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Una breve rassegna delle principali opere di alcuni dei registi che, con la propria arte e il proprio lavoro, hanno maggiormente segnato la storia del cinema.
LA CORAZZATA POTËMKIN (EJZENŠTEJN)
Kolossal di respiro epico, La corazzata Potëmkin (1925) di Sergej Ejzenštejn è un’opera centrale nello sviluppo della cinematografia mondiale. Commissionato in occasione delle commemorazioni del ventennale della Rivoluzione russa del 1905, il film narra la vicenda dell'ammutinamento dell'equipaggio dell'incrociatore Potëmkin che scatenò la sanguinosa repressione operata dall’esercito cosacco. Allievo di Lev Kulešov, Ejzenštejn ne sviluppò le teorie sul linguaggio cinematografico, introducendo un uso innovativo del montaggio basato sulla contrapposizione di brevi sequenze contrastanti che sottolinea la scansione ritmica delle immagini. In La corazzata Potëmkin, la composizione delle inquadrature testimonia inoltre l’influenza che il formalismo e il costruttivismo esercitarono sul cineasta russo.
METROPOLIS (LANG)
In Metropolis (1926), capolavoro del cinema espressionista tedesco, la straordinaria potenza visiva delle immagini veicola con estrema efficacia temi tuttora di scottante attualità, quali la cecità del potere, la crudeltà della dittatura, l’alienazione dell’uomo e il suo conflittuale rapporto con la macchina. Ambientato nel XXI secolo in una grande città dalle inquietanti architetture, Metropolis rientra a buon diritto tra le pietre miliari del cinema di fantascienza ed è uno dei più significativi esempi del cinema di Fritz Lang, frutto della commistione fra la spiccata attitudine del regista tedesco per le arti figurative e la sua profonda sensibilità nei confronti delle tematiche sociali e politiche.
OMBRE ROSSE (FORD)
Film che ha segnato indelebilmente l'immaginario cinematografico, Ombre rosse (1939) fu diretto da John Ford, insuperato maestro del cinema western, con estrema sapienza tecnica e narrativa. Alla dura critica del moralismo ipocrita allora imperante negli Stati Uniti, il regista irlandese affiancò una finissima analisi della psicologia dei personaggi e il racconto corale delle loro vicende umane. Ford fece inoltre di John Wayne, impegnato nel ruolo del cowboy Ringo Kid ricercato per un crimine che non ha commesso, l'indimenticabile icona di uno dei generi più amati e frequentati dal cinema statunitense.
QUARTO POTERE (WELLES)
Quarto potere (1941), scritto, diretto e interpretato da Orson Welles, è una delle pellicole più celebri della storia del cinema. La vicenda del magnate della stampa Henry Foster Kane e il mistero che avvolge “Rosebud”, ultima parola da questi pronunciata prima di morire, continuano tutt’oggi ad affascinare pubblico e critica. La profonda carica innovativa del film è data da diversi elementi tecnico-stilistici, quali la frantumazione della struttura narrativa in numerosi flashback, l’apporto essenziale dell’operatore Gregg Toland nell’uso di obiettivi grandangolari che rivoluzionarono la composizione delle inquadrature, la chiara consapevolezza dell’importanza della colonna sonora, intesa non più quale mero accompagnamento musicale ma come elemento fondante del linguaggio filmico. Al suo debutto nella regia cinematografica, Welles diede prova con Quarto potere di un’eccezionale maturità artistica, ma gli elevati costi di produzione e l’insuccesso commerciale del film gli guadagnarono la fama di regista scomodo, costringendolo a subire spesso in sede di montaggio tagli e rimaneggiamenti dei propri lavori.
ROMA CITTA’ APERTA (ROSSELLINI)
Pietra miliare del neorealismo, Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini è un affresco vivido e corale degli eventi che segnano le esistenze di alcune persone nella Roma occupata dai nazisti. Girato con mezzi di fortuna e materiali di scarto nel periodo immediatamente successivo alla liberazione della capitale e inizialmente non del tutto apprezzato e compreso in Italia, il film conserva intatti a distanza di oltre cinquant’anni dalla sua uscita i caratteri di immediatezza e profonda autenticità che commossero il pubblico dell’epoca. Emblematica in tal senso è la straordinaria interpretazione di Anna Magnani, che diede vita con grande intensità al personaggio di Pina divenendo famosa in tutto il mondo. Con Roma città aperta Rossellini aprì la via a un nuovo modo di intendere il cinema, sottolineandone il dirompente potenziale di osservazione e critica politica, etica e sociale.
ESTASI DI UN DELITTO (BUÑUEL)
Le convenzioni sociali borghesi e la morale cattolica sono messi ironicamente alla berlina grazie a un umorismo macabro e tagliente in Estasi di un delitto (1955), opera tra le più riuscite di Luis Buñuel. Ne è protagonista Arcibaldo, un uomo che, a causa di un trauma subito durante l’infanzia, è ossessionato dal proposito criminale di uccidere le donne che incontra senza però mai riuscire ad attuarlo. Maestro nello scandagliare i tabù e le ossessioni della società contemporanea, con particolare attenzione ai temi della religione e della sessualità, Buñuel infranse frequentemente nei suoi film i tradizionali canoni cinematografici e narrativi creando sequenze fortemente oniriche e surreali.
LA DOLCE VITA (FELLINI)
Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, La dolce vita (1960) di Federico Fellini rilanciò la fama del cinema italiano nel mondo divenendo ben presto un film di culto. Marcello Mastroianni, protagonista della pellicola nel ruolo di un giornalista disilluso e superficiale, si muove per le vie di una Roma degradata e convulsa incontrando nobili annoiati in cerca di trasgressione a ogni costo, intellettuali suicidi, una diva insoddisfatta, perdigiorno e paparazzi. Opera di forte critica sociale, ritratto spietato e dolente di una società corrotta e senza speranze in cui sacro e profano si mescolano indiscriminatamente, alla sua uscita La dolce vita (1960) scatenò la violenta reazione del mondo cattolico a causa dei suoi contenuti ritenuti immorali e offensivi. Ciò non impedì però al film di essere apprezzato da una larga parte di pubblico e critica, conquistando una grande notorietà a livello internazionale e consacrando definitivamente Fellini tra i maestri della cinematografia mondiale.
2001 ODISSEA NELLO SPAZIO (KUBRICK)
Ispirato ad alcuni racconti del maestro della letteratura fantascientifica Arthur C. Clarke, 2001 Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick è una pellicola tuttora controversa che ha dato luogo a numerose speculazioni teorico-filosofiche. L’enigma del monolito nero che apre e chiude il film e il rapporto conflittuale tra l’uomo e il progresso tecnologico, rappresentato dal computer HAL 9000, sono narrati attraverso immagini potenti accompagnate da una colonna sonora di forte impatto emotivo, che comprende composizioni di Johann Strauss e György Ligeti. In 2001 Odissea nello spazio, la dettagliatissima costruzione degli ambienti denota la precisione ai limiti della maniacalità che caratterizza l’intera cinematografia di Stanley Kubrick, celebre per l’inesausta cura dei particolari in sede di preparazione, ripresa e montaggio dei suoi film. Testimone acuto e spietato del suo tempo, Kubrick spaziò liberamente fra i generi cinematografici realizzando opere indimenticabili per tematiche e suggestioni visive.
RAN (KUROSAWA)
Opera epica e grandiosa, Ran (1985) di Kurosawa Akira è una rilettura del Re Lear di Shakespeare imbevuta di elementi tratti dalla storia e dalla cultura giapponesi. Grande conoscitore della letteratura occidentale classica e contemporanea, Kurosawa vi si ispirò per la realizzazione di molti suoi film. L’influenza della cultura occidentale sul suo cinema fu però temperata dal profondo legame con le tradizioni orientali e nei propri film il regista giapponese riuscì a far incontrare Oriente e Occidente. Maestro della tecnica cinematografica e attento alla cura di ogni dettaglio nelle scenografie e nei costumi, Kurosawa girò pellicole straordinarie per immagini e colori.
Fonte: http://www.scicom.altervista.org/audiovisivi/Maestri_del_cinema.doc
Sito web da visitare: http://www.scicom.altervista.org
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