Parole del cinema

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Parole del cinema

 

Le parole del
Cinema
Piccolo dizionario
cinematografico

Accelerazione, Effetto di: Effetto per cui l'immagine si muove
sullo schermo più velocemente di quanto non accada nella realtà; tale risultato è ottenuto effettuando la ripresa a una velocità inferiore a quella normale (per esempio, per il 35 mm., a 48 o 72 fotogrammi al secondo in luogo dei normali 24). Tale effetto viene particolarmente usato a fini comici, ma non va confuso con l'effetto di accelerazione che va sotto il nome di effetto Chaplin, dovuto alla proiezione, alla cadenza di 24 fotogrammi al secondo, di film ripresi a 16 fotogrammi al secondo (si tratta generalmente di film del periodo muto proiettati con moderni proiettori). Correlati: rallentamento.
• Anamorfico: Lente usata su cineprese e proiettori che schiaccia le immagini o le decomprime, nei sistemi a schermo panoramico. Il primo sistema che adattò la lente anamorfica fu il Cinemascope (v.). Correlati: Cinemascope, Cinerama.
• Angolazione: Inclinazione della macchina da presa, in relazione all'oggetto che sta filmando. Le riprese possono cosi essere effettuate dall'alto, dal basso o al livello della visione umana (all'incirca m. 1,60). Quanto agli effetti sul significato in genere la ripresa dall'alto «schiaccia» il soggetto, lo minimizza, mentre la ripresa dal basso gli conferisce importanza, prestigio: emblematico è l'uso della macchina da presa nel film di Murnau L'ultima risata (o L'ultimo uomo] in cui il portiere d'albergo quando indossa l'uniforma simbolo del suo prestigio viene inquadrato dal basso, accentuando la sua imponenza, mentre la ripresa dall'alto sottolinea la condizione degradata del suo nuovo incarico di guardiano delle latrine. Correlati; campo, inquadratura, piano.
• Animazione: Tecnica mediante la quale immagini fisse vengono riprese automaticamente dalla cinepresa in modo da creare sullo schermo l'illusione del movimento. Le immagini fisse possono essere costituite da una fotografia o più spesso da un disegno. Per cinema d'animazione si intende infatti comunemente il disegno animato, di cui l'esponente più celebre resta Walt Disney, ma tale termine copre diversi effetti di animazione. Si può anche operare direttamente sulla pellicola, il più delle volte dipingendola. Correlati: cartone animato,

Cadenza: v. Frequenza.
• Campo di presa: Porzione di spazio ripresa dall'obiettivo e riprodotta sulla pellicola. Il campo di presa è determinato dalla posizione della cinepresa, dalla distanza del soggetto e dalle caratteristiche dell'obiettivo usato. Si possono così individuare: Campo lunghissimo (C.L.L.): abbraccia la porzione di spazio più vasta possibile. La figura umana, se compare, occupa una parte minima dello schermo. Serve a dare una visione di insieme dei luoghi in cui si svolge la vicenda.
• Campo lungo (C.L.): abbraccia uno spazio molto ampio, ma inferiore al C.L.L. La presentazione del luogo o dell'ambiente risulta preponderante rispetto a quella di persone o oggetti.


• Campo medio o mezzo campo lungo (C.M. o M.C.L.): la figura umana acquista rilievo rispetto all'ambiente e la sua altezza occupa all'incirca la metà dello schermo.
• Campo totale (C.T.) (o Totale]: viene usato per rappresentare la scenografia nella sua totalità, almeno in quanto ha di essenziale.


Le definizioni di campo qui introdotte (che non sono tassative e possono subire nell'uso leggere variazioni) servono sia al momento della creazione e della lavorazione del film, per la stesura della sceneggiatura, sia al momento (che forse qui più ci interessa) della analisi. I campi elencati hanno generalmente una funzione descrittiva: servono a situare il luogo dell'azione o a descrivere l'ambiente in cui si svolge l'azione. Se si analizza un film classico, esso procede generalmente secondo uno schema abituale: descrizione dell'ambiente, presentazione dei personaggi nell'ambiente, attenzione sui personaggi. È difficile sfuggire a tale andamento proprio perché esso facilita la comprensione da parte dello spettatore. Correlati: angolazione, inquadratura, piano.

• Carrellata: Movimento della cinepresa che si sposta su un adeguato sostegno mobile (carrello a rotaie, gru, auto, ascensore, ecc.), permettendo così una ripresa in movimento. Si possono avere carrellate in avanti, indietro, orizzontali, verticali e combinate (con le panoramiche, v.). Si denomina carrellata a seguire lo spostamento della cinepresa che segue il movimento di un attore o di un veicolo. Si definiscono carrellate

• Carrello: Piattaforma su ruote, sulla quale si sistema la cinepresa per le riprese in movimento. Con tale ter- mine si definisce per estensione qualunque mezzo mobile (auto, treno, aereo, carro...) che permetta di effettuare riprese in movimento. Carrello è anche sinonimo di carrellata. Il carrello aereo è un particolare tipo di carrello su rotaie poste a una certa altezza e impiegato per le carrellate dall'alto.

• Cartoni animati: Espressione con cui si indicano erroneamente i disegni animati, su calco dell'inglese cartoon (disegno, vignetta). Correlati: animazione.
• Cast: Termine inglese con cui si Indica il complesso degli attori che partecipa alla realizzazione di un film.
• Ciak: Attrezzo costituito da una tavoletta di legno con un'asticciola battente nel bordo inferiore. Tale meccanismo produce un colpo secco (« ciak »} che viene battuto all'inizio di ogni ripresa, mentre sulla tavoletta sono segnati i dati relativi alla lavorazione del film (titolo, nome del regista e dell'operatore, numero dell'inquadratura e della ripresa). Battendo il ciak nel campo dell'obiettivo, all'inizio delle riprese, si permette, oltre all'identificazione del numero della ripresa, anche la sincronizzazione della colonna sonora con la colonna delle immagini.

• Cineasta: Con tale termine, su imitazione del francese, si indica chiunque si avvicini al cinema con intenzioni artistiche, quale regista o operatore, ed estensivamente chiunque apporti un contributo tecnico o artistico alla lavorazione del film.
• Cinemascope: Procedimento di cinematografia spettacolare che, grazie all'uso di obiettivi anamorfici (v.) nella ripresa e nella proiezione, permette di proiettare la pellicola su schermi panoramici di ampiezza superiore al normale. Il procedimento venne messo a punto nel 1953 dalla 20th Century-Fox, per La tunica (riapparso nel 1979 sugli schermi con il titolo de I gladiatori]. Correlati: anamorfico, cinerama.
• Cinerama: Sistema di proipzione su schermo panoramico, che utilizza un negativo di 65 mm., un positivo di 70 mm. e obiettivi anamorfici oltre a un'immagine particolarmente rettificata per essere proiettata su uno schermo ricurvo, con effetto tridimensionale. Correlati: anamorfico, cinemascope.
• Coda: Pezzo di pellicola bianco, nero, velato o trasparente posto all'inizio o alla fine dei rulli per permettere il caricamento negli apparecchi. Ogni film ha una coda iniziale standard (coda di partenza, o start, con numeri che indicano i minuti secondi per facilitare il lavoro del proiezionista) e una coda finale nera.
• Colonna sonora: Con tale termine si indica sia lo spazio laterale della pellicola, riservato alla registrazione ottica o sonora dei suoni, sia i suoni prodotti durante la proiezione della pellicola in questione. Correlati: effetti sonori.

• Controcampo: Campo diametralmente opposto a quello dell'inquadratura precedente. Il campo/controcampo viene generalmente usato per riprendere una conversazione tra due persone, faccia a faccia. La cinepresa inquadra frontalmente prima una delle due persone (campo), poi si sposta sulla seconda (controcampo). Un tipico esempio di campo/controcampo è rinvenibile nelle sequenze del film Casablanca. Correlati: montaggio.

 

• Controfigura: Persona che sostituisce l'attore protagonista in scene pericolose o sgradevoli, nelle prove o nella messa a punto dell'illuminazione.
• Controluce: Ripresa effettuata con l'obiettivo rivolto contro una sorgente luminosa. Il controluce valorizza l’oggetto, conferendogli una sorta di atemporalità. Correlati: illuminazione.

• Controtipo: Procedimento mediante cui si ottengono pellicole con immagini negative, stampandole da una copia positiva (denominata in gergo «lavanda», per il suo tipico colore azzurro-violetto). I controtipi negativi permettono di stampare nuove copie perfette del film, detti appunto controtipi. Il procedimento di controtipo viene usato anche quando mancano i negativi originali per stampare copie di film in distribuzione. In tal caso i controtipi ottenuti presentano per lo più difetti.
• Copia: Qualsiasi riproduzione positiva di un film ottenuta da un negativo. La copia di lavorazione è la prima copia positiva del film ottenuta in sede di montaggio dai « giornalieri » (gli spezzoni girati giorno per giorno durante le riprese) e con- sistente in due colonne (quella visiva e quella sonora). Da tale copia in laboratorio si otterrà il negativo originale, che servirà per la stampa delle copie di proiezione destinate alla distribuzione.
• Copione: Ciclostilato della sceneggiatura del film, usato dai vari collaboratori durante la lavorazione.
Didascalia: Nel cinema muto inserti di frasi scritte (dialoghi o brani di spiegazione e di collegamento dell'azione) interposti alle inquadrature in cui si veniva svolgendo l'azione. Nel cinema parlato l'uso della didascalia è in genere limitato ai titoli o ai sottotitoli esplicativi che vengono inseriti nel film.
Nel caso di film in lingua originale, le didascalie, poste ai margini infe-riori dell'inquadratura, riportano i dialoghi nella lingua del paese in cui il film viene distribuito. In Italia questo tipo di distribuzione è molto limitata: segnaliamo, tra i più noti il caso del film di Altman, Nashville, proiettato nelle sale italiane in lingua originale, con « sottotitoli » (o didascalie) in italiano.

• Dissolvenza: Si ha la dissolvenza quando l'immagine scompare lentamente, fino al campo buio (dissolvenza in chiusura o fondu). La dissolvenza in apertura è il procedimento inverso: dal campo buio (o da altro colore) emerge a poco a poco l'immagine. La dissolvenza incrociata indica il procedimento per cui un'inquadratura si trasforma gradualmente in un'altra, attraverso la contemporanea dissolvenza in chiusura dell'ultima inquadratura di una sequenza e la dissolvenza in apertura della prima inquadratura della sequenza seguente. La dissolvenza indica ellitticamente uno scarto di tempo tra due sequenze. Se nel cinema contemporaneo viene usata ormai raramente con questa funzione, essa può essere utilizzata per creare effetti formali: Norman Me La-ren in Pas de deux (1968) sovrappone sino a dieci immagini, così che la nozione di dissolvenza incrociata scompare per lasciar posto a una nuova immagine complessa nata dalla sovrapposizione. Correlati: effetti speciali, montaggio, truca.

 

• Dolly: Piccola gru su ruote, che trasporta, solleva e abbassa la cinepresa e il suo operatore per riprese mobili in interni o in esterni di dimensioni ridotte.

• Doppiaggio: Operazione mediante cui
la colonna sonora originale viene sostituita da una nuova colonna con la registrazione
di dialoghi e commento nella lingua del paese in cui il film verrà distribuito.
Effetti speciali: «Procedimenti attraverso cui si ottengono immagini cinematografiche alterate o illusionistiche rispetto alla realtà oggettiva o a quanto risulta dalle riprese. Comprendono: interventi sulla frequenza di presa (accelerazione, rallentamento,
« marcia indietro »); interventi scenografici (macchine per riprodurre artificialmente fenomeni atmosferici, animazione di oggetti o esseri irreali); interventi in fase di stampa mediante la truca (v.); effetti speciali veri e propri, consistenti nell'uso di modellini (miniature), specchi per la combinazione di immagini (procedimento Schùfftan) ', prismi per la moltiplicazione di immagini o nell'adozione del trasparente (v.) (procedimento Dunning)2 » (da Enciclopedia dello spettacolo Garzanti, Milano, 1977, p. 217). Su tali effetti, che hanno ormai raggiunto alti livelli di tecnologia, si basano il cinema fantascientifico (v. il recente Guerre stellari) quel filone del cinema commerciale denominato catastrofico (Lo squalo, L'inferno di cristallo, ecc.) che, negli ultimi anni '70, ha conosciuto un grande successo di pubblico. Effetti speciali è anche sinonimo dì trucchi. Correlati: trasparente, truca.

• Effetti sonori: Rumori e suoni che contribuiscono a completare l'ambientazione in un film, costituendo assieme ai dialoghi e alla musica la colonna sonora (v.). Correlati: colonna sonora.
• Effetto Kulesov: Esperienza realizzata dal regista russo Lev Kulesov tendente a dimostrare l'importanza del montaggio nella creazione del significato. Alla medesima inquadratura dell'attore I. Mozzuchin venivano accostate inquadrature di un bambino, di un piatto di minestra, di una donna in una bara. Lo spettatore attribuiva al volto di Mozzuchin (che in realtà rimaneva impassibile) di volta in volta sentimenti diversi: tenerezza, fame, dolore. Correlati: montaggio.
• 1. Tale procedimento offre la possibilità di rappresentare esseri piccolissimi o grandissimi accanto a uomini di altezza normale e di far apparire o sparire istantaneamente immagini, oggetti, spettri.
• 2. Il procedimento Dunning permette la ripresa di scene particolarmente pericolose o raccapriccianti per la situazione in cui verrebbero a trovarsi gli attori.


• Esterno: Con tale termine si indica ogni scena girata fuori dai teatri di posa.
Flash-back: (lampo all'indietro) « Termine inglese d'uso internazionale con il quale, nel cinema, si designa l'inserimento, nella narrazione principale, di un'azione secondaria che interrompe la successione cronologica (un ricordo, un antefatto) o che distorce la successione logica (un evento immaginato, una possibile soluzione fantasticata).
Probabilmente ideato da D.W. Griffith (in Enoch Arden, 1911), il flash-back fu ampiamente adottato dal cinema muto e appare ancora nel cinema contemporaneo. È spesso introdotto da vari accorgimenti audiovisivi (analogie di oggetti, sfuocature, riquadrature sfumate, effetti di rallentamento, sfasature del sonoro, ecc.) ». (da Enciclopedia dello Spettacolo Garzanti cit., p. 246). Quando l'azione dell'inserto è riferita al futuro, prende il nome di flash-future.

• Flou: Effetto fotografico che rende sfumati i contorni delle immagini; lo si ottiene mediante l'uso di filtri diffusori o velatini di garza. Venne usato negli anni '30 e '40 per dare una luce particolare e una irreale levigatezza al volto delle dive.

• Formato: Misura in larghezza della pellicola cinematografica. Il formato generalmente usato è quello standard di 35 mm. di larghezza. I passi ridotti, inferiori a 35 mm., sono invece generalmente usati nel cinema d'amatore: i più diffusi sono il formato super-otto, che è un'evoluzione più razionale del formato 8 mm., e il 16 mm., impiegato soprattutto nelle riprese televisive, nei reportage e in certo cinema professionale a basso costo, di cui in Italia è stato antesignano Nanni Moretti, con il suo film lo sono un autarchico (1976).
• Fotogramma: Immagini fisse che scorrendo a una determinata velocità (generalmente 24 fotogrammi al secondo) creano l'illusione del movimento. Correlati: inquadratura.
• Frequenza (o cadenza): Velocità di scorrimento del film, generalmente di 24 fotogrammi al secondo. Le riprese televisive hanno invece una frequenza di 25 fotogrammi al secondo. Nel cinema muto la frequenza era di 16 fotogrammi al secondo.
Genere: Come in ambito letterario, anche nel cinema si sono venuti delineando dei generi con particolari e specifiche caratteristiche; nati da una esigenza preminentemente commerciale e come effetto di una specializzazione delle prime
case di produzione statunitensi, i generi cinematografici difficilmente sono classificabili e distinguibili con assoluta precisione. Se generi come il western, il poliziesco, il film del terrore, il comico appaiono sufficientemente caratterizzati, risulta più difficile operare precise distinzioni nell'ambito del dramma psicologico, della commedia drammatica, ecc. Occorre anche segnalare nel cinema contemporaneo una contaminazione dei generi: la commedia sofisticata si sposa con il poliziesco, il comico con il western, dando luogo a film difficilmente collocabili nell'uno o nell'altro genere. Da segnalare, come particolare, l'evoluzione che ha subito, col passare del tempo un genere cinematografico per eccellenza: il western. Dalle primitive pellicole in cui tutto era fondato sull'azione, all'approfondimento psicologico degli anni '50, al nuovo atteggiamento nei confronti dei pellerossa degli anni '70, alle deviazioni del cosiddetto «western all'italiana» che ha in Sergio Leone il suo esponente più significativo.

• Gru: Piattaforma mobile, spesso di grandi proporzioni, con un grosso brac- cio, anch'esso mobile alla cui estremità, su un'altra piattaforma, sono collocate la cinepresa e sedili per l'operatore e il regista. Grazie a tale apparecchiatura si possono ottenere effetti di carrello, panoramica e ascensore, isolati, combinati, o successivi l'uno all'altro, a seconda delle esigenze di ripresa. Correlati: carrellata, carrello, dolly, panoramica.

Illuminazione: Tecnica di fornire luce artificiale a un soggetto in modo che l'immagine acquisti profondità e rilievo spaziale. L'illuminazione contribuisce a fornire senso e espressione all'immagine: l'illuminazione di fronte appiattisce generalmente il soggetto sul fondo, in controluce pone in risalto il soggetto sullo sfondo, di taglio da rilievo alla natura plastica delle superfici. Nel caso più semplice l'illuminazione serve soprattutto per mettere in risalto un
personaggio o un oggetto rispetto allo sfondo, attirando l'attenzione su di lui. Può anche essere usata per creare un ambiente o un clima particolari attraverso l'uso di sfumature o contrasti. In alcuni casi l'illuminazione serve a conferire al soggetto effetti di espressione volontariamente accentuati. L'illuminazione brutale di un volto, ad esempio, rivela una «maschera» allucinante e spaventata. Effetti particolari si possono ottenere con giochi di luce e ombra che trasfigurano completamente una scena, spesso sottraendola alla banalità. Anche l'uso della sola ombra di oggetti o persone (ad esempio in un film poliziesco l'ombra dell'assassino) diventa un efficace mezzo di espressione. L'illuminazione gioca un ruolo particolarmente importante a livello del significato dell'immagine nel cinema espressionista tedesco degli anni '20. Correlati: controluce.

• Inquadratura: 1) Delimitazione del campo visivo operata dalla cinepresa;, tratti distintivi dell'inquadratura sono il campo (v.) o il piano (v.), l'angolazione (v.), l'illuminazione (v.); 2) con tale termine si indica anche la successione di fotogrammi ottenuta con una singola ripresa o in sede di montaggio tra due giunte successive della copia di lavorazione. L'azione registrata nell'inquadratura passa cosi" sullo schermo senza apparente discontinuità e costituisce l'unità di montaggio. Potrebbe essere paragonata alla « frase
» del linguaggio letterario. Correlati: angolazione, campo, illu-minazione, montaggio, piano.
• Interno: Ogni ripresa effettuata in teatro di posa.
Mascherino: Schermo opaco tra la pellicola e l'obiettivo, che serve a mascherare una parte della pellicola da impressionare. Si possono ottenere mascherini sagomati a piacere per simulare visioni particolari (buco della serratura, binocolo, inferriata...).

• Montaggio: Costituisce uno dei momenti determinanti della costituzione della scrittura filmica. Al livello più semplice è quell'operazione che unisce diverse inquadratura, in un loro ordine logico, con particolare attenzione alla fluidità e al rigore degli attacchi e al ritmo dell'opera (durata rispettiva delle inquadrature). I raccordi tra le inquadrature possono essere effettuati:

• 1. Per stacco: si ottiene con il passaggio immediato da un'immagine all'altra dell'inquadratura seguente. «Lo stacco può avvenire per ingrandimento (dalla figura intera di un attore stacco sul suo primo piano), per riduzione (dal primo piano di un attore stacco sulla sua figura intera), per inquadratura contigua (dall'immagine di un oggetto o di un personaggio presente nello stesso luogo), per inquadratura soggettiva (dal primo piano di un attore all'immagine di ciò che egli stesso vede, con la macchina al posto del suo sguardo), per analogia o per antitesi (quando la seconda immagine è suggerita da un rapporto oppure da un contrasto con l'immagine precedente, ed al primo piano di un bambino succede il dettaglio di un fiore, alle sbarre verticali di una prigione il colonnato di un tempio); od altrimenti ancora lo stacco può avvenire anche tra le immagini appartenenti a scene diverse, e collegare idealmente spazio e tempo e persone tra loro lontane. Innumerevoli sono le variazioni possibili in ciascuno dei tipi previsti, e dal loro alternarsi, dal loro uso errato o legittimo, dipende l'armonia, la coerenza, la logica, la chiarezza del racconto. (A. Gianni, Invito al cinema, ed. Provveditorato agli studi di La Spezia).

• 2. Per dissolvenza (v.): II montaggio cercherà generalmente di creare una continuità di luogo, movimento e azione tra inquadratura e inquadratura. Tale continuità sarà raggiunta ogni qualvolta l'inquadratura che segue rispetta le potenzialità di svolgimento insite nella precedente. Più che di una continuità reale, si può però parlare di una continuità percepita come tale dallo spettatore.

Ci sono diversi stili di montaggio: montaggio rapido (o veloce) (spezza il racconto drammatico in inquadrature di brevissima durata); alternato (si succedono inquadrature di due azioni diverse, alternate l'una all'altra); parallelo (le due azioni alternate sono simultanee); per opposizione, ecc. Per quanto riguarda l'associazione delle inquadrature e delle sequenze in rapporto alla narrazione, il panorama è ampio. Il regista può rifiutare una narrazione lineare, spezzettando il racconto, procedendo per ellissi, eliminando cioè spezzoni di pellicola che riproducono momenti non significativi. Ancora il regista può introdurre un'immagine a sorpresa, un elemento estraneo, collegato all'immagine precedente da un nesso affettivo o ideologico (ad esempio ne La linea generale, Ejzenstejn, usando il procedimento del « montaggio delle attrazioni », unisce metaforicamente inquadrature di un toro ad altre relative a fuochi d'artificio). Il discorso potrebbe farsi più complesso e disperdersi in molte definizioni ed esempi. In questa sede può forse bastare l'avvertimento che il concetto di montaggio e la sua utilizzazione variano con il variare delle teorie e della pratica cinematografica. Se nel periodo muto, prevale il concetto del
«montaggio sovrano», che genera significato, negli anni trenta-quaranta l'utilizzazione del montaggio si fa, secondo Andre Bazin, « invisibile»: «la suddivisione in inquadrature non ha altro scopo che quello di analizzare l'avvenimento secondo la logica materiale o drammatica della scena. Lo spirito dello spettatore condivide naturalmente i punti di vista che gli propone il regista poiché sono giustificati dalla geografia dell'azione o dallo spostamento dell'interesse drammatico » (A. Bazin, L'evoluzione del linguaggio cinematografico in Che cos'è il cinema. Garzanti, Milano, 1973, p. 76). L'opzione per la ripresa dell'azione in continuità, senza apparenti interruzioni, porta a privilegiare l'uso del piano sequenza e della profondità di campo, relegando il montaggio in posizioni di second'ordine. Il cinema contemporaneo presenta invece esempi di cineasti che sembrano ritornare a una valorizzazione del montaggio. Correlati: dissolvenza, inquadratura, moviola.

• Moviola: Tavolo appositamente attrezzato per il montaggio di un film, dotato di un proiettore sonoro per lo più di tipo orizzontale e di più piste per le varie colonne sonore, in modo da rendere sufficientemente semplici le varie operazioni di taglio e soprattutto di sincronizzazione del suono con le immagini. Correlati: montaggio.
Obiettivi: Sistema ottico della cinepresa, composto di uno o più lenti. Gli obiettivi sono classificati in base alla distanza focale e all'ampiezza di campo: si possono così distinguere teleobiettivi (che permettono di riprendere soggetti distanti
come se fossero vicini), obiettivi normali e grandangolari (abbracciano un campo di presa molto esteso e servono per riprese in cui devono entrare molti elementi, evitando la spezzettatura in inquadrature o molti movimenti di camera). Correlati: zoom.
• Off: Corrisponde all'italiano fuori campo e indica appunto ciò che è situato fuori dal campo dell'inquadratura. Si può cosi avere suono off e spazio off.
• Operatore di presa: Chi ha l'incarico di sovrintendere alla fotografia di un film, occupandosi dell'illuminazione, dell'inquadratura e del valore del diaframma. Generalmente tali compiti sono suddivisi tra i componenti dell'equipe di ripresa visiva, che può comprendere un direttore della fotografia (od operatore capo), un operatore di macchina, un operatore ai fuochi e due aiuti operatori.
Panoramica: Movimento della macchina da presa che si sposta attorno ad un asse. Le panoramiche possono essere orizzontali, verticali, oblique. Caratteristiche della panoramica sono la lentezza e l'uniformità. Correlati: carrellata.

•Piano di presa: È determinato dalla distanza intercorrente tra la cinepresa e il soggetto e dal tipo di obiettivo usato. Si possono cosi distinguere:
1. piano generale: v. totale (nella voce campo);
2. figura intera (F.I: la figura umana occupa l'intera inquadratura.)


3. piano americano (P. A.): si ha quando l'attore è ripreso fino alle ginocchia.

4. piano medio o mezza figura (P. M. o M.F.): si ha quando l'attore è ripreso a mezzo busto.

5. primo piano (P.P.): l'attore è inquadrato fino alle spalle.

6. primissimo piano (P.P.P.): è inquadrato solo il volto dell'attore.


7. dettaglio o particolare: ripresa di una parte del corpo umano [occhi, mano, piede, ecc.) o di un oggetto.

Particolare

Dettaglio

Secondo Francois Chevassu (L'expression cinématografique, Paris, l'Herminier, 1978) i piani si suddividono in due categorie: i piani narrativi (figura intera, piano americano, mezza figura] e i piani psicologici (primo piano, primissimo piano). I primi sono utilizzati per descrivere l'azione e riguardano i! comportamento dei personaggi. I piani psicologici, delegati a rivelarci la psicologia dei personaggi, riflettono un'opzione del regista, sia sul piano dello stile che, soprattutto, a livello della strutturazione dell'intreccio. (Sul ruolo del primo piano, cfr. anche inquadratura n. 4 dell'analisi di Cassò/anca). Correlati: angolazione, campo, inquadratura.

• Piano-sequenza: (Dal francese plan-séquence). Sequenza costituita da un'unica inquadratura. Il piano-sequenza « si contrappone al più tradizionale montaggio di pezzi brevi (basato su frequenti stacchi e composto sovente di rapide inquadrature). [...] Sfrutta solitamente una serie di complessi movimenti di macchina (ora accuratamente programmati, ora casuali), e si giova spesso della profondità di campo e della molteplicità di piani entro la singola inquadratura [...]. Utilizzato da alcuni registi per « pezzi di bravura » (Hitchcock nel 1948 diresse Nodo alla gola apparentemente con un unico piano-sequenza), questo stilema caratterizza buona parte della produzione degli anni 70, agevolato anche dalle moderne condizioni operative (maggior lunghezza delle bobine, uso della « macchina a mano », minori problemi di illumi- nazione e di scenotecnica, ecc.). Particolarmente famosi i piani- sequenza del regista ungherese M. Jancsó ». (Da Enciclopedia dello spettacolo Garzanti, cit., p. 479). Correlati: montaggio, sequenza.
• Produzione: Insieme delle attività tecniche ed economiche per la realizzazione "di un'opera cinematografica. Il produttore risponde finanziariamente del film e si occupa della sua organizzazione tecnica, artistica ed esecutiva.

• Profilmico: Tutto ciò che viene posto davanti alla macchina da presa, perché essa lo riprenda.
• Profondità di campo: Procedimento ottico che si ottiene usando obiettivi quadrangolari e il diaframma della cinepresa molto chiuso e che permette di mantenere a fuoco sia le immagini in primo piano che quelle sullo sfondo. La nitidezza delle diverse parti dell'immagine viene utilizzata per ottenere nuovi effetti drammatici, basati appunto sull'utilizzazione della « profondità » che ricreano l'illusione della terza dimensione. Se la «profondità » di campo esiste fin dai primordi del cinema, Orson Welles e il cinema moderno ne hanno fatto un'utilizzazione più cosciente, che arriva a interessare l'intera struttura dell'opera filmica. Welles usa infatti la profondità di campo sia come montaggio interno (in quanto diverse azioni sono racchiuse in un'unica inquadratura) sia come sottolineatura di certi effetti. Celebre è la descrizione che Andre Bazin fa di una inquadratura di Quarto potere in cui viene appunto utilizzata la profondità di campo: «Lo schermo si apre sulla camera di Susan vista da dietro il comodino. In primo piano, incollato alla cinepresa, un bicchiere enorme che occupa quasi un quarto dell'immagine con un cucchiaino e un flacone di medicine aperto. Il bicchiere ci nasconde quasi interamente il letto di Susan immerso in una zona d'ombra, da cui provengono solo alcuni rantoli indistinti, come di uno che dorma drogato. La camera è vuota; in fondo a questo deserto privato: la porta resa ancora più lontana dalla falsa prospettiva dell'obiettivo e, dietro questa porta dei colpi » (Orson Welles, II Formichiere, 1980, p. 56). I vari elementi della narrazione (il tentativo di suicidio di Susan, la sua solitudine, l'intervento che la salverà) sono tutti compresi nell'inquadratura, senza necessità di montaggio frammentato e di movimenti di macchina.

Rallentamento o Ralenti: Effetto particolare che determina
un rallentamento dei movimenti proiettati sullo schermo. Lo
si ottiene effettuando riprese a una velocità superiore al normale. Tale effetto viene particolarmente utilizzato nel cinema scientifico in quanto permette di analizzare nelle varie fasi fenomeni altrimenti inaccessibili a occhio nudo. Correlati: accelerazione.
• Remake: Film che ripete, con nuovi attori e adattamenti di vario tipo, la prima versione di un film di successo: Nosferatu (1979) di Werner Herzog è un « remake » del Nosferatu (1922) di Friedrich Murnau.
Scaletta: Prima fase di elaborazione della sceneggiatura, di cui costituisce un riassunto in poche pagine.
• Sequenza: Insieme di inquadrature che costituisce un tutto in rapporto a una determinata azione drammatica. Correlati: piano-sequenza.
• Set: Scena e, per estensione, teatro di posa.
• Soggetto: 1. Succinta esposizione dell'intrecciò del film. Può anche essere desunto da un'opera precedente generalmente letteraria). 2. Persona o oggetto ripresi dalla cinepresa.
• Star-system: Procedimento di commercializzazione di film basato sullo sfruttamento e sull'accrescimento della notorietà degli attori che vi recitano.

• Studio: «Edificio attrezzato per la realizzazione di film. Comprende dei 'set', sale di montaggio, laboratori per la conservazione del materiale di illuminazione, delle riprese e delle registrazioni sonore effettuate, camerini per gli attori e per il trucco, sale da proiezione, vasti capannoni per la conservazione delle scenografie e di altri accessori. Infine, gli studi tradizionali sono circondati da grandi spazi che permettono di realizzare riprese in esterni (piazze, strade, stazione, ecc.). Vedere il film di Truffaut, Effetto notte (La nuit americaine, 1974) » (da Attraverso il cinema, Longanesi, Milano, 1978, p. 220).
• Suspense: Lasciamo in proposito la parola a Hitchcock, maestro indiscusso del suspense: « La differenza tra suspense e sorpresa è molto semplice e ne parlo molto spesso. Tuttavia nei film si fa spesso confusione tra queste due nozioni. Noi stiamo parlando, forse c'è una bomba sotto questo tavolo. La nostra conversazione è assolutamente normale, non succede niente di speciale. Tutto a un tratto: bum, esplosione. Il pubblico è sorpreso, ma prima che lo fosse, gli è stata mostrata una scena assolutamente comune, priva di interesse. Esaminiamo ora la suspense. La bomba è sotto il tavolo e il pubblico lo sa (probabilmente perché ha visto l'anarchico che ce l'ha messa). Il pubblico sa che la bomba esploderà all'una e sa che è l'una meno un quarto (c'è un orologio da qualche parte). Allora quella stessa conversazione anodina diventa di colpo interessantissima perché il pubblico vi partecipa. Ha voglia di dire ai personaggi sullo schermo: « Perché vi state raccontando tante scemenza? Sotto la tavola c'è una bomba che fra un istante scoppierà ». Nel primo caso abbiamo offerto al pubblico quindici secondi di sorpresa al momento dell'esplosione. Nel secondo caso, gli offriamo quindici minuti di suspense. Conclusione: bisogna informare il pubblico ogni volta che si può, salvo quando la sorpresa è nell'intreccio, vaie a dire quando l'inaspettato della conclusione costituisce il sale della storia » (da F. Truffaut, // cinema secondo Hitchcock, Pratiche editrice, Parma, 1977, p. 64).

Tempo cinematografico: È quasi sempre diverso dal
tempo reale, in quanto condizionato dalle esigenze narrative. È reale all'interno dell'inquadratura, più lungo negli effetti di rallentamento. Il racconto all'interno di un film procede invece per ellissi e quindi il suo tempo è inferiore al reale. Correlati: montaggio.
• Trasparente: Fotografia o immagini in movimento proiettate su schermo translucido. Gli attori fotografati di fronte allo schermo del trasparente sembrano agire negli scenari rappresentati dalle immagini. Correlati: effetti speciali.
• Truca (o Truka): Stampatrice ottica con cui si possono realizzare trucchi, eliminare errori di ripresa, riprodurre singoli fotogrammi, realizzare effetti di rallentamento e accelerazione e tutti i possibili effetti ottici. Correlati: effetti speciali.
Viraggio: Trattamento chimico mediante cui la pellicola in bianco e nero o a colori assume un unico colore. Si può così parlare di pellicola virata in verde, marron, blu...
Zoom: Obiettivo a focale variabile che permette carrellate in avanti e in indietro senza spostare la macchina da presa. Attraverso l'uso dello zoom, in una ripresa si può passare dalla M.F. del soggetto al P.P. Correlati: carrellata, obiettivo *.


Per la stesura delle voci ci si è serviti di:
P. Uccello. Piccolo dizionario della cinematografia, edito a cura della 3M, 1970. AA.VV., Attraverso il cinema (a cura di Antonio Costa), Longanesi, Milano, 1978. Enciclopedia dello spettacolo Garzanti, Milano, 1978. Regards neufs sur le cinema. Ed. Du Seuil, Parigi, 1972.
R.M. Blumenberg, Critical Focus. An introduction to Film, Wadsworth Publishing Company, Belmont, California, 1975.

A cura degli studenti della III A Liceo Classico 2016: Annunziata Maria, Bifulco Luisa, Carillo Maria Grazia, Catapano
Carolina, Cirillo Antonietta, Gallo Nunzia, Iemmino Rossella, Imparato Lucia, Imperio Luisa, Miranda Maria Grazia, Nappo Michela, Prisco Vittoria, Rosica Fabio, Vastola Grazia.

Fonte: http://www.isisleonardodavincipoggiomarino.it/webspace/Fioridimemoria/images/Le%20parole%20del%20cinema.pdf

Sito web da visitare: http://www.isisleonardodavincipoggiomarino.it

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