Concetti base di politica appunti

Concetti base di politica appunti

 

 

 

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Concetti base di politica appunti

 

Sintesi categorie del politico

 

Introduzione

 

- in questo ultimo periodo l'Europa ha perso la sua centralità, e con essa sono entrati in crisi alcuni concetti ad essa connessi ed elaborati dalla filosofia, dalla teologia e dal diritto, come base di uno ius publicum europaeum.

- ora gli stessi concetti sono riproposti e snaturati.

- lo stato classico aveva il monopolio della politica.

- quando il politico non fu più solo monopolio dello stato, si pose la necessità di distinguere tra politico e politica e di individuarne con chiarezza i protagonisti, cioè i nuovi attori che potevano utilizzare il criterio amico nemico.

- ora il nuovo spesso è legittimo in quanto tale, al di là di ogni altra considerazione.

- il mondo non è privo però di politica in una pace universale, ma i soggetti politici si moltiplicano e diversificano continuamente.

 

 

            Introduzione alla teologia politica.

 

- vi è pensiero giuridico istituzionale, oltre che normativistico e decisionistico.

 

- sovrano è chi decide sullo stato di eccezione.

- sovranità è un concetto limite, cioè relativo alla sfera più estrema.

- la norma non fonda mai la decisione inerente allo stato di eccezione, in quanto esso non è previsto.

- di solito si dice che sovrano è il potere supremo e non derivato.

- il presupposto ed il contenuto dello stato di emergenza non sono indicabili con chiarezza.

- in questo modo emerge il sovrano che decide sia se si tratti di stato di emergenza sia come si debba superarlo.

- egli è in un certo senso all'esterno dell'ordinamento giuridico vigente ed anche al suo interno, in quanto deve decidere se la costituzione vigente debba o meno essere sospesa.

- spesso si è trascurato di definire cosa sia il potere supremo, citato come base della sovranità.

- per Bodin la sovranità è il potere perpetuo ed assoluto proprio dello stato, pur essendo già orientato ad individuarlo nel momento di crisi.

- in questo senso il sovrano è legato alle sue promesse che però in caso di emergenza vengono meno, per principi naturali fondamentali.- il principe è vincolato alle promesse quando il loro adempimento coincide con l'interesse del popolo stesso.

- Bodin introduce la decisione nel concetto di sovranità.

- la sovranità perciò in Bodin permette di annullare la legge vigente.

- ogni ordinamento riposa su una decisione e non su una norma.

- la decisione deve permettere di stabilire cosa sia ordine e sicurezza pubblica.

- spesso la sovranità veniva vista come attribuzione di competenze e si doveva decidere chi doveva decidere in caso di competenze non attribuite.

bisogna decidere chi è competente in caso di incompetenza.

- nello stato di eccezione, che sospende il diritto, lo stato continua ad esistere mentre il diritto viene meno.

- in questo senso la decisione sullo stato di eccezione pone il fondamento all'ordinamento che diventato normale sarà giuridicizzato.

- spesso si tenta di normare con precisione il caso d'eccezione, in tal modo eludendo il problema della sovranità.

 

il concetto di sovranità come tutti gli altri concetti nella sua analisi va soggetto agli interessi contingenti del momento.

- sovranità è il potere supremo, giuridicamente indipendente e non derivato.

- essa però è solo una formula che può essere riempita dei significati più diversi.

- per Kelsen lo stato è il suo ordinamento giuridico, in quanto una norma può fondarsi solo su un'altra norma, non essendo quindi lo stato a porre l'ordinamento giuridico, ma identificandosi in esso stesso.

- tutto si fonda su una norma centrale ed unitaria.

- in tal senso si crea un monismo metafisico giuridico, astratto da ogni realtà sociologica, facendo sì che il problema della sovranità venga a cadere, in quanto lo stato è l'ordinamento giuridico.

- in tal senso lo stato ed il sovrano devono solo manifestare e costituire ciò che si trova già nella coscienza giuridica del popolo.

- in tal senso la norma in sè dice cosa bisogna fare non chi lo debba fare, dimostrandosi astratta dalla realtà concreta.

- è la decisione invece a fondare la norma ed a stabilire il suo rispetto.

 

i concetti della dottrina dello stato sono concetti teologici secolarizzati.

- lo stato di eccezione per la giurisprudenza è come il miracolo per la teologia.

- spesso alla finzione religiosa si sostituisce quella politica.

- ogni epoca si costruisce una propria metafisica.

- in questo modo l'elemento teologico è laicizzato ed identificato in altri e disparati elementi, come il sovrano o la volontà popolare che assumono caratteristiche trascendenti sostituendosi a Dio.

- si tende sempre più a espellere il momento decisionale dalla concezione di sovranità, il momento per cui l'auctoritas non la veritas facit legem e per cui l'importante è decidere, non decidere bene.

- ogni pensiero sullo stato ha in sè una visione dell'uomo: gli anarchici vedono l'uomo come intrinsecamente buono, i sostenitori di uno stato lo vedono invece come cattivo o comunque incline ad un possibile male.

- in questo senso con lo stato liberale si dà l'impressione di eludere la decisione, sancendo il predominio di una classe discutidora.

- si deve recuperare il momento personale della decisione, con la dittatura o al limite anche con la decisione anarchica, cioè quella di eliminare ogni governo.

- altrimenti la sovranità e la decisione, soprattutto quella politica, vengono ineludibilmente meno.

 

                        Il concetto di politico

 

- si tratta di definire la relazione tra stato e politico da un lato e guerra e nemico dall'altro.

- in un primo tempo vi fu identificazione tra stato e politico, in quanto lo stato assicurava pace, sicurezza ed ordine al suo interno, essendo l'unico soggetto autorizzato a definire il nemico.

 

il concetto di stato presuppone quello di politico.

- stato è lo status politico di un popolo organizzato su un territorio, situazione che fa da criterio nel caso decisivo e costituisce perciò lo status esclusivo di fronte ai molti possibili status individuali e collettivi chiuso.

- stato perciò è una situazione di un popolo.

- spesso lo statale è riferito al politico e viceversa, dando luogo ad una tautologia.

- vi possono però essere altri ambiti che possono definirsi politici e non rientrare nel dominio dello stato oppure lo stato totale può intervenire in tutti gli ambiti della società.

- vi è prima stato assoluto, poi stato neutrale, dove vi sono le grandi spoliticizzazioni, e quindi stato totale, dove tutto è politico.

- si debbono fissare le categorie proprie del politico.

- la specifica distinzione a cui si può far riferimento per il politico è quella di amico e nemico, mentre altre categorie valgono per la morale, l'estetica e l'economia.

- queste due parole indicano l'estremo grado di intensità di un'unione o di una separazione.

- questo è criterio del tutto autonomo da altri criteri.

- basta che sussista un altro con cui sono possibili conflitti che non possono essere decisi nè tramite un sistema di norme nè mediante l'intervento di un terzo disimpegnato.

- egli perciò è l'altro, lo straniero, in senso pubblico e non privato.

- il liberalismo ha tentato di trasformare il nemico in concorrente economico o avversario di discussione.

- nemico è un insieme di uomini che combattono in base ad una possibilità reale e che si contrappongono ad un altro raggruppamento umano dello stesso genere.

- in tal senso nemico è sempre nemico pubblico.

- la contrapposizione politica è la più estrema di tutte.

- i termini politici hanno sempre in sè riferimenti polemici e sono legati ad una conflittualità concreta.

- spesso il politico è identificato con il politico di partito.

- in questo senso lo stato non rileva più come elemento di unità, tendendo ad entrare in crisi.

- nel concetto di nemico rientra l'eventualità in termini reali di una lotta.

- la guerra è lotta armata tra unità politiche organizzate, la guerra civile è lotta armata all'interno di un'unità politica organizzata, che sta divenendo per questo motivo problematica.

- l'arma è uno strumento di uccisione fisica di uomini.

- amico, nemico e lotta hanno significato in quanto riferiti alla possibilità reale dell'uccisione fisica.

- la guerra è conseguenza estrema dell'ostilità.

- la guerra deve esistere come possibilità reale, ultima realizzazione dell'ostilità.

- la guerra non è lo scopo o la meta del politico, ma ne è il presupposto in termini di possibilità reale.

- questo non esclude la neutralità, che a sua volta non esclude la possibilità di schierarsi in una contrapposizione tra amico e nemico.

- da criterio decisivo funge sempre e solo la possibilità di questo stato decisivo, cioè della lotta reale, e la decisione se questo caso sussista oppure no.

- questo perciò è un caso d'eccezione.

- la guerra rende evidente la presenza del politico con la partizione tra amico e nemico, in quanto una guerra deve basarsi sempre su questa partizione, non potendo fondarsi esclusivamente su altre contrapposizioni.

- spesso contrasti di altro tipo concorrono alla formazione del raggruppamento amico nemico, pur non rappresentandone l'essenza primaria.

- ogni contrasto si trasforma in contrasto politico se può raggruppare gli uomini in amici e nemici.

- il politico non consiste nella lotta ma in un omportamento influenzato dalla sua reale possibilità.

- il politico trae la sua forza da diversissimi settori della vita umana.

- esso non indica un settore ma il grado estremo di un'associazione o dissociazione di uomini.

il politico è il raggruppamento umano orientato al caso critico, raggruppamento decisivo e perciò l'unità politica se esiste è l'unità sovrana a cui spetta la decisione sul caso d'eccezione, cioè nel caso reale di una possibile distinzione tra amico e nemico con conseguente possibilità di guerra.

- l'unità politica è l'unità decisiva.

- essa è l'unità suprema che decide nel caso decisivo.

- allo stato, in quanto unità sostanzialmente politica, compete lo ius belli, cioè il diritto di determinare in forza di una decisione propria il nemico e di combatterlo.

- il popolo deve combattere per la propria esistenza ed indipendenza, qualunque cosa queste definizioni indichino.

- lo ius belli comporta la possibilità di ottenere dal proprio popolo la possibilità di morire e di uccidere e la possibilità di uccidere il nemico.

- lo stato al suo interno però prima di tutto deve assicurare l'ordine, cioè la situazione normale in cui le norme giuridiche possano avere valore.

- per questo fine lo stato può dichiarare anche il nemico interno.

- questo è il segno della guerra civile.

- solo con la presenza dell'unità politica può essere che un individuo possa essere costretto a morire e a uccidere per la conservazione dell'ordine e della pace interna all'unità stessa, mentre per gli altri campi come la religione e l'economia questo è impossibile.

- se un popolo rinuncia alla sua politicità, cioè ad effettuare nel caso decisivo la distinzione tra amico e nemico in modo autonomo, ricadrà sotto l'influenza di un altro popolo, secondo la massima protezione in cambio di obbedienza.

- l'esistenza di un'unità politica presuppone di per sè l'esistenza di un'altra entità politica.

- il concetto di umanità di per sè non presuppone nemico, anche se può essere utilizzato da una parte contro un'altra.

- in sè universalità sarebbe piena spoliticizzazione.

- una unione universale, che non sarebbe più politica, dovrebbe privare gli stati dello ius belli e non esercitarlo essa stessa

- il mondo politico è un pluriverso non un universo. .

- tutte le teorie politiche vedono l'uomo o come problematico, cioè cattivo e pericoloso, o come non problematico, cioè buono e non pericoloso.

- il liberalismo e l'anarchia presuppongono l'uomo come buono ma in sè non fondano vere e proprie teorie dello stato.

- le teorie politiche partono sempre da una visione problematica dell'uomo, in quanto presuppongono sempre il concetto di nemico.

- il liberalismo ha sconvolto le teorie politiche precedenti e, tramite la sua opera di neutralizzazione, si è comunque dimostrato politico, in quanto si è alleato con altre forze eminentemente politiche.

- la politica liberale è sempre critica liberale della politica, mai politica in sè, in quanto tesa solo a far arretrare l'ambito di azione dello stato.

- il singolo è l'elemento centrale ed è assurdo che altri pretendano da lui il sacrificio della vita, decisibile solo dal singolo medesimo.

- in tal senso la vita si esplica in termini etici ed economici, non politici.

- lo stato deve solo assicurare la libertà ed eliminare ciò che la limita.

- il liberalismo si muove sempre tra etica ed economia.

- la proprietà privata e lo stato di diritto sono il centro di questo dualismo.

- la lotta diventa concorrenza economica e discussione spirituale.

- lo stato diventa società, cioè concezione ideologico-umanitaria dell'umanità e unità tecnico-economica di un sistema unitario di produzione e di scambio.

- il popolo si trasforma in pubblico culturalmente interessato, in personale di fabbrica e di lavoro ed in consumatori.

- dominio e potere divengono programma e suggestione di massa, oppure controlli economici.

- il liberalismo tende a dividere la realtà in settori isolati ed autonomi, in primo luogo l'economia.

- tuttavia a lungo andare l'economia dà origine a nuovi raggruppamenti tra amici e nemici oppure si innesta ed approfondisce quelli già esistenti, potendo comunque continuare a fare riferimento alla possibilità della guerra.

- in tal senso l'economico sfocia nuovamente nel politico, anche se e quando il nuovo nemico è presentato come l'ultimo, nemico in senso etico della libertà su cui l'economia stessa si basa.

 

                        L'epoca delle neutralizzazioni.

 

- in Russia si è attuata la fusione tra socialismo e slavismo.

- lo spirito europeo ha avuto vari centri di riferimento negli ultimi quattro secoli.

- questo riguarda l'Europa, convive con altri processi e si pone unicamente come dato storico, non filosofico o visto in senso di progresso.

- nel seicento si passa dalla teologia alla metafisica, età eroica del razionalismo occidentale.

- nel settecento si afferma una morale umanitaria che ruota attorno ai concetti di virtù e dovere, umanizzazione e razionalizzazione.

- nell'ottocento convivono tendenze romantico-estetiche e tecnico-economiche.

- si afferma in questo senso l'economia, basata sia sull'estetica, che basa il consumo, sia sulla tecnica.

- vi è una religione del progresso tecnico.

- il novecento è il secolo della tecnica e della fede religiosa in essa, vista come risolutrice di tutti i problemi possibili.

- i vari concetti hanno significati diversi nelle varie epoche e nei vari contesti.

- risolti i problemi del settore centrale, si ritiene che tutto il resto si ordini di conseguenza.

- il clerck è prima teologo e predicatore, poi il sistematico colto del seicento, poi gli scrittori illuministici, poi l'esperto economico.

- in questo senso si modifica anche la visione dello stato.

i temi polemici, cioè quelli che permettono di effettuare la divisione tra amico e nemico, dipendono a loro volta dai centri di riferimento.

-

-in primo luogo vi è la massima cuius regio eius et religio, con la religione che perciò ha significato politico.

- poi vi è il cuius regio eius et natio ed infine il cuius regio eius et economia, per cui in uno stato non possono convivere due sistemi economici diversi.

- lo stato liberale si presenta come neutrale.

 

vi sono varie fasi della neutralizzazione e della spoliticizzazione, in quanto si cerca, davanti a nuovi conflitti, sempre un terreno neutrale.

- si neutralizzano gli ambiti dai quali di volta in volta si sposta il centro.

- si passa dalla teologia cristiana alla scientificità naturale.

- in questo senso si aspira ad una sfera neutrale.

- si cerca un nuovo riferimento neutrale in quanto la teologia era fonte di lotte.

- si cerca evidenza, sicurezza, comprensione e pace.

- però sempre sorgono nuove guerre, cioè il terreno si ripoliticizza, come dimostrano le guerre nazionali ed economiche.

- nell'ottocento si mira a neutralizzare anche il potere statale.

- il nuovo centro però passa subito da terreno neutrale a campo di lotta.

- nella tecnica si crede di aver finalmente trovato un terreno neutrale.

- la tecnica serve a tutti indiscriminatamente e propone soluzioni plausibili.

- la tecnica però è diversa dagli altri centri neutrali.

- la tecnica è sempre e solo strumento potendo servire a tutti.

- dalla tecnica non deriva in alcun modo la decisione della neutralità.

- ogni decisione ed ogni criterio può servirsi indiscriminatamente della tecnica.

- la tecnica resta culturalmente cieca.

- non vi è nè idea di progresso, nè di clerck nè di sistema politico definito.

- dalla tecnica non deriva nè problematica nè risposta politica.

- con la tecnica la neutralità spirituale approda al nulla spirituale.

- vi è anche una religiosità della tecnica, con fede assoluta nel progresso tecnico e nel dominio dell'uomo sulla natura.

- la tecnica non provoca nè pace nè guerra, ma bisogna vedere quale sarà il nuovo potere politico che si imporrà e che determinerà i concetti di amico e nemico.

- oggi la guerra più terribile può essere condotta solo in nome della pace, l'oppressione più terrificante solo in nome della libertà e la disumanità più abbietta solo in nome dell'umanità.

- questo discorso tende però solo a inquadrare un problema che è e resta di portata smisurata.

 

                        Corollario uno

 

- vi sono vari significati del termine neutralità.

- vi sono significati negativi cioè finalizzati all'eliminazione della decisione politica.

- in primo luogo neutralità può essere non intervento, indifferenza, tolleranza passiva.

- vi può essere neutralità politica all'interno dello stato nei confronti della coscienza storica e religiosa.

- vi è neutralità assoluta verso chi la pensa in modo diverso.

- lo stato è relativista, agnostico e soprattutto neutrale anche nei confronti dell'economia.

- lo stato però può ancora diventare politico in quanto può scontrarsi con chi non crede a questo tipo di stato, che perciò diviene il nemico.

- per altre concezioni di neutralità lo stato è un mezzo tecnico che deve funzionare in modo concretamente prevedibile e che deve offrire a tutti le medesime possibilità di utilizzazione.

- lo stato come strumento non è più in grado di distinguere tra nemico e amico.

- neutralità può essere intesa in termini di uguali chances nella formazione della volontà statale.

- tutti hanno la possibilità di conquistare la maggioranza.

- in questo senso è la maggioranza a riempire di contenuto quelle che sono solo vuote norme.

- tuttavia questa parità di opportunità deve necessariamente svolgersi tra un gruppo non eccessivamente ampio di soggetti legittimati a ciò.

- con questo metodo si può pervenire o all'impossibilità di decidere o alla partizione stessa dello stato tra le parti in competizione.

- vi sono poi significati positivi del termine neutralità, cioè che conducono ad una decisione.

- si ha neutralità intesa come obiettività e concretezza sulla base di una norma riconosciuta.

- vi è la neutralità di chi decide in base ad una norma indipendente e stabilita, cioè il giudice che decide in base ad una norma obiettiva e concreta, alieno da condizionamenti che non vengano dalla norma medesima.

- con ciò si perviene ad una decisione che però non è politica.

- vi è poi la neutralità fondata sulla base di una competenza non basata su interessi egoistici, come può avvenire per esempio per il tecnico o il mediatore.

- la neutralità può essere espressione di unità e totalità comprendente gli opposti raggruppamenti, relativizzando perciò tutte le contrapposizioni.

- questa è la neutralità dello stato quando esso decide per far valere l'interesse superiore dello stato stesso contro i raggruppamenti interni. vi è poi la neutralità dello straniero al di fuori dello stato che in caso di necessità come terzo provoca la decisione e quindi l'unità.

 

                        Corollario due

 

- la guerra può essere intesa come stato o azione, ma presuppone sempre il concetto di nemico.

- la guerra deriva sempre dall'ostilità, che in questo senso precede la guerra.

- oggi spesso si riduce chi dichiara guerra a delinquente, non eliminando però la possibilità di guerra.

- spesso però vi è grande confusione e ambiguità tra i termini di pace e guerra e sulla loro definizione reciproca.

- in particolare si pone il problema dell'esistenza di uno stadio intermedio tra guerra e pace.

- non si può però ridurre la guerra solo alla guerra militare vecchio stile con animus belligerandi, in quanto vi sono altre molteplici situazioni che non si possono definire come pace.

- se si parte dalla pace, il nemico è chi non è amico, mentre se si parte dalla guerra, l'amico è chi non è nemico.

- la guerra totale supera la distinzione tra combattenti e non combattenti estendendosi ad ogni settore della vita.

- tutto è coinvolto nella contrapposizione di ostilità.

- la neutralità in campo internazionale si comprende solo se relazionata al concetto di guerra di cui perciò risulta una funzione.

- essa può avere quattro significati.

- equilibrio di potere tra neutrali e belligeranti.

- in questo senso il neutrale resta amico di entrambi i belligeranti.

- in secondo luogo si può avere l'univoca superiorità di potere dei belligeranti sui neutrali.

- in questo senso la neutralità è un tacito accordo tra i belligeranti.

- in terzo luogo la neutralità può essere univoca superiorità dei neutrali sui belligeranti, che in questo senso sono confinati dai neutrali in uno specifico ambito.

- vi può essere poi assoluta mancanza di contatti con i belligeranti, in quanto la potenza neutrale è lontana o sufficentemente autarchica.

- questa non è di per sè neutralità, ma semplice mancanza di rapporti con i belligeranti.

- definendo con difficoltà cosa sia guerra, si ha difficoltà anche a definire cosa sia neutralità.

 

                        Corollario tre.

 

il diritto internazionale contiene anche elementi non riconducibili allo stato.

- lo ius gentium dipende da come le gentes si organizzano.

- esse possono essere organizzate in popoli, famiglie, città, nazioni.

- si può avere diritto che concerne le relazioni tra poleis o civitates autonome.

- si può avere diritto per relazioni tra stati cioè ordinamenti territoriali centralizzati di costruzioni sovrane.

- questo diritto può essere riferito anche a rapporti tra autorità spirituali, tra autorità spirituali e temporali o tra imperi, cioè grandi potenze che hanno una sovranità territoriale più estesa del territorio statale.

- si può poi avere un diritto comune generale valido sopra le gentes, da cui derivano libertà dei mari e libertà dei commerci.

 

                        Legalità e legittimità

 

- lo stato legislativo ha una particolare visione della legalità.

- lo stato legislativo è un particolare tipo di sistema politico la cui peculiarità consiste nel fatto che esso scorge l'espressione più alta e decisiva della volontà comune in normazioni che vogliono essere diritto e che perciò pretendono di avere determinate qualità ed alle quali quindi debbono essere subordinate tutte le altre funzioni, competenze ed attività pubbliche.

- in questo stato, che è spesso di tipo parlamentare, governano le leggi e non gli uomini.

- le leggi sono norme di contenuto misurabile e determinabile, impersonali e perciò generali, prestabilite e perciò destinate a durare.

- chi esercita il potere lo esercita in base o in nome della legge, limitandosi ad applicarla.

- vi è sempre separazione tra legge ed applicazione della legge, cioè tra legislativo ed esecutivo.

- vi è solo la norma che vige ed in pratica non si governa più.

- vi sono poi stati giurisdizionali, governativi o amministrativi.

- nello stato giurisdizionale è il giudice ad emanare il diritto, risolvendo un caso.

- nello stato governativo è predominante la volontà ed il comando di chi governa.

- nello stato amministrativo nè gli uomini governano nè le norme hanno valore superiore, ma le cose si amministrano da sole, dando risposte a necessità pratiche.

- spesso questi sistemi sono misti ma nel momento decisivo emerge quello caratteristico.

- lo stato totale è uno stato amministrativo.

- bisogna indagare la legittimità del sistema politico in questione.

- lo stato giurisdzionale si presta alla conservazione dello status quo.

- gli altri tre stati possono dar vita a riforme.

- lo stato giurisdizionale si basa sul fatto che il giudice decide direttamente nel nome del diritto e della giustizia, finchè però essi sono elemento univoco e non mero strumento per il perseguimento di interessi specifici.

- lo stato governativo ha un grande pathos concentrato attorno alla figura del principe e dei suoi attributi.

- lo stato legislativo è giusto produttore di giusto diritto con una volontà generale sempre buona e giusta che si esprime in un saggio ed incorruttibile legislatore.

- lo stato amministrativo trova il suo fondamento nell'utilità e nell'adeguatezza allo scopo, non nel rispetto di una norma.

- lo stato governativo ed amministrativo si basa sull'adeguatezza concreta del comando alla situazione da risolvere.

- la legittimità dello stato legislativo parlamentare spesso coincide solo con la sua legalità.

- in tal senso sarebbe legale e perciò legittimo anche il tentativo di sovvertire lo stato stesso.

- il diritto positivo viene a coincidere con la legge, delibera di una rappresentanza popolare.

- esiste solo la legalità, non l'autorità ed il comando dall'alto e solo alla legge è negata la resistenza.

- in questo senso il diritto consuetudinario ha funzione meramente residuale.

- si ha forza, supremazia e riserva di legge.

- vi è sempre un unico legislatore ed un unico concetto di legge.

- vi è sempre fiducia nella connessione tra legge, ragione e giustizia.

- la legge intesa in questo senso è solo formale, ma essa può avere anche dei contenuti materiali, o configurandosi come diritto con determinate caratteristiche o al limite come ingerenza.

- nella democrazia parlamentare la volontà del parlamento coincide con quella del popolo sovrano e con quella generale.

- se viene meno la fiducia in questo sistema, il mero principio di legalità però può finire per affossarlo.

- non si può concepire il concetto di legge come mero concetto funzionale, svincolato da qualunque contenuto.

- le norme di questo stato non possono essere del tutto neutrali.

- in primo luogo non possono essere neutrali verso se stesse, per cui rispettando il processo legale si potrebbe intaccare lo stato legislativo stesso.

- inoltre il prevalere della maggioranza postula comunque l'omogeneità della compagine statale nel suo complesso, per non diventare violenza sulla minoranza.

- inoltre si deve assicurare a tutti un ugual numero di chances per raggiungere la maggioranza.

- tiranno può essere sia chi ha acquisito il potere in modo non legale sia chi lo ha corrotto nel suo esercizio pur avendolo acquisito in modo legale.

- tiranno in questo caso sarebbe chi governa senza maggioranza, a prescindere da come poi la maggioranza governi.

- quello che la maggioranza fa in questo senso è sempre legale.

- la maggioranza potrebbe anche legalmente dichiarare illegale la competizione e togliere in questo modo le chances alla minoranza.

- chi ha potere beneficia dell'esercizio della valutazione, della presunzione di legalità e dell'immediata esecutività.

- se vengono meno tutte le limitazioni materiali, bisogna solo stabilire chi sarà materialmente in possesso del potere al momento del crollo dello stato legislativo stesso.

 

                        Tre tipi di pensiero giuridico.

 

- secondo le varie concezioni di diritto, si definiscono tre tipi di pensiero giuridico.

- diritto può essere regola, decisione, oppure ordinamento e struttura concreta.

- questi tre concetti pretendono di essere essi solo diritto e di far derivare da sè gli altri due.

- il termine di ordinamento giuridico può essere ambiguo, in quanto dietro a giuridico si può leggere norma, ordinamento o decisione.

- per il normativismo il diritto è legge o norma generale e astratta, superiore alle contingenze concrete che di volta in volta disciplina.

- in tal senso si ha il nomos basileus, cioè è la legge non l'uomo a governare.

- però per avere senso il nomos deve avere una qualche concretezza, altrimenti si configura solo come concetto polemico nei confronti del basileus e delle sue decisioni.

- in tal senso con il riferimento al basileus si deve comunque accedere ad una realtà sostanziale e concreta, fatta di decisioni e di ordinamenti.

- una legge non può attuarsi, applicarsi o eseguirsi da sola.

- essa non può nemmeno interpretarsi, definirsi e sanzionarsi autonomamente.- per il normativismo il dover essere non è mai toccato dall'essere,. normatività e fattualità sono due campi distinti.

- la realtà contingente deve solo essere fatta aderire al dover essere della norma.

- la realtà fattuale è solo un mero presupposto per l'applicazione della norma.

- in altro senso però la norma in questo modo viene vista come vuota, mentre l'ordinamento è la rispondenza di determinati comportamenti alle norme o la base normale e concreta che poi darà origine e farà eventualmente cambiare le norme stesse.

- nessuna istituzione concreta si presta ad una totale prevedibilità.

- davanti a questo fatto si può o recuperare ed impiegare i concetti giuridici concreti coesistenti all'istituzione, oppure distruggere l'istituzione medesima.

- per esempio il bonus pater familias è una figura concreta preesistente alla norma che lo definisce ed esistente in un ordinamento concreto e determinato quale è la famiglia.

- ogni ordinamento giuridico è legato a concreti concetti di normalità che non sono derivati da norme generali ma producono essi stessi tali norme solo in base al proprio ordine ed in funzione del medesimo.

- il mutamento della norma perciò è più conseguenza che causa di un mutamento dell'ordinamento stesso.

 

- il fondamento ultimo di tutto ciò che ha validità e valore giuridico può essere rintracciato in un processo della volontà o in una decisione che è in grado essa sola in quanto decisione di creare diritto e la cui forza giuridica non può essere derivata dalla forza giuridica di regole precedenti e relative alla decisione medesima.

- il fondamento del diritto non è la decisione in sè, ma l'autorità o sovranità di una decisione finale che viene presa insieme al comando.

- però se si crede in Dio, prima della decisione non si può supporre solo il caos, ma un ordine divino già prestabilito a cui la decisione permette solo di aderire.

- il diritto è la legge e la legge è il comando che decide sulle controversie attorno al diritto, cioè auctoritas non veritas facit legem.

- la decisione sovrana, che è summa potestas e summa auctoritas, non può essere spiegata rifacendosi nè ad un ordine nè ad una norma preesistente.

- la decisione scaturisce da un nulla normativo e da un disordine concreto.

- per il decisionismo diritto è una decisione finale e sovrana, che non deriva da alcuna legge o ordinamento pregresso e precostituito.

 

- il positivismo del XIX secolo è unione di pensiero normativistico e decisionistico.

- con il decisionismo la norma tende a diventare solo materiale giuridico di base per decisioni che debbono di volta in volta risolvere casi concreti di contrasto.

- con il positivismo ci si pone in modo polemico davanti a tutto il diritto extralegislativo, sia esso divino, naturale o razionale.

- diritto tende a corrispondere con legalità.

- in un primo momento si è fatto riferimento alla volontà del legislatore.

- poi si è passati alla volontà della legge e quindi alla legge stessa, norma di per sè sufficente.

- ci si sottomette solo alla norma con il suo contenuto ben definibile, senza concessioni metafisiche o metagiuridiche.

- tuttavia questa totale sicurezza e prevedibilità del diritto non è un carattere del diritto stesso, ma del momento storico in cui esso è inserito che, potendo mutare, può far mutare anche il diritto, basti pensare alla diversa interpretazione data di un medesimo testo in frangenti storici diversi.

- il passaggio dalla volontà del legislatore a quella della legge e infine alla legge medesima sottolinea l'accentuazione del normativismo, che tende a garantire stabilità e prevedibilità.- tuttavia bisogna interpretare anche giuridicamente il momento in cui venne a sorgere la validità positiva della base dell'ordinamento, qualunque essa sia, rifacendosi perciò o a una norma, o a una decisione o a un ordinamento.

- si potrebbe basare questo ordinamento sulla forza normativa o decisiva del fattuale, però il positivista non è incline a riferirsi alla realtà.

- spesso però si finisce per dover riferirsi in qualche modo ad una decisione.

- il pensiero del positivismo giuridico però nella sua purezza finisce per alienarsi da ogni realtà concreta, risultando perciò assurdo rispetto ad essa.

- vi è poi la dottrina positivista che coniuga decisionismo e normativismo, mirando a sicurezza, stabilità e prevedibilità.

- ci si rifà prima alla volontà del legislatore, poi della legge e poi solo alla legge.

 

                        Il problema della legalità.

 

- si critica la sovranità della legge e l'affermazione aristotelica per cui devono essere le leggi e non gli uomini a governare.

- dietro le leggi però vi sono sempre gli uomini che se ne servono come strumenti del loro potere.

- la burocrazia tedesca si basava su una forte casta burocratica a cui erano accordati vari privilegi e sul grande potere, mediante l'ordinanza, dell'alta burocrazia ministeriale.

- la burocrazia tedesca seguì Hitler in quanto egli aveva preso il potere legalmente.

- oggi legalità significa determinato metodo di lavoro e di funzionamento degli uffici.

- la legalità è il modo di funzionamento della burocrazia, che a sua volta rappresenta il nostro destino.

- nella tradizione storica francese invece si afferma con chiarezza la partizione tra legalità e legittimità, tra legalità e giuridicità.

- in Germania questa consapevolezza si maturò solo più tardi.

- durante il II Reich la legittimità era garantita dalla successione dinastica e dall'organizzazione federale, venute meno le quali l'unica fonte di legittimità restò la legalità stessa.

- si passa da pensiero rivolto alla sostanza a pensiero rivolto unicamente alla funzione.

- trasformando e riducendo il diritto a legalità, la legalità si trasforma in un'arma per la guerra civile.

- spesso il diritto viene trasformato in mera legalità.

- nella CHiesa, grazie alla guida divina, il legale è anche sempre legittimo.

- vi è poi legittimità dinastica e democratica, oltre ai tre tipi di legittimità individuati da Weber.

- nella Francia restaurata emerse il divario tra legittimità e legalità, tra potere del re legittimo e valenza legale dei codici napoleonici, mentre i rivoluzionari in un primo momento si schierarono in favore della legalità, vista come emancipazione da forme arcaiche di potere incarnate dalla legittimità.

- in questo senso la legalità diventa un'arma che uccide, come dimostra il pensiero di Lenin, in quanto essa deve essere utilizzata solo per raggiungere la causa rivoluzionaria, unica fonte di legittimità.

- in questo senso Hitler si valse della legalità come di un'arma per il suo potere.

- oggi si tende a privilegiare la legittimità rispetto alla legalità nel dibattito giuridico.

- si può far riferimento alla tripartizione weberiana della legittimità come carismatica, tradizionale e razionale, divisa in orientata al valore o allo scopo, che risulta prevalente.

- altri vedono come unica forma di legittimità di un potere siano le aspettative incondizionatamente poste di suoi successi in campo eudaimonistico-sociale.

- l'amore per la sicurezza ha la meglio su quello verso la libertà.

- nel senso di Weber la legalità sarebbe una delle tre forme di manifestazione della legittimità.

- questo concetto di legalità presuppone un riferimento alla normazione razionale.

- se infatti si priva la legge di ogni riferimento alla ragione ed alla giustizia e nello stesso tempo si mantiene in vigore lo stato legislativo che concentra nella legge tutta l'altezza e la dignità dello stato, ogni disposizione, comando o provvedimento, di qualunque tipo essi siano, possono diventare legali.

 

            Appropriazione, divisione e produzione.

 

- si cerca di rintracciare il significato fondamentale del termine nomos, ritrovando in tal modo alcune categorie primarie per la definizione e la classificazione della vita associata, al di là delle partizioni tra varie scienze.

- il nomos può avere tre significati.

- il primo significato di nomos è prendere e conquistare, quindi appropriazione.

- poi significa spartire e dividere, quindi spartizione e distribuzione.

- nomos significa in terzo luogo coltivare e produrre.

- in tutti gli ordinamenti umani convivono queste azioni, se pur ordinate in modo diverso e con un valore diverso che di volta in volta viene loro attribuito.

- queste azioni avvennero in questo ordine fino alla rivoluzione industriale.

- prima di tutto vi era l'appropriazione della terra che poi veniva divisa, dopo essere stata misurata e pesata, anche se era questo secondo passaggio a rimanere più impresso nella memoria.

- la questione sociale è la questione della distribuzione del prodotto sociale.

- per Fourier con il progresso la produzione aumenta esponenzialmente e non è più necessaria a priori l'appropriazione, mentre in questo senso la divisione dovrebbe risultare più facile.

- per Proudon invece bisogna che chi produce si riappropri del prodotto che gli è stato sottratto da chi solo consuma, per poi dividerlo e redistribuirlo.

- Marx vede invece il problema nei termini per i quali, di fronte ad un aumento della produzione, vi sono ulteriori difficoltà per la divisione.

- bisogna espropriare i nuovi espropriatori, in primo luogo appropriandosi dei mezzi di produzione.

- se si mette però da parte l'appropriazione, l'economia stessa, che presuppone sempre una certa scarsità, viene meno.

- il concetto di sociale si lega a quelli di divisione e redistribuzione.

- con il socialismo invece si mira a ripappropriarsi di ciò che era stato sottratto.

- per quanto riguarda anche il pianeta in cui viviamo, potrebbe sembrare che vi sia ormai spazio solo per la produzione, in quanto appropriazione e divisione si sarebbero già compiute in modo completo.

- tuttavia spesso questi concetti di unità che impieghiamo sono fittizi.

- qualunque divisio presuppone sempre una occupatio precedente.

- il progresso può essere visto anche come modificazione dei modi e degli oggetti di appropriazione.

- anche lo stato prima di redistribuire qualche cosa deve necessariamente appropriarsene, si tratti di sovvenzioni in denaro o di forme di potere.

- chi non prende non ha nulla e quindi non può distribuire nulla.

 

Fonte: http://www.besid.it/appunti-e-materiale/category/18-filosofia-della-politica?download=25:categorie

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