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Nel IV e V secolo dopo Cristo l’Impero Romano si indebolisce sempre più, fino a non essere più in grado di mantenere sicuri i confini della sua parte occidentale. Nel V secolo i barbari invadono l’Impero d’Occidente: nel 410 i Visigoti di Alarico mettono a ferro e fuoco Roma e altrettanto fanno i Vandali nel
455. Visigoti e Ostrogoti, Unni e Vandali... si spargono per i territori dei Romani e li conquistano.
Nel 476 il barbaro Odoacre depone Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore; da questo momento l’Impero d’Occidente formalmente è sotto l’autorità dell’Impero d’Oriente, ma di fatto è governato dai barbari.
Quando comincia il Medioevo? Tradizionalmente si considera iniziato il 476 d. C., anno della deposizione di Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano d’Occidente. Molti storici preferiscono scegliere altre date (per es. il 410, anno del sacco di Roma), perché l’Impero Romano d’Occidente non crollò in un giorno, ma in un lungo processo che culminò con le invasioni barbariche.
Chi sono i barbari? Sono le popolazioni a nord dell’Impero Romano, che nel V secolo invadono l’Impero d’Occidente, provocandone la caduta. La maggior parte di essi aderiva al cristianesimo ariano, che, in contrasto con la religione cattolica ufficiale, riconosceva una natura esclusivamente umana a
Cristo (e non anche divina). Generalmente i re barbari rispettarono la cultura romana e instaurarono regni detti “romano-barbarici” perché si dichiaravano continuatori dei Romani. In Italia vi era il regno di Teodorico, re degli Ostrogoti, che rispettò la cultura romana e coinvolse l’aristocrazia romana nell’amministrazione del suo regno.
Ma l’Impero non era scomparso del tutto: a oriente vi era ancora l’Impero Bizantino. L’imperatore d’Oriente Giustiniano riorganizzò lo Stato e promosse un riordinamento delle leggi romane che si tradusse nel Corpus iuris civilis (il “Codice di diritto civile” di Giustiniano), opera che influenzò profondamente il diritto europeo in epoca medievale e moderna. Inoltre tentò il recupero della parte occidentale dell’Impero: riconquistò l’Africa settentrionale, l’Italia e parte della Spagna. La guerra in Italia contro i Goti fu particolarmente difficile e durò circa vent’anni (“guerra greco-gotica” 535-554), finché nel 554 Giustiniano emanò la Prammatica sanzione, che sanciva il ritorno dell’Italia all’Impero. Ma le conquiste di Giustiniano furono effimere: l’Impero non aveva più le risorse necessarie per mantenere i possedimenti occidentali e pochi anni dopo essi furono conquistati di nuovo dai barbari.
Parole chiave U. D. 1:
I Longobardi sono una popolazione barbara agguerrita, che dalla Pannonia (l’attuale Ungheria) scende in Italia nel 568. L’Italia si ritrovò divisa in due: da un lato la Longobàrdia, terra dei nuovi dominatori, e dall’altro la Romània, terra dei Bizantini1. I longobardi posero la loro capitale a Pavia, dove si insediò il re.
1 Da esse nacquero i termini Lombardia e Emilia Romagna, che tuttavia indicano ora regioni più ristrette.
A differenza degli Ostrogoti, i Longobardi si pongono come dominatori violenti verso i Romani, che resero loro schiavi. La situazione migliorò soltanto quando i Longobardi si convertirono dall’arianesimo al cristianesimo ortodosso-cattolico.
La società longobarda prevedeva tre classi sociali: i liberi, gli aldi (semi-liberi) e gli schiavi.
I Longobardi divisero il regno in ducati, che godevano di ampia autonomia, in particolare quelli di Benevento e di Spoleto, che spesso furono in contrasto con il re. Tradizionalmente i Longobardi eleggevano un re solo in momenti di grave necessità, ma la conquista di un territorio grande come l’Italia rese necessaria una monarchia stabile, che entrò quindi a far parte della loro società.
Nel 643 il re Rotari emanò un editto con cui pose per iscritto le leggi longobarde. Nell’editto di Rotari la faida, tipica dei popoli germanici, veniva sostituita da una pena pecuniaria, proporzionata alla condizione sociale dell’offeso.
Per lungo tempo i longobardi e i bizantini mantennero le loro posizioni. Tuttavia il re Liutprando tentò la conquista del Lazio e di Ravenna, scontrandosi con l’opposizione del papa. Nel 728 Liutprando rinunciò ai territori conquistati e donò alla Chiesa il castello di Sutri (che invece apparteneva all’imperatore d’Oriente): questo diede inizio al potere temporale del papa.
Parole chiave:
Religione e politica spesso si intrecciavano sia nell’Impero d’Oriente che nei regni romano-barbarici.
Le controversie religiose - e in particolare quella tra cristiani ariani e cristiani ortodossi/cattolici –
turbavano i rapporti sociali; per esempio i Longobardi non riuscirono a integrarsi con i Romani anche a causa della loro fede ariana. Inoltre l’imperatore Giustiniano intervenne più volte nelle questioni religiose e pertanto la sua politica è chiamata cesaropapismo.
Anche dal punto di vista culturale la religione cristiana ebbe un ruolo importante: i monaci benedettini seguivano la regola “Ora et labora” (“Prega e lavora”), che da un lato riabilitava il lavoro manuale e dall’altro li spingeva a varie attività, tra cui la copia dei manoscritti antichi effettuata dai monaci amanuensi.
I papi erano formalmente funzionari dell’imperatore d’Oriente; tuttavia a causa dell’assenza di aiuti da parte dell’Impero, ben presto dovettero difendere con la diplomazia la città di Roma, dove risiedevano.
Con il tempo il papa assunse funzioni amministrative (non formali) e diplomatiche, in particolare sotto il pontificato di Gregorio Magno. Quando Liutprando donò Sutri al papa, sancì un potere che già egli aveva sui territori vicini a Roma.
Ma i Longobardi non fermarono la loro espansione in Italia: nel 751 il re Astolfo conquistò Ravenna, finora imprendibile. Il papa Stefano II chiamò in soccorso i Franchi, che erano cattolici. Nel 754 il papa consacrò Pipino il Breve re dei Franchi. Nacque così l’alleanza tra papa e franchi, che durò a lungo.
Pipino il Breve scese in Italia per due volte, nel 754 e nel 756, e liberò Ravenna e gli altri territori conquistati. Ma come Liutprando in passato, donò alla Chiesa le terre liberate dai longobardi.
Queste donazioni contribuiranno a formare lo “Stato della Chiesa”2: un regno teocratico all’interno dell’Italia e a lungo alleato dei Franchi.
Parole chiave:
2 Lo Stato della Chiesa era chiamato in origine “Patrimonio di San Pietro”.
Gli Arabi erano un popolo per lo più nomade, che aveva come centro religioso La Mecca. Le rivelazioni e gli insegnamenti del profeta Maometto li spinsero a guerre per convertire all’Islam gli altri popoli. Nel corso del VII e VIII secolo conquistarono l’Arabia, l’Africa settentrionale, la Spagna, tra IX e X secolo anche la Sicilia, parte della Sardegna... La loro avanzata in Europa fu fermata nel 732 a Poitiers, in Francia, da Carlo Martello. La cultura araba conobbe un grande sviluppo sia a livello scientifico che umanistico, e grazie a questo la Sicilia ebbe benessere economico e un alto livello artistico.
Nota: gli Arabi contano gli anni a partire dal 622, anno dell’egira, fuga di Maometto dalla Mecca, dov’era stato perseguitato dai sacerdoti dei culti precedenti all’Islam.
I Franchi erano un popolo diviso tra più regni, ognuno governato da un re; ma il vero potere era nelle mani dei maggiordomi, funzionari equivalenti ai moderni primi ministri. Fu infatti un maggiordomo, Pipino di Heristal, a riunificare i vari regni dei Franchi, e fu suo figlio Carlo Martello a fermare gli arabi nel 732 a Poitiers. Ormai il potere dei maggiordomi era tale che Pipino il Breve depose il re e ne prese il posto.
Inoltre i Franchi avevano aderito molto presto al cristianesimo, per questo quando il papa si rivolse a Pipino il Breve e gli chiese aiuto contro la minaccia dei Longobardi; egli accettò e combatté contro i Longobardi per difendere il papato.
Carlo (detto in seguito “Magno”, cioè “il Grande”), era il primogenito di Pipino il Breve. Egli sposò una figlia del re longobardo Desiderio, ma poi la ripudiò e ne nacque una guerra. Alla fine lo stesso Desiderio fu preso prigioniero, cosicché Carlo Magno assunse il titolo di re dei franchi e dei longobardi.
Carlo Magno condusse guerre contro i sassoni e gli avari, popoli fortemente ostili, che sconfisse con grandi vittorie e con provvedimenti brutali, al limite del genocidio. Usò infatti deportazioni, stragi di massa e conversioni forzate al cattolicesimo per ridurre all’obbedienza i sassoni.
A ovest Carlo si scontrò con gli arabi. Riuscì a conquistare una parte della Spagna, che costituì la marca spagnola (la futura Catalogna).
Il papa fu un alleato prezioso per Carlo Magno e ciò venne sancito nel Natale dell’800, quando avvenne l’incoronazione di Carlo Magno a “imperatore dei Romani”. Ciò avvenne perché Carlo aveva difeso il papa prima dai Longobardi e poi dalle famiglie romane aristocratiche.
L’incoronazione di Carlo aveva un duplice significato: da un lato egli aveva il riconoscimento ufficiale della Chiesa e diveniva legittimo imperatore; dall’altro il papa trovava un fedele alleato, che sostituiva l’imperatore d’Oriente.
Questo impero fu detto “sacro” (perché legittimato dal papa) e “romano” (in quanto si poneva come continuatore dell’Impero Romano d’Occidente).
Carlo Magno scelse di decentrare il suo immenso impero: esso fu diviso in contee e marche, governate da funzionari statali con grandi poteri. I conti e i marchesi potevano infatti trattenere per sé una quota delle entrate pubbliche. Ciò ebbe gravi conseguenze nel futuro, perché fu una delle cause del feudalesimo (cfr Unità 3).
La corte carolingia fu itinerante: non vi fu una vera capitale, ma la corte seguì Carlo da un luogo all’altro dell’Impero. Tra tutte le città ebbe particolare importanza Aquisgrana, nella Germania Settentrionale.
Le leggi venivano emanate come capitolari, disposizioni generali divise in brevi capitoli. Inoltre il controllo dei conti e dei marchesi veniva effettuato dai missi dominici, 2 funzionari uno laico, l’altro religioso.
Carlo si interessò molto alla cultura e promosse un risveglio culturale che venne chiamato rinascenza carolingia e che vide la collaborazione di grandi intellettuali come Paolo Diacono e Alcuino di York.
Furono create scuole, si inventò la “minuscola carolina” (cioè i caratteri in minuscolo) e si studiò con attenzione la grammatica latina (che nell’Alto medioevo era poco conosciuta).
Modulo 3. La fine del Sacro Romano Impero
Nell’Alto Medioevo si formò gradualmente il sistema feudale, un tipo di società basata su un’economia chiusa e su una serie di signori legati da giuramenti di fedeltà.
Ogni territorio (il beneficio o feudo) è governato da un signore, che può dare una parte della sua terra a un vassallo, che a sua volta può fare altrettanto con un altro sottoposto, in una lunga catena di sottomissioni feudali.
Ogni vassallo giura fedeltà al suo signore in una cerimonia chiamata omaggio feudale.
I signori e i loro vassalli formano una nuova aristocrazia, basata sulla terra e sui privilegi che hanno su contadini e altri servi.
Nell’877 il capitolare di Quierzy sancì l’ereditarietà dei feudi maggiori. Nel 1037 si fece altrettanto per i feudi minori.
Il feudalesimo probabilmente è nato sia perché in epoca tardo-romana si erano costituite grandi proprietà terriere autosufficienti e i mestieri erano diventati ereditari, sia perché Carlo Magno divise l’impero in tante contee e marche quasi autonome.
L’economia feudale era chiusa e mirava all’autosufficienza: ogni terra produceva quanto necessario e gli scambi commerciali erano minimi.
La terra era divisa tra la parte del signore e la parte dei massari, che erano contadini liberi. Inoltre vi erano i “servi casati”, cioè contadini in stato di schiavitù; essi furono chiamati anche “servi della gleba”,
perché erano vincolati alla terra e non al padrone: in caso di vendita del terreno, essi restavano e diventavano servi del nuovo signore.
Tutti i contadini, sia i massari che i servi casati, dovevano prestare le corvées, giornate di lavoro obbligatorio e gratuito per conto del signore.
Dopo la morte di Carlo Magno nell’814, suo figlio Ludovico il Pio divenne imperatore. Mentre questi era già in vita ci furono accesi scontri tra i suoi figli su chi dovesse ereditare l’impero; alla fine i figli Ludovico, Lotario e Carlo il Calvo vennero alle armi e dopo aspre lotte si accordarono nell’843 a Verdun per spartire così l’eredità: Carlo il Calvo ebbe le regioni occidentali (buona parte della Francia),
Lotario i territori centrali e il titolo d’imperatore, Ludovico i territori orientali3.
Se da un lato l’accordo pose fine allo scontro, dall’altro creò notevoli problemi perché tale spartizione non teneva conto della distribuzione dei popoli nell’Impero; in particolare i territori centrali raggruppavano popoli e regioni molto diversi tra loro: parte della Germania, l’Italia centrosettentrionale, gli attuali Paesi Bassi, la Provenza...
Intanto l’impero gradualmente fu sempre meno controllato dai re e imperatori, ma fu governato soprattutto dai signori feudali, tra i quali i tedeschi più potenti presero l’uso di eleggere l’imperatore.
Nella seconda metà dell’VIII secolo l’Europa fu invasa da più fronti e da più popoli. I Normanni e gli Arabi l’attaccarono dal mare, gli Ungari da est. A causa dei frequenti attacchi, si accentuò e si accelerò la tendenza all’incastellamento, cioè a costruire strutture fortificate e castelli, per proteggersi dagli invasori.
3 Durante queste lotte Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si allearono contro il fratello Lotario nei Giuramenti di Strasburgo (842), che hanno grande importanza in quanto sono testimonianze preziose della lingua francese antica e della lingua tedesca.
Gli europei chiamavano “Normanni”, cioè “uomini del Nord” il popolo dei Vichinghi. Essi vivevano nelle attuali Danimarca e nella Scandinavia. Erano un popolo di marinai: perfino le loro abitazioni avevano la forma di un’imbarcazione e le barche venivano usate anche come bare.
Essi dall’VIII secolo si espansero dai loro territori in più direzioni: verso l’Europa dell’Est e l’Impero Bizantino, verso la Groenlandia e il Canada4, nella Francia settentrionale (l’attuale Normandia) e in Inghilterra.
Gli svedesi in particolare attaccarono l’Impero Bizantino. Erano soprattutto mercanti e venivano chiamati dai bizantini varieghi e dagli slavi rus; le loro incursioni miravano a ottenere privilegi commerciali. Con il trascorrere del tempo si fusero con la popolazione slava dell’Europa orientale e diedero origine al ducato di Russia.
Alla fine i vichinghi si fusero con le popolazioni conquistate; grazie a loro l’Europa si espanse a nord (nella Scandinavia, nella Danimarca e in Islanda) e a est (in Russia).
I pirati arabi attaccarono più volte le coste mediterranee e in particolare l’Italia e la Francia, fino a conquistare la Sicilia e parte della Sardegna, della Corsica e della Provenza.
Sotto la dominazione araba l’Italia meridionale e in particolare la Sicilia godette di notevole sviluppo.
Palermo divenne la capitale del nuovo emirato e divenne una città di cultura e d’arte.
Gli Ungari o Magiari invasero l’Europa da est nel IX secolo e si stabilirono in Pannonia (la regione d’origine dei Longobardi), che prese il nome di Ungheria. Le loro micidiali scorrerie terrorizzarono l’intero impero carolingio, dall’Italia del Nord fino alla Spagna, finché non furono sconfitti nel 955 a Lechfeld dall’imperatore Ottone I.
Gli ungari divennero cristiani sotto il regno di Stefano I, incoronato dal papa nel 1000. A partire dall’XI secolo infatti essi assimilarono gradualmente la cultura europea e ne entrarono a far parte a pieno titolo.
4 Furono infatti i Vichinghi i primi a scoprire l’America. Vi rimasero qualche tempo, poi l’abbandonarono a causa dell’ostilità degli indigeni.
Dopo il trattato di Verdun i carolingi furono sempre meno in grado di governare i loro territori e in Germania si affermò l’uso di far eleggere l’imperatore dai feudatari maggiori.
L’imperatore Ottone I rafforzò il potere imperiale e ottenne una grande vittoria sugli Ungari nel 955. Condusse una politica accorta e audace, affrontando i feudatari e gli altri nemici. Assegnò molti feudi ai vescovi (i vescovi-conti), perché essendo tenuti al celibato alla loro morte i feudi sarebbero tornati all’imperatore. In questo modo controllò direttamente e in modo più efficace l’Impero, sottraendo parte del potere ai feudatari laici.
Ottone I si interessò all’Italia: nel 962 piombò a Roma e si fece incoronare imperatore dal papa. Così si ricollegò alla tradizione carolingia e per questo il suo è detto “Sacro Romano Impero Germanico”.
Stabilì inoltre il privilegio di Ottone: ogni nuovo papa doveva ricevere l’approvazione dell’imperatore.
Gli eredi di Ottone I tentarono di proseguire la sua politica, ma non ebbero lo stesso successo.
Fonte: http://eserciziario.altervista.org/storia/Dispense.Alto.Medioevo.pdf
Sito web da visitare: http://eserciziario.altervista.org
Autore del testo: M.G.Desogus
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