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Una avvertenza prima di cominciare . Sul tema – cinema e giornalismo- la materia è sterminata. E dunque necessariamente il contenuto di questa chiacchierata risulterà riduttivo. Di molti film, anche noti non parlerò : per questioni di tempo, ovviamente. Per lo stesso motivo la disamina sarà centrata su alcuni film italiani e altrettanti americani . Il cinema di Francia, Germania, Inghilterra e negli ultimi venti- trent'anni anche di paesi che – con semplicistica definizione vengono definiti “ emergenti “- ha prodotto sul tema esempi significativi . Ma come ho detto il tempo è tiranno . E la scelta hollywoodiana è determinata non tanto da ideologia quanto – mediamente – dalla conoscenza mia e suppongo anche vostra di pellicole che hanno fatto la storia del genere .
UN “ MARTELLO “ CINEMATOGRAFICO
Nasce prima il cinema o il giornalismo ? La domanda oltre che retorica può apparire sciocca. Ovviamente nasce prima il giornalismo . Il quale nondimeno, sviluppatosi accanto all'editoria spesso ha prodotto elementi cinematografici. Basti pensare ai racconti di viaggio pubblicati sui giornali popolari fin dall' Ottocento . O al contributo offerto da quel particolare paradigma costituito dal fumetto . Estremizzando persino un libro terribile come il Malleus Maleficarum scritto nel 1487 da due frati dominicani, braccio letterario ( mai inserito nell'elenco dei libri dell'Inquisizione, ma adottato dalla maggior parte degli inquisitori ) conteneva in nuce- nella descrizione dei poteri delle streghe ( volare durante i sabba, provocare tempeste, distruggere i raccolti ) elementi cinematografici. Un “ martello” , quello redatto dai sue religiosi tedeschi ,che tra l'altro anticipava quella che oggi siamo soliti chiamare “ macchina del fango “ .
LA NUOVA FRONTIERA DELL'INFORMAZIONE
Oggi parlare del giornalismo nel cinema risulta riduttivo e forse persino anacronistico . Perché negli ultimi dieci anni con l'avvento dei social e di pari passo la sempre più sofisticata tecnologia di accesso, il modo di informare è cambiato. E chiunque dotato di un cellulare con fotocamera può in tempo reale trasformarsi in un cronista . Oggi una dichiarazione politica non viene più affidata a questo o a quel microfono, a questa o quella telecamera, ad una agenzia di stampa o a un quotidiano, ma semplicemente in 140 battute a un “ cinguettio “ .
Sotto questo aspetto vi confesso di sentirmi un dinosauro. In realtà già lo ero anche quando il pc ha soppiantato la macchina da scrivere. E devo dirvi che benché – come ormai accade a tutti- il pc sia diventato uno strumento indispensabile per il mio lavoro, io rimpiango la stagione durante la quale la mia Carolina, la mia lettera 32 verde viaggiava con me per il mondo. Rimpiango il ticchettare dei tasti, il nastro che si incastrava e ti sporcava le dite, il campanello del carrello che accompagnava ogni “ a capo “ . Mi ritengo un buon professionista. Ma scrivere- voglio dire come meccanica manuale- non mi da più il piacere d'un tempo. Quella musicalità così ben descritta in un film “ Scoprendo Forrester “ con Sean Connery, nel quale uno scrittore che assomiglia tanto a Salinger “ ( l'autore del Giovane Holden ) scomparso” in una casa museo nel Bronx, insegna il mestiere a un giovane afroamericano che sogna di diventare uno scrittore. Ad un certo momento Connery- mentre il giovanotto armeggia su una monumentale Remington - quasi gli grida : “ Lasciati andare, pesta sui tasti, ascolta la musica della macchina da scrivere “ .
IL PRIMO FILM
Pare che la prima pellicola a trattare di giornalismo sia del 1898 : “ New York Jurnal's War Issue “
La guerra di cui parla il titolo del documentario è quella Ispano- Americana a Cuba . Visto che non l'ho mai visto francamente non so dirvi di più . Ma un anno dopo in Francia il pioniere George Melies gira “ L'affaire Dryfuss “ noto caso giudiziario in Francia che aveva visto protagonista un militare accusato di tradimento . Nel 1913 ecco la contaminazione ( francese ) con la letteratura popolare – stretta parente del fumetto . Escono due pellicole con protagonista Fantomas il cui alter ego Fandor proviene dal mondo del giornalismo . Dicotomia che troverà la sua apoteosi nelle varie versioni di Superman : pacifico cronista nei panni di Clark Kent, intrepido supereroe una volta indossati tuta e mantello.
E' LA STAMPA BELEZZA !
Nel mondo di Superman i giornali si fabbricava in tipografia, con il piombo , le linotype controllate da un deus ex machina chiamato proto .
Io ho fatto a tempo a lavorare in giornali nei quali le rotative giravano per la prima edizione alle 22.30 e per la ribattuta all'una di notte . Aziende dove un buon proto contava come un caporedattore. E un capocronaca, non infrequentemente , più di un direttore. Ed è con un culo di piombo, un capocronaca che fa la prima conoscenza l'aspirante giornalista che si affaccia al “ The Day “
nell' “ Ultima minaccia “ e il cui direttore è Humprey Bogart . Il film è del 1951 diretto da Richard Brooks. E' una bella pagina “ civile “ : l'impegno di un quotidiano ( che sta per chiudere ) vittima del cinismo di eredi poco propensi a condividere gli ideali che avevano ispirato il fondatore, contro un mafioso che ha messo “ Le mani sulla città “ . La citazione che mi sono permesso del film di Rosi, dedicato alla speculazione edilizia a Napoli è pertinente : più che un film una bellissima pagina di giornalismo d'inchiesta, così come quasi tutti i giornali dell'epoca non avevano saputo ( o potuto o voluto ) esaurientemente fare . “ L'ultima minaccia “ è noto soprattutto per la frase che Bogart,( minacciato in tipografia al telefono dal mafioso, mentre le rotative cominciano a correre ) pronuncia : “ E' la stampa bellezza, la stampa. E tu non ci puoi fare niente: niente “. Devo dire che il doppiaggio italiano risulta migliore dell'originale . Bogart dice “ baby “ per irritare l'arrogante mafioso omicida. Ma la traduzione “ bellezza “, in italiano è esemplare per la cifra di scherno che contiene. La frase è diventata un cult, una delle più famose della storia del cinema . In grado di rivaleggiare con “ Domani è un altro giorno “ di “ Via col vento “ , con “ Il mio nome è Bond: James Bond “. Con i “ lavoratori “ che pronuncia Sordi con tanto di gesto dell'ombrello ne “ I vitelloni “. O , visto che è tempo di revival dei film di Sergio Leone con “ Il mondo si divide in due categorie, quelli con la pistola carica e quelli che scavano : tu scavi “ che Clint Eastwood ne “ Il buono , il brutto e il cattivo “ rivolge a Tuco- Eli Wallach. Mi fermo perché potremo tirare notte. Ma “ L'ultima minaccia “ risulta esemplare soprattutto per come tratteggia i vari redattori, per la passione di Bogart per il mestieraccio, passione che gli è costata il matrimonio, per la difesa della libera stampa. E per le inevitabili gag che l'approccio alla professione comporta . Al pivello che arriva dalla facoltà di giornalismo, che vorrebbe andare a fare il corrispondente in Egitto pur digiuno di ogni cognizione di quel paese e che Bogart dirotta a correggere bozze, il capocronaca-davanti al suo stupore-spiega : “ Tranquillo , questione di giorni e ti fanno direttore “ . Allo stesso giovane, dirà successivamente Bogart : “ Non si dia mai per vinto : non sarà la professione più remunerativa, ma è sicuramente la più bella “ . Nel film il mafioso, nella versione italiana si chiama Rodzich e proviene dall'Est Europa. Ma in quella americana è un italo- americano e si chiama Rienzi. Ho detto Rienzi : con una i in più . La trama si ispira in qualche modo alla vicenda del New York World, costretto a chiudere dopo la morte di Joseph Puliltzer . I panni del giornalista calzavano a pennello su Bogart ( come quelli dell'investigatore privato del resto ) che nel 1956, per la regia di Mark Robson si ripete in “ Il colosso d'argilla “ . Qui è un ex cronista sportivo che “ gestisce “ per conto di un malavitoso, un pugile sudamericano di poco talento , ma talmente grande e grosso da diventare in breve, grazie anche alle combine del mafioso Rod Steiger un fenomeno mediatico. Bogart è un mezzo fallito che inizialmente accetta di chiudere entrambi gli occhi ma alla fine si redime. C'è un passaggio che fotografa il mondo della boxe americana, certi sottoboschi legati anche alla compiacenza di certa stampa . Bogart chiede un favore a un ex collega. Quello nicchia e allora Bogart gli rammenta : “ Non hai mai agevolato certe situazioni quando c'erano in ballo introiti pubblicitari per il tuo giornale ? “ .
LO SPREGEVOLE KIRK
Poca roba rispetto allo spregevole giornalista interpretato da Kirk Douglas in “ Asso nella manica “ diretto con cinica maestria da Billy Wilder nel 1951. Douglas nel film si chiama Tatum, donnaiolo e ubriacone, cronista di razza ma senza scrupoli. Cacciato dai principali quotidiani di New York , Chicago e Detroit, finisce nel piccolo giornale di Albuquerque . Qui sfrutta biecamente un incidente in una tomba indiana dove è avvenuta una frana e dove resta intrappolato un uomo per mettere insieme uno scoop di livello nazionale. Deliberatamente ( si fa dare l'esclusiva dell'accesso al sito ) con la complicità del locale sceriffo fa in modo che i soccorsi ritardino, che l'uomo resti prigioniero affinché sul posto arrivano i grandi media nazionali, oltre al contorno di nani e ballerine, baracconi e guitti di ogni tipo. Al giovane aspirante giornalista che non capisce, dice ruvido : “ Non rammenti quel fatto in miniera, nel Venticinque, nel Kentucky ? Tenne la prima pagina per settimane. Ma cosa ti insegnano a quella scuola di giornalismo :gli annunci economici ? “ . L'uomo imprigionato muore alla fine per polmonite dentro alla tomba . Tatum si ritrova accoltellato da una donna che in primo momento lo aveva appoggiato . La denuncia di Wilder verso la spettacolarizzazione delle notizie è fortissima. E badate siamo nel 1951, la televisione non è ancora diventata padrona, ma le radio hanno avuto- negli Usa - una diffusione enorme.
QUARTO POTERE
Diffusione avvenuta soprattutto grazie ad un uomo. Un genio di nome Orson Welles che diffondendo una sera del 30 ottobre del 1938 dai microfoni della Cbs un adattamento tratto dal romanzo di fantascienza “ La Guerra dei mondi “ ( con lo stile di un notizario che si sovrapponeva periodicamente alla programmazione dell'emittente ) provocò una reazione di panico collettivo. La gente scese in strada pensando che veramente i marziani fossero atterrati sulla terra. L'impatto fu così grande che tre anni dopo quando le radio annunciarono il bombardamento di Pearl Harbour da parte del Giappone, molti cittadini credettero si trattasse di un nuovo scherzo messo in piedi da Welles. Orson era un genio irrequieto. E nel 1941 a soli 25 anni gira e interpreta “ Quarto potere “ ispirato alla persona del magnate Randolph William Hearst. Personaggio che Welles fa parlare ( di se stesso ) davanti a un poster enorme che lo ritrae. Va detto ch Hearst fece di tutto per bloccare il film, che la critica inizialmente non comprese e stroncò . Kane è un uomo che considera l'amore “ solo alle sue condizioni “ profondamente turbato per essere stato abbandonato dalla madre in tenera età e consegnato a un garante che ne amministra l'enorme patrimonio . Attraverso una serie di flash back fatti con spezzoni di telegiornali Welles consegna allo spettatore la risoluzione del rebus sulla vita di Kane, in un evidenziato rapporto di odio e amore tra cinema e giornalismo. Al suo amministratore che esprime preoccupazione per le ingenti somme che Kane impiega nella sua avventura editoriale replica ironico e sprezzante : “ E' vero perderò alcuni milioni ogni anno . E potrei anche fallire : tra sessant'anni “ . Kane colleziona cose. E tra le “ cose “ anche giornalisti. I migliori del pianeta che presenta con una cerimonia spettacolare, anticipando di decenni i tempi, in stile convention berlusconiana. Oggi “Quarto potere “, l'uomo e il suo doppio è considerato uno dei migliori film mai realizzati nella storia. Per alcuni, addirittura, il film perfetto.
Ci vorrebbe una giornata per parlare della tecnica con la quale Welles realizzò “ Quarto Potere “ : dai piani sequenza, alle soggettive , dal rapporto tra immagini e suono, ai differenti registri della voce . Mi limito a dire che il film ha diversi piani di lettura : dalla politica , al rapporto col potere. All'interno del film medesimo e all'esterno dove la cifra più leggibile appare la volontà di Welles di mettere in discussione il film giornalistico come genere ideologico. Nella sequenza in cui Kane arringa la folla davanti all'enorme poster di se stesso è presente anche Welles egualmente davanti ad uno smisurato poster di se stesso .
QUINTO POTERE
Ci proverà- con altri risultati nel 1976 Sidney Lumet con “ Quinto Potere” dove l'aberrazione passa dalla carta stampata alla televisione. I maneggi, le rivalità, il cinismo privo di etica dei vertici di un network : tasselli che misurano l'abnorme influenza che la televisione ha sul comune cittadino . Il conduttore di un programma viene licenziato per calo dell'audience. Prima di andarsene annuncia in diretta il suo suicidio costringendo il network a recuperarlo a cambiare il palinsesto fino a far diventare Haward Bale , il protagonista ( Peter Finch ) il menestrello della tv spazzatura che ancora accende il panorama statunitense e purtroppo- anche se in misura minore- dopo una lunga stagione di eccessi, quello italiano . Il Bale che urla e incita la gente a fare altrettanto da casa : “ Sono incazzato nero e tutto questo non lo tollererò più “ è un uomo disturbato e fuori controllo. Ma grazie al quale gli ascolti tornano a salire. Un santone del nulla, che propone il nulla all'insegna di una ribellione mediatica . Il finale è tragico : quando la “ sbornia “ da incazzatura finisce e gli ascolti precipitano, Bale viene fatto assassinare in diretta da un killer assoldato dai maggiorenti del network. Atto d'accusa preciso, totale . Contro il sistema, contro un certo modo di lavorare, contro lo strapotere dei media.
GIONALISTI : CHE GENTAGLIA !
Billy Wilder che non nascose mai la sua avversione per i giornalisti nel 1974 confezionò lo strepitoso “ Prima pagina “ con Jack Lemmon e Walter Matthau , satira sul giornalismo anni Trenta . La trama credo sia nota e non la racconterò. Ma la chicca della descrizione del pasto del condannato a morte ( che in realtà è innocente, Wilder mette un carico da undici anche sulla psicanalisi e sulla corruzione della politica e della polizia) fatta dai vari cronisti nella sala stampa della prigione, dall'essenziale cronaca del giornale del mattino , all'infiocchettata narrazione del notista del giornale mondano è imperdibile . C'erano già state altre versioni di “ Prima Pagina” . Nel 1931 “ The Front Page “ e nel 1941 “ La signora del venerdì “ dove Lemmon è una cronista ( Rosalyn Russell ) e Matthau, un Cary Grant fin troppo gigione per essere il direttore di un quotidiano aggressivo come il Chicago Examiner . Nel 1987 ci sarà un remake ambientato in televisione della celebre commedia scritta da Ben Hecht nel 1928 : “ Cambio Marito “ con Burt Reynolds e Katleen Turner . L'avversione di Wilder per la stampa può essere, comunque, sintetizzata nella battuta con la quale il tassista congeda la fidanzata di Lemmon quando la donna inutilmente va al carcere pensando di poterlo staccare dal lavoro . Dice il taxista : “ Un giornalista ? : la compiango. Che gentaglia “ .
La descrizione che certi film fanno dei giornalisti non è certamente lusinghiera : dal duo Lancaster – Curtis di “ Piombo rovente “ ( altro manifesto della macchina del fango ) , allo schizzato conduttore radiofonico di “ Talk radio “, dall'anchor man teleguidato e truffaldino di “ Dentro alla notizia “ al caporedattore disonesto per ragioni ideologiche ( nella stagione delle collusioni tra stampa, politica e forze dell'ordine ) disegnato nel 1972 da Giammaria Volontè in “ Sbatti il mostro in prima pagina “ di Bellocchio l'elenco sarebbe sterminato.
Un celebre umorista anglosassone Arnold Bennett sui giornalisti spiegava che “ dicono una cosa che sanno non essere vera, nella speranza che se continueranno a dirla abbastanza lungo, possa diventare vera “ . La stampa, nel suo insieme, anche la migliore, del resto, anche quella considerata più libera è stata , dal cinema , sovente stigmatizzata .
IL CONDOR VOLA ?
A Robert Redford in “ I tre giorni del Condor “ , l'uomo della Cia, sotto la sede del New York Times, alla rivelazione che l'analista in fuga Redford ha inoltrato al quotidiano un dossier nel quale rivela le responsabilità dell'Agenzia nella strage dei suoi colleghi di lavoro, lo 007 dice : “ Ma se sicuro che poi lo pubblichino ? “
“ La pubblicano “ replica Redford
“ E cosa ne sai ?
E dove vai se poi non lo pubblicano ? “ ancora sibila l'uomo primo che un Redford impaurito si dissolva tra la folla .
TUTTI GLI UOMINI DI NIXON
A volte, anche nei film di conclamato impegno civile, anche quello che descritto la più grande truffa politica mai perpetrata nella storia come il Watergate, anche i giornalisti del mitico Washington Post di “ Tutti gli uomini del presidente “, davanti alla possibilità che una notizia da pubblicare possa non essere totalmente vera, nella riunione del mattino si dicono non senza autosarcasmo : “ Se non è vera dovremmo tutti andare a lavorare per vivere “. E la “ gola profonda “ di Redford, nel parcheggio delle rivelazioni dice esplicitamente : “ Non amo la stampa e la sua superficialità “ .
L'inchiesta del Post è stata una delle pagine più esaltanti nella storia del giornalismo. E il film di Pakula ben descrive quei giorni, e il lavoro dei due valorosi cronisti alle prese con personaggi come il potente Mitchell, braccio destro di Nixon che per impedire la pubblicazione delle notizie più scottanti, minaccia al telefono : “ Dica a Katie Graham ( l'editore del Post ) che se uscirà una riga su di me, si ritroverà con una tetta in un tritacarne “ . Il Post non si fece intimidire e Nixon fu costretto alle dimissioni . Se penso a quanto in questi giorni sta succedendo- in Italia- nel mondo del calcio con l'affaire Lotito, davvero un altro pianeta quell'America. Un altro mondo.
I MURI DI GOMMA
Di esempi in positivo, di giornalisti coraggiosi celebrati dal cinema con film che hanno avuto anche un grande successo di pubblico, la cronologia è comunque, ricca .
Da “ Il muro di gomma “ sulla vicenda dell'areo di linea con il suo carico di passeggeri abbattuto ( missile, bomba ? ) su Ustica protagonista un bravo collega del Corriere della Sera, Andrea Purgatori, al film dedicato alla giornalista della Rai , Ilaria Alpi, uccisa mentre indagava su un traffico d'armi- corresponsabile forse l'Italia - in Somalia. Dal dal giornalista australiano disegnato da Mel Gibson a Giacarta nel 1965 in “ Un anno vissuto pericolosamente “ , all'inviato del New York Times che Sam Waterston ( il procuratore Mac Coy della serie Law & Order. Nonché . incredibilmente guerriero kiowa di “ Io, grande cacciatore “ ) porta brillantemente in prima linea in “ Urla del silenzio “ in Cambogia durante i genocidi perpetrati dai khmer rossi . Anche qui la lista sarebbe infinita .
STAMPA LA LEGGENDA
Anche il genere western ha prodotto giornalisti . Spesso di infima tacca. Spesso avventurieri come il Cimarron di Glen Ford . Ma anche pilastri di saggezza e demistificazione come il direttore dello Shinbune Star che al senatore Jeames Stewart che dopo anni di usurpata gloria rivela di non essere lui L'uomo che uccise Liberty Vance, e che a sparare al bandito era stato il vaccaro John Wayne replica : “ Qui siamo nel West ,senatore : dove tra la verità e la leggenda, vince la leggenda “. Nell'originale si dice “ si stampa la leggenda “. Ma anche in questo caso il doppiaggio italiano risulta più efficace. La firma del film è di John Ford , uno che si presentava con la frase : “ Mi chiamo Ford, faccio film western “ , ma che è stato uno dei più grandi registi che mai il cinema abbia prodotto. Un maestro che sapeva di arte e cultura, di psicanalisi e filosofia . Se non mi credete documentatevi : la posizione di Ringo e Dallas nella taverna di “ Ombre Rosse “ è quella dei Bevitori d'assenzio di Degas. Molte scene dei suoi film nel trittico dedicato alla Cavalleria, sono riprese da tele del pittore Winslow Homer . E per un' indagine sull'animo umano, sul razzismo e sul degrado che il pregiudizio provoca, “ Sentieri Selvaggi “ e “ I dannati e gli eroi “ risultano test di dal grande profilo .
BUONANOTTE E BUONA FORTUNA
Mi resta solo da dirvi del film che in tempi recenti ho apprezzato come pochi altri, sul genere. .
“ Goodnight and goodluck “. Geoge Clooney coprotagonista e regista propone una pagina memorabile del giornalismo libero contro lo strapotere politico nella stagione del maccartismo e della caccia alle streghe ( a proposito ) negli Stati Uniti degli happy days .E' Edward Murrow conduttore televisivo con la schiena dritta della Cbs l'avversario del potente senatore Mac Carthy , l'uomo ossessionato dal comunismo che rifiutava ogni confronto televisivo e che similmente ad un noto personaggio della politica nostrana inviava cassette con monologhi pre -registrati . Magistrale l'interpretazione di David Strathairn nei panni di Murrow . E' tutto l'intreccio in un bianco e nero da documentario anni Cinquanta, dall'introspezione profonda priva di compiacimenti e mai melò- nonostante la drammaticità di alcune situazioni , a fare della pellicola nel rapporto cinema e giornalismo, una bella pagina di storia e di cronaca .
INDRO E IL PADRETERNO
Visto che ha avuto il privilegio di lavorare con lui spero che qualcuno prima o poi – e sono alle battute finali- si cimenti con un film su Indro Montanelli . Vita e professione a parte, se non altro per come alla sua morte lo salutò sul Corriere della Sera l'ironia di Giannelli con una indimenticabile vignetta .
Una vignetta che valeva un editoriale. Una vignetta alla Leo Longanesi : cinematografica la sua parte .
Su una nuvola paradisiaca , un San Pietro preoccupato dice al Padrone di Casa : “ Capo, sta arrivando Montanelli: quello che manda al diavolo i Padre Eterni “ .
Beh , chissà se esagero . Ma io credo che ognuno di noi – quanti siamo artigiani o architetti della tastiera – ognuno di noi farebbe un patto col Diavolo, pur di essere ricordato così .
Fonte: http://www.alg.it/alg1/wp-content/uploads/cinema-e-giornalismo-lezione.doc
Sito web da visitare: http://www.alg.it
Autore del testo: Andrea Bosco
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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