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La legge che definisce la forza magnetica che si esercita su una carica puntiforme q in movimento in un campo magnetico è stata ottenuta per mezzo di una generalizzazione dei dati sperimentali. Questa legge è espressa dalla formula:
(1)
dove il vettore B non dipende né dal valore della carica q né dal suo movimento. Esso caratterizza soltanto il campo magnetico nel quale si muove la carica q. Questo vettore è l’induzione magnetica. La forza magnetica è perpendicolare al vettore velocità v della particella e al vettore intensità B del campo magnetico, ed il suo valore è proporzionale al seno dell’angolo formato da questi vettori. Nei casi in cui B e v sono collineari, la forza magnetica si annulla. La formula (1) è valida non soltanto per i campi magnetici costanti ma anche per i campi variabili, qualunque sia la velocità v.
Notiamo in particolare che il campo magnetico non esercita nessuna azione sulle cariche elettriche immobili, il che costituisce una differenza sostanziale fra campo magnetico e campo elettrico. La carica nello stato di quiete serve da indicatore del campo elettrico e la carica mobile è l’indicatore del campo magnetico.
La formula (1) suggerisce un metodo di principio per la misurazione del campo magnetico B, consistente nel determinare la forza che si esercita su una carica in movimento. E’ necessario per prima cosa assicurarsi, per mezzo di una carica immobile, che non vi sia campo elettrico. Si determina poi la direzione della velocità v per la quale la forza si annulla, il che avviene quando la velocità v è parallela o antiparallela al vettore . Si sarà determinata così, a meno del segno, la direzione del campo magnetico B. Infine resta da determinare la forza che si esercita su una carica che si sposta con velocità perpendicolare al vettore B. E’, evidentemente,
Moltiplicando vettorialmente questa relazione per ed osservando che si ottiene
(2)
Questa formula definisce univocamente tanto il modulo quanto la direzione del vettore B. Che la grandezza B sia un vettore (più esattamente uno pseudovettore) risulta direttamente dalla formula (2) che rappresenta questa grandezza sotto forma di prodotto vettoriale dei vettori polari
Questa forza si chiama forza di Lorentz..
Nell’approssimazione non relativistica la forza F, come tutte le altre forze, non dipende dalla scelta del sistema di riferimento (inerziale). Tuttavia il secondo termine della somma (3) cambia durante il passaggio da un sistema di riferimento ad un altro. Per conseguenza il primo termine qE deve cambiare anch’esso. Quindi, la decomposizione della forza totale F in forza elettrica e in forza magnetica dipende dalla scelta del sistema di riferimento. Questa decomposizione è priva di senso se non è indicato il sistema di riferimento utilizzato.
Questa formula resta valida anche nel caso generale in cui la corrente passa attraverso un filo infinitamente sottile, di sezione trasversale S. Prendiamo un segmento del filo di lunghezza infinitesima dl e calcoliamo la forza dF alla quale esso è sottoposto. Se dV=Sdl è il volume di questo segmento del filo, si ha jdV=jSdl, ossia
il senso del vetore dl coincide qui con quello della corrente. Il vettore jdV è detto elemento di corrente volumetrico ed il vettoreelemento di corrente lineare. Dalle relazioni (4) e (5)si ricava
(6)
La formula (6) che definisce la forza che si esercita in un campo magnetico su un elemento di corrente lineare è stata stabilita da Ampère ed è nota come legge di Ampére. Per ottenere la forza che si esercita su un filo di lunghezza finita è sufficiente integrare la (6) su tutta la lunghezza del filo
La ruota di Barlow (1776-1862). Questo apparecchio dimostrativo si compone di un disco di rame montato su un asse orizzontale attorno al quale può ruotare (vedi figura). Il bordo inferiore del disco è immerso in una vaschetta riempita di mercurio. L’asse del disco e la vaschetta sono collegati ad una sorgente elettrica. Si pone il disco tra i poli di un magnete perpendicolarmente al campo magnetico. Quando si applica una tensione continua, una corrente radiale scorre attraverso il disco e le forze di Ampère applicate al disco lo mettono in rotazione. Quando il senso della corrente si inverte, il senso di rotazione del disco si inverte.
Questi esperimenti dimostrano che i magneti esercitano un’azione sulla corrente elettrica. Anche le correnti esercitano un’azione sui magneti. Un esempio ne è dato dal celebre esperimento di Oersted (1777-1851). Oersted dispose al di sopra di un ago magnetico un filo rettilineo parallelo all’ago. Questo poteva ruotare liberamente attorno ad un asse verticale. Quando si faceva passare una corrente elettrica nel filo, l’ago veniva deviato e si disponeva in una posizione perpendicolare al filo. Quando si invertiva il senso della corrente, l’ago ruotava di 180°. Si osservano i medesimi effetti quando si disponeva il filo elettrico al di sotto dell’ago magnetico. L’esperimento di Oersted, realizzato nel 1820, permise per la prima volta di stabilire un legame tra i fenomeni elettrici e quelli magnetici.
dove r è il raggio vettore condotto dalla carica q al punto di osservazione. Il campo elettrico di una carica immobile della stessa grandezza q e nello stesso punto di osservazione è determinato dall’espressione
Quindi
ossia
dove è il raggio vettore condotto dalla prima carica alla seconda. Questo campo esercita sulla carica q(2) una forza
(d)
Analogamente, la carica q(2) esercita sulla carica q(1) una forza
dove il raggio vettore è orientato dalla carica 2 verso la carica 1.
Se le velocità v(1) e v(2) sono parallele, equiverse e perpendicolari al vettore , le forze saranno forze di attrazione reciproca se le cariche sono dello stesso segno, e forze di repulsione se sono di segni opposti. Il modulo di queste forze è determinato dalla formula
Nel caso particolare in cui le velocità delle cariche sono uguali risulta
Se le forze sono antiparallele, nelle medesime condizione due cariche dello stesso segno si respingeranno e cariche di segni contrari si attireranno.
Nel caso generale le forze di interazione magnetica non soddisfano al principio di uguaglianza dell’azione e reazione. Le violazioni di questo principio sono particolarmente evidenti quando le velocità v(1) e v(2) sono perpendicolari, e la velocità v(2) è diretta lungo il vettore.
In questo caso e per conseguenza , mentre come si vede nella figura . Ma abbiamo già notato più volte che nel caso di interazioni che avvengono tramite campi, il principio di uguaglianza dell’azione e della reazione non è necessariamente rispettato.
Analogamente per un elemento lineare di corrente
Queste relazioni esprimono la legge nota come legge di Biot (1774-1862) e Savart (1791-1841). Il campo totale si ottiene integrando le espressioni (h) e (i) su tutte le correnti
Le due espressioni sono valide solo per le correnti continue. Ma le correnti continue sono sempre delle correnti chiuse. Nessuna delle grandezze osservate subirebbe modifiche se si aggiungesse al secondo membro della formula (i) un termine arbitrario il cui integrale si annulli su un qualunque contorno chiuso. Perciò nel quadro della teoria delle correnti continue la legge elementare di Biot-Savart è in via di principio sperimentalmente incontrollabile, perché è impossibile isolare singoli elementi di correnti continue al fine di sottoporli agli esperimenti. La legge di Biot-Savart espressa in forma integrale è invece sperimentalmente controllabile. Per questa ragione la nostra esposizione della teoria del campo magnetico delle correnti continue si basa sulla legge che determina il campo magnetico di una carica in movimento e non sulla legge elementare di Biot-Savart come è generalmente in uso. In via di principio il campo creato da una carica in movimento può sempre essere misurato, sebbene praticamente ciò sia un esperimento assai arduo. La verifica sperimentale del fatto che le cariche macroscopiche mobili creano campi magnetici richiese sforzi notevoli. Per la prima volta vi riuscì nel 1871 Rowland (1848-1901), che lavorava nel laboratorio di Helmholtz (1821-1894).
Fonte: http://www.liceocopernico.gov.it/oldcop/docenti/matfis/filesharing/downloader.php?id=19&ccr=true
Sito web da visitare: http://www.liceocopernico.gov.it
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