Corso bibliologia

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Ispirazione

La questione dell’ispirazione è di primaria importanza perché se la Bibbia fosse veramente ispirata come dichiara di essere, allora questo significherebbe che avremmo l’oggettiva Parola di Dio, a prescindere dalla sua forma umana, e che le sue creature la devono ubbidire. Se invece non fosse così, allora la Bibbia non sarebbe che un libro contenente belle parole umane ma allo stesso livello di un buon romanzo.
In questo capitolo scopriremo cosa insegna la Bibbia riguardo alla sua natura. Questo può sembrare un ragionamento circolare, nel senso che se la bibbia afferma di essere ispirata, questo potrebbe non essere sufficiente per alcuni. A questo riguardo però è importante capire che se però permettiamo ad una persona di parlare per se stessa senza necessariamente congedare subito la conversazione come falsa, allora, dobbiamo permette anche alla Bibbia di difendere se stessa. Inoltre, se i credenti accettano i grandi insegnamenti della Bibbia riguardo alla fede, alla morale e alla condotta, dovrebbero forse rigettare quelli riguardo all’ispirazione?
La dottrina dell’ispirazione afferma che l’intera Parola di Dio proviene da Dio e da Dio soltanto. La qualità della Scrittura è tale da essere considerata in tutte le sue parole, frasi, costruzioni grammaticali e forme letterarie, nei manoscritti originali, come se fosse uscita direttamente dalla bocca di Dio. La parola scritta nell’originale è come se fosse stata espirata da Dio stesso.
“L’ispirazione è necessaria per preservare la rivelazione di Dio. Se Dio avesse rivelato se stesso e la registrazione di tale rivelazione non fosse stata riportata con accuratezza, allora la rivelazione di Dio sarebbe soggetta a punti interrogativi. Quindi, l’ispirazione garantisce l’accuratezza della rivelazione.”

Riferimenti Biblici

Un versetto fondamentale riguardo alla dottrina dell’ispirazione è 2 Timoteo 3:16-17, “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.”  Questi versetti esprimono molto bene la verità che tutta la Scrittura è ispirata da Dio, e quindi, l’ispirazione, descrive la qualità della Scrittura più che il processo di registrazione o l’influenza sugli autori. Questo non significa ovviamente che non ci sia stata una guida da parte dello Spirito Santo su i vari autori. “L’ispirazione divina è quella potenza misteriosa con cui lo Spirito Santo riveste gli autori del Nuovo e Vecchio testamento.”
L’ispirazione è l’affermazione di Dio sulla qualità della sua parola. Dato che essa è espirata da Dio, ne contiene la piena approvazione. La parola greca theopneustos che troviamo nel testo di 2 Timoteo appena letto, comunica che la Scrittura è espirata da Dio, non nel senso che sia letteralmente uscita dalla bocca di Dio, ma che, se Dio avesse espirato la sua comunicazione all’uomo, questa sarebbe così come è la Scrittura oggi.
Questo primo versetto è di fondamentale importanza perché ci fornisce la base per comprendere il secondo, che si trova in 2 Pietro 1:21 “Infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti (spinti, mossi) dallo Spirito Santo.” Solamente la Scrittura ha la qualità di essere ispirata, mentre gli autori umani non sono che strumenti guidati dallo Spirito Santo. Nel “luogo oscuro” (v.19), la Bibbia è una lampada splendente, che ci illumina con la speranza e certezza che Dio, la sua fedeltà e le sue promesse non si esauriranno mai, né cesseranno. Uno degli scopi primari dell’epistola di Pietro è quello di incoraggiare i destinatari a mantenere una vita pura e santa davanti ai vari pericoli e difficoltà spirituali.
Questo versetto parla del processo di rivelazione, in particolare dal punto di vista della prospettiva profetica. Questo non significa che non si possa applicare il testo in modo legittimo al resto della Scrittura. Secondo Pietro, la profezia non è stata data per suscitare curiosità (come faranno degli “schernitori beffardi” più avanti, 3:3), ma trova la sua fonte in Dio. Pietro sottolinea la sua origine divina in due modi: prima di tutto, non fu suscitata dalle scoperte personali e soggettive dei profeti del Vecchio Testamento (v. 20), nel senso che non fu una compilazione a posteriori di ricerche ed indagini fatte da loro. Ma non fu prodotta nemmeno dalle loro menti o volontà (v.21). Non sarebbero stati in grado di farlo perché era necessaria una fonte superiore. Questi profeti (ed altri), furono invece mossi, sospinti dallo Spirito Santo. Così come una nave è indotta ma anche alla mercé del vento, così erano gli autori della Scrittura, dominati completamente da Dio, nel portare le scritture profetiche agli altri. Niente di ciò che lo Spirito Santo determinò che  fosse scritto fu scritto, e, tutto ciò determinò fosse scritto fu scritto.

Posizioni sulla dottrina dell’ispirazione

  1. La prima posizione è quella dell’intuizione naturale. Questa posizione ritiene che il processo di ispirazione non coinvolga in nessun modo lo Spirito Santo ma sia fondato esclusivamente sull’intuizione umana o capacità artistica degli autori. Questa posizione, comune nella teologia liberale pone gli autori della Scrittura allo stesso livello di qualsiasi altro autore secolare. Questa posizione si auto contraddice. Se, infatti, l’intuizione naturale è l’unica fonte di verità in campo religioso, allora, un uomo è ispirato a pronunciare vero ciò che un secondo uomo può pronunciare come falso. Come possono il Corano e la Bibbia e i Veda (testi sacri induisti) essere tutti ispirati se si contraddicono a vicenda? I Veda autorizzano i furti, il Corano legittima l’omicidio, e la Bibbia il perdono, chi ha ragione? E’ evidente che questa posizione rende la verità soggettiva e quindi relativa all’individuo, eliminando tutta la realtà oggettiva al difuori dell’opinione umana al riguardo. Oltretutto, nega un Dio che è verità e rivela verità, posizionando l’uomo come la più alta autorità intelligente nell’universo. In poche parole, questa posizione spiega l’ispirazione negandola.
  2. La seconda posizione è quella dell’illuminazione o ispirazione dinamica. Secondo questa posizione l’ispirazione fu un’illuminazione divina sugli autori della Scrittura. Rispetto alla precedente, questa posizione fa un passo avanti ammettendo l’influenza di un Dio personale, il lavoro straordinario dello Spirito Santo sugli autori ma ignora il fatto che è la Scrittura stessa ad essere ispirata. La Bibbia quindi contiene e non è la Parola di Dio. Gli autori furono ispirati e non gli scritti stessi. La Bibbia può contenere anche dei messaggi provenienti da Dio, ma questi sono da considerare così come altri messaggi contenuti nella letteratura storica religiosa di altri testi cristiani. Si può dire che, mentre l’illuminazione è presente nella Scrittura come parte integrante del ministero dello Spirito Santo nella vita del credente per cui Egli lo illumina nella guida e comprensione della Scrittura, l’illuminazione non può aggiungere nessuna nuova verità o si cadrebbe nello stesso errore di un relativismo soggettivo. La depravazione e peccaminosità dell’uomo rende la sua percezione spirituale contaminata a punto tale non permetterne l’infallibilità. In altre parole, l’illuminazione per se, non può salvaguardare gli autori dai loro errori umani. Inoltre, questa posizione afferma che l’autore possa ricevere illuminazione prima di avere ricevuto verità assoluta e oggettiva. Ma su cosa sarebbe illuminata la mente dell’autore? Dio deve prima impartire la verità per poi illuminare la mente a comprendere il significato di tale verità.
  3.  La terza posizione è quella dell’ispirazione dettatoria. Secondo questa teoria, l’ispirazione è quel controllo della mente e del corpo degli autori da parte dello Spirito Santo per cui essi diventano degli strumenti passivi, degli amanuensi nelle sue mani; non più autori ma penne. Subito di primo acchito, questa posizione non tiene conto del fatto che gli autori biblici mostrano livelli di preparazione accademica e stili letterali completamente diversi gli uni dagli altri. Come potrebbe lo stesso Spirito Santo dettare in stili diversi? Per quale motivo? Perché usare testimoni oculari come autori e non avere già utilizzato autori antecedenti alla venuta di Cristo?
  4. La quarta posizione è l’ispirazione parziale. Questa posizione non ritiene che tutta la Scrittura sia ispirata, ma solamente alcuni libri ed autori. Le distinzioni vengono fatte in base alle finalità dei libri, alla peccaminosità degli autori, alle contraddizioni presenti e così via. La bibbia ovviamente contiene libri di carattere storico, poetico, teologico ecc.. ma gli uni necessitano gli altri. Non c’è teologia senza storia, fatti ed evidenze. Non ci sono autori più peccaminosi di altri, ma Dio nella sua sovranità ha scelto di rivelarsi ispirando la Scrittura tramite la guida del suo Spirito di autori umani.
  5. La quinta posizione è l’ispirazione concettuale. Questa posizione, come si denota dal nome stesso, riconosce l’ispirazione di alcuni concetti biblici, ma non delle parole. Dio ha lasciato agli autori umani piena libertà di scrivere i concetti e pensieri da lui comunicati a loro secondo la loro più completa discrezione. Il problema di fondo di questa posizione è che i concetti vengono comunicati con le parole, se quest’ultime sono soggettive possono cambiare anche i concetti.
  6. La sesta posizione è quella neo-ortodossa o Barthiana. Secondo questa posizione le Scritture non sono ispirate a causa della natura peccaminosa dell’uomo, ma diventano ispirate e quindi Parola di Dio quando, in momenti di crisi, incontriamo Dio in alcuni versetti. Cristo viene ritenuto la Parola (e su questo siamo d’accordo) e quindi, tutti i riferimenti su di Lui diventano importanti ed ispirati mentre gli altri no. Quando Cristo ci parla tramite questi versetti a lui vicini, allora, la Bibbia diventa Parola di Dio. Secondo Barth e tanti altri liberali, il testo biblico è un prodotto umano pieno di errori, ma che può diventare autorevole ed ispirato se l’uomo ha un incontro esistenziale e soggettivo con il Cristo della Scrittura. Ryrie fa un ottimo commento:

Per riassumere: il Barthismo insegna che la bibbia (B) rimanda a Cristo la Parola (C). In realtà non possiamo conoscere nulla di C se non attraverso B. Noi infatti non abbiamo una conoscenza pregressa chiara di C alla luce della quale esaminare l’accuratezza di B, colei che rimanda a C. In effetti è B a ritrarre C, ovverosia, ciò che sappiamo di Cristo ci viene dalla Bibbia. Pertanto, se la Bibbia contiene errori, il ritratto di Cristo stesso è erroneo. E, badate bene, la Bibbia Barthiana, quella sì contiene errori”

Questa posizione non è che una nuova forma di misticismo.

  1. La settima posizione è quella dell’ispirazione verbale plenaria. La qualità della Scrittura è tale che ogni parola, ogni frase, ogni costruzione grammaticale e forma letteraria di tutto il canone dei 66 libri della Bibbia era, nei manoscritti originali così come se Dio la avesse espirata dalla sua bocca. Questa posizione dichiara pertanto che, la Parola scritta nella sua interezza trova fonte e origine in Dio senza riferimento al processo con cui è stata scritta dagli autori umani.

L’ispirazione verbale plenaria è quella più’ coerente con la Scrittura e condivisa dalla maggior parte dei teologi evangelici. Tutte (plenaria) le parole (verbale) della Bibbia sono ispirate da Dio. Ogni registro genealogico, narrativa storica, trattato teologico è parimente ispirato nelle parole, nei tempi, nelle lettere, fino alle parti di discorso più’ piccole come, per esempio, la minima lettera dell’alfabeto ebraico (Matteo 5:17-18). Matteo 4:4 afferma, "Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio.” 1 Corinzi 2:13 dice, "e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito Santo, adattando parole spirituali a cose spirituali.” Gesù disse in Giov. 17:8, "Poiché le parole che tu mi hai date  io le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute e hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato,” e Giov. 6:63, "E’ lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.”
L’ispirazione verbale plenaria non insegna che tutte la parti della Scrittura sono ugualmente importanti, ma che sono ugualmente ispirate. L’ispirazione verbale plenaria non garantisce l’ispirazione delle traduzioni moderne o antiche della Bibbia, ma solo quella dei manoscritti originali in Greco Aramaico e Ebraico (gli autographa). L’ispirazione verbale plenaria non permette nessun falso insegnamento, ma riporta a volte le bugie di qualcuno (per esempio, Gen. 3:6), dove abbiamo registrate le parole del Diavolo. Quando uno legge la Bibbia deve stare molto attento a distinguere ciò che Dio comunica da quello che legittima. Quindi, mentre troviamo bugie, adulterio, assassini e poligamia nella Scrittura, essi non sono mai approvati e legittimati dalla Parola di Dio. L’ispirazione verbale plenaria non permette nessun tipo di errore storico, scientifico o profetico. Anche se la Bibbia non e’ riconosciuta come un trattato scientifico, ogni affermazione scientifica all’interno di essa è assolutamente vera. L’ispirazione verbale plenaria non nega l’uso di fonti extra-bibliche (Atti 17:28; Tito 1:12; Giuda 1:14,15). L’ispirazione verbale plenaria non sopprime la personalità dell’autore umano. Gli autori della Bibbia non entrarono in trance o in coma come fanno i medium oggi durante le loro sessioni, ma, al contrario, mantennero le loro capacità emotive, mentali e fisiche (Vedi Isaia 6:1-11, Daniele 12). L’ispirazione verbale plenaria non esclude l’uso di linguaggio retorico, simbolico, raffigurativo, iperbolico o riassuntivo. Questo per dire che lo Spirito Santo non richiede di accettare ogni parola in modo legnosamente legalistico. Per esempio non si potrebbe sostenere che Dio ha delle piume come un uccello solo perché leggiamo il Salmo 91:4. Il concetto, qui, è quello che il credente in pericolo può trovare riparo e rifugio nel Padre sotto la sua protezione e calore. L’ispirazione verbale plenaria non significa uniformità di tutti i dettagli forniti che descrivono lo stesso evento. Mt. 27:37, Mc. 15:26, Lc. 23:38, Giov. 19:19, per esempio, offrono dettagli diversi sull’intestazione della croce. L’ispirazione verbale plenaria assicura che Dio ha incluso nella Bibbia tutte le cose che voleva farci conoscere ed escluso tutto il resto 2 Tim. 3:15-17.”
In questo bellissimo mistero dell’ispirazione, vediamo che Dio rivela in precisi momenti alcune parti della Scrittura in modo diretto tramite alcuni scrittori (spesso profeti) che parlarono così come comandato da Dio (Deut. 4:2; Isaia 59:21; Gal. 1:12). In tutti gli altri casi Dio sovrintende la scrittura degli autori. Essi usarono i loro stili esprimendo i loro pensieri liberamente. Attraverso lo Spirito Santo, Dio determinò i contenuti e controllò l’accuratezza di tutto ciò che fu scritto, in modo che la sua rivelazione speciale all’uomo fosse perfetta così come stabilita dalla sua mente e volontà.


Enns, 159.

L. Gaussen, The Divine Inspiration of the Bible (Grand Rapids, MI: Kregel, 1971), 23.

Karleen, 16.

Ryrie, 64.

Bob and Gretchen Passantino, “A Summary of Information from Norman F. Geisler and William E. Nix's, A General Introduction to the Bible,” anwers.org, (2003). Internet. Available: http://www.answers.org/theology/illumination.html. Accessed October 5, 2005.

 

Fonte: http://www.agapeitalia.org/sites/default/files/corso-media/Dispensa%204%20Bibliologia%20(Ispirazione).docx

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