I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
A) 650-750
B) 150-200
C) 300-350
D) 1000-1100
A) 1700
B) 5600
C) 4500
D) 3300
A) m. 110
B) m. 5000
C) m. 1500
D) m. 200
A) 162
B) 62
C) 322
D) 18
Testo 1
Le norme disciplinari relative alle sanzioni, alle infrazioni in relazione alle quali ciascuna di esse può essere applicata ed alle procedure di contestazione delle stesse, devono essere portate a conoscenza dei lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti. Esse devono applicare quanto in materia è stabilito da accordi e contratti di lavoro ove esistano.
Il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore senza avergli preventivamente contestato l'addebito e senza averlo sentito a sua difesa.
Il lavoratore potrà farsi assistere da un rappresentante dell'associazione sindacale cui aderisce o conferisce mandato.
Fermo restando quanto disposto dalla L. 15 luglio 1966, n. 604, non possono essere disposte sanzioni disciplinari che comportino mutamenti definitivi del rapporto di lavoro; inoltre la multa non può essere disposta per un importo superiore a quattro ore della retribuzione base e la sospensione dal servizio e dalla retribuzione per più di dieci giorni.
In ogni caso, i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale non possono essere applicati prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto del fatto che vi ha dato causa.
Salvo analoghe procedure previste dai contratti collettivi di lavoro e ferma restando la facoltà di adire l'autorità giudiziaria, il lavoratore al quale sia stata applicata una sanzione disciplinare può promuovere, nei venti giorni successivi, anche per mezzo dell'associazione alla quale sia iscritto ovvero conferisca mandato, la costituzione, tramite l'ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione, di un collegio di conciliazione ed arbitrato composto da un rappresentante di ciascuna delle parti e da un terzo membro scelto di comune accordo o, in difetto di accordo, nominato dal direttore dell'ufficio del lavoro. La sanzione disciplinare resta sospesa fino alla pronuncia da parte del collegio.
Qualora il datore di lavoro non provveda, entro dieci giorni dall'invito rivoltogli dall'ufficio del lavoro, a nominare il proprio rappresentante in seno al collegio di cui al comma precedente, la sanzione disciplinare non ha effetto. Se il datore di lavoro adisce l'autorità giudiziaria, la sanzione disciplinare resta sospesa fino alla definizione del giudizio.
Non può tenersi conto ad alcun effetto delle sanzioni disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione.
Legge 20 maggio 1970, n. 300 (Statuto dei Lavoratori), art. 7
Testo 2
«Cosa sono codeste vecchie carte?» disse Nunzio, credendo di aver indovinato un appiglio per amichevoli ricordi. Don Benedetto stringeva ancora tra le mani il pacchetto di fogli ingialliti portati poco prima dal suo studio.
«Riguardano appunto voi» egli disse. «Stamane ho rintracciato una vecchia fotografia che ci siamo fatti, quindici anni fa, al momento di separarci. Ve ne ricordate? Ho anche ritrovato gli svolgimenti dell'ultimo tema d'italiano che vi assegnai: "Dite sinceramente che cosa vorreste diventare e quale senso vorreste dare alla vostra vita". Ho così riletto le vostre pagine, quelle di Caione, di Di Pretoro, di Candelora, di Lo Patto, degli altri di cui or ora mi avete raccontato le più recenti peripezie. Ebbene, ve lo confesso in confusione e umiltà, comincio col non capire più nulla. Comincio perfino a dubitare che valga la pena di ricercare una spiegazione. Forse la verità è triste, ha lasciato detto un francese del secolo scorso, che in gioventù fu educato, come voi, in scuole religiose».
La voce di don Benedetto si era fatta più bassa e grave. Egli mostrava una grande esitazione nel parlare, come chi si ascoltasse prima internamente, come chi parlasse avendo un censore dentro di sé, oppure come un miope tra oggetti sconosciuti e che avesse paura di far danno, non a sé, ma agli oggetti stessi. Don Benedetto spiegò qualcuno dei fogli ingialliti che aveva nelle mani.
«In simili componimenti» disse «a tanti anni di distanza, bisogna naturalmente far molta tara. Essi sono carichi di fronzoli letterari alla Carducci, alla Pascoli, alla D'Annunzio. Vi sono inoltre le ingenuità particolari degli allievi di un collegio diretto da preti, le illusioni dell'età. Vi è l'eco dell'armistizio tumultuoso che era stato, allora, da poco concluso. Ma, al di sotto di tutto questo, al di sotto dei fronzoli, degli ornamenti, dei plagi, a me sembrava che vi fosse qualche cosa di essenziale in parecchi di voi, qualche cosa di personale che coincideva con le osservazioni che a me era stato dato di cogliere su ognuno di voi, durante gli anni di ginnasio e di liceo, e che non era affatto banale.
Ora quel qualche cosa, quando più tardi voi siete entrati nella società, non si è sviluppato. Mi riferisco alle notizie che mi avete dato, poco fa, di alcuni dei vostri compagni di scuola; ma, scusate, senza volere offendervi, penso anche a voi due. Siete appena, se non conto male, tra i trentadue e i trentaquattro anni e avete già l'aria di vecchi annoiati, scettici. Mi domando perciò seriamente che senso abbia l'insegnare. Voi capite che per me non è una domanda oziosa. Un povero uomo che sia vissuto con l'idea di fare uso decente della propria vita, arrivato a un compleanno come quello di oggi, non può mica evitare di chiedersi: "Be', che risultati hai ottenuto? Che frutti ha dato il tuo insegnamento?"».
«La scuola non è la vita, caro don Benedetto» disse Concettino. «Nella scuola si sogna, nella vita bisogna adattarsi. Questa è la realtà. Non si diventa mai quello che si vuole».
«Come?» disse Nunzio in tono ironico all'indirizzo del suo amico. «Parla così un attivista? Un tifoso di Nietzsche?».
«Lascia stare la letteratura» disse Concettino. «Ora parlavamo sul serio».
In tutti i quesiti proposti la soluzione è la risposta alla lettera A) o con il numero 1)
Fonte: https://tfa.cineca.it/compiti/ A....pdf
Sito web da visitare: https://tfa.cineca.it/
Autore del testo: Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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