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Nasce in Germania nel 1770. La figura di Hegel è legata ad un pensatore greco che aveva in qualche modo definito la realtà nel modo con cui l’immagina Hegel: Eraclito. Secondo Eraclito la realtà è una dimensione in equilibrio instabile: il “logos”, la legge universale che governa la realtà, è costituito dalla sintesi di un equilibrio tra gli opposti. Dirà Eraclito: << Uguale vecchio e giovane, uguale scendere e salire, uguale freddo e caldo…>>. Si concluda la “guerra tra gli opposti”, muoia polemos (la contesa) fra gli uomini, frase di Omero, è priva di senso per Eraclito, perché la guerra è ciò che regola tutta la realtà. Questa viene anche paragonata ad un arco il cui equilibrio rappresenta meglio di qualunque altra immagine l’idea della realtà. L' equilibrio tra opposti che diviene “e che si esprime nel mutamento”: un uomo non potrà mai bagnarsi due volte nelle acque dello stesso fiume! “Pantarei”, tutto scorre, tutto diviene, tutto cambia dirà Eraclito! In realtà il motivo dominante della filosofia hegeliana sarà il divenire della realtà e il fatto che la forma di questo divenire è tutta conoscibile dall’uomo perché è la storia. L’essenza profonda della realtà è la storia e tutto ciò che rappresenta la storia è il farsi dello Spirito. Non c’è discontinuità tra lo spirito, inteso come principio spirituale, e la storia! Nella sua filosofia Hegel ricorre spesso alla parola Spirito per definire il principio che costituisce tutta la realtà e che non è solo trascendenza ma che si realizza come immanenza dentro la realtà stessa. L’idea dello spirito hegeliano è simile all’idea dell’archè dei greci e, in particolare, del logos (legge) eracliteo. Spesso Hegel chiama “assoluto” lo spirito e anche in altri modi: tale termine non è il Dio della tradizione teologica ma è la forma logica e immanente (interna) alla realtà stessa. Questa concezione viene ad essere espressa con la celebre frase << ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale>>. Ciò che unisce la filosofia di Eraclito con quella di Hegel è che la realtà è retta da una legge intrinsecamente razionale. La filosofia appare ad Hegel come il momento nel quale lo Spirito assoluto assume consapevolezza della propria legge e del proprio svolgimento. Il filosofo è colui che permette allo Spirito assoluto di prendere la parola, di svelarsi, di potersi determinare. Lo svolgimento della realtà coincide esattamente con lo svolgimento dello spirito ed il campo di questo svolgimento è la storia. Il rapporto tra Hegel ed il suo tempo, nonché i primi suoi scritti, testimoniano l’interesse nuovo che rappresenta la sua filosofia. I rapporti con la rivoluzione francese e con l’Illuminismo furono positivi. Si narra che Hegel piantò un albero che chiamò albero della libertà alla notizia dell’esplosione della rivoluziona francese. Il motivo di tale entusiasmo fu che l'Illuminismo, con il suo richiamo alla ragione, alla razionalità, rappresentava per Hegel il trionfo della ragione nel momento più alto della storia. Sembrò ad Hegel che finalmente il corso delle faccende umane si concludeva con una “splendida aurora” per l’umanità. Diversi anni dopo Hegel ritornò su questo interpretazione affermando che l’Illuminismo aveva finito per assolutizzare la libertà e tale assolutizzazione era diventata arbitrio della soggettività per cui la rivoluzione francese era andata a finire nel “terrore giacobino”. Comunque Hegel rimase sempre positivamente impressionato dal fatto che la ragione fosse stata storicamente chiamata a definire un mondo nuovo. Anche il suo rapporto con Kant, con il quale la cultura tedesca doveva fare i conti, fu un rapporto in qualche modo positivo. Secondo Hegel Kant aveva dato al soggetto la capacità di osservare in un certo modo la realtà; ammira di Kant la definizione della Ragion pratica come assoluta determinazione di un’etica del dovere; tuttavia contesta a Kant l’uso riduttivo della ragione. Dirà Hegel che porre limiti alla ragione è come affermare che una persona non sa nuotare prima di averla buttata in acqua. Pieno accordo sull’intelletto che serve a limitare e specificare! Nessun accordo sulla ragione che viene limitata, dirà Hegel, dalla filosofia kantiana che si pone così come la filosofia del limite.
Anche il rapporto con il romanticismo fu un rapporto complesso! Nicola Abbagnano ha rilevato che in Hegel vi è una forte componente romantica perché la ragione tende a cogliere nel suo sviluppo l’infinito, la totalità. Ma la critica più recente ha notato che l’idea dell’infinito hegeliano come totalità di tutto il processo dello Spirito è un’idea illuministica e panlogistica ( unione dei fatti reali attraverso dei nessi necessari) piuttosto che romantica. La polemica di Hegel contro la “ pappa del cuore”, la Sehnsucht, rende esplicita la sua opposizione a quanto di vago e indeterminato vi è nel romanticismo. Per Hegel la ragione è ragione dialettica vale a dire essa sa riconoscere le opposizioni nelle quali si rivela la realtà ( es: bene e male, finito e infinito) e sa superarle perché per Hegel il sistema della realtà è indifferenziato e le differenze non solo non scompaiono ma caratterizzano la trama stessa, l’essenza stessa, della realtà. Egli dirà infatti “ il vero è l’intero”. La Sehnsucht (nostalgia) è la categoria del romanticismo intesa come nostalgia inappagabile per un passato ormai inattingibile dove si immagina che determinate aspirazioni dell’animo umano si sono realizzate. Dunque nulla di più lontano dall’idea della ragione dialettica che percepisce gli aspetti opposti della realtà stessa. La realtà è storia e la ragione è autocoscienza ( consapevolezza) dell’assoluto. Tutto ciò che è reale è razionale e la ragione dialettica comprende e sa superare le contraddizioni.
Negli scritti giovanili sulla religione ( sono stati rintracciati nel 1906) si ha un primo approccio di Hegel a quello che sarà il suo sistema. Secondo Hegel la religione è tale quando individua e identifica la condizione di tutto un popolo, cioè è sostanza etica. Un es. di tale modo di essere della religione Hegel lo individua nella religione dei greci che, indipendentemente dalla divisione politica della Grecia, unificava tutta la cultura e rappresentava l’ethos di tutto il popolo. Con il cristianesimo si stabilizza il rapporto tra uomo e Dio sotto la forma “ dell’amore “.
Il rapporto di amore tra uomo e Dio permette all’assoluto di superare tutte le opposizioni tra l’uomo e la divinità e tra uomo e uomo.
Negli ultimi scritti giovanili sulla religione Hegel considera la religione come sentimento dell’unità del finito con l’infinito, come mezzo per superare la limitatezza umana ed elevare l’uomo da una vita finita ad una infinita. Questi scritti sono rilevanti perché nelle opere della maturità Hegel attribuirà alla filosofia la funzione di conciliare i termini finiti dello spirito umano alla comprensione dell’infinito come assoluto.
Secondo Hegel la filosofia origina certamente dall’irripetibile specificità dello spirito umano ma in particolare essa si determina “ dalla scissione dalla quale procede il sistema. La scissione è la fonte del bisogno della filosofia”. La funzione del pensiero filosofico risulta allora quella di unificare la molteplicità del reale in una sintesi razionale. La ragione inizia il suo processo dalla presenza di cose scisse, separate! In ogni caso le scissioni della realtà caratterizzano la vita perché: “ la scissione necessaria è un fattore della vita”.
Un esempio di tale scissione è la soggettività e l’oggettività, il finito l’infinito etc..La ragione deve ricomporre le scissioni e la sua funzione è sintetica mentre quella dell’intelletto è analitica perché separa le cose al fine di comprenderle meglio.
Qualche secolo dopo il maggior rappresentante della filosofia in America, J. Dewey, dirà che il pensiero stesso nasce dalla presenza di un mondo scisso, disorganico e caotico a cui dobbiamo mettere ordine. Per Hegel il pensiero filosofico nasce dal bisogno di riunificare le scissioni presenti nella realtà storica di una civiltà che percepisce in sé dei conflitti incomponibili! Quando il tessuto unitario di una civiltà appare lacerato e scisso dall’eccessiva analisi dell’intelletto e la scienza e il sapere si frantumano in tanti canali di conoscenza specialistica e viene perso di vista il senso dell’insieme emerge la filosofia ed il suo desiderio di sintesi. Attraverso la filosofia la ragione riannoda i diversi aspetti della realtà “ e si eleva come potenza dell’unificazione”. Nella ricerca di questo processo si unificazione la ragione agisce in modo nuovo: in modo dialettico!
Tale modalità permette di superare la scissione mediante un processo triadico di tesi, antitesi e sintesi. Cerchiamo di chiarire tale procedimento fondamentale per comprendere la filosofia hegeliana. Per la ragione dialettica nessun elemento particolare può essere considerato in sé: “il vero è l’intero”. Ciò che è scisso, diviso, scollato dall’insieme delle trame della realtà è astratto. Viceversa è concreto ciò che è cresciuto insieme, in un insieme di relazioni, che fa parte di un contesto di relazioni. In termini semplificati possiamo dire che Hegel ritiene gli oggetti che ci circondano ( ad es: questa penna, questo tavolo etc..) elementi astratti perché risultano singolarmente scissi da ogni rapporto organico. Se li consideriamo integrati in un insieme, ad es. come parti di questa nostra classe, essi risultano concreti. La funzione della ragione dialettica è di procedere a questa operazione di riunificazione. Hegel definirà la ragione: “ come la certezza della coscienza di essere ogni realtà”, per cui la ragione e la realtà sono un’unica cosa (panlogismo). La frase “ tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale” significa che tra la realtà e il pensiero non vi è nessuna differenza e che la ragione vede nella realtà se stessa ed il proprio processo. La filosofia è la narrazione dell’odissea della ragione e della realtà. Dal momento però che la realtà è mutamento la ragione è dialettica cioè sforzo di riunificare la molteplicità. Essa coglie se stessa come elemento (tesi); la realtà come scissione (antitesi); ed infine essa ricompone tale scissione in una nuova sintesi che ingloba sia la tesi che l’antitesi in una nuova forma (sintesi). In altri termini la ragione si determina come consapevolezza di sé (tesi); tale consapevolezza viene negata nel mondo fuori di sé (antitesi) ed infine la ragione ricompone questa scissione in una nuova sintesi nella quale il primo ed il secondo momento vengono ricompresi e superati. Superati non significa affatto annullati! Aristotele nella sua logica aveva affermato che il giudizio poteva formarsi grazie al principio di identità, a quello di non contraddizione e del terzo escluso. Hegel ribalta tale concezione affermando che è “la contraddizione” che muove il processo della ragione. Egli usa un termine presente nella lingua tedesca, aufhbedung che ha un doppio significato: togliere e conservare! Ebbene ciò che viene negato, l’antitesi (la differenziazione), viene conservato nella sintesi. Non risulta facile fare un esempio concreto ma se dovessimo provarci potremmo immaginare così il processo della dialettica hegeliana. Ad es. penso che questa penna scrive bene! (tesi). Poi ho un dubbio e provo pure altre penne (antitesi); da ultimo affermo che questa penna scrive discretamente bene perché mi sono accorto che alcune penne scrivono meglio di lei ed altre molto peggio (antitesi).
Tutto questo, apparentemente, contorto ragionamento ha reso la mia penna concreta perché è stata inserita in una trama di relazioni; ho affermato una cosa che poi ho negato; infine sono pervenuto ad una nuova sintesi nella quale ho conservato ed ho tolto quanto affermato e negato nella tesi e nell’antitesi. Dunque nella logica della ragione dialettica mi trovo a negare ciò che ho affermato ed il principio di non contraddizione aristotelico non funziona più. Secondo Hegel il pensiero filosofico è “il sistema”. Dirà nell’introduzione alla Fenomenologia dello spirito: << la vera forma in cui la verità esiste può essere solo il sistema scientifico di essa>>. Si dovrà dunque esporre il sistema per descrivere la sua forma scientifica. La Fenomenologia dello spirito è il sistema della filosofia hegeliana.
L’opera più importante di Hegel (1807) è la Fenomenologia dello spirito. Siccome l’editore pubblicò l’opera con alcuni mesi di ritardo Hegel scrisse una prefazione che finisce per riassumere e semplificare l’opera stessa diventando così il riassunto di tutto il percorso della filosofia hegeliana. La Fenomenologia è la sintesi della scienza dello Spirito assoluto se per scienza si intende la coscienza dello sviluppo della realtà così come la intendeva Hegel. La Fenomenologia descrive le fasi attraverso cui si sviluppa, nella coscienza dell’umanità la consapevolezza filosofica. Essa si svolge a partire dal percorso della coscienza individuale, nella varietà della condizioni storico culturali che si determinano in seguito alle manifestazioni dello spirito (fenomeni). Sul piano storico Hegel individua delle figure topiche che sono cioè forme spirituali rese concrete nel processo della storia. L’operazione è un racconto di come lo Spirito assoluto si specifica nella storia con alcune figure particolari che scandiscono un’epoca. Descrivendo il cammino della coscienza umana Hegel vuole individuare i momenti essenziali, i passaggi nucleari nei quali si è storicamente realizzato il movimento della ragione, il progresso dello spirito: rapporto tra lo sviluppo dello spirito nella coscienza e le forme storiche in cui tale sviluppo si è concretizzato. Così come ha scritto Guido de Ruggero la Fenomenologia appare come un viaggio di esplorazione attraverso tutto il territorio della coscienza non solo teoretica, ma anche morale, sociale, politica e religiosa. Il movimento della coscienza comincia con il desiderio. Il desiderio spezza l’unità della coscienza dando inizio al “movimento”. Il movimento della coscienza messo in moto dal desiderio è “la sensazione” con cui avvertiamo la presenza di una molteplicità di oggetti attorno a noi. Tali oggetti appaiono dipendere dalla coscienza soggettiva e non forniscono una conoscenza sicura. La coscienza passa allora alla “percezione” che è un livello di consapevolezza maggiore dell’oggetto. Ma la cosa è una mentre le sue proprietà sono molteplici ( bianco, dolce, solido): o abbiamo la cognizione dell’unità o della molteplicità. La coscienza infatti passa oltre all’intelletto e cerca l’universale oltre il particolare. Ma l’universale, il noumeno kantiano, non può essere rappresentato dal particolare fenomenico. La coscienza così si trova imbrigliata in contraddizione dalle quali può uscire ripiegando su se stessa, cogliendosi come soggetto di quelle rappresentazioni: si trasforma così in “consapevolezza di sé”, autocoscienza.
L’autocoscienza assume un connotato operativo, diventa comportamento pratico, sforzo di emancipazione. L’ autocoscienza si presenta allora come impulso, come desiderio di ottenere un oggetto per soddisfare un bisogno. Ma essere coscienza di sé implica la coscienza dell’esistenza dall’altro e questo si presenta come alterità, come qualcosa di diverso che nega la nostra individualità. La coscienza dell’altro si pone allora come differenziazione, come conflitto e come opposizione. Ogni soggetto nell’opporsi all’alterità teme di essere sconfitto e di dover soccombere fisicamente. Si può allora decidere di abbandonare la lotta e di sottomettersi diventando subordinato: schiavo! E’ già capitato nella storia degli individui e dei popoli! Nasce così la dialettica servo-padrone: quest’epoca della ragione è caratterizzata nell'antichità dalla civiltà greco-romana. Uno dei due, il padrone, gode; viceversa il servo soddisfa i bisogni del padrone e subisce. Ma il servo attraverso il lavoro modifica la natura e afferma la sua indipendenza verso la natura e così la umanizza. Il padrone invece dipende totalmente dal servo e il rapporto finisce per invertirsi: attraverso il lavoro il servo si è emancipato mentre il padrone si è schiavizzato nella sua indipendenza. Il servo viene chiamato da Hegel la “negazione della negazione” perché dopo essere stato annientato egli è riuscito ad emanciparsi nel lavoro e ad imporsi sul padrone che dipende da lui. Con l’inversione del rapporto di dipendenza nasce una nuova epoca nella storia dello spirito. Si apre un periodo caratterizzato dalla liberazione che comunque è una liberazione spirituale. Tale liberazione avviene attraverso passaggi emblematici o figure storico-culturali che individuano un periodo storico della cultura che lo rappresenta. Il primo momento è costituito dallo Stoicismo. Lo stoicismo rappresenta la liberazione dell’io perché il filosofo stoico ritiene essere libero dai vincoli della natura e di poter gestire la propria vita attraverso la volontà. La liberazione dello stoicismo è la liberazione dell’asservimento al destino e alla natura. La seconda figura storica è lo Scetticismo che estende il dubbio sul tutto: il mondo stesso viene messo in parentesi (epochè) e la liberazione dalla dimensione naturale è totale. L’ultimo momento è rappresentato dalla figura della Coscienza infelice! La Coscienza infelice esprime una dolorosa consapevolezza della separazione tra finito e infinito, tra l’uomo e Dio. Si tratta di un momento storico, il Medioevo, nel quale l’uomo cerca di innalzarsi a Dio sia attraverso la sua spiritualità; sia attraverso i monumenti delle cattedrali che spingono verso l’altro le loro volte come a sollecitare l’essere umano verso il cielo. La coscienza infelice cerca questo recupero di Dio ma ha una dolorosa consapevolezza della separazione tra la creatura e Dio,tra il finito e l’infinito. Conclusasi con la Coscienza infelice la storia dell’autocoscienza essa stessa è consapevole che deve assumere la forma della Ragione. La ragione è l’autocoscienza che si è determinata per cui comincia l’esplorazione della realtà. In questa prospettiva la ragione si è determinata come “ragione osservativa” che denota la nascita della scienza e la perdita del senso della propria dimensione spirituale. E' questo il periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento dove le scoperte della scienza danno un potere attivo e costruttivo alla civiltà umana. Ma la ragione osservativa passa dalla natura che è andata modificando alla necessità dell’agire morale. Comincia così il ciclo della ricerca di una morale che diventa ragione attiva protesa a realizzare l’ambito della morale. Ragione, “ragione osservativa” e “ragione attiva” rappresentano la triade dialettica della ragione. Giunti alla Ragione l’assoluto ha riempito una parte piuttosto vasta della totalità storica.
Comincia così L'enciclopedia delle scienze filosofiche che rappresenta lo sforzo maggiore di Hegel per sviluppare il suo sistema. Lo schema è il seguente:
Essere Non Essere Divenire
LOGICA Essenza Fenomeno Realtà esterna
Concetto Giudizio Sillogismo
NATURA Meccanica Fisica Organica
SPIRITO Soggettivo anima, coscienza, ragione
Oggettivo diritto, morale, etica
Assoluto arte, religione, filosofia
Possiamo affermare che nella fenomenologia Hegel sviluppa il percorso della ragione attraverso la fondazione di momenti storico-culturali e figure emblematiche che procedono ad una determinazione della ragione. Lo schema è quello della ragione dialettica attraverso i ritmi trinitari con i quali la ragione conserva e supera i vari momenti. E’ sempre necessario tenere presente che la “ragione” non è un elemento estraneo alla realtà ma fa parte di questa: la ragione è la stessa realtà. Questo schema generale informa di sé tutta la realtà: quella del pensiero e quella della natura perché fra i due non vi è nessuna differenza; anzi la natura è una estrinsecazione (modalità) del pensiero stesso. A sua volta il pensiero filosofico si esplica attraverso dei ritmi trinitari dei quali ogni passaggio è sempre di tre scalini nei quali il pensiero si pone, si nega e poi si determina. Nell’enciclopedia delle “Scienze filosofiche” Hegel determina la stessa struttura di svolgimento della ragione indicandola con il termine di “assoluto”. Il processo fondamentale che compendia dentro di sé tutti gli altri è quello che muove dalla logica alla natura allo spirito. Logica, natura e spirito costituiscono la triade suprema o le tre tappe fondamentali dell’esplicarsi del pensiero. L’enciclopedia è divisa in tre parti: la logica o scienza dell’idea in sé e per sé ossia del pensiero nel suo astratto porsi. La filosofia della natura scienza dell’idea dell’assoluto che si nega nella sua astratta universalità e si determina fuori di sé come natura. Infine la Filosofia dello spirito che è la scienza dell’Idea nel suo ritorno a se stessa dopo aver abolito i primi due momenti riaffermandoli e fondendoli nello Spirito. Nella logica il pensiero è considerato nella sua pura attività logica che coinvolgerà poi tutte le altre attività. L’attività logica comprende un processo trinitario che inizia con il porsi dell’essere come puro pensiero indeterminato; ma subito dopo l’essere si nega questa sua astratta cognizione e vuole determinarsi dando così luogo all’essenza che è appunto un essere determinato. Essere ed essenza si fondano nel concetto che è la specificazione universalizzata dell’essere e dell’essenza. Ciascuno di questi tre momenti del processo comprende a sua volta un processo trinitario. Al porsi indeterminato dell’essere occorre un non essere che limita l’indeterminatezza dell’essere. Essere e non essere si congiungono nel divenire che è la forma dell’essere nel suo porsi e nel farsi in modo dinamico diverso da sé. L’essenza nega la sua genericità realizzandosi come apparenza di ciò che è la realtà; essenza e fenomeno si fondano nella realtà esterna. Ciò che non vediamo circondarci è il sesto movimento dell’assoluto che si è determinato. Infine il concetto si nega che la sua astratta universalità e diviene giudizio infine si fondano nel sillogismo che è una catena concreta e generale di giudizi dove il concetto trova una sua specificità e una sua determinazione. Il ritmo dell’assoluto si è determinato come esperienza storica a partire dall’estrazione più generale dell’essere. Tuttavia il pensiero attuandosi nel processo logico è rimasto in una sua astratta universalità. Deve determinarsi estrinsecando in forme particolari specifiche diviene allora natura. In quanto il pensiero nega la sua universalità ideale per porsi come pura materialità la natura è meccanica. In quanto nega la pura materialità per specificarsi nei particolari essa è fisica. Riassumere i due momenti è importante perché la natura da meccanica a fisica esegue un passaggio fondamentale: la natura è organica perché nell’organismo gli elementi particolari si coordinano in vista di una fine. Tale fine rappresenta l’assoluto nel suo processo d’alienazione (uscita da se stessa) dalle pure forme dell’essere all’organismo biologico. Ma l’organismo biologico ha un suo destino limitato: muore. L’assoluto non ha raggiunto nemmeno nella natura la sua finalità. Comincia l’ultima parte dell’opera. Abbiamo visto ch il pensiero acquista coscienza di sé. La sua essenza è “ la libertà”. E la sua capacità di definire la propria necessità. Lo spirito realizza allora un ultimo movimento trinitario: soggettivo, oggettivo, assoluto. Nel momento della soggettività esso si determina come elemento massimamente spirituale cioè come anima individuale, nega questa indeterminazione nella consapevolezza della coscienza ed infine riassume questi due momenti nella ragione. Nel secondo momento lo stimolo assume un’oggettività, vale a dire una specificità nella storia umana. Avremo allora diritto, con cui lo spirito oggettivo diventa legge di comunità, ma la legge di una comunità è un fatto generico che deve specificarsi in concrete azioni: avremo allora la moralità. Infine nel terzo momento il diritto e la moralità si fondano nel costume che è ethos di tutto un popolo e addirittura delle varie civiltà. Nel suo percorso ha negato la propria soggettività in un’oggettività che è arrivata fino all'ethos ( sostanza etica). Ma occorre un ultimo momento nel quale lo Spirito ritrova finalmente se stesso. Tale ritorno in se stesso lo spirito lo compie in altri tre ritmi trinitari. Esso si pone come esperienza di forme pure ed ideali che costellano la storia del genere umano, ed è arte! Si nega nella religione che è poi il sentimento elevato a valore assoluto! E infine afferma se stesso concludendo il ciclo come sapere assoluto, come filosofia. Dirà Hegel che la filosofia è come la nottola di Minerva che si sveglia e comincia a volare quando il giorno è finito, quando tutto si è concluso. La filosofia è sapere assoluto perché rintraccia, ripercorrendole, le fasi dello Spirito assoluto attraverso la storia. La filosofia è proprio questo venire alla luce del percorso della civiltà e della conoscenza.
RIASSUNTO
ESSERE NON ESSERE DIVENIRE
LOGICA
scienza dell'Idea in se
e per sé ossia del pen- ESSENZA FENOMENO REALTA'
siero nel suo astratto esterna
affermarsi.
CONCETTO GIUDIZIO SILLOGISMO
NATURA
scienza dell'Idea che MECCANICA
si nega nella sua astrat-
ta universalità e si FISICA
determina fuori di sé
come natura. ORGANICA
ANIMA
SOGGETTIVO COSCIENZA
SPIRITO RAGIONE
Scienza dell'Idea nel suo
ritorno a sé stessa dopo
avere superato e conservato
i primi due momenti DIRITTO
fondendoli nello Spirito OGGETTIVO MORALITA'
COSTUME
ARTE
ASSOLUTO RELIGIONE
FILOSOFIA
34) L'Enciclopedia delle Scienze Filosofiche è divisa in tre parti:
a) la logica o scienza dell'Idea in sé e per sé, ossia del pensiero nel suo astratto cogliersi e nel determinarsi come sistema scientifico.
b) la filosofia della natura o scienza dell'Idea che nega la sua astratta universalità e si determina come natura.
c)la filosofia dello Spirito o scienza dell'Idea nel suo ritorno a sé dopo avere superato dialetticamente i primi due momenti riaffermandoli e fondendoli nello Spirito Assoluto
Rino Busacca
Insegnante presso l'Istituto G. Lombardo Radice di Catania.
Fonte: http://www.lombardoradicect.it/rinoparlante/pensiero-hegeliano.doc
Sito web da visitare: http://www.lombardoradicect.it
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