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INTRODUZIONE
L'Asia è il più esteso continente della Terra. Includendo le acque interne, l'Asia ha una superficie di circa 44.471.592 km2: rappresenta quindi un terzo delle terre emerse di tutto il pianeta. I tre quinti della popolazione mondiale vivono in Asia; nei primi anni Novanta il continente contava oltre 3,4 miliardi di abitanti.
Situata quasi interamente nell'emisfero boreale, l'Asia è delimitata a nord dal Mar Glaciale Artico, a est dallo stretto di Bering e dall'oceano Pacifico, a sud dall'oceano Indiano e a sud-ovest dal Mar Rosso e dal mar Mediterraneo. A ovest il confine convenzionale fra Europa e Asia è costituito dai monti Urali, che strutturalmente costituiscono l'elemento di saldatura con l'Europa: in realtà non c'è soluzione di continuità tra Europa e Asia, e ciò giustifica il termine Eurasia, che si dà al grande insieme continentale. Dall'estremità meridionale della catena degli Urali il confine è segnato in direzione sud dal fiume Ural fino al mar Caspio, e quindi prosegue in direzione ovest con i monti del Caucaso fino al Mar Nero.
La terraferma continentale si estende in senso nord-sud da capo Èeljuskin, in Siberia, fino all'estremità meridionale della penisola malese. L'estrema punta occidentale è capo Baba, nella Turchia nordoccidentale, mentre l'estremità orientale è costituita da capo Dežnëv, nella Siberia nordorientale. L'ampiezza massima del continente da est a ovest è di circa 8500 km. In Asia si trovano sia la massima depressione sia la massima altitudine della superficie terrestre: la prima è costituita dal litorale del mar Morto, che si trova a 395 m sotto il livello del mare, mentre la seconda è il monte Everest, che raggiunge gli 8848 m sopra il livello del mare.
La parte sudorientale del continente è frammentata in un vasto insieme di arcipelaghi, che comprendono anche alcune grandi isole, come Sumatra, Giava, Celebes (Sulawesi) e Borneo, oltre alla Nuova Guinea, che sta a cavallo tra Asia e Australasia. Altri gruppi insulari sono situati a nord-est, dove si trovano Taiwan, le isole del Giappone e Sahalin. Lo Sri Lanka e i gruppi di isole più piccole, quali le Maldive, le Andamane e le Nicobare, sono situate nell'oceano Indiano.
A causa della sua vasta dimensione e della varietà delle sue condizioni geografiche e storico-politiche, l'Asia può essere convenzionalmente suddivisa in alcune grandi regioni: la vasta area continentale posta a nord del 50° parallelo, comprendente la Siberia; l'Asia centrale, dominio arido, estesa tra il mar Caspio e la Cina Occidentale; l'Asia orientale, comprendente Cina, Tibet, Mongolia, Corea del Nord e del Sud e Giappone; il Sud-Est asiatico, esteso su Myanmar, Thailandia, Cambogia, Laos, Vietnam, Malaysia, Singapore, Repubblica dell'Indonesia, Brunei e Filippine; l'Asia meridionale, comprendente India, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka, Nepal e Bhutan; infine, l'Asia sudoccidentale, comprendente l'altopiano iranico (Iran e Afghanistan) e i paesi della regione nota comunemente con il nome di Medio Oriente arabo-islamico: Iraq, Turchia, Siria, Libano, Israele, Giordania, Kuwait e Arabia Saudita, con gli altri stati della penisola arabica.
Da un punto di vista culturale il continente può essere suddiviso in alcune vaste aree: l'Asia orientale, che accoglie i popoli di cultura cinese e che ha influenzato anche i paesi del Sud-Est; l'Asia centrale dominata dai popoli di cultura turca (o turanica) e, a sud, da quelli di cultura indiana; il Sud-Ovest dominato dalle culture iraniche e arabe unificate dall'Islam; infine, la fascia siberiana dove le culture arcaiche dei cacciatori hanno subito l'influsso slavo dei russi.
TERRITORIO
Fisicamente l'Asia è strutturata in modo complesso. Tutta la sua sezione settentrionale è rigida, piatta, unitaria e presenta una successione di altipiani, di depressioni e di antiche catene montuose, di monotone superfici. La sezione meridionale è più movimentata, frammentata in blocchi peninsulari ed è separata da quella settentrionale da fasci di catene montuose che iniziano nell'Asia Minore e proseguono verso est sino a includere il Karakoram e l'Himalaya, vertici del gigantesco sistema di rilievi che attraversa il continente. Verso est i rilievi si attenuano, si spengono nelle vaste, stabili e uniformi superfici della regione cinese. La parte sudorientale del continente infine esprime una condizione di instabilità, di giovinezza geologica: l'immagine tipica è quella dei vulcani che si elevano sopra il mare.
Storia geologica
Secondo la teoria della tettonica a zolle, la crosta superficiale della Terra è costituita da alcune vaste placche continentali oltre che da placche oceaniche, in lento ma costante movimento. La più grande è la placca continentale eurasiatica, in gran parte formata da alcune fra le rocce più antiche della Terra, risalenti al Precambriano (da 4,65 miliardi a 570 milioni di anni or sono) e oggi affioranti nella piattaforma dell'Angara, nella Siberia orientale, in gran parte della penisola arabica e in India, a sud della piana indogangetica.
Durante il Paleozoico e il Mesozoico (da 570 a 65 milioni di anni or sono), un vasto mare, che i geologi hanno chiamato Tetide, ricopriva gran parte delle regioni interne dell'Eurasia. Gli spessi sedimenti lasciati da questo mare col passar del tempo si sono trasformati in formazioni metamorfiche. All'incirca 30 milioni di anni or sono, il subcontinente indiano, che si era staccato dall'Africa sudorientale andando alla deriva in direzione nord-est, esercitò una pressione sulla placca continentale euroasiatica, creando una grande depressione in seguito colmata da sedimenti che formarono la piana indogangetica. Successivamente le stesse spinte provocarono il corrugamento degli strati depositati negli abissi della Tetide; in tal modo si ebbe la formazione delle catene che attraversano l'intero continente da est a ovest e che culminano nell'Himalaya e nel Karakoram.
I sistemi montuosi che dominano la sezione meridionale del continente sono di origine terziaria e contrastano dal punto di vista geologico con le superfici che stanno a nord, formate da zolle antiche e da morfologie tabulari (anche se non mancano i rilievi). Le superfici che stanno a sud sono formate da penisole, arcipelaghi e morfologie tormentate (frequente è il vulcanismo).
Diverse Asie quindi, una stabile, rigida, piatta, dai grandi orizzonti, a nord, una fascia di territori montuosi, e una giovane, articolata, peninsulare a sud. In questa, tuttavia, la sezione che forma la penisola indiana è costituita da un antico frammento continentale (si parla infatti di subcontinente indiano). Ciò vale anche per la penisola arabica, mentre l'arcipelago indonesiano è una terra ancora in formazione, come rivela la frammentazione insulare degli arcipelaghi oltre che l'attività vulcanica e l'instabilità tettonica dell'intero Sud-Est asiatico.
Nell'Asia orientale la forza che ha dato forma ai lineamenti continentali è stata l'urto della placca pacifica, in moto verso occidente, contro la placca continentale euroasiatica. Il Giappone, Taiwan, le isole Curili, le isole Ryukyu e le Filippine sono il prodotto di queste spinte. Nel Sud-Est asiatico la situazione è complicata dai reciproci movimenti delle placche oceaniche pacifica e indiana, e tali movimenti contribuiscono a spiegare l'orientamento meridiano dei rilievi del Sud-Est asiatico e l'attività vulcanica che caratterizza l'arcipelago dell'Indonesia.
Regioni naturali
La struttura fisica dell'Asia, con il suo sistema di catene montuose, sembra imperniata sul nodo orografico del Pamir, una sorta di altopiano (ma è più esatto parlare di acrocoro, in quanto formato da un insieme di rilievi elevati, di altitudine superiore ai 6000 m), conosciuto come il "Tetto del Mondo", situato là dove convergono i confini di India, Cina, Tagikistan, Pakistan e Afghanistan. Dal Pamir si diparte a forma di spirale in direzione ovest l'Hindukush, con le sue propaggini che attraversano l'Afghanistan e l'Iran settentrionale, tra cui la catena dei monti Elburz.
Più a ovest ancora s'innalzano le catene del Caucaso, fra il mar Caspio e il Mar Nero, e i monti del Ponto, che costeggiano la sponda meridionale del Mar Nero, in Turchia. Verso sud-est si dipartono dal Pamir le catene del Karakoram e dell'Himalaya, accostate a nord e a sud da catene montuose parallele più basse ma pur sempre molto elevate. L'insieme di queste catene forma un imponente arco orientato da est a ovest, lungo circa 2500 km, in cui spiccano alcune cime (una decina) di altitudine superiore agli 8000 m.
Verso est si diparte dal Pamir la catena dei Kunlun Shan e una sua diramazione montuosa, gli Altun Shan. Questa linea di rilievi continua ulteriormente verso est, seppure ad altitudini meno elevate, con i monti Nan Ling e i Qin Ling, che costituiscono il principale spartiacque climatico fra Cina settentrionale e meridionale. Tra il sistema himalayano e la catena dei Kunlun si trova l'altopiano tibetano, situato ad altitudini medie che vanno da 3660 a 4570 m.
A nord-est del Pamir si dipartono infine i grandi rilievi montuosi del Tian Shan, con cime che s'innalzano oltre i 6000 m ma che digradano verso gli altipiani della Mongolia Esterna. A nord-est del Tian Shan si elevano i monti Altaj, che orlano la Mongolia e, più oltre, i monti Saiani, Jablonovy e Stanovoj, nella Siberia orientale, rilievi questi che restano estranei alle catene di origine recente del sistema Pamir-Himalaya.
Diverse importanti depressioni strutturali sono situate a nord del nucleo centrale di montagne. Fra i Tian Shan e i monti Altaj, si trova, in territorio cinese, la depressione della Zungaria. A sud di questa, fra i Tian Shan e i rilievi del Karakoram e dei Kunlun, si estende il bacino del Tarim, occupato da uno dei maggiori deserti dell'Asia, il Taklimakan. Infine, tra i monti del Kunlun e gli Altun Shan, si apre la profonda depressione di Tsaidam.
Anche i tipi di suolo sono estremamente vari. La Siberia è ricoperta dai suoli acidi caratteristici della tundra e della taiga; vi domina il permafrost (o permagelo), il suolo caratteristico delle alte latitudini, che rimane ghiacciato per tutti i mesi dell'anno. Questi suoli trapassano verso sud nelle terre brune, nella steppa e nei suoli desertici compresi in una vasta fascia che si estende dalla Cina settentrionale al Mar Nero e all'Asia sudoccidentale. Le terre nere della steppa, fra le più fertili dell'Asia, si trovano nella Cina centrosettentrionale e nella Siberia sudoccidentale. Nell'Asia orientale e meridionale i suoli più adatti all'agricoltura sono quelli delle pianure alluvionali dei grandi fiumi, soprattutto l'Indo e il Gange. Questi suoli costituiscono gran parte dei terreni agricoli a sfruttamento intensivo dell'Asia. Nelle regioni di latitudine inferiore si trovano suoli tropicali maturi, in generale di non elevata fertilità.
Idrografia
I monti e gli altipiani nel cuore dell'Asia possono essere considerati come il mozzo di una colossale ruota i cui raggi sono costituiti dai grandi fiumi che vi si dipartono in tutte le direzioni. Sette di questi corsi d'acqua sono fra i dodici fiumi più lunghi del mondo. A nord, dai margini settentrionali e dalle propaggini nordorientali del cuore montuoso del continente, scorrono verso il Mar Glaciale Artico i fiumi Lena, Jenisej e Ob. Questi corsi d'acqua solcano vaste pianure alluvionali il cui suolo è costituito da permafrost. Dalle pendici dei Tian Shan e dello stesso Pamir scendono verso ovest diversi fiumi, quali l'Ili, il Syrdarja e l'Amudarja, che irrigano le aride pianure centrasiatiche e sfociano in mari interni, il lago Balhaš nel caso dell'Ili; il lago d'Aral nel caso degli altri due. Insieme allo Zeravšan e ai fiumi minori del Tibet settentrionale, della Cina orientale e della Mongolia meridionale, questi fiumi formano il più grande bacino idrografico endoreico dell'Asia, con una superficie di circa 10 milioni di km2.
Verso sud, sud-est ed est i grandi fiumi scorrono attraverso vasti bassopiani. Tra questi si ricordano l'Indo, il Gange, il Brahmaputra, il Salween, il Mekong, il Chang Jiang (Fiume Azzurro), lo Huang He (Fiume Giallo) e l'Amur, tutti alimentati da nevai e ghiacciai e con le sorgenti situate all'interno o ai margini dei grandi sistemi orografici del continente.
Clima
Il clima dell'Asia è vario, sia a causa della sua estensione latitudinale, sia per la diversità della sua esposizione ai mari e per il diverso grado di continentalità, sia infine a causa della sua morfologia, delle sue depressioni e delle sue alte catene montuose. Vi si verificano le condizioni estreme: si passa infatti dalla foresta pluviale equatoriale alla tundra artica. La parte settentrionale dell'Asia è perlopiù dominata dal movimento di masse d'aria continentali di tipo polare che si spostano dalla Siberia occidentale al Pacifico settentrionale. Gli inverni sono lunghi e rigidi, le estati brevi e fresche, mentre le precipitazioni annue sono esigue. Un clima analogo è caratteristico dell'altopiano del Tibet e di altri altipiani.
Le regioni interne presentano climi tipici dei deserti di media latitudine o delle zone semidesertiche, con inverni rigidi ed estati caldo-torride; la piovosità media annua è inferiore a 230 mm. Le regioni a clima arido attraversano per intero il continente, a partire dalla Mongolia sino alla penisola arabica: rappresentano un po' il cuore del continente, un cuore morto però (un Dead Heart, come dicono certi geografi), popolato di nomadi.
I margini orientali e meridionali del continente sono invece caratterizzati da flussi d'aria monsonica, che soffiano dalle zone interne continentali, aride e fredde, verso sud-est nei mesi invernali e in direzione opposta, cioè dal mare, apportando umidità e aria calda, nei mesi estivi. Il regime monsonico interessa, nella sua duplice influenza, la parte esterna, meridionale, del continente, le cui regioni periferiche (dall'India alla Cina meridionale) presentano inverni freschi oppure freddi e secchi, mentre le estati sono caldo-umide, con una forte concentrazione delle precipitazioni nei mesi estivi.
Nelle zone più meridionali, più prossime alla fascia equatoriale (come in Indonesia) la piovosità tende a distribuirsi uniformemente per tutto l'anno. Nelle aree meglio esposte al soffio dei venti provenienti da sud, come sui versanti meridionali dell'Himalaya, oltre che nelle montagne del Vietnam, della Malaysia e di parti dell'India meridionale, l'apporto del monsone marittimo si fa sentire in modi eccezionali, tanto che qui si registrano le massime piovosità dell'Asia (il primato è registrato a Chittagong, in Bangladesh, dove cadono sino a 11.000 mm di pioggia all'anno). Le aree costiere dell'Asia orientale sono soggette invece a tifoni devastanti che traggono origine dal Pacifico occidentale e dal Mar Cinese meridionale.
L'Asia sudoccidentale presenta un diverso regime climatico, estraneo generalmente agli influssi marittimi, a causa dei movimenti particolari dei monsoni che si muovono dall'oceano Indiano e che giungono soltanto a lambire marginalmente la regione. Si hanno pochi apporti umidi anche da ovest. La piovosità media annua è quindi bassa e il clima prevalente è quello arido e semiarido dei deserti o delle steppe. Questo regime climatico si estende dalla pianura dell'Indo, a est, sino alle sponde mediterranee, a ovest.
Flora
In Asia la vegetazione è estremamente varia, così come sono vari i suoli e i climi. Gli areali dominati da specie vegetali proprie sono numerosi; e alcuni di essi sono stati il teatro dell'affermazione dell'agricoltura, a cui si devono estese modificazioni dell'ambiente naturale degli stessi areali. Tra i grandi domini vegetali uno dei più vasti è quello della fascia più settentrionale del continente, in Siberia, dove predomina la vegetazione della tundra (prevalentemente muschi e licheni), e quello immediatamente a sud della taiga (costituita da foreste di conifere, con larici, pini e abeti). Seguono ancora più a sud le vaste regioni delle praterie, orientate da est a ovest, che sfumano nelle aree più interne del continente nella fascia arida, dove allignano solo radi arbusti di tamerici o ciuffi di graminacee, come nei bacini endoreici che formano il cuore orografico dell'Asia e nelle zone adiacenti, nonché di gran parte del Sud-Ovest; qui però la vegetazione del deserto e delle oasi assume caratteri tropicali (ad esempio vi compare la palma, che manca nei deserti posti più a nord).
Nell'Asia meridionale, in quella orientale e nel Sud-Est asiatico, investiti dagli influssi equatoriali, prevale, alle latitudini inferiori, caratterizzate da forti precipitazioni lungo l'arco dell'anno, la foresta pluviale equatoriale. È una foresta lussureggiante che si contraddistingue per le numerose specie arboree preziose, come il teak, l'albero del pane, numerose varietà di bambù e palme.
Più a nord dell'equatore si trova una foresta tropicale meno fitta, condizionata dal clima a regime monsonico, che nelle zone con una prolungata siccità invernale assume i caratteri della savana, più o meno rada, come negli altipiani del Deccan; la foresta lussureggiante ricompare invece nei versanti meridionali dell'Himalaya, in una fascia compresa tra i 1500 e i 2500 m, oltre la quale si hanno associazioni vegetali di ambiente temperato e montano. La foresta subtropicale sempreverde ricompare con caratteri particolari (ad esempio, il dominio delle lauracee, delle piante a foglie spesse), come nella Cina meridionale e in Giappone. Alle medie latitudini predominano le foreste miste di piante decidue e conifere.
Fauna
Le specie faunistiche dell'Asia sono varie quanto i climi, i suoli e la vegetazione. Nelle regioni settentrionali vivono in gran numero animali da pelliccia (orso bruno, lontra, lince, zibellino, ermellino e lupo) e uccelli migratori diversi. Nella steppa e nelle regioni semiaride vivono l'antilope e diverse specie di roditori, quali la lepre e il topo di campagna. Pesci d'acqua dolce sono presenti dovunque nel continente; il lago Bajkal è famoso per la sua fauna caratteristica, sebbene il grave inquinamento industriale, avvenuto in tempi recenti, minacci la sopravvivenza di molte specie. Le pecore e le capre selvatiche pascolano sugli altipiani, mentre nel Tibet vive lo yak, un bovide d'alta quota.
La vita animale è più limitata nelle torride regioni desertiche dell'Asia sudoccidentale, dove il più famoso animale indigeno, il leone asiatico, è ormai prossimo all'estinzione; in queste regioni, comunque, si trovano comunemente sciacalli e iene. La fauna selvatica delle regioni umide dell'Asia orientale e sudorientale si va via via impoverendo, in parte a causa delle attività venatorie e in parte per il generale degrado dell'habitat naturale, sempre più condizionato dalle attività umane. Nelle aree meridionali la scimmia è assai frequente, mentre la tigre indiana ancora sopravvive, seppure in un numero di esemplari assai esiguo, che fa temere una sua prossima estinzione, nell'Asia meridionale e nel Sud-Est asiatico.
L'avifauna e i rettili abbondano; varie specie di coccodrillo sono ampiamente distribuite sul territorio. Nel Sud-Est asiatico sono diffuse alcune scimmie come il gibbone e pochi esemplari di oranghi. Molte specie di cervo e di antilope vivono in aree meno densamente popolate come il Borneo, dove si trovano in gran numero scoiattoli volanti e ratti arboricoli (genere Capromyss e Plagiodon). Fra gli animali di eccezionale interesse si annoverano il raro rinoceronte del Sud-Est asiatico, l'elefante indiano, il tapiro, il formichiere e il bufalo selvatico dell'India e del Sud-Est asiatico, il panda che vive nelle foreste di bambù della Cina sudorientale.
POPOLAZIONE
La popolazione dell'Asia è caratterizzata da una grande varietà di tipi umani, di condizioni culturali e demografiche. L'Asia meridionale e orientale presentano le maggiori densità, non solo del continente ma anche del pianeta. Le regioni settentrionali e interne, al contrario, presentano valori estremamente bassi: la Mongolia, ad esempio, con meno di due abitanti per chilometro quadrato, detiene il primato della densità più bassa del mondo. Nelle regioni aride dell'interno gli abitanti vivono perlopiù nelle oasi fluviali, come quella di Taškent. In Siberia gli insediamenti sono situati nelle zone minerarie e soprattutto lungo la ferrovia Transiberiana e le sue diramazioni.
Nell'Asia orientale, nel Sud-Est asiatico e in gran parte dell'Asia meridionale la popolazione si affolla lungo i corsi fluviali, dove la densità può superare i 4000 abitanti per km2. Singapore è il paese più densamente popolato del mondo, con una media di oltre 4400 abitanti per km2. In Cina il 90% della popolazione (oltre un miliardo di abitanti) si concentra in un terzo del territorio del paese, nelle regioni orientali. Anche in Giappone, paese altamente industrializzato, gran parte della popolazione vive in ristrette zone costiere, dove si trovano le città più grandi.
Etnologia e lingue
I popoli mongolidi predominano nell'Asia orientale e nel Sud-Est asiatico continentale, mentre i malesi prevalgono negli arcipelaghi di quest'ultima regione. Nell'Asia meridionale circa due terzi della popolazione sono costituiti da razze caucasoidi, simili ai popoli del Medio Oriente: le etnie caucasoidi sono predominanti anche nell'Asia sudoccidentale e in gran parte dell'Asia centrale. L'India meridionale è dominio dei popoli dalla pelle scura di lingua dravidica, ai quali si sono sovrapposti i popoli di origine centroasiatica (indo-ari), che nella loro diaspora hanno raggiunto, verso est, anche l'Europa. I popoli mongolidi vivono nella regione himalayana e tibetana e giungono, attraverso la Mongolia, sino alla Siberia orientale. In tutta la fascia siberiana, le popolazioni originarie rappresentanti culture arcaiche, sono state sopraffatte di recente dalla sovrapposizione di genti russe, di origini europee.
La cultura cinese e le culture che, pur esprimendosi con propri idiomi, ne sono state influenzate sono tipiche dell'Asia orientale; esse sono rappresentate dai popoli cinese, tibetano, mongolo, coreano e giapponese. Il Sud-Est asiatico è molto diversificato, ma la sua parte peninsulare e gli arcipelaghi sono di cultura malese. Le regioni continentali del Sud-Est asiatico sono abitate da birmani, thai, vietnamiti e khmer, oltre che da numerosi altri gruppi etnici. Nell'Asia meridionale i popoli del nord parlano una varietà di hindi imparentato con le lingue indoeuropee; ma nel sud hanno maggior rilievo le lingue dravidiche delle popolazioni autoctone della penisola indiana. Nell'Asia sudoccidentale le lingue principali, che si identificano con i gruppi etnici, sono il persiano (farsi), l'arabo, il turco e l'ebraico. Le lingue altaiche sono diffuse nell'Asia centrale e nella Cina occidentale, ma oggi il russo è la lingua dominante in Siberia.
Demografia
La popolazione del continente supera i 3,4 miliardi (1995). L'Asia orientale e il Sud-Est asiatico accolgono più della metà del totale. La densità media della popolazione è di 78 abitanti per km2, anche se questo è un valore non particolarmente significativo, poiché la popolazione è distribuita in modo fortemente ineguale.
La maggioranza della popolazione asiatica vive nelle campagne, ma negli ultimi decenni si è assistito a un rapido processo di urbanizzazione. La popolazione urbana è dominante in Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Singapore, Hong Kong, Giordania, Siria, Israele, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Kuwait e negli Emirati Arabi Uniti. Anche nell'Asia meridionale e nel Sud-Est asiatico si è avuto in epoche recenti un eccezionale sviluppo dell'urbanesimo: le maggiori città hanno assunto l'importanza attuale in conseguenza del dominio economico e politico europeo; fra queste metropoli si segnalano Karachi, Bombay, Colombo, Madras, Calcutta, Rangoon (Yangon), George Town (Pinang), Kuala Lumpur, Singapore, Giacarta, Surabaya, Manila, Ho Chi Minh (già Saigon), Phnom Penh e Hanoi. Bangkok non è sorta come un centro coloniale, ma è simile alle altre città per molti aspetti.
Anche in Cina molte delle maggiori città costiere furono fortemente influenzate dal contatto con gli europei. In Giappone oltre il 75% della popolazione vive attualmente in città. Nell'Asia sudoccidentale e centrale le antiche tradizioni urbane vennero consolidate dalla cultura islamica e sorsero così città quali Esfahan, Baghdad, Damasco, Gerusalemme e Istanbul. L'urbanizzazione recente si riflette in città quali Tel Aviv-Giaffa, Beirut, Ankara, Teheran. Ciò nonostante, in diversi paesi dell'Asia sudoccidentale e centrale la popolazione urbana rappresenta una percentuale non prevalente del totale. In ogni caso l'Asia conta oltre la metà della popolazione urbana mondiale, e questo valore è destinato ad aumentare in futuro, poiché le città asiatiche stanno crescendo a un ritmo doppio rispetto a quello della popolazione in generale.
La crescita urbana è il risultato insieme di fenomeni migratori interni, che portano le popolazioni dalle campagne alle città, e dell'incremento demografico nella maggior parte dei paesi. Il tasso annuo di crescita demografica dell'intero continente è di circa l,8%, con valori massimi (2,5% e oltre) in paesi come la Siria, l'Iran, l'Iraq, il Laos, e valori medi (1,3%) in Cina e in India (1,9%). Numerosi paesi presentano tassi di crescita significativamente inferiori, fra cui il Giappone (0,3%), Taiwan e Singapore. Le previsioni demografiche indicano, per il prossimo futuro, un ulteriore incremento della popolazione in Asia, nonostante il calo dei tassi di crescita in Cina, nelle Filippine e in India.
Religione
L'Asia è la culla di tutte le religioni del mondo e in particolare delle grandi religioni monoteiste. Ebraismo, cristianesimo e Islam ebbero origine nell'Asia sudoccidentale; buddismo e induismo in India; il confucianesimo e il taoismo in Cina. Per quanto grande sia stato il suo influsso storico, sia diretto sia indiretto, il cristianesimo è oggi diffuso nelle Filippine e in Corea del Sud e poco praticato altrove. Il buddismo è una religione minoritaria nel suo paese d'origine, l'India, ma è diffuso, in forme abbastanza differenti, nelle regioni interne dell'Asia e nel Sud-Est asiatico, dove è la religione principale (nella forma Theravada) in Myanmar, Thailandia, Cambogia e Laos.
Il buddismo Mahayana è praticato in modo significativo in Giappone, Vietnam e Cina. L'Islam è la religione dominante nell'Asia sudoccidentale e centrale; ha grande rilievo nell'Asia meridionale, dove sia il Pakistan sia il Bangladesh sono paesi prevalentemente musulmani. Anche in Indonesia la stragrande maggioranza della popolazione è musulmana. Diverse città dell'Asia sudoccidentale sono importanti mete di pellegrinaggi religiosi, e fra esse le più eminenti sono La Mecca, Medina e Gerusalemme.
ECONOMIA
La maggioranza della popolazione del continente è occupata nell'agricoltura, ma l'attività agricola, praticata ancora spesso con metodi tradizionali, è caratterizzata da una produzione quantitativamente scarsa oltre che da una bassa produttività del lavoro. Solo una minoranza è impiegata in attività industriali, e spesso i centri urbani, con le loro industrie, non sono ben integrati sotto il profilo economico con il settore agricolo. I sistemi di trasporto, sia all'interno dei singoli paesi sia fra gli stati, sono ancora scarsamente sviluppati in molte aree, anche se recentemente sono notevolmente migliorati rispetto al passato.
Vi sono però alcuni paesi asiatici che costituiscono delle eccezioni rispetto alla tendenza generale, e che hanno oggi un settore industriale particolarmente sviluppato. Il Giappone, la cui storia economica rappresenta un fatto unico in Asia, ha modernizzato con successo la propria economia, già a partire dalla fine del XIX secolo; diverso e più recente lo sviluppo di Israele, Taiwan, Corea del Sud, Singapore, Hong Kong e, in misura minore, Indonesia, Malaysia, Thailandia, Turchia e degli stati produttori di petrolio della penisola arabica. In generale, queste economie hanno registrato negli ultimi decenni tassi di crescita di oltre il 5% annuo, ben superiori ai tassi di incremento demografico. Ma, nonostante i risultati positivi ottenuti dagli stati ricchi di petrolio dell'Asia sudoccidentale, la distribuzione del reddito è rimasta concentrata in pochi paesi.
Un consistente sviluppo si è avuto anche in un paese come l'India, mentre la Repubblica Popolare Cinese, grazie agli investimenti esteri su larga scala, alla privatizzazione accelerata e all'industrializzazione, ha conseguito il primato fra i paesi asiatici sotto il profilo della crescita economica nei primi anni Novanta. All’inizio del decennio, infatti, l'economia cinese cresceva, secondo le stime effettuate, del 12%, a fronte di un reddito pro capite che restava a livelli relativamente modesti. Anche il Vietnam e il Laos, due fra i paesi asiatici più poveri, stanno imboccando la via di una crescita economica significativa e attirano cospicui investimenti dall'estero. Le spinte in senso liberistico sono certamente all'origine dei successi recenti delle economie asiatiche, ma lo sono anche delle crisi come quelle che nella seconda metà degli anni Novanta hanno colpito paesi "miracolati" come la Corea del Sud e Taiwan. La Corea del Nord, ancora soggetta a un regime comunista di vetera impostazione, è il più povero dei paesi dell'area.
Agricoltura
La maggior parte delle terre dell'Asia è inadatta all'agricoltura e meno di un terzo dei suoli viene coltivato. Le aree più produttive, però, consentono un assorbimento elevato di manodopera. In generale, l'unità produttiva di base è il villaggio tradizionale anziché la fattoria. Nell'Asia meridionale, nell'Asia orientale e nel Sud-Est l'agricoltura è praticata su piccoli appezzamenti nelle pianure alluvionali, ed è caratterizzata dall'eccesso di popolazione rurale su estensioni di terreno esigue, da una produzione perlopiù di sussistenza, da una conduzione basata sull'elevato numero di fittavoli, dalla forte dipendenza dalle colture cerealicole o destinate all'alimentazione, dal persistere di tecnologie premoderne.
Il riso è il prodotto più importante (e il cibo principale) dell'Asia meridionale, orientale e del Sud-Est, dove è coltivato con sistemi di coltura irrigui. Nell'Asia meridionale e nel Sud-Est asiatico la produzione è relativamente modesta, i sistemi di irrigazione hanno uno sviluppo irregolare e raramente si semina due volte all'anno. Tuttavia, in India e Pakistan, l'estensione dell'irrigazione e l'introduzione di varietà di semi altamente produttivi a partire dagli anni Settanta hanno contribuito ad aumentare e rendere stabile la produzione; oggi il Pakistan è un paese esportatore di riso. Il Giappone ha mostrato in quale straordinaria misura sia possibile aumentare i raccolti e la produzione di riso delle coltivazioni irrigue grazie all'introduzione di varietà molto produttive, all'oculato governo delle acque, all'uso di fertilizzanti e all'eliminazione del latifondismo a vantaggio di un sistema agricolo basato su piccole proprietà.
Nuove varietà altamente produttive di riso da destinare alle colture irrigue sono state distribuite in molte parti del Sud-Est asiatico, oltre che in India e Pakistan, a partire dagli anni Sessanta (la cosiddetta "rivoluzione verde"), e la produzione è aumentata, anche se non nella misura sperata. La quantità media di riso prodotto in India, Thailandia e Myanmar è soltanto un terzo di quella giapponese. In India, l'introduzione di varietà molto produttive di frumento, provenienti dal Messico, ha influito considerevolmente sui raccolti in certe aree; il frumento è al secondo posto per importanza fra le colture del paese.
Le proprietà su larga scala destinate alle produzioni commerciali che si trovano a latitudini inferiori sono in netto contrasto con la prevalente produzione di sussistenza delle aree circostanti. Queste proprietà forniscono redditizi prodotti destinati all'esportazione quali caucciù, olio di palma, cocco, tè, ananas e fibra di abacá (Musa textilis). Questi latifondi si costituirono nel periodo coloniale nell'Asia meridionale e nel Sud-Est asiatico e molti ancora ne sopravvivono, posseduti da stranieri e sotto il loro controllo. Gran parte dei prodotti agricoli destinati al mercato è coltivata anche nelle piccole proprietà in quantità notevoli.
L'agricoltura dell'Asia orientale si basa sulla risicoltura fino a circa 35° di latitudine nord in Cina e a 40° di latitudine nord negli altri paesi produttori. A paragone del Sud-Est asiatico, i raccolti sono assai abbondanti e si effettuano comunemente due volte l'anno, il sistema irriguo è ben gestito e l'apporto dei fertilizzanti è estremamente elevato, soprattutto in Giappone. A nord del fiume Huai He in Cina, dove il clima comincia ad essere meno piovoso, il riso lascia il posto al frumento e poi ai cereali tipici delle terre aride, quali il sorgo e il mais, tutti coltivati intensivamente secondo le caratteristiche proprie dell'agricoltura cinese. Sia a nord sia a sud della regione si allevano, dove possibile, maiali, pollame e pesce (in bacini artificiali), mentre soltanto in Giappone e Corea è comune l'allevamento dei bovini da carne e da latte.
Nelle regioni interne più aride dell'Asia, si coltivano cereali adatti a quei terreni, ma l'attività prevalente è la pastorizia; si allevano bovini, caprini, ovini ed equini. L'agricoltura irrigua tipica delle oasi si trova in località privilegiate dell'Asia centrale. La coltivazione di cereali adatti ai terreni aridi, la pastorizia nomade e le colture irrigue tipiche delle oasi sono caratteristiche anche dell'Asia sudoccidentale, ma i livelli di produttività sono perlopiù bassi.
Silvicoltura e pesca
L'industria del legno occupa un posto significativo in quasi tutti i paesi del Sud-Est asiatico, in particolare in Indonesia, Malaysia, Filippine e Thailandia (in quest'ultimo stato il teak è il prodotto più importante). La raccolta della legna e la coltivazione itinerante nelle zone boscose interfluviali sono attività di rilievo nel Sud-Est asiatico e nelle regioni umide più remote dell'Asia e della Cina meridionali. In India e in Cina, tuttavia, il manto boscoso originario è stato da molto tempo eliminato nelle aree a maggiore densità di popolazione. Notevole importanza ha l'industria del legno in Giappone, dove vaste aree di rimboschimento (soprattutto conifere) hanno rimpiazzato gran parte della vegetazione originaria. Le riserve di legname in Siberia sono enormi e finora sono state relativamente poco sfruttate, in parte a causa delle difficoltà dovute alla rigidità del clima e in parte per il fatto che la pianta predominante è il larice, meno attraente sotto il profilo commerciale di altre specie.
In Asia l'industria della pesca è un'attività estremamente importante. Il Giappone è al primo posto nel mondo in questo settore e la Cina non è molto lontana. L'attività ha notevole rilievo anche in Russia, Thailandia, Indonesia e Filippine, al pari della piscicoltura (allevamento del pesce in bacini artificiali), soprattutto in Cina. Benché nei paesi poveri la pesca sia per lo più associata al consumo domestico, un crescente risalto è stato dato all'esportazione di pesce essiccato, surgelato e in scatola.
Risorse minerarie
L'attività estrattiva è importante in gran parte dei paesi asiatici e alimenta l'esportazione. L'Asia è estremamente ricca di minerali e gran parte del continente – il Tibet, ad esempio – deve essere ancora esplorato sotto il profilo geologico. In Siberia, nella Cina settentrionale e nell'India nordorientale esistono enormi giacimenti di carbone, ma depositi di questo minerale sono presenti un po' dappertutto, seppure in quantità inferiori. Anche i giacimenti di petrolio e gas naturale sono distribuiti in tutto il continente, ma le maggiori concentrazioni si trovano lungo le coste del golfo Persico in alcune regioni indonesiane, nella Cina settentrionale e interna, lungo i litorali del mar Caspio e nei bassopiani della Siberia occidentale. Grandi riserve sono presenti al largo delle coste della Cina, dell'Indonesia, della Malaysia e dell'India occidentale.
I minerali metallici sono relativamente limitati nell'Asia sudoccidentale, fatta eccezione per la Turchia, che è uno dei principali produttori di cromo. Giacimenti di minerali metallici di vario genere sono distribuiti un po' ovunque; Cina e Siberia ne sono particolarmente ben provviste. Malaysia, Thailandia e Indonesia sono estremamente ricche di stagno, mentre l'India abbonda di minerali ferrosi e di manganese. Fra gli altri minerali importanti del continente si annoverano: oro, argento, uranio, rame, piombo e zinco; in Siberia si trovano alcuni tipi di pietre preziose, in particolare diamanti, che sono presenti, insieme a zaffiri e rubini, anche nell'Asia meridionale e nel Sud-Est asiatico.
Industria
Questo settore in generale è relativamente poco sviluppato, fatta eccezione per il Giappone. Al secondo posto nell'economia mondiale, il Giappone presenta un'industria estremamente diversificata, che occupa circa il 25% della forza lavoro del paese. A parte il Giappone, i principali paesi industriali in Asia sono la Cina, l'India e le cosiddette "tigri asiatiche": Taiwan, Hong Kong, Singapore e Corea del Sud. In Cina l'industria era un tempo concentrata nelle regioni nordorientali (in Manciuria), nei porti di Shanghai, Tianjin, Tsingtao e Wuhan e in alcune province interne ricche di materie prime. Oggi crescenti investimenti prendono la via delle province meridionali. La produzione di acciaio della Cina è paragonabile a quella della Gran Bretagna, ma il prodotto pro capite rimane pur sempre basso. In India le attività industriali sono fortemente concentrate a Calcutta e nelle zone circostanti, nell'area di Bombay, al centro della penisola e in numerose città di altre aree ricche di risorse. In Siberia le attività industriali si raccolgono in prossimità dei monti Urali, vicino alle principali aree urbane lungo la Transiberiana, ad esempio a Novosibirsk, e intorno a centri isolati dell'estremo oriente russo. Oggi l'India è un'importante potenza industriale, ma in questo settore è occupato soltanto il 10% della popolazione attiva, mentre in Cina è addetto all'industria il 15% della forza lavoro.
A partire dagli anni Sessanta l'industria si è rapidamente sviluppata a Singapore, a Taiwan, in Corea del Sud e a Hong Kong, grazie anche a investimenti stranieri, rassicurati dai regimi politici favorevoli. Anche Thailandia, Malaysia, Indonesia e Filippine hanno conosciuto una grande crescita dell'industria. In altri paesi l'attività industriale tende a essere associata alla trasformazione dei prodotti agricoli locali, dei minerali e del legno; l'industria leggera è destinata ai mercati interni, mentre si montano in loco macchine e veicoli importati da altri paesi. La tendenza prevalente in molti paesi asiatici è quella di installare industrie di beni destinati all'esportazione, approfittando della forza lavoro relativamente a basso costo e localizzando le attività in zone dove sono applicati incentivi fiscali per invogliare gli investitori. Fra i settori industriali di prodotti destinati all'esportazione, particolare sviluppo hanno avuto quelli dell'elettronica e dell'abbigliamento in Corea del Sud e a Taiwan.
Energia
Benché la produzione complessiva di energia sia enormemente aumentata a partire dagli anni Sessanta, il consumo energetico pro capite resta estremamente basso in gran parte dei paesi asiatici; fra questi, i più sviluppati economicamente presentano consumi da modesti a elevati e comprendono le repubbliche dell'ex Unione Sovietica, Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Singapore, Hong Kong, Malaysia, Kuwait, Turchia, Israele e Arabia Saudita.
Le fonti energetiche in molte regioni dipendono dalle risorse locali, in particolare la legna da ardere. Nell'Asia sudoccidentale la principale fonte di energia è il petrolio. L'India ha un potenziale idroelettrico enorme e oltre la metà dell'elettricità prodotta nel subcontinente indiano proviene da centrali idroelettriche. Ciò nonostante, la maggior parte della domanda energetica nell'India rurale continua a essere soddisfatta con legna da ardere, carbone e altri materiali.
Nel Sud-Est asiatico la produzione petrolifera è cospicua in alcuni paesi (Indonesia e Brunei), ma l'energia idraulica e la legna da ardere sono le principali e più comuni fonti energetiche. Sia la Cina sia il Giappone hanno centrali idroelettriche di piccole dimensioni, che sono in grado di fornire energia ai piccoli centri nelle aree rurali. Secondo i dati noti, la Cina possiede circa 90.000 centrali idroelettriche in funzione (grazie ai corsi d'acqua, senza uso di bacini e dighe), soprattutto nelle province meridionali, oltre a una ventina di grandi centrali alle quali si aggiungeranno nel prossimo futuro le possenti centrali che deriveranno il loro potenziale idrico dagli sbarramenti in costruzione sul Chang Jiang. Tuttavia, in Cina il carbone resta ancor oggi la principale fonte energetica. In Giappone il petrolio è la maggiore fonte di energia e quasi tutti i prodotti petroliferi vengono importati. La Siberia presenta un enorme potenziale idroelettrico che solo di recente ha cominciato a essere sfruttato.
Trasporti
In gran parte dell'Asia i sistemi di trasporto sono scarsamente sviluppati. Non esiste una rete internazionale di trasporti via terra. Sono poche le ferrovie che attraversano i confini internazionali e, quando ve ne sono, ad esempio fra la Cina e le repubbliche centrasiatiche, sono scarsamente utilizzate. Lo stesso vale per le strade e, nella maggior parte dei casi, per i fiumi navigabili; l'Amur, fra la Cina e la Russia, è l'unica eccezione. In Asia gran parte dei collegamenti internazionali avviene per mare o per via aerea. Tutti i principali porti asiatici sono collegati mediante navi di linea o mercantili.
Gli impianti portuali sono numerosi, ma pochi sono i porti che competono con quelli occidentali, eccetto quelli della Cina (Shanghai), dell'India (Bombay), del Giappone (Kobe, Chiba, Yokohama), di Hong Kong e di Singapore, che sono in grado di accogliere le navi mercantili più grandi. Singapore e Hong Kong sono centri particolarmente importanti per il deposito delle merci: a questi porti, infatti, provenienti dalle zone interne e trasportati da piccoli battelli giungono i carichi che saranno poi imbarcati per l'estero. Tutte le principali città sono collegate per via aerea. Tokyo è il più importante nodo aeroportuale dell'Asia, seguita da Bangkok in virtù della sua posizione di crocevia nel Sud-Est asiatico.
La rete di trasporti interni è generalmente limitata. Spesso gli insediamenti rurali sono scarsamente collegati fra loro e con i centri più grandi. Le autostrade sono in numero esiguo e le strade di campagna sono solitamente non asfaltate. Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Malaysia, Israele, Turchia e gran parte delle Filippine costituiscono le principali eccezioni. Se sono navigabili, i fiumi sono spesso le più importanti vie di comunicazione per gli scambi commerciali, ma non tutti i paesi ne sono provvisti. In Cina il Chang Jiang per molto tempo è stato un'importante via di comunicazione sulla direttrice est-ovest; il fiume è collegato mediante canali alla pianura della Cina settentrionale. Nel Sud-Est asiatico i fiumi Mekong, Menam e Irrawaddy hanno tutti svolto una funzione di cucitura all'interno dei rispettivi territori nazionali. In India, invece, i corsi d'acqua non hanno mai avuto una grande importanza come vie di comunicazione.
Il principale mezzo di trasporto continentale è la ferrovia. Il Giappone dispone di una fitta rete ferroviaria. La Cina, le cui ferrovie sono al sesto posto nel mondo quanto a lunghezza, intorno alla metà degli anni Settanta aveva collegato tutti i suoi più importanti centri industriali e i capoluoghi di provincia mediante una vasta rete ferroviaria. Oggi sono in corso di esecuzione o di progettazione importanti ampliamenti della rete, tra cui l'allacciamento con le ferrovie dell'Asia centrale ex sovietica, secondo un progetto avviato già alla metà del secolo. Anche la Corea e Taiwan dispongono di un buon servizio ferroviario. I paesi del Sud-Est asiatico, a eccezione della Thailandia e della Malaysia, e quelli dell'Asia sudoccidentale dispongono di linee ferroviarie brevi e spesso interrotte. Nell'Asia meridionale il sistema ferroviario integrato, in origine costruito dagli inglesi, è stato suddiviso a causa della separazione politica dell'India dal Pakistan e dal Bangladesh. Le ferrovie transcaspiana e turcosiberiana sono le linee più importanti nell'Asia interna, mentre la Transiberiana, con le sue diramazioni (ad esempio la linea Bajkal-Amur), costituisce il principale sistema di trasporto della Siberia russa, collegando l'estremo oriente asiatico con l'estremo oriente europeo.
Commercio
Nel complesso il continente asiatico svolge un ruolo importante nell'ambito del commercio mondiale. Una altissima percentuale degli scambi commerciali avviene con paesi di altri continenti. Si segnalano però importanti eccezioni: il flusso di petrolio fra golfo Persico e Giappone e quello, minore, fra Indonesia e Brunei; il commercio cinese con il Giappone e il Sud-Est asiatico; e, soprattutto, gli scambi di materie prime tra il Giappone e il Sud-Est asiatico. Il Giappone è ai primi posti nel mondo per volume di scambi internazionali, che però riguardano soltanto per un terzo i paesi asiatici.
Anche in Cina e in India il volume degli scambi con l'estero è notevole, ma soprattutto importante è quello con paesi di altri continenti. La Malaysia e l'Indonesia sono importanti esportatori di materie prime. Ma in termini di valore pro capite, fatta eccezione per Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Malaysia, Singapore, Hong Kong, i principali esportatori di petrolio dell'Asia sudoccidentale e alcune repubbliche dell'Asia centrale, tutti gli altri paesi sono agli ultimi posti nella graduatoria mondiale degli scambi internazionali.
STORIA
Mentre l'Africa viene generalmente considerata il luogo di nascita del genere umano, poiché vi sono stati trovati i resti dei primi ominidi, l'Asia è ritenuta la culla della civiltà o, per meglio dire, delle civiltà. Il continente asiatico infatti, con la sua vastità, diede origine a numerose culture, differenti fra loro e con caratteristiche originali.
Le antiche civiltà
Le più antiche civiltà dell'Asia sorsero nelle grandi vallate fluviali delle regioni sudoccidentali, nell'India nordoccidentale e nella Cina settentrionale; esse, nonostante le differenze, presentano alcuni tratti comuni. Si trattava di società basate sull'agricoltura, che avevano bisogno di strutture politiche e sociali avanzate per realizzare e gestire complessi sistemi di irrigazione e di irreggimentazione delle acque. Le incursioni dei nomadi dell'Asia centrale indussero le popolazioni di coltivatori a costruire città fortificate e ad affidare la propria sicurezza a un ceto aristocratico. L'invenzione dell'aratro, intorno al 3000, ridusse la necessità di braccia nelle campagne, liberando forza lavoro per l'artigianato. L'aumento della rendita agricola e il lavoro degli artigiani a loro volta fornirono prodotti per il commercio, che favorì gli scambi fra le diverse civiltà.
Mesopotamia
La regione della valle del Tigri e dell'Eufrate, la Mesopotamia, viene generalmente considerata il luogo in cui è nata la civiltà. Fin dal 3000 a.C., i sumeri irrigavano i campi per mezzo di canali tracciati con grande precisione, facevano uso di utensili di bronzo e di pietra, producevano tessuti e vasellame, costruivano templi e palazzi, viaggiavano su carri dotati di ruote e su imbarcazioni a vela. Il loro calendario misurava le stagioni, mentre la loro scrittura cuneiforme fu utilizzata, anche fuori dalla regione, fino al IV secolo a.C. I sumeri adoravano il Sole e la loro vita era regolata da leggi scritte.
Anche dopo la decadenza del regno sumero-accadico, la Mesopotamia rimase il centro della civiltà asiatica occidentale fino al VI secolo a.C. I più importanti fra i successivi dominatori della regione furono i babilonesi, il cui regno durò dal 1900 al 600 a.C., gli assiri (secoli IX-VII a.C.) e i caldei (secoli VII-VI a.C.). Il sovrano caldeo Nabucodonosor distrusse Gerusalemme e deportò gli ebrei (già allora l'ebraismo era una delle principali religioni).
La civiltà indiana
Intorno al 2300 a.C. la civiltà della valle dell'Indo era già progredita, dedita al commercio del cotone e dei tessuti con la Mesopotamia. Come in Mesopotamia, l'abbondanza di acqua e gli efficaci sistemi di irrigazione favorirono un'agricoltura estremamente produttiva, per la cui gestione si rese necessario un sistema politico e sociale avanzato. Le due principali città, Mohenjo-Daro e Harappa, erano caratterizzate da vie diritte fiancheggiate da grandi case a due piani, dotate di impianti idraulici. I popoli dell'Indo conoscevano la scrittura, facevano uso di carri con le ruote e mostravano un elevato livello di abilità nell'arte e nell’oreficeria.
Fra il 1500 e il 1200 a.C. ondate di popoli di origine indoeuropea, che provenivano dall'Asia centrale e usavano carri trainati da cavalli, distrussero le città della valle dell'Indo, per poi stabilirsi nella valle del Gange, nell'India nordorientale. Le forme più arcaiche della lingua di questi popoli sono a noi pervenute attraverso i Veda (circa 1500-200 a.C.), scritture di tema religioso redatte in sanscrito. Fra il 900 e il 500 a.C. questi popoli si stabilirono in città-stato rette da monarchi assoluti; praticavano l'agricoltura irrigua, in particolare la risicoltura. La loro religione era l'induismo nella sua fase più antica, quella dei Veda.
La civiltà cinese
Anche la civiltà cinese ha le sue radici in seno a un grande bacino fluviale. Fra il 3000 e il 1600 a.C., la piana dello Huang He (Fiume Giallo) dava sostentamento a popolose comunità di contadini che allevavano bachi da seta e ne tessevano il prezioso filo; le stoffe prodotte venivano commerciate lungo le vie carovaniere dell'Asia centrale. Le prime testimonianze scritte risalgono al XVI secolo a.C., all'epoca della dinastia Shang, che organizzò la società secondo una struttura feudale.
Agli Shang seguì la dinastia Chou. Sotto i Chou Orientali (770-256 a.C.), la Cina compì notevoli progressi nella vita politica, economica e sociale. Il territorio della Cina si espanse notevolmente, abbracciando la Manciuria meridionale e il bacino del Chang Jiang, e la popolazione aumentò come in nessun'altra parte del mondo a quell'epoca. I Chou facevano uso di armi in ferro, svilupparono un efficiente sistema di irrigazione e costruirono strade e canali per migliorare le comunicazioni e il commercio. Sotto la loro dinastia presero forma le tre correnti principali del pensiero cinese: confucianesimo, taoismo e legismo.
I principali stati dell'antichità
I secoli che vanno dal 500 a.C. al 600 d.C. videro l'espansione delle civiltà di cui si è parlato finora. Sovrani come Alessandro Magno favorirono gli scambi tra le diverse culture. Gli aggressivi nomadi della Manciuria, con le loro invasioni, provocarono movimenti di popolazioni e tribù, che ebbero come conseguenza i contatti fra le varie civiltà. Nel V secolo d.C. le principali religioni e filosofie del mondo, a eccezione dell'Islam, si erano spinte ben oltre i loro luoghi d'origine.
Interazioni culturali
Fra i primi a nutrire mire espansionistiche, Ciro il Grande unificò i popoli di stirpe iranica nel regno di Persia. Creò poi l'impero persiano achemenide (550-330 a.C.), che diffuse la civiltà persiana dal Mediterraneo al fiume Indo. Il terzo sovrano achemenide, Dario I, centralizzò il governo dell'impero e sostenne il culto zoroastriano di Ahura-Mazda, dio della luce.
Nel 330 a.C. l'impero persiano era stato conquistato da Alessandro Magno, che sognava di fondere le civiltà orientale e occidentale. Sebbene la morte precoce di Alessandro ne interrompesse i progetti, i suoi generali nutrirono di cultura greca tre regni che sorsero dal suo impero. I Seleucidi regnarono sulle regioni asiatiche, che presto si smembrarono in diversi stati. Di questi, la Battriana era al crocevia delle rotte commerciali est-ovest e nord-sud, attraverso le quali la seta cinese e il cotone indiano venivano scambiati in Grecia e a Roma con vetro, manufatti e oro. Elementi della civiltà greca presero così, tramite la Battriana, la via dell'Asia. Anche dopo la conquista della Battriana da parte di tribù nomadi dell'Asia centrale, l'influsso della cultura ellenistica prevalse, tanto che i nuovi sovrani Kushan la assimilarono. Nel I secolo d.C., il greco era la lingua internazionale degli affari e della diplomazia. In questo periodo i romani ellenizzati si erano stabiliti nell'Asia occidentale, dove sarebbe sorto in seguito l'impero romano d'Oriente.
L'influsso greco permase a lungo, anche dopo il declino dei Seleucidi, quando gran parte dell'Asia sudoccidentale e centrale e l'India settentrionale furono dominate dapprima dai parti sotto la dinastia degli Arsacidi (250 a.C.-226 d.C.) e poi dai persiani sasanidi (226-651 d.C.), che diffusero la cultura persiana in queste regioni: vesti e cosmetici femminili, ad esempio, furono imitati in tutta l'Asia, mentre gli influssi dell'architettura, dell'arte e della religione persiane si spingevano verso oriente e verso occidente.
L'espansionismo indiano
Anche l'India settentrionale venne conquistata dai persiani, invasa da Alessandro Magno e dominata da sovrani ellenici e dai popoli invasori provenienti dall'Asia centrale. All'intensificarsi dei contatti tra le varie culture, gli elementi della civiltà indiana si diffusero ampiamente. Sia l'induismo sia il Buddismo influenzarono i filosofi greci. Gli indiani, d'altra parte, furono molto sensibili agli influssi stranieri, come appare chiaramente dalle statue del Buddha del Gandhara, in stile ellenizzante, risalenti al periodo kushan. Dopo la conquista dell'India settentrionale, nel I secolo d.C., i kushan si indianizzarono, si convertirono al Buddismo e ne favorirono la diffusione nelle città-stato dell'Asia centrale e in Cina.
Benché l'India settentrionale sia stata dominata dagli stranieri per lunghi periodi, due dinastie locali acquisirono il rango imperiale: la dinastia Maurya (322-185 a.C.), il cui sovrano più importante, Aœoka, inviò dei missionari buddhisti nelle regioni dell'India e dell'Asia, e la dinastia Gupta (320-535 d.C.), sotto la quale l'arte, l'architettura e la civiltà indiane raggiunsero il massimo sviluppo. L'India centrale e meridionale furono dominate da piccoli regni autonomi. I popoli tamil del sud furono i primi colonizzatori del sud-est asiatico nei primi secoli dell'era cristiana. Da queste colonie sorsero i regni indianizzati di Champa (regione centrale del Vietnam attuale) e di Funan (l'odierna Cambogia), oltre a stati minori in Thailandia, Birmania, Malesia e nelle isole indonesiane.
Diffusione della civiltà cinese
Gli ambiziosi sovrani della dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) estesero l'egemonia cinese verso ovest attraverso il vasto bacino del Tarim. Essi eressero degli avamposti militari lungo la Grande Muraglia e ai margini del deserto per proteggere le carovane di mercanti dalle razzie delle tribù nomadi. I mercanti persiani, arabi e indiani frequentavano la capitale Han, ed è probabile che gli Han orientali avessero contatti diretti con Roma.
Nel 105 a.C. gli Han colonizzarono il nord della Corea e la cultura cinese permeò i regni di Koguryo, Silla, Pakche e Kaya. A sud i cinesi sottoposero a un processo di assimilazione il Vietnam, che venne da essi direttamente governato per circa un millennio.
Gli Han svilupparono una cultura raffinata, raggiungendo alti livelli nella letteratura, nell'arte della ceramica, nella pittura, nella scultura e nella musica. I loro ingegneri costruivano strade e canali paragonabili a quelli romani; la fiorente società urbana viveva secondo la morale confuciana.
In seguito al declino degli Han, i popoli nomadi lungo le frontiere ripresero le incursioni. A partire dai primi secoli dell'era cristiana, turcomanni, mongoli e unni si spinsero attraverso l'Asia centrale fino all'Europa e, infine, alla stessa Roma. L'influsso dei cinesi restò molto forte in Corea anche dopo la fine del loro dominio, nel periodo dei tre regni (IV-VII secolo d.C.). I coreani si convertirono al Buddismo e adottarono i caratteri cinesi nella scrittura e il sistema confuciano di governo.
La cultura cinese si diffuse dalla Corea al Giappone, dominato dal clan Yamato, le cui origini erano tradizionalmente fatte risalire alla divinità Amaterasu. I giapponesi si espansero nel IV secolo nella Corea, venendone scacciati due secoli dopo. La conversione al buddismo dei giapponesi sembra risalire a quell'epoca.
L'ascesa dei musulmani e dei mongoli
Dal secolo VII al XV gli eventi storici dominanti in Asia furono la diffusione dell'Islam e l'espansione dei mongoli, che conquistarono gran parte del continente asiatico, giungendo a minacciare l'Europa.
Nascita e diffusione dell'Islam
Secondo la tradizione le origini dell'Islam risalgono a Maometto, a cui, nel VI-VII secolo d.C., Allah (Dio) rivelò, tramite l'arcangelo Gabriele, i principi di questa grande religione monoteista, in seguito raccolti nel Corano, uno dei più importanti testi religiosi del mondo. Insieme con gli hadith, i detti e gli insegnamenti del profeta, il Corano dava anche precise direttive su come governare le società islamiche. Uno dei principali dettami dell'Islam prescriveva la conquista e la conversione dei popoli alla nuova religione. Maometto e i suoi successori, i califfi omayyadi e gli abbasidi, diffusero l'Islam e nel contempo realizzarono un vasto impero, i cui confini si estendevano dall'India settentrionale fino all'Africa settentrionale e alla Spagna e che univa paesi di culture diverse sotto il segno della religione islamica, della lingua araba e degli intensi scambi commerciali.
La minaccia dei Selgiuchidi, provenienti dall'Asia centrale, che incombeva sulla Bisanzio cristiana, insieme alla chiusura dei luoghi santi in Palestina, fu all'origine delle Crociate, una serie di guerre (durate dall'XI al XIII secolo) nel corso delle quali gli eserciti europei tentarono di riconquistare la Terrasanta, dominio dei musulmani. I crociati, spinti da motivi religiosi, ma anche da intenti di espansione economica e politica, non riuscirono a scacciare i musulmani; riportarono però in Europa molti elementi della cultura arabo-islamica.
Quando i mongoli conquistarono Baghdad nel 1258, ponendo fine alla dinastia abbaside, l'Islam era già diffuso e consolidato in India, dove era stato introdotto nell'VIII secolo. I turchi e gli afghani musulmani invasero ripetutamente l'India, distruggendo i centri induisti e buddisti, fino alla fondazione del sultanato di Delhi, che proseguì l'opera di espansione dell'islamismo nella regione.
I mercanti e i missionari indiani diffusero tuttavia sia il buddismo sia l'induismo in tutto il sud-est asiatico. In questa regione, il regno Champa combatteva sia i vietnamiti sinizzati a nord, sia i khmer indianizzati di Angkor a ovest. La sviluppata civiltà di Angkor, con i suoi grandi templi in pietra, fu conquistata dai thai, che i mongoli avevano cacciato dalla Cina meridionale.
In Malesia e nelle isole orientali dell'India il regno buddhista di Srivijaya a Sumatra era in conflitto con i Sailendra di Giava, che erano induisti. A essi seguirono i regni di Singosari e di Majapahit, i cui traffici commerciali, nel XV secolo, erano dominati da mercanti musulmani indiani. La Malesia e le isole divennero così musulmane, ma il buddismo perdurò in Birmania, Thailandia e Cambogia.
La sfera d'influenza cinese e l'ascesa dei mongoli
I paesi che subivano l'influenza della Cina, che stava vivendo un periodo di rinascita culturale sotto la dinastia Tang (618-906), non si convertirono all'Islam, la cui influenza si arrestò al bacino del Tarim. I Tang favorirono il confucianesimo, ma il buddismo conobbe comunque una notevole fioritura, dando origine a nuove scuole, come quella Ch'an (o Zen), che si diffuse in Giappone. La successiva dinastia Song (960-1279) subì la minaccia a nord delle tribù dei khitan e degli jurchen e a sud dei mongoli.
Frattanto in Corea, il regno unito di Silla (660-935), alleato dei Tang, continuava ad assimilare la cultura e la religione dei cinesi. La successiva dinastia Koryo (935-1392), al pari della dinastia Song, fu attaccata dai khitan e dagli jurchen prima di cadere sotto il dominio dei mongoli. Quando la potenza dei mongoli giunse al tramonto, il potere passò nelle mani della dinastia Yi (1392-1910).
La rinascita cinese influenzò anche i giapponesi. Gli editti Taika (VII secolo) e Taiho (VIII secolo) adottarono le concezioni cinesi a proposito di governo ed economia. La corte imitò i riti e le usanze cinesi e il buddismo diffuse la cultura cinese in tutto il paese. Durante il dominio dei Fujiwara, il cosiddetto periodo Heian (794-1185), la corte giapponese raggiunse un alto grado di raffinatezza: poesia, musica, danza, pittura e giardinaggio divennero le principali attività dei cortigiani. La famiglia dei Minamoto impose in seguito una dittatura militare guidata dai cosiddetti shogun (la cui capitale fu Kamakura), mentre gli imperatori a cui era stato tolto il potere si rifugiarono a Kyoto (1185-1333). Lo sforzo di contrastare due invasioni mongole indebolì a tal punto Kamakura che il potere fu conquistato dagli Ashikaga; in seguito il Giappone precipitò nell'anarchia.
I mongoli che dominarono l'Asia per due secoli provenivano dalle vaste steppe dell'interno del continente. Giunsero al potere sotto Gengis Khan, che usò abilmente lo spionaggio, l'inganno e il terrore e uomini valorosi per conquistare la Cina occidentale e settentrionale e parti dell'Asia centrale. In seguito l'impero mongolo si espanse nel Turkestan occidentale e meridionale, in Iran e in Russia. Dopo la conquista della Cina e della Corea, Kublai Khan s'impadronì delle regioni meridionali, dove pose fine al regno Sung e proclamò la dinastia Yuan (1279-1368).
Le spedizioni mongole contro il sud-est asiatico e gli attacchi navali contro Giava e il Giappone fallirono. L'impiego di funzionari stranieri, la corruzione, le forti tasse, le inondazioni, la carestia e il brigantaggio furono elementi che concorsero alla cacciata dei mongoli da parte della dinastia Ming (1368-1644). Nel periodo della loro ascesa i mongoli favorirono gli scambi culturali e instaurarono vivaci rapporti commerciali tra Asia ed Europa (ad esempio, il viaggio di Marco Polo fu sostenuto dalla corte mongola della Cina).
Lo sviluppo del colonialismo
Con il crollo dei mongoli, il potere sul vasto territorio asiatico fu conteso tra imperi rivali: gli ottomani, gli iraniani, i Moghul dell'India e i cinesi delle dinastie Ming e Manciù. La disintegrazione politica pose fine agli scambi commerciali attraverso le vie di comunicazione di terra. Con la conquista di Costantinopoli nel 1453, gli ottomani impedirono l'accesso verso l'Oriente al commercio dei paesi europei, che si misero alla ricerca di altre rotte, avviando l'era delle esplorazioni geografiche. La competizione internazionale relativa ai commerci espose l'Asia alla colonizzazione europea.
Anche l'impero ottomano, dopo un periodo di forte espansione, dopo il 1566 iniziò il suo lungo tramonto, divenendo oggetto di contesa tra le potenze europee.
L'Iran conobbe una rinascita sotto la dinastia safavide (1502-1736). La dinastia Kajar (1794-1925), che succedette ai Safavidi, fu una semplice pedina all'interno dei conflitti tra le potenze europee.
L'India musulmana, al pari della Turchia e dell'Iran, conobbe un'iniziale rinascita sotto la dinastia Moghul (1526-1858), il cui fondatore Babur si proclamava discendente di Tamerlano e di Gengis Khan. La tolleranza religiosa e l'unità politica contraddistinsero il lungo regno del terzo imperatore, Akbar. In seguito a Delhi regnarono imperatori deboli e l'India fu coinvolta in diverse guerre contro gli stati musulmani, indù e sikh. In questo vuoto di potere si inserì l'imperialismo europeo.
L'espansione coloniale
Alla metà del XIX secolo, le potenze coloniali dominanti in Asia erano la Gran Bretagna e la Russia. Gli olandesi controllavano le Indie Orientali (l'attuale Indonesia) e il lucroso commercio delle spezie, che avevano strappato ai portoghesi; la Spagna dominava le Filippine e la Francia aveva messo piede in Indocina. I portoghesi, che erano stati i primi a circumnavigare l'Africa, avevano perduto gran parte delle loro roccaforti asiatiche. L'Asia era lacerata dalle rivalità fra le grandi potenze. In India, ad esempio, durante le guerre anglo-francesi del XVIII secolo, entrambe le parti fecero ricorso a soldati indiani (sepoy).
Dopo aver sconfitto la Francia tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, i britannici si espansero in India, fino a controllare, dopo il 1850, l'intero subcontinente. Il malcontento indiano nei confronti del dominio britannico fu la causa dell'esplosione della rivolta dei sepoy nel 1857, che venne brutalmente repressa ma indusse l'istituzione di alcune riforme che perpetuarono il dominio britannico per quasi un altro secolo.
Dall'India i britannici avanzarono verso la Birmania e la Malesia. Due guerre anglo-birmane (1824-26 e 1852) costarono alla Birmania la perdita dell'accesso al mare. I britannici estesero la propria protezione sugli stati musulmani della penisola malese e si impadronirono direttamente degli importanti centri mercantili di Singapore e di Malacca. Benché la Gran Bretagna minacciasse anche il Siam, il regno Thai riuscì a conservare la propria indipendenza rinunciando alle rivendicazioni territoriali su diversi stati malesi.
La Francia perse i propri territori in India, ma aumentò la propria influenza in Indocina. Dopo il 1400, il Vietnam si era diviso in due stati, ma ritrovò l'unità nel XIX secolo con la dinastia dei Nguyen, che si avvalse dell'assistenza militare francese. I Nguyen avanzarono verso la Cambogia e il Laos, ma la loro politica persecutoria nei confronti dei cristiani indusse i francesi ad estendere la loro protezione alla Cambogia.
L'espansione russa in Asia superò di gran lunga quella dei britannici e giunse a compimento molto prima. Fin dal 1632 mercanti russi e cosacchi avevano raggiunto il Pacifico, e furono seguiti da soldati e funzionari che provvidero alla costruzione di fortificazioni e alla riscossione di tributi dalle popolazioni locali. La Russia avanzò nel Turkestan nel 1750 e si assicurò i diritti sul Caucaso nel 1828.
La porta aperta
L'espansionismo coloniale europeo assoggettò nel corso di due secoli l'intera Asia, con le poche eccezioni della Cina, del Giappone e della Corea, che per un lungo periodo di tempo impedirono l'ingerenza straniera mediante un rigido isolamento. Tuttavia, verso la fine del XVIII secolo le potenze europee iniziarono a premere sui confini del grande impero cinese, attratte dallo sconfinato mercato che questo costituiva per le merci prodotte in quantitativi sempre più elevati grazie allo sviluppo tecnologico portato dalla rivoluzione industriale.
Inizialmente circoscritta al porto di Canton, la penetrazione delle potenze occidentali subì un'accelerazione in seguito alla sconfitta subita dalla Cina nella prima guerra dell'oppio, che determinò l'apertura di altri porti e l'istituzione di privilegi per il commercio britannico, in seguito estesi alle altre potenze.
Il Giappone, che aveva mantenuto una rigida chiusura sotto i Tokugawa, il cui dominio era tuttavia entrato in crisi nel corso del XVIII secolo, nel 1853 fu costretto ad aprirsi a relazioni diplomatiche e commerciali dalla spedizione navale statunitense comandata da Matthew Calbraith Perry. La successiva restaurazione Meiji (1868) diede avvio a una rapida modernizzazione, largamente ispirata all'Occidente.
Espansione imperiale e modernizzazione
Il colonialismo e l'imperialismo determinarono nuovi problemi per gli asiatici. Gli europei, arrivati in Oriente inizialmente con l'intento di commerciare, con l'aumentare della loro superiorità tecnica e militare andarono alla ricerca del dominio politico ed economico.
Nello stabilire la supremazia i colonialisti europei adottarono un approccio graduale. Alle richieste di scambi commerciali seguivano domande volte a ottenere fortificazioni e territori per difendere i commerci nonché concessioni per lo sfruttamento delle risorse locali. Consiglieri governativi e militari offrivano poi protezione ai governanti locali, che con il passar del tempo si trasformava in dominio. A volte, come nel caso delle Indie Occidentali, si richiedeva un tributo, pagabile in merci. In paesi quali l'Iran e la Cina, le potenze rivali si divisero il territorio e le risorse secondo un politica chiamata delle "sfere d'influenza". Il risultato finale, fatta eccezione per il Siam e il Giappone, fu l'annessione e il dominio diretto.
I colonizzatori costruirono ferrovie, strade, canali e scuole, investirono in piantagioni, pozzi petroliferi e altre imprese collegate con l'economia mondiale. Gran parte dei profitti prodotti nelle colonie era però destinata all'estero.
Eccetto che in Giappone e nel Siam, le deboli istituzioni asiatiche non riuscirono che in misura minima a contrastare le potenze occidentali, e non sufficientemente per scongiurarne il dominio. Con la seconda guerra mondiale, presso le élite educate in Occidente si diffusero il nazionalismo e il socialismo, e dovunque emersero movimenti per l'autogoverno e l'indipendenza; i governi coloniali risposero lentamente alle crescenti aspettative che traevano origine da questi movimenti.
Reazioni all'imperialismo
La formazione di eserciti e lo sviluppo di classi dirigenti educate ai valori del nazionalismo e della democrazia, cambiarono lo scenario in cui il colonialismo aveva fino ad allora operato, sollecitando riforme e modernizzazione. Nell'impero ottomano e in Iran, ad esempio, furono degli ufficiali addestrati all'estero a prendere il potere.
Gli indiani furono progressivamente coinvolti nel governo coloniale, ma in misura inferiore alle loro aspirazioni. Il crescente malcontento trovò espressione nel 1885 nel Congresso nazionale indiano, e, nel 1906, nella Lega musulmana. L'incapacità dei britannici di corrispondere all'attesa concessione dello status di dominion dopo la prima guerra mondiale diede impulso al movimento indipendentista guidato da Mohandas Gandhi.
Nazionalismo e dissenso crebbero anche nel sud-est asiatico. In Birmania (oggi Myanmar), annessa all'impero britannico nel 1885, l'impiego di forza lavoro proveniente dall'India per sfruttare le risorse del paese fece scoppiare agitazioni guidate da monaci buddhisti e studenti. Nelle Filippine, annesse dagli Stati Uniti nel 1898, le attività di tipo nazionalistico portarono gradualmente verso l'autogoverno. La Francia aveva portato a compimento le annessioni o stabilito i protettorati sull'Indocina nel 1885. Il Laos e la Cambogia accettarono il dominio francese, mentre nel Vietnam scoppiarono continue rivolte contro il dominio francese.
La Cina, già scossa alla metà del XIX secolo dalla rivolta dei Taiping, negli ultimi anni del secolo fu attraversata da un movimento riformatore e dalla rivolta nazionalista dei Boxer, che causò un ulteriore e fatale indebolimento dell'autorità imperiale, che sarebbe infine caduta in seguito alla rivoluzione del 1911 e alla proclamazione della repubblica.
Indipendenza e conflitto
Dalla seconda guerra mondiale il fermento indipendentistico e nazionalistico uscì rafforzato. Negli anni immediatamente successivi al conflitto conquistarono l'indipendenza le Filippine, l'India e il Pakistan, la Corea, la Birmania, la Cina. Nei primi anni Cinquanta la Francia fu costretta a lasciare Laos, Vietnam e Cambogia. Alla fine degli anni Cinquanta i movimenti indipendentisti avevano quasi ovunque posto fine al dominio coloniale in Asia.
Tuttavia, conflitti più o meno violenti continuarono a coinvolgere ampie regioni dell'Asia. Nel subcontinente indiano il separatismo religioso portò alla formazione sia del Pakistan musulmano sia dell'Unione Indiana. All'indomani della partenza dei francesi l'Indocina fu coinvolta in aspri conflitti che sarebbero durati a lungo, in diversi casi fino agli anni Novanta (ad esempio la Cambogia).
Nel Medio Oriente, la provvisoria definizione territoriale operata dai paesi coloniali lasciò ampio spazio allo scatenarsi di guerre, soprattutto tra il nuovo stato di Israele e i paesi arabi confinanti. L'Iran conobbe una ventata di nazionalismo negli anni Cinquanta, all'epoca del primo ministro Muhammad Mossadeq, il quale nazionalizzò l'industria petrolifera. Venticinque anni dopo, una rivoluzione ispirata all'Islam abbatté Muhammad Reza Pahlavi, suscitando nuove speranze nell'estesa comunità islamica e nuovi conflitti dal Nord Africa all'India, alle repubbliche nate dalla dissoluzione dell'URSS.
L'Asia è ancora lontana da una pacificazione e nuovi conflitti continuano a esplodere nella complessa realtà del continente. Tuttavia, negli ultimi vent’anni il ruolo internazionale dei paesi che compongono il mosaico asiatico è enormemente cresciuto, sia da un punto di vista politico che economico.
Fonte: http://www.studenti.it/download/scuole_medie/Asia.doc
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