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Hume fu un empirista radicale scettico, il cui obiettivo fondamentale era costruire una scienza della natura umana. Questo tema viene trattato nella sua opera principale “Trattato sulla Natura Umana”, scritto che però non ottenne un immediato successo.
Hume viaggiò molto e attuò scambi culturali con gli illuministi.
Hume vuole applicare il metodo scientifico, utilizzato da Galileo e da Newton per il mondo naturale, anche al soggetto, cioè all’uomo, ottenendo risultati veri e certi.
Una volta chiariti i principi su cui si basa la natura umana, si possiedono anche le basi di tutte le altre scienze. La natura umana, secondo Hume è accessibile solo attraverso l’esperienza, essa è quindi sensibile e meccanicistica. È una natura umana che però perde la sua spiritualità.
Impressioni e Idee:
Come per Locke, anche per Hume è innanzitutto indispensabile individuare come procede la mente e la conoscenza umana. I contenuti della mente si distinguono in :
La differenza tra sentire e pensare si appiattisce così ad una pura differenza di grado.
Non sono più di natura diversa e il pensare non è altro che un indebolimento del sentire: Hume aumenta in questo modo la passività dell’intelletto umano.
Le idee sono quindi impressioni deboli.
Tutte le idee derivano dalle impressioni corrispondenti. Nessuna idea è innata, ma ognuna si forma in seguito all’esperienza. Le impressioni hanno un valore maggiore delle idee.
Le idee di Hume si dividono in:
Hume per spiegare la combinazione delle idee, utilizza una forza che paragona alla forza di gravità.
Le idee non si associano tra di loro per necessità, altrimenti le attività dell’intelletto umano verrebbero limitate, ma si legano spontaneamente tra di loro grazie ad una “dolce forza”: infatti è più facile che l’idea di fuoco si leghi all’idea di fumo, che all’idea di ombrello.
Secondo Hume, le idee si legano secondo tre principi:
Le idee complesse si dividono come per Locke, ma Hume sottolinea come esse derivino dalle idee semplici e ancora prima dalle impressioni:
Con Hume scompare la distinzione tra sensazione e riflessione di Locke, perché tutti i contenuti della mente sono percezioni.
Hume chiama percezione tutto ciò che può essere presente nella mente, sia che esercitiamo i nostri sensi, sia che siamo mossi dalla passione o che utilizziamo il pensiero e la riflessione.
Hume divide poi le percezioni in:
Ne deriva quindi che noi non possiamo mai pensare una cosa, senza averla prima vista fuori di noi o sentita nella nostra stessa mente. Secondo Hume infatti nessuna idea è innata, ma tutto deriva dall’esperienza.
Dio:
Hume è scettico ed afferma che noi non possiamo conoscere Dio, ma ne abbiamo una credenza.
Dio è una credenza, che non è una certezza razionale.
Nominalismo:
Il nominalismo di Hume è ancora più radicale di Locke.
Secondo Locke:
il termine “uomo”= idea generale, che ottengo da idee comuni a più individui ed eliminando certe idee particolari.
Secondo Hume:
il termine “uomo”= idea particolare che funge da rappresentanza delle idee simili.
Non può esistere l’idea generale di uomo, ma “uomo” è un’idea particolare più viva ed attiva, che diviene rappresentante di tutte le altre idee simili.
Non ho mai un’idea generale, perché l’idea deriva sempre da una percezione sensibile.
Io utilizzo l’idea che è rimasta maggiormente impressa nella mia mente per rappresentare anche altri corpi con caratteristiche simili.
Per esempio, io utilizzo l’idea di cubo rosso (cioè quella più viva ed attiva nella mia mente) anche per rappresentare i cubi verdi, gialli e blu.
In conclusione, un’idea particolare, per comodità, funge da rappresentante di tutte le altre idee simili.
Le proposizioni:
Le idee si uniscono tra di loro per formare le proposizioni, che possono di due generi:
Al principio di causalità, Hume muove una critica radicale che porta le leggi scientifiche a sole leggi probabili.
Premessa:
Causa-effetto implicano contiguità nello spazio e nel tempo e anche necessità.
Il principio di causalità afferma: “Ogni effetto ha una causa” à verità analitica, necessaria, e negarla
implicherebbe contraddizione.
Hume non critica questa verità, ma interpreta il principio di causalità in modo diverso.
Egli mette in discussione che esiste un legame necessario tra effetti particolari e causa particolari.
Il Principio di causalità:
Secondo Hume, tutti i ragionamenti basati su una relazione di causa-effetto non possono essere dedotti in modo necessario, ma si basano esclusivamente su una credenza, la quale trova il suo fondamento nell’abitudine.
Innanzitutto per Hume, affinché operi una causa qualunque, sono necessari tre elementi:
Nel caso delle due palle da biliardo, la prima ferma mentre la seconda in movimento verso di essa, noi deduciamo immediatamente che le due si urteranno e che il movimento della prima palla si trasferirà alla seconda. Noi operiamo quindi una sorta di previsione, passando oltre l’evidenza dei sensi.
Questo legame di causa-effetto tra i due fenomeni, non ha secondo Hume alcun fondamento, infatti nessun ragionamento può dimostrarlo. Il principio di causalità non si basa dunque sulla ragione, ma sull’abitudine, la quale ci porta a supporre che il futuro sia conforme al passato: l’esperienza di eventi passati è quindi il fondamento delle nostre deduzioni circa eventi futuri.
Il fatto che noi vediamo alcune cose sempre nello stesso modo, genera in noi un’abitudine, che ci fa credere che quel fenomeno si comporterà in quel determinato modo.
Tutti i giorni ho visto il sole sorgere e sono convinto che sorgerà anche domani.
La contiguità nella natura è alla base di ogni scienza e di ogni legge fisica.
Mettendo in discussione il principio di causalità, Hume muove una critica radicale all’evidenza e alla necessità delle leggi scientifiche. Poiché la scienza sperimentale si basa su ragionamenti di causa-effetto tra i fenomeni, allora tutte le leggi scientifiche trovano il loro fondamento nell’abitudine. Esse non avranno più un valore assoluto e necessario, ma saranno solo leggi probabili e fallibili.
La credenza e l’abitudine diventano il fondamento della scienza sperimentale, e sul piano gnoseologico Hume afferma il primato dell’istinto sulla ragione.
La critica alla sostanza:
Hume nega l’esistenza della sostanza, poiché non ci appare come qualcosa di reale.
Reale è ciò che percepisce la mente: la sostanza non rappresenta la realtà, ma solo le sue qualità.
Poiché ciò che noi cogliamo della realtà, non è altro che un insieme di impressioni e di idee, l’idea di stessa sostanza sarà solo una collezione di idee semplici unite insieme dalla nostra immaginazione.
L’idea di un corpo quindi, non è altro che un insieme di percezioni particolari (colore, forma, consistenza…), senza alcuna nozione di sostanza.
Il fatto che i corpi abbiano un’esistenza distinta dalle nostre percezioni è solo credenza.
Solo l’abitudine e l’immaginazione ci inducono a considerare il mondo come qualcosa di reale e durevole.
La posizione humeana viene definita fenomenismo. Il fenomeno è reale, è ciò che appare alla nostra mente.
Portare alle estreme conseguenze l’empirismo significa chiudere la mente in sé stessa; negare che esista una realtà al di là del pensiero. Ciò che sta al di fuori è solo oggetto di credenza non di conoscenza rigorosa.
N.B. La credenza è fondamentale per orientare la vita pratica.
Lo stesso dubbio Hume lo estende anche all’io. Noi non siamo certi dell’esistenza dell’io l’unica cosa di cui noi siamo certi, rispetto noi stessi, sono il fluire degli stati interiori.
Per Hume l’io è variopinto, lui stesso lo definisce come un “fascio di fenomeni” che variano al variare delle percezioni. È come un “teatro”, un continuo variare di scene
Non c’è un sostegno stabile dietro al fluire delle nostre percezioni.
L’esperienza ci dà continue impressioni, se esistesse un io stabile noi dovremmo avre un impressione permanente; in realtà le impressioni riferite a noi stessi variano continuamente perciò il sostegno, ovvero l’io, è instabile e variabile. È il palco dove le scene mutano in continuazione.
Quando io affermo l’io non intendo perciò una sostanza, ma il fluire di diversi stati d’animo.
Sostanza ≠ impressione
Religione e morale:
Questo io però ci dà sicurezza per mezzo dei sentimenti e delle passioni.
N.B. il sentimento sta alla base della morale e della religione.
La morale (o moral sense) si basa sulla capacità di distinguere il bene dal male. Essa un sentimento disinteressato perché non mira al solo bene individuale ma a quello collettivo, al bene dell’umanità.
Hume definisce la religione schiava delle passioni, poiché serve solo a trovare i mezzi, mentre le passioni a trovare il fine.
Noi non possiamo dimostrare che Dio esiste, ma possiamo e dobbiamo solo crederci.
La fede religiosa è infatti un aspetto del belief (credenza). Essa nasce da un sentimento, ovvero quello della nostra fragilità e debolezza che ci spinge ad affidarci ad un essere eterno.
Fonte: http://digilander.libero.it/alemar85/Autori%20filo/David%20Hume.doc
Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/alemar85
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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