Questa variazione, sicuramente più significativa di quella precedente, non è invece tenuta in
conto nel calendario delle semine.
La prima dice che da ben 49 anni si stanno conducendo ricerche sugli effetti dei ritmi delle stelle per seguire le reazioni delle piante, animali, terreno e tempo atmosferico, ma non si riportano i risultati né tanto meno i metodi di analisi dei dati. La seconda dice che il rispetto del calendario da buoni risultati solo se la terra è coltivata biodinamicamente, cioè se essa presenta un’alta attività biologica. Il che sembrerebbe implicare che il vero punto essenziale rimane una buona e sana cultura della terra. O se volete, in modo più malizioso, l’utilizzo di quei prodotti che sono ampiamente pubblicizzati nei vari siti.
Personalmente mi sembra evidente che l’agricoltura biodinamica si basi su alcuni principi sicuramente corretti, anche se forse oggi abbastanza ben conosciuti (riduzione dei concimi chimici, scelta delle migliori condizioni stagionali, rotazione delle culture, grande cura e precisione nelle pratiche contadine, ecc.). Tutti quelli in pratica che, malgrado le asserzioni di Steiner e della Thun, sono essenzialmente biologici. Gli altri principi (dalla preparazione del compost, inteso come un essere vivente, ai legami tra piante e Luna, stelle e pianeti) mi sembrano invece farneticazioni basate solo su visioni filosofiche assai dubbie e su credenze astrologiche non certamente scientifiche. Non fatevi infatti suggestionare da forze misteriose o energie occulte, che vengono spesso invocate per spiegazioni altrimenti impossibili, al pari di quanto si fa per i fantasmi, gli spiriti, il paranormale e per tutte le scienze fasulle in genere. Senza contare poi il chiaro indirizzo commerciale di tutta l’impostazione…..
7. Conclusioni
Cari amici e cari produttori di vino in particolare, non so cos’altro dirvi. Mi sono veramente convinto che gli innesti, le potature, i travasi, gli imbottigliamenti, ecc., abbiano ben poco a che fare con il nostro pallido satellite. Né tanto meno con le pratiche dell’agricoltura biodinamica, quando queste invocano forze ed energie misteriose per cercare di complicare una Natura che non ha certo bisogno dell’uomo (né nel bene, né nel male) per creare e gestire la meravigliosa armonia del Cosmo e delle sue leggi. Voi avete ben altre capacità, sia in vigna che in cantina, per riuscire a produrre quel nettare divino che ho la fortuna di assaggiare e di cui non saprò mai ringraziarvi abbastanza. Sono altresì convinto che otterreste gli stessi risultati trascurando del tutto la Luna e guardando solo alle stagioni, alle condizioni atmosferiche, all’umidità, allo sfruttamento ottimale del terreno, alla salvaguardia dell’ambiente circostante, ecc. Tuttavia, non abbiate remore a continuare a seguire i vostri calendari lunari più o meno dettagliati se questo non vi causa un aumento di fatica o di spesa. In fondo non c’è niente di male ad avere qualche piccola mania o abitudine, se essa non reca danno né a voi né al vostro prossimo. La Luna è così bella, così poetica, così importante per la Terra, che vale bene un occhio di riguardo.
Viva il vino e viva la Luna !!!!
Appendice: La marea lunare (e solare)
In questo capitolo cercherò di descrivere nel modo più intuitivo possibile il fenomeno della marea lunare, aiutato in questo da qualche figura. Per ragione di semplicità consideriamo la Terra come una sfera circondata completamente dalle acque (come se non ci fossero terre emerse). Nella Figura 3, la parte solida della Terra è rappresentata dal cerchio più scuro, mentre l’oceano che la circonda ha uno sfondo più chiaro. La distanza e le dimensioni della Luna non sono in scala per meglio apprezzare la configurazione generale. Consideriamo poi 5 punti particolari sul nostro pianeta: A è il punto più vicino alla Luna, B il più lontano, D ed E due punti intermedi, C è il centro della Terra. Il punto A,
più vicino, subisce una certa forza gravitazionale da parte della Luna. Il punto B subisce anch’esso una forza, che è però più piccola in quanto B è più lontano dal nostro satellite. Il centro della Terra ( C ) si trova a una distanza intermedia e quindi subisce una forza intermedia. Analogamente i punti D ed E subiscono una forza anch’essa diretta verso la Luna. Le frecce riportate in figura indicano l’intensità e la direzione delle forze in accordo con quanto detto precedentemente: frecce più corte si riferiscono a forze minori. In altre parole A è più attratto dalla Luna di quanto non lo sia B. A causa di queste forze agenti sulla Terra, si potrebbe pensare che l’intero pianeta si sposti verso la Luna. Questo però non può accadere in quanto la Luna orbita attorno alla Terra ed il centro della Terra mantiene sempre la sua posizione rispetto alla Luna. Per mantenere questa configurazione non dobbiamo allora considerare le forze che sono riportate in figura, ma le forze che si ottengono sottraendo a queste una forza uguale e contraria a quella esercitata sul centro C. Ne segue che il centro C rimane fermo (perché la forza finale che ne risulta è uguale a zero), mentre A si sposta verso la Luna e B in verso opposto. In altre parole, dobbiamo considerare solo gli spostamenti dei vari punti rispetto al centro della Terra che è costretto a rimanere fermo. Si dimostra facilmente che i punti D ed E si spostano entrambi verso il centro. Come risultato finale si ottiene la configurazione illustrata in Figura 4, dove le frecce più marcate sono quelle realmente esercitate sui singoli punti e ottenute dopo aver sottratto a quelle iniziali (riportate con tratto più leggero) la forza uguale e contraria esercitata sul centro della Terra, mentre A’, B’, D’ ed E’ rappresentano le posizioni finali dei punti A,B,D ed E dopo aver subito l’attrazione della Luna. Ne consegue che l’intera massa oceanica subisce una deformazione che tende ad allungarsi nelle
direzioni della Luna ed in quella opposta, mentre tende a schiacciarsi in direzione perpendicolare. La nuova Terra è quella che passa per i punti A’, D’, B’ ed E’ (grigio chiaro), mentre quella originaria è rappresentata dalla linea tratteggiata. Il sollevamento subito da A (e da B) e l’abbassamento subito da D (ed E) causano uno scorrimento delle acque da A’ e B’ verso D’ ed E’. Questo scorrimento origina la corrente di marea, che in prossimità delle coste può dar luogo a fenomeni anche molto appariscenti. Come si può notare la corrente di marea si ottiene solo perché i punti A’ (e B’) sono molto distanti da D’ (e E’). Se questi punti fossero molto vicini (come in un lago, o in una tinozza, o all’interno del corpo umano) non ci sarebbe spostamento relativo importante e gli effetti mareali sarebbero del tutto insignificanti.
Dato che la Terra ruota intorno al proprio asse (24 ore) molto più velocemente di quanto la Luna rivolva attorno al nostro pianeta (circa 29 giorni), la deformazione, che è sempre diretta verso la Luna, va ad interessare punti sempre diversi del globo. Un certo punto della Terra subirà un’alta marea quando si trova in A’, una bassa marea quando si trova in D’, un’altra alta marea quando passa per B’ ed un’altra bassa marea quando coincide con E’. In poco più di un giorno una data località subirà due alte maree e due basse maree, distanziate di circa 6 ore una dall’altra. Ho detto poco più di un giorno in quanto anche la Luna si è spostata un poco rispetto alla Terra, per effetto del suo moto attorno al nostro pianeta, e quindi occorrerà un po’ più di tempo perché ci si allinei di nuovo con essa. Come si è visto le maree lunari si susseguono costantemente ogni giorno del mese. Come mai allora si pone particolare attenzione a quelle che capitano quando c’è la Luna Piena o la Luna Nuova ? In queste due configurazioni particolari, il Sole (che esercita anch’esso una forza di marea sulla Terra, anche se minore di quella lunare) si trova nella stessa direzione della Luna rispetto alla Terra (Luna Nuova) o in direzione opposta (Luna Piena). In entrambi i casi la marea lunare si somma a quella solare e quindi maggiori sono gli effetti sul nostro pianeta. Gli effetti saranno invece minori al Primo ed all’Ultimo Quarto, quando il Sole è in posizione perpendicolare rispetto a quella della Luna. La Figura 5 illustra le quattro configurazioni descritte.
Ciò dimostra che gli effetti mareali della Luna, sono del tutto uguali quando c’è la Luna Piena e quando c’è la Luna Nuova. Favorire una situazione rispetto all’altra non ha quindi significato. Inoltre, al Primo e Ultimo quarto la marea è minore, ma non poi di tanto, dato che quella solare è meno della metà di quella lunare.
Per essere più esatti va detto che quanto descritto corrisponderebbe alla realtà dei fatti solo nel caso di una struttura oceanica perfettamente elastica e se non ci fossero attriti. Dato che le masse d’acqua non sono perfettamente elastiche, esse rispondono con un certo ritardo all’azione mareale della Luna. Inoltre la Terra gira su se stessa molto più rapidamente di quanto non si muova la Luna sulla sua orbita. Ne consegue che la deformazione dalla massa liquida non avviene quando la Luna è perfettamente allineata (come illustrato in Figura 4), ma un poco
più tardi, ossia quando la Terra è già avanti rispetto alla Luna a causa della sua rotazione più veloce. La deformazione avviene quindi come rappresentato nella Figura 6, dove la Terra “reale” è la figura grigia, mentre quella perfettamente “elastica” è quella tratteggiata.
La situazione è poi ancora più complessa in quanto bisogna anche tener conto della posizione del Sole. Tuttavia, quanto riportato è più che sufficiente per avere un’idea generale delle forze mareali. La configurazione non simmetrica di Figura 6 causa però un altro effetto mutuo tra Terra e Luna di cui si era già fatto cenno nel primo capitolo: il rallentamento della Terra e l’allontanamento della Luna. Infatti, l’azione gravitazionale della Luna sui rigonfiamenti dovuti alla marea tende a frenare la rotazione terrestre. Come reazione a questa forza la Luna tende a portarsi su un orbita più lontana. A titolo di esempio si stima che il giorno terrestre fosse di poco inferiore alle 22 ore circa 350 milioni di anni fa. Più in generale si può dire che la Terra rallenta di 0.0016 secondi al secolo e la Luna si allontana di 3-4 centimetri all’anno.
Benché piuttosto significativa per i suoi effetti sugli oceani, la marea lunare è ben poca cosa rispetto a quella che si manifesta o si è manifestata su altri corpi del Sistema Solare, soprattutto su alcuni satelliti del Sistema Solare. Quando il pianeta che esercita la sua forza gravitazionale (e quindi anche la marea) è molto grande ed anche molto vicino ad un satellite, quest’ultimo viene violentemente deformato e, in condizioni critiche, può addirittura venire distrutto completamente. Ciò capita quando le forze di marea sono superiori alle forze che tengono unito il satellite. Gli anelli di Saturno sono probabilmente i resti di uno o più satelliti che si sono “avvicinati” troppo al gigantesco pianeta. Analogamente, i vulcani ancora attivi su Io, il più vicino a Giove dei grandi satelliti, sono dovuti alla variazione continua degli effetti mareali causata dall’azione gravitazionale contemporanea del pianeta e delle altre lune gioviane. Come in un gigantesco “tira e molla” planetario, il satellite si dilata e si comprime, causando una frizione degli strati interni. Ciò origina un enorme calore in grado di fondere il materiale che viene poi incanalato in superficie attraverso una moltitudine di vulcani.
Fonte: http://www.astronomia.com/wp-content/uploads/2008/11/luna.doc
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