Corso assistenza sociale

Corso assistenza sociale

 

 

 

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Corso assistenza sociale


APPUNTI PER IL CORSO OSS

ASSISTENZA SOCIALE

 

Il dizionario Devoto-Oli così definisce il termine assistenza:
opera svolta da chi si trattiene presso chi ha bisogno di cure e di prestazioni professionali o specifiche, aiuto, soccorso;
il complesso delle attività o dei mezzi messi a disposizione per sopperire alle necessità di alcune categorie sociali o di persone che si trovino in condizioni di grave pericolo;
cooperazione subordinata a un lavoro tecnico che può ridursi alla semplice presenza

Il Dizionario di Sociologia (a cura di De Marchi, Ellena - Ed. Paoline) così definisce l'assistenza:
“l'insieme dei servizi, dei programmi, delle strutture sociali, degli sforzi sociali e individuali, rivolti a consentire ad ogni individuo e a un gruppo di una data società, di superare, con un aiuto organizzato e partecipato, una situazione di svantaggio, e indirizzati al contempo a rimuovere le cause dello stato di bisogno, a porre in essere interventi che lo prevengano e a promuovere le condizioni per cui individui e gruppi godano pienamente della totalità dei loro diritti”.

L'art. 38 della Costituzione Italiana recita:
“Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.”

Possiamo quindi definire l'assistenza come l'insieme degli interventi rivolti a contrastare e superare situazioni di indigenza attraverso servizi sociali e prestazioni monetarie tipicamente finanziati tramite “la fiscalità generale”.

Nel caso dei servizi sociali la fruizione è potenzialmente aperta a tutti, salvo la priorità di accesso e/o quote differenziate di compartecipazione al costo volte a tutelare le fasce più deboli. Nell'ambito degli interventi di protezione sociale le misure assistenziali sono quelle in cui si evidenzia maggiormente la finalità “redistributiva“, ossia di contrasto alla povertà e di promozione dell'inclusione sociale.
Operativamente tuttavia è la centralità assegnata al “concetto di bisogno“ che maggiormente connota l'assistenza sociale rispetto ad altre forme.
Ad esempio la previdenza sociale si fonda sul concetto di rischio (l'infortunio, la disoccupazione sono tutelati dall'adesione ad uno specifico sistema assicurativo che protegge il lavoratore...)
Per le caratteristiche associate al bisogno per molto tempo l'assistenza sociale è stata identificata come il settore dei poveri e associata ad interventi passivi e paternalistici riassunti con il termine di “assistenzialismo“ che porta con sé una connotazione negativa. Forse proprio per questo e per il lungo utilizzo che ha inizio con l'Unità d'Italia alcuni vorrebbero pensionare il termine assistenza proprio perché adombra l'idea di un “assistito” condannato a vita a farsi aiutare da qualcuno. Oggi, come dicono molti autori, si evidenzia che al ”diritto” di essere aiutati corrisponde il “dovere” di aiutarsi, di assumere responsabilità.
E allora in questo contesto l'assistenza riacquista la sua dignità di Aiuto (anche finanziario), Sostegno, Orientamento, Accompagnamento finalizzato al cambiamento e al miglioramento della propria condizione di vita.
L'assistenza dunque c'è e continua ad esserci, riguarda tutti i cittadini ed è collegata alla situazione di bisogno in cui possono trovarsi.
Può essere pubblica (dello stato, degli enti locali, di enti pubblici associazioni laiche o religiose, del volontariato) oppure pubblica ma erogata, tramite convenzioni, da privati.
Nel corso del tempo possiamo dire che l'assistenza si è sempre più orientata verso forme di prevenzione attiva del bisogno, intervenendo soprattutto sulle “cause alla base del percorso che porta verso la povertà e l'emarginazione”.

AIUTO è la parola chiave per riassumere finalità e modalità di un percorso di assistenza sociale.
SOSTEGNO azione strategica di carattere relazionale. Sostegno sociale è quella relazione che porta la persona cui è rivolta a sentirsi stimata, valutata positivamente compresa in una rete relazionale di mutuo auto-aiuto. Significa cioè non essere compatito ma entrare in una rete dove puoi trovare ascolto ed essere ascoltato, essere valorizzato, avere un supporto emozionale, essere stimolato, essere aiutato ad avere una percezione chiara della realtà.
ORIENTAMENTO visto come capacità dell'operatore di aiutare una persona che si è persa nei labirinti della sua frustrazione.
ACCOMPAGNAMENTO cioè andare insieme con qualcuno, condividere con gli altri una particolare situazione di vita.

Per l'operatore è il modo concreto di operare, considerare cioè il cittadino, utente del servizio, come soggetto responsabile protagonista del suo riscatto sociale,del suo migliorarsi. Quindi in un discorso “personalizzato di aiuto, sostegno, orientamento, la persona in situazione problematica viene accompagnata a superare le situazioni di bisogno e/o di difficoltà.
L'assistenza sociale in Italia garantisce “aiuti concreti“ attraverso i servizi ad anziani, disabili, famiglie, donne e uomini in difficoltà economiche e pratiche.
Assegni familiari e di maternità, indennità e accompagnamento per anziani, social card e servizi di accoglienza nelle strutture della terza età, centri anziani, residenze protette, case famiglia, etc. sono alcuni dei servizi che vedremo in seguito e ancora case riposo, case albergo, centri sociali anziani, banche del tempo, università della terza età, pasti a domicilio, assistenza domiciliare, servizi di accompagnamento, segretariato sociale etc...

 

BREVE STORIA DELL'ASSISTENZA SOCIALE IN ITALIA

Poco dopo l'unità d'Italia il Parlamento italiano approvò la prima legge dello stato unitario sulla beneficenza. Due le scelte di fondo: l'indirizzo decentrato nel quale i Comuni individuati dallo Statuto Albertino (1814) avevano una amministrazione autonoma e la natura “privata“ della responsabilità di risposta ai bisogni “sociali” della popolazione. Al momento dell'approvazione della legge sulla beneficenza (1862) si riconosceva che le comunità locali erano le più adatte a cogliere i bisogni della gente.
Istituzione delle “Congregazioni di Carità“, territorialmente coincidenti con i comuni, primi organi dell'assistenza generica nei confronti dei “bisognosi”.
Accanto alle congregazioni (nello stato liberale ottocentesco non era neppure ipotizzata la possibilità per le istituzioni pubbliche di assumersi responsabilità per i bisogni sociali) svolgevano attività assistenziali le associazioni e le organizzazioni private, le Società di mutuo soccorso, la rete assistenziale della Chiesa.
Legge Crispi 1890: Costituzione delle IPAB (inizialmente Ipb ), istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, inizio di un mutamento dal solo privato.

Successivamente, nei primi del Novecento, fu privilegiato lo sviluppo di “Enti Assistenziali Statali“ a discapito di quelli comunali. Questa tendenza si invertì dopo l'istituzione delle Regioni: con le leggi del 1972 e del 1977 (DPR 616/77), molte competenze furono “decentrate“ e il ruolo dei comuni fu potenziato, seguendo una precisa politica territoriale dei servizi sociali basata sui bisogni e sulla domanda della collettività locale.
Il primo processo di politiche sociali innovative si è svolto sulla base di alcuni presupposti e principi di fondo, quali la riorganizzazione del territorio in ambiti territoriali adeguati, la programmazione degli interventi in base alle caratteristiche e ai bisogni della popolazione, l'integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali e la partecipazione attiva nei servizi degli utenti e dei cittadini.
In questo contesto, il ruolo dei Comuni è diventato sempre più importante : sono questi enti che realizzano, organizzano e gestiscono i servizi sociali, secondo le indicazioni elaborate a livello regionale. La “Carta europea delle autonomie locali“, sottoscritta a Strasburgo il 15 ottobre 1985 e tradotta nella legge 439/1989, rappresenta la base fondamentale per lo sviluppo delle “politiche sociali“ introducendo principi basilari quali la “sussidiarietà, cioè la necessità di rispondere ai bisogni delle collettività locali; la “cooperazione“, intesa come la capacità degli enti locali di associarsi fra loro per la tutela e la promozione dei loro comuni interessi e per ”la gestione associata dei servizi”: l'auto-organizzazione, nel senso di capacità propria nella scelta della struttura amministrativa più idonea allo svolgimento delle funzioni.

Questi punti sono stati concretizzati nel sistema integrato di interventi e di servizi sociali, definito con la legge quadro di riforma dell'assistenza (legge 328 varata nel novembre 2000 dopo ben 110 anni dalla prima “legge Crispi“) ed “il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001–2003. Gli interventi sociali devono garantire “il miglioramento della qualità della vita“, pari opportunità e non discriminazione delle condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale derivanti da difficoltà economiche , sociali o fisiche. Le Regioni e i Comuni devono dunque monitorare i bisogni delle comunità locali e pianificare risposte adeguate che coinvolgano tutte le parti: le istituzioni, il terzo settore e la fitta rete di solidarietà sociale.

LEGGE 8 novembre 2000 n° 328

“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”

Art. 1
La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali promuove interventi per garantire la qualità della vita. Pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione.

Comma 2
La programmazione e l'organizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali compete agli enti locali, alle regioni e allo Stato …secondo i principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità , omogeneità, copertura finanziaria e patrimoniale ….

Comma 5
Alla gestione e all'offerta dei servizi provvedono soggetti pubblici nonché, in qualità di soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, organismi non lucrativi di utilità sociale, organismi della cooperazione, organismi di volontariato, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato ed altri soggetti privati. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha tra gli scopi anche la promozione della solidarietà sociale, con la valorizzazione delle iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di reciprocità e della solidarietà organizzata.

Art 2
Hanno diritto di usufruire delle prestazioni …i cittadini italiani, ...anche i cittadini di stati appartenenti all'unione europea e i loro familiari nonché i cittadini stranieri....

Importante è sottolineare come questa legge introduca un elemento importante nel nostro sistema cioè l'assistenza a chi si trova in situazione di grave bisogno e di svantaggio sociale, cercando di superare regole frammentarie, incoerenti, discrezionali e clientelari.
Oltre ad un programma di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, ad ingiustificate situazioni di disuguaglianza sociale la programmazione di attori pubblici e privati dovrà prevedere anche misure di accompagnamento e di integrazione sociale, di sostegno alle famiglie. Un elemento importante da sottolineare è il decentramento rispettoso delle specificità locali ma con obiettivi e standard comuni a livello nazionale.

Per riassumere:

L'assistenza sociale è quella parte della legislazione sociale predisposta alla tutela di interessi attuali dei cittadini, indipendentemente dal verificarsi di eventi dannosi.
L'assistenza, in pratica, integra la previdenza, è rivolta a particolari fasce di cittadini che, in carenza di servizi assistenziali rimarrebbero esposti ad uno stato di bisogno.
Come sopra esposto essa trova il suo fondamento nel 1° comma dell'art. 38 della Costituzione.
L'assistenza sociale è stata oggetto di un complesso processo di riforme iniziato nel 1977 e concluso con l'emanazione della L.328 del nov. 2000 cioè la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Questa legge rappresenta il punto di arrivo di un lungo iter che, dopo più di un secolo (legge Crispi del 1890) ha portato ad un nuovo sistema assistenziale.
Questo sistema, programmato a livello nazionale e gestito “a livello locale“ si propone di assicurare alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, intendendosi per servizi sociali tutte le “ attività relative alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti e a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che i singoli individui incontrano nel corso della loro vita, escluse quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario.
La nuova normativa promuove gli interventi necessari per garantire qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza ed anche prevenzione, riduzione o eliminazione delle condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale o familiare causate da uno scarso reddito, difficoltà sociali o assenza di autonomia.
Quindi oltre ai sussidi economici tradizionali verranno offerti servizi di assistenza domiciliare alle persone anziane non autosufficienti, percorsi di inserimento individuale per le persone disabili, attività di valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari, con agevolazioni fiscali per le giovani coppie con figli, per le famiglie di recente immigrazione o in momentanee difficoltà economiche.

“Per l'utilizzo della parte generale vedere il profilo professionale alle pagine 3, 4, 5 del testo “l'Operatore Socio-Sanitario” e attività e competenze alle pagine 11, 12, 13 e 16 relative all'aspetto sociale. Caso a pag. 21”

 

PROCESSO DI AIUTO

Alla base di un processo di aiuto alla persona è necessario stabilire con l'utente un rapporto capace di attenuare la sua ansia e di rafforzare la sua fiducia. Fin dal primo approccio ha bisogno di sentire che lo si riceve con comprensione e che lo si vuole aiutare.
E' necessario perciò che l'utente si senta soggetto al centro di un rapporto che utilizza da parte dell'operatore atteggiamenti di attenzione, rispetto, ascolto-comprensione, sicurezza.
Importante è anche riconoscere ad ogni persona un'individualità, un'unicità che vada al di là della “situazione assistenziale condivisa con altri”, perché ogni persona traduce le caratteristiche umane comuni in azioni, secondo il proprio stile e le proprie modalità. Necessita innanzitutto una attenzione fisica, rompere cioè la barriere del distacco fisico e andare fisicamente verso l'altro anche semplicemente sfiorando una mano.
E' importante inoltre saper ascoltare, cercando di comprendere la richiesta senza giudizi o consigli affrettati, entrando in empatia cioè cercando di vivere l'emozione dell'utente.
Altra cosa importante è saper rispondere. E' importante per l'operatore socio sanitario avere la capacità di valutare la reazione dell'utente, agire con tatto e sensibilità per aiutare l'altro a superare le proprie difficoltà.
Alla base di ogni processo di aiuto deve esserci il rispetto: l'utente va accettato e compreso evitando atteggiamenti di benevolenza e compassione o eccessiva familiarità senza esserne autorizzati.

CONCETTI DI BASE
Accettazione: concezione positiva dell'utente di cui ci si prende cura, valorizzazione, sostegno e fiducia nelle sue possibilità, assenza di giudizio.
Autenticità: coerenza interna da parte dell'operatore, in possesso di professionalità, abilità e competenze in grado di realizzare concretamente l'aiuto e soddisfare i bisogni di sicurezza dell'utente.
Empatia: comprensione, accettazione dell'altro, coinvolgimento emotivo, cioè capacità di identificarsi con le emozioni, gli stati d'animo dell'utente.
Attenzione: aspetto attivo e selettivo della percezione, è un processo con il quale mettiamo a fuoco e cogliamo specificamente alcune parti della realtà che ci circonda escludendone le rimanenti (attenzione volontaria). Bisogni e impulsi personali, stanchezza, abitudini, pregiudizi, ambiente lavorativo frustrante, lavoro ripetitivo, monotonia etc possono incidere in modo notevole sull'attenzione da prestare agli utenti.

FASI DEL PROCESSO DI AIUTO
Individuazione e definizione del bisogno-problema: l'unità di attenzione è la persona e lo spazio di vita; vengono definiti i problemi di vita che hanno causato il bisogno.
Definizione degli obiettivi e pianificazione dell'intervento; l'obiettivo generale è quello di aiutare l'utente a superare le difficoltà (fisiche, psicologiche,ambientali o relazionali).
Attuazione dell'intervento: utilizzando strategie e tecniche professionali rivolte all'utente ma anche all'ambiente (famiglia, struttura, comunità sociale).
Valutazione: dei risultati ottenuti.

Potremmo così sintetizzare il processo di aiuto

STRATEGIE
studio e valutazione
fissazione obiettivi e intervento
conclusione e verifica OGGETTO DI INTERVENTO
individuo
famiglia, gruppo
istituzione, comunità
FASI
Definizione
Progettazione
Attuazione
Verifica

 

Indispensabile supporto al lavoro con la persona è
L'OSSERVAZIONE

L'osservazione è uno strumento operativo per “conoscere e costruire relazioni”, è uno strumento che permette cioè di raccogliere informazioni secondo modalità più o meno strutturate.
Occorre premettere che osservare è un'azione distinta dal guardare ma soprattutto dall'interpretare. L'atto del vedere è spontaneo, immediato, mentre gli elementi che connotano l'osservazione sono la finalità, “l'intenzionalità”.
Osservare significa riportare nel modo più fedele possibile ciò che è stato osservato (visto, sentito, annusato, toccato, gustato) e non ciò che noi pensiamo (valutiamo, interpretiamo), il problema fondamentale dell'osservazione è quindi l'oggettività, la selezione guidata dagli obiettivi, interessi e motivazioni più o meno consapevoli dell'osservatore.
Mantovani definisce l'osservazione come una forma di rilevazione finalizzata all'esplorazione di un dato fenomeno.
Può essere utilizzata sempre mentre lavoriamo (osservazione partecipante, incentrata sulla permanenza prolungata e permanente nel gruppo) o in momenti di difficoltà di gestione (osservazione sistematica).
Oggetto di osservazione nelle scienze sociali sono i comportamenti, individuali o collettivi o i prodotti dei comportamenti (scritti, manufatti).
L'osservazione è un feedback continuo, uno strumento di formazione, un modo per attuare un cambiamento. Implica un atteggiamento libero della mente capace di accettare il nuovo, di utilizzare le esperienze del passato e contemporaneamente una apertura al futuro. E' uno strumento estremamente utile nei casi di disabilità e alla base di ogni professionalità nel sociale.
Per essere strumento di lavoro l'osservazione deve avere caratteristiche di sistematicità, ripetibilità, comunicabilità, coerenza. Necessità di delimitare il campo, individuare il problema (focus).
Il lavoro in equipe permette il confronto di diversi punti di vista e contribuisce all'oggettività dell'osservazione.

Tecnica dell'osservazione partecipata (in sintesi):
Scelta della realtà da osservare (che cosa, quando, con chi, dove, perché)
Osservazione (come, tempi, sistematicità, registrazione)
Stesura protocollo (testo condiviso con i colleghi)
Discussione
Conclusione. Ipotesi di intervento.

Strumenti:
Protocolli di riferimento, schede, diario, video

Legge Regionale N° 20 del 6.11.2002
Regione Marche
“Disciplina in Materia di autorizzazione e accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semi-residenziale “

Art 1
La regione, mediante l'autorizzazione e l'accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semi-residenziale, garantisce la qualità delle prestazioni socio-assistenziali e socio-sanitarie erogate-

Art 2
Le strutture di cui alla presente legge (omissis) sono rivolte a:
minori, per interventi socio assistenziali ed educativi integrativi o temporaneamente sostitutivi delle famiglie;
disabili,per interventi socio-assistenziali e socio sanitari finalizzati al mantenimento e al recupero dei livelli di autonomia della persona e al sostegno delle famiglie;
anziani, per interventi socio-assistenziali e socio-sanitari, finalizzati al mantenimento ed al recupero della capacità di autonomia della persona e al sostegno delle famiglie.
persone con problematiche psico-sociali, che necessitano di assistenza e risultano prive del necessario supporto familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente o definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individuale.

STRUTTURE
Per minori:
comunità educativa, comunità di pronta accoglienza, comunità alloggio per adolescenti.
Per disabili:
comunità alloggio, comunità socio-educativa riabilitativa, residenza protetta, centro diurno socio-educativo-riabilitativo.
Per anziani:
comunità alloggio, casa albergo, casa di riposo, residenza protetta, centro diurno.
Per persone con problematiche psico-sociali:
comunità alloggio (per persone con disturbi mentali, per ex tossicodipendenti, per gestanti o per madri con figli a carico), comunità familiare, alloggio sociale, centro di pronta accoglienza (per emergenza o per ex detenuti), casa famiglia, casa di accoglienza per donne vittime di violenza.

ANZIANI
La complessità dei bisogni sociali e di salute delle persone anziane trova risposta in un insieme di interventi ed attività più globali e nel contempo personalizzati che vanno dalla rete integrata dei servizi domiciliari, agli interventi di sostegno, alle cure anche a ciclo diurno, dai “ricoveri di sollievo“ per gli anziani assistiti a casa dalla famiglia a quelli temporanei o definitivi.
I principi che regolano e coordinano questi servizi sono quelli “dell'appropriatezza” cioè la risposta più adeguata al problema e della “continuità” cioè mantenere unità e collegamento tra i vari interventi per la persona.

Le residenze per anziani rappresentano uno degli esempi di integrazione tra sanità e assistenza.

CASA DI RIPOSO
E' una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad accogliere anziani autosufficienti che per loro scelta preferiscono avere servizi collettivi o che per senilità o altro motivo richiedono garanzie di protezione nell'arco della giornata e servizi di tipo comunitario e collettivo

RESIDENZA PROTETTA PER ANZIANI
E' una struttura residenziale con elevato livello di integrazione socio-sanitaria, destinata ad accogliere, temporaneamente o permanentemente, anziani non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste stabilizzate, non curabili a domicilio e che non necessitano di prestazioni sanitarie complesse.

CENTRO DIURNO PER ANZIANI
E' una struttura a regime semiresidenziale, con un elevato livello di integrazione socio-sanitaria, destinata ad accogliere anziani, parzialmente autosufficienti, non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste.
Il centro diurno garantisce, unitamente ai servizi domiciliari (SAD -ADI) la permanenza dell'utente al proprio domicilio il più a lungo possibile, offrendo altresì sostegno e supporto alla famiglia.
Il servizio svolge, inoltre, funzione di filtro nei confronti di eventuali ingressi residenziali (Residenze Protette, RSA).

RSA

CENTRI ALZHEIMER

ASSISTENZA DOMICILIARE
Il servizio si rivolge ai cittadini ed ai nuclei familiari che, per particolari contingenze o per non completa autosufficienza non siano in grado, anche temporaneamente, di garantire il pieno soddisfacimento delle esigenze personali e domestiche al fine di salvaguardare la loro autonomia e la loro permanenza all'interno del proprio nucleo familiare o nella propria residenza abituale.

ADI Assistenza Domiciliare Integrata
Ha lo scopo di assistere le persone affette da patologie trattabili a domicilio, mantenendole il più possibile a casa, favorendo il recupero delle capacità residue, supportando i loro familiari anche attraverso presidi e ausili.

“L'autunno ha forse colori più belli e atmosfere più intense rispetto allo splendore fin eccessivo dell'estate e alla freschezza acerba della primavera. E' necessario vivere in pienezza ogni stagione della vita senza nostalgie: c'è sempre una emozione, una sorpresa per ogni fase dell'esistenza purché sia vissuta con serenità . ( Nicolas Boilau )
Il metodo più efficace di lavoro per favorire il raggiungimento degli obiettivi professionali e inoltre tutelare l'operatore dai rischi di isolamento e di “burn-out” è rappresentato dal LAVORO IN EQUIPE, che è la convergenza di competenze professionali diverse, multidisciplinari..
L'equipe multidisciplinare è composta dagli operatori, portatori di specializzazioni diverse, ed ha lo scopo di progettare, realizzare e monitorare nel tempo il piano personalizzato per l'utente del servizio.
La complessità dei bisogni nella società attuale, la scarsità delle risorse, impone sempre più la necessità di costruire rapporti collaborativi. Le problematiche vengono affrontate dalle diverse professionalità nelle proprie competenze specifiche per poi passare ad una sintesi collettiva che valuti la situazione. Grazie all'apporto di professionalità diverse si può arrivare ad una visione più completa, integrale dei bisogni espressi dalla persona.
Per lavorare insieme è necessario che ogni professionista abbia una sua collocazione, uno spazio di autonomia professionale, è importante che ognuno abbia la consapevolezza del proprio ruolo, della propria potenzialità, ma anche dei propri limiti.
Alla base di un lavoro di equipe deve esserci una mentalità aperta al “cambiamento” evitando di arroccarsi come difesa nel proprio “ruolo“ o funzione operativa ma soprattutto l'umiltà di poter imparare da ognuno.
Per lavorare bene in equipe è importante, fra l'altro:
a) una vera competenza nella propria professione e una conoscenza del ruolo e delle competenze altrui;
b) rispetto reciproco;
c) valorizzazione degli interventi degli altri;
d) utilizzo di un metodo di intervento condiviso.(tratto liberamente da Bonomo-internet)

 

 

 

 

 

 

 

 

Profilo dell'Operatore Socio Sanitario
Si precisa che il documento a seguire è riportato solo a scopo conoscitivo/informativo. La trascrizione può comprensibilmente aver determinato degli errori. Per un uso formale si consiglia di consultare le fonti ufficiali.
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano. Seduta del 22 febbraio 2001

Oggetto: Accordo tra il Ministro della sanità, il Ministro per la solidarietà sociale e le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano per la individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell'operatore socio-sanitario e per la definizione dell'ordinamento didattico dei corsi di formazione.
La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano

VISTO l'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n .281 che prevede che Governo, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano, in attuazione del principio di leale collaborazione e nel perseguimento di obiettivi di funzionalità, economicità ed efficacia dell'azione amministrativa, possano concludere in questa Conferenza accordi al fine di coordinare l'esercizio delle rispettive competenze e svolgere attività di interesse comune;

VISTO l'articolo 3-octies, comma 3 , del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502 e successive modifiche ed integrazioni, che dispone che, con decreto del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro della solidarietà sociale, sono individuati, sulla base di parametri e criteri generali definiti dalla Conferenza Unificata, di cui all'articolo 8 del richiamato decreto legislativo 281 del 1997, i profili professionali dell'area socio sanitaria;

VISTO il comma 5 del richiamato articolo 3-octies che prevede che le figure professionali operanti nell'area socio-sanitaria a elevata integrazione sanitaria, da formare in corsi a cura delle regioni, siano individuate con regolamento del Ministro della sanità di concerto con il Ministro per la solidarietà sociale, sentita questa Conferenza e siano definiti i relativi ordinamenti didattici;

VISTO il decreto del 18 febbraio 2000 del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro per la solidarietà sociale con il quale, in conformità ai criteri stabiliti dalla Conferenza Unificata ( rep atti n. )., è stata individuata la figura, il profilo professionale e l'ordinamento didattico dei corsi di formazione dell'operatore socio - sanitario;

CONSIDERATO che la Corte dei conti, con ordinanza 3/2000, nella adunanza del 21 settembre 2000, ha deliberato di sospendere ogni pronuncia e di rimettere gli atti alla Corte costituzionale, ritenuta la non manifesta infondatezza e la rilevanza, ai fini del decidere, di questioni di legittimità costituzionale in relazione all'articolo 3-octies, comma 5, del decreto legislativo 502 del 1992 e successive modificazioni;

VISTA la proposta di accordo trasmessa con nota del 15 febbraio 2001 dal Ministero della sanità che, in pari data, è stata inviata alle Regioni e Province Autonome, con il quale si propone, in attesa della decisione della Corte costituzionale, che la figura dell'operatore sociosanitario e il relativo ordinamento siano individuati tramite un accordo tra i Ministri della sanità e della solidarietà sociale e le Regioni e Province Autonome;

VISTA la nota del 15 febbraio con la quale la Regione Veneto, a nome del Coordinamento tecnico interregionale dell'area sanità e servizi sociali, ha avanzato alcune richieste di emendamento alla proposta di accordo, precisando che in caso di accoglimento delle stesse, da parte delle Regioni, si intendeva reso il parere a livello tecnico;

VISTA la nota del 16 febbraio 2001 con la quale il Ministero della sanità, a cui sono state inoltrate le suddette richieste emendamentive avanzate dalle Regioni, ha comunicato di non avere rilievi da formulare in merito;

ACQUISITO l'assenso del Governo, delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano;

SANCISCE il seguente accordo, nei termini sottoindicati tra il Ministro per la sanità, il Ministro per la solidarietà sociale , le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano

RITENUTO non più differibile la istituzione di una specifica figura di operatore socio-sanitario che svolga attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario, ed a favorire il benessere e l'autonomia dell'utente;

CONSIDERATA la conseguente necessità di attivare immediatamente i relativi corsi di formazione;

RITENUTO che, in attesa della decisione della Corte costituzionale, la disciplina sulla figura di detto operatore e sul relativo ordinamento possa essere adottata tramite un accordo fra i Ministri della sanità e della solidarietà sociale e le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.28l;

RITENUTO, in attesa della decisione della Corte costituzionale sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Corte dei conti con ordinanza 3/2000 in merito al decreto del Ministro della sanità di concerto con il Ministro della solidarietà sociale 18 febbraio 2000, concernente la individuazione della figura e del relativo profilo
professionale dell'operatore socio-sanitario e la definizione dell'ordinamento didattico, necessario ed urgente attivare i corsi di formazione di operatore socio-sanitario, restando impregiudicate le ulteriori autonome determinazioni delle Amministrazioni interessate a seguito ed in conformità della sentenza della Corte Costituzionale;

convengono quanto segue:

in attesa della decisione della Corte costituzionale sulla legittimità costituzionale dell'articolo 3- octies del decreto legislativo 502 del 1992 e successive modificazioni, e con salvezza delle ulteriori autonome determinazioni dello Stato e delle regioni a seguito ed in conformità alla sentenza della Corte Costituzionale, la figura, il profilo professionale ed il relativo ordinamento didattico dell'operatore socio-sanitario sono, provvisoriamente, disciplinati in conformità ai contenuti degli articoli da 1 a 13 del decreto del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro della solidarietà sociale, 18 febbraio 2000, e relativi allegati, con la precisazione che il contenuto dell'articolo 12 va modificato al comma 3 e comma 4, nel testo che qui di seguito si riproduce:

ART. 1 - (Figura e profilo)

1. E' individuata la figura dell'operatore socio-sanitario.L'operatore socio-sanitario è l'operatore che, a seguito dell'attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a:
a) soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario;
b) favorire il benessere e l'autonomia dell'utente.

ART.2 - (La formazione)

1. La formazione dell'operatore socio-sanitario è di competenza delle Regioni e Province autonome, che provvedono alla organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche, nel rispetto delle disposizioni del presente decreto.
2. Le Regioni e le Province autonome, sulla base del proprio fabbisogno annualmente determinato, accreditano le Aziende UU.SS.LL. e ospedaliere e le istituzioni pubbliche e private, che rispondono ai requisiti minimi specificati dal Ministero della sanità e dal Dipartimento degli Affari Sociali con apposite linee guida, alla effettuazione dei corsi di formazione.

ART. 3 - (Contesti operativi)

1. L'Operatore socio-sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, in servizi di tipo socio-assistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell'utente.

ART.4 - (Contesto relazionale)

1. L'operatore socio-sanitario svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.

ART. 5 - (Attività)
1. Le attività dell'Operatore Socio Sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita:
a) assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero
b) intervento igienico-sanitario e di carattere sociale
c) supporto gestionale, organizzativo e formativo;
2. Le attività di cui al comma 1 sono riassunte nell'allegata tabella A che forma parte integrante del presente decreto.

ART. 6 - (Competenze)
1. Le competenze dell'operatore di assistenza sono contenute nell'allegata tabella B che forma parte integrante del presente decreto.

ART. 7 - (Requisiti di accesso)
1. Per l'accesso ai corsi di formazione dell'operatore socio-sanitario è richiesto il diploma di scuola dell'obbligo ed il compimento del 17° anno di età alla data di iscrizione al corso.

ART. 8 - (Organizzazione didattica)
1. La didattica è strutturata per moduli e per aree disciplinari. Ogni corso comprende i seguenti moduli didattici:
a) un modulo di base
b) un modulo professionalizzante
2. I corsi di formazione per Operatore socio-sanitario avranno durata annuale, per un numero di ore non inferiore a 1000, articolate secondo i seguenti moduli didattici:
MODULO DIDATTICO TIPO DI FORMAZIONE NUMERO MINIMO DI ORE
Modulo di base: Motivazione-orientamento e conoscenze di base - Teorica 200
Modulo professionalizzante: - teorica Esercitazioni/stages tirocinio - 250, 100, 450
3. Le Regioni e Provincie autonome, attesa l'ampia possibilità di utilizzo dell'operatore sociosanitario, possono prevedere, per un più congruo inserimento nei servizi, moduli didattici riferiti a tematiche specifiche sia mirate all'utenza (ospedalizzata, anziana, portatrice di handicap, psichiatrica, con dipendenze patologiche ecc..) sia alla struttura di riferimento (Residenza assistita, domicilio, casa di riposo, comunità, ecc.).
4. Oltre al corso di qualificazione di base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore di cui 100 di tirocinio; i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi, quali utenti anziani, portatori di handicap, utenti psichiatrici, malati terminali, contesto residenziale, ospedaliero, casa alloggio, RSA, centro diurno, domicilio, ecc. modulo tematico: teoria 50, tematiche professionali esercitazioni/stages 50, specifiche tirocinio 100

ART. 9 - (Moduli didattici integrativi post-base)

1. Sono previste misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale.

ART. 10 - (Materie di insegnamento)

1. Le materie di insegnamento, relative ai moduli didattici di cui all'articolo 8,sono articolate nelle seguenti aree disciplinari:
a) area socio culturale, istituzionale e legislativa
b) area psicologica e sociale
c) area igienico sanitaria
d) area tecnico operativa.
2. Le materie di insegnamento sono riassunte nell'allegata tabella C, che forma parte integrante del presente decreto.

ART. 11 - (Tirocinio)

1. Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture ed i servizi nel cui ambito la figura professionale dell'operatore socio-sanitario è prevista.

ART. 12 - (Esame finale e rilascio dell'attestato)

1. La frequenza ai corsi è obbligatoria e non possono essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro che abbiano superato il tetto massimo di assenze indicato dalla Regione o Provincia autonoma nel provvedimento istitutivo dei corsi, e comunque non superiore al 10% delle ore complessive.
2. Al termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una prova teorica e ad una prova pratica da parte di una apposita commissione d'esame, la cui composizione è individuata dal citato provvedimento regionale e della quale fa parte un esperto designato dall'assessorato regionale alla sanità ed uno dall'assessorato regionale alle politiche sociali.
3. In caso di assenze superiori al 10% delle ore complessive, il corso si considera interrotto e la sua eventuale ripresa nel corso successivo avverrà secondo modalità stabilite dalla struttura didattica.
4. All'allievo che supera le prove, è rilasciato dalle Regioni e Provincie autonome un attestato di qualifica valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture, attività e servizi sanitari, socio sanitari e socio assistenziali.

ART. 13 - (Titoli pregressi)
1. Spetta alle Regioni e Province autonome, nel contesto del proprio sistema della formazione, quantificare il credito formativo da attribuirsi a titoli e servizi pregressi, in relazione all'acquisizione dell'attestato di qualifica relativo alla figura professionale di operatore sociosanitario, prevedendo misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale, rispetto a quella prevista dal presente decreto.

Il Segretariof.to CarpaniIl
Presidentef.to Loiero

ALLEGATO A
Elenco delle principali attività previste per l'Operatore socio-sanitario

1) Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero
- Assiste la persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale
- realizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico
- collabora ad attività finalizzate al mantenimento delle capacità psico-fisiche residue, alla rieducazione, riattivazione, recupero funzionale
- realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppi
- coadiuva il personale sanitario e sociale nell'assistenza al malato anche terminale e morente
- aiuta la gestione dell'utente nel suo ambito di vita- cura la pulizia e l'igiene ambientale.

2) Intervento igienico sanitario e di carattere sociale
- osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio-danno dell'utente
- collabora alla attuazione degli interventi assistenziali
- valuta, per quanto di competenza, gli interventi più appropriati da proporre
- collabora alla attuazione di sistemi di verifica degli interventi
- riconosce ed utilizza linguaggi e sistemi di comunicazione-relazione appropriati in relazione alle condizioni operative
- mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l'utente e la famiglia, per l'integrazione sociale ed il mantenimento e recupero della identità personale.

3) Supporto gestionale, organizzativo e formativo
- utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio- collabora alla verifica della qualità del servizio
- concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla realizzazione dei tirocini ed alla loro valutazione
- collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento- collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero, alla realizzazione di attività semplici.

ALLEGATO B - COMPETENZE DELL'OPERATORE SOCIO-SANITARIOCOMPETENZE TECNICHE
In base alle proprie competenze ed in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i piani di lavoro.
E' in grado di utilizzare metodologie di lavoro comuni (schede, protocolli ecc...).
E' in grado di collaborare con l'utente e la sua famiglia:
- nel governo della casa e dell'ambiente di vita, nell'igiene e cambio biancheria;
- nella preparazione e/o aiuto all'assunzione dei pasti;
- quando necessario, e a domicilio, per l'effettuazione degli acquisti;
- nella sanificazione e sanitizzazione ambientale.
E' in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il riordino del materiale dopo l'assunzione dei pasti.
Sa curare il lavaggio, l'asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare.
Sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trasporto del materiale biologico sanitario, e dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti.
Sa svolgere attività finalizzate all'igiene personale, al cambio della biancheria, all'espletamento delle funzioni fisiologiche, all'aiuto nella deambulazione, all'uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all'apprendimento e mantenimento di posture corrette.
In sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del Personale preposto é in grado di:
- aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso;
- aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie;
- osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l'utente può presentare (pallore, sudorazione ecc.);
- attuare interventi di primo soccorso;
- effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse;
- controllare e assistere la somministrazione delle diete;
- aiutare nelle attività di animazione e che favoriscono la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità cognitive e manuali;
- collaborare ad educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi.
- provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella-carrozzella.
- collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento.
- utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell'utente, riducendo al massimo il rischio.
- svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche.- accompagnare l'utente per l'accesso ai servizi.

COMPETENZE RELATIVE ALLE CONOSCENZE RICHIESTE
Conosce le principali tipologie di utenti e le problematiche connesse.
Conosce le diverse fasi di elaborazione dei progetti di intervento personalizzati.
Riconosce per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate per rapportarsi all'utente sofferente, disorientato, agitato, demente o handicappato mentale ecc.
E' in grado di riconoscere le situazioni ambientali e le condizioni dell'utente per le quali é necessario mettere in atto le differenti competenze tecniche.
Conosce le modalità di rilevazione, segnalazione e comunicazione dei problemi generali e specifici relativi all'utente.
Conosce le condizioni di rischio e le più comuni sindromi da prolungato allettamento e immobilizzazione.
Conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute, rivolti agli utenti e ai loro famigliari.
Conosce l'organizzazione dei servizi sociali e sanitari e quella delle reti informali.

COMPETENZE RELAZIONALI
Sa lavorare in équipe.
Si avvicina e si rapporta con l'utente e con la famiglia, comunicando in modo partecipativo in tutte le attività quotidiane di assistenza; sa rispondere esaurientemente, coinvolgendo e stimolando al dialogo.
E' in grado di interagire, in collaborazione con il personale sanitario, con il malato morente.
Sa coinvolgere le reti informali, sa rapportarsi con le strutture sociali, ricreative, culturali dei territori.
Sa sollecitare ed organizzare momenti di socializzazione, fornendo sostegno alla partecipazione ad iniziative culturali e ricreative sia sul territorio che in ambito residenziale.
E' in grado di partecipare all'accoglimento dell'utente per assicurare una puntuale informazione sul Servizio e sulle risorse.
E' in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità.Affiancandosi ai tirocinanti, sa trasmettere i propri contenuti operativi.

ALLEGATO C - OBIETTIVI DI MODULO E MATERIE DI INSEGNAMENTO

OBIETTIVI DI MODULO

1° modulo (200 ore di teoria)

- acquisire elementi di base utili per individuare i bisogni delle persone e le più comuni problematiche relazionali.
- distinguere i sistemi organizzativi socio-assistenziali e la rete dei servizi.
- conoscere i fondamenti dell'etica, i concetti generali che stanno alla base della sicurezza e della salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro, nonché i principi che regolano il rapporto di dipendenza del lavoratore (doveri, responsabilità, diritti…).
- conoscere i concetti di base dell'igiene e i criteri attraverso i quali mantenere la salubrità dell'ambiente.

2° modulo (250 ore di teoria,100 esercitazioni,450 tirocinio):

-riconoscere e classificare i bisogni ed interpretare le problematiche assistenziali derivanti in relazione alle principali caratteristiche del bambino, della persona anziana, della persona con problemi psichiatrici, con handicaps, ecc. o in situazioni di pericolo.
-identificare tutti gli elementi necessari alla pianificazione dell'assistenza, collaborando con le figure professionali preposte.
- riconoscere le principali alterazioni delle funzioni vitali al fine di attivare altre competenze e/o utilizzare tecniche comuni di primo intervento.
- applicare le conoscenze acquisite per: mantenimento di un ambiente terapeutico adeguato - cura della persona - mantenimento delle capacità residue - recupero funzionale.
- conoscere ed applicare le diverse metodologie operative presenti nelle sedi di tirocinio.
- conoscere i principali aspetti psico-sociali dell'individuo e del gruppo al fine di sviluppare abilità comunicative adeguate alle diverse situazioni relazionali degli utenti e degli operatori nonché conoscere le caratteristiche, le finalità e le prestazioni di assistenza sociale allo scopo di concorrere, per quanto di competenza, al mantenimento dell'autonomia e dell'integrazione sociale dell'utente.

modulo facoltativo: tematica professionale specifica:
(50 ore teoria, 50 esercitazioni, 100 tirocinio)

- approfondire le competenze acquisite con speciale riferimento ad una particolare tipologia di utenza o ad uno specifico ambiente assistenziale.

PRINCIPALI MATERIE DI INSEGNAMENTO

AREA SOCIO CULTURALE, ISTITUZIONALE E LEGISLATIVA

- Elementi di legislazione nazionale e regionale a contenuto socio-assistenziale e previdenziale
- Elementi di legislazione sanitaria e organizzazione dei servizi (normativa specifica O.S.S.)
- Elementi di etica e deontologia- Elementi di diritto del lavoro e il rapporto di dipendenza

AREA PSICOLOGICA E SOCIALE

- Elementi di Psicologia e Sociologia
- Aspetti psico-relazionali ed interventi assistenziali in rapporto alle specificità dell'utenza

AREA IGIENICO-SANITARIA ED AREA TECNICO-OPERATIVA

- Elementi di igiene
- Disposizioni generali in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori- Igiene dell'ambiente e comfort alberghiero
- Interventi assistenziali rivolti alla persona in rapporto a particolari situazioni di vita e tipologia di utenza
- Metodologia del lavoro sociale e sanitario
- Assistenza sociale

 

Fonte: http://www.danieletrasatti.it/avm/enacmarche/public/documenti/ASSISTENZA%20SOCIALE.odt

Sito web da visitare: http://www.danieletrasatti.it/

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