Film Tempi moderni

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Film Tempi moderni

 

FILM  “TEMPI MODERNI”

ARGOMENTO
La condizione operaia durante la seconda rivoluzione industriale e la formazione della società di  massa, con le problematiche derivanti
REGIA: Charlie Chaplin
SCENEGGIATURA: Charlie Chaplin
ATTORI: Dick Alexander, Henry Bergman, Stanley Blystone, Chester Conklin, Heinie Conklin, Allan Garcia, Paulette Goddard, Lloyd Ingraham, Walter James, Edward Kimball, Wilfred Lucas, Hank Mann, Mira McKinney, Cecil Reynolds, John Rand,Stanley Sanford, Sam Stein, Juana Sutton, Jack Low, Luis Natheaux
FOTOGRAFIA: Roland Totheroh, Ira H. Morgan
MONTAGGIO: Charlie Chaplin
MUSICHE: Charlie Chaplin
PRODUZIONE: CHARLIE CHAPLIN PER UNITED ARTISTS
DISTRIBUZIONE: DEAR INT - CAPITOL INTERNATIONAL VIDEO, SKEMA, MONDADORI VIDEO, SWAN VIDEO, ARCA PRODUZIONI AUDIOVISIVE, M &R, VIDEOGRAM, RICORDI VIDEO, FONIT CETRA, LASERVISION, DE AGOSTINI, SIRIO HOME VIDEO, CDE HOME VIDEO, GRUPPO EDITORIALE BRAMANTE (IL GRANDE CINEMA)
PAESE: USA 1936
GENERE: Satirico
DURATA: 85 Min
FORMATO: B/N 
NOTE: 
AIUTO REGISTI: CARTER DE HAVEN E HENRY BERGMAN.DIRETTORI DI PRODUZIONE: ALFRED REEVES E JACK WILSON.DIR. MUSICALE: ALFRED NEWMAN.TEMI MUSICALI NON ORIGINALI: HALLELUIAH, I'M BUM - PRISONER'S SONG (C. MASSEY) - HOW DRY AM I - IN THE EVENING BY THE MOONLIGHT (BLAND) - JE CHERCHE APRES TITINE (DUNCAN E DANIDERFF).PRIMA PROIEZIONE: 5 FEBBRAIO 1936, RIVOLI THEATRE, NEW YORK.PRIMA PROIEZIONE ITALIANA: APRILE 1931.
TRAMA
Charlot, operaio in un grande complesso industriale, estenuato dal ritmo frenetico di lavoro, perde la ragione. Ricoverato in una casa di cura, viene dimesso qualche tempo dopo per finire però quasi subito in prigione, a causa di una manifestazione di operai nella quale si ritrova casualmente coinvolto. Durante la detenzione, egli concorre, inconsapevole, a sventare una rivolta di detenuti; ciò gli frutta l' immediata scarcerzione. Una volta libero, riprende la sua dura lotta per sopravvivere: gli è di conforto l' amicizia di una giovane orfana, con cui divide fraternamente la propria casetta e quel po' di cibo che riesce a procurarsi. Quando la ragazza trova lavoro in un cabaret e riesce a far assumere anche Charlot, ai due derelitti sembra schiudersi la prospettiva di un futuro migliore. La polizia, venuta a cercare la ragazza per ricondurla all' orfanotrofio, li costringe però a fuggire dalla città per cercare altrove un po' di tranquillità.
CRITICA: 
"Il film, uno dei capolavori in senso assoluto espressi da Chaplin e dall'arte cinematografica, non ha perso, a distanza di tanti anni dalla sua uscita, la freschezza inventiva, l'attualità tematica e l'afflato poetico che l'hanno reso giustamente famoso". (Segnalazioni Cinematografiche).
Il primo film veramente a sfondo sociale di Chaplin. Prima di Tempi Moderni il regista inglese non aveva mai guardato con tanto realismo e attualità alla sua epoca storica, limitandosi a velati accenni inseriti però in un contesto del tutto neutro e atemporale. Un viaggio in Europa dove tocca con mano la disperazione dei senza lavoro lo colpisce e lo convince del bisogno di portare sullo schermo il dramma della sopravvivenza, affinché la crescente disoccupazione e l'automazione presente nelle fabbriche di tutto il mondo abbia voce.
Nasce da questo presupposto uno dei suoi film più conosciuti, icona dell'arte chapliniana. Chaplin era figlio del cinema muto anche negli anni trenta continuava a realizzare muti i suoi film. Tempi Moderni non è propriamente muto, perché si avvale (come già il precedente Luci della Città) di colonna sonora sincronizzata, all'interno della quale vi è Smile, la melodia più conosciuta di Chaplin. Non è però assolutamente parlato, perché il regista si usa il suono solamente per la musica (come detto), per vari effetti comici (sirena della polizia, lamenti di stomaco, ecc.) e per la canzone alla fine del film, adattamento della Titina, primo contatto con le sue corde vocali che Chaplin concede al pubblico che lo seguiva ormai da vent'anni. Come continuò a fare anche per il resto della sua carriera, il regista non spezza il legame con il suo passato neanche per altre questioni: si avvale infatti di ex-compagni di lavoro in molte scene. E' con Chester Conklin che Chaplin appare in tutta la sequenza del ritorno in fabbrica ed è Hank Mann uno degli scassinatori che appaiono nella scena del furto ai grandi magazzini, entrambi attori molto noti che lavorarono con lui alla Keystone addirittura ai tempi del suo esordio nel cinema (1914). Del resto anche altri attori presenti nel cast avevano lavorato con lui in passato, come l'onnipresente Harry BergmanAllan GarciaTiny Sandford.
L'unica vera novità è rappresentata da Paulette Goddard, la brava e graziosa gamine, che recita qui per la prima volta insieme a Chaplin, e che diventerà poi anche la sua terza moglie. Il film è molto divertente, ancora oggi ne rimane intatta la comicità, anche se contiene molti spunti drammatici e persino la scena di un assassinio (quello del padre della monella, disoccupato in rivolta). Chaplin non è mai drammatico nel vero senso della parola, la sua è sempre una comicità "allargata", che spazia fino ai confini dell'assurdo, o che si avvale del pathos per esprimere la complessità di un mondo per nulla allegro. Nelle scene in prigione, tra le più divertenti del film, non vi è mortificazione ma perfino pace. E' la società che è ostile, che non accoglie.
L'umanità di Chaplin è anche nella sua diversità. Lui non è un'operaio qualsiasi, è Charlot. Non potrà mai adattarsi ad un lavoro monocorde e stritolante, perché per vent'anni lo abbiamo visto libero. E' la rivolta della coscienza incorruttibile che rende Charlot così popolare, perché è vicino al cuore incontaminato di tutti gli esseri umani, non a uno status socialedeteminato o a una condizione di vita specifica. Alla fine del film lui e lagamine si trovano soli in una strada deserta, lei è disperata, ha perso tutto.Charlot fischietta. E' meno triste, e indica alla ragazza la via dell'ottimismo, inducendola al sorriso e all'avvio verso nuove avventure. Per lui è normale, perchè è un vagabondo. E' abituato a perdere qualcosa ma anche a ripartire. Non a caso la strada che prenderanno è del tutto libera, non c'è nulla intorno. Alla fine Charlot si riappropria di se stesso, nulla gli è precluso. Per la prima volta nel film non c'è traccia di limiti, visivi o meno.
Chaplin voleva terminare il film in un'altro modo. La ragazza avrebbe scelto di diventare suora, per proteggersi dalle minacce della società, e il vagabondo avrebbe intrapreso una strada solitaria, come spesso aveva fatto in altre opere. Girò tutto, ma poi cambiò idea, perchè il film aveva bisogno di un messaggio diverso. Charlot non era più solo, aveva trovato una compagna di avventure, si poteva sperare, niente era perduto. Sapeva anche che sarebbe stato un commiato nei confronti del celebre personaggio (che infatti non apparirà più, salvo che nelle sembianze del barbiere ebreo del Grande Dittatore, ma non era più Charlot) ed è senza dubbio uno dei più suggestivi che poteva pensare. Indicando come meta il sorriso verso il futuro, Charlot si era senza dubbio guadagnato il paradiso.
NOTE BIOGRAFICHE DI CHARLIE CHAPLIN
Charles Spencer Chaplin nasce il 16 aprile 1889, a Londra, nella tipica periferia suburbana. Il padre era un alcolista mentre la madre, mediocre cantante, in perenne difficoltà nel trovare lavoro, affida Charles e Sidney (fratello di quattro anni più vecchio) ad un orfanotrofio dove restano due anni.
Ebbe dunque un infanzia difficile aggravata anche da altri problemi derivati da quella condizione di miseria umana e materiale. Non solo i genitori ad un certo punto si separeranno, ma la madre svilupperà anche una brutta malattia mentale della madre che la costringerà a molti ricoveri ospedalieri. Chaplin però coltiva il sentimento di una necessità di miglioramento, un’ambizione per una vita più dignitosa a cui si vanno ad aggiungere la sua innata intelligenza e la capacità di saper cogliere aspetti del reali oscuri agli altri.
Il talento del giovane Charles, d’altronde, fa presto a manifestarsi a soli sette anni infatti affronta il palcoscenico come cantante mentre a quattordici ottiene le sue prime parti teatrali.
Durante un giro di spettacoli ad Hollywood nel 1913 il produttore Mack Sennett lo scopre, inducendolo poi a firmare il primo contratto cinematografico con la Keystone. Nel 1914 fa la sua prima apparizione sullo schermo con il film “Per guadagnarsi la vita”.
Nel 1918 Chaplin è finalmente ricco, famoso e conteso. In quell’ anno infatti firma un contratto da un milione di dollari con la First National per la quale realizza, sino al 1922, nove mediometraggi (fra cui classici assoluti come “Vita da cani”, “Charlot soldato”, “Il monello”, “Giorno di paga” e “Il pellegrino”).
Seguono i grandi film prodotti dalla United Artists (la casa fondata da Chaplin nel 1919 con Douglas Fairbanks sr., D. W. Griffith e Mary Pickford): “La donna di Parigi” (di cui è solo regista), “La febbre dell’oro” e “Il circo negli anni ’20″; “Le luci della città” e “Tempi moderni” negli anni ’30; “Il grande dittatore” (travolgente satira del nazismo e del fascismo) e “Monsieur Verdoux” negli anni ’40; “Luci della ribalta” nel 1952.
Numerosi anche gli avvenimenti di carattere politico che hanno segnato la vita del grande comico. La presunta origine ebraica e le simpatie per idee e movimenti di sinistra gli causarono numerose grane, fra cui quella di essere sottoposto al controllo dell’FBI sin dal 1922. Nel ’47, invece, viene addirittura trascinato di fronte alla Commissione per le attività antiamericane, sospettato in pratica di comunismo: un’accusa che gli costa l’annullamento nel ’52 (mentre Chaplin era in viaggio per Londra ) del permesso di rientro negli USA.
Nel 1953 i Chaplin si stabiliscono in Svizzera, presso Vevey, dove Charles si spegnerà il 25 dicembre 1977.
Chaplin nella sua carriera non ha mai vinto un oscar come migliore attore o miglior regista. Per lui oltre al tardivo oscar alla carriera nel 1972, un oscar come migliore compositore musicale sempre nel 1972 per il film “Luci della ribalta” (pellicola realizzata ben vent’anni prima).
I suoi ultimi film furono (“Un re a New York”, 1957, e “La contessa di Hong Kong”, 1967), la sua “Autobiografia” (1964), le riedizioni sonorizzate delle sue vecchie opere e molti progetti rimasti incompiuti hanno confermato sino all’ultimo la vitalità dell’ artista.
COMMENTO
Il protagonisti della vicenda è Charlot (interpretato da Charlie Chaplin) un vagabondo, chiamato inizialmente “Charlie” ma poi ribattezzato Charlot nel 1915 da un distributore francese, caratterizzato dalla sua tipica “divisa” fatta di baffetti neri, bombetta, giacchetta stretta e corta, pantaloni larghi e sformati e bastoncino di bambù.
“Tempi Moderni” è un vero e proprio film a scopo sociale che denuncia lo sfruttamento dell’uomo ai tempi dell’inserimento della catena di montaggio nella produzione delle fabbriche. Questo, nel film, è il fulcro principale dal quale poi si snodano tutti gli altri punti.
La scena che mi ha colpito di più è stata quella iniziale dove vengono filmati dei maiali che corrono stretti all’interno di un piccolo recinto i quali vengono poi sostituiti dagli operai rappresentati sempre nello stesso recinto che entrano in una fabbrica. Tutto ciò mette a paragone gli uomini a degli animali utili solo a “trainare l’aratro” cioè a far muovere delle macchine che ben presto prenderanno completamente,o quasi, il loro posto di lavoro.
Dopo la scena iniziale vengono mostrati gli operai al lavoro all’interno della fabbrica; i ritmi frenetici gli permettono a malapena di mangiare nella pausa pranzo che viene considerata dal padrone dello stabilimento una vera e propria perdita di tempo che va quindi ottimizzata utilizzando delle macchine che nutrano in pochi minuti gli affamati e stanchi operai.
Charlot viene poi licenziato a causa dei problemi derivanti dal suo lavoro: non riesce infatti più a smettere di avvitare bulloni perché troppo abituato a farlo. Anche questo punto del film è molto divertente perché Charlot, anche se fuori dalla fabbrica, cercherà di avvitare tutto ciò che incontra sui suoi passi; ciò trasmette allo spettatore quanto deve essere stressante e ripetitivo continuare a svolgere sempre e solo la solita mansione per cui l’operaio è stato assunto.
Il film dimostra quanto i lavoratori vivano “al di fuori del mondo esterno” e quanto siano estranei a certi eventi come Charlot che all’inizio del film raccoglie la bandiera rossa caduta al capo di alcuni minifestanti senza comprenderne il suo significato e le implicazioni che può portare a chi la sventola.
Praticamente tutto il film è basato sulle ironiche coincidenze che colpiscono Charlot il quale, essendosi alienato da tutto, non riesce ne ad impedire ne a fermare. Lo stato d’animo che il film trasmette, anche se suscita ilarità, è di immensa tristezza dovuta al duro lavoro di questi uomini che lottano anche tra loro pur di poter avere una paga, anche se minima, alla fine del mese per poter vivere, anzi, SOPRAVVIVERE. Questo stato d’animo è dovuto anche al bianco e nero ed all’incalzante susseguirsi delle scene che non danno sosta allo spettatore. Sembra di vivere la vita di questi operai.
Il tema del film sfortunatamente è molto moderno; basti pensare alla crisi che si sta vivendo in questo periodo che costringe milioni di operai a lavorare molte ore al giorno per pochi “spicci”, di non lavorare affatto e prendere solo una piccola parte della paga perché in cassa integrazione oppure, nei casi peggiori di non recepire alcuna retribuzione perché licenziati o perché la loro azienda è stata chiusa o s’è trasferita in paesi dove la manodopera ha costi inferiori rispetto che a qui.
Si può dire che il film sia anche un poco autobiografico dato che Charlie Chaplin nacque in una famiglia povera e poi grazie al suo impegno e alla sua passione per il cinema divenne quell’uomo di talento che ancora ricordiamo e citiamo speso come esempio; Charlot infatti da misero operaio divenne poi apprezzato cabarettista grazie ad una ragazza che aveva difeso dai poliziotti che la volevano arrestare perché aveva rubato un pezzo di pane per sfamare la sua famiglia.

Fonte: http://www.iccazzulani.it/areadocenti/index.php?action=dlattach;topic=1062.0;attach=1449

Sito web da visitare: http://www.iccazzulani.it

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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