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1561-1627
Bacone vive in Inghilterra, in un periodo di prosperità e benessere sotto il regno di ElisabettaI e GiacomoI. In quel periodo si sviluppano numerose attività.
Farringhton definisce Bacone come il filosofo dell’età industriale, perché si distingue come colui che più di tutti sottolinea il rapporto tra scienza e tecnica (la scienza deve essere strumento di progresso e deve trovare risvolti pratici).
Attraverso il progresso scientifico si può giungere ad una condizione di fratellanza universale.
Per Bacone lo scopo della scienza è la costruzione del Regnum Hominis, ovvero l’ambiente nel quale l’uomo può vivere agiatamente nelle migliori condizioni possibili.
La scienza deve trasformare la natura rendendola adatta a soddisfare i bisogni dell’uomo.
Nella “Nuova Atlantide” lo stato ideale viene rappresentato come un paradiso della tecnica.
In questo libro delinea le caratteristiche della società ideale (utopia).
Anche per Bacone “sapere è potere”, e conoscere la realtà significa trasformarla a vantaggio dell’uomo.
Bacone è un personaggio eccentrico e si dedica per tutta la vita alla carriera politica.
Per vent’anni fu membro del parlamento inglese e successivamente, sotto il governo di GiacomoI, diventa cancelliere. La sua carriera termina con un’accusa di corruzione che lo fa imprigionare.
Si dedica fin da giovane agli studi filosofici, e matura un distacco dalla filosofia tradizionale che lo porta al concepimento di un progetto ampio e ambizioso di rifondazione del sapere, fin dalle sue fondamenta.
Questo progetto doveva realizzarsi attraverso un’opera enciclopedica maestosa, della quale però realizza solo alcune parti. Tra queste, il “Novum Organon” (1620), che rappresenta un rinnovamento dell’Organon aristotelico, e che affronta dunque il tema della logica sotto una nuova luce.
Critica ad Aristotele:
Per Aristotele il sapere si fonda su induzione, deduzione e intuizione.
Bacone mette in evidenza che la logica aristotelica è basata sul sillogismo (deduzione). Egli considera il sillogismo inutile, poiché un gioco di concetti astratti, che si perde in una serie di contraddizioni e non porta a nessuna conoscenza. È l’esplicitazione delle premesse da cui era partito.
Anche l’induzione non è adeguata a conoscere la realtà, perché è una generalizzazione affrettata.
Aristotele è come se saltasse direttamente alla conclusione universale.
Anche nella filosofia della natura aristotelica si fa sentire più la voce della dialettica (logica) piuttosto che la voce della natura stessa.
Per Bacone la filosofia aristotelica è basata sulle anticipazioni della natura, a cui vanno sostituite delle interpretazioni della natura.
Le anticipazioni della natura implicano che il filosofo “detti legge”, cioè che fissi le regole della natura in schemi precostituiti e arbitrare, mentre interpretare la natura significa ascoltarla e di conseguenza elaborare dei concetti propri di essa.
Sarà dunque necessario un metodo per rifondare il sapere, consentendo quindi di elaborare una nuova interpretazione della natura.
Questo metodo si suddivide in 2 aspetti:
1° aspetto:
Bacone formula la teoria degli idòla (deriva dal greco, teoria degli idoli).
Idòla significa idoli, ma anche pregiudizi o preconcetti.
Per Bacone gli idòla sono dei concetti, delle nozioni, dei modi di vedere le cose, che noi diamo per scontati e che diventano degli impedimenti per conoscere la realtà vera.
Bacone li descrive come schermi opachi che si interpongono tra di noi e la realtà, e solo liberandoci completamente di essi, noi diventiamo capaci di conoscere veramente la realtà.
La mente deve essere una tabula rasa per aprirsi alla conoscenza di tutte le cose.
Questa idea però è ingenua.
Teoria dell’interpretazione:
I filosofi del 900, in particolare gli esponenti dell’ermeneutica, mettono in evidenza che qualsiasi processo di interpretazione (conoscenza) è sempre un processo circolare, che richiede come dati di partenza concetti e pregiudizi.
Gadamer definisce questo processo “circolo ermeneutica”.
Per lui ogni persona ha dei pregiudizi e dei preconcetti, scopre qualcosa di nuovo, ma poi ritorna ai suoi pregiudizi e li rivede.
Per Bacone vi sono 4 tipi di idòla:
la tribù è vista come la specie umana.
Questi sono gli idoli che l’uomo ha inscritto nella sua natura. Sono pregiudizi che appartengono all’uomo come tale. La mente umana ha la tendenza a rappresentare le cose secondo un certo ordine, e a volte stabilisce l’ordine anche dove non c’è. La mente umana tende ad essere influenzata dalle passioni e dagli affetti che incidono sul nostro modo di vedere le cose (per esempio, i ricordi positivi si ricordano di più, i ricordi negativi si ricordano di meno).
sono legati ai singoli individui.
Questi sono i pregiudizi che ciascuno ricava dalle esperienze, dalle abitudini, dall’educazione ricevuta, e sono quindi personali. Essi riguardano il piccolo mondo che ciascuno ha dentro di sé.
riguardano il linguaggio.
Questi idoli dipendono dal contatto reciproco tra gli uomini. Sono il risultato di certe condizioni e si manifestano nel linguaggio.
Tratto dal Nuovo Organo, riguarda l’analisi critica degli idòla fori.
Il legame tra pensiero e linguaggio è molto forte. La cattiva astrazione è il dare a una parola vari significati, e di conseguenza è inevitabile cadere nell’equivoco.
sono le teorie filosofiche, che non sono altro che delle finzioni, come le rappresentazioni teatrali. Esse tentano di dare delle spiegazioni alla realtà, ma illudono suggerendo qualcosa che in realtà non è.
2° aspetto:
Lo scopo di questo metodo è la conoscenza delle forme.
La filosofia della natura di Bacone è qualitativa, egli raccoglie l’eredità aristotelica, rinascimentale e magica-ermetica.
Forma come struttura ed essenza costitutiva di ogni fenomeno (significato statico)
Forma
Forma come legge di sviluppo di quel fenomeno (significato dinamico)
La scienza è sapere di forme.
Le forme costituiscono l’alfabeto della natura e conoscendole la si può trasformare, infatti se conosco, posso intervenire.
Arrivo a conoscere le forme attraverso l’osservazione dei fenomeni, questo è un metodo induttivo che risale dal particolare all’universale.
Non è però l’induzione aristotelica, infatti per Aristotele era induzione per enumerazione, induzione che Bacone critica perché enumerava una serie di casi.
Bacone invece utilizza il metodo di induzione per eliminazione che procede per via negativa eliminando le ipotesi che l’esperienza diretta smentisce, individuando così la vera causa di un certo fenomeno.
Il punto di partenza sarà dato dall’osservazione qualitativa, e in seguito a questa si dovranno raccogliere dei dati in modo minuzioso in tavole o tabelle (di 3 tipi).
Sulla base del confronto formulo una prima ipotesi, che verifico sperimentalmente.
Questo processo mi permette di escludere ciò che è sbagliato.
Osservazione à raccolta dati à formulazione ipotesi à verifica sperimentale
Alla fine di questa ricerca ci si trova di fronte all’istanza cruciale (ho quindi un’alternativa).
L’esperimento cruciale ha senso se ci sono almeno 2 ipotesi.
Limite: è un metodo induttivo, ma implica una salita faticosissima dal particolare all’universale lunghi passaggi intermedi di osservazione.
Fonte: http://digilander.libero.it/alemar85/Autori%20filo/Francesco%20Bacone.doc
Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/alemar85
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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