Freidrich Wilhelm Nietzsche vita e opere

Freidrich Wilhelm Nietzsche vita e opere

 

 

 

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Freidrich Wilhelm Nietzsche vita e opere

 

Freidrich Wilhelm Nietzsche

  1. vita e scritti

 

Nasce nei pressi di Lipsia nel 1844, e  già nel 49 perde il padre, che decede per una malattia mentale.

Anno

Titolo

1872

La nascita della tragedia

1873

La filosofia sull’epoca tragica dei Greci

 

Su verità e menzogna in senso extramortale

1873 - 76

Considerazioni inattuali

1878

Umano, troppo umano (I parte)

1880

Umano troppo umano (II parte)

1882

La gaia scienza

1883 - 85

Così parlò Zarathustra

1886

Al di là del bene e del male. Preludio di una filosofia dell’avvenire

1887

Tutti libri critici (anticristo, caso Wagner, Ecce Homo, Crepuscolo degli idoli)

1900

Muore

  1. edizioni delle opere
  2. filosofia e malattia
  3. Nazificazione e denazificazione
  4. caratteristiche del pensiero e della scrittura di Nietzsche

 

Il  pensiero di Nietzsche si configura come una radicale messa in discussione di tutte le certezze su cui si fondava la civiltà occidentale:

  • afferma di essere dinamite,
  • vuole scardinare le false verità

La polemica nei confronti del passato non è puramente demistificatoria, ma anche costruttiva:

  • vuole mettere a capo ad una nuova umanità

La nuova umanità è determinata dal Superuomo. Sarebbe meglio definirlo oltre uomo, secondo la traduzione che Giovanni Vattimo fa del termine Ubermenscht.

Nietzsche si propone come un lieto messaggero, un annunciatore di una buona novella (si noti che i termini e le proposizioni evangeliche pervadono tutte le opere nicciane)

Il suo stile di scrittura è poligrafo, che adatta lo stile a seconda del messaggio.

I primi scritti sono ancora scritti come saggi:

  • da Umano, troppo umano prende ad uso la forma dell’aforisma, che da il concetto istantaneo, finalizzato a cogliere subito il concetto, come un’illuminazone.
  • L’aforisma esige in seguito un’”arte dell’interpretazione”, ovvero una rielaborazione concettuale.

Così parlò Zarathustra segue il modello evangelico della poesia in prosa scritta per versetti, ricco di figure allegoriche

Negli ultimi scritti prevalgono l’esposizione autobiografica e l’invettiva polemica.

Tutti questi scritti hanno in comune una presente esistenzialità, che coinvolge ed avvolge il lettore.

Il pensiero di Nietzsche è profondamente e volutamente asistematico:

  • dietro il sistema egli scorge una volontà di potenza, ovvero un tentativo di impadronirsi della totalità del reale
  • in quanto “Scriba del caos”, sostiene che questo sia un tentativo illusorio
  • contesta la forma chiusa del sistema

Inoltre la filosofia nicciana si presta, proprio per il suo carattere asistematico a numerose interpretazioni:

  • pensiero nomade
  • non esistono monopoli interpretativi
  1. Le fasi del filosofare Nietzscheano

 

L’opera di Nietzsche è divisa in fasi che non vanno prese ome scansioni rigide, ma come tappe transitorie di u pensiero in continuo divenire.

  • Gli scritti giovanili: periodo wageriano e schopenaueriano che comprende la Nascita della tragedia
  • Il periodo illuministico: con Umano, troppo umano, Aurora e La Gaia Scienza
  • Scritti de meriggio: che comprendono Così parlò Zarathustra (1883-85) e i frammenti postumi
  • Scritti del tramonto:  che comprendono tutti gli scritti invettivi

 

Su questa ultima fase vi è un dibattito acceso poiché non tutti la riconoscono con una identità concettuale autonoma, ma molti vedono sempre più le novità del pensiero di Nietzsche nei frammenti e nelle ultime opere.

  1. il periodo giovanile

 

    1. tragedia e filosofia
      • nascita e decadenza della tragedia

 

La Nascita della tragedia è un’opera di fatto di filosofia, storia delle culture, filologia ed estetica.

In realtà prevale l’aspetto filosofico:

  • non si era mai accostato alla filologia classica, ma l’aveva sempre concepita sotto un punto di vista filosofico

Il motivo centrale nella  nascita della tragedia è il distinguo tra:

  • apollineo
  • dionisiaco

Con questa coppia di opposti Nietzsche intende i due impulsi di base dello spirito e dell’arte greci.

  • l’apollineo: deriva da un impulso alla forma e una tendenza alla fuga dal divenire, forme limpide e armoniche nella scultura e poesia epica
  • il dionisiaco: scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell’esaltazione creatrice della musica e della poesia lirica.

 

Contro la visione della filologia classica che vede la Grecia come un mondo dominato dall’armonia e dall’equilibrio:

  • Nietzsche insiste sul carattere dionisiaco della cultura greca.
  • Negli antichi si scorge ovunque il dramma della morte e degli aspetti orribili dell’esistenza.

Proprio il carattere apollineo è determinato da un tentativo di sublimare il caos dentro una forma armonica e stabile, capace di rendere la vita accettabile.

Gli stessi dei dell’Olimpo sono una sublimazione che rende accettabile l’essere-uomini.

Le fasi del rapporto tra apollineo e dionisiaco.

  • inizialmente, nella Grecia Presocratica queste due concezioni sono opposte
  • nel tempo della tragedia attica, esse riescono a fondersi in relazione, si armonizzano e creano i capolavori sublimi.

 

L’aspetto dionisiaco da alla tragedia la vita, ma essa si manifesta come il perfetto accoppiamento dei due termini.
La tragedia attica comprende questi due connotati:

  • l’apollineo è colto nella rappresentazione del mondo
  • il caos dionisiaco nel furore orgiastico delle vicende

l’origine della tragedia

Conformemente alla etimologia la tragedia sarebbe secondo Nietzsche nata da cori tragici dionisiaci, in cui erano travestiti i coristi da capri.

Propone però una nuova interpretazione che lega i caratteri apollinei e dionisiaci:

  • il coro dionisiaco si carica di una visione apollinea di immagini
  • Il dramma di sofferenza dell’eroe viene portato alla visione di bellezza e compiutezza di Dioniso.

Nel’arte successiva prevarrà l’aspetto apollineo (x Nietzsche è un “miracolo metafisico”) che quasi soffocherà definitivamente il dionisiaco:

  • la decadenza si concretizza con Euripide, che attinge dall’insegnamento ottimistico di Socrate, che pone nel razionalismo le basi del miracolo della metafisica
  • Socrate porta a compimento la morte delle istintualità profonde dell’esistenza

La decadenza della tragedia è la spia della civiltà occidentale, che porterà a sopprimere il carattere dionisiaco dell’esistenza in favore di una certezza apollinea. Si verranno quindi a creare gli opposti:

  • l’uomo teoretico violenterà la vita con i propri sillogismi
  • l’uomo tragico dirà di sì alla vita  

 

 

      • spirito tragico e accettazione della vita. La “metafisica da artista”

 

La visione nicciana a favore del dionisiaco porta ad una concezione della vita che è oltre il pessimismo e l’ottimismo, da qui nasce il distacco dall’ascetismo rinunciatario di Schopenhauer.

Sebbene prenda la tragicità della vita  da Schopenhauer, egli si pone di fronte ad essa con un atteggiamento entusiasta di accettazione della globalità dei suoi aspetti:

  • la vita è dolore, incertezza, smarrimento, non ha né ordine né scopo, è dominata dal caso ed i valori non hanno alcuna garanzia precostituita
  • sono due gli atteggiamenti possibili: l’ascetismo o l’accettazione

Nietzsche vuole essere il discepolo di Dioniso, che dice Sì al mondo.

Se il mondo è una sorta di giuoco estetico e tragico, dominato dalle relazioni tra gli opposti primordiali, solo l’arte riesce a comprenderlo:

  • l’arte per Nietzsche spiega il mondo,
  • la chiama metafisica da artista

L’esaltazione della tragedia, che è nella piena decadenza, fa parlar Nietzsche del ritorno del tragico dell’esistenza, attraverso l’arte e la musica (quella di Wagner).

    1. le considerazioni inattuali: storia e vita

 

1873-76: Scrive le considerazioni inattuali, in cui l’auspicata rinascita della cultura tragica si trasforma in una critica alla società contemporanea:

  • critica Strass per l’ottimismo da filisteo
  • Sull’utilità ed il danno della Storia per la vita

 

Si  schiera contro lo storicismo e lo storiografismo perché un eccesso  di storia inibisce le potenzialità creative degli uomini.

La storia fa dell’uomo uno schiavo del fatto, che lo vede condannato a chinare la testa e a soffrire dietro una dialettica razionale che si costruisce  da sé in funzione di una necessità fittizia

L’oblio assume per Nietzsche una duplice funzione:

  • senza oblio non si può avere felicità
  • per agire efficacemente nel presente occorre saper dimenticare il passato

Tuttavia N. riprende anche motivi di utilità della storia:

  • per rapportarsi alla storia e avere un rapporto proficuo con il passato occorre partire dall’ottica della vita

La storia appartiene al vivente per tre apporti fondamentali:

  • gli serve in quanto è attivo e ha aspirazioni
  • in quanto persevera e venera
  • soffre e necessita liberazioni

Da questi derivano 3 tipi di storia:

  • monumentale
  • antiquaria
  • critica
  • Schopenhauer come educatore: esalta il filosofo per il suo anticonformismo e la sua voglia di verità
  • Richard Wagner: è il redentore della cultura e l’incarnazione del sentimento tragico.

 

    1. La nascita della tragedia
      • Apollo e Dioniso

Il principio apollineo  produttore di forme stabili e definite corrisponde al principium individuationis di Schopenhauer

Il principio dionisiaco invece è il caos, la volontà di vita come forza irrazionale del mondo.

Nietzsche accetta da Schopenhauer che l’individuazione è illusione e va lacerata. Tuttavia Nietzsche supera il maestro perché afferma che il dionisiaco non può esistere senza l’apollineo.

L’apollineo è la trasfigurazione artistica del dionisiaco, lo esprime.

Schopenhauer parlava di liberazione dal dionisiaco, Nietzsche si distacca:

  • il sogno è apparenza, ma è buona consolazione
  • tra apollo e Dioniso non c’è opposizione, ma interdipendenza

Il pessimismo dei greci era radicale, ma nonostante il caos erano a decisi a vivere quella vita:

  • il dolore è espressione di vita

Il pessimismo di Schopenhauer è solidale con l’idealismo:

  • il pessimista radicale può trovare la consolazione solo in un mondo ideale
  • I greci invece sognano un Apollo che parli da Dioniso

Il dualismo tra apollino e dionisiaco permette di interpretare l’arte greca in relazione alla lotta tra questi due impulsi:

  • La tragedia greca, così come il dramma wagneriano è il compimento dell’equilibrio tra questi
  • Questa tragedia muore con Euripide, colpevole di avere introdotto elementi morali

Con Euripide e Socrate la Storia diventa scienza, ed ogni evento passato ha una propria collocazione:

  • il razionalismo Socratico caccia il tragico dal palcoscenico del mondo, sostituendolo con la metafisica rassicurante

Contro la debolezza metafisica Nietzsche propone una “giustificazione estetica dell’esistenza”, secondo lui preannunciata da Kant e Schopenhauer, e trova voce nella musica di Wagner.

      • Su verità e menzogna in senso extramortale

 

L’ipotesi di una rinascita del tragico ha luogo nei frammenti di questo testo del 1872:

  • la redenzione dal socratismo attuata dalle forze dionisiache è ora passibile di discussione
  • segna un punto di rottura con Wagner

Prepara poi altre tematiche:

  • il linguaggio come menzogna innalzata al ruolo di verità, poiché pretende di essere superiore agli altri
  • Le verità sono illusioni di cui si è persa l’essenza come tali

Sulla menzogna si modella la struttura sociale:

  • si creano concetti astratti, gerarchie, si crea la cultura
  • la morale è mentire con pretesa di universalità vincolante, giustificata da ciò che per caso si chiama verità

La legittimazione di un linguaggio metaforico canonizzato dalla verità non può non influire sull’arte e sull’impulso dionisiaco.

Ma se la verità è menzogna, come fa la metafisica dell’artista ad apparire più vera? Perché tutta la nascita della tragedia dovrebbe essere verità?

      • La seconda inattuale

 

La nozione di “inattualità” è forse il sintomo più palese dell’allontanamento dalla metafisica dell’artista:

  • essere inattuali significa assumere un particolare rapporto con la storia
  • il pensatore non si propone di fondare nuovi valori che potrebbero divenire attuali, ma opera contro il tempo, ed in tal modo anche sul tempo.

Nello scritto “sull’utilità della storia e il danno della storia per la vita” N. sviluppa la tesi che ogni eccesso di storia è dannoso per la vita, ed è un altro elemento della decadenza occidentale.

N. individua i tre tipi di eccesi storici:

  • storia monumentale: praticata da chi cerca dei modelli nel passato per soddisfare le proprie aspirazioni
  • storia antiquaria: di chi comprende il passato della propria terra come fondamento della vita presente
  • storia critica: è l’atteggiamento di colui che giudica e condanna tutti gli elementi che sono di ostacolo per la realizzazione dei propri valori.

N. vuole combattere la saturazione del sapere storico, che crea un’incapacità di produrre nuova storia alla luce di potenze sovrastoriche:

  • deve essere assunta una concezione della storia che lascia spazio all’oblio
  • ogni storicismo genera la morte delle forze critiche produttive dell’umanità, ed è una vera e propria malattia storica
  • l’immensa mole di storia e l’assenza di possibilità di cambiamento in virtù di una certa impossibilità ad agire crea nell’uomo una accettazione del proprio status.

Bisogna combattere l’idolatria del fatto e le illusioni storicistiche:

  • per fare parlare i fatti sono necessarie delle interpretazioni,
  • chi crede nella potenza della storia non crede in sé ed è automaticamente una vittima
  •  
  • la storia non può essere una scienza oggettiva, poiché non si presterebbe ad interpretazioni e non servirebbe alla vita:
  • per uscire dalla contraddizione occorre porsi al di fuori della storia per giudicarla in funzione del presente come elemento valido.
  •  
  • Lo storico critico, o il filosofo, ora hanno il compito di ricercare la verità e svegliare gli uomini.
  1. il periodo illuministico

 

In una nuova fase del pensiero nicciano si consuma il distacco da:

  • Wagner per la concezione dell’arte come pura e assoluta
  • Schopenhauer per la concezione pessimistica dell’esistenza e per la credenza di valori ed esperienze privilegiati

Le opere che connotano la fase sono:

  • Umano, troppo umano
  • Aurora
  • La gaia scienza

L’arte non può contrastare la decadenza. Lo stesso concetto di decadenza è diventato problematico alla luce dei giudizi negativi sulla storia e sulla scienza.

L’esperimento che Nietzsche vuole condurre è basato sulla fiducia nella conoscenza e nella scienza:

  • la liberazione dello spirito dionisiaco non è più nella ritualizzazione del pensiero mitico,
  • avviene attraverso la conoscenza e la verità fino ai loro limiti

L’arte diventa il prodotto di un mondo che non è più il nostro e non sarebbe utile ricrearlo artificialmente.

Il programma di questo periodo è nel primo aforisma di “umano, troppo umano”, intitolato “chimica delle idee e dei sentimenti morali, religiosi ed estetici”:

  • vuole mostrare come in realtà i valori più alti derivino dalle pulsioni più basse, gli istinti egoistici.
  • Lo vuole fare attraverso un pensiero genealogico
    1. critica della morale

 

tracciando la storia della morale, N. indica come l’elevata moralità deriva dagli istinti primordiali, primo tra tutti quello di autoconservazione:

  • l’intenzione di procurarsi il piacere e evitare il dolore

L’amore per la verità, per la giustizia, l’onestà e tutti gli alti valori sono solo la sublimazione di quell’”Umano, troppo umano” che si nasconde nel fondo tenebroso e violento dell’uomo.

Quegli atteggiamenti nella società originaria si producevano e venivano attuati per l’utilità comune, nelle società successive son prodotti per altri motivi, e la gente si è dimenticata del motivo originario, che tutt’ora sussiste: l’utilità.

La morale è un’autoscissione dell’uomo:

  • avviene che ami tantissimo una parte di sé (non della società) tanto da esserne disposto a sacrificarne un’altra
  • considera altro da sé una parte di lui che preferisce, si aliena

La morale è così una sorta di formidabile errore di cui necessario conoscerne la genesi, così come fece Marx per il sistema capitalistico.

Nietzsche mostra come qualcosa nasca dal proprio opposto e poi nasconda le proprie origini:

  • il razionale dall’irrazionale
  • la contemplazione disinteressata dalla volontà degli istinti
  • ecc.

In questo si avvicina molto alla teoria freudiana della vita cosciente in base alle produzioni dell’inconscio.

    1. Appendice sulla scuola del sospetto

 

Nietzsche, Marx e Freud vengono giudicati filosofi del sospetto, poiché hanno messo in luce come le condizioni spirituali derivino da quelle materiali.

Nietzsche è tuttavia più radicale:

  • no cerca le verità base o inconsce
  • afferma che verità di fondo non esistono perché anche la verità è storicamente condizionata

Se una proposizione pare a noi vera, non è sintomo di verità:

  • significa che attiene meglio ai condizionamenti psico-sociali a cui siamo abituati
  • l’evidenza che pare a noi è il risultato di un equilibrio gerarchico di forze contrastanti

Tutto ciò che appare verità è menzogna, mediata da forze contrastanti ordinate gerarchicamente che lo fanno percepire come verità.

Mentre Marx e Freud cercavano l’origine per trovare una soluzione all’errore, Nietzsche si accorge che:

  • più si ha la piena cognizione dell’origine, aumenta l’insignificanza dell’origine”, poiché già indagando si parte da un presupposto, ovvero si è condizionati

Non si può dunque uscire dal sogno?

  • l’unica possibilità, secondo N. , è sognare sapendo di sognare

Morale, scienza, teologia e metafisica sono state create per il bisogno di sicurezza, per fungere da riparo contro il divenire:

  • Il desiderio di sicurezza produce la volontà di verità, cioè di conoscere il mondo in principi metafisici ordinati

 

Per porre il rimedio all’insicurezza, secondo Nietzsche si ha prodotto un male maggiore:

  • la cultura occidentale ha creato per proteggere l’uomo un gigantesco apparato concettuale (culminante nel concetto di Dio p.)
  • ha gravato l’uomo di un peso oramai insopportabile

per N. occorre riscoprire il “piacere dell’insicurezza

    1. critica del soggetto

 

Tra gli errori della morale vi è anche quello del soggetto.

Ci si convince della esistenza della morale:

  • non solo perché se ne scorda l’utilità,
  • ma anche perché si crede che il soggetto possa avere una coscienza di sé sesso e dei motivi che lo spingono ad agire.

Tuttavia anche la coscienza fa parte del mondo dominato dall’errore e non scevro da influenze esterne:

  • l’inconscio è già di suo il regno dell’incerto e dell’imprevedibile

Tutto ciò di cui prendiamo coscienza è il frutto dei nostri istinti, che lottano per il potere:

  • tutto è semplificato, schematizzato, ricostruito

poiché la libertà dell’uomo sottintende che esso possa conoscere, sapere, dominare, non ha ragione di essere:

  • non si può dunque nemmeno parlare di soggetto, poiché questo è autore cosciente della propria attività psichica
  • l’io non è altro che una delle forme emergenti derivate dall’istinto di autoconservazione

Il soggetto cosciente è dato dalla legge che pone la necessità di conoscere le cose in sé, così come sono, come esseri immutabili:

  • si vuole conoscere le sostanze  attorno a possa organizzarsi il mondo caotico ed imprevedibile
  • questo favorisce la rassicurazione

Il mondo non è costituito da sostanze:

  • queste sono formate dall’istinto di autoconservazione che rassicura l’uomo organizzando le forme in maniera ordinata
  • la massima forma di sostanza è Dio

Tuttavia queste sostanze non esistono realmente, restano manifestazioni dell’impulso autoconservativo.

    1. la scienza

 

La fase illuministica di N. vede l’importanza della scienza:

  • tuttavia Nietzsche non intende affatto la scienza in senso tradizionale
  • per lui la scienza è il pensiero genealogico, che fa la genesi dei valori e delle credenze che si sono sedimentate col tempo nella specie

Facendo la genealogia possiamo collocarci per una ttimo al id sopra dell’intero processo e prendere coscienza dell’errore come tale e non come verità:

  • l’errore è anche inevitabile
  • si tratta di vedere quali errori favoriscono la vita e quali la inibiscono
  • il pensiero genealogico viene applicato anche alla scienza positivistica
    1. il fatto

 

Anche il positivismo, che pretendeva di scardinare le credenze metafisiche cade nell’errore:

  • rimane prigioniero del fatto

Nietzsche replica che i fatti non esistono, esistono solamente le interpretazioni:

  • il fatto in sé non è constatabile, lo è solamente quando è già interpretato

Di fronte al mondo ci si trova di fronte ad un testo non ancora decifrato, e il senso si rivela sempre con maggiori interrogazioni.

Esistono certamente delle interpretazioni dominanti, che fanno credere all’esistenza di una conoscenza oggettiva in un mondo di “fatti”:

  • il mondo è un caos di elementi contrastanti, e la nostra interpretazione li assume come oggetto

Il mondo è dato,  constatato, ma qualsiasi elemento dato si presenta come qualcosa di costruito, interpretato:

  • è impossibile avere una intuizione pura

Il fatto che tutto ciò che esiste sia interpretato non significa che sia necessariamente soggettivo:

  • anche la soggettività è un’interpretazione
  • non significa che per esistere un’interpretazione debba esistere anche un interprete

l’io è abitudine grammaticale.

Il rapporto tra testo (caos) e interpretazione ricorda il raporto kantiano tra:

  • forme a priori
  • molteplice sensibile

ma in Kant le forme a priori erano interpretazione immutabile e identica in qualsiasi soggetto, per Nietzsche è impossibile che qualsiasi interpretazione abbia valore assoluto e verità:

  • anche i dati empirici sono interpretazione
  • se l’uomo smette di produrre metafore fluenti le cose si irrigidiscono e diventano verità in sé

il pensiero è solo uno dei molteplici centri che si contendono l’interpretazione:

  • l’interpretazione è volontà di potenza
  • l’istinto conoscitivo è volontà di ordine e sopraffazione, produce infatti i valori per soddisfare il proprio bisogno di sicurezza

Conoscere significa valutare ciò che è utile e ciò che è dannoso alla razza umana:

  • gli aspetti del mondo esterno sono “valutazioni ereditarie” dell’umanità
  • anche le sensazioni di piacere e dolore sono valutazioni ereditate

Il superuomo che accetterà di vivere nel divenire realizzerà:

  • tra svalutazione dei valori
  • trasformazione organica dell’uomo
    1. bilancio della fase illuministica

 

  • rifiuto di ogni tipo di metafisica, compreso il sapere scientifico: è impossibile ammettere una sola interpretazione del mondo
  • critica delle concezioni antropocentriche e antropomorfiche del mondo
  • Contestazione del fatto come elemento oggettivo
  • Elaborazione dei concetti di prospettiva e di interpretazione;
  • Una sorta di psicanalisi e sociologia secondo cui la scienza si pratica per ottenere sicurezza e dominio
  • Avviamento di un radicale processo alla morale
  • Attacco frontale contro la religione e il concetto di Dio

Il risultato a cui giunge è che:

  • è necessario distruggere la morale per ragioni morali
  • il dovere di verità della morale cristiana impone di distruggere la morale stessa

Deve anche essere autosoppresso il concetto di Dio. Nell’aforisma 125 della Gaia scienza si assiste alla morte di Dio:

  • Dio è stato ucciso dalla religiosità dell’uomo
  • Significa non negare l’esistenza metafisica di Dio, ma affermare che attualmente non è più necessario date le condizioni attuali di vita

Annunciare la morte di Dio non significa produrre nuovi schemi metafisici:

  • Nietzsche propone una consapevolezza libera dai vincoli di metafisica e religione
  • L’uomo è essere menzognero per essenza, e ciò è la sua ricchezza.

Nietzsche non propone una maggiore verità, ma smaschera lo smascheramento, facendosi promotore di una nuova umanità con un senso storico nuovo:

  • uno spirito libero, capace di liberarsi dai vincoli concettuali della credenza
  • costui deve farsi portatore di una gaia scienza, di una filosofia del mattino che sappia guardare senza paura all’inevitabilità dell’errore.
    1. la morte di Dio e la fine delle illusioni metafisiche
      • realtà e menzogna

 

Nietzsche per Dio intende:

  • simbolo di ogni prospettiva oltremondana che pone il senso al di là dell’essere
  • personificazione di tutte le certezze ultime dell’uomo

Nietzsche è convinto che Dio ha rappresentato storicamente una fuga dalla vita e una rivolta contro questo mondo:

  • contrappone all’inimicizia alla vita che è in Dio alla propria concezione dionisiaca dell’esistenza

Il secondo punto è legato alla concezione Nietzscheiana della metafisica:

  • l’immagine di un cosmo ordinato e benefico è una costruzione  della nostra mente per sopportare la durezza dell’esistenza
  • c’è un solo vero mondo, ed è falso, crudele, insensato…

Di fronte ala durezza dell’esistenza gli uomini si sono voluti convincere che il mondo era qualcosa di logico, di benefico e provvidenziale:

  • per ispirare fiducia, la vita, deve mentire a sé stesa tramite l’uomo
  • da questo discendono tutte le metafisiche, le religioni e i vari esorcismi per creare un universo protettivo che nasconda il caos.

Il filosofo ha ormai chiaro che tutte le bellezze delle religioni e delle metafisiche non sono altro che palesi bugie, che spingono a vivere:

  • essendo Dio la bugia più antica e importante, è l’immagine suprema di tutti gli escamotages escogitati per fronteggiare il caos dell’esistenza

L’esistenza reale caotica e crudele funge per N. già da dimostrazione della non esistenza di Dio:

  • l’origine dell’idea di Dio è la paura originaria di fronte all’essere
  • dimostrare la non esistenza di Dio è superflua

A Nietzsche ormai, oltre all’aspetto a-teo, a-razionale e a-finalistico premono di più i temi:

  • annuncio dell’evento in corso della morte di Dio
  • riflessione sulle conseguenze prodotte da questo evento sulla storia umana

  

      • il grande annuncio

Annuncia il tema della morte di Dio nella Gaia scienza con il racconto dell’uomo folle, contenente una ricca simbologia filosofica:

  • il folle è il filosofo-profeta
  • le risa ironiche degli uomini al mercato stanno per l’ateismo ottimistico e superficiale dei positivisti
  • le difficoltà di bere il mare, di strusciare l’orizzonte, ecc..sono le difficoltà che si incontrano alla morte di Dio
  • il precipitare, la vertigine della mancanza di Dio, la sensazione di vuoto causata dalla caduta delle certezze
  • la necessità del divenire dei è il rendersi superuomini

Anche se un articolo di fede dovesse essere confutato, l’uomo continuerebbe a credere nel cristianesimo, poiché lo ritiene necessario.

      • Morte di Dio e avvento del superuomo

 

La morte di Dio è l’atto di nascita dell’oltreuomo:

  • solo chi sa guardare in faccia la realtà e prendere atto del crollo degli assoluti può diventare superuomo

Il superuomo ha:

  • dietro di sé il vuoto della morte di dio
  • davanti a sé il mare aperto delle possibilità senza i vincoli di metafisica e religione per la propria esistenza

Per alcuni la morte di Dio sarebbe una constatazione di tipo storico:

  • in realtà, il fatto che non sia enunciato con forme della metafisica classica significa che vi è sia una persuasione filosofica, sia una consapevolezza epocale,
  • intende la morte di Dio in un ottica sia filosofica che storica
  • in Eecce Homo N.afferma che l’ateismo non è un risultato, ne tantomeno un avvenimento, ma un fatto istintuale

per Nietzsche si può diventare superuomo solamente passando sul cadavere di tutti gli idoli. Del resto:

  • o il mondo è caos dionisiaco quindi Dio non ha ragione d’esistere
  • o Dio esiste e il mondo è ordinato e il superuomo non avrebbe senso.

L’universo Nicciano parte realmente dal presupposto che Dio sia morto davvero, altrimenti il suo discorso non avrebbe senso poiché parte dagli effetti della morte di Dio.

N. afferma che non solo Dio deve essere eliminato, ma anche i sostituti che gli uomini tenderebbero a creare:

  • è incluso anche l’ateismo positivistico, che ricrea una propria metafisica
      • Come il mondo vero finì per diventare favola e l’ ”autosoppressione della morale”

 

  1. il periodo di Zarathustra
    1. la filosofia del meriggio

 

Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno (1883-85) apre la terza fase del filosofare nicciano:

  • comincia la filosofia del meriggio con la consapevolezza che con l’eliminazione del mondo reale cade anche quello apparente,

Dopo la morte di Dio si aprono due prospettive:

  • oltreuomo
  • ultimo uomo

Zarathustra si scaglia contro l’ultimo uomo e insegna il superuomo:

  • Zarathustra non è il superuomo, ma solo il suo profeta
  • Zarathustra è scelto perché è stato il primo a essersi reso conto che la morale metafisica, dopo averla costruita, era un errore pericoloso

Non è in prosa:

  • poesia pensante
  • pensiero poetante
  • tono profetico
  • immagini e parabole anche di richiamo evangelico di difficile interpretazione e ambigua lettura

temi basilari sono:

  • oltreuomo
  • volontà di potenza
  • eterno ritorno
    1. Il superuomo

 

Il superuomo è per Nietzsche un concetto filosofico che serve ad esprimere il progetto di un uomo che ha una serie di caratteristiche con il suo pensiero:

  • sa accettare la dimensione tragica e dionisiaca dell’esistenza
  • sa reggere la morte di dio e delle certezze assolute
  • è in grado di fare propria la prospettiva dell’eterno ritorno
  • sa dire di sì alla vita
  • sa porsi come volontà di potenza
  • sa affermarsi come attività interpretante e prospettica

In base a queste caratteristiche egli no può che stagliarsi sull’orizzonte del futuro.

Non riesce infatti a trovare dei modelli nel passato che lo rappresentino:

  • egli è un tipo nuovo, che sa essere radicalmente altro da ciò che conosciamo
  • l’uomo si colloca al di là di ogni tipo antropologico dato, di fatti è “oltre l’uomo
  • non è un esteta o un nuovo essere biologico in senso darwiniano, è solamente qualcosa di diverso
  • Capace di creare nuovi valori e di rapportarsi alla realtà in modo inedito.

Egli è il senso della terra e è il fautore di una fedeltà al mondo totalmente antidealistica.

L’anima non è altro che un modo per indicare il corpo. E’ necessario esser fedeli ad esso e alla terra. Noi siamo corpo.

La rivendicazione dell’importanza della natura terrestre dl superuomo significa un’accettazione totale della vita:

  • la terra diventa dimora gioiosa per il corpo
  • la vita terrestre diventa il concreto modo di essere dell’uomo nel mondo

le tre metamorfosi

In questo discorso, il primo dell’opera, N. descrive la genesi del superuomo e il suo senso. La libertà nel superuomo libera sé stessa per approdare ad una innocente vita creativa:

  • Cammello: rappresenta l’uomo oppresso dalla tradizione, sottomesso a Dio e alla morale
  • Leone: uomo che si libera dai fardelli di metafisica e morale perché dice “io voglio”, ma è una libertà “da”, non libertà “di”
  • Il fanciullo: rappresenta l’oltreuomo, che al di la del bene e del male riesce nella sua innocenza ludica a dire di sì alla vita, a presentarsi come spirito creativo.

Nietzsche teorizza certo un umanità liberata, ma non può essere un filosofo della liberazione dalle schiavitù effettive e politiche come Marx:

  • il superuomo appartiene ad un’élite di pochi, che ha bisogno delle masse per dominare
  • ha alcuni connotati antidemocratici

La filosofia nicciana non profetizza un’umanità di superuomini, ma individua nell’Ubermensch il tipo di uomo riuscito al massimo grado:

  • il superuomo riguarda pochi

Tuttavia il superuomo non rientra in un progetto politico:

  • N. condanna tutti gli idoli politici del proprio tempo
  • Il messaggio di Nietzsche non va assolutamente interpretato sul piano politico poiché sarebbe una forzatura, ma su quello filosofico
    1. L’eterno ritorno

 

N. presenta la teoria dell’eterno ritorno dell’uguale come il pensiero più profondo della sua filosofia:

  • è la ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo

La prima formulazione di tale pensiero i trova nell’aforisma 341 della gaia scienza:

  • Il peso più grande

In quel brano si può scorgere il carattere selettivo di questo tema:

  • l’uomo comune, all’annuncio di dover rivivere la propria vita infinite volte ente il peso del terrore
  • il superuomo, invece, è felice di questo annuncio in virtù della sua accettazione totale della vita.

La più celebre enunciazione la si trova in Così parlò Zarathustra, nel discorso su “la visione e l’enigma”:

  • parecchi significati del racconto rimangono polissemici o enigmatici
  • il passo decisivo è il morso (= de-cidere) alla testa del serpente, in cui l’uomo vince la ripugnanza dell’eterno ritorno
  • li pastore può trasformarsi in una creatura ridente e superiore
  • N. torna a riprendere la concezione pre-cristiana del tempo, ciclica, tutto ritorna, tutto l’essere parte dall’attimo e ad esso ritorna

Il tema è tuttavia molto controverso. Cosa significa realmente l’eterno ritorno?

        • forse una certezza cosmologica, a cui Nietzsche cerca di fornire una spiegazione scientifica basandosi sul fatto che il tempo è infinito, ma l’energia no
        • forse un ipotesi  che l’essere funga da schema etico, che impone di amare la vita come se dovesse sempre ritornare?
        • un modo di essere dell’essere che un uomo può incarnare solo se è felice?

Cosa significa decidere l’eterno ritorno?

  • forse rendere atto di una struttura cosmica già data
  • sorse istituirlo con una scelta

Ognuna delle interpretazioni ha dei limiti e rivela che questo è il più complesso problema della produzione nicciana.

Tuttavia la funzione dell’eterno ritorno è chiara:

  • porsi nel punto di vista dell’eterno ritorno significa scegliere quali cose sono importanti e quali no
  • vi è una doppia prospettiva: polemica e propositiva

Porsi nell’ottica dell’eterno ritorno è rifiutare una concezione lineare del tempo in cui ogni momento ha senso solamente in funzione di altri:

  • se i momenti sono concatenati, il tempo sfugge, e nessun attimo ha una pienezza di senso dentro di sé

Credere nell’eterno ritorno significa:

  • ritenere che il senso dell’essere non sia fuori dall’essere
  • disporsi a vivere la vita nella coincidenza di essere e attimo,

Ovviamente, l’uomo che riesce a vivere come se tutto dovesse ritornare non è l’individuo dell’Ottocento, che concepisce il tempo con una tensione angosciosa verso un fine:

  • solamente l’oltre-uomo, che sa vivere la vita come un giuoco, riesce a proiettarsi nella voglia di vivere nella totalità
  • la teoria dell’eterno ritorno si sviluppa in seguito all’accettazione della totalità dell’essere.
  1. l’ultimo Nietzsche
    1. il  crepuscolo degli idoli etico-religiosi e la “trasvalutazione dei valori”
    2. la volontà di potenza
      • vita e potenza
      • la volontà di potenza come arte
      • potenza e dominio
    1. il problema del nichilismo e del suo superamento
    2. prospettivismo

Fonte: http://www.bluejayway.it/Enrico_Colombos_Page/Appunti_liceo_filosofia_storia_e_altro_files/Freidrich%20Wilhelm%20Nietzsche.doc

Sito web da visitare: http://www.bluejayway.it/

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