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Fra le creature che popolano le fantasie dei bambini quelle che più aizzavano la passione del piccolo Tolkien erano senza ombra di dubbio i temutissimi e rispettati draghi. Così lo scrittore scriveva nel suo celebre saggio sulle fiabe:
Non ho mai pensato che il drago appartenesse allo stesso ordine del cavallo, e non solo perché di cavalli ne vedevo ogni giorno, ma perché mai mi era capitato di scorgere l'impronta di un drago. Il drago portava il marchio Made in Feeria impresso a chiare lettere; e, quale che fosse il mondo in cui menava la sua esistenza, era pur sempre un Altro Mondo. La fantasia, la creazione o il balenare di Altri Mondi sostituiva il nucleo del desiderio di Feeria. Desideravo draghi con tutto il mio cuore; naturalmente, peritoso com'ero, non mi auguravo di trovarmeli nei dintorni, a invadere il mio mondo relativamente sicuro in cui era possibile, per esempio, leggere racconti in santa pace, immuni dalla paura. Ma il mondo che comprendeva un Fáfnir, sia pure soltanto immaginario, era più ricco e più bello, per quanto pericoloso fosse .
Per Tolkien il drago non era semplicemente una creatura che ben si inseriva nell’intreccio di una fiaba, bensì era il un prodotto dell’immaginazione di intere popolazioni, la sintesi delle loro paure e una manifestazione dello spirito nordico che tanto egli adorava; quello stesso spirito che identificava il drago come un degno rivale contro cui il guerriero germanico avrebbe potuto guadagnarsi una morte degna del Valhalla. Secondo quanto Tolkien scrive nel noto saggio Beowulf: the Monsters and the Critics “il drago non è una fantasia oziosa. Quali che possano essere le sue origini, nella realtà o nell’invenzione, nella leggenda il drago è una potente creazione dell’immaginazione, più ricca di significato che il suo tumulo d’oro ”.
Fra le specie fantastiche della Terra di Mezzo quella dei draghi è la più debitrice alla pura tradizione nordica, quella che meglio evidenzia l’opera di rielaborazione di miti antichi fatta da Tolkien.
Smaug, il drago de Lo Hobbit
Bilbo e i nani iniziarono la loro avventura con lo scopo di recuperare un enorme tesoro che giaceva nel ventre di Lonely Mountain, la Montagna Solitaria. Il monte, un tempo reame dei nani, venne occupato con la forza da un imponente drago di nome Smaug il quale, una volta scacciati i legittimi abitanti, ne fece sua dimora, impossessandosi persino del tesoro che elesse a suo giaciglio. Le origini del nome Smaug vennero chiarite dallo stesso Tolkien in una lettera:
Il dragone ha come nome – uno pseudonimo – la forma passata del verbo germanico originario Smugan, stringersi per passare attraverso un buco: uno stratagemma filologico .
E in effetti Smaug doveva comprimersi - un po’ come fanno i gatti - per entrare nel cunicolo montano che avrebbe portato la sua grossa mole all’interno dell’ampia camera, dove il drago avrebbe potuto adagiarsi comodamente sul tesoro. Tom Shippey nota che il nome Smaug ha in sé anche un secondo significato, poiché in anglosassone sméagan significa “inquisire” , e come vedremo fra poco nel dialogo con Bilbo, il drago era effettivamente anche un astuto e abile oratore.
Smaug fu concepito da Tolkien per essere esattamente come ogni bambino si aspetterebbe fosse il drago delle fiabe:
Un drago enorme color oro rosso lì giaceva profondamente addormentato, e dalle sue fauci e dalle froge provenivano un rumore sordo e sbuffi di fumo, perché, nel sonno, basse erano le fiamme. Sotto di lui, sotto tutte le membra e la grossa coda avvolta in spire, e intorno a lui, da ogni parte sul pavimento invisibile, giacevano mucchi innumerevoli di cose preziose, oro lavorato e non lavorato, gemme e gioielli, e argento macchiato di rosso nella luce vermiglia.
Le ali raccolte come un incommensurabile pipistrello, Smog giaceva girato parzialmente su un fianco, e lo hobbit poteva così vederne la parte inferiore del corpo, e il lungo, pallido ventre incrostato di gemme e di frammenti d'oro per il suo lungo giacere su quel letto sontuoso. Dietro di lui, dove le pareti erano più vicine, si potevano vagamente vedere appese cotte di maglia, elmi e asce, spade e lance; e c'erano file di grossi orci e vasi riempiti di ricchezze inimmaginabili. […]
Bilbo aveva già sentito parlare e cantare delle ricchezze ammassate dai draghi, ma ignoti erano per lui lo splendore, la brama, la bellezza di un tesoro come quello. Il suo cuore fu riempito e trafitto dall'incanto e dal desiderio dei nani; ed egli rimase immobile a fissare l'oro invalutabile e incommensurabile, quasi dimentico dello spaventoso guardiano .
Il drago rosso, enorme, alato, sputa fuoco a guardia del tesoro diventerà il tipico drago dell’iconografia fantasy, e sebbene proprio Smaug sia stato il capostipite di questo genere di creature new age, la sua nascita deve molto ad alcuni suoi predecessori illustri della tradizione germanica. Come abbiamo già visto anche il drago del Beowulf è grosso, alato, feroce, sputa fuoco e devasta villaggi , ma non solo; l’uccisore del re dei Geati, come fece anche Smaug, prese a perseguitarne la popolazione per un preciso motivo…
…finché qualcuno cominciò
a dominare il buio: un drago furtivo uscito
dal covo profondo di un tumulo coperto di pietre
dove sorvegliava un tesoro; c’era un passaggio nascosto,
sconosciuto agli uomini, ma uno riuscì
a entrare per di lì e a manomettere
il tesoro pagano. Aveva afferrato e sottratto
una coppa gemmata; non ci guadagnò nulla,
per quanto con astuzia di ladro avesse ingannato
il drago addormentato facendolo infuriare,
come presto la gente del paese scoprì .
Fu il furto di una coppa a fare infuriare il drago del Beowulf, così come fu il furto di una coppa a destare le ire di Smaug.
Bilbo nella sua prima sortita da “scassinatore ” nella caverna del drago, aveva sottratto una coppa a due manici dal tesoro sul quale l’addormentato Smaug era disteso. Così Tolkien descrisse il momento in cui il feroce drago si accorse di essere stato depredato:
È probabile che i draghi non si servano veramente di tutta la loro ricchezza, ma di regola la conoscono fino all'ultimo grammo, specialmente dopo averla posseduta a lungo; e Smog non faceva eccezione. Era passato da un sogno agitato (in cui un guerriero, tutto sommato di statura insignificante ma dotato di una spada tagliente e di grande coraggio, aveva una parte molto sgradevole) al dormiveglia, e dal dormiveglia al risveglio completo. Nella caverna c'era uno strano soffio d'aria. Forse uno spiffero che usciva da quel buchetto? Non si era mai sentito molto tranquillo al riguardo, anche se era così piccolo, e ora lo guardò con occhio torvo e sospettoso, e si chiese perché non l'avesse mai bloccato. Recentemente gli era parso di avvertire il fioco echeggiare di un suono martellante su molto in alto che, attraverso quel buco, scendeva giù nella sua tana. Si mosse e allungò il collo per annusare. Fu allora che si accorse che mancava la coppa!
Ladri! Fuoco! Assassinio! Una cosa del genere non era mai successa da quando era venuto per la prima volta sulla Montagna! Non ci sono parole che possano descrivere la sua collera, il tipo di collera che si può vedere solo quando un ricco, che ha più di quanto non possa godere, perde improvvisamente qualcosa che ha posseduto a lungo ma che non ha mai usato o voluto prima. Il drago eruttò fiamme, riempì la sala di fumo, scosse le radici della montagna .
Nonostante Smaug sia fortemente legato al drago del Beowulf, Tolkien preferiva immaginarlo maggiormente come la rielaborazione moderna di Fafnir, l’altro drago celebre della tradizione nordica:
Trovo che i draghi siano un affascinante prodotto dell’immaginazione. Comunque non penso che quello di Beowulf sia straordinariamente ben riuscito. Ma l’intero problema dell’intrusione del drago nella fantasia nordica e la sua trasformazione è una cosa di cui non so molto. Fafnir nella tarda versione norvegese del mito di Sigfrido è già meglio; e Smog e la sua conversione ovviamente gli devono molto .
Ciò che accomuna Smaug e Fafnir sono la dimora, in ambo i casi è fatta di roccia, e il tesoro che in entrambe le circostanze era appartenuto originariamente a un nano ; ma soprattutto, ed è ciò a cui Tolkien probabilmente si riferisce nella sua lettera, i due mostri sono simili per astuzia e capacità di parlare. Di fatto Fafnir, una volta ferito a morte da Sigfrido, cercò di intraprendere una conversazione con l’eroe per farsene dire il nome e poterlo quindi maledire. Nello stesso modo Smaug incalzò lo hobbit con una serie di domande, atte a sapere per chi egli lavora, e quindi con chi avrebbe dovuto vendicarsi per il torto subito.
Fortunatamente Bilbo, mentre ciò avveniva, stava indossando l’anello dell’invisibilità, e non poté quindi essere visto dal drago, ma soltanto fiutato. Così lo hobbit riuscì a non subire le arti magiche dello sguardo incantatore di Smaug che, come sappiamo, era tipico di molti draghi delle fiabe:
Adesso Bilbo cominciava a sentirsi veramente a disagio. Ogni qual volta l'occhio rovente di Smog, cercandolo nell'ombra, dardeggiava su di lui, egli tremava e veniva preso da un desiderio inesplicabile di precipitarsi fuori, palesarsi e raccontare a Smog tutta la verità. Effettivamente stava correndo l'atroce rischio di cadere sotto l'influsso magico del drago .
Smaug, soprannominato “il magnifico” oppure “il dorato”, per via del ventre incrostato da oro e gemme preziose, venne ucciso dall’arciere Bard di Lacville.
Fu un drago terribile, ma, come vedremo presto, non fu il più terribile della fiction tolkieniana.
I draghi di Arda
I draghi della terra di mezzo erano sostanzialmente di due tipi: i worm che erano serpentiformi alla Fafnir, e i draghi alati simili a quello del Beowulf, di cui, come abbiamo visto, Smaug era un esemplare. Così li presentò Tolkien ne i Racconti Perduti:
Draghi e vermi sono dunque gli esseri più malvagi creati da Melko e i più strani, e, dopo i Balrog, di tutti i più potenti. Possiedono astuzia e sapienza enormi, tanto che fra gli Umini da tempo si dice che chiunque assaggi il cuore di un drago conoscerà ogni lingua degli Dei e degli Uomini, degli uccelli e degli animali, e il suo orecchio afferrerà i sussurri dei Valar o di Melko che mai ha potuto udire prima. […] Ad ogni modo, come il loro signore, queste laide bestie amano le menzogne e bramano l’oro e gli oggetti preziosi con smisurato ardore, sebbene non possano usarli o trarne diletto.
[…]
Molti sono i draghi che Melko ha liberato nel mondo e alcuni sono più potenti di altri. Quelli dunque minori – eppure enormi, se confrontati con gli Uomini di quei giorni – sono freddi com’è la natura delle bisce e dei serpenti, e parecchi di loro, dotati di ali, avanzano con velocità e fragore enormi; ma i più poderosi sono caldi, pesantissimi e lenti, e certi vomitano fiamme e il fuoco guizza sotto le loro scaglie, e in questi l’avidità, la cupidigia e l’astuta cattiveria sono superiori che in ogni altra creatura: così era il Foalókë, il cui ardore aveva reso deserti e squallidi tutti i luoghi della sua dimora .
Il più potente drago alato della Terra di Mezzo è Ancalagon il Nero - tanto grande da poter oscurare il sole - ucciso da Eärendil nelle vicende descritte ne Il Silmarillion. Tuttavia ne Il Signore degli Anelli, è presente un’altra razza di creature, più piccole, che paiono essere una sorta di incrocio fra il “verme”, il drago alato e gli uccelli. Sono i Nazgûl, i destrieri volanti degli Spettri dell’Anello:
La grande ombra scese come una nuvola cadente. E, meraviglia! era una creatura alata: se uccello, assai più grande di qualunque altro uccello, e stranamente nudo sprovvisto di penne e di piume, e le sue immense ali parevano pelle tesa fra grinfie di corno; emanava un fetore mortale. Era forse una creatura di un mondo scomparso, la cui razza, sopravvissuta in montagne nascoste e fredde sotto la Luna, non si era ancora estinta, covando questi ultimi arcaici esemplari, creati per la malvagità. E l'Oscuro Signore se n'era impadronito, alimentandoli con cibi crudeli, facendoli crescere oltre la misura di ogni altro essere alato; li aveva dati ai suoi servitori da usare come destrieri. L'ombra volante puntò verso terra e infine, piegando le ali, lanciò un urlo gracchiante e si posò sul corpo di Nevecrino, affondandovi le sue grinfie, e curvando il lungo collo spoglio .
Se fra i draghi alati, l’esemplare più celebre e a cui viene dato maggior spazio è Smaug, fra i “vermi” è il potentissimo Glaurung, le cui vicende sono descritte ne Il Silmarillion e soprattutto ne I Figli di Húrin. E’ lui il drago più terribile e spietato che mai abbia messo piede sulla Terra di Mezzo.
Glaurung il padre dei draghi
Glaurung è il più celebre e potente drago della Terra di Mezzo, nonché il primo nato dalle fucine malefiche di Morgoth, tanto da essere soprannominato “padre dei draghi”. Per la sua appartenenza alla razza worm è detto anche “grande verme” oppure “verme di Morgoth”. Notizie sulla sua nascita ci vengono date ne Il Silmarillon:
E dopo altri cent'anni, Glaurung, il primo degli Urulóki, i draghi infuocati del Nord, uscì nottetempo dalle porte di Angband. Era ancora giovane e cresciuto solo a metà, poiché lunga e lenta è la vita dei draghi, ma gli Elfi fuggirono davanti a lui in preda allo sgomento, verso gli Ered Wethrin e il Dorthonion; e il drago contaminò i campi di Ard-galen”. […]
Insieme con il fuoco comparve Glaurung il dorato, padre di draghi, in tutta la sua possanza; La forza e il terrore che incuteva il grande Verme erano ora immensi invero, ed Elfi e Uomini ne erano annichiliti; e Glaurung penetrò tra le schiere di Maedhros e di Fingon, e le spazzò via .
E di fatto Glaurung era enorme dorato e sputava fuoco. Aveva il corpo di un enorme serpente e strisciava aiutandosi con le due zampe anteriori tipiche dei lindworm.
Glaurung è poi uno dei personaggi principali de I Figli di Húrin, e grazie alle sue arti malefiche e al suo sguardo incantatore che richiama quello del basilisco (un altro serpente gigante) riuscì a portare Túrin, il protagonista del racconto, sulla via del suicidio e della tragedia, come fece presagire il primo incontro fra i due antagonisti:
Glaurung trattenne il suo sbuffo infuocato e spalancò i suoi occhi da serpente, piantandoli su Túrin. Senza alcun timore, Túrin gli guardò dritto dentro e levò la sua spada. Ma, immediatamente, cadde sotto il terribile incantesimo del drago e rimase immobile come un sasso. Restarono così immobili a lungo, in silenzio davanti alle porte di Felagund. Poi Glaurung tornò a parlare, beffandosi di Túrin, e disse: «Perverse sono state tutte le tue azioni, figlio di Húrin; ingrato figlio adottivo, bandito, assassino del tuo amico, ladro d'amore, usurpatore di Nargothrond, comandante sconsiderato, traditore del tuo stesso sangue.
Come schiave tua madre e tua sorella vivono nel Dor-lómin, in miseria e indigenza. Tu sei vestito come un principe, ma loro son coperte di stracci.
Per te si struggono, ma tu non te ne curi. Ben lieto può essere tuo padre di avere un figlio simile: e lo saprà!». E Túrin, sotto l'incantesimo di Glaurung, rimase ad ascoltare queste parole e si vide, come in uno specchio, deformato da maligne arti, e detestò ciò che vide. Mentre era ancora trattenuto dagli occhi di Glaurung, in preda a tormentosi pensieri e incapace di muoversi…
Glaurung non solo è molto simile a Fafnir fisicamente, ma anche la vicenda della sua morte è notevolmente ispirata al mito norreno. Di fatto Túrin, dopo essere stato spinto dall’incantesimo del drago ad avere rapporti sessuali incestuosi con la sorella, si vendicò, uccidendo Glaurung nella stessa maniera in cui Sigfrido uccise Fafnir: i due eroi rimasero entrambi appollaiati in una depressione del terreno, aspettando che i rispettivi draghi-serpenti passassero sopra le loro teste, per poterli così infilzare con la spada:
L’uccisione di Fafnir da parte si Sigfrido (Volsunga Saga)
“Quando il serpe strisciò verso l’acqua si produsse un sommovimento di terra così violento che l’intero suolo nelle vicinanze sussultava, mentre il serpe sputava davanti a sé veleno lungo tutto il sentiero. Ma Sigurdr non si spaurì né temette quel frastuono e quando il serpe strisciò sopra la fossa, Sigurdr spinse la spada sotto la parte sinistra delle sue spire. L’arma penetrò fino all’elsa. A quel punto Sigurdr balzò fuori dalla fossa, ritraendo la spada: aveva le braccia lordate di sangue fino alle ascelle ”.
L’uccisione di Glaurung da parte si Túrin (I Figli di Húrin)
Raccolse quindi le proprie energie, facendo appello a tutto il suo odio per il Drago e il suo Padrone, e gli parve d'un tratto di trovare nel cuore e nel corpo una forza che mai aveva avuto prima; e ascese il dirupo, pietra dopo pietra, radice dopo radice, fino ad afferrarsi a un alberello che spuntava poco sotto il bordo dell'abisso, e le cui radici erano ancora salde, benché la cima ne fosse arsa. E mentre si appollaiava all'incrocio di due rami, l'addome del Drago fu esattamente sopra di lui, per il peso calando fin quasi sul suo capo, prima che il mostro potesse risollevarlo. Pallido e grinzoso era il ventre, e fradicio di un umore grigio al quale aderiva ogni sorta di sudiciume; e ne emanava tanfo di morte. Trasse allora Turambar la Spada Nera di Beleg e l'avventò all'insù con tutta la forza del suo braccio e del suo odio, e la lama mortale, lunga e bramosa, penetrò nel ventre sino all'elsa .
La sconfitta di entrambi i draghi venne poi accompagnata dallo scherno dei due eroi che augurano un pronto trapasso agli agonizzanti nemici:
Le parole di scherno di Sigfrido (Volsunga Saga)
Sigurdr salì a cavallo: “Cavalcherei verso casa – disse – anche lasciando questa ingente ricchezza, se sapessi di non dover mai morire; ma ogni valoroso desidera possedere ricchezze fino al giorno estremo. Tu, intanto, Fáfnir, soccombi lottando con la morte, finché Hel ti abbia!”E Fáfnir morì .
Le parole di scherno di Túrin (I Figli di Húrin)
Sul ventre del suo nemico posò dunque il piede e, afferrata l'impugnatura di Gurthang, esercitò tutta la propria forza per estrarla. E gridò, facendosi beffe delle parole pronunciate da Glaurung a Nargothrond: «Salve, Verme di Morgoth! Ben ritrovato! Crepa, adesso, e che ti abbia la tenebra. Così Túrin figlio di Húrin si è vendicato» .
Conclusioni
I draghi tolkieniani, specialmente il volante sputa-fiamme Smaug de Lo Hobbit, furono senza dubbio i padri di quei draghi fantasy che nella seconda parte del XIX secolo acquistarono una ben definita diversificazione razziale, e talvolta anche la saggezza e la benignità dei draghi orientali.
Tuttavia la prima forma di drago, comune alle mitologie mondiali più note, ebbe il corpo sinuoso e lungo di un serpente. Lo aveva l’Idra di Lerna, il germanico Fafnir, il serpente di Adamo ed Eva e il dragone cinese.
Anche Tolkien seguì questo modello, presentando il worm Glaurung come primo drago della Terra di Mezzo.
I draghi tolkieniani, i vermi come quelli alati, devono molto ai draghi della tradizione nordica, da Fafnir al drago del Beowulf. Come questi strisciano o volano, sputano fiamme, parlano, devastano villaggi, custodiscono tesori di cui non beneficiano, si adirano per i furti subiti e muoiono scherniti e infilzati da eroi nascosti in depressioni. Similmente ai basilischi e ai draghi delle fiabe, hanno nello sguardo un arma micidiale per sconfiggere i propri avversari.
Se i draghi medievali, a causa del processo occidentale di cristianizzazione, erano figli di Satana, tutti i draghi di Tolkien erano creature generate dal Lucifero di Arda, Morgoth: quindi sempre malvagi, anche se degni di essere considerati “nemici finali”.
Tutti i draghi figli di Morgoth morirono per mano di un figlio di Eru, l’unico dio. Così anche nella Terra di Mezzo come nel mondo cristiano di cui Tolkien era fervente abitante, le tenebre infernali soccombettero dissolte dalla luce di Dio.
Sulle fiabe raccolto in JRR Tolkien, Albero e Foglia, Bompiani (2000), p.59
Beowulf: mostri e critici raccolto in JRR Tolkien, Il medioevo e il fantastico, Bompiani (2004), p.43 -
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JRR Tolkien, Lo Hobbit annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani (2002) p.284
Ne Lo Hobbit, il drago Smaug scatena la sua ira e le sue fiamme contro gli abitanti di Lacville.
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Così era chiamato dai nani.
JRR Tolkien, Lo Hobbit annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani (2002) p. 285, 286, 287
Lettera n.25, JRR Tolkien , La realtà in trasparenza, Bompiani (2001) p.154
Fafnir ruba il tesoro una volta appartenuto al nano Andvari, mentre Smaug si impossessa delle ricchezze del re dei nani Thror, zio di Thorin “Oakenshield”.
JRR Tolkien, Lo Hobbit annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani (2002) p. 295
In italiano “vermi”
JRR Tolkien, Racconti perduti, Bompiani (2005) p.107, 121
JRR Tolkien, Il Signore degli Anelli, Bompiani (2000) p. 1009
JRR Tolkien, Il Silmarillion, Bompiani (2000) p. 151, 237
JRR Tolkien, I Figli di Húrin, Bompiani (2007) p.181
La Saga dei Volsunghi, Edizioni dell’Orso (1993), traduzione di Marcello Meli, p.155
JRR Tolkien, I Figli di Húrin, Bompiani (2007) p.241
La Saga dei Volsunghi, Edizioni dell’Orso (1993), traduzione di Marcello Meli, p.161
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Larrington Carolyne (docente di norreno e anglosassone presso il St. John’s College di Oxford), intervista rilasciatami presso il St. John’s College (2008).
Lee Stuart D. (docente di anglosassone e lingua inglese della facoltà di inglese di Oxford, direttore del Computing Systems and Services dell’Università di Oxford), intervista rilasciatami presso la Bodleian Library di Oxford (2008).
O’Donoghue Heather (docente di norreno e anglosassone presso ilLinacre College di Oxford), intervista rilasciatami presso la Facoltà di inglese dell’Università di Oxford (2008).
Phillips Courtney (Emeritus Fellow del Merton College, professore di chimica), intervista rilasciatami nella Common Room del Merton College di Oxford (2008).
Shippey Tom (docente di inglese presso la Saint Louis University degli USA), contributi fornitimi per corrispondenza (2009)
Solopova Elizabeth (docente di anglosassone e medio inglese della facoltà di inglese di Oxford, membro della Bodleian Library), intervista rilasciatami presso la Bodleian Library di Oxford (2008).
Tolkien JRR intervista effettuata dalla BBC nel 1968.
Fonte: http://www.marcodinoia.it/wp-content/uploads/2011/03/TESI.doc
Sito web da visitare: http://www.marcodinoia.it
Autore del testo: Marco Andrea di Noia
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