Forme di stato e di governo

Forme di stato e di governo

 

 

 

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Forme di stato e di governo

 

 

*  Concetto di forma di Stato e di forma di governo

L’ordinamento giuridico statuale investe tre diversi settori:

  1. l’organizzazione dell’apparato statuale
  2. il rapporto tra l’apparato statuale e la società civile
  3. i rapporti tra i membri della comunità sociale

Noi ci occuperemo dei primi due aspetti: le forme di Stato e le forme di governo che rappresentano due concetti distinti, anche se sono due aspetti di un unico processo evolutivo.
Forma di Stato:
quando parliamo di forma di Stato si fa riferimento a quel rapporto tra potere statuale e società civile, che si individua nella comunità territoriale di appartenenza, ed è utile conoscere le caratteristiche fondamentali di tale rapporto. Per cui possiamo definire la forma di Stato come quell’insieme delle finalità che lo Stato si propone di raggiungere ed i valori a cui ispira la propria azione.
Forma di governo:
quando parliamo di forma di governo si fa riferimento agli elementi che riguardano il modello organizzativo, ed esattamente l’insieme degli strumenti e dei mezzi mediante i quali una determinata organizzazione statuale persegue le sue finalità

 

FORME DI STATO

 

*  Lo Stato patrimoniale

Lo Stato patrimoniale è la prima forma di Stato che si è affermata dopo la caduta dell’Impero romano ed ha caratterizzato tutto il periodo dell’Alto medioevo. Manca di un’organizzazione amministrativa stabile e lo Stato è caratterizzato da un unico fine, frutto di un accordo di natura privatistica tra i feudatari, che è la difesa della proprietà. Il diritto di proprietà rappresenta la fonte stessa di legittimazione del potere, per cui al diritto della proprietà della terra si lega il diritto di proprietà di tutto quanto sulla medesima insiste: anche le persone che vi lavorano e vivono.

 

*  Lo Stato assoluto

Allo Stato patrimoniale, che si caratterizzava con una economia chiusa finalizzata alla produzione di beni sufficienti alla domanda interna, succede lo Stato assoluto che si caratterizzava per una politica di scambio, le cui attività economiche erano essenzialmente di natura commerciale. Nascono le monarchie assolute del XVI e del XVII secolo che si propongono come tutori dell’interesse generale: difesa dello Stato con un esercito stabile, istituzione di un fisco con un sistema di tassazione uniforme, la crescita di un’organizzazione burocratica statale. Gli interventi più visibili si hanno nel settore della proprietà fondiaria (con una maggiore produzione e circolazione di beni) nel settore finanziario (riduzione dei privilegi fiscali) nel settore istruzione (lo Stato che rivendica il ruolo di educatore che aveva abdicato alla Chiesa) nel settore delle opere pubbliche (per favorire il commercio e la difesa).
Tutto questo accentra il potere nelle mani del sovrano, il potere statuale si laicizza ed il sovrano rivendica a sua volta un’origine divina per tenersi al riparo da ogni interferenza e controllo.

 

*  Lo Stato di polizia

E’ una forma di Stato che si afferma verso la fine del XVIII secolo in Austria e Prussica. Anche se di matrice assoluta presenta la novità che la pubblica amministrazione è tenuta al rispetto della legge, per cui assistiamo ad un potere pubblico che incontra i limiti di nelle norme giuridiche. Questa novità è importante perché afferma i primi rudimentali principi della divisione dei poteri come garanzia del cittadino.

 

*  Lo Stato liberale

Ad ostacolare lo Stato assoluto come tutore del bene comune  alla fine del secolo XVIII si afferma lo Stato liberale fino ai primi del novecento. Le ragioni che portarono al tramonto dello Stato assoluto furono principalmente le seguenti:

  1. accentuata pressione fiscale
  2. passaggio da un’economia agricola ad un’economia industriale
  3. ragioni di ordine politico e sociale (partecipazione attiva alla gestione della cosa pubblica delle nuove classi emergenti: borghesia imprenditoriale, proprietari terrieri, professioni intellettuali)
  4. il diffondersi delle dottrine razionalistiche che negavano i valori trascendenti

Per tali ragioni lo Stato assoluto andò in crisi e lo Stato liberale si affermò con il nuovo principio di legittimazione dell’esercizio del potere non più trascendente ma direttamente legittimato dai consociati. Si assiste ad una netta separazione dei poteri con una marcata autonomia e ad un nuovo rapporto tra Stato e società. La legge diviene un atto in grado di vincolare non solo i soggetti privati ma anche quelli pubblici. Nasce lo Stato di diritto secondo cui il funzionamento e l’organizzazione dello Stato è disciplinato da leggi che tutelano il cittadino, ed ogni atto, non conforme al diritto, della pubblica amministrazione può essere dichiarato nullo dall’organo di giurisdizione.
Lo Stato liberale vide la sua prima realizzazione in Inghilterra in modo non drammatico, mentre  in Francia si affermò attraverso la rivoluzione.
L’affermarsi dello Stato liberale, comunque, portò con se alcune contraddizioni: all’affermarsi del principio di uguaglianza formale (diritti di libertà) aveva corrisposto un aggravamento del principio di uguaglianza sostanziale (disuguaglianza economica, esclusione delle classi meno abbienti alla vita pubblica ed ad ogni forma di potere).

 

*  Lo Stato totalitario

La crisi economica ed un diffuso malcontento delle classi più disagiate, produsse un aumento della pressione  sociale, tale da determinare il crollo delle istituzioni dello Stato liberale. In alcuni Stati europei come l’Italia, la Germania e la Spagna si diede vita allo Stato totalitario, che nasce con l’obiettivo di sostituire l’apparato istituzionale dello Stato liberale con l’introduzione di una nuova organizzazione ispirata ad un forte accentramento di potere intorno alla figura di un “capo”. Mentre lo Stato liberale era uno Stato non interventista, lo Stato totalitario si proponeva come uno Stato impegnato in tutti i settori della vita non solo sociale ma anche economica. Questo tipo di Stato utilizza metodi e strumenti nuovi come il partito unico, il sindacato di Stato i mezzi di comunicazione di massa ecc. Uno Stato, cioè, che persegue una politica repressiva dei diritti di libertà, ed in particolare delle libertà politiche.

 

*  Lo Stato socialista

La nascita dello Stato socialista va fatta risalire alla rivoluzione russa, ma fu dopo la seconda guerra mondiale e tutta la metà del secondo novecento che esso si estende a molti paesi dell’Europa centrale d orientale, sotto l’influenza dell’Unione sovietica.
La critica allo Stato liberale e una diversa valutazione delle ragioni che portarono alle condizioni di disuguaglianza tra i cittadini, sono all’origine di alcune caratteristiche dello Stato socialista:

  • alla proprietà privata viene sostituita la proprietà socialista
  • alle diverse classi sociali viene sostituita la classe socialista operaia
  • alla libertà intesa come diritti individuale viene sostituita la libertà come diritti della collettiva
  • alla mancanza di aggregazione sociale si afferma il partito comunista unico centro motore dell’apparato statuale

Queste motivazione hanno portato alla prevalenza di una classe sociale su tutte le altre classi: la dittatura del proletariato.

 

*  Lo Stato sociale

La crisi dello Stato liberale portò alla nascita degli Stati sociali che si adoperarono per rimuovere le disuguaglianze di fatto presenti nella società. Lo Stato sociale si caratterizza, infatti, per avere come obiettivo da raggiungere l’uguaglianza sostanziale tra i cittadini, oltre l’uguaglianza formale garantita dallo Stato liberale. Molti elementi dello Stato liberale vengono rafforzati:

  • la divisione dei poteri
  • l’affermazione dei diritti di libertà
  • lo Stato di diritto
  • l’accrescimento degli apparati amministrativi
  • il massiccio intervento in economia
  • l’aumento delle risorse necessarie alla finanza pubblica

 

*  Lo Stato unitario, lo Stato federale, lo Stato regionale

In base al principio dell’autonomia territoriale, gli Stati si distinguono in
Unitario: FRANCIA ED OLANDA
federale: GERMANIA ED AUSTRIA
regionale: ITALIA E SPAGNA

Nello Stato unitario le fondamentali strutture amministrative conoscono un unico livello: quello centrale.
La vera distinzione tra Stato federale e Stato regionale attiene di più al processo storico di aggregazione  di Stati.
Lo Stato federale è basato sulla regola per cui i membri della federazione hanno competenza generale dalla quale sono escluse le materie che vengono riservate dalle norme costituzionali agli organi federali.
Nello Stato regionale sono gli organi centrali ad avere una competenza generale, fatte salve quelle specifiche competenze attribuite alla regioni.
Nel corso degli ultimi decenni il principio di autonomia ha conosciuto una grande espansione dovuta sia a motivi economici e sociali che politici

 

FORME DI GOVERNO

Se con la nozione di forma di Stato si punta ad individuare i fini generali che lo Stato  si propone di raggiungere, con la nozione di forma di governo si precisano i mezzi o il modello dei rapporti fra gli organi supremi dello Stato che viene predisposto per il raggiungimento di quelle finalità.

 

*  La monarchia assoluta

La prima forma di governo nasce con lo Stato assoluto. Al vertice di questa struttura si pone il Sovrano, unico organo titolare del potere di decisione politica.
Al sovrano fanno capo tutte le funzioni statuali:
funzione legislativa (il re fa le leggi)
funzione esecutiva-amministrativa (il re nomina i funzionari)
funzione giurisdizionale (il re nomina i giudici)
La struttura dello Stato è piramidale per cui la definizione di monarchia assoluta.

 

*  La monarchia costituzionale

La rivoluzione francese rappresenta la fine dello Stato assoluto  e della monarchia assoluta. In Inghilterra si assiste con Locke alla prima teorizzazione del principio della divisione dei poteri dello Stato liberale. Secondo questa teoria (dualistica) la forma di governo dello stato liberale è basata su due organi costituzionali:
il Sovrano titolare della funzione esecutiva e federativa
il Parlamento titolare della funzione legislativa
In Francia ad opera di Montesquieu e di Rousseau il nuovo principio di legittimazione del potere trova garanzia nella pluralità di più soggetti istituzionali: il Parlamento, il Governo e i Giudici, ciascuno dei quali chiamato ad operare in condizioni di separazione e di autonomia rispetto agli altri.
Questo principio della separazione dei poteri trova la sua prima applicazione nella monarchia costituzionale: il sovrano titolare del potere esecutivo e del potere di nomina e di revoca dei membri del Governo ed il Parlamento titolate del potere legislativo.

 

*  Il governo parlamentare

La prima fase dello Stato liberale è caratterizzata da una situazione di sostanziale equilibrio nei rapporti tra il Sovrano ed il Parlamento.Verso la fine della seconda metà del secolo scorso questo equilibrio si rompe a favore del Parlamento, questo avviene grazie alla definitiva uscita del Governo dall’orbita dei poteri del sovrano e al nuovo rapporto dialettico con il Parlamento improntato sull’istituto della fiducia.
Il Governo una volta formato si presenta di fronte al Parlamento per ottenere un avallo preliminare al programma di attività (voto di fiducia). Se si rompe il rapporto di fiducia, il Parlamento presenta una mozione di fiducia ed obbliga il Governo a dimettersi. Tutto ciò significa che se il potere di nomina del Governo è affidato al Capo dello Stato, è altrettanto vero che il Governo deve rispondere del suo operato davanti al Parlamento.
Se nella prima fase il sistema era dualista (Re e Parlamento), nella seconda fase è monista (Parlamento). Il Capo dello Stato tende a divenire un potere neutro destinato ad avere un compito di supremo garante delle regole costituzionali, con l’unico e significativo potere di scioglimento anticipato delle Camere. Questa evoluzione si sviluppa grazie alla nascita dei grandi partiti di massa. Inoltre, si sviluppa il principio di autonomia territoriale e si affermano i principi di democrazia diretta.
Possiamo concludere che l’istituto della fiducia ed il potere che il Parlamento esercita sull’esecutivo, sono gli elementi distintivi della forma di governo parlamentare.
In Germania, Stato federale, questo tipo di forma parlamentare di governo è di tipo cancellierato (dal nome del primo ministro: il Cancelliere). Il solo Cancelliere riceve la fiducia o la sfiducia dal Parlamento ed ha il potere di proporre o di revocare la nomina dei ministri al Capo dello Stato. In caso di sfiducia nei confronti del cancelliere si devono obbligatoriamente svolgere le elezioni di un nuovo Cancelliere (fiducia costruttiva).

 

*  Il governo presidenziale

Come forme di governo alternativo al governo parlamentare troviamo il governo presidenziale.
Questo governo è caratterizzato da una scelta di fondo: quella di porre al centro del sistema costituzionale l’organo presidenziale che unisce in se sia i poteri del Capo dello Stato che sia quelli del Capo del Governo.
Al contrario del governo parlamentare il rapporto di fiducia è tra il Presidente ed il Governo, mentre il Parlamento non può essere sciolto dal Presidente.
Il Presidente viene eletto direttamente dal popolo, mentre il Parlamento esercita il potere di controllo dei poteri del Presidente.
Un esempio del governo presidenziale è rappresentato dagli Stati uniti d’America.

 

*  Il governo semi-presidenziale

Come forme di governo alternativo al governo parlamentare troviamo il governo semi-presidenziale. Un esempio del governo semi-presidenziale è rappresentato dalla Francia.
In questa forma di governo l’Esecutivo ha un rapporto fiduciario con il Presidente, il quale viene eletto direttamente dal popolo, che nomina il Governo ed un rapporto di fiducia con il Parlamento (sistema del regime della doppia fiducia).
Per il corretto funzionamento di questa forma di governo si presuppone una perfetta corrispondenza tra la maggioranza politica che esprime il Presidente e la maggioranza parlamentare, altrimenti si rischierebbe di entrare in conflitto.

 

*  Il governo direttoriale

Ancora, come forme di governo alternativo al governo parlamentare troviamo il governo direttoriale, con il quale si vuole garantire la stabilità di governo (governo a termine): Il governo una volta nominato opera al riparo degli altri organi costituzionali.
È il caso della Svizzera, in cui l’Assemblea federale nomina il Consiglio federale che, operando sulla base di ampie coalizioni risponde direttamente al popolo con l’istituto dei referendum.

 

*  Il governo dittatoriale

La forma di governo di tipo dittatoriale si manifesta negli Stati di tipo totalitario. In Italia lo Stato fascista ha posto le condizioni per l’accentramento dei poteri tipici dello Stato assoluto. In questa forma di governo il capo del governo non è un “primus inter pares” ma il centro motore dell’intero sistema costituzionale, grazie al regime del partito unico fascista. Nella figura del capo del governo oltre al potere di capo dell’esecutivo con potere di nomina e di revoca dei ministri, si accentra il potere del comando delle forze armate.Il Parlamento viene privato dall’espressione del voto democratico e composto da membri del partito unico fascista e da rappresentanti di categoria delle corporazioni fasciste.

 

*  Il governo negli Stati socialisti

Per comprendere la forma di governo degli Stati socialista bisogna necessariamente conoscere quello dello Stato dell’Unione sovietica.
Esso prevede una struttura statuale fondata sul riconoscimento di ampie autonomie locali e dall’altro di una fitta rete di assemblee elettive gerarchicamente ordinate (i soviet) fino a raggiungere come una piramide gli organi supremi dello Stato:
il Soviet supremo (che corrisponde al nostro Parlamento)
il Presidium (che corrisponde al Capo dello Stato e del governo) che rispondeva al Soviet supremo.
Regola importante che i soviet inferiori dovevano cedere nelle decisioni di fronte a quelle dei soviet superiori.
Principio cardine era il partito socialista a cui spettava la funzione di guida della collettività.

 

FORMA DI STATO, FORMA DI GOVERNO

E SISTEMA DELLE FONTI NORMATIVE

 

Esiste un nesso tra il fenomeno giuridico ed il fenomeno sociale. La storia delle diverse forme di Stato e di governo è basata e scandita dai rivolgimenti sociali in atto durante il tempo.
Per quanto attiene al diritto sappiamo che una norma è una regola di diritto in quanto è considerata obbligatoria ed effettivamente applicata.
Solo dopo lo Stato assoluto con l’avvento dello Stato liberale si può parlare di fonti normative formati dai decreti reali.
Con lo Stato liberale e la divisione dei poteri si incomincia a delineare un sistema più articolato di fonti normative (raccolte di leggi o codici).
Con lo Stato totalitario il sistema delle fonti esperimenta un momento di crisi.
Con lo Stato sociale con il formarsi delle costituzioni si assiste ad un arricchimento del sistema delle fonti normative in generale.

Fonte: http://www.apertisverbis.altervista.org/dirittopubblico2.doc

Sito web da visitare: http://www.apertisverbis.altervista.org/

Autore del testo: Avella L.

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Il concetto di forma di Stato e di forma di Governo

Il diritto pubblico riguarda principalmente lo studio dei principi e degli istituti attinenti all'organizzazione dell'apparato statuale e ai rapporti tra quest'apparato, i cittadini e la società civile. Per forma di Stato si intende il modo in cui è risolto il rapporto tra autorità e libertà, ovvero quel rapporto tra potere statuale e società civile, da cui nasce si sviluppa ogni esperienza statuale. Per forma di Stato intendiamo dunque l'insieme delle finalità che lo Stato si propone di raggiungere ed i valori a cui ispira la propria azione, che determinano le caratteristiche di fondo del rapporto tra la struttura del potere statuale e la collettività che in essa si riconosce. Per forma di Governo, invece, si intende insieme degli strumenti e dei mezzi mediante i quali una determinata organizzazione statuale persegue le sue finalità. Forma di Stato e forma di Governo rappresentano due concetti distinti, ma in realtà strettamente connessi, tant'è che ogni forma di Governo va valutata alla luce della forma di Stato in cui essa opera. Il susseguirsi nel tempo delle diverse forme di Stato e di Governo sono state accompagnate da lunghe fasi di transizione in cui caratteri del vecchio assetto si uniscono e convivono con elementi del nuovo che comincia ad affermarsi.

Le forme di Stato: lo Stato patrimoniale

Lo stato patrimoniale ha caratterizzato tutto il periodo dell'alto medioevo e si affermò successivamente al disfacimento dell'impero romano; non vi è ancora un'organizzazione amministrativa stabile e non vi è ancora l'istituzione di articolati e complessi apparati organizzativi. A fondamento dello stato patrimoniale c'è un accordo, di natura quasi privatistica, che interessa solo alcuni soggetti (i feudatari) e che ha per oggetto la tutela del diritto di proprietà, di cui tali soggetti sono titolari; al di là di questo esiste una comunità indistinta di individui, che appare più come oggetto di diritti altrui che come soggetto di diritti propri.

Lo Stato assoluto e lo Stato di polizia

Successivamente si affermò lo Stato assoluto, che vide l'accrescersi dei compiti assunti dallo Stato rispetto a una società che pone esigenze sempre più complesse. Il passaggio da un'economia chiusa ad un'economia di scambio è la ragione per cui prende vita uno Stato che assume come proprio non più un fine specifico, strettamente legato a singole posizioni soggettive, bensì fini di carattere generale, caratterizzati dalla ricerca del benessere per l'intera collettività. È il periodo in cui prendono vita istituzioni quali il fisco, la tassazione uniforme, la burocrazia statuale e la costituzione di un esercito stabile che rimarranno nei secoli. Una variante, o per meglio dire uno sviluppo, dello Stato assoluto è il cosiddetto Stato di polizia, che si afferma verso la fine del XVIII secolo in Austria ed in Prussia; esso è caratterizzato dal riconoscimento di alcune posizioni soggettive ai singoli, tutelabili davanti ai giudici, anche contro i pubblici poteri. Lo Stato sviluppo la sua azione nei vari settori in cui si svolge la vita sociale ed economica, secondo una concezione interventista del suo ruolo, che è tipica dello Stato assoluto.
Stato polizia dal termine greco polis = città, comunità, cittadina.

Lo Stato liberale

Lo Stato liberale, che sarebbe durato fino agli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale, venne fuori dalla crisi dello Stato assoluto, causata dall'aumento della conflittualità internazionale, dall'accentuata pressione fiscale, e dai conflitti interni provocati dal passaggio da un'economia agricola ad un'economia di tipo industriale. La caratteristica precipua dello Stato liberale è il compito dei pubblici poteri di perseguire come finalità generale il soddisfacimento degli interessi dell'intera collettività, assicurando condizioni di sicurezza sul piano esterno (la politica estera) e il rispetto dei diritti di libertà, sia dal punto di vista economico che sul piano interno (la sicurezza pubblica).
Un altro punto importante è il principio della legittimazione dell'esercizio del potere, che non è più di origine trascendente (di natura divina), ma proviene dai membri stessi della collettività statuale. Si afferma il principio cardine dello Stato di diritto, secondo cui il funzionamento e l'organizzazione dello Stato devono essere disciplinati dalle leggi e gli atti della pubblica amministrazione devono essere conformi alla legge, pena la loro annullabilità da parte del giudice. Si afferma un modello in cui tutte le classi presenti nel contesto sociale trovano proprio spazio, ovvero una propria sede di rappresentanza nell'organo che si pone al centro del sistema costituzionale: il Parlamento.
Trova la sua prima realizzazione in Inghilterra grazie ad un rapporto vitale con la nuova classe borghese emergente. In secondo luogo, la spinta verso il riconoscimento delle libertà politiche, che trova in Inghilterra, grazie soprattutto alla lotta per l’affermazione della libertà religiosa contro ogni imposizione di una religione di stato, un terreno particolarmente favorevole.
Là dove invece, come in Francia, l’assolutismo aveva trovato un terreno assai più favorevole e si era affermato grazie ad una pressoché totale esautorazione della classe aristocratica, il passaggio allo Stato liberale ha assunto toni assai più bruschi e traumatici. Quando gli elementi di crisi del vecchio Stato assoluto giungono a maturazione, la perdita di un ruolo sociale effettivo da parte della nobiltà le impedisce di svolgere una qualunque funzione di mediazione, si che lo scontro tra il mondo vecchio e il nuovo avviene in modo violente e porta ad un completo rivolgimento negli assetti politici e istituzionali, senza alcun elemento di continuità con il passato.
Chi esce vincitore dallo scontro, la classe borghese, si pone quale unica interprete e tutrice degli interessi nazionali e fa della nuova istituzione, il Parlamento.

Lo Stato totalitario

La crisi dello Stato liberale va ricercata nel primo conflitto mondiale e nella crisi economica che ne seguì: in paesi come l'Italia, in cui il sistema economico si presentava particolarmente fragile, il diffuso malcontento delle classi disagiate produsse un aumento tale della pressione sociale da determinare il crollo delle istituzioni dello Stato liberale. Lo sbocco di questa situazione di crisi fu rappresentato dall'avvio dello Stato totalitario, uno Stato che nasce con l'obiettivo primario di sostituire l'apparato istituzionale dello Stato liberale, mediante l'introduzione di una nuova organizzazione ispirata a un forte accentramento del potere intorno alla figura di un "capo", in grado di contenere regolare in maniera autoritari conflitti sociali. Il partito unico veniva utilizzato come canale di formazione dell'indirizzo politico generale e i mezzi di comunicazione di massa come strumenti per l'allargamento della base del consenso.
Uno Stato che persegue una politica repressiva dei diritti di libertà, ed in particolare delle libertà politiche arrivando a calpestare clamorosamente lo stesso principio di uguaglianza.

Lo Stato socialista

La nascita dello Stato socialista avviene in Russia dopo la rivoluzione che portò alla caduta del regime zarista. Le disuguaglianze derivanti dalla proprietà privata dei mezzi di produzione si risolvono con la nozione di proprietà socialista; il privilegio dei gruppi sociali dominanti si risolve con il riconoscimento delle sole libertà collettive; la mancanza di strumenti di aggregazione sociale si risolve con l'affermarsi del partito comunista come perno centrale. Questo regime si diffuse in molti paesi dell'Europa centrale e orientale nel secondo dopoguerra.

Lo Stato sociale

Anche lo Stato sociale, come quello socialista, ha inizio dalla crisi dello Stato liberale ottocentesco. Il fine principale dello Stato sociale è di rimuovere le disuguaglianza presenti nella società: si pone così l'obiettivo di raggiungere l'uguaglianza sostanziale e non solo quella formale tra i cittadini.
Rispetto al vecchio Stato liberale viene rafforzata la divisione dei poteri, e si assiste al pieno riconoscimento di istituti fondamentali per garantire l'effettiva partecipazione dei cittadini in una grande società di massa (i partiti e i sindacati).
Elementi tipici dello Stato sociale sono il notevole accrescimento degli apparati amministrativi e la loro differenziazione in relazione alla diversificazione dell’azione statale; il massiccio intervento diretto o indiretto nell’economia; l’aumento significativo delle risorse necessarie alla finanza pubblica.

Lo Stato unitario, lo Stato federale, lo Stato regionale

Per quanto concerne il principio dell'autonomia territoriale, si parla di Stato unitario (attualmente Francia e Olanda), di Stato federale (Germania e Austria) e confederale, di Stato regionale (Italia e Spagna).
Lo Stato federale è basato sulla regola per cui i membri della federazione hanno una competenza generale, dalla quale sono escluse le materie che vengono espressamente riservate dalle norme costituzionali agli organi federali, mentre nello Stato regionale sono gli organi centrali dello Stato ad avere una competenza generale, fatte salve le specifiche competenze affidate alle regioni.

Le forme di Governo: la monarchia assoluta

La nozione di forma di Stato punta ad individuare i fini generali che lo Stato si propone di raggiungere, mentre la nozione di forma di Governo precisa i mezzi o il modello dei rapporti fra gli organi supremi dello Stato che viene predisposto per il raggiungimento di quelle finalità.
La prima forma di Governo in senso proprio nasce con lo Stato assoluto.
La natura quasi privatistica della base su cui poggiava lo Stato feudale non aveva creato problemi particolari, diversi da quelli che trovavano soluzione nel rapporto tra grande feudatario e feudatari minori. Con l’affermarsi dello Stato assoluto, l’estendersi dei fini statuali e il moltiplicarsi dei settori in cui si esercita l’intervento dei poteri pubblici, creano le premesse per la Costituzione dei primi nuclei di una struttura amministrativa statuale unitaria e stabile.
Al vertice di questa struttura si pone il sovrano, unico organo titolare del potere di decisione politica, cui fanno capo tutte le funzioni statuali: la funzione legislativa, la funzione esecutivo- amministrativa (con la nomina dei funzionari), la funzione giurisdizionale (nominando i giudici che amministrano in suo nome alla giustizia).
Una struttura di tipo piramidale caratterizzata da una straordinaria concentrazione del potere in capo all’organo sovrano.
Una struttura funzionale ad uno Stato che si fa carico di curare direttamente gli interessi generali della collettività e che necessita di una ricomposizione e riunificazione del potere, in precedenza variamente distribuito tra i soggetti politici protagonisti dell’età feudale. Tale fenomeno determina ad un certo punto l’esigenza che il sovrano si doti di un organo ausiliario, che oggi chiameremmo governo, e che, almeno in alcune esperienze, sopravvivano, come organi consultivi del re, alcuni collegi rappresentativi di maggiori ceti sociali.

La monarchia costituzionale

La fine della monarchia assoluta viene sancita a livello europeo dalla rivoluzione francese. In Inghilterra viene teorizzato da Locke il principio della divisione dei poteri, secondo il quale si doveva immaginare una forma di Governo centrata su due organi costituzionali: il sovrano, titolare della funzione esecutiva e di quella federativa (politica estera), e il Parlamento, titolare della funzione legislativa. In Francia il principio della divisione dei poteri viene teorizzato alla fine del XVIII secolo da Montesquieu e Rousseau, secondo i quali non ci dovrà essere in futuro alcun potere esercitato in condizioni di monopolio d'alcun organo dello Stato e nemmeno alcun potere esercitato al di fuori da uno stretto collegamento della volontà popolare.
La prima applicazione di questi principi si ebbe con la monarchia costituzionale, in cui accanto all'organo sovrano si afferma un organo costituzionale titolare di un proprio autonomo potere di decisione politica: il Parlamento.
Il sovrano rimane titolare del potere esecutivo e del potere di nomina e di revoca dei membri del Governo, ma deve dividere l'esercizio del potere legislativo con il Parlamento.

La forma di Governo parlamentare

A partire dalla seconda metà del secolo scorso si assiste a una sempre più marcata rottura di quell'equilibrio a tutto vantaggio del ruolo del Parlamento.
L'istituto della fiducia comporta che il Governo, una volta formato, si presenti di fronte al Parlamento per ottenere un avallo preliminare (il voto di fiducia) al programma di attività che intende svolgere nel corso della propria vigenza in carica. Grazie a questa fiducia iniziale, il Governo si salda alle forze politiche maggioritarie in Parlamento e ne diviene espressione.
Il Parlamento acquista il potere di revocare la fiducia al Governo, mediante l'approvazione di un'apposita mozione di sfiducia, la quale obbliga il Governo a dimettersi. Si passa così da una cosiddetta fase dualista (con a capo re e Parlamento) ad una fase monista, in cui al centro del sistema si colloca saldamente il Parlamento.
All'istituto della fiducia, che rappresenta l'elemento distintivo della forma di Governo parlamentare, si associa una nuova concezione del capo dello Stato (il monarca ho sempre più spesso il Presidente della Repubblica), che vede quest'ultimo con un potere neutro, lontano dalle dispute politiche contingenti, e destinatario del compito di supremo garante delle regole costituzionali.

Le forme di Governo presidenziale, semi-presidenziale e direttoriale

La forma di Governo presidenziale precede l' affermarsi del regime parlamentare ed è caratterizzata dalla scelta di porre al centro del sistema costituzionale l'organo presidenziale, che riunisce in se i poteri e le funzioni proprie del capo dello Stato e del capo del Governo. Spetta al presidente il potere di nomina e di revoca dei più funzionari statali e fra questi anche dei ministri e degli vertici politici del governo. Il parlamento non può essere sciolto dal presidente.
Non esiste quindi il rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo, bensì tra Presidente della Repubblica e Governo. Questo regime nasce con la costituzione degli Stati Uniti d'America del 1787. Il regime semi-presidenziale, che ha avuto un precedente importante nella costituzione di Weimar del 1919, ritrova alcune caratteristiche di fondo del regime presidenziale (elezione diretta del Presidente della Repubblica e rapporto fiduciario tra Presidente e Governo), che convivono tuttavia con alcuni istituti tipici della forma di Governo parlamentare, come l'istituto della fiducia parlamentare all'esecutivo. La forma di Governo direttoriale ha come obiettivo primario la garanzia della stabilità dell'esecutivo, prefissandone a priori la durata, facendola coincidere spesso con la durata della legislatura (Governo a termine). In cui, una volta formato e una volta investito con voto parlamentare, l’organo esecutivo opera al riparto dal rischio che altri organi costituzionali ne provochino la caduta. Un governo che svolge anche le funzioni tipiche del capo dello Stato. Si tratta di una forma di governo che postula la formazione di ampie coalizioni governative e la possibilità di attivare agevolmente da parte del corpo elettorale strumenti di controllo sulla permanenza di una corrispondenza tra la volontà dei cittadini e quella dei loro rappresentanti.

La forma di Governo dittatoriale

Nello stato dittatoriale nasce la figura del capo del Governo, inteso come vero centro motore dell'intero sistema costituzionale. Grazie ad un'investitura che gli viene dall'essere al vertice dell'unica formazione politica ammessa (il partito unico), esso è svincolato da ogni forma istituzionalizzata di etero-controllo. In esso si concentrano non solo le funzioni proprie dell'organo di vertice dell'esecutivo, ma anche il potere di nomina e revoca dei membri del Governo, il comando delle forze armate, e una serie di poteri diretti a condizionare e limitare la stessa funzione legislativa di un Parlamento.
Tutti i poteri sono tenuti dal Capo dello Stato assistendo ad una limitazione della funzione legislativa del Parlamento che cessa di essere un organo elettivo.

La forma di Governo negli Stati socialisti

La costituzione sovietica del 1936 prevedeva una struttura statuale fondata da un lato sul riconoscimento di ampie autonomie locali e dall'altro su una fitta rete di assemblee elettive (i soviet) gerarchicamente ordinate, ciascuna espressione delle assemblee di livello inferiore, fino ad arrivare gli organi supremi dello Stato: il Soviet supremo (il Parlamento) e il Presidium (capo dello Stato e Governo), legati da un rapporto che ricorda l'istituto della fiducia. Il principio informatore dei rapporti tra le varie assemblee è quello gerarchico, mentre al partito spetta una funzione di guida della collettività nella costruzione della società socialista, che si traduce in tutta una serie di poteri specifici, primo fra tutti quello relativo alla scelta dei candidati per i vari organi elettivi.

Forma di Stato, forma di Governo e sistema delle fonti normative

La storia delle diverse forme di Stato e forme di Governo non è altro che la storia del modo in cui certi rivolgimenti sociali hanno determinato un certo assetto del potere statuale e del modo in cui un certo assetto di potere si è posto rispetto ai problemi presenti nella società, in un processo di continuo e reciproco condizionamento.

Fonte: http://economiaunipa.altervista.org/wp-content/uploads/2013/05/Riassunto-Istituzioni-di-Diritto-Pubblico-Caretti-De-Siervo-11.doc

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Forme di stato e di governo

 

 

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