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Il Trentino-Alto Adige (nome ufficiale Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol) è una regione italiana di 1 046 851 abitanti con capoluogo Trento. Il Trentino-Alto Adige confina a sud con il Veneto, a nord con i Länder austriaci Tirolo e Salisburghese, a ovest con la Lombardia, a nord-ovest con la Svizzera. La
regione è compresa tra le Alpi centrali e quelle orientali, mentre a sud il confine è delimitato dal lago di Garda e dalle prealpi venete.
Capoluogo |
Trento |
Presidente |
Alberto Pacher (PD) dal 22.01.2013 |
Lingue ufficiali |
Italiano, tedesco; ufficialmente riconosciuti anche il ladino, il cimbro e il mocheno |
Data di istituzione |
1948 |
Altitudine |
749 m s.l.m. |
Superficie |
13 607 km² |
Abitanti |
1 046 851(31 marzo 2012) |
Densità |
76,93 ab./km² |
Province |
Bolzano, Trento |
Comuni |
333 |
Regioni confinanti |
Lombardia, Grigioni (CH-GR), Salisburghese (AT-5), Tirolo (AT-7), Veneto |
Nome abitanti |
trentini e altoatesini (o sudtirolesi) |
PIL |
(nominale) € 31 602 milioni |
PIL procapite |
(nominale) € 30 186 |
Il Trentino-Alto Adige è una regione prevalentemente montuosa. Le catene montuose si innalzano fino a quote di 2700–3900 m. La regione è ricchissima di boschi di conifere e faggi che ricoprono oltre il 70% del territorio, ma sono presenti anche zone ricoperte da prati e pascoli in cui si possono trovare numerose specie alpine di erbe e funghi. Questa particolare configurazione geologica crea delle notevoli differenze fra la densità di abitanti dell'entroterra (in cui peraltro si sono verificati fenomeni di spopolamento e di migrazione verso le città sulle principali valli) e quella dell'Adige. Le valli sono generalmente piccole e strette, i cui versanti sono ricoperti da foreste. Unica eccezione è appunto la valle dell'Adige, di origine glaciale. La sua parte più settentrionale è chiamata val Venosta, mentre a sud essa è denominata Vallagarina fino all'ingresso del fiume nella pianura Padana. Le principali città situate nella Valle dell'Adige sono Trento e Bolzano. Sia l'Alto Adige che il Trentino sono interessati dalla sezione occidentale delle Dolomiti, mentre proseguendo verso sud i rilievi montuosi degradano nelle Prealpi. Assieme alle montagne ci sono anche numerosi passi tra cui: Passo Gardena, Passo del Brennero, Passo dello Stelvio, etc. La valle principale è invece Val d'Adige. Il Trentino-Alto Adige è ricco di corsi d'acqua (fra i maggiori: l'Adige, il Brenta, il Sarca e il Chiese). In Trentino si estende l'estrema punta settentrionale del Lago di Garda che
è suddiviso tra Trentino, Veneto e Lombardia. Numerosi sono i laghi alpini, spesso di piccole dimensioni. Fra i più rilevanti: lago di Caldonazzo, lago di Ledro e lago di Levico. Tra i bacini artificiali il maggiore è il lago di Santa Giustina. In Alto Adige vi sono 176 bacini d'acqua naturali la maggior parte dei quali si trova a quote superiori ai 2000 m. I laghi naturali con una superficie maggiore di 5 ettari sono 13. Vi sono anche laghi artificiali, alcuni dei quali di dimensione degna di nota. Tra i principali ricordiamo il Lago di Resia, il Lago di Zoccolo, il Lago di Fortezza.
Il clima del Trentino-Alto Adige può essere definito di transizione tra il clima semicontinentale e quello alpino.
Le Tre Cime di Lavaredo, nelle Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo
Il Trentino-Alto Adige, a partire dal I secolo a.C. fu latinizzato dai Romani, che fondarono Tridentum (l'odierna Trento). La regione rimase sotto la loro dominazione fino al crollo dell'Impero romano d'Occidente nel 476. A partire dal XIX secolo si susseguirono varie dominazioni tra cui quella napoleonica, austriaca e austro-ungarica. La politica intrapresa dagli Asburgo contribuì al sorgere delle spinte risorgimentali che si svilupparono nella penisola italiana e che all'inizio del XX secolo
portarono all'unione della regione all'Italia alla conclusione della prima guerra mondiale. Il Trattato di Saint Germain del 1919 assegnò la regione (successivamente chiamata Venezia Tridentina) al Regno d'Italia. Più tardi, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, in seguito alle richieste di chi reclamava per tutta la regione Trentino-Alto Adige un'autonomia speciale, l'accordo De Gasperi-Gruber sancì che la provincia di Bolzano rimanesse all'Italia, prevedendo per gli abitanti di lingua tedesca del Trentino e dell'Alto Adige adeguate tutele.
Il Trentino-Alto Adige è la seconda regione italiana per PIL pro capite, preceduta dalla sola Valle d'Aosta. Delle due province, quella di Bolzano è la più ricca e sviluppata. Nel settore agricolo viene praticata diffusamente la coltivazione di mele. Le zone di produzione principali sono la Val Venosta, la Val di Non e in parte la Val d'Adige. Anche la viticoltura è sviluppata in tutta la regione e produce vini di qualità. Circa un terzo della popolazione attiva lavora nell'industria. Le imprese, di dimensioni piccole e medie, sono attive nei settori tessile, edilizio, della meccanica, del legno e della carta. L'abbondanza di acqua e la conformazione del territorio favoriscono la produzione di energia idroelettrica. Il Trentino-Alto Adige è inoltre una delle regioni italiane più all'avanguardia per quanto riguarda l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili ed è una delle prime produttrici di impianti eolici, fotovoltaici e solari. Grande importanza riveste anche il turismo.
Con i suoi 13 607 km² il Trentino-Alto Adige è una delle regioni meno densamente popolate in quanto ospita circa 1.000.000 abitanti per una densità di 74 ab/km², molto al di sotto della media nazionale,A seguito di nuove trattative tra Italia ed Austria fu siglato il cosiddetto Pacchetto per l'Alto Adige (l'insieme delle misure a favore della popolazione di lingua tedesca) e nel 1972 entrò in vigore il secondo statuto regionale, che tuttora privilegia l'autonomia delle due province, che di fatto costituiscono due Regioni autonome, solo formalmente riunificate nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Nella Provincia Autonoma di Bolzano è data importanza alla lingua di appartenenza (italiano, tedesco, ladino). Tutti gli impiegati e funzionari della Regione o della Provincia di Bolzano devono essere bilingui, cioè parlare almeno l'italiano ed il tedesco. Il Trentino è quasi completamente italofono, con comunità storiche germanofone: Mocheni nell'alta Valle del Fersina, e Cimbri, concentrati nel comune di Luserna, ma presenti in alcuni comuni vicini delle province di Vicenza e Verona. La lingua cimbra e la lingua mochena godono di particolari tutele. L'Alto Adige è invece a maggioranza germanofona (parlante generalmente il dialetto sudtirolese), con una minoranza italofona in calo, oggi circa al 26%.
Trento è un comune italiano di 115 368 abitanti, capoluogo della regione Trentino-Alto Adige. Grazie alla progressiva creazione nell'ultimo ventennio di diversi centri di ricerca (FBK, Trento RISE, FEM), di laboratori e alla sua università è stato soprannominato la "Silicon Valley delle Alpi". La città di Trento è situata nella valle del fiume Adige, a circa 150 km dalla sorgente del fiume ed a 250 km dalla sua foce, a 55 km a sud di Bolzano.
Bolzano è un comune italiano di 103 379 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia autonoma in Trentino-Alto Adige. La popolazione della città di Bolzano, secondo il censimento del 2011, è per il 74% di lingua italiana, per il 25,5% di lingua tedesca e per lo 0,68% di lingua ladina. L'agglomerazione bolzanina, comprendente vari comuni al 2009 contava 151.642 abitanti. La percentuale di stranieri, provenienti in maggioranza dall'Europa extracomunitaria, al 2009 ammontava al 12,2% (12.524). Bolzano è situata alla quota di 264 m nella parte orientale dell'ampia conca originata dalla congiunzione delle valli dell'Isarco, Sarentina e dell'Adige. La conca è delimitata ad ovest dalla catena della Mendola, a nord-ovest dell'Altopiano del Salto (Salten, 1.500 m), a nord-est da una cima minore del Renon chiamata Monte Tondo, e a sud-est dal Monte Pozza (1.619 m). La città è collegata ai tre monti più vicini da funivie che superano ciascuna circa mille metri di dislivello. Dalla città, guardando in direzione est lungo la val d'Isarco, si vede il poco lontano e suggestivo Catinaccio (3.004 m), che è parte delle Dolomiti, con le caratteristiche Torri del Vajolet. Bolzano è attraversata dal torrente Talvera che confluisce in città nel fiume Isarco, il quale a sua volta si getta nell'Adige pochi chilometri a sud della città stessa.
Il Friuli-Venezia Giulia, è una regione a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1.219.356 abitanti, con capoluogo Trieste. Insieme al Veneto e al Trentino-Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia fa parte della macroarea del Triveneto o delle Tre Venezie.
Capoluogo |
Trieste |
Presidente |
Debora Serracchiani (PD) dal 22/04/2013 |
Data di istituzione |
31 gennaio 1963 |
Superficie |
7 845 km² |
Abitanti |
1 219 356 (31-10-2012) |
Densità |
155,43 ab./km² |
Province |
Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine |
Comuni |
218 |
Regioni confinanti |
Alta Carniola (SI-052), Carinzia (AT-2), Goriziano (SI-023), Litorale-Carso (SI-024), Veneto |
Lingue |
Italiano, friulano, sloveno, tedesco |
Nome abitanti |
friulani e giuliani |
PIL |
(PPA) 27.358,2 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 29.292 € |
Il Friuli-Venezia Giulia si estende su una superficie di 7858; km I confini sono: nord - Austria (Carinzia), est - Slovenia, ovest - Veneto (Provincia di Belluno, Treviso e Venezia), sud - Mare Adriatico.
Morfologicamente la regione può essere suddivisa in 4 aree principali.
Slavia Friulana, il cui nome ricorda le terre che fin dai tempi dei Longobardi erano abitate da genti di origini slave.
Il clima del Friuli-Venezia Giulia va dal clima submediterraneo delle zone costiere, a un clima temperato più umido delle pianure e zone collinari fino al clima alpino delle Alpi. La zona della regione più mite è quella litoranea presso Trieste per l'influenza del mare profondo ed il parziale riparo.
La regione sorge in parte delle terre occupate in epoche passate dal Patriarcato di Aquileia che fu nell'età medievale uno degli stati più estesi ed importanti dell'Italia settentrionale. Il Friuli-Venezia Giulia raggiunge l'attuale conformazione solo nel secondo dopoguerra. Firmando il Trattato di Parigi con le potenze vincitrici l'Italia, sconfitta, aveva perso gran parte della Venezia Giulia. Nel 1947 era stato istituito il Territorio libero di Trieste (TLT), diviso in due zone. La prima (Zona
A) comprendeva Trieste e zone limitrofe, la seconda (Zona B) parte dell'Istria nord-occidentale. Nel 1954 la zona A del TLT venne data in amministrazione all'Italia; la zona B restò invece alla Jugoslavia. Successivamente, lo Stato italiano decise, nel 1963, di unire la parte del
Territorio Libero di Trieste, al Friuli, formato all'epoca dalle sole province di Udine e Gorizia, fornendo anche una certa autonomia alla nuova regione. La scelta di Trieste come capoluogo regionale fu fatta per dare alla città giuliana, privata dei propri tradizionali mercati di sbocco e della propria zona di influenza fin dalla fine della prima guerra mondiale e del proprio immediato entroterra subito dopo la seconda, un ruolo amministrativo importante.
Il Friuli Venezia Giulia è formato da due entità distinte per tradizioni culturali, storiche e produttive: il Friuli vero e proprio, con Pordenone, Udine e la provincia di Gorizia, e la Venezia Giulia, con Trieste e la sua provincia. Le città di Udine e Pordenone raccolgono il 70% degli abitanti, possiedono un elevato tenore di vita e vantano altissimi ritmi di sviluppo economico. La provincia del capoluogo regionale Trieste gode di un reddito pro capite fra i più alti d'Italia. La morfologia della regione costituisce un ostacolo per l'agricoltura che resta nel complesso un settore debole. Discreto ruolo hanno in pianura la produzione di mais, soia e di barbabietole da zucchero, mentre nell'area collinare una viticoltura molto specializzata garantisce vini e grappe di alta qualità. Anche l'allevamento del bestiame, bovino in prevalenza, destinato al commercio con le altre regioni, è al servizio di un'industria rinomata. L'industria pesante è oggi in fase di assestamento con punte di rilievo nel settore metallurgico e navale. Notevole è stato lo sviluppo dell'azienda manifatturiera medio-piccola, a struttura generalmente familiare, derivante dall'esperienza dell'artigianato e diffusa in ogni parte della regione. È fiorente ormai in molti settori, come quello meccanico, quello tessile e quello dell'arredamento. In provincia di Udine, ha grande peso il settore terziario che rappresenta circa due terzi dell'occupazione totale. Presenti numerosi centri commerciali e centri di distribuzione, concentrati soprattutto a nord di Udine.
Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione sul territorio, un terzo della popolazione è concentrata nelle aree urbane di Udine (l'agglomerato conta circa 177.000 abitanti in 312 km², e comprende il capoluogo friulano e gli 11 comuni che lo circondano) e di Trieste
(considerando come area metropolitana triestina l'intera provincia di Trieste, che conta circa 236.000 abitanti in 212 km²), mentre per i restanti due terzi la popolazione regionale principalmente vive ancora in piccoli e medi comuni e la montagna è poco popolata. A partire dagli anni ottanta del Novecento la forte flessione del tasso di natalità che è stata così compensata da un vigoroso flusso di immigrati, il quale ha consentito alla regione una dinamica demografica positiva.
Trieste è un comune italiano di 201.261 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Friuli-Venezia Giulia.È il comune più popoloso e più densamente abitato della regione, oltre che il più densamente abitato del Triveneto. Trieste fa da ponte tra l'Europa occidentale e centro-meridionale, mescolando caratteri mediterranei ed europei. È un importante snodo ferroviario e marittimo. Il suo porto fu il principale sbocco marittimo dell'Impero Asburgico, che ne istituì il
porto franco nel 1719. Oggi è uno snodo internazionale per i flussi di scambio terra-mare tra i mercati dell'Europa centro-orientale e l'Asia. La città dista solo alcuni chilometri dal confine con la Slovenia e si trova fra la penisola italiana e la penisola istriana, nella parte più settentrionale dell'Alto Adriatico e si affaccia sull'omonimo golfo.
Si trova ai piedi di un'imponente scarpata che dall'altopiano del Carso scende bruscamente verso il mare. L'Altipiano Carsico, a ridosso della città, raggiunge la quota di 458 metri sul livello del mare.
Udine, Piazza Libertà
Capoluogo |
Aosta |
Presidente |
Augusto Rollandin (Union Valdôtaine) dal 08-07-2013 |
Lingue ufficiali |
Italiano, francese |
Data di istituzione |
1948 |
Superficie |
3 263 km² |
Abitanti |
126 978[1] (30 novembre 2012) |
Densità |
38,91 ab./km² |
Province |
nessuna |
Comuni |
74 |
Regioni confinanti |
Piemonte, Rodano-Alpi (FR-V),Vallese (CH-VS) |
Lingue |
Italiano, francese,francoprovenzale, walser,piemontese |
Targa |
AO |
Nome abitanti |
(IT) valdostani (FR) Valdôtains |
PIL |
(PPA) 3.421,1 mln € |
PIL |
(PPA) 33.800 € |
La Valle d'Aosta è la più piccola regione italiana e si trova in mezzo alle Alpi, circondata da quattro dei monti più alti d’Italia e d’Europa (Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso) ed attraversata dalla Dora Baltea, importante affluente del fiume Po. I valichi più importanti sono il Colle del Piccolo San Bernardo e il Colle del Gran San Bernardo, cui corrisponde il traforo omonimo. La parte meridionale del territorio è occupata dal Parco Nazionale del Gran Paradiso (Parc National du Grand-Paradis), istituito nel 1922 per salvaguardare alcune specie di flora e fauna alpina in via d'estinzione come stambecchi, camosci, marmotte ed ermellini. La conformazione dell'intero territorio regionale è frutto dell'opera delle glaciazioni, che scavarono la valle principale e quelle laterali. Ora i ghiacciai occupano solo le cime più elevate.
Il clima della Valle d'Aosta è tipicamente alpino con inverni rigidi ed estati fresche. Solo la valle centrale, percorsa dalla Dora Baltea, gode di condizioni climatiche più miti. Le nevicate si concentrano in inverno; sono invece scarse durante il resto dell’anno.
In seguito alla conquista della regione da parte dei Romani a danno dei Salassi (popolazione celtica che abitava la Valle d’Aosta in epoca
antica) fu fondata Augusta Prætoria Salassorum, l'odierna Aosta (il che le vale il titolo di "Roma delle Alpi"). La regione fece in seguito parte del regno dei Franchi, dell'impero carolingio e del regno di Borgogna. Dal 1032 fu sotto i Savoia che la mantennero ininterrottamente, eccetto tra il 1800 e il 1814, quando la Valle d'Aosta fu inglobata nel primo Impero francese, costituendo l'"Arrondissement d'Aoste". La Valle d'Aosta si trova anche sulla via Francigena, percorso di pellegrinaggio dal nord Europa verso Roma, compiuto valicando il colle del Gran San Bernardo.
Veduta della Plaine, la piana di Aosta, alla confluenza della Dora Baltea e del Buthier.
L'economia in Valle d'Aosta si basa soprattutto sull'agricoltura, sull'allevamento e sul turismo. L'autonomia di cui la regione gode ha ripercussioni ampie sull'economia e sulle finanze. È impiegata nel settore terziario circa il 70% della popolazione residente. Si coltivano patate, mele, viti, orzo; si allevano bovini e il turismo in estate è di villeggiatura, in inverno sportivo.
La Valle d'Aosta ha una popolazione di circa 130.000 abitanti. Vista la natura montuosa del territorio, risulta essere non solo la regione meno popolata d'Italia, ma anche quella con minore densità di popolazione. Infatti ci sono solo 38 abitanti per km². La distribuzione degli abitanti è assai irregolare: più di un terzo si concentra nella plaine, la piana di Aosta, e nei comuni limitrofi. Buona parte della popolazione abita nei maggiori centri della media e bassa valle, mentre le valli minori si sono notevolmente spopolate, eccetto i centri turistici principali. La lingua autoctona della Valle d'Aosta è il francoprovenzale nella sua varietà dialettale valdostana, la lingua più diffusa, invece, è oggi l'italiano. Conosciuto e parlato a livelli buoni dalla quasi totalità della popolazione è il francese, in quanto gode del rango di lingua co- ufficiale nella regione. La Valle d'Aosta fu la prima amministrazione al mondo ad adottare la lingua francese come idioma ufficiale (1536), tre anni prima della Francia stessa. L'italiano divenne ufficiale nel 1861. La maggioranza della popolazione, sia italofona che francofona, è di religione cattolica romana.
Casa tipica valdostana a Crétaz (pron. Créta), frazione di Valtournenche.
Aosta (pronuncia Aòsta, /a'ɔsta/; Aoste in francese; Aoûta in arpitano sopradialettale; Oûta, o Veulla in patois valdostano standard, Ohta nella variante della bassa valle) è un comune italiano di 35 031 abitanti, capoluogo della regione Valle d'Aosta. La città di Aosta si trova
all'incirca nel mezzo della Regione Valle d'Aosta, nella piana in cui scorre il fiume principale della regione: la Dora Baltea. La città è attraversata da Nord a Sud, all'altezza dell'Arco d'Augusto, dal fiume Buthier, uno dei numerosi affluenti della Dora Baltea. Con 583 metri di altezza sul livello del mare è la sesta provincia più alto d'Italia (dopo Lanusei e prima di Caltanissetta).
Il castello di Fénis
Oltre ad ospitare numerosi castelli la Valle d'Aosta è una regione ricca di musei, dai piccoli musei comunali dislocati sul territorio regionali, ai poli museali di maggiore rilevanza. Tra i Musei più apprezzati per la loro collocazione, il patrimonio esposto e l'operato culturale vanno segnalati:
Il Piemonte (Piemont [pje'mʊnt] in piemontese, occitano, lombardo e arpitano) è una regione dell'Italia nord-occidentale di 4.463.135 abitanti con capoluogo
Torino. Confina ad ovest con la Francia, a nord-ovest con la Valle d'Aosta, a nord con la Svizzera, ad est con
la Lombardia, a sud-est con l'Emilia-Romagna (per poco meno di 8 km)
e a sud con la Liguria. Il Piemonte è la seconda regione italiana per superficie, dopo la Sicilia, e la sesta per numero di abitanti.
Capoluogo |
Torino |
Presidente |
Roberto Cota (Lega Nord) dal 29 marzo 2010 |
Altitudine |
421 m s.l.m. |
Superficie |
25 402 km² |
Abitanti |
4 374 052 (31 dicembre 2012) |
Densità |
172,19 ab./km² |
Province |
8 |
Comuni |
1206 |
Regioni confinanti |
Emilia-Romagna, Liguria,Lombardia, Provenza-Alpi- Costa Azzurra (FR-PACA),Rodano- |
Nome abitanti |
Piemontesi |
PIL |
(PPA) 145.070 mln € |
PIL |
(PPA) 30.500 € |
Il territorio della regione è suddivisibile in tre fasce concentriche, di cui la prevalente e più esterna è quella alpina ed appenninica (ben il 40% del territorio regionale). Al suo interno vi è la zona collinare (27% del territorio), la quale racchiude la zona pianeggiante (43% del territorio). Le principali catene montuose sono le Alpi, che circondano la regione ad ovest e nord, e gli Appennini che, situati al confine con Liguria ed Emilia-Romagna costituiscono così un confine naturale.
Piemonte significa ai piedi dei monti (pedemontium), così definito perché circondato su tre lati dalle montagne delle Alpi Occidentali e dell'Appennino Ligure. La montagna piemontese ha inoltre un aspetto imponente ed aspro: la sua caratteristica, nella zona occidentale della regione, è infatti di essere priva delle Prealpi. Al di sotto delle rocce e dei pascoli ci sono ampie estensioni di boschi: le conifere, meno diffuse, lasciano presto il posto a faggeti e castagneti. In questa fascia
sono presenti le più alte cime della regione, che superano i 4000 m: la Punta Nordend (4.609 m) ed il Gran Paradiso; vi sono poi numerose cime che superano i 3000 m, tra cui il Monviso.
Nelle valli ci sono importanti vie di comunicazione internazionali stradali e ferroviarie. Nelle valli minori si trovano dighe, impianti idroelettrici e centri turistici. Le principali zone collinari sono il Canavese, le Langhe e il Roero, il Monferrato ed i colli Tortonesi. Le colline meridionali delle Langhe e del Monferrato sono formate da antichi sedimenti marini e sono poco resistenti all'acqua, che vi scava un labirinto di solchi e di valli. Il territorio piemontese infatti, è ricco di corsi d'acqua, tutti tributari del fiume Po, che attraversa interamente la regione da ovest a est. Da citare sono: Tanaro, Dora Riparia, Dora Baltea, Sesia, Cervo, Agogna, Ticino.
Numerosi sono i laghi alpini di origine glaciale e morenica presenti nella regione. Il lago Maggiore, che segna il confine a est con la Lombardia, insieme al proprio emissario, il fiume Ticino, è uno dei laghi più grandi d'Italia, mentre altri, naturali od artificiali, non superano i 2 km². Tra tutti i laghi presenti si ricordano in particolare: Lago Maggiore, Lago d'Orta, Lago di Viverone.
Il Piemonte ha un clima tipicamente temperato a carattere sub- continentale che sulle Alpi diventa progressivamente temperato-freddo e freddo salendo in quota. Nelle zone situate a bassa quota gli inverni sono freddi ed umidi (spesso si formano nebbie fitte) ma poco piovosi. Le estati invece sono calde ed afose con possibilità di forti temporali, specialmente nelle zone a nord del Po. Le piogge cadono prevalentemente in primavera e autunno sulla maggior parte del territorio, in estate nelle zone alpine più elevate e interne: le quantità annue sono notevoli sui versanti montani e pedemontani del nord della regione, mentre sono più scarse sulle pianure a sud del Po. Sulla piovosità ha molta influenza la direzione di provenienza delle masse d'aria. Se esse sono umide e provengono da sud, sud-est o est, la catena alpina sbarra loro la strada (si tratta del fenomeno detto stau): in tal caso le precipitazioni possono anche essere molto abbondanti, specialmente sui primi versanti montani, talvolta provocando alluvioni. Nel caso invece le correnti d'aria provengano da nord, nord-ovest oppure ovest,
l'umidità si scarica sul versante esterno delle Alpi: in tal modo l'aria che raggiunge la regione è asciutta, e possono succedersi diversi giorni senza pioggia.
Abitato fin dall'età neolitica, il Piemonte fu occupato dalle popolazioni celtiche o liguri dei Taurini e dei Salassi, successivamente sottomesse dai Romani (220 a.C.), che fondarono colonie come Augusta Taurinorum (l'odierna Torino) ed Eporedia (Ivrea). A partire dal XII secolo, la regione vide dapprima per la formazione di comuni autonomi (come Asti e Alessandria) e forti marchesati (come quello del Monferrato), e rimase coinvolta nelle lotte fra gli Asburgo e i Valois per l'egemonia in Italia e in Europa (XVI secolo). Solo in seguito alla pace di Cateau-Cambrésis (1559) i Savoia riuscirono ad avviare il processo di definitiva riunificazione del Piemonte, ultimato nel 1748 con il trattato di Aquisgrana.
Dopo la parentesi della dominazione napoleonica (1798-1814), il Piemonte seguì i destini del Regno di Sardegna ed ebbe un ruolo centrale nel Risorgimento italiano e nella costruzione del nuovo stato unitario (1861), che ne derivò la struttura giuridica e politica (Statuto Albertino del 1848) e il personale amministrativo, in quel processo che fu definito di "piemontesizzazione" dello stato. Imponente fu l'industrializzazione della regione, che seppe avviare, a partire dall'età cavouriana (1852-61), un rapido processo di modernizzazione fino a diventare, all'inizio del Novecento, un'area rilevante del triangolo industriale che trainò il decollo economico italiano. Il tessuto economico, in cui ebbe un posto preponderante la FIAT, attrasse negli anni cinquanta e sessanta un grande flusso migratorio, che provocò profonde trasformazioni sociali e culturali.
I prodotti agricoli coltivati sono cereali, patate, ortaggi, barbabietole da zucchero, frutta, pioppi e foraggio; nelle zone collinari è molto accentuata la viticoltura. L'allevamento è concentrato su bovini e suini. Molto sviluppate sono anche le industrie, soprattutto quella automobilistica con il gruppo FIAT e le aziende collegate. Di rilievo sono anche i settori chimico, alimentare (la regione è la prima d'Italia
per produzione di cioccolato), tessile e dell'abbigliamento. Tra le regioni italiane, il Piemonte è quella che più investe nell'industria elettronica, storicamente legata alla Olivetti di Ivrea. Nel settore terziario, assumono importanza le attività bancarie ed assicurative, il commercio, l'editoria e il turismo alpino e lacustre.
È stata proprio la disponibilità di acqua della regione a favorire la nascita in passato delle prime industrie: infatti i mulini, le ferriere e le piccole officine artigiane funzionavano grazie all'acqua. Lo sviluppo di Torino è stato molto rapido dal 1945 in poi grazie alla presenza della FIAT che, nata sul finire dell'Ottocento, ha compiuto i maggiori progressi durante gli anni cinquanta quando entrarono in commercio le prime utilitarie.
Torino non è famosa solo per il settore automobilistico e le altre attività collegate all'automobile (stabilimenti di pneumatici, industrie chimiche di vernici e di materie plastiche) ma anche per l'industria alimentare (sono molto conosciuti i Gianduiotti).
Tuttavia negli ultimi anni, soprattutto a causa del decentramento delle industrie piemontesi, l'intera regione è andata incontro ad una grave crisi economica, almeno in parte contenuta grazie al rilancio ottenuto dai XX Giochi olimpici invernali, che hanno dato a Torino uno slancio internazionale ed hanno aumentato i flussi turistici in città. L’immagine di Torino, in Italia e nel mondo, è infatti ora maggiormente rappresentata dal settore terziario, dalla cultura, dal turismo. Negli ultimi anni sono stati in crescita il livello di internazionalizzazione dell’economia e della società piemontese. Il Piemonte ha indici superiori alla media italiana per quanto riguarda il commercio internazionale, il numero di impiegati stranieri, la popolazione straniera
e la formazione su tematiche internazionali; La popolazione attiva è il 64,3% della popolazione totale. L'economia a nord del Po è più prospera di quella del Piemonte meridionale: Biella è il più importante centro italiano dell'industria laniera; Ivrea con l'Olivetti è stata una città importantissima per il settore tecnologico con la produzione di macchine da scrivere prima e personal computer poi; Vercelli è un grande mercato europeo del riso insieme a Novara, città di industrie alimentari, tessili, meccaniche e grafiche. Altre città importanti sono Chivasso, che viene considerata la "pompa" delle risaie di Vercelli, di Novara e della Lomellina poiché un grandioso impianto devia continuamente acqua dal Po nel canale artificiale Cavour; Stresa, celebre centro turistico sulle rive piemontesi del Lago Maggiore; Pinerolo, città della cavalleria e sede della prima Società di Mutuo Soccorso d'Italia.
Nel Piemonte meridionale troviamo invece Cuneo, sul fiume Stura. Mentre la parte occidentale della provincia di Cuneo ha un'economia che gravita molto attorno alla vicina Francia, la parte sud-orientale della stessa provincia ha strette relazioni economiche con l'area ligure, dove esporta soprattutto prodotti zootecnici, e con quella savonese in particolare, avendo la stessa la forte attrattiva del porto turistico e mercantile, assai più vicino e meno congestionato rispetto a quello di Genova.
Asti, sul fiume Tanaro, è favorita dalla sua posizione poiché si trova sulla strada che collega Genova a Torino. La città è conosciuta in tutto il mondo per la produzione di rinomati vini (basti pensare all'eterno vino DOCG 'Asti spumante' conosciuto in tutto il mondo, essendo il vino italiano più esportato o al 'Moscato d'Asti') e per essere al centro della regione geografica del Monferrato, per l'appunto uno dei più importanti distretti vitivinicoli ed enogastronomici del mondo. A 27 km da Asti, sorge la città di Alba, rinomata per i suoi tartufi ma anche per l'industria alberghiera e per essere un importante centro enogastronomico piemontese. Alba si distingue inoltre per essere la sede dell'importante industria dolciaria Ferrero, conosciuta in tutto mondo per i suoi prodotti dolciari e soprattutto per aver inventato la Nutella. Alessandria invece gravita maggiormente verso l'area genovese e milanese; anche qui prevale il commercio agricolo ma vi sono inoltre delle industrie, alcune delle quali molto caratteristiche come quelle di profumi e di cappelli.
Il Piemonte ha registrato dagli anni settanta una perdita di popolazione dovuta ad un calo della natalità non più compensato, da immigrazioni dal resto d'Italia e in particolare dal Sud e dal Veneto. Tuttavia negli ultimi anni si è registrata una ripresa demografica, dovuta soprattutto alla nuova immigrazione dall'Europa centro-orientale. Le densità di insediamento più elevate si registrano nelle aree urbane industrializzate dell'alta pianura, specialmente nella provincia di Torino (52% della popolazione regionale, con una densità doppia rispetto a quella media). Le famiglie contano in media 2,2 componenti. Il Piemonte vanta una ricchezza linguistica invidiabile ma spesso non conosciuta. A parte l'italiano, che è la lingua più diffusa tra la popolazione, nel territorio sono riconosciute dalla regione ben cinque lingue storiche del Piemonte: il piemontese, l'occitano parlato nelle vallate occitane di Cuneo e Alta Val Susa, il francoprovenzale parlato in media/bassa Val Susa; il francese parlato principalmente in Alta Val Susa e il walser, parlato a nord al confine con la Svizzera e con la Valle d'Aosta.
Torino è un comune italiano di 872.091 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Piemonte. È il quarto comune italiano per popolazione e costituisce il terzo polo economico del paese. L'agglomerato urbano si estende su una superficie di circa 1.100 km². Capitale del Ducato di Savoia dal 1563, del Regno di Sardegna dal 1720 e, quindi, prima capitale d'Italia dal 1861 al 1865, è uno dei maggiori centri universitari, culturali, turistici e scientifici del Paese. Sede nel 2006 dei XX Giochi olimpici invernali, è la capitale italiana dell'industria dell'automobile, nonché importante centro dell'editoria, delle telecomunicazioni, del cinema, della pubblicità, dell'enogastronomia, del design e dello sport. Torino sorge nella pianura delimitata dai fiumi Stura di Lanzo, Sangone e Po (quest'ultimo attraversa la città da sud verso nord), di fronte allo sbocco di alcune vallate alpine: Valle di Susa, che collega la città con la vicina Francia, Valli di Lanzo, Val Sangone. La città è anche bagnata dalla Dora Riparia. Nelle giornate invernali particolarmente limpide, suggestiva è la cinta creata dalle vicine Alpi che contornano tutta la parte nord-ovest della città con le loro cime innevate.
La Lombardia è una regione amministrativa a statuto ordinario dell'Italia nord-occidentale. Con 9.794.525 abitanti distribuiti in 12 province e 1547 comuni, si posiziona prima in Italia per popolazione, seconda per densità e quarta per superficie. È anche la regione con
maggior numero di province e comuni. Ha il suo capoluogo nella città di Milano e confina a nord con la Svizzera, a ovest col Piemonte, a est con il Veneto e il Trentino-Alto Adige e a sud con l'Emilia-Romagna.
Capoluogo |
Milano |
Presidente |
Roberto Maroni (Lega Nord) dal18 marzo 2013 - (1º mandato) |
Data di istituzione |
1970 |
Superficie |
23 860,62 km² |
Abitanti |
9 810 385[1] (30 gennaio 2013) |
Densità |
411,15 ab./km² |
Province |
12 |
Comuni |
1544 |
Regioni confinanti |
Emilia-Romagna, Cantone dei Grigioni (CH- GR), Piemonte, Canton Ticino (CH- TI),Trentino-Alto Adige, Veneto |
Lingue |
italiano |
Nome abitanti |
Lombardi |
PIL |
(nominale) €318.424 milioni |
PIL procapite |
(nominale) €32.500 |
La superficie della Lombardia si divide quasi equamente tra pianura (che rappresenta circa il 47% del territorio) e le zone montuose (che ne rappresentano il 41%). Il restante 12% della regione è collinare. Sotto l'aspetto morfologico la regione viene divisa in quattro parti: una strettamente alpina, una montuosa o collinare, una pianeggiante o poco mossa suddivisa in Alta e Bassa pianura ed infine la zona a sud del fiume Po. La regione è attraversata da decine di fiumi ed è bagnata da centinaia di laghi di origine naturale ed artificiale.
A delimitare la Lombardia a nord si può adoperare lo spartiacque alpino tra la Valtellina e le valli del Reno e dell'Inn. A est sono il lago di Garda ed il fiume Mincio a separare la Lombardia da altre regioni italiane; così come a sud il Po e a ovest il Lago Maggiore ed il Ticino. Le catene montuose della regione sono costituite dalle Alpi, dalle Prealpi e dagli Appennini. Appartengono alle Alpi lombarde una piccola porzione delle Alpi Lepontine e gran parte delle Alpi Retiche. Sul territorio montano della Lombardia spiccano quattro massicci orografici di
rilievo: il Badile-Disgrazia, il Bernina, l'Ortles-Cevedale e l'Adamello. Quest’ultimo sorge tra i bacini dell'Adda e dell'Adige. Le Alpi lombarde raggiungono la massima quota alla Punta Perrucchetti (4020 m), nel massiccio del Bernina; altra vetta importante è il Monte Cevedale, del massiccio dell'Ortles-Cevedale, che arriva a 3764 m. Il massiccio dell'Ortles-Cevedale ospita il ghiacciaio dei Forni che ha un'estensione di circa 12 km² ed è il più grande ghiacciaio vallivo d'Italia. A sud della Valtellina si stagliano le Alpi Orobie delimitate a est dalla Valcamonica e ad ovest dal bacino del lago di Como.
Confinate ad ovest dal Lago Maggiore e a est dal Lago di Garda si trovano le Prealpi lombarde le cui vette superano di poco i 2500 m di quota. Esse sono in prevalenza costituite da sedimenti calcarei e sono più giovani delle Alpi. La loro origine sedimentaria ha permesso la formazione di solchi profondi nelle montagne, principalmente ad opera dei ghiacciai, che hanno portato alla formazione di strette e profonde valli solcate da fiumi e occupate in parte dei laghi prealpini, sbarrati verso la pianura da rilievi morenici, i quali formano la fascia collinare (12,4% del territorio). La pianura lombarda è parte della Pianura padana che si estende dal Piemonte alla Romagna dalle Alpi agli Appennini. La pianura lombarda può essere suddivisa geologicamente in due parti:
l'alta e la bassa. L'alta pianura è caratterizzata da materiali grossolani, molto permeabili, di origine alluvionale e presenta grossi solchi originati dai fiumi che scendono dalle montagne. La bassa pianura invece è formata da materiale argilloso, poco permeabile e declina dolcemente verso il Po. Il passaggio dall'alta alla bassa pianura lombarda è segnalato dalla presenza di riaffioramenti naturali d'acqua detti risorgive o fontanili causato dell'incontro tra i due diversi tipi di terreni. La regione è costellata da molti laghi di grandi e piccole dimensioni, i principali dei quali sono:
Per il territorio lombardo passano centinaia di fiumi e torrenti, il più rilevante dei quali è sicuramente il Po che con i suoi 652 km è il più lungo d'Italia. Gli altri principali fiumi provengono dal versante alpino della Pianura Padana e sono tutti affluenti del Po. Al contrario, data la scarsa estensione del territorio regionale a sud del Po, la Lombardia è praticamente priva di fiumi Appenninici: l'unica eccezione è costituita dal Secchia.
Oltre al Po, i fiumi principali sono:
Il clima della Lombardia, per quanto definibile di tipo temperato subcontinentale, si presenta molto variegato a causa delle diverse conformazioni naturali presenti sul territorio. In genere le stagioni estive in pianura sono afose (a causa della molta umidità) e calde. L'escursione termica nel corso dell'anno è elevata e la nebbia è intensa. In montagna il clima è tipicamente alpino con estati fresche e con abbondanti precipitazioni e inverni lunghi, rigidi e poco piovosi. Il Lago di Garda contribuisce a regolare la temperatura delle zone circostanti, creando un microclima "mediterraneo" che rende possibile la coltivazione dell'olivo. La fascia prealpina e l'alto Oltrepò hanno un clima di tipo temperato fresco, la media montagna alpina un clima temperato freddo e le vette un clima di tipo glaciale.
Nel IV secolo a.C., la regione fu invasa da varie genti Galliche, che diedero vita alle confederazioni degli Insubri, nella Lombardia occidentale, e dei Cenomani, nella Lombardia orientale e nell'area del basso Garda e delle rive del Po. Sul finire del III secolo a.C. i Romani iniziarono la conquista della Pianura Padana, scontrandosi con i Galli Insubri, mentre i Galli Cenomani furono fin dall'inizio loro alleati. La provincia diede in seguito i natali a celebri esponenti della cultura latina, quali Plinio a Como e Virgilio a Mantova. Negli ultimi secoli dell'Impero, Milano (Mediolanum) accrebbe notevolmente la sua importanza di centro politico e religioso (con l'episcopato di Sant'Ambrogio) tanto che divenne una delle sedi dei tetrarchi al tempo di Costantino che, nel 313 d.C., emanò un editto, chiamato Editto di Costantino o Editto di Milano, nel quale concedeva a tutti la libertà di professare la propria religione. Alla caduta dell'Impero d'occidente sono i barbari a dominare la Lombardia. Nel 568 i Longobardi attaccarono e conquistarono gran parte dell'Italia, ponendo la loro capitale a Pavia. Nel 774 Carlo Magno, re dei Franchi, discese in Italia su invito del
papa, minacciato dai Longobardi. Il dominio franco diede inizio alla struttura politica feudale che caratterizzò l'Alto Medioevo.
A partire dal XII secolo il modello comunale entrerà in crisi e verrà presto soppiantato dalle nascenti Signorie: i Gonzaga a Mantova, i Visconti e poi gli Sforza a Milano. La Lombardia fu un importante centro del Risorgimento, con il Plebiscito per l'unione Lombardo- Piemontese (1848), le Cinque giornate di Milano del 1848, nel 1849 le Dieci Giornate di Brescia e i Martiri di Belfiore a Mantova negli anni tra il 1851 e il 1853. L'unificazione al Regno di Sardegna avvenne a seguito della seconda guerra di indipendenza nel 1859.
L'economia della Lombardia è caratterizzata da una grande varietà di settori in cui essa è sviluppata. L'agricoltura lombarda è stata la base dello sviluppo economico della regione. La sua meccanizzazione, grazie all'utilizzo di macchinari sempre più complessi, ha portato a un incremento della produzione agricola mentre la ristrutturazione del territorio, attraverso la costruzione e ammodernamento di canali e la bonifica delle zone paludose ha permesso di migliorare la qualità della produzione agricola. L'agricoltura della regione verte principalmente sulla produzione di cereali (mais, soia, frumento), ortaggi, frutta (pere e meloni) e vino. Molto sviluppata è la produzione di foraggi, usati per l'allevamento di bovini e suini, il quale è una voce economica rilevante in Lombardia. Nei laghi e nei bacini artificiali lombardi, infine, sono state pescate 980,3 tonnellate di pesce nel 2009. L'industria è dominata da imprese di piccole e medie dimensioni, perlopiù a conduzione familiare, ma anche da grandi aziende. È fiorente in molti settori, particolarmente in quelli meccanico, elettronico, metallurgico, tessile, chimico e petrolchimico, farmaceutico, alimentare, editoriale, calzaturiero e del mobile. Milano e provincia coprono più del 40% delle imprese dell'industria lombarda. Nel terziario, rilevante è il peso del commercio e della finanza. A Milano hanno sede anche la Borsa Italiana, tra le principali piazze finanziarie europee, e la Fiera di Milano, che a oggi è il più grande spazio espositivo d'Europa. Importanti sono anche le attività bancarie, dei trasporti, della comunicazione e dei servizi alle imprese. Il turismo (delle città d'arte, montagne e laghi) ha un peso sempre più significativo. La regione, pur non avendo sbocchi sul mare, possiede un buon sistema navale che si sviluppa sui grandi laghi, lungo i fiumi e i navigli.
Il sistema idroviario più importante della Lombardia si inserisce in quello padano-veneto che permette la navigazione da Casale Monferrato fino a Venezia lungo il fiume Po. In questo sistema idroviario i porti più importanti della Lombardia sono quelli di Cremona e Mantova. I molti canali e fiumi navigabili vengo in parte usati per il trasporto delle merci ma sono in fase di realizzazione alcuni progetti per l'utilizzo di questi per scopi turistici.
Con i suoi quasi dieci milioni di residenti (9.749.593 nell'ottobre 2012) la Lombardia è la regione più popolosa d'Italia, e tra le prime in Europa. Oltre all'italiano, in Lombardia si parla il lombardo occidentalenelle province di Varese, Como, Lecco, Sondrio, Monza e della Brianza, Milano, Lodi e Pavia, il lombardo orientalenelle province di Bergamo e Brescia, nel Cremasco e nell'alto Mantovano e il lombardo meridionale di transizione con l'emiliano nella provincia di Cremona, mentre a Mantova si parla già un dialetto emiliano. In Lombardia sono presenti molte chiese evangeliche metodiste e valdesi, battiste, luterane, libere, dei Fratelli, l'Esercito della Salvezza, pentecostali per quanto riguarda le confessioni cristiane protestanti italiane e le chiese cosiddette "etniche" formate recentemente da immigrati.
Milano è un comune italiano di 1 262 101 abitanti, capoluogo della provincia omonima e della regione Lombardia. È il secondo comune italiano per popolazione, dopo Roma, e costituisce il centro dell'area metropolitana più popolata d'Italia, nonché una delle più popolose d'Europa. Fondata dagli Insubri all'inizio del VI secolo a.C., fu conquistata dai Romani nel 222 a.C. e fu chiamata Mediolanum; accrebbe progressivamente la sua importanza fino a divenire una delle sedi imperiali dell'Impero romano d'Occidente. Durante la sua storia assunse svariati ruoli, tra i quali capitale, nonché principale centro politico e culturale, del Ducato di Milano durante il Rinascimento e capitale del Regno d'Italia durante il periodo napoleonico. In ambito culturale, Milano è dal XIX secolo il massimo centro italiano
nell'editoria, sia libraria sia legata all'informazione, ed è ai vertici del circuito musicale mondiale grazie alla stagione lirica del Teatro alla Scala e alla sua lunga tradizione operistica. Divenne "capitale economica italiana" durante la rivoluzione industriale che coinvolse l'Europa nella seconda metà del XIX secolo, costituendo con Torino e Genova il "Triangolo industriale". Da questo periodo in poi e soprattutto dal dopoguerra, subì un forte processo di urbanizzazione legato all'espansione industriale che coinvolse anche le città limitrofe. Nell'ultimo secolo la città ha stabilizzato il proprio ruolo economico e produttivo, divenendo il maggiore mercato finanziario italiano; è inoltre una delle capitali mondiali della moda e del disegno industriale ed uno dei centri universitari italiani più importanti.
Il Duomo di Milano
Veneto è una regione italiana di 4.862.581 di abitanti situata nell'Italia nord-orientale; capitale storica e capoluogo amministrativo è Venezia. Confina a nord con il Trentino-Alto Adige e l'Austria (con quest'ultima, però, il confine non è carrabile), a sud con l'Emilia-Romagna,
ad ovest con la Lombardia, a est con il Friuli-Venezia Giulia, e a sud- est con il Mar Adriatico. Insieme al Trentino-Alto Adige e al Friuli- Venezia Giulia il Veneto costituisce la macroarea del Triveneto o delle Tre Venezie.
Capoluogo |
Venezia |
Presidente |
Luca Zaia (Lega Nord) dal 13-4-2010 |
Altitudine |
180[1] m s.l.m. |
Superficie |
18 399 km² |
Abitanti |
4 862 581 (31-08-2012) |
Densità |
264,29 ab./km² |
Province |
7 |
Comuni |
581 |
Regioni confinanti |
Carinzia (AT-2), Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Tirolo (AT-7), Trentino-Alto Adige |
Lingue |
italiano, veneto, emiliano,ladino, friulano, tedesco ecimbro |
Nome abitanti |
Vèneti |
PIL |
(nominale)113.725 mln € (2009) |
PIL |
(nominale)28.889,61 € (2009) |
Il Veneto è una regione che comprende al suo interno molteplici forme del paesaggio naturale: dalla fascia costiera affacciata sull'Adriatico alla pianura uniforme e monotona, che poi si innalza nei dodici rilievi dei Colli Euganei e dei Monti Berici. Con una superficie di 18.390 km², il Veneto costituisce l'ottava regione italiana per superficie. Il suo territorio è morfologicamente molto vario, con una prevalenza di pianura (56,4%), ma anche estese zone montuose (29,1%) e, in minor misura, collinari (14,5%). L'unitarietà del territorio veneto può essere individuata nella pianura e nelle montagne che la delimitano a nord, alimentandola con numerosi fiumi che scendono nel mare Adriatico tra la foce del Tagliamento e il delta del Po. I confini terrestri vengono individuati da elementi naturali di tipo idrografico (Po, Tagliamento, Livenza), ma anche di tipo orografico (come ad esempio l'altopiano di Asiago, o il monte Baldo). Un altro elemento geografico caratterizzante il territorio veneto è il bacino idrografico del Piave, interamente racchiuso entro i confini della regione. La vetta più alta della regione è la Marmolada (3343 m) situata in Provincia di Belluno.
Il clima del Veneto è di tipo sub-continentale, ma con l'agente mitigante del mare e la catena delle Alpi a proteggerlo dai venti del nord, si presenta complessivamente temperato. Tra le zone climatiche principali troviamo: la regione alpina, caratterizzata da estati fresche e temperature rigide in inverno con frequenti nevicate, la fascia collinare e parte di quella pianeggiante dove il clima è più mite, la maggior parte della pianura dove invece il clima è di tipo più continentale (inverni relativamente freddi e umidi, estati calde e afose). Il lago di Garda fa caso a sé: grazie ad un clima assai mite, lo si può apprezzare in tutti i mesi dell'anno, ed ha anche caratteristiche subtropicali.
Marmolada
Il Veneto fu per oltre un millennio indipendente (Repubblica Veneta); in seguito, dopo una breve parentesi austriaca e francese (1797-1814), e un’autonomia durata alcuni decenni come Regno Lombardo-Veneto sotto l'Impero austriaco, nel 1866, secondo i termini dell'accordo di pace che fece seguito alla Guerra austro-prussiana, il Veneto venne assegnato alla Francia che lo cedette al Regno d'Italia.
Dalla fine dell'Ottocento in poi ebbe luogo un'intensa emigrazione di veneti all'estero a causa della estrema povertà della regione. La prima e la seconda guerra mondiale lasciarono sul territorio gravissimi danni:
interi paesi vennero cancellati lungo la linea del Piave, così come in montagna, mentre le campagne risultavano incolte e spopolate. Occupato dalle truppe germaniche, il territorio veneto divenne terreno delle azioni di guerriglia durante la Resistenza partigiana (Verona divenne una delle capitali della RSI). Grazie alla resa incondizionata dell'occupante tedesco il 29 aprile 1945 il Veneto venne infine liberato dal nazi-fascismo e con l'entrata in vigore il 1º gennaio 1948 della Costituzione della Repubblica Italiana, nella nuova organizzazione dello Stato venne prevista la creazione del Veneto come regione a statuto ordinario. Durante gli anni cinquanta l'attività industriale di Porto Marghera iniziò a riprendersi dalle devastazioni portate dal conflitto, fino a raggiungere la massima espansione negli anni sessanta.
Il Veneto ha conosciuto una fortissima espansione economica sin dal secondo dopoguerra, e oggi è sede di importanti attività industriali e terziarie. Le attività agricole (frumento, mais, frutta, ortaggi) e zootecniche (Bovini, Suini) sono ancora di rilievo, e sono molto meccanizzate. Lo sviluppo dell'industrializzazione sul finire dell'Ottocento, contemporaneamente all'unione del Veneto all'Italia, richiese un lungo periodo di tempo, una modernizzazione dell'industria laniera, e lo sviluppo di una classe imprenditoriale. L'industria è presente soprattutto nelle province occidentali e sulle coste adriatiche; prevalgono piccole aziende, specializzate nei settori alimentare, tessile, calzaturiero e del mobile. A Marghera, nella terraferma veneziana, è ancora attivo il polo chimico industriale di Porto Marghera. Treviso e provincia sono anche la prima area d'Italia per l'abbigliamento giovanile, con il gruppo Benetton. Importanti sono anche le attività bancarie, il commercio e il turismo, nelle località balneari di Jesolo, Bibione, Eraclea Mare, Sottomarina, nelle località montane di Cortina d'Ampezzo, Pieve di Cadore, Asiago, nelle città d'arte e sul lago di Garda. Con la crisi globale di inizio XXI secolo si assiste ad una forte delocalizzazione dei settori produttivi delle aziende venete principalmente nei paesi in via di sviluppo; di contro la regione segnala forti progressi ed investimenti nelle nuove tecnologie, in particolare nella nanotecnologia.
La popolazione del Veneto non è omogeneamente distribuita. Se la media pianura vanta le densità maggiori, meno popolati sono la bassa Veronese e il Polesine. Ancor meno abitate sono le Prealpi e la montagna, eccetto l'alto Vicentino e la Val Belluna. Il notevole sviluppo dell'industria a partire dagli anni settanta trasformò il Veneto da terra di emigrazione a terra di immigrazione. Più che i rientri, molti sono stati gli immigrati dal Meridione e in seguito dall'estero (Nordafrica, Europa orientale), il che ha fatto del Veneto la quinta regione per numero di abitanti e una delle prime per numero di stranieri residenti. La presenza religiosa in Veneto ha da sempre dato vita a numerose istituzioni ed edifici di culto, soprattutto nella città lagunare, ma non solo. La figura di Marco evangelista, legata alla città di Venezia, si dipana in una serie di tradizioni orali, spesso in contrasto tra loro. Dopo la sua morte ad Alessandria, le spoglie del santo vengono trafugate da mercanti veneziani nell'828 a Venezia dove pochi anni dopo verrà dato inizio alla costruzione della Basilica che ancora oggi ospita le sue reliquie.
Basilica di Sant'Antonio da Padova
Il Veneto ospita anche i resti di un altro evangelista, San Luca, che riposano (tranne la testa conservata a Praga) nella Basilica di Santa Giustina a Padova, assieme alle reliquie di San Mattia apostolo. Nella
Regione sono parlate, oltre all'italiano e al veneto, almeno altre cinque lingue: il cimbro, il ladino, il friulano e il tedesco. Oltre a queste, esistono alcune zone della provincia di Rovigo in cui si parla anche il dialetto ferrarese.
Verona è un comune italiano di 252.065 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Veneto. La città scaligera è un'importante meta turistica, visitata ogni anno da milioni di persone in virtù della sua ricchezza artistica e architettonica, e per le numerose manifestazioni internazionali che vi si tengono. La città è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura: la città sorge lungo le rive del fiume Adige, nel punto in cui questo entra nella pianura Padana e forma un caratteristico doppio meandro, a una trentina di chilometri a est del lago di Garda. È situata a 59 metri sul livello del mare, ai piedi dell'appendice meridionale dei monti Lessini: il colle San Pietro.
L'Adige presso il romano ponte Pietra
Anticamente la città era un punto nodale di tutti i sistemi di trasporto terrestre e acquatico dell'Italia nord-orientale. Al tempo dei Romani, infatti, era il punto di incontro di quattro strade consolari: la via Gallica, la via Claudia Augusta, il vicum Veronensium e la via Postumia. Ancora oggi Verona costituisce un importante nodo geografico -
stradale, ferroviario e autostradale -, al crocevia tra le direttrici che collegano l'Italia centrale e nord-occidentale con il passo del Brennero. Padova è un comune italiano di 212.174 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Veneto. È il terzo comune della regione per popolazione e il più densamente popolato. Nei suoi dintorni si è creata un'importante conurbazione che secondo il censimento del 2011 raggiungeva i 406.349 residenti. È oggi un ragguardevole centro economico, uno dei più importanti e grandi centri di trasporti intermodali, anche fluviali, di tutta Europa e rappresenta attualmente il più grande interporto del nord Italia. La città di Padova è sede di una prestigiosa ed antica università fondata nel 1222, vanta numerose testimonianze di un glorioso passato culturale ed artistico, che la rendono meta del turismo internazionale. Conserva uno dei più straordinari e rivoluzionari capolavori dell'arte medievale, la Cappella degli Scrovegni, affrescata agli inizi del Trecento da Giotto. La bisbetica domata, commedia di William Shakespeare, è ambientata a Padova. È universalmente conosciuta anche come la città del Santo, appellativo con cui viene chiamato a Padova sant'Antonio, il famoso francescano portoghese, nato a Lisbona nel 1195, che visse in città per alcuni anni e vi morì il 13 giugno 1231. I resti del Santo sono conservati nella Basilica di Sant'Antonio, importante meta di pellegrinaggio della cristianità e uno dei monumenti principali cittadini. Nel 1829, Padova fu la sede del primo Convitto Rabbinico, importante istituzione dell'ebraismo italiano.
La Liguria è una regione italiana di 1.567.339 abitanti, situata nel Nord-Ovest della penisola e avente come capoluogo la città di Genova. È bagnata a sud dal Mar Ligure, a ovest confina con la Francia, a nord con il Piemonte e con l'Emilia-Romagna e a sud-est con la Toscana.
Capoluogo |
Genova |
Presidente |
Claudio Burlando (PD) dal 5/04/2005 |
Superficie |
5 420 km² |
Abitanti |
1 567 339[1] (31-12-2011) |
Densità |
289,18 ab./km² |
Province |
Genova, Imperia, La Spezia,Savona |
Comuni |
235 |
Regioni confinanti |
Emilia-Romagna, Piemonte,Provenza-Alpi-Costa Azzurra(FR-U), Toscana |
Lingue |
italiano, ligure, occitano[2] |
Nome abitanti |
Liguri |
PIL |
(PPA) 34.019,7 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 25.262 € |
Con i suoi 5.420 km² la Liguria è una delle regioni più piccole d'Italia, dopo Valle d'Aosta e Molise, ma è una delle più densamente popolate in quanto ospita oltre 1.600.000 abitanti per una densità di 298 ab/km². La Considerando l'orografia del territorio e il fatto che le foreste ne ricoprono il 62,6%, appare tuttavia evidente come vi siano notevoli differenze fra la densità di abitanti dell'entroterra e quella del litorale, che sfiora i 1000 ab/km2. La regione è compresa tra le Alpi Liguri e l'Appennino Ligure a nord e il Mar Ligure a sud, con una catena ininterrotta che costituisce una vera e propria dorsale che si presenta continua nel suo sviluppo, ma discontinua nella sua morfologia, con
tratti in cui la dorsale alpino/appenninica si presenta estremamente compatta ed elevata allineando gruppi montuosi molto elevati (alle spalle di Ventimiglia, una serie di massicci si innalza fino a quote altimetriche di 2700–3000 m) mentre in altri tratti (ad esempio nell'entroterra di Savona e di Genova) la barriera montuosa è poco elevata e profondamente incisa da brevi valli trasversali e da valichi che non arrivano ai 500 m di altitudine sul livello del mare (Colle di Cadibona, Passo dei Giovi, Crocetta d'Orero).
Il Mar Ligure, di fronte alla Liguria, è un braccio di Mar Mediterraneo ed il Golfo di Genova ne costituisce una parte importante, mentre il secondo golfo più grande è quello della Spezia. Nella parte orientale del Golfo di Genova si trova il Golfo del Tigullio, da Portofino a Sestri Levante. Le coste sono in genere alte, rocciose, frastagliate, soprattutto nella Riviera di levante, mentre a ponente è presente una quasi perfetta alternanza tra rocce a picco sul mare e spiagge sabbiose. Le coste sono talvolta interrotte da estuari di piccoli fiumi, spesso a carattere torrentizio, i quali solcano il territorio perpendicolarmente alla costa sul fondo di profonde vallate. La Liguria è una terra ricca di bellezze naturali in cui il connubio tra terra e mare rende particolarmente eterogenea la varietà di ecosistemi presenti nel suo territorio. Infatti sono presenti un parco nazionale, nove parchi regionali, tre riserve naturali e una nazionale ed infine dodici comunità montane con cui la Liguria protegge pertanto il 12% del suo territorio, per una superficie complessiva di circa sessantamila ettari.
La Riserva di Bergeggi, 8 ettari, costituita da una piccola isola di roccia calcarea, l'Isola di Bergeggi. Essa è coperta di macchia mediterranea e
ospita una colonia di gabbiani reali. L'area protetta comprende, oltre all'isola, anche un tratto di costa calcarea includendo una grotta marina accessibile solo via mare.
La Riserva dell'isola Gallinara, 11 ettari, ospita sul terreno calcareo la tipica vegetazione della macchia mediterranea e specie floristiche come la rosa e il fiordalisodella Gallinara, presenti sull'isola Gallinara.
La Riserva di Rio Torsero, composta da 4 ettari, è un deposito fossilifero. Nelle sue rocce si trovano resti di antichi molluschi. Il territorio si presenta tipicamente roccioso e calcareo coperto a tratti da macchia mediterranea.
Nella Riviera Ligure di Levante è presente una riserva naturale in provincia di Genova. Nei confini territoriali del Parco naturale regionale dell'Aveto si trova la Riserva naturale Agoraie di sopra e Moggettoa
1.330 metri di altitudine e ubicata presso l'Appennino ligure emiliano. Estesa per 16 ettari è caratterizzata da quattro laghetti perenni del gruppo dei laghi delle Agoraie di Sopra. La vegetazione della riserva è caratterizzata da faggi e abeti, grazie al clima fresco e umido. Qui sono presenti numerose specie di anfibi come il tritone crestato e la rana temporaria. Due sono le riserve marine che tutelano i fondali della Liguria, ubicate nel levante ligure in provincia della Spezia e in provincia di Genova:
Occorre sottolineare che il Mar Ligure è anche parte del Santuario dei Cetacei.
Riserva delle Cinque terre
La Liguria gode di un clima mediterraneo, ma non uniformemente: essa risente infatti della morfologia accidentata del suo territorio per gran parte montuoso, aperto su un mare decisamente caldo in rapporto alla sua latitudine relativamente elevata. I fattori morfologici principali sono infatti due: la forma ad arco aperto verso mezzogiorno della regione e la dorsale montuosa che si sviluppa tra il confine francese e quello toscano.
La parola Ligure / Liguria fu assegnata a questo popolo prima dai Greci, poi dai romani e ha il significato di luogo paludoso o acquitrino. Il periodo storico più importante per la regione è il basso medioevo. Esso si sviluppa, a partire dalla prima crociata, attorno alle attività - esplorative prima e commerciali poi - delle famiglie e degli alberghi per lo più genovesi, interessando comunque la vita degli individui di tutto il territorio regionale. La forza economica della Repubblica marinara si manifesta con un impero coloniale, con basi politiche fatte da una fitta rete di accordi politico-commerciali in tutto il Mar Mediterraneo ed il Mar Nero; dense sono le presenze mercantili liguri da Gibilterra sino all'Asia centrale, con testimonianze documentate in una miriade di porti e crocevia commerciali.
Sulla terraferma Genova prende gradualmente il controllo della maggior parte della Liguria. A seguito dell'invasione francese delle truppe di Napoleone nel 1797, la Repubblica di Genova diventa Repubblica Ligure e poi viene annessa al territorio francese. Il Congresso di Vienna decreterà, malgrado i disperati tentativi diplomatici del Senato di salvare l'indipendenza e malgrado la ferma contrarietà popolare, l'annessione all'inviso Regno di Sardegna, da sempre in conflitto con il potere dogale.
In linea generale l'economia della Liguria è basata su aspetti particolari dei tre settori produttivi, generalmente correlati tra loro. Il settore primario si basa sostanzialmente su un'agricoltura di qualità, con produzioni specifiche e con garanzie di controllo particolari, ma anche su attività di allevamento (nell'entroterra) e di pesca lungo le coste. Nelle Cinque Terre, dove si è sviluppata l'arte di costruzione dei muri a secco, grazie ai quali si è costituito il tipico terrazzamento ligure, base delle coltivazioni rivierasche. Si producono frutta, olive, e soprattutto fiori. La coltivazione floreale (più sviluppata nella Riviera di Ponente) corrisponde a circa metà dell'intera produzione nazionale; a questo si deve il fatto che l'A10 sia stata battezzata "Autostrada dei fiori". L'agricoltura prevede per la maggior parte una produzione ortofrutticola (tradizionale), olivicoltura (specie nelle zone di Leivi, Lavagna e Sestri Levante) e alberi da frutta (limoni, pesche, albicocche) e viticoltura (Moscato bianco, il Ciliegiolo, la Bianchetta Genovese e Vermentino). La maggior parte di produzione vinicola si concentra nella provincia spezzina dove i principali vitigni sono sangiovese, ciliegiolo e canaiolo per le uve nere, bosco, albarola, trebbiano e vermentino per le uve bianche.
Significativo è l'esempio che fornisce il distretto della Val di Vara, in cui si è potenziata la pratica di agricoltura biologica, fino a divenire la quasi totalità della produzione locale, tanto da conferire l'appellativo di "Valle del Biologico". Qui è molto fiorente la zootecnica, allevamento bovino al pascolo sia da carne che da latte. Unica in tutta la Liguria per espansione è la piana di Albenga, diventata il punto di maggiore produzione agricola. Famosa nei secoli passati per la produzione della canapa troviamo come maggiori e più tipiche produzioni il basilico, il
cuor di bue, l'asparago violetto, il carciofo e le trombette. Oltre a questi la piana di Albenga produce molte aromatiche in vaso, insieme a coltivazioni floreali quali ciclamini, stella di Natale e Margherita. L'industria ligure è generalmente associata ai grandi poli produttivi che sorgono nelle periferie dei maggiori centri urbani come i capoluoghi di provincia. Questo aspetto ha senz'altro contribuito allo sviluppo dall'attività degli importanti porti di Genova, La Spezia e Savona, che hanno dato impulso al commercio marittimo, all'attività cantieristica navale e anche al turismo. L'importazione di materie prime attraverso i porti ha sviluppato quindi l'industria siderurgica, petrolchimica, chimica e metalmeccanica.
In Liguria hanno sede alcuni tra i più importanti centri produttivi industriali nazionali soprattutto nel settore della meccanica e della cantieristica. Tra i principali vi sono:
I cantieri navali Fincantieri di Riva Trigoso
Naturalmente alla presenza di tali centri produttivi consegue una miriade di attività imprenditoriali ed artigianali dell'indotto cantieristico
e meccanico. I settori industriali ad alta tecnologia sono una delle poche realtà emergenti dell'economia della regione. In tal senso è stato costituito alla Spezia il distretto nautico, una realtà settoriale in espansione, che ha visto la necessità di aggregare in un unico distretto le realtà produttive in materia di nautica da diporto.
Nei comuni montani, maggiormente in Val Fontanabuona, è molto fiorente e redditizia l'estrazione e la lavorazione dell'ardesia, chiamata la pietra nera, esportando prodotti (tra i più richiesti i biliardi) in tutta Italia ed in Europa conquistando quasi interamente il settore ardesiaco. Altre attività presenti nelle vallate genovesi sono dedite alle lavorazioni della plastica, del legno e della carta. Ad Albissola Marina e Albisola Superiore, caratteristica e tipica è la lavorazione della ceramica, dove piccole e medie attività locali adempiono alla produzione e alla commercializzazione.
Il turismo è una delle attività economicamente più rilevanti per la Liguria. Il clima mite, i paesaggi rinomati come Portofino, le Cinque Terre o Porto Venere, la diversificazione delle offerte e la qualità dei servizi attirano turisti sia dall'Italia che dall'estero. La maggior parte dei flussi turistici avvengono nella stagione estiva, in cui è possibile usufruire e godere degli innumerevoli chilometri di spiagge e di servizi balneari. Il turismo di massa (che fa sì che in estate la regione arrivi a triplicare la propria popolazione) ha causato notevoli danni ambientali, come la cementificazione delle coste (fenomeno noto in Liguria come rapallizzazione, da Rapallo, uno dei luoghi turistici tradizionali). Tuttavia in Liguria è possibile trovare, oltre al classico turismo stagionale, proposte tra le più disparate, come il pescaturismo o l'agriturismo, ovvero forme di soggiorno in cui è possibile contribuire all'attività di pesca o agricola insieme a gente del mestiere.
La popolazione ligure è concentrata principalmente nei medi e grandi centri costieri, distribuiti su entrambe le riviere. Una buona parte della popolazione, però, vive in medi e piccoli comuni dell'entroterra. Questa regione si caratterizza per l'assenza di vaste vallate che favoriscano l'insediamento. I centri si arroccano su colline e montagne e mediamente hanno poche centinaia di abitanti. Densità maggiori si hanno invece nelle due vallate che dal mare arrivano rispettivamente a
Ronco Scrivia e a Cairo Montenotte. Caratteristica di questa regione è la lingua ligure, parlata anche nelle regioni confinanti (Piemonte, Emilia-Romagna) e nell'Isola di San Pietro (Carloforte e Calasetta) in Sardegna e Corsica (Bonifacio). La lingua ligure, è ancora molto utilizzata, grazie alla "ridiffusione" degli ultimi anni, attuata ad esempio dal cantante Fabrizio De André.
Genova è un comune italiano di 604.848 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Liguria. È il sesto comune italiano per popolazione, terzo del Nord Italia, e fa parte del triangolo industriale Milano-Torino-Genova. La città genovese è una delle 15 città metropolitane italiane, il cui agglomerato urbano conta più di
800.000 abitanti. Affacciata sul Mar Ligure, la sua storia è legata alla marineria e al commercio. È nota, tra l'altro, per aver dato i natali a Cristoforo Colombo, a Giuseppe Mazzini e a Goffredo Mameli. Il suo porto è il più importante d'Italia. Simbolo "fisico" della città è il suo faro, situato a fianco del porto antico e conosciuto come la Lanterna, mentre viene tradizionalmente rappresentata dalla Croce di San Giorgio, negli stemmi sorretta da due grifoni. Per oltre otto secoli capitale dell'omonima repubblica, Genova è stata citata con gli appellativi di La Superba, La Dominante, La Dominante dei mari e La Repubblica dei Magnifici. È stata sede dell'Expo '92, del controverso summit del G8 del 2001 e nel 2004 è stata Capitale europea della cultura. Nel suo centro storico, numerosi palazzi, nel loro complesso denominati Palazzi dei Rolli, sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO. Nel Palazzo San Giorgio risiedeva il Banco di San Giorgio, la più antica banca al mondo. Oggi, pur mantenendo viva la sua tradizione industriale, è un affermato centro turistico, culturale, scientifico, musicale e universitario. Il capoluogo ligure è inoltre conosciuto anche nei campi della ricerca scientifica e della tecnologia con noti poli di eccellenza, in quelli dell'editoria, delle telecomunicazioni, dello sport (Genova ha dato i natali al Genoa, che è la più antica squadra di calcio italiana ancora esistente, e alla Sampdoria).
L'Emilia-Romagna è una regione dell'Italia nord-orientale di 4 354 450 abitanti, con capoluogo Bologna. È bagnata a est dal Mar Adriatico, confina a nord con il Veneto e la Lombardia, a ovest con il e la Liguria, a sud con la Toscana, le Marche nonché la Repubblica di San Marino. Essa è composta dall'unione di due regioni storiche: l'Emilia, che
comprende le province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e la maggior parte della provincia di Bologna, e la Romagna, che comprende le province di Ravenna, Rimini, Forlì - Cesena e i comuni della provincia di Bologna situati a est del torrente Sillaro.
Capoluogo |
Bologna |
Presidente |
Vasco Errani (PD) dal 1999 |
Altitudine |
211 m s.l.m. |
Superficie |
22 447 km² |
Abitanti |
4 379 348[3] (31-01-2013) |
Densità |
195,1 ab./km² |
Province |
9 |
Comuni |
348 |
Nome abitanti |
emiliani e romagnoli |
PIL |
(PPA) 106.791,9 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 31.900 € |
Il territorio della regione è diviso in due parti aventi estensioni pressoché equivalenti: la parte settentrionale (47,8% della superficie complessiva) è pianeggiante, mentre le colline (27,1% del territorio) e le montagne (25,1%) si trovano nella fascia meridionale della regione. La parte piana della regione, compresa tra la linea pedemontana e il Po, si allarga progressivamente da ovest verso est. Invece la zona montuosa-collinare conserva per tutto il suo sviluppo una larghezza quasi costante. Le maggiori altitudini si trovano nel settore centrale, che culmina nel Monte Cimone. La pianura è il risultato dei depositi alluvionali portati dal Po e dai fiumi appenninici. Nell'alta pianura si sono depositati i materiali più grossolani ghiaia, sabbia e pertanto il suolo risulta molto permeabile. Nella bassa pianura i depositi sono più minuti e perciò meno permeabili. Nella parte orientale, rivolta all'Adriatico, si passa da un settore interno di terre già da tempo rassodate e messe a coltura alle vaste aree di recente bonifica idraulica. La grande pianura si affaccia al mare con una costa unita e assai uniforme, gli ampi arenili e il mare poco profondo si prestano assai bene all'intensa attività turistica balneare.
Il reticolo idrografico è costituito, nella metà occidentale della regione, da una serie di corsi d'acqua, ad andamento più o meno parallelo, che percorrono le valli e che poi si diramano nella bassa pianura fino a sfociare nel fiume Po; nella parte orientale, a cominciare dal Reno, i fiumi si gettano direttamente nell'Adriatico. A parte il Po, tutti i corsi d'acqua della regione hanno portate irregolari con andamento torrentizio. È notevole la rete di canali di derivazione che prelevano le acque dal Po per l'irrigazione. Si ha pertanto una “bassa” irrigua, dedicata all'allevamento per la produzione di latte e formaggio (Parmigiano-Reggiano e Grana Padano); poi le "valli" bonificate, in buona parte investite a cereali; quindi la pianura non irrigata, coltivata a frutticoltura specializzata (Cesena), e le colline adibite a vigneto o a coltura promiscua; infine i prati, i pascoli e i boschi dell'alta collina e della montagna. Tra i fiumi presenti nel territorio troviamo: il Po, l'Enza, il Panaro, il Parma, il Reno, il Savio, il Secchia, il Taro, il
Trebbia, Arda, Baganza, Bidente, Ceno, Conca, Cròstolo, Diversivo del Volano, etc. Nel territorio dell'Emilia-Romagna ricadono due parchi nazionali, entrambi condivisi con la Toscana: il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e il Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. Nel territorio della regione ricadono inoltre 14 parchi regionali nonché numerose altre aree naturali protette. L'amministrazione della regione vanta da vent'anni una rigorosa politica di sostenibilità dello sviluppo. Per contro critici autorevoli obiettano che l'assoluta libertà lasciata ai comuni nella dilatazione delle aree urbane è un fenomeno che sta drasticamente contraendo i terreni più fertili della pianura padana. La vegetazione spontanea è stata pesantemente ridotta dall'intervento umano particolarmente in pianura. Sopravvivono però alcune aree boschive rilevanti come il Bosco di Mesola, ora riserva naturale, e la pineta in provincia di Ravenna. Anche la fauna è stata molto impoverita dalle modificazioni dell'ambiente operate dall'uomo.Nei campi agricoli sono presenti lepri, ricci, fagiani e tanti altri animali, mentre nelle zone umide (specialmente nel Delta del Po) troviamo numerosi aironi, anatre e anche le nutrie. Nei boschi dell'Appennino vivono volpi, cervi, tassi, caprioli, lupi, scoiattoli. La vegetazione presente negli ambienti costieri dell’Emilia Romagna è caratterizzata da specie vegetali psammofile e specie alofile.
Il clima dell'Emilia-Romagna è di tipo prevalentemente sub- continentale tendente al sublitoraneo e dunque al mediterraneo solo lungo la fascia costiera. L'Adriatico infatti è un mare troppo ristretto per influire significativamente sulle condizioni termiche della regione. Caratteristiche di base di questo clima sono il forte divario di temperatura fra l'estate e l'inverno, con estati molto calde e afose, e inverni freddi e prolungati. L'autunno è molto umido, nebbioso e fresco fino alla metà di novembre; con il procedere della stagione le temperature scendono, fino a poter divenire freddo ed avere caratteristiche prettamente invernali. La primavera rappresenta la stagione di transizione per eccellenza, ma nel complesso risulta mite.
Parco nazionale Appennino tosco-emiliano
Nel 2010, durante i lavori per la costruzione del nuovo carcere di Forlì, è stata trovata la più grande necropoli preistorica della regione, risalente a 4.000 anni fa, il che dimostra che già l'area era stabilmente abitata a tale epoca. L'Emilia-Romagna comprende due regioni storiche ben distinte: l'Emilia e la Romagna. L'Emilia prende il nome dall'antica Via Emilia, la strada fatta costruire dal console romano Marco Emilio Lepido per collegare Ariminuma Placentia. Romagna, in latino Romània, è il termine con cui era chiamata la zona circostante l'antica Pentapoli bizantina di Ravenna, Forlì, Forlimpopoli, Classe e Cesarea (antica città oggi non più esistente). Le principali entità statali storiche che hanno caratterizzato il territorio della regione sono il Ducato di Parma e Piacenza, il Ducato di Modena e Reggio e il Ducato di Ferrara, poi confluito nello Stato Pontificio.
L'Emilia-Romagna è considerata una delle regioni più ricche d'Europa, con tassi d'occupazione che superano il 70% (80% a Modena e Reggio Emilia); il tasso di disoccupazione della regione (3,4%) corrisponde ad un regime di piena occupazione. Questo ha favorito negli ultimi anni un enorme arrivo di immigrati nelle città, che in tre province (Reggio
Emilia, Piacenza, Modena) ha portato l'incidenza di immigrati sulla popolazione totale intorno al 10%. Bologna e Modena sono risultate rispettivamente la terza e la quarta città più ricche d'Italia, dietro solo a Milano e Biella. Nel settore primario, la regione può contare su un forte sviluppo su tutta la Pianura Padana e in Romagna. Sono molti i prodotti DOP e IGP coltivati in regione, ed è diffuso l'allevamento di bovini e suini. L'Emilia-Romagna, condividendo il territorio della Pianura Padana, è una regione; questo è il frutto di lavori di bonifica cominciati in epoche anche remote; la rete d'irrigazione e canalizzazione è efficiente e non per caso alcune delle più grandi aziende di macchinari agricoli, come la Goldoni e la Landini, hanno sede qui. Le colture tipiche sono cerealicole (grano e mais soprattutto), fruttifere (la prima produttrice italiana di pesche e pere e anche con mele, albicocche, susine e ciliegie), ortofrutticole (ai primi posti in Italia ed Europa per produzione di insalate, finocchio, pomodori, lattuga, rapa, ravanello, carote, patate, zucchine, zucche, peperoni, cetrioli e molti altri) e vinicole anche fino a 800 metri in collina; da ricordare il primato nazionale nella produzione di barbabietola da zucchero. Le maggiori aziende alimentari hanno sede in Emilia.
Anche il settore secondario è molto sviluppato: a Parma sono presenti numerosissime industrie alimentari di dimensioni mondiali come Barilla e Parmalat, a Modena, Reggio Emilia e Bologna sono molto diffuse le industrie meccaniche con nomi illustri come ad esempio: Ducati, Ferrari, Italjet, Moto Morini e Lamborghini. La regione si dimostra quindi presente in ogni settore produttivo, dal chimico di Ravenna al meccanico dell'Emilia centrale, dal tessile all'elettronico passando per il ceramico, biomedicale ed editoriale (Panini) della zona modenese per arrivare al settore logistico di Piacenza. Il settore terziario è anch'esso sviluppato; la Riviera romagnola è centro d'attrazione turistica sia d'estate per la ricca ed organizzatissima ricettività (più di 5000 alberghi) che negli altri periodi dell'anno per i numerosi locali d'intrattenimento giovanile; si stima che durante un anno siano circa 10 milioni di turisti che la popolano; italiani e moltissimi stranieri soprattutto dalla Germania e dai Paesi Bassi. La regione è il nodo commerciale più importante del paese, Bologna è un nodo ferroviario di primaria importanza nel Nord e la sua stazione merci è la più grande d'Italia come volume di traffico.
Emilia-Romagna è la seconda regione col maggior numero di città ai primi posti in Italia per popolazione, con 9 città che contano oltre
100.000 abitanti, 7 città fra le 30 più popolate in Italia, e 10 fra le prime
50. Segue un elenco delle dieci città principali dell'Emilia-Romagna ordinate per numero di abitanti:
Bologna è un comune italiano di 380.635 abitanti, capoluogo della regione Emilia-Romagna. È il settimo comune italiano per popolazione ed è il cuore di un'area metropolitana di circa 1.000.000 di abitanti.
Antichissima città universitaria, ospita numerosissimi studenti che animano la sua vita culturale e sociale. Nota per le sue torri ed i suoi lunghi portici, possiede un ben conservato centro storico (fra i più estesi d'Italia), in virtù di un'attenta politica di restauro e conservazione.
La città è sempre stata un importante centro urbano, prima sotto gli Etruschi (Velzna/Felsina) ed i Celti (Bona), poi sotto i Romani (Bononia), poi ancora nel Medioevo Bo-lan-yah (pronuncia dialettale che in ebraico significa: "In essa alloggia Yahweh"), come libero comune (per un secolo è stata la quinta città europea per popolazione). La sua importanza artistica e monumentale è basata su un insieme omogeneo di monumenti ed emergenze architettoniche (le torri medievali, i palazzi d'epoca, le chiese, la struttura del centro storico) ed opere d'arte frutto di una storia architettonica ed artistica di prim'ordine. Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie del nord Italia, in un'area in cui risiedono importanti industrie meccaniche, elettroniche e alimentari. Bologna è la città dei portici: oltre 38 km nel solo centro storico. Li si trova in quasi tutte le vie del centro e la loro origine è in parte da attribuirsi alla forte espansione che ebbe la città nel tardo Medioevo, quando la città e la fiorente università divennero un polo ambito per studiosi e letterati di tutta l'Europa, ma anche per la popolazione proveniente dalla campagna.
La Toscana è una regione italiana di 3.745.786 abitanti, situata nell'Italia centrale, con capoluogo Firenze. Confina a nord-ovest con la Liguria, a nord con l'Emilia- Romagna, a est con le Marche e l'Umbria, a sud con il Lazio. Ad ovest è bagnata dal Mar Ligure; il Mar Tirreno bagna invece il tratto costiero meridionale. La Toscana
amministra anche le isole dell'Arcipelago Toscano, oltre ad una piccola exclave situata entro i confini dell'Emilia-Romagna.
Capoluogo |
Firenze |
Presidente |
Enrico Rossi (PD) dal 2010 |
Altitudine |
279[2] m s.l.m. |
Superficie |
22 994 km² |
Abitanti |
3 745 786 (31-03-2010) |
Densità |
162,9 ab./km² |
Province |
10 |
Comuni |
287 |
Regioni confinanti |
Emilia-Romagna, Lazio,Liguria, Marche, Umbria |
Nome abitanti |
Toscani |
PIL procapite |
(PPA) 28.400 € |
Il territorio toscano è per la maggior parte collinare (66,5%); comprende alcune pianure (circa l'8,4% del territorio) e importanti massicci montuosi (il 25,1% della regione).
Sia a nord che a est la Toscana è circondata dagli Appennini ma il territorio è prevalentemente collinare. La vetta più alta della regione è il monte Prado (2.054 m), nell'appennino Tosco-Emiliano in Garfagnana, sul confine con l'Emilia Romagna. Nella regione si trovano altri rilievi montuosi degni di nota al di fuori della dorsale appenninica: le Alpi Apuane a nord-ovest, il Monte Pisano tra Pisa e Lucca, la Montagna pistoiese a nord di Pistoia, i Monti della Calvana a nord di Prato, i Monti del Chianti, il Casentino dal Valdarno, l'Alpe di Catenaia, le Colline Metallifere a sud-ovest e i massicci del Monte Amiata e del Monte Cetona a sud-est, il monte Falterona, dove nasce il fiume Arno e il monte Fumaiolo dove nasce il Tevere. Tra i sistemi collinari, nella parte centrale della regione ritroviamo, da ovest a est, le Colline livornesi, le Colline pisane, le Balze di Volterra, il Montalbano, le colline del Chianti e i rilievi collinari della Valtiberina.
Le Balze di Volterra, tra la Val di Cecina e la Valdera
In Toscana si trovano aree pianeggianti sia lungo la fascia costiera sia nell'entroterra. Il litorale comprende le pianure della Versilia, l'ultimo tratto del Valdarno Inferiore (che si apre nella Piana di Pisa) e la Maremma (la pianura più estesa), mentre nell'entroterra la pianura principale è il Valdarno che si sviluppa da est ad ovest lungo il corso dell'omonimo fiume, comprendendo le città di Arezzo, Firenze e Pisa.
La Toscana, bagnata dal Mar Ligure nella parte centro-settentrionale e dal Mar Tirreno in quella meridionale, si caratterizza per un litorale continentale molto diversificato nelle sue caratteristiche. Nel complesso, le coste continentali si presentano basse e sabbiose, fatta eccezione per alcuni promontori.
L'Arcipelago Toscano è costituito da sette isole principali e da alcuni isolotti minori, molti dei quali sono semplici secche o scogli affioranti, in gran parte tutelati dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. L'isola principale è l'Isola d'Elba, bagnata a nord dal Mar Ligure, a est dal Canale di Piombino, a sud dal Mar Tirreno e a ovest dal Canale di Corsica: l'isola presenta un'alternanza di coste basse e sabbiose e coste più alte e frastagliate dove si aprono suggestive calette. A nord dell'Isola d'Elba si trovano l'Isola di Capraia, nel Canale di Corsica, e l'Isola di Gorgona nel Mar Ligure, entrambe con coste frastagliate. A sud dell'Isola d'Elba si trovano l'Isola di Pianosa, completamente
pianeggiante e con leggere ondulazioni, con coste sia sabbiose che scogliose, l'Isola di Montecristo con coste alte e frastagliate fatta eccezione per la zona dell'approdo, l'Isola del Giglio con coste prevalentemente alte e rocciose, fatta eccezione per alcune calette e per la Spiaggia del Campese, l'Isola di Giannutri con coste scogliose pur presentando un territorio caratterizzato soltanto da ondulazioni e dislivelli leggerissimi. Tra le isole minori, le secche e gli scogli affioranti, vi sono le isole di Cerboli, di Palmaiola, le Formiche di Grosseto, la Formica di Burano, lo Scoglio d'Affrica o Formica di Montecristo, le Secche della Meloria e le Secche di Vada.
Dal punto di vista climatico, la Toscana presenta caratteristiche diverse da zona a zona. Le temperature medie annue tendono a diminuire man mano che si procede verso l'interno e verso nord; nelle pianure e nelle vallate interne (medio Valdarno e Val di Chiana) si raggiungono i valori massimi estivi, che spesso si avvicinano e toccano i 40 °C e si contrappongono a minime invernali piuttosto rigide, talvolta anche di alcuni gradi sotto zero.
La costa dell'Argentario
Dopo la caduta dell'Impero Romano la regione passò attraverso le dominazioni ostrogota e bizantina, prima di divenire oggetto di conquista da parte dei Longobardi (569), che la eressero a ducato con sede a Lucca (Ducato di Tuscia). Con la caduta dei Longobardi per opera di Carlo Magno, il ducato divenne contea e successivamente marchesato di Lucca (Marca di Tuscia). Nell'XI secolo Pisa divenne la città più potente e importante della Toscana, con l'estensione del dominio della Repubblica Marinara a quasi tutta la Toscana tirrenica, alle isole dell'Arcipelago Toscano e alla Sardegna e Corsica.
Grazie a numerosi letterati e artisti, tra il Trecento e il Quattrocento la Toscana, ed in particolare la città di Firenze, diedero un determinante contributo al Rinascimento Italiano. Divenuta entità politicamente autonoma a partire dal XII secolo la Toscana si frammentò anch'essa in una miriade di stati tra i quali la Repubblica di Firenze e la Repubblica di Siena erano le più importanti. La fioritura dei commerci portò in alcune città della regione alla nascita delle banche (Firenze e Siena in primis). In questo periodo la Toscana diede anche i natali a personaggi illustri come Dante, Petrarca e Boccaccio. Durante il XV secolo salì al potere la famiglia Medici che, come le maggiori famiglie fiorentine, si era arricchita con le banche ed aveva ottenuto rilevanza politica nelle istituzioni repubblicane a partire dalla metà del Quattrocento, con Cosimo il Vecchio. A partire da Lorenzo il Magnifico il potere mediceo si consolidò e la famiglia Medici continuò a regnare sopra la Toscana ininterrottamente fino al 1737. Nel 1860 fu celebrato un plebiscito, che confermò l'unione della Toscana alla monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II. La Toscana fu così annessa al Regno di Sardegna e quindi al nascente Regno d'Italia. In attesa del trasferimento della capitale a Roma, cosa che avvenne dopo la conquista savoiarda della città nel 1870, Firenze ospitò il governo della nazione per cinque anni. Durante la Resistenza la Toscana fu teatro di una feroce e violenta guerra tra le brigate partigiane, appoggiate da buona parte della popolazione e l'esercito tedesco appoggiato dalle squadre fasciste.
L'economia della regione si basa prevalentemente sul settore terziario, alimentato principalmente dal turismo. Gli arrivi turistici nel 2007 sono
stati di 5.542.937 italiani e 5.885.545 stranieri. Tuttavia, in Toscana vi sono numerosi distretti industriali sparsi nel territorio, che incidono profondamente sull'economia a scala locale. Anche l'agricoltura e l'allevamento, grazie ai prodotti di qualità, rivestono notevole importanza, pur creando un numero marginale di posti di lavoro rispetto agli altri settori. L'agricoltura e l'allevamento rivestono ancora oggi una notevole importanza, vista la qualità dei prodotti forniti.
Nelle aree montane, l'agricoltura si contraddistingue per marginalità produttiva caratterizzata dalla raccolta di funghi, castagne e tartufi. La collina si caratterizza essenzialmente per oliveti e vigneti. Per i vini si segnala l'importanza mondiale dei vini toscani. La bassa collina e anche la pianura si caratterizzano per vivaismo (provincia di Pistoia), orticoltura, colture cerealicolo-foraggere, girasoli, mais, barbabietole e zafferano (province di Siena, Grosseto e Firenze). Famosissimo in tutto il mondo è il sigaro toscano, prodotto con foglie di tabacco di tipo kentucky coltivate in Val di Chiana e nella Valtiberina toscana.
L'allevamento e la zootecnia si fondano principalmente sulle razze autoctone bovine e suine che forniscono carni molto pregiate. Tra i bovini spiccano le razze chianina, maremmana, calvanina e garfagnina, tutte allevate allo stato brado, caratteristica che ha fatto sì che le loro carni fossero molto ricercate anche durante gli anni della crisi del settore dovuta alla BSE (patologia mai riscontrata nelle razze autoctone
toscane). Tra i suini spicca su tutti la pregiatissima razza di Cinta senese allevata allo stato brado e semibrado in varie zone delle province di Siena e Firenze e nell'area delle Colline Metallifere. I cavalli autoctoni più diffusi a livello regionale sono il maremmano e il bardigiano che vengono allevati per manifestazioni turistiche e sportive. Il commercio e il settore terziario rappresentano per la regione una delle principali fonti dell'economia, essendo fonte di occupazione per circa 2/3 dei residenti. Oltre al modello di commercio tradizionale toscano (basato sulla piccola o media impresa spesso a conduzione familiare e su fiere e mercati locali), rivestono notevole importanza sia il turismo sia i servizi (banche e assicurazioni). Il turismo rappresenta una delle principali risorse economiche della Toscana. Oltre il 40% del flusso si riversa verso le località balneari e tra le principali ricordiamo Viareggio, Castiglione della Pescaia e la Versilia; un emblematico esempio è rappresentato della Maremma grossetana che nei mesi estivi decuplica il numero dei residenti. Un'altra rilevante percentuale è data dai visitatori alle città d'arte e ai centri artistici minori, con Firenze che supera i 10\11 milioni di presenze all'anno. Negli ultimi anni si è molto sviluppato anche il turismo rurale che si affianca a quello termale (Chianciano Terme, Montecatini Terme, Saturnia) e a quello montano sia estivo che invernale (piste da sci all'Abetine e sul Monte Amiata).
La Toscana conta più di 3 milioni e mezzo di abitanti che rappresentano circa il 6% della popolazione italiana, con una densità di circa 155 abitanti per km² che risulta inferiore rispetto alla media nazionale. Poco più del 10% della popolazione toscana risiede nel capoluogo regionale e circa un terzo del totale regionale nell'area metropolitana Firenze-Prato- Pistoia. Dagli anni settanta in poi la Toscana ha visto una continua diminuzione dei tassi di natalità. Tuttavia, la popolazione totale regionale si è mantenuta piuttosto stabile fino alla fine degli anni novanta, quando è iniziato a verificarsi un aumento piuttosto deciso. Tutto ciò è stato possibile grazie all'immigrazione da altre regioni italiane (soprattutto quelle meridionali) e da paesi stranieri.
Il capoluogo regionale è Firenze; le altre città capoluogo di provincia sono: Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Pistoia, Prato e Siena.
Firenze è un comune italiano di 366.039 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della Toscana. È l'ottavo comune italiano per popolazione e il primo della regione toscana. La città di Firenze è il cuore della conurbazione Firenze - Prato - Pistoia, che conta oltre
1.500.000 abitanti. Nel Medioevo è stato un importante centro culturale, commerciale, economico e finanziario; nell'età moderna ha ricoperto il ruolo di capitale del Granducato di Toscana sotto il dominio delle famiglie dei Medici e dei Lorena. Fu capitale d'Italia dal 1865 al 1871, dopo l'unificazione del Paese (1861). Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei - tra cui il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti. Firenze si trova in una posizione scenografica, al centro di un'ampia conca ad anfiteatro all'estremità sud- orientale della piana di Firenze-Prato-Pistoia, circondata su tre lati dalle incantevoli colline argillose di Cercina, dalle colline di Fiesole (a nord- est), di Settignano (a est), e di Arcetri, Poggio Imperiale e Bellosguardo (a sud). La piana dove sorge la città è attraversata dall'Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore). Firenze, con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale (basti pensare a Leonardo da Vinci che qui creò i suoi capolavori come per esempio la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo tra i tanti) beneficiò sotto tutti gli aspetti, materialmente e spiritualmente, di questo grande cambiamento sociale e divenne uno dei luoghi catalizzatori di quella corrente di pensiero, costituendo uno dei più importanti centri di rinascita della cultura mondiale.
L'Umbria è una regione dell'Italia centrale di 910.285 abitanti posta nel cuore della penisola. Con una superficie di 8.456 km², è l'unica regione non situata ai confini terrestri o marittimi della nazione ed anche l'unica regione dell'Italia peninsulare non bagnata dal mare. Il capoluogo regionale è Perugia. La regione confina ad est ed a nord-est con le Marche, ad ovest e nord-ovest con la Toscana ed a sud e sud-ovest con il Lazio. Inoltre, la
regione ricomprende una exclave che confinante con le Marche, appartenente al comune di Città di Castello.
Capoluogo |
Perugia |
Presidente |
Catiuscia Marini (PD) dal 2010 |
Data di istituzione |
1970 |
Altitudine |
493 m s.l.m. |
Superficie |
8 456 km² |
Abitanti |
910 285[1] (30-06-2012) |
Densità |
107,65 ab./km² |
Province |
Perugia, Terni |
Comuni |
92 |
Regioni confinanti |
Lazio, Marche, Toscana |
Nome abitanti |
Umbri |
PIL |
(PPA) 16.643,8 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 23.368 € |
L'Umbria è caratterizzata da dolci e verdi colline e da città ed insediamenti ricchi di storia e tradizioni. La regione offre una grande varietà di caratteri geomorfologici e paesaggistici attraverso il susseguirsi di vallate, catene montuose, altipiani e pianure, che costituiscono la caratteristica geografica dominante. Il territorio è prevalentemente collinare (per il 71%) e montuoso (29%).
Il clima della regione è molto vario a causa delle differenze di altitudine. In pianura e collina è di tipo sublitoraneo o temperato mediterraneo d'altitudine, con siccità estiva, mentre nelle zone di montagna è di tipo temperato subcontinentale e, sulle quote più elevate, temperato fresco, con precipitazioni spesso notevoli soprattutto in primavera ed autunno.
L'Umbria venne abitata in epoca protostorica dagli Umbri e dagli Etruschi. Nel 672 a.C. viene fissata la leggendaria fondazione di Terni.
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Nel 295 a.C. dopo la battaglia di Sentino fu conquistata dai Romani, che vi stanziarono alcune colonie e ne attraversarono il territorio con la via Flaminia (220 a.C.). Il territorio della regione, dopo la fine dell'impero romano vide le lotte tra Ostrogoti e Bizantini e la fondazione nella parte orientale della regione del longobardo ducato di Spoleto (indipendente tra il 571 e la metà del XIII secolo). Carlo Magno conquistò la maggior parte dei domini longobardi e li cedette al Papa. Le città conquistarono una certa autonomia e furono spesso in guerra tra loro, inserendosi nel più generale conflitto tra papato e impero e tra Guelfi e Ghibellini. Nel XIV secolo nacquero diverse signorie locali che furono quindi assorbite dallo Stato Pontificio, sotto cui la regione rimase fino alla fine del XVIII secolo. Con le vicende successive alla Rivoluzione francese fece parte della Repubblica romana (1789-1799) e dell'Impero napoleonico (1809-1814). Nel 1860 a seguito dei moti risorgimentali la regione entrò a far parte del Regno d'Italia.
L'economia dell'Umbria si può suddividere, al pari di tutte le altre, nei tradizionali tre settori economici: agricoltura, industria e artigianato, turismo e servizi. Sebbene occupi solo il 2,7 % della popolazione attiva, l'agricoltura possiede comunque un posto di rilievo nell'economia e nella società umbra. Le colture principali sono la vite, l'olio, il frumento e, soprattutto, il tabacco ma, tra le fonti principali di reddito, va annoverato anche il tartufo nero (Norcia e Spoleto), della cui produzione l'Umbria si colloca ai primissimi posti in Italia. La vitivinicoltura, sia per la qualità sia per la quantità, è conosciuta e apprezzata a livello internazionale.
La coltura dell'olivo in particolare ha tradizioni risalenti al periodo etrusco. L'ottima qualità dell'olio umbro è determinata sia dal clima mite, che consente una lenta maturazione del frutto, sia dal momento della raccolta delle olive che, con una semplice spremitura, permette di avere il massimo fruttato. La coltivazione del tabacco, introdotta in regione all'inizio del secolo scorso, ha portato l'Umbria ad essere il maggiore produttore in Italia insieme alla Campania. L'agricoltura è praticata con metodi tradizionali, quindi si privilegiano colture specializzate tabacco, girasoli, barbabietola da zucchero, cereali e soprattutto oliveti e vigneti che permettono la produzione di olio e vino.
Gli insediamenti industriali siderurgici, metalmeccanici e chimici sono concentrati nella provincia di Terni, sviluppatisi nel corso del XIX secolo. Le industrie meccaniche, aeronautiche, ferroviarie e per la produzione di macchine utensili, cuscinetti, motori elettrici ed impianti di vario genere sono concentrati nell'area di Foligno; nel il polo di Città di Castello - San Giustino quelle per la produzione di macchine ed attrezzature per l'agricoltura. L'industria tessile, delle pelli, dell'abbigliamento e del cuoio è invece concentrata nel perugino e nell'Alta Valle del Tevere. L'industria alimentare, con circa 1.200 aziende, costituisce un punto di forza dell'economia regionale. Oltre che il vino nell'area del Lago Trasimeno è da segnalare l'olio di oliva nello spoletino, con la presenza di industrie di commercializzazione e trasformazione con mercato a livello nazionale e internazionale. Grande rilevanza nell'economia hanno anche l'industria dolciaria (punta di diamante la Perugina-Nestlè a Perugia), il comparto delle acque minerali (a Sangemini e Gualdo Tadino), la produzione di mangimi per la zootecnia (nella zona industriale di Bastia Umbra) e la trasformazione industriale delle carni e quella casearia. L'artigianato, di antica tradizione e ancor oggi attivissimo, rappresenta un notevole patrimonio economico, artistico e culturale. Nella ceramica, nel legno e mobilio, in alcuni rami del tessile e abbigliamento l'azienda artigiana caratterizza la produzione e raggiunge livelli di alta qualità. Il turismo comprende circa quattro milioni di turisti l'anno, di cui circa mezzo milione provenienti dall'estero. Il ventaglio dell'offerta turistica è ampio e diversificato: al richiamo religioso-storico-artistico, si è affiancato quello culturale, congressuale, ambientale, agrituristico.
Perugia è un comune italiano di 162.800 abitanti, capoluogo della regione Umbria. Città d'arte, ricca di storia e monumenti, fondata dagli Etruschi, è polo culturale ed economico della regione e meta di numerosi turisti. Molti sono gli studenti che scelgono il capoluogo umbro per continuare i propri studi, infatti è sede:
Il centro storico di Perugia si adagia su un'acropoli che sorge all'altezza di ca 450 m s.l.m.. Nel punto più alto, Porta Sole, l'altezza è di 494 m. Il centro storico si sviluppa intorno a questo punto e sul crinale dei colli che da esso dipartono, formando cinque borghi medievali a prolungamento di quattro porte della città.
Confina con l'Abruzzo a nord, il Lazio ad ovest, la Campania a sud ovest, la Puglia a sud est ed è bagnata dal Mar Adriatico ad est.
La Regione si distingue per alcune caratteristiche particolari: è la regione più giovane del Paese, essendo
quindi istituita solo nel 1963; è l'unica regione nata per distaccamento da un'altra: nel 1963 fu scissa dall'antica regione Abruzzi e Molise e divenne la ventesima regione d'Italia, dapprima con la sola provincia di Campobasso, e dal 1970 anche con la provincia di Isernia; nel territorio della regione passa il meridiano di riferimento per il fuso orario CET al quale appartengono l'Italia e buona parte dell'Europa, denominato Termoli - Etna, Termoli è la città portuale in provincia di Campobasso.
Capoluogo |
Campobasso |
Presidente |
Paolo Di Laura Frattura (PD) dal2013 |
Data di istituzione |
27 dicembre 1963 |
Altitudine |
631 m s.l.m. |
Superficie |
4 438 km² |
Abitanti |
313 660 (21-10-2011) |
Densità |
70,68 ab./km² |
Province |
Campobasso, Isernia |
Comuni |
136 |
Regioni confinanti |
Abruzzo, Campania, Lazio,Puglia |
Lingue |
italiano, molisano, croato, albanese |
Nome abitanti |
Molisani |
PIL |
(PPA) 5.107,0 mln € |
PIL |
(PPA) 19.804 € |
La superficie della regione è divisa quasi equamente tra zone di montagna, il 55,3% del territorio, e zone collinari, del 44,7% del territorio. La zona montuosa si estende tra l'Appennino abruzzese e l'Appennino Sannita. I Monti della Meta (2241 m) formano il punto d'incontro della linea di confine tra il Molise, l'Abruzzo e il Lazio. Poi ci sono i Monti del Matese che corrono lungo il confine con la Campania e raggiungono i 2050 metri con il monte Miletto. A oriente, la zona del Subappennino (Monti dei Frentani) degrada verso il mare con colline poco ripide e dalle forme arrotondate. Le aree pianeggianti sono poche e di piccole dimensioni, le principali sono la piana di Bojano nel Molise centrale e a occidente la piana di Venafro. La Bocca di Forlì, o Passo di Rionero, (m. 891) segna convenzionalmente il limite geografico tra Italia centrale e Italia meridionale.
Per 40 km il Molise è bagnato dall'Adriatico. La costa è bassa e sabbiosa tranne per il promontorio di Termoli, al cui riparo è stato
costruito il porto artificiale da dove partono le navi per le Isole Tremiti e la Croazia. Lungo le coste ci sono anche alcune fasce pianeggianti, larghe non più di qualche chilometro. La formazione di dune litoranee causava il ristagno delle acque dei torrenti con la conseguente formazione di paludi, da qualche tempo però eliminate con opere di bonifica. I fiumi principali della regione sono il Trigno, a confine con l'Abruzzo, il Biferno, ed il Fortore, a confine con la Puglia. Il Biferno è l'unico fiume che nasce, scorre, e sfocia interamente nella regione Molise, più precisamente nella provincia di Campobasso. Le sue sorgenti danno molte acque. In Molise nasce anche il Volturno, che con una lunghezza di 175 km e un bacino esteso per 5.550 km², è il principale fiume dell'Italia meridionale sia per lunghezza sia per portata. La notevole abbondanza di risorse idriche del Molise permette di soddisfare i fabbisogni, oltre che ovviamente della medesima regione, anche di Campania, Puglia ed Abruzzo.
Il fiume Biferno è stato sbarrato negli anni settanta da un invaso artificiale, la diga del Liscione, e si è formato il lago di Guardialfiera. Altro lago di grande importanza è quello di Occhito che costeggia per diversi chilometri il confine tra Molise e Puglia. Inoltre, tra le Mainarde Molisane sorge il bacino artificiale di Castel San Vincenzo, realizzato alla fine degli anni cinquanta e che fa parte dell'area molisana del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. I laghi naturali sono pochi ed estremamente ridotti ed a carattere stagionale.
Il clima è di tipo semi-continentale, con inverni generalmente freddi e nevosi ed estati calde e afose. Sulla costa il clima è più gradevole, man mano che si procede verso l'interno le temperature si abbassano notevolmente (Campobasso nel periodo invernale è una delle città più fredde d'Italia). Anche l'estate risulta più gradevole sulla costa dove spesso soffiano brezze che rendono più dolci i mesi caldi.
Il nome Molise compare nel Medioevo centrale per identificare una contea di appartenenza della famiglia normanna dei de' Moulins. L'integrità del Molise fu conservata fino al 1221, anno in cui la contea passò a Federico II di Svevia. In quell'anno il Molise divenne la sede di
un giustizierato, cioè di un distretto di giustizia imperiale, dove l'autorità del re si sovrapponeva a quella dei feudatari. Nel 1531, il Molise passò sotto la dominazione spagnola e fu aggregato alla Capitanata (regione storica della Puglia, corrispondente alla provincia di Foggia) Nel 1806, con Napoleone, il Molise divenne per la prima volta una provincia autonoma. Nel 1963 nacque la regione Molise dal territorio della provincia di Campobasso.
Dato il basso numero di abitanti, l'economia del Molise è poco sviluppata rispetto alle altre regioni italiane (pur avendo un PIL pro capite superiore a quello di altre regioni del Mezzogiorno), pertanto il settore primario è quello da cui provengono le maggiori rendite economiche. Le industrie, sono raggruppate nei nuclei industriali a Termoli, Campobasso, Bojano e Venafro. L'area industriale più vasta e di maggior importanza è situata a Termoli dove tra le varie industrie sono presenti gli stabilimenti della Fiat Powertrain e dello Zuccherificio del Molise (l'unico del centro sud Italia). Il turismo è in crescita: l'ambiente naturale pressoché intatto e l'assenza di inquinamento sono forti motivi di attrazione, ma la ricettività alberghiera non è ancora adeguata agli standard richiesti. L'area più servita e più sviluppata è quella di Termoli dove è presente l'area portuale, e attraversata dalla linea ferroviaria Adriatica, e l'autostrada adriatica A14. Le attività pastorali in regione sono caratterizzate dalla transumanza, consistente nello spostamento dei greggi dai rilievi montuosi alla costa. Il Molise è una delle poche zone italiane in cui viene ancora effettuata.
Dopo il massimo storico registrato in occasione del censimento del 1951, nel ventennio successivo la popolazione molisana ha subito un netto calo per la ripresa del fenomeno migratorio. Dal 1981, grazie alla diminuzione delle partenze e all'aumento dei rientri, si è riscontrata una leggera ripresa; al contempo, però, si è assistito a una ridistribuzione degli abitanti a favore dei centri maggiori delle colline e della costa e a discapito dei piccoli borghi di montagna.
Campobasso è un comune italiano di 48.479 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Molise. Sorge a 701 m s.l.m., risultando così il quarto capoluogo di provincia più alto d'Italia dopo Enna, Potenza e L'Aquila, e il terzo capoluogo di regione più alto del territorio peninsulare italiano. La città, di origine longobarda, si trova nella zona compresa tra i fiumi Biferno e Fortore. Campobasso è una città formata da una parte antica di origine medioevale, ricca di valori storici e artistici, posta sul pendio di un colle dominato dal Castello Monforte, e da una parte più moderna ed elegante originaria del XIX secolo che si sviluppa sul piano ai piedi del centro antico. Intorno al castello che domina la città si sviluppa il borgo medioevale. Ottime le specialità culinarie del luogo, famoso anche per le vecchie officine in cui si forgiano coltelli. Il rapporto di ecosistema urbano (prestazione di una città sostenibile, ideale e non utopica) colloca il comune al 38º posto tra le 103 città italiane capoluogo e tra le prime nel centro-sud con una percentuale del 55,44% superiore alla media nazionale.
L'Abruzzo è una regione dell'Italia peninsulare, compresa tra l'Adriatico e l'Appennino centrale, il cui capoluogo è L'Aquila, ma con sedi del Consiglio, Giunta e Assessorati regionali anche a Pescara, la maggiore città abruzzese. Pur essendo geograficamente parte dell'Italia Centrale, l'Abruzzo è legato storicamente, culturalmente e linguisticamente all'Italia Meridionale. Occupa una
superficie di 10.763 km² e ha una popolazione di 1.326.393 abitanti. Confina a nord con le Marche, ad est con il mare Adriatico, ad ovest con il Lazio e a sud con il Molise.
Capoluogo |
L'Aquila |
Presidente |
Giovanni Chiodi (Popolo della Libertà) dal 2009 |
Data di istituzione |
1963 |
Altitudine |
563 m s.l.m. |
Superficie |
10 753 km² |
Abitanti |
1 326 393 (30/11/2011) |
Densità |
123,35 ab./km² |
Province |
L'Aquila, Chieti, Pescara,Teramo |
Comuni |
305 |
Regioni confinanti |
Marche, Lazio, Molise |
Nome abitanti |
Abruzzesi |
PIL |
(PPA) 27.703,41 mln €[3] |
PIL procapite |
(PPA) 21.574 euro € |
Regione prevalentemente montuosa (65%) e collinare (34%) la pianura (1%) è costituita soltanto da una stretta fascia costiera lungo il litorale. La regione presenta le vette più alte dell'Appennino peninsulare, con il Gran Sasso (Corno Grande) ed il massiccio della Maiella (Monte Amaro), cui si aggiungono i rilievi dei monti della Laga al confine con Lazio e Marche, del gruppo Sirente-Velino, delle montagne del Parco Nazionale d'Abruzzo al confine con Lazio e Molise e dei monti Simbruini in comune con il Lazio. Dal punto di vista geologico sono costituiti da rocce per la gran parte calcaree, di origine marina, appartenenti al Mesozoico (Triassico, Giurassico e Cretaceo). Di particolare interesse la stratigrafia del vallone di Vradda (M. Camicia), dove le rocce giurassiche contengono piccoli esemplari di ammoniti silicizzati del piano Hettangiano. Un affioramento fossilifero abbastanza esteso unico nel suo genere. La parte orientale della regione è caratterizzata dalla presenza di un'ininterrotta e lunga fascia collinare, di notevole interesse paesaggistico. Le grandi bastionate montuose ad ovest ed il mare ad est, delimitano l'area collinare, così che questa sembra quasi sospesa tra il mare e le incombenti montagne.
Il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di estesi oliveti e vigneti che conferiscono una nota di colore e di fascino. I colli, talvolta sono alti ed arcigni, talvolta sono caratterizzati da dolci e verdi declivi, oppure
hanno pendii adagiati, quasi allungati. In ogni caso non mancano aree dove si sono conservati piccoli boschi di querce, pioppi, salici e aceri. Di sovente si trovano alberi quasi dimenticati, come il sorbo domestico, il giuggiolo, il moro, il gelso e molte varietà di antichi fruttiferi.
Oggi l'Abruzzo può vantare la presenza di tre parchi nazionali, un parco regionale e 38 aree protette tra oasi, riserve regionali e riserve statali. In totale il 36% del territorio regionale è sottoposto a tutela ambientale: una media che colloca l'Abruzzo al primo posto in Italia. Dal punto di vista naturalistico i parchi presentano specie rare di flora e fauna, come ad esempio l'orso bruno marsicano, la lontra europea, il lupo appenninico e il camoscio d'Abruzzo. Sul territorio abruzzese sono presenti i seguenti parchi nazionali e uno regionale:
La struttura delle aree protette comprende in Abruzzo, oltre i 3 Parchi nazionali e quello regionale, 38 tra Riserve statali, Riserve regionali, Oasi WWF, Parchi territoriali attrezzati, Biotopi di interesse scientifico, che al di là delle dimensioni territoriali a volte ridotte, presentano
aspetti di notevole interesse scientifico e naturalistico e completano il sistema delle aree protette della regione verde d'Europa.
Come in tutte le regioni mediterranee anche in Abruzzo la vegetazione è caratterizzata dalla presenza di differenti ecosistemi mediterranei; nella costa e le zone limitrofe è notevole la presenza di piante classiche della macchia mediterranea come il mirto, l'erica e lentisco; nelle zona collinari invece vi crescono anche tipiche specie mediterranee, tra cui l'olivo, pino, salice, leccio, pioppo, ontano, corbezzolo, ginestra, robinia, cappero, rosmarino, biancospino, liquirizia e il mandorlo, inframmezzati alle querce. Tra i 600 e i 1.000 di quota si estende la vegetazione submontana, caratterizzata principalmente da boschi misti di Cerro, Roverella, Tiglio, Acero e Carpino; tra gli arbusti molto diffusi la Rosa canina e il Ginepro rosso. A quote più alte tra i 1000 e i 1900 metri d'altezza è diffuso moltissimo il faggio, mentre sulle aree appenniniche di alta quota superiori ai 2000 metri, troviamo la presenza di specie come l'orchidea alpina, il ginepro montano, l'abete bianco il mirtillo nero e infine una specie forse unica nel suo genere come la stella alpina d'Abruzzo. La fauna abruzzese è molto vasta; l'animale simbolo della regione è senz'altro il camoscio d'Abruzzo; anche l'orsobruno marsicanoè un animale tipico della regione, assieme ad esemplari di lupo, cervo, lince, capriolo, arvicola delle nevi, volpe, istrice, gatto selvatico, cinghiale, tasso, vipera e lontra. Tra gli anfibi sono da ricordare: l'Ululone appenninico; il Geotritone italiano; la Salamandra pezzata; la Rana; il Rospo; il Tritone; la Raganella italiana; inoltre anche le razze canine pastore maremmano-abruzzese, canepastore italianoe mastino abruzzesesono originarie della regione. Per gli uccelli da citare sicuramente l'aquila reale, nibbio, falco, lanario, grifone, gufo, allocco, picchio, fringuello ed altre tantissime specie.
Il clima abruzzese è fortemente condizionato dalla presenza del Massiccio montuoso Appenninico-Centrale, che divide nettamente il clima della fascia costiera e delle colline sub-appenniniche da quello delle fasce montane interne più elevate: mentre le zone costiere presentano un clima di tipo mediterraneo con estati calde e secche ed inverni miti e piovosi la fascia collinare presenta caratteristiche climatiche di tipo sublitoraneo con temperature che decrescono
progressivamente con l'altitudine e precipitazioni che aumentano invece con la. In inverno in tali aree, nonostante la presenza mitigatrice del mare, sono possibili ondate di freddo provenienti dai Balcani con neve. Addentrandosi verso l'interno il clima si fa via via più continentale fino a divenire quello tipico di montagna sui rilievi più importanti: la provincia che maggiormente presenta tali caratteristiche climatiche è quella dell'Aquila seguita da quelle di Teramo e Chieti.
Nel 1806 il Re di Napoli Giuseppe Bonaparte suddivise il territorio della Provincia di Abruzzo in due parti istituendo le provincie di Abruzzo Ulteriore Primo con capoluogo Teramo e di Abruzzo Ulteriore Secondo con capoluogo Aquila. Queste provincie, nel loro complesso, furono parte integrante per circa 7 secoli del Regno di Napoli e successivamente delle Due Sicilie. Nel dopoguerra l'Abruzzo fece parte di quel gruppo di regioni del Sud Italia fonte di emigrazione soprattutto verso il Belgio, la Germania e la Svizzera.
Dal 1950 l'Abruzzo ha avuto una crescita costante del PIL. Nel 1951 il reddito pro capite è stato del 53%; nel 1971 del 65%, mentre nel 1994 si è attestato al 76%; nel 2006 è arrivato al 84,4 dando all'Abruzzo il più alto PIL pro capite del Sud Italia, che ha superato il tasso di crescita di ogni altra regione d'Italia. Il Terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009 ha determinato una forte frenata dell'economia, la cui ripresa, secondo degli esperti, è ancora piuttosto incerta. Tuttavia, secondo le statistiche di fine 2010, sembra che l'economia abruzzese si stia riprendendo,
nonostante i dati negativi per quanto riguarda l'occupazione, facendo sperare in un futuro economico più roseo. Con lo sviluppo industriale ed economico della regione, l'agricoltura si è modernizzata ed oggi offre prodotti di primissima qualità. La produzione frutticola abruzzese è
stimata in circa 850.000 quintali di cui circa la metà di pesche, mentre per gli ortaggi si superano i 5 milioni di quintali. Inoltre l'Abruzzo è ai primi posti in Italia nella produzione di fichi, carote, e patate e pomodoro; importantissima la coltura della vite con circa 5.000.000 di quintali d'uva prodotta, sia da tavola che per la produzione di vino; ricordiamo: il Montepulciano d'Abruzzo nelle varietà rosso e cerasuolo
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(rosato), il Trebbiano d'Abruzzo, il Pecorino e lo Chardonnay; altrettanto importante è la produzione olearia, la cui produzione media annua complessiva di olive è pari a 1.350.000 quintali e circa 240.000 quintali di olio (Aprutino Pescarese, Pretuziano delle Colline Teramane e Colline Teatine), cifre che pongono l'Abruzzo al sesto posto tra le regioni italiane; per quanto riguarda i cereali, il grano duro con oltre 1,5 milioni di quintali costituisce il cereale principe, seguito dal grano tenero, quindi l'orzo; inoltre vengono coltivate altre colture quali la barbabietola, e il tabacco; prodotti tipici della regione sono lo zafferano dell'Aquila, la patata degli altipiani d'Abruzzo, l'Aglio rosso di Sulmona, il farro d'Abruzzo, le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, la liquirizia coltivata e lavorata ad Atri e dintorni che vede la regione al secondo posto in Italia per produzione dietro solo la Calabria, la Mortadella di Campotosto, il pecorino di Farindola e il Canestrato di Castel del Monte, la pasta secca, il miele di Tornareccio e infine i tartufi abruzzesi poco conosciuti e pubblicizzati che vengono commercializzati spesso in altre regioni. L'allevamento come l'agricoltura è stata nei decenni addietro una delle risorse primarie della regione; era molto praticata la transumanza soprattutto verso l'Agro romano e il Tavoliere delle Puglie; questo trasferimento avveniva e avviene in misura minore ancora oggi, alla fine della stagione calda, per andare in cerca di zone fresche ma adatte a passare l'inverno con il gregge e dove poter trovare dei pascoli verdi per il bestiame ovino. Tuttora comunque la regione conserva un buon patrimonio di ovini; per quanto riguarda l'allevamento bovino sta diffondendosi sempre più la varietà dei bovini da carne. Nel passato in Abruzzo la pesca veniva eseguita tramite delle antiche macchine da pesca in legno dette trabocchi oggi diventati a tutti gli effetti monumenti nazionali; al giorno d'oggi sono cambiate le tecniche di pesca e l'Abruzzo inoltre negli ultimi anni ha incrementato di molto la produzione ittica anche se non è un'attività industriale molto praticata. L'Abruzzo è sicuramente la regione del meridione più industrializzata assieme alla Puglia e nel corso degli anni ha scavalcato nel livello di industrializzazione regioni come Campania, Calabria e Sicilia; l'industria si è sviluppata rapidamente soprattutto nei settori metalmeccanico, alimentare, del trasporto e delle telecomunicazioni. Altre industrie importanti sono quella chimica, del mobile, dell'artigianato e tessile. La Val di Sangro, in provincia di Chieti, invece
è sede di stabilimenti di importanti multinazionali (Honda, Honeywell) e di uno stabilimento del Fiat Group Automobiles. La zona della Valle Peligna, nell'aquilano, è anche sede di industrie (famosa quella dei confetti di Sulmona), mentre altre zone come il pescarese e il teatino sono sede di numerose industrie, anche multinazionali. Per quanto riguarda l'industria estrattiva, sono stati trovati giacimenti di metano, di petrolio e di alluminio, soprattutto nella zona del Vastese. Un altro settore che si è sviluppato rapidamente è quello della ricerca nei campi della farmaceutica, della biomedicina, dell'elettronica, e della fisica nucleare. Il settore terziario, specie sulla costa, ha raggiunto un peso preponderante nell'economia, particolarmente con l'offerta di servizi commerciali e degli istituti di credito; nel territorio regionale sono presenti diversi istituti bancari.
Un settore molto sviluppato nell'economia abruzzese è l'esportazione, con l'Abruzzo che occupa la quinta posizione tra le regioni italiane dopo la Sardegna, la Sicilia, la Valle d'Aosta e l'Emilia-Romagna con una percentuale del 50,1%. La provincia che soffre di un certo ritardo nello sviluppo industriale rispetto alle altre è quella de L'Aquila relativamente sfavorita da un territorio per lo più montano, senza sbocco sul mare e a minor densità abitativa; tuttavia la minore industrializzazione è compensata dallo sviluppo del settore turistico, specie quello invernale. Fra le regioni del Centro e Sud Italia, l'Abruzzo è quella che ha il maggior numero di impianti sciistici che attualmente sono 24. Nelle zone interne montane sono presenti gli impianti sciistici di Scanno, Ovindoli, Pescasseroli, Tagliacozzo, Roccaraso, Campo Imperatore, dove il turismo invernale è molto sviluppato.
Famosi anche in Europa i parchi naturali della regione come il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco nazionale della Maiella che hanno fatto guadagnare alla regione l'appellativo di Polmone verde d'Italia e che ogni anno attraggono migliaia di visitatori grazie alla loro natura incontaminata e alle rare specie di fauna e flora selvatica come il Camoscio d'Abruzzo e inoltre permettono diverse attività di vacanza, relax e di svago.
La regione può inoltre vantare moltissime riserve e aree naturali protette. Nel 2010 secondo statistiche oltre 1 milione di turisti ha visitato i parchi e le aree naturali protette regionali.
La densità di popolazione, anche se è aumentata negli ultimi decenni, è ben al di sotto della media nazionale. Nel 2008 c'erano 123,4 abitanti per km quadrato in Abruzzo a fronte di una media nazionale di 198,8.
I dialetti e le parlate della regione Abruzzo possono essere divise in quattro gruppi fondamentali:
Esiste anche una lingua di ceppo autonomo, la lingua albanese, parlata a Villa Badessa (Badhesa), frazione di Rosciano.
L'Aquila è un comune italiano di 66565 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Abruzzo.
L'Aquila è situata nell'omonima conca sulle sponde del fiume Aterno, in posizione predominante rispetto al massiccio del Gran Sasso d'Italia. La città è sede di Università e di enti ed associazioni che la rendono vivace sotto il profilo culturale. Parte del territorio comunale è compresa nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ed alcuni
punti superano abbondantemente i 2.000 metri di quota. Il 6 aprile 2009, alle ore 3:32, dopo diversi mesi di lievi scosse localizzate e percepite in tutta la zona dell'aquilano, L'Aquila è colpita da un terremoto di magnitudo 6.3 Mw e tra l'8º e il 9º grado di distruzione della Scala Mercalli. Il bilancio finale è stato di 308 vittime ed oltre
1.500 feriti, mentre la quasi totale evacuazione della città ha portato a
85.000 il numero degli sfollati.
Il Lazio è una regione amministrativa dell'Italia Centrale di 5 536 292 abitanti, con capoluogo Roma. Confina a nord-ovest con la Toscana, a nord con l'Umbria, a nord- est con le Marche, a est con l'Abruzzo ed il Molise, a sud-est con la Campania, a ovest è bagnato dal mar
Tirreno. Al suo interno è presente la piccola enclave della Città del Vaticano. In epoca antica, si intendeva per Latium il territorio compreso tra il basso corso del fiume Tevere e i Monti Ausoni, nei pressi di Terracina, e l'Appennino centrale come limite orientale.
Capoluogo |
Roma |
Presidente |
Nicola Zingaretti (PD) dal 12 marzo 2013 |
Altitudine |
416 m s.l.m. |
Superficie |
17 236 km² |
Abitanti |
5 536 292 (31 agosto 2012) |
Densità |
321,21 ab./km² |
Province |
Frosinone, Latina, Rieti, Roma,Viterbo |
Comuni |
378 |
Regioni confinanti |
Campania, Abruzzo, Marche,Molise, Toscana, Umbria |
Nome abitanti |
Laziali |
PIL |
(PPA) 135 256,8 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 30 327 (2009) € |
Il Lazio, regione del centro Italia, si colloca sul versante medio-tirrenico e occupa 17 207 km² di territorio italiano, estendendosi dagli Appennini al mar Tirreno. È una regione prevalentemente collinare: il 54% del suo territorio è occupato da zone collinari, il 26% da zone montuose ed il restante 20% da pianure. Partendo dal nord ovest della regione, troviamo tre distinti gruppi montuosi di modeste dimensioni: i Monti Volsini, i Monti Cimini e i Monti Sabatini. Caratteristica comune di questi gruppi montuosi è la loro origine vulcanica, testimoniata, oltre che dagli elementi geologici, dalla presenza, in ciascuno di questi, di un lago; il Lago di Bolsena sui Volsini, il Lago di Vico sui Cimini ed il Lago di Bracciano sui Sabatini.
Questi gruppi montuosi digradano dolcemente verso la pianura maremmana ad ovest, e verso la valle del Tevere ad est, le due pianure laziali più settentrionali. La Maremma trova qui il suo limite meridionale, nei Monti della Tolfa. Nella parte orientale del Lazio si trovano i rilievi più alti della regione, che raggiungono con i Monti della Laga nei 2458 m. del Monte Gorzano il loro punto più alto. Si tratta, questa, di una porzione dell'Appennino abruzzese, che corre diagonalmente da nord a sud. Qui troviamo anche i gruppi montuosi dei Monti Reatini, dei Monti Sabini, dei Monti del Cicolano, dei Monti
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della Duchessa, dei Monti Simbruini, dei Monti Cantari e dei Monti Ernici.
Nel medio Lazio meridionale, partendo dai Colli Albani, troviamo tutta una serie di altri gruppi montuosi che corrono paralleli agli Appennini, da cui sono separati dalla valle della Ciociaria dove scorrono il Sacco ed il Liri-Garigliano, che finiscono la loro corsa nel Tirreno in prossimità del confine con la Campania; si tratta dei Monti Lepini, dei Monti Ausoni e dei Monti Aurunci. Anche i Colli Albani, alture di modeste dimensioni, sono di origine vulcanica, e anche qui i laghi di origine vulcanica sono numerosi: i laghi di Albano e di Nemi, il bacino lacustre ormai prosciugato di Ariccia ed i laghetti fossili di Giuturna (nel Foro romano, presso il Tempio di Vesta), Valle Marciana (Grottaferrata) e, verso Nord, di Pantano Secco (Monte Compatri), Prata Porci (Tuscolo) e Castiglione (o lago di Gabii). La zona di Roma è occupata dall'Agro Romano che continua verso meridione, sempre seguendo la linea costiera, nell'Agro Pontino, che fino alla bonifica operata dal 1930 al 1940, era ricoperto da paludi. La costa laziale è molto regolare, bassa e sabbiosa; nonostante questo sono presenti delle "sporgenze", come il Capo Linaro a sud di Civitavecchia, la foce del Tevere tra i comuni di Roma e Fiumicino; a sud del fiume troviamo in successione il promontorio di Anzio e Nettuno, il Monte Circeo che si
erge isolato tra mare e terra, ed il promontorio di Gaeta, in prossimità del confine con la Campania.
Proprio davanti a Gaeta si trova l'Arcipelago Pontino, composto da sei piccole isole, tutte di origine vulcanica. Il Tevere è il fiume principale della regione; vi arriva dall'Umbria, prima con un andamento verso sud- est, ma che poi piega, verso sud-ovest, per attraversare tutto l'agro romano fino al mare. I principali tributari del Tevere sono il Paglia ed il Treia, dalla parte destra, ed il Nera e l'Aniene dalla parte sinistra.
Più a sud, con un andamento che ricorda quello del Tevere troviamo il Sacco e il Liri-Garigliano, mentre nella parte settentrionale della regione si trovano altri fiumi minori come la Fiora, la Marta e l'Arrone, che scendono direttamente al mare con un corso relativamente breve.
Il Clima della regione, monitorato da oltre 40 stazioni meteorologiche, presenta una notevole variabilità da zona a zona.
La storia del Lazio è profondamente segnata dalla Storia di Roma. La fase storica è testimoniata dalla presenza di diverse popolazioni indo- europee che si stanziarono nell'area laziale sin dal II millennio a.C., tra cui i Latini (da cui secondo alcuni la regione prese il nome). Non solo Latini, ma anche Sabini, Volsci, Ernici, Equi e Aurunci che in epoche diverse si stanziarono nelle zone centro-meridionali del Lazio, mentre
nella parte più settentrionale si affermò la presenza degli Etruschi, la cui influenza risultò preponderante almeno fino al V secolo a.C. Dal V secolo a.C. fino al I secolo a.C. la storia del Lazio si identifica sempre più con quella della lotta per il predominio di Roma nei confronti delle altre popolazioni, che piano, piano, verranno assoggettate, ed assimilate all'elemento latino.
Per tutta la durata dell'epoca imperiale romana, il Lazio godette di una situazione di generale tranquillità, interrotta solo da episodiche guerre intestine per la conquista della porpora imperiale. Il suo ruolo di centro dell'impero venne però sempre più ridimensionato, marginalizzato, a favore di altre regioni dell'impero, fino ad arrivare all'episodio della deposizione dell'ultimo imperatore d'occidente, Romolo Augusto da parte di Odoacre nel 476, a cui si fa riferimento per segnare la fine dell'impero. Il vuoto di potere nel Lazio, dopo alterne vicende seguenti alla caduta dell'impero, fu riempito dalla presenza della Chiesa Cattolica, le cui vicende determinarono la storia di Roma e della regione fino alla presa di Roma nel 1870. Da questo momento la storia del Lazio si identifica quasi totalmente con la storia di Roma capitale del Regno d'Italia. La Seconda guerra mondiale attraversò la regione, facendole pagare un elevato conto in termini di vite umane, sia militari che civili. Rilevanti, in quest'ottica, furono i feroci combattimenti che si svolsero nelle campagne di Cassino e lo sbarco alleato ad Anzio.
Facendo riferimento al 2005, il Lazio è la seconda regione d'Italia per PIL prodotto dopo la Lombardia, mentre in termini di PIL per abitanti, il Lazio è la quarta regione secondo i dati del 2007, la quinta regione secondo i dati del 2008.
Il settore agricolo laziale ha perso l'importanza che aveva tradizionalmente avuto fino all'immediato dopoguerra, quando la produzione proveniva essenzialmente da grandi latifondi agricoli. Con riferimento alle coltivazioni legnose, preponderante nel Lazio è quella dell'olivo, rispetto alla vite, e al nocciolo, diffuso nel viterbese e in particolare nella zona dei Monti Cimini. Dopo queste tre colture tradizionali si è molto sviluppata quella del Kiwi, soprattutto nella provincia di Latina, tanto che la superficie coltiva è di 6.881 ettari, di poco superiore a quella destinata alla coltura del castagno. Per quanto riguarda le altre coltivazioni tra i cereali si coltiva soprattutto il frumento duro il mais ed il frumento tenero. Tra le altre colture si producono l'orzo, le barbabietole da zucchero e l'avena. Nonostante il fenomeno della transumanza sia molto ridotto rispetto al passato, nel Lazio c'è ancora una forte presenza di allevamenti di ovini che pongono la regione dietro alla Sardegna e alla Sicilia nell'allevamento di questo capo di bestiame. Nel sud della Regione, infine, si sta sviluppando fortemente l'allevamento di bufali, che nel 2003 superavano le 70.000 unità.
Il settore industriale laziale ha rilevanza nazionale e internazionale, con un'importante diffusione di industrie di medio-piccole dimensioni. Nel Lazio i settori industriali più sviluppati sono quelli relativi alla produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua, quello alle cokerie, raffinerie, chimiche, farmaceutiche e della fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, elettrici e ottici; mezzi di trasporto. L'industria laziale è attiva con grandi, piccole e medie aziende, che operano nei settori metalmeccanico, chimico, alimentare, tessile, manifatturiero, grafico, editoriale, del mobile e dell'abbigliamento. Nella regione della capitale politica e amministrativa italiana, risulta preponderante il settore del terziario e dei servizi come turismo, commercio, intermediazione finanziaria e immobiliare, università e poli di ricerca, pubblica amministrazione.
La popolazione del Lazio è così suddivisa tra le sue cinque province:
Provincia di Roma |
4 208 740 |
Provincia di Latina |
556 934 |
Provincia di Frosinone |
498 204 |
Provincia di Viterbo |
321 008 |
Provincia di Rieti |
160 570 |
Roma è la capitale della Repubblica Italiana, nonché capoluogo della provincia di Roma e della regione Lazio; in virtù del suo status di capitale, amministrativamente è un comune speciale. Per antonomasia, è definita l'Urbee Città eterna.
Con 2 643 591 abitanti è il comune più popoloso d'Italia, mentre con
1.285 km² è il comune più esteso d'Italia e tra le maggiori capitali europee per ampiezza del territorio. Luogo di origine della lingua latina, fu capitale dell'Impero romano, che estendeva il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo e gran parte dell'Europa, dello Stato Pontificio, sottoposto al potere temporale dei papi, e del Regno d'Italia (dal 1871). Il suo centro storico delimitato dal perimetro delle mura aureliane, nel 1980, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la basilica di San Paolo fuori le mura, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Roma, cuore della cristianità cattolica, è l'unica città al mondo a ospitare al proprio interno un intero Stato, l'enclave della Città del Vaticano: per tale motivo è spesso definita capitale di due Stati. Roma sorge sulle rive del fiume Tevere.
Basilica di San Pietro
Il Colosseo
La Campania è una regione dell'Italia meridionale di
5.760.000 abitanti con capoluogo Napoli. È al secondo posto tra le regioni d'Italia per popolazione (dopo la Lombardia) e al primo per densità. Posta nell'Italia meridionale, la Campania è bagnata a ovest e sud-ovest dal Mar Tirreno, confina a nord-ovest con il Lazio, a nord
con il Molise, a est con la Puglia e con la Basilicata.
Capoluogo |
Napoli |
Presidente |
Stefano Caldoro (PdL) dal 2010 |
Altitudine |
322 m s.l.m. |
Superficie |
13 595 km² |
Abitanti |
5 760 090 (30/09/2011) |
Densità |
423,69 ab./km² |
Province |
Avellino, Benevento, Caserta,Napoli, Salerno |
Comuni |
551 |
Regioni confinanti |
Basilicata, Lazio, Molise,Puglia |
Lingue |
italiano, napoletano |
Nome abitanti |
Campani |
PIL |
(PPA) 74.415,8 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 16.400 € |
La Campania è prevalentemente collinare (50,8%), il 34,6% di essa è montuosa e il 14,6% pianeggiante.
Le principali pianure sono localizzate essenzialmente nel casertano e lungo la costiera cilentana. Le pianure più importanti sono: a nord quella del fiume Garigliano e quella del fiume Volturno; quest'ultima confina a sud con il solco del fiume Sarno e costituisce la Pianura Campana propriamente detta, fertile ed intensamente popolata. Ricordiamo, inoltre, la pianura del fiume Sele a sud, formante la piana di Paestum e la pianura di Salerno. Ad est, nel Cilento, sono diverse le colline ed i rilievi che caratterizzano quella fetta di regione. Tra le principali vi sono il Vallo di Diano, che si distende tra i massicci dell'Alburno e del Cervati attraversato dal fiume Tanagro che in origine era un grande lago pleistocenico, ed il Vallo della Lucania. Tra i rilievi si possono distinguere la dorsale appenninica centrale, decorrente da nord-ovest a sud-est e comprendente diversi massicci (Matese, monti Trebulani, Taburno, Avella, Terminio, Cervialto, Alburno, Cervati), seguita verso est da una zona di altopiani e conche (Benevento, Apice, Montecalvo Irpino). Nella zona litorale troviamo massicci di origine vulcanica (Somma-Vesuvio, Campi Flegrei, Roccamonfina) e di origine sedimentaria (Monti Lattari e Marsico).
In Campania sono presenti sei importanti centri vulcanici: il famosissimo Vesuvio con il Monte Somma, il Roccamonfina, al confine tra Lazio e Campania, i Campi Flegrei, il complesso vulcanico dell'isola di Ischia e Monte Epomeo con i vulcani di Procida e Vivara ed infine i vulcani marini situati sul fondale del golfo di Napoli. Nel corso della storia, le attività di questi vulcani hanno determinato l'attuale struttura morfologica della regione e dell'intero paese; in particolar modo c'è da sottolineare l'importanza che hanno avuto in tal senso le eruzioni del Vesuvio.
Il Vesuvio è un vulcano esplosivo attivo (attualmente in stato di quiescenza) situato in Campania nel territorio dell'omonimo parco nazionale. È attualmente alto 1281 m.e sorge all'interno di una caldera di 4 km di diametro. La caldera rappresenta ciò che resta dell'ex edificio vulcanico (Monte Somma) dopo la grande eruzione del 79 d.C., eruzione che ha creato la caldera dove poi si è formato il Vesuvio.
I Campi Flegrei sono invece una vasta area vulcanica situata a nord- ovest della città di Napoli, includendo anche una parte di essa (Fuorigrotta, Soccavo, Posillipo, Pianura ed Agnano) ed includendo le isole di Ischia, Procida e Vivara. La parola "flegrei" deriva dal greco flègo che significa "brucio", "ardo". Da qui si capisce che l'area è
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caratterizzata dalla forte presenza di vulcani che ne determinano un'enorme rilevanza storica, paesaggistica e territoriale. Di particolare interesse è la solfatara di Pozzuoli, cratere ancora attivo dove si manifestano potenti fumarole che erompono i loro vapori sulfurei ad oltre 160 °C. Da rilevare anche il Lago d'Averno, anch'essa una caldera vulcanica considerata dagli antichi l'entrata all'oltretomba e le numerose sorgenti di acque termali che vi sgorgano. Famosissime le terme di Ischia, di Agnano e di Pozzuoli.
Secondo i dati offerti dalla protezione civile italiana, la Campania è una regione a medio-alto rischio sismico. Tra i più distruttivi e gravi eventi che si sono registrati, va ricordato su tutti il terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980, che con un magnitudo momento di circa 6,9, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. La regione, in particolare l'area flegrea, infine è caratterizzata anche da diversi eventi di bradisismo.
Le coste campane, incluse quelle delle isole del golfo di Napoli, sono tutte bagnate dal mar Tirreno. Tra le coste più importanti e famose, per natura, bellezza e cultura, ci sono quelle della penisola sorrentina e la cilentana. La penisola sorrentina, è un territorio attraversato all'interno dai monti Lattari e proteso verso il mar Tirreno. Amministrativamente è appartenente per metà alla provincia di Napoli e per l'altra metà a quella di Salerno. Il versante che si affaccia sul golfo di Napoli costituisce la costiera sorrentina, quello che si affaccia sul golfo di Salerno, invece, forma la costiera amalfitana. L'arcipelago campano è composto da tre isole principali: Ischia, Capri e Procida, famose in tutto il mondo per le loro bellezze naturali e da altre due isole minori, Vivara (collegata a Procida da un ponte) e Nisida (collegata al continente). La costiera amalfitana è uno dei tratti di costa più famosi al mondo, simbolo dell'Italia all'estero ed uno dei punti d'eccellenza del turismo nazionale. Delimitato ad ovest da Positano e ad est da Vietri sul Mare e divenuta, nel 1997, patrimonio dell'umanità UNESCO, la costa prende il nome dalla città che costituisce il cuore della stessa, non solo geograficamente ma anche storicamente: Amalfi.
La costiera cilentana comprende il tratto di costa che va dal golfo di Salerno a quello di Plicastro. La costiera sorrentina è una costiera appartenente alla penisola sorrentina che si affaccia sul versante che dà al golfo di Napoli.
La costiera Amalfitana
L'isola di Capri è un'isola nel golfo di Napoli. Situata di fronte alla Penisola Sorrentina, è celebre per la sua bellezza sin dai tempi dell'Impero romano. L'isola è, a differenza delle vicine Ischia e Procida, di origine carsica. Inizialmente era unita alla Penisola Sorrentina, ma successivamente è stata sommersa in parte dal mare e separata quindi dalla terraferma, dove oggi si trova lo stretto di Bocca Piccola. Capri presenta una struttura morfologica complessa, con cime di media altezza (Monte Solaro 589 m e Monte Tiberio 334 m) e vasti altopiani interni, tra cui il principale è quello detto "di Anacapri".
L'isola d'Ischia con i suoi 46 km² di superficie e i circa 61 000 abitanti è la terza isola più popolosa d'Italia. L'isola presenta diverse peculiarità, dovute anche alla sua origine vulcanica, che tra l'altro ha reso possibile lo sviluppo di una fiorente attività economica, legata al turismo sia esso turismo termale, che turismo balneare. Il Monte Epomeo, è la cima più alta dell'isola d'Ischia con i suoi 789 metri. In prossimità della vetta in tufo verde vi sono i resti di un eremo e la chiesetta dedicata a S. Nicola di Bari.
Isola di Capri
I laghi della Campania sono diversi ma quasi tutti, ad eccezioni di qualcuno, di piccole dimensioni. I più importanti sono sicuramente il lago di Conza e il Lago Laceno, i laghi di lago Falciano e Matese; il lago d'Averno (di origine vulcanica), il lago Lucrino, il lago Fusaro e il lago Patria; il lago di Telese; non sono presenti bacini lacustri signivicativi nel salernitano.
La Campania può essere suddivisa in due zone climatiche: la zona a clima mite, influenzata dalla presenza del mare, che comprende la costa del casertano, il napoletano e la costa del salernitano (insieme naturalmente all'arcipelago) dove si possono sentire maggiormente i benefici del mare; e la zona a clima più rigido, che comprende le zone interne dove si nota l'aumento della presenza della montagna: infatti in inverno nelle zone montuose si registrano temperature rigide, ed anche nelle valli non mancano gelate e banchi di nebbia, talvolta accompagnate da nevicate che si fanno sempre più copiose man mano che ci si addentra nell'entroterra e si sale di altezza. In estate si possono raggiungere temperature alte e vi sono giornate di pieno Sole, tuttavia le caratteristiche orografiche e l'influenza benefica del mare, rendono il caldo maggiormente sopportabile.
La regione era abitata nell'entroterra già nel III millennio a.C. da popolazioni Sannite, Osche e Volsche; tra l'VIII ed il VII secolo a.C., genti di civiltà greca giunsero in Campania nell'ambito di un flusso migratorio originato da singole città della Grecia, fondando le prime colonie sulle coste, come Kyme (Cuma), Parthenope, poi Neapolis (Napoli) e Poseidonia (Paestum), e dando vita alla cosiddetta Magna Grecia. Successivamente, la regione vede il susseguirsi di diverse culture e dominazioni straniere: dai romani, che la chiamarono Campania felix, ai longobardi, dagli angioini agli aragonesi fino ad arrivare al periodo borbonico con il quale la regione (e in generale tutto il meridione), diventa uno dei principali poli culturali, artistici ed economici d'Europa, ospitando quella che all'epoca era la capitale di uno dei regni più ricchi ed importanti del mondo: Napoli.
Con Carlo V il Regno di Napoli divenne un viceregno della Spagna, con capitale Napoli. Dopo la brevissima ma intensa esperienza della Repubblica Partenopea di Napoli, nel 1799, e l'età napoleonica, il Congresso di Vienna riaffidò il Regno di Napoli ai Borbone che lo riuniranno al Regno di Sicilia dando vita al Regno delle Due Sicilie, con Napoli capitale. Anche la Campania fu poi coinvolta nelle rivolte
liberali e nei moti per l'Unità d'Italia. Nel 1861 la regione venne conquistata ed annessa al Regno d'Italia.
Durante la seconda guerra mondiale la Campania fu teatro di alcune famose operazioni militari, come lo sbarco a Salerno e le Quattro giornate di Napoli. Nel periodo che seguì lo sbarco, la città di Salerno ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale divenendo di fatto capitale d'Italia fino alla liberazione di Roma (metà agosto 1944). Nel dopoguerra la Campania fece parte di quel gruppo di regioni del Sud Italia fonte di emigrazione soprattutto verso il Nord Italia. Negli anni settanta e ottanta si è visto un aumento della criminalità organizzata (in questo caso la Camorra) che ha portato molti disagi di tipo sociale alla regione.
È al settimo posto tra le regioni italiane con PIL totale più elevato (95.087,0 €), al primo se si considera solo il Mezzogiorno. Il reddito in regione è uguale al 66,2% della media continentale, il dato più basso nel sud Italia. L'economia campana, un tempo molto florida, è stata soggetta ad un costante degrado negli ultimi decenni, periodo in cui si è affermata sui territori potenzialmente più ricchi la presenza devastatrice della Camorra, presenza questa che determina la frenata di qualsivoglia crescita economica e la progressiva scomparsa delle attività economiche già presenti sul territorio. La Campania è tra le regioni che più partecipa alla formazione del reddito agricolo nazionale ed è tra le regioni italiane con più prodotti agroalimentari riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. L'alta fertilità del territorio sussiste per la cospicua presenza di terreni vulcanici e la stessa è pressoché distribuita equamente in tutta la regione.
Le principali produzioni riguardano patate, melanzane, fagioli e pomodori (di primaria importanza quelli San Marzano DOP dell'Agro Nocerino Sarnese e quelli piennoloDOP dell'area vesuviana). Di particolare rilevanza è inoltre la produzione di grano per la pasta, la cui produzione è molto più diffusa nell'entroterra campano, soprattutto nel beneventano. Oggi infatti la pasta di Gragnano è una delle più apprezzate e diffuse paste d'Italia anche in ambito internazionale, attribuendo alla città l'appellativo di città della pasta.
Nella frutticoltura vanno annoverati inoltre gli agrumi, le albicocche (in particolare quella vesuviana PAT), le pesche, le mele annurche, i fichi, ed infine la produzione di olivo (con i quali si producono quattro oli extravergine DOP; il Cilento, il Colline Salernitane, l'Irpinia - Colline dell'Ufita ed il Penisola Sorrentina) e della vite. Di particolare rilevanza è anche la produzione di nocciole nel salernitano, attraverso la quale è possibile la produzione di torroni, infatti, in Campania vi è la produzione più vasta di nocciole. Tra i prodotti vegetali si ricordano inoltre i Friarielli e la Ciliegia del monte, entrambi del vesuviano. Per quel che riguarda la produzione dei derivati dall'allevamento (latticini e formaggi), spicca tra i prodotti italiani più famosi al mondo la mozzarella di bufala campana. Seguono poi altri importanti prodotti regionali, come il Provolone del Monaco, la burrata di bufala, la ricotta di bufala campana, il Fior di latte e tanti altri ancora. La pesca in Campania è un settore altrettanto importante dell'economia regionale e nazionale, occupa più di 2500 addetti. Nonostante lo sviluppo delle infrastrutture legate alla pesca con creazioni di porti e pescherecci, il settore non è intensamente sfruttato. Ciò accade un po' per le acque sempre meno adatte alla pesca e un po' per la mancata dotazione di moderne attrezzature. Proprio al riguardo, negli ultimi anni si è intensificato il processo di modernizzazione di tutto il comparto, adeguandolo agli standard produttivi europei. Tra i principali prodotti marini pescati vi sono le cozze e vongole del golfo di Napoli, cernie e pesci azzurri come alici. I bacini più pescosi della regione sono quelli di
Pozzuoli e delle isole del golfo di Napoli. Tradizionalmente la Campania è la regione più industrializzata dell'Italia meridionale ed in particolare il territorio del napoletano è stato fino agli inizi del Novecento una delle aree più industrializzate d'Italia, preceduto solamente dalle province del cosiddetto "triangolo industriale" (Milano, Torino, Genova). Molta importanza detiene il settore alimentare (conservazione di prodotti agricoli, pastifici), legati a una fiorente agricoltura. L'attività legata all'artigianato, ancora, riguarda i merletti, la lavorazione della creta e delle ceramiche (celebri quelle di Capodimonte, di Vietri sul Mare, di Cerreto Sannita e di San Lorenzello), della pregiata seta di San Leucio a Caserta, dei Presepe napoletano di via San Gregorio Armeno. A Marcianise, zona Caserta Sud, è presente uno dei più importanti poli industriali dell'oreficeria italiana.
Con i suoi circa 6 milioni di abitanti, la Campania è la seconda regione più abitata d'Italia, ed è quella con la densità abitativa più alta (446 ab/km²). Dei 149 comuni italiani più abitati, 20 risultano essere campani. Nonostante ciò gli squilibri nella distribuzione degli abitanti sul territorio sono altissimi: le province di Avellino e Benevento hanno approssimativamente 156 e 139 ab/km²; quella di Caserta ne ha più del doppio (333 ab/km²) e addirittura quella di Napoli ne ha 2.632 ab/km², ed è la provincia più densamente popolata d'Italia. Dopo Napoli sono Salerno e Giugliano le città più popolose (l'ultima è la città non capoluogo più popolosa d'Italia).
In Campania esistono quattro idiomi principali:
Napoli è una città italiana di 960.593 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Campania. Situata in posizione pressoché centrale nell'omonimo golfo, tra il Vesuvio e l'area vulcanica dei Campi Flegrei, è il terzo comune italiano per popolazione dopo Roma e Milano, nonché cuore di una delle aree metropolitane più popolose d'Europa.
Piazza del Plebiscito a Napoli
Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali è, dal basso medioevo fino ad oggi, tra i principali centri di riferimento culturale d'Europa. Sede della Federico II, la più antica università statale d'Europa, ospita altresì l'Orientale, la più antica università di studi sinologici ed orientalistici del continente e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta Patrimonio Storico e Culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea Parlamentare del Mediterraneo.
Punto focale dell'Umanesimo attraverso l'Accademia Pontaniana, centro della filosofia naturalistica del rinascimento, culla dell'illuminismo in Italia, è stata lungamente un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana, dando tra l'altro origine all'opera buffa. Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative che affonda le proprie radici nella pittura
pompeiana, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il rinascimento e il barocco napoletano, il caravaggismo, la scuola di Posillipo ed il Liberty napoletano, nonché ad arti minori ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte ed il presepe napoletano. È all'origine di una forma distintiva di teatro, di una canzone di fama mondiale e perfino di una peculiare tradizione culinaria che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana. Nel 1995 il centro storico di Napoli, il più vasto d'Europa, è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità. Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli) tra le riserve mondiali della biosfera.
La Reggia di Caserta
Le Marche sono una regione dell'Italia centrale di 1 541 692 abitanti con capoluogo Ancona. Confinano con l'Emilia-Romagna, la Repubblica di San Marino, la Toscana, l'Umbria, il Lazio, l'Abruzzo e il Mar Adriatico.
Capoluogo |
Ancona |
Presidente |
Gian Mario Spacca (PD) dal 04/04/2005 |
Altitudine |
343 m s.l.m. |
Superficie |
9 366 km² |
Abitanti |
1 541 692 (30 ottobre 2012) |
Densità |
164,61 ab./km² |
Province |
Ancona, Ascoli Piceno, Fermo,Macerata, Pesaro e Urbino |
Comuni |
239 |
Regioni confinanti |
Abruzzo, Emilia-Romagna,Lazio, Toscana, Umbria |
Nome abitanti |
marchigiani |
PIL |
(PPA) 32.321,8 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 25.640 € |
Le Marche sono collocate sul versante del medio Adriatico e occupano circa 9.365,86 km² di territorio italiano che si estende tra il fiume Conca a nord e il Tronto a sud; a ovest la regione è limitata dall'Appennino. Essa presenta una forma caratteristica di pentagono irregolare e si sviluppa perlopiù longitudinalmente da nord-ovest a sud-est. Una zona montuosa è formata dall'Appennino Umbro-Marchigiano. Le Marche sono una delle regioni più collinari d'Italia: le colline comprendono il 69% del territorio (6.462,90 km²). Il 31% (2.902,96 km²) è invece montuoso. Le pianure sono limitate ad una stretta fascia costiera e alla parte delle valli più vicine alla foce dei fiumi. L'Appennino che attraversa le Marche è chiamato umbro-marchigiano, e comprende quattro pieghe, o catene, incurvate e parallele, con la convessità diretta verso la costa. La prima catena è quella che fa da confine con l'Umbria; in essa si trova il Monte Catria (m 1701). La seconda catena è quella del San Vicino e comprende il monte omonimo e la quinta maestosa dei Monti Sibillini, con il massimo rilievo regionale, il Monte Vettore (m 2478). In queste prime due pieghe si trovano importanti complessi carsici, tra cui le notissime grotte di Frasassi. La terza piega è quella su cui sorge Cingoli, non a caso chiamato "il balcone delle Marche". L'ultima piega arriva a lambire il mare: è quella costituita da Monte Conero o Monte d'Ancona, che dà origine ad un promontorio posto a metà della costa marchigiana.
Il gruppo montuoso più elevato della regione è la pittoresca catena dei Sibillini, a cavallo delle province di Fermo, Ascoli Piceno e Macerata. Altri monti importanti della regione sono: Monte Rotondo (2103 m),
Monte Priora (2334 m), Monte Bove (2143 m), Monte Sibilla (2175 m), Monte Vallelunga (2221 m), Monte Porche (2335 m).
Il litorale, lungo 173 km, ha un andamento rettilineo, con lunghe spiagge sabbiose o ghiaiose. La costa bassa è interrotta però dal Monte San Bartolo, nei pressi di Pesaro e dal promontorio del Conero, che dà origine ad alte e spettacolari falesie calcaree e rappresenta il punto più alto della costa. Questo monte protegge a nord il Golfo di Ancona, nella cui parte più interna è situato il porto di Ancona. Un'altra breve zona di costa alta è nei pressi di Grottammare.
I fiumi, dal carattere torrentizio, hanno un tipico andamento parallelo e formano quella struttura di valli che spesso è chiamata "a pettine". Caratteristica dei fiumi marchigiani è il fatto che essi nascono quasi tutti nella catena appenninica che fa da confine con l'Umbria e che dunque per giungere al mare devono attraversare la catena del San Vicino con pittoresche gole come quella del Furlo, di Frasassi, della Rossa, di Pioraco, di Arquata. Il fiume più lungo è il Metauro. Il centro di alcune città è attraversato dal corso di fiumi. Nei pressi della foce del fiume Foglia sorge Pesaro; il fiume Misa, prima di giungere al mare, attraversa Senigallia; il centro di Ascoli Piceno è circondato da due corsi d'acqua: il Tronto e il Castellano, che ivi confluiscono. Alcune foci di fiumi sono state utilizzate per ricavare dei porti canale (Pesaro, Fano e Senigallia).
Il territorio è soggetto a terremoti: infatti, il 97,3% della regione, pari a 230 comuni, è stato classificato a rischio medio o alto.
Nella zona litoranea il clima è subcontinentale a nord di Ancona con sbalzi di temperatura da stagione a stagione: estati calde, ma rinfrescate dalla benevole brezza marina, inverni freddi con regolari piogge di stagione. Nelle zone montuose vi sono estati fresche e inverni rigidi con ampia possibilità di neve; l'inverno risulta altresì rigido nelle zone collinari interne dove si possono verificare basse temperature.
Due importanti strade collegavano le Marche a Roma: la Flaminia (che arrivava a Fano) e la Salaria (che arrivava a Porto d'Ascoli). Inoltre durante il periodo imperiale, Ancona venne scelta da Traiano come
porto di Roma verso Oriente, come testimonia anche l'iscrizione dell'arco di Traiano di Ancona, nella quale il capoluogo marchigiano è chiamato accessum Italiae, cioè "ingresso d'Italia". Nel Medioevo, in seguito alla invasione dei longobardi il territorio regionale si ritrovò spezzato, da una parte le città costiere del nord della regione fino ad Ancona, costituì la Pentapoli, sotto la giurisdizione dell'Impero Romano d'Oriente, il sud delle regione ed una buona fetta dell'interno fu conquistato dai longobardi. In epoca comunale fiorirono i comuni di Pesaro, Fano, Ancona, Jesi, Fermo e Ascoli Piceno. In particolare Ancona ebbe momenti di splendore artistico e culturale grazie ai suoi rapporti marittimi con l'Oriente; è infatti una delle repubbliche marinare il cui stemma non compare nella bandiera della marina militare. Nel Rinascimento celebre in tutta Europa è il ducato di Urbino, che fu un vero e proprio faro dell'arte e della cultura italiana. La battaglia finale dell'unificazione italiana si combatté nelle Marche: fu la celebre battaglia di Castelfidardo, che permise l'unione dei territori conquistati da Garibaldi al sud con quelli redenti da Vittorio Emanuele II al nord.
L'economia marchigiana è costituita maggiormente da una fiorente piccola-media industria ad alta specializzazione distribuita equamente in tutto il suo territorio, ma concentrata soprattutto nel litorale e nelle valli. Tra i settori di spicco possiamo trovare: l'industria pellettiera e delle poltrone di Tolentino, l'industria delle calzature, in numerosi centri delle province di Fermo e Macerata, l'industria di mobilieria e meccanica pesarese, quelle meccaniche, di stampi e vitivinicole di Matelica e dei Castelli di Jesi, patrie del vino Verdicchio; la grande industria navale di Fano, Ancona, San Benedetto del Tronto e Civitanova Marche; l'industria di elettrodomestici e della carta di Fabriano e poi quella turistica, ogni anno sempre più florida grazie ai tanti centri balneari e artistici, i quali attirano tanti turisti dall'Italia e dall'Europa. È importante anche la pesca: le Marche sono la terza marineria italiana per catture, dietro Sicilia e Puglia, regioni che peraltro hanno uno sviluppo costiero notevolmente maggiore. In rapporto quindi allo sviluppo costiero sono la prima regione italiana.
Nel 2006 i nati sono stati 13.757 (9,0‰), i morti 15.809 (10,3‰) con un incremento naturale di -2.052 unità rispetto al 2005 (-1,3‰). Le famiglie contano in media 2,5 componenti. Il 31 dicembre 2007 su una popolazione di 1.520.636 abitanti e una densità di 157 abitanti per km² si contavano 81.890 stranieri (5,4%). Nel 2010, la popolazione straniera è aumentata notevolmente superando le 155000 persone e raggiungendo il 10% del totale.
Ancona è comune italiano di 100.261 abitanti, capoluogo della provincia omonima e delle Marche. Affacciata sul mare Adriatico, possiede uno dei maggiori porti italiani. Città d'arte con un centro storico ricco di monumenti e con una storia millenaria, è uno dei principali centri economici della regione, oltre che suo principale centro urbano per dimensioni e popolazione. Protesa verso il mare, la città sorge su un promontorio a forma di gomito piegato, che protegge il più ampio porto naturale dell'Adriatico centrale. I Greci di Siracusa, che fondarono la città nel 387 a.C., notarono la forma di questo promontorio e per questo motivo chiamarono la nuova città Ἀγκών, "ankòn", che in greco significa gomito. L'origine greca di Ancona è ricordata dall'epiteto con la quale è conosciuta: la "città dorica". La città di Ancona sorge nella costa dell'Adriatico centrale su un promontorio formato dalle pendici settentrionali di monte Conero o monte d'Ancona. Questo promontorio dà origine ad un golfo, il golfo di Ancona, nella cui parte più interna si trova il porto naturale. Ad Ancona il sole sorge e tramonta sul mare; il fenomeno è dovuto alla forma a gomito del suo promontorio, bagnato dal mare sia ad est che ad ovest. La città possiede varie spiagge, sia di costa alta sia di costa bassa. La più nota spiaggia a Sud di Ancona è Portonovo, posta sotto il Monte Conero, con tipici sassi bianchi e arrotondati, sede di attrezzature turistiche.
Il porto di Ancona
Urbino
La Puglia è una regione dell'Italia Meridionale di
4.045.110 abitanti, con capoluogo Bari. Confina a nord- ovest con il Molise, a ovest con la Campania e la Basilicata ed è bagnata dal mare Adriatico a est e nord e dal mar Ionio a sud. La Puglia è la regione più orientale d'Italia: la località più a est è Punta Palascìa, presso Otranto, distante circa 80 km dalle coste dell'Albania e dall'isola greca di Fanò nelle Isole Diapontie, parte delle
Isole Ionie. Con circa 800 chilometri di coste è inoltre una delle regioni italiane con maggiore sviluppo costiero. Lungo la costa si alternano tratti rocciosi, falesie e litorali sabbiosi.
Capoluogo |
Bari |
Presidente |
Nichi Vendola (SEL) dal 2010 (2º mandato) |
Altitudine |
184 (media)[1] m s.l.m. |
Superficie |
19 358 km² |
Abitanti |
4 045 110[2] (30-09-2012) |
Densità |
208,96 ab./km² |
Province |
6 |
Comuni |
258 |
Regioni confinanti |
Basilicata, Campania, Molise |
Lingue |
italiano, dialetto foggiano, dialetto apulo- barese, dialetto tarantino, dialetto salentino Minori: arbëreshë, francoprovenzale, griko |
Nome abitanti |
Pugliesi |
PIL |
(PPA) 54.043,6 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 16.900 €[3] anno 2009 |
I territori della Puglia
L'interno della regione è prevalentemente pianeggiante e collinare, senza evidenti contrasti tra un territorio e l'altro. Tuttavia, vi sono otto
sub regioni differenti: il Gargano e il Subappennino Dauno sono le uniche zona montuose della Puglia (con rilievi che superano i 1000- 1100 metri s.l.m.); il Tavoliere delle Puglie, esteso per 3000 chilometri quadrati, rappresenta la più estesa pianura d'Italia dopo la Pianura Padana; le Murge, un altopiano di natura calcarea posto a sud del Tavoliere che si estende fino alle Serre Salentine; la Terra di Bari, tra la Murge e il mare Adriatico, è un'area pianeggiante o leggermente ondulata; la Valle d'Itria, situata a cavallo tra le province di Bari, Brindisi e Taranto, si caratterizza da un'alternanza tra vallate e ondulazioni e soprattutto da un'elevatissima popolazione sparsa (questa è la zona di maggior concentrazione di trulli); l'Arco ionico tarantino segue la costa dell'intera provincia, estendosi dal sistema murgiano, a nord, fino alla penisola salentina, a sud, abbracciando una zona collinare ed una vasta zona costiera pianeggiante. Alla Puglia appartiene l'arcipelago delle Tremiti, a nord-est al largo della costa garganica, le piccole isole Cheradi, presso Taranto e l'isola di Sant'Andrea dinanzi alla costa di Gallipoli. Dal punto di vista geografico la regione fisica pugliese include anche il piccolo arcipelago di Pelagosa, a nord-est delle Tremiti, che oggi è parte della Croazia. Dal punto di vista geologico la Puglia è costituita per quasi l'80% da rocce calcaree e dolomitiche in tutte le loro varietà.
La natura carsica di gran parte del territorio pugliese e la scarsità di precipitazioni rendono la regione particolarmente povera di corsi d'acqua superficiali. Con l'eccezione dell'Ofanto e del Fortore, che hanno in Puglia solo parte del loro percorso, i fiumi pugliesi sono caratterizzati per lo più corsi brevi e a carattere torrentizio, come accade al Candelaro, al Cervaro e al Carapelle.
I laghi naturali della regione sono tutti laghi costieri, separati dal mare Adriatico mediante stretti cordoni sabbiosi. I maggiori sono quelli di Lesina e di Varano sulla costa settentrionale del Gargano. In territorio di Manfredonia si trova l'area umida del lago Salso, alimentata dalle acque dolci del Cervaro. Le Saline di Margherita di Savoia sono invece il residuo del cosiddetto lago di Salpi, attestato in epoca romana. Più a sud, presso Otranto, si trovano invece i laghi Alimini.
Tra gli invasi artificiali, il lago di Occhito, a monte della omonima diga costruita sul fiume Fortore nei pressi del confine col Molise, è il primo bacino artificiale realizzato in Puglia, per fronteggiare le frequenti crisi
idriche della regione.A Brindisi si trova l'invaso del Cillarese,creato nel 1980 e oggi oasi protetta. Più recente è il lago sul torrente Locone, affluente dell'Ofanto, realizzato nel territorio di Minervino Murge al confine con la Basilicata.
I monti più elevati si trovano nel subappennino Dauno, nella zona nord- occidentale, al confine con la Campania, dove si toccano i 1152 m del Monte Cornacchia, e sul promontorio del Gargano, a nord-est con i 1055 m del monte Calvo, monte Spigno, monte Vernone, monte Sacro.
Il territorio collinare pugliese è suddiviso tra le Murge e le serre salentine. La Murgia (o le Murge), è una subregione pugliese molto estesa, corrispondente a un altopiano carsico di forma rettangolare compresa per gran parte nella provincia di Bari e in quella di Barletta- Andria-Trani. Si estende a occidente toccando la provincia di Matera, in Basilicata; inoltre si prolunga verso sud nelle province di Taranto e Brindisi. Si suddivide in Alta Murgia, che rappresenta la parte più alta e rocciosa, costituita prevalentemente da bosco misto e dove la vegetazione è piuttosto povera, e in Bassa Murgia, dove la terra è più fertile e ricoperta in prevalenza da oliveti. Le serre salentine, invece, sono un elemento collinare che si trova nella metà meridionale della
provincia di Lecce. Le pianure sono costituite dal Tavoliere delle Puglie, che rappresenta la più vasta pianura d'Italia dopo la Pianura Padana e occupa quasi la metà della Capitanata; dalla Pianura Salentina, un vasto e uniforme bassopiano del Salento che si estende per gran parte del brindisino (piana brindisina), per tutta la parte settentrionale della provincia di Lecce, fino alla parte meridionale della provincia di Taranto, e dalla fascia costiera della Terra di Bari, quella parte di territorio stretto tra le Murge e il mare Adriatico e comprendente l'intero litorale dalla foce dell'Ofanto fino a Fasano.
In tutta la Puglia il clima è tipicamente mediterraneo: le zone costiere e pianeggianti hanno estati calde, ventilate e secche e inverni miti. Le precipitazioni, concentrate durante l'autunno inoltrato e l'inverno, sono scarse e per lo più di carattere piovoso in pianura, mentre sull'altopiano delle Murge sono frequenti le nevicate in caso di correnti fredde da est. In autunno inoltrato e in inverno sono frequenti le nebbie mattutine e notturne nella Capitanata e sulle Murge. Le escursioni termiche tra estate e inverno sono notevolissime nelle pianure interne.
L'insediamento umano in Puglia risale quanto meno a 250.000 anni fa, come testimoniano i resti fossili dell'Uomo di Altamura, una forma arcaica di Homo neanderthalensis.
Il nome storico Apulia (esito latino del greco Ἰαπυγία, Japigia) deriva dall'antica popolazione degli Apuli (gr. Japigi) che in epoca preromana abitavano la parte centro-settentrionale della regione (i Dauni a nord, i Peuceti al centro, mentre a sud era stanziato l'affine popolo dei Messapi). Il termine Japudes (Japigi) si compone del prefisso arcaico "jap-", che indicherebbe i popoli provenienti dall'altra costa dell'Adriatico. Secondo una diffusa pseudo-etimologia, invece, Apulia deriverebbe da Apluvia, ossia terra senza piogge.
Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, molti popoli (Eruli e Ostrogoti) si alternarono sul territorio, ma alla fine divenne dominio dell'Impero bizantino (VI-XI secolo). Bari divenne capoluogo di un territorio esteso sino all'odierna Basilicata e sottoposto all'autorità di un capitano (o più propriamente catapano), nome del governatore bizantino da dove deriva il termine Capitanata. Con l'arrivo dei Normanni (XI secolo), Taranto diventò la capitale dell'omonimo principato, esteso su tutta la Terra d'Otranto. Sia con i Normanni che con gli Svevi capeggiati dagli Hohenstaufen, la Puglia conseguì un grande progresso materiale e civile, che toccò l'apice con Federico II, a cui si deve la realizzazione di una serie di edifici laici e religiosi, alcuni di alto valore artistico, tra cui Castel del Monte ad Andria. Tra il 1200 e il 1400 la Puglia fu sotto la dominazione degli Angioini, all'interno del Regno di Napoli, a cui si sostituirono gli spagnoli. Dopo varie prese di potere, passò, insieme al resto del Regno di Napoli dagli Asburgo ai Borboni, sancendo l'indipendenza del Regno delle due Sicilie. Tra il 1806 e il 1815, vi fu la dominazione francese. Nel periodo postumo all'unità d'Italia, sorsero diverse bande brigantesche, soprattutto in Capitanata e
Terra di Bari. Durante il Fascismo la Puglia fu interessata da numerose bonifiche in vaste aree e, successivamente alla riforma agraria del secondo dopoguerra, la regione ha goduto di un forte sviluppo agricolo. Negli anni settanta e negli anni ottanta l'economia della regione passò dal settore primario a quello terziario, con il notevole sviluppo derivato dal settore turistico. Nel 2004 viene istituita la sesta provincia pugliese, la provincia di Barletta-Andria-Trani comprendente come capoluogo tre grosse città e complessivamente dieci comuni scorporati dalle province di Bari e Foggia.
Tra le regioni del Mezzogiorno, l'economia della Puglia è quella che ha registrato negli ultimi anni l'andamento migliore. La crescita del PIL, secondo i dati ISTAT, segna un +1,8% (+1,5% dell'Italia nel complesso e +0,7% del Mezzogiorno) dovuto soprattutto alla crescita del settore terziario (+2,9%) e dell'Industria (+0,7%) a fronte di un calo notevole del settore agricolo (-8,8%). Il Pil ai prezzi di mercato per abitante evidenzia un ritmo di crescita del +3,9% (a fronte del +3,0% nazionale e +2,6% del Mezzogiorno).
La Puglia conosce negli ultimi anni uno sviluppo accelerato del turismo, che però presenta dei limiti: esso è soprattutto nazionale e stagionale. La Puglia è riuscita a coniugare le proprie tradizioni, la propria storia e le vocazioni produttive con l'innovazione e la tecnologia. Ha raggiunto, infatti, buoni livelli di specializzazione in numerosi comparti industriali. Diverse politiche con l'obiettivo di sviluppare processi di innovazione insieme a una vasta disponibilità di
118
incentivi agli investimenti, hanno fatto sì che il sistema produttivo locale crescesse e che si attirassero oltre 40 gruppi industriali internazionali appartenenti ai settori aerospaziale, automobilistiche, chimico e ICT. Il sistema regionale della ricerca conta oltre 5.000 ricercatori e vanta competenze scientifiche specializzate in ambiti interdisciplinari: settori Biologia, ICT e nanotecnologie, che hanno contribuito alla nascita e consolidamento di tre distretti tecnologici: biotecnologie, high tech e meccatronica. La regione dispone inoltre di un capitale umano altamente qualificato e specializzato che conta oltre
103.000 studenti universitari e quasi 15.000 nuovi laureati l'anno.
I numerosi dialetti parlati in Puglia sono classificati entro due gruppi fondamentali, nettamente distinguibili soprattutto sotto il profilo fonetico:
Il dialetto tarantino e quelli di altri centri lungo la direttrice Taranto- Ostuni possono essere classificati come dialetti di transizione apulo- salentina. Una peculiarità linguistica della Puglia è inoltre la presenza di piccole isole linguistiche nelle quali si parlano idiomi non riconducibili al gruppo delle lingue neolatine:
Bari è un comune italiano di 313.855 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Puglia.
Bari è la città più grande ed economicamente più importante che si affaccia sul Mar Adriatico. È il nono comune italiano per popolazione, terzo del Mezzogiorno dopo Napoli e Palermo e primo della regione. È il cuore di un'area metropolitana di circa 1.000.000 di abitanti. È nota per essere la città nella quale riposano le reliquie di san Nicola. Tale privilegio ha reso Bari e la sua basilica uno dei centri prediletti dalla Chiesa ortodossa in Occidente. Bari ha una solida tradizione mercantile e da sempre è punto nevralgico nell'ambito del commercio e dei contatti politico-culturali con l'Est europeo e il Medio Oriente. Il suo porto è oggi il maggiore scalo passeggeri del Mare Adriatico. Dal 1930 si tiene a Bari la Fiera del Levante; più recentemente la città è diventata sede del segretariato per il Corridoio pan-europeo 8. Il centro storico, conosciuto come città vecchia, è permeato di una storia millenaria e si contrappone all'ottocentesco quartiere muratiano dall'ordinata pianta a scacchiera, che meglio interpreta la tradizione commerciale della città. Il territorio comunale è al centro di una vasta area pianeggiante e depressa, la conca di Bari.
La Basilicata o anche comunemente Lucania è una regione dell'Italia Meridionale di 576 060 abitanti e ha come capoluogo Potenza. Comprende la provincia di Potenza e la provincia di Matera. Le altre città principali, oltre ai due capoluoghi Potenza e Matera, sono Melfi,
Pisticci e Policoro. Confina a nord e a est con la Puglia, a ovest con la Campania, a sud con la Calabria, a sud-ovest è bagnata dal mar Tirreno e a sud-est è bagnata dal Mar Ionio.
Capoluogo |
Potenza |
Presidente |
Vito De Filippo (PD) dal 2005(dimissionario) |
Altitudine |
633 m s.l.m. |
Superficie |
9 992 km² |
Abitanti |
576 060 (settembre 2012) |
Densità |
57,65 ab./km² |
Province |
Matera, Potenza |
Comuni |
131 |
Regioni confinanti |
Calabria, Campania, Puglia |
Nome abitanti |
Lucani |
PIL |
(PPA) 8 612,3 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 18 021 €[3] |
Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (47%) e collinare (45% circa) e possiede un'unica grande pianura: la Piana di Metaponto. I massicci del Pollino (Serra Dolcedorme - 2.267 m) e del Sirino (Monte Papa - 2.005 m), il Monte Alpi (1.900 m), il Monte Raparo (1.764 m) e il complesso montuoso della Maddalena (Monte Volturino - 1835 m) costituiscono i maggiori rilievi dell'Appennino lucano. Nell'area nord-occidentale della regione è presente un vulcano spento, il monte Vulture. Le colline costituiscono il 45,13% del territorio e sono di tipo argilloso, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti. Le pianure occupano solo l'8% del territorio. La più estesa è la piana di Metaponto che occupa la parte meridionale della regione, lungo la costa ionica. I fiumi lucani sono a carattere torrentizio e sono il Bradano, il Basento, l'Agri, il Sinni e il Cavone. Tra i laghi, quelli di Monticchiohanno origini vulcaniche, mentre quelli di Pietra del Pertusillo, di San Giulianoe del MonteCotugnosono stati costruiti artificialmente per usi potabili e irrigui. Artificiale è anche il lago Camastra le cui acque vengono potabilizzate. Le coste del litorale ionico sono basse e sabbiose mentre quelle del litorale tirrenico sono alte e rocciose.
Il clima è di tipo mediterraneo sulle coste e continentale sui rilievi montuosi. La parte orientale della regione, non avendo la protezione degli appennini, risente dell'influsso del mar Adriatico. Ma nonostante la diversità del territorio, il clima della regione può essere definito continentale, con caratteri mediterranei solo nelle aree costiere. Infatti se ci si addentra già di qualche chilometro nell'interno, soprattutto in inverno, la mitezza viene subito sostituita da un clima rigido e umido.
La Lucania antica era ben più vasta dell'odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti ad altre due regioni odierne: Campania (Cilento e Vallo di Diano nel Salernitano) e Calabria (arrivava a Sibari, Turi, e al fiume Lao, nel Cosentino). Non comprendeva però le terre a est del fiume Bradano, quindi la stessa Matera, ma anche l'intera area del Vulture, la cui principale città era Venusia, all'epoca degli Irpini. Il toponimo Basilicata è attestato la prima volta attorno al X secolo. La provenienza di tale nome è spesso associato al termine greco Basilikos, nome con cui venivano chiamati i Governanti bizantini della Regione. Basilikos in greco vuol dire "funzionario del re" e deriva da un'altra parola greca: Basileus (Re).
La Basilicata, svantaggiata dalla propria costituzione morfologica ed emarginata per lungo tempo dagli investimenti, nonché ancora largamente sprovvista di importanti vie di comunicazione, è una delle regioni meno sviluppate del Paese: il suo reddito pro capite si colloca al 16º posto nel panorama delle regioni italiane, ma, dal 2001, nel quadro del Mezzogiorno e Isole è il più alto dopo Abruzzo, Sardegna e Molise. Il settore agricolo costituisce ancora un caposaldo dell'economia regionale. La produzione di colture di pregio è relegata solo in alcuni territori regionali a causa dei condizionamenti esercitati dalla montuosità del territorio, dalla sua scarsa fertilità e dall'irregolarità delle precipitazioni. La riforma fondiaria, cominciata a partire dagli anni Cinquanta, ha contribuito allo sviluppo dell'agricoltura: privilegiate risultano le valli dell'Agri, nel suo medio corso, e dell'Ofanto, oltre alla piana di Metaponto. Le colture più estese sono quelle del frumento,
seguito da altri cereali che in buona parte costituiscono materia prima per l'industria alimentare lucana (avena, orzo, mais), e delle patate; abbastanza diffusi sono la vite (soprattutto uva da vino), l'olivo, presente nelle aree collinari, e gli agrumi, nelle piane ioniche; un certo incremento hanno registrato alcune colture industriali, in particolare la barbabietola da zucchero (che ha superato per estensione la tradizionale coltura della patata) e il tabacco, e quelle ortofrutticole. Nelle zone interne del materano è sviluppata la coltura di cerealicola: frumento, granturco, orzo e avena, di cui la regione è la maggior produttrice nazionale. Sulle colline a ridosso del Metapontino invece c'è una fiorente coltivazione di vigneti, mentre nella piana sono molto sviluppate le piantagioni di alberi da frutto: susine, pesche, pere, kiwi e agrumeti. L'allevamento è suddiviso per zone, infatti nella zona del materano abbiamo quello di ovini, suini, caprini mentre quello dei bovini è per lo più praticato nelle zone montuose del potentino e nei grandi pascoli del melfese. La pesca è poco sviluppata, ed è solo limitata alla costa Ionica. La vera ricchezza è rappresentata dalle risorse del sottosuolo che offrono ottime prospettive per lo sviluppo economico della regione, in particolare il ritrovamento di giacimenti petroliferi nella Val d'Agri ha portato nel 1998 alla stipula di un accordo fra Governo, Regione ed Eni. La regione è ricchissima di idrocarburi, particolarmente metano (nella Valle del Basento) e petrolio, in Val d'Agri, dove è situato il più grande giacimento dell'Europa continentale. La regione è specializzata nella produzione alimentare, nella produzione di fibre artificiali, nella lavorazione di minerali non metalliferi e nelle produzioni chimiche (concentrate in Valbasento). Positiva è la localizzazione di industrie alimentari “esogene” (pastarie, lattiere, dolciarie), in particolare a Matera e nel Melfese. Nuove prospettive ha aperto la costruzione di uno stabilimento della FIAT a Melfi (1993), sia per i posti di lavoro che offre nel brevissimo termine sia per le possibilità di occupazione che lo sviluppo dell'indotto potrebbe creare nel medio e lungo periodo. L'industria della regione è basata sulle attività di piccole e medie imprese: industrie alimentari (oleifici, aziende vinicole, pastifici), tessili e industrie della lavorazione del marmo. Di rilevanza lo stabilimento Fiat di Melfi mentre a Matera è
presente l'industria ferroviaria Ferrosud e l'industria del mobile.
A Potenza esistono stabilimenti chimici mentre nella Valle del Basento sono presenti impianti di produzione tessile. Nel Metapontino, infine, vi è una grande presenza di aziende agricole con produzione industriale soprattutto di fragole e alberi da frutto.
Il turismo è basato su tre categorie: Storico-culturale per quanto riguarda le città della Magna Grecia (Metaponto, Policoro, Nova Siri), le città d'epoca romana (Venosa, Grumentum), le città medioevali (Melfi, Miglionico, Tricarico, Valsinni), e i Sassi di Matera, testimonianza di civiltà preistoriche, rupestri e contadine; Balneare per quanto riguarda le due coste lucane, quella tirrenica (Maratea) e quella ionica (Metaponto, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella, Nova Siri); Montano-escursionistico con il Parco nazionale del Pollino, e sciistico (comprensorio del Monte Sirino).
La Basilicata è divisa in due province: Matera con 31 comuni e Potenza con 100 comuni. La popolazione è concentrata per lo più nei grossi centri, infatti il 56% abita nei 12 centri più grandi della regione, il 27% invece vive nei centri medi, cioè quelli compresi tra i 5.000 e i 10.000 abitanti, e il restante 17% vive nei piccoli comuni. In Basilicata è presente una numerosa minoranza etnica e linguistica albanese.
Potenza ha 66.400 abitanti, è capoluogo della provincia omonima e della regione. Situata a 819 metri s.l.m., è il capoluogo di regione più
alto d'Italia. La città sorge lungo una dorsale appenninica a nord delle Dolomiti lucane nell'alta valle del Basento, attraversata dal corso del fiume omonimo e racchiusa da vari monti più alti come ad esempio i Monti Li Foj. L'antico nucleo medievale, il quartiere centro storico, è situato nella parte alta della città, mentre i moderni ed estesi quartieri sono sorti più in basso. Probabilmente, la prima collocazione della città fu a 1.095 m di altitudine, in località oggi denominata Serra di Vaglio. Al fine di migliorare la viabilità cittadina, il fiume Basento che attraversa la città è interessato dalla costruzione di nuovi ponti e viadotti che hanno portato all'abbattimento di alberi e piante che crescevano spontaneamente vicino alle rive del fiume. Per quanto riguarda il Rischio Sismico, nel centro urbano della città di Potenza, i progetti degli edifici in cemento armato, di cui la maggior parte è stata realizzata prima del 1981 e si trova quindi a fare i conti con il degrado naturale dei materiali, sono stati redatti secondo una classificazione che collocava Potenza in seconda categoria (media sismicità) mentre, attualmente, il capoluogo è considerato ricadente in zona ad alta sismicità.
La Calabria è una regione dell'Italia Meridionale di
1.954.403 abitanti, con capoluogo Catanzaro. Confina a nord con la Basilicata e a sud-ovest un braccio di mare la separa dalla Sicilia ed è bagnata a est dal mar Ionio e ad ovest dal mar Tirreno. La regione costituisce la punta dello stivale, è bagnata ad ovest dal mar Tirreno, ad est
dal mar Ionio, a nord-est dal golfo di Taranto e a sud-ovest è separata dalla Sicilia dallo Stretto di Messina, la cui distanza minima tra Capo Peloro in Sicilia e Punta Pezzo in Calabria è di soli 3,2 km, dovuta al
legame geologico presente in profondità tra il massiccio dell'Aspromonte e la catena dei Peloritani.
Capoluogo |
Catanzaro |
Presidente |
Giuseppe Scopelliti (PdL) dal 29/03/2010 |
Altitudine |
418[1] m s.l.m. |
Superficie |
15 079 km² |
Abitanti |
1 954 403[2] (31-10-2012) |
Densità |
129,61 ab./km² |
Province |
Catanzaro, Cosenza, Crotone,Reggio Calabria, Vibo Valentia |
Comuni |
409 |
Regioni confinanti |
Basilicata |
Lingue |
italiano, calabrese, greco,arbëreshë, occitano |
Nome abitanti |
Calabresi |
PIL |
(PPA) 26.480,9 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 16.400 € |
La Calabria ha una superficie prevalentemente collinare, che si estende per il 49,2% del suo territorio. Presenta ampie zone montuose che coprono il 41,8% del suo territorio:
montuoso fino a congiungersi direttamente con l'Aspromonte; la vetta più elevata delle Serre, il Monte Pecoraro, raggiunge 1420 m;
Le pianure coprono il 9% del suo territorio e sono tutte di modesta estensione. Le montagne occupano circa il 41%.
I fiumi della Calabria non presentano generalmente uno sviluppo significativo a causa della forma stretta e allungata, della penisola calabrese e a causa della disposizione dei rilievi montuosi perciò sono a carattere torrentizio. Fanno eccezione il Crati e il Neto, i fiumi più lunghi, i quali sfociano entrambi nel mar Ionio. Dall'altopiano della Sila hanno origine l'Amato e il Savuto, che insieme al Lao che scende dal Massiccio del Pollino, sono i maggiori fiumi del versante tirrenico. Gli altri corsi d'acqua sono ancora più brevi e hanno le caratteristiche tipiche delle fiumare in quanto hanno regime torrentizio, scorrono incassati in stretti versanti a monte per poi riversarsi nelle pianure alluvionali in ampi alvei ciottolosi, asciutti per gran parte dell'anno, ma che possono riempirsi repentinamente in occasione di temporali o piogge violente. Esistono numerosi laghi che sono artificiali, soprattutto
sull'altopiano della Sila. I principali sono l'Ampollino, l'Arvo, il Cecita, l'Angitola e il Passante.
Il clima calabrese è generalmente di tipo mediterraneo. Il litorale ionico è più secco e arido di quello tirrenico che si presenta con un clima più mite. gli Appennini e nelle zone interne, dal Pollino, alla Sila fino all'Aspromonte, il clima è montano appenninico (continentale freddo) con inverni freddi e nevosi, l'estate è tiepida e non mancano temporali. Da segnalare l'interessante escursione termica giornaliera, in inverno, nella valle del Crati, dove anche a quote di pianura possono verificarsi abbondanti nevicate. Le differenti condizioni climatiche della regione favoriscono anche una diversa vegetazione da zona a zona. Dal livello del mare fino ai 600 metri (piano mediterraneo) predomina la macchia mediterranea con ulivi, lecci e altre piante tipiche del clima mediterraneo. Dai 700 metri fino ai 1000 metri (piano della bassa montagna appenninica), invece, cresce una vegetazione di transizione: castagni e altre querce hanno la loro dominanza. Dai 1000 metri in su (piano montano) dominano le specie tipiche del clima di montagna, composte da faggio, abete bianco e pino laricio. Sulle Serre calabresi il piano montano inizia, in alcuni punti, anche a 800 metri. Come non citare il famoso "pino loricato" (Pinus heldreichii), simbolo indiscusso del Parco nazionale del Pollino. Questa antica reliquia vive solo sul Pollino, mentre fuori dal territorio italiano lo si trova sui Balcani.
Di fondamentale importanza è lo sbarco dei Greci sulle coste calabresi, i quali strapparono le terre ai Lucani (costretti a rifugiarsi nell'entroterra e nella parte settentrionale della Calabria), e si mescolarono con gli altri popoli autoctoni, dando vita ad una cultura meticcia, greco-italica, estremamente florida nei secoli successivi. I Greci fondarono fiorenti colonie, così magnificenti da guadagnarsi l'appellativo di Magna Grecia(Grande Grecia), così importanti da superare, in alcuni casi, la stessa madrepatria.
Nel IX e X secolo, la Calabria fu terra di confine tra i Bizantini e gli Arabi insediatisi in Sicilia, che si contesero a lungo la penisola, soggetta a razzie e schermaglie, spopolata e demoralizzata. Alla lunga contesa
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arabo-bizantina mette fine però la famiglia normanna degli Altavilla. L'anno 1061 sancisce infatti che la Calabria è dei Normanni, suddivisa tra Roberto il Guiscardo, Duca di Calabria, e Ruggero, Conte di Calabria, futuro Signore della Sicilia. L'Aspromonte, regione montana nel sud della Calabria, in provincia di Reggio, fu scenario di una famosa battaglia del Risorgimento, in cui Giuseppe Garibaldi rimase ferito. È tuttora possibile ammirare l'albero cavo in cui secondo la tradizione Garibaldi si sedette per essere curato, nei pressi di Gambarie, vicino a Reggio. I cosentini parteciparono a molte vicende del Risorgimento, dalle guerre d'indipendenza fino all'impresa dei Mille. Garibaldi fu a Cosenza il 31 agosto del 1860; due mesi dopo, un plebiscito sanzionò l'annessione al Regno d'Italia. Con il Regno d'Italia costituito nel 1861, la Calabria fu divisa amministrativamente nelle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio, rimarcando esattamente le preesistenti province del Regno delle Due Sicilie.
Si tratta di una delle località italiane più povere, nonostante l'alto tasso di economia sommersa non faccia in modo di poter quantificare l'effettiva ricchezza della Regione. La presenza di una delle principali organizzazioni criminali, la lontananza dei mercati e la carenza cronica di infrastrutture infatti rende il tessuto economico calabrese notevolmente fragile e troppo legato alle variazioni economiche congiunturali. Nel settore primario, l'agricoltura è sviluppata soprattutto nella coltivazione di ulivi (la regione è al secondo posto in Italia per la produzione di olio, dopo la Puglia), di viti e di agrumi(uno di essi è il bergamotto che è alla base di molti profumi). Il principale mercato agricolo è Catanzaro sede del COMALCA il principale mercato agro- alimentare della Calabria. Molto praticato anche l'allevamento soprattutto di ovini e caprini nelle aree dell'entroterra ed anche la pesca è discretamente sviluppata. Nel settore secondario sono ancora troppo poco sviluppate le industrie alimentari e tessili; nelle zone di Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria sono sorte industrie petrolchimiche, metalmeccaniche e chimiche. Il settore terziario è molto sviluppato a Catanzaro, mentre sono importanti centri commerciali Lamezia Terme e Cosenza. Varie zone della regione basano l'intera economia sul turismo estivo soprattutto lungo la costa Ionica catanzarese, nell'area tirrenica
reggina e nell'area tirrenica cosentina e reggina, su tutto il versante costiero della provincia di Vibo Valentia. Discretamente sviluppato, nonostante le potenzialità, il turismo invernale in Sila. La principale risorsa turistica calabrese è il mare, con una lunghissima costa affacciata su tre mari (Tirreno, Ionio e Stretto di Messina), una particolare ricchezza della fauna ittica italiana, in un paesaggio che alterna spiagge e scogliere. Lo scarso sviluppo industriale e l'assenza di grandi città sulla gran parte del territorio ha permesso di preservare per lungo tempo il mare incontaminato, e la Calabria è tuttora considerata un paradiso naturalistico.
Negli ultimi anni si è investito sulla capacità ricettiva di strutture alberghiere, favorendo un incremento delle presenze nella regione. Oltre alle ben conosciute mete turistiche costiere, anche l'entroterra calabrese è ricco di storia, di tradizioni, ma anche e soprattutto di arte e cultura. Tra le città culturali più importanti spicca Cosenza che dal 2008 è stata riconosciuta "città d'arte" dalla Regione Calabria. Fortezze, chiese, necropoli, boschi e bacini naturalistici sono elementi caratterizzanti questo territorio. Il turismo montano si sviluppa soprattutto nella Sila e sull'Aspromonte, dichiarati Parchi Nazionali, che
dispongono di infrastrutture per gli sport invernali, soprattutto nei centri di Camigliatello, Lorica e Gambarie.
La popolazione calabrese presenta ancora oggi un'identità abbastanza variegata, per questo l'insieme dei dialetti parlati nella regione rispecchia tali caratteristiche. Nel nord della regione si parla un dialetto derivante dalla lingua napoletana, mentre nel sud della regione si riscontrano numerose somiglianze del dialetto locale con la lingua siciliana, ma complessivamente il vernacolo parlato in tutta la regione è spesso identificato come "calabrese".
Reggio di Calabria è un comune italiano di 180.732 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia.
È il primo comune della regione per popolazione e il secondo per superficie. Unica Città di rango metropolitano della regione, essendo una delle 14 città metropolitane italiane, capofila di un'agglomerazione di oltre 260.000 abitanti, è il maggiore polo funzionale di una più vasta area metropolitana policentrica che conta circa 400.000 abitanti e fa parte della estesa e popolosa conurbazione siculo-calabra detta Arcoetneo. Forti sono i legami storici, culturali ed economici con la dirimpettaia città di Messina. Reggio, insieme a Napoli e Taranto, è sede di uno tra i più importanti musei archeologici dedicati alla Magna Grecia, di due giovani università (la "Mediterranea" e la "Dante Alighieri") e del Consiglio Regionale della Calabria. Il comune di Reggio Calabria occupa una superficie di 236,02 km² e si estende da un livello altimetrico minimo di 0 metri ad un massimo di 1803 m s.l.m. Il centro storico del comune è compreso tra la fiumara dell'Annunziata (nord) e la fiumara del Calopinace (sud), mentre l'intero territorio comunale è compreso tra Catona (nord) e Bocale(sud). La città si trova al centro di una più grande Area metropolitana in continuità territoriale, culturale, sociale ed economica con l'area metropolitana di Messina (separata solamente da un braccio di mare largo poco più di tre chilometri). Con essa costituisce l'Area Metropolitana Integrata dello Stretto o Città Metropolitana dello Stretto, area che in totale conta oggi circa 885.000 abitanti.
La Sicilia, ufficialmente Regione Siciliana, è una regione italiana autonoma a statuto speciale di 4 999 932 abitanti, con capoluogo Palermo. Il territorio della regione, che fa parte dell'Italia insulare, è costituito quasi interamente dall'isola omonima, la più grande isola italiana e mediterranea; la parte rimanente è formata dagli arcipelaghi delle Eolie, delle Egadi e delle Pelagie, da
Ustica e Pantelleria. La Sicilia è l'isola più grande del mar Mediterraneo. Si affaccia a nord sul mar Tirreno, a nord-est è divisa dalla penisola dallo stretto di Messina ed è bagnata a est dal mar Ionio, a sud-ovest è divisa dall'Africa dal canale di Sicilia.
Capoluogo |
Palermo |
Presidente |
Rosario Crocetta (PD) dal29/10/2012 |
Data di istituzione |
15 maggio 1946 |
Altitudine |
391 m s.l.m. |
Superficie |
25 711,40 km² |
Abitanti |
4 999 932 (31-12-2012) |
Densità |
194,46 ab./km² |
Province |
9 |
Comuni |
390 |
Lingue |
italiano, siciliano, arbëreshë[3],gallo- italico, greco[4], LIS[5] |
Nome abitanti |
Siciliani |
PIL |
(PPA) 68.741,0 mln € |
PIL procapite |
(PPA) 17.488 € |
Inno |
Madreterra |
È la regione più estesa d'Italia, è bagnata a nord dal Mar Tirreno, a sud dal Mar di Sicilia, a est dal Mar Ionio e a nord-est dallo stretto di Messina che la separa dalla Calabria.
La Sicilia annovera sei siti insigniti del titolo di Patrimonio dell'Umanità conferiti dall'UNESCO per la loro importanza storica, artistica, archeologica e naturalistica: la Villa del Casale, la Valle dei Templi, le Isole Eolie, le Città tardo barocche del Val di Noto, Siracusa e la Necropoli Rupestre di Pantalica, il Monte Etna. Vanta, ancora, l'iscrizione dell'Opera dei Pupi tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell'Umanità, nonché il riconoscimento come Bene Etno Antropologico dell'Umanità della città di Catania per la Festa di Sant'Agata.
L'isola ha una forma che ricorda approssimativamente quella di un triangolo i cui vertici sono:
Capo Peloro, inoltre, rappresenta l'estremità orientale della regione; le isole di Strombolicchio, Pantelleria e Lampedusa, invece, rappresentano rispettivamente le estremità settentrionale, occidentale e meridionale.
Tra 5,96 e 5,3 milioni di anni, durante il Messiniano (ultima fase del periodo Miocene), il Mediterraneo rimase isolato dall'oceano Atlantico probabilmente a causa di un aumento dell'attività tettonica. Ciò portò alla crisi di salinità: il mar Mediterraneo iniziò ad evaporare più
velocemente e la concentrazione del sale aumentò. Carbonati e solfati vennero depositati in grandi quantità sui fondali e ne è rimasta traccia a lungo nelle miniere di salgemma e gesso che si possono trovare tuttora nelle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Un fenomeno geologico peculiare è il vulcanesimo sedimentariodelle Macalube, in provincia di Agrigento. Questo raro fenomeno ha creato la cosiddetta collina dei Vulcanelli, un'area brulla, di colore dal biancastro al grigio scuro, popolata da una serie di vulcanelli di fango, alti intorno al metro. Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto ad una certa pressione. Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie, trascinando con sé sedimenti argillosi e acqua, che danno luogo ad un cono di fango, la cui sommità è del tutto simile ad un cratere vulcanico. Il fenomeno assume talora carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza. A causa della sua posizione, la regione e le isole circostanti sono interessate da un'intensa attività vulcanica. I vulcani più importanti sono: Etna, Stromboli e Vulcano.
La Sicilia è una regione totalmente insulare: è costituita, oltre che dall'isola principale, da un insieme di arcipelaghi e di isole minori che formano circa l'1% di tutta la superficie regionale (circa 251 km² su 25.711 km² totali). Compresa l'isola di Sicilia, vi sono 19 isole abitate (33.172 abitanti nelle sole isole minori). I principali gruppi di isole del grande arcipelago della Sicilia sono le Eolie, le Egadi e le Pelagie; le isole dello Stagnone e le isole Ciclopi, invece, costituiscono due piccoli arcipelaghi rispettivamente a ovest e a est dell'isola siciliana, di fronte le coste di Marsala, nel trapanese, e di Aci Castello, nel catanese. Ustica e Pantelleria, nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia, formano due distinti comuni delle province di Palermo e Trapani. I centri storici di Siracusa e Augusta, nel siracusano, sono situati su due isole collegate alla terraferma. Sono collegate all'arcipelago siciliano, da un punto di vista prettamente geografico, anche le isole Calipsee, formanti la Repubblica di Malta; al contrario, le Pelagie (in particolare le isole di Lampedusa e Lampione) rappresentano un territorio periferico della Repubblica Italiana, trovandosi, geograficamente, nel continente africano. È una regione prevalentemente collinare (per il 61,4% del territorio). mentre per il 24,5% è montuosa e per il restante 14,1% è pianeggiante (la
pianura più grande è quella di Catania). Il rilievo è vario e, mentre nella Sicilia orientale si può riconoscere nell'Appennino siculo, l'ideale continuazione dell'Appennino calabro, la Sicilia centrale e occidentale ospitano massicci isolati. Si trova nelle Madonie la seconda vetta più alta dell'isola: il pizzo Carbonara (1979 metri). Al centro della Sicilia infatti vi sono i monti Erei su cui si trova, a 948 metri di altezza, la città di Enna; mentre nella fascia sud-orientale tra la provincia ragusana e quella siracusana troviamo i monti Iblei la cui cima più alta, il monte Lauro, arriva ad un'altezza di 986 m. Ad ovest sorgono altri monti dall'altezza variabile, come i Sicani, la cui cima più alta è il monte Cammarata (1578 metri), e i monti che circondano la Conca d'Oro, la pianura dove, affacciata sul mare, si estende Palermo, città capoluogo di questa regione. Ad est si erge, visibile dallo Stretto di Messina, nonché dalla cima calabrese dell'Aspromonte, la cima innevata dell'Etna, alto
3.343 metri. Con le sue frequenti eruzioni, l'Etna ha ricoperto il territorio circostante della sua lava nera. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, la vicina piana di Catania non è di origine vulcanica, bensì di origine alluvionale, essendo stata creata dai detriti trasportati nei secoli dai fiumi Dittaino, Gornalunga e Simeto.
Le coste settentrionali, alte e rocciose, si aprono sul Mar Tirreno con frequenti ed ampie insenature, come i golfi di Castellammare del Golfo, di Palermo, di Termini Imerese, di Patti, di Milazzo e molti altri minori che ospitano ampie spiagge coperte di finissima sabbia. Ad est la costa ionica è più varia; strette spiagge di ghiaia fin quasi a Taormina e fra la foce del fiume Alcantara e Riposto; frastagliata verso sud, con insenature e baie come quella di Giardini Naxos; laviche come ad Acireale, e di aspre scogliere basaltiche fino a Catania. L'ampio golfo di Catania presenta una spiaggia di sabbia dorata ma al suo termine la costa riprende ad essere rocciosa con una serie di fiordi tra cui quello di Brucoli. Quindi l'ampia baia di Augusta, che ospita il più grande porto commerciale della Sicilia, e il golfo di Siracusa nel quale la costa riprende ad essere sabbiosa fino quasi a Capo Passero. Il litorale meridionale - di fronte all'Africa - è generalmente sabbioso ed uniforme nella parte centrale e più vario nel ragusano e nel tratto agrigentino e trapanese. I fiumi siciliani sono tutti di portata ed estensione limitata. Quelli appenninici a nord vengono chiamati fiumare, e sono a carattere torrentizio in quanto d'estate sono quasi perennemente in secca. Gli
unici corsi d'acqua che raggiungono delle dimensioni apprezzabili sono l'Imera Meridionale, il più lungo dell'isola, e il Simeto, quello con il bacino idrografico più ampio.
Per quanto riguarda i laghi naturali, fatto salvo il Lago di Pergusa e quello semi-artificiale del Lago Biviere di Lentini, la Sicilia ne è praticamente priva. Il lago di Pergusa, di origine paleovulcanica, è celebre per gli antichissimi miti e leggende che lo riguardano e per la fauna e per la flora che lo circonda; tutt'intorno ad esso corre un autodromo, in passato sede di un Gran Premio di Formula 3000. Il lago è ormai a rischio di prosciugamento, non avendo immissari, a causa del costante prelievo di acqua per uso civile. La costruzione di dighe ha creato grandi invasi artificiali, come il lago dell'Ancipa e il lago Pozzillo (il maggiore dell'isola). Vanno ricordati anche il lago Arancio, il lago di Piana degli Albanesi e il lago di Ogliastro.
Il clima della Sicilia è mediterraneo, con estati calde e inverni miti. Sulla coste, soprattutto quella sud-occidentale, il clima risente maggiormente delle correnti africane e si verificano estati torride. Lungo il versante tirrenico, ed in generale nelle zone interne la temperatura è più bassa, gli inverni sono più freddi e la piovosità aumenta. Sull'Etna il clima è di tipo alpino. Soprattutto d'estate non è raro che ci sia lo scirocco, il vento proveniente dal Sahara. La piovosità è scarsa, e l'acqua si rivela deficitaria in alcune province dove sono frequenti le crisi idriche. Questa tabella riassume i dati raccolti dalle tre stazioni
La Sicilia fu, al pari della Magna Grecia, un centro di cultura greca: si ricordano Archimede, Caronda, Empedocle, Epicarmo, Gorgia, Sofrone e Stesicoro. Splendida fu la fioritura artistica, specialmente nell'architettura religiosa.
L'isola rimase per tre secoli sotto la dominazione bizantina senza far parte né della circoscrizione italiana, né di quella africana, in dipendenza diretta da Costantinopoli, come una specie di demanio imperiale. Nel VII secolo, iniziarono le incursioni musulmane dall'Africa, che reputavano la Sicilia come punto strategico da dove si poteva controllare tutto il mar Mediterraneo. Verso la fine del VII secolo, la Sicilia sotto il regno di Giustiniano II, divenne un themata (Sikelia) dell'Impero Bizantino. Il dominio dei Musulmani in Sicilia fu assicurato per secoli dai loro stanziamenti dell'Italia meridionale che ne formarono come il propugnacolo, dalla divisione politica dell'Italia e dall'impotenza degli imperatori cristiani. Furono invece i Normanni stabilitisi nel Mezzogiorno che, prima ancora di compiere la conquista del continente, si rivolsero a togliere l'isola ai Musulmani. Carlo I d'Angiò ricevette poi il regno dal pontefice. Sotto il governo degli Austrias (Carlo V imperatore e I di Sicilia, Filippo II, Filippo III, Filippo IV, Carlo II) la Sicilia ebbe un periodo di grande sviluppo economico, sociale, religioso, artistico, demografico che grosso modo durò per tutto il Cinquecento sino ai primi decenni del Seicento, e fu poi coinvolta nella crisi e nel declino dell'Impero spagnolo (bellicismo,
fiscalismo, tradizionalismo economico e sociale) anche a causa della grande crisi generale del Seicento e della marginalizzazione del sistema economico mediterraneo a favore della nuova economia atlantica.
La campagna nell'isola contro le forze borboniche fu molto più rapida di quanto si credesse: il 14 maggio da Salemi Giuseppe Garibaldi assumeva la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II; il giorno dopo sconfiggeva il nemico a Calatafimi, aprendosi la via per Palermo, ove giungeva il 27 maggio. Dal 1886 al 1894 le condizioni dell'isola invece di migliorare peggiorarono, soprattutto in conseguenza delle leggi economiche del governo centrale, favorente l'economia settentrionale, e della rottura dei rapporti commerciali con la Francia nel 1887 che danneggiò notevolmente l'agricoltura meridionale. Dopo la prima guerra mondiale anche in Sicilia, come nelle altre regioni del Sud, frequenti furono le invasioni dei terreni da parte dei contadini affamati di terra e desiderosi di strapparne un pezzetto al feudatario o al grosso latifondista.. Gli sbarchi anglo-americani, nel luglio del 1943, provocarono danni notevoli e solo lentamente la Sicilia si risollevò. Nel febbraio 1944 gli Alleati riconsegnarono l'isola al governo italiano del Regno del Sud, che nominò un Alto commissario.
I miglioramenti nell'approvvigionamento idrico (un tempo la mancanza d'acqua era uno dei più grandi problemi della Sicilia) consentono all'agricoltura di essere una delle grandi risorse economiche della regione. Notevole è la produzione dei cereali - tra cui il frumento, specie della pregiata varietà grano duro, essenziale per la produzione delle migliori qualità di pasta - che già rendeva la Sicilia importante per i Romani (l'isola era infatti chiamata il granaio di Roma). È abbondante quella delle olive, che assicura un'ottima produzione di olio. Ben nota è la coltura degli agrumi: i cui centri più importanti sono Mazzarrà Sant'Andrea, Francofonte, Lentini, Paternò, Ribera, Scordia. Qui si producono aranci, limoni e mandarini, insieme a mandaranci, bergamotti, cedri e pompelmi di grande pregio, i fichi d'India e le carrube. Non mancano neppure gli ortaggi, che a partire dagli anni sessanta, hanno conquistato sempre più mercati in virtù delle coltivazioni in serra, estese soprattutto nella zona sud orientale, come i famosi pomodorini di Pachino, o legumi come il lupino. Importante è la produzione dei carciofi di cui il territorio niscemese è uno dei più grandi produttori europei. Tra la frutta secca spiccano per qualità le mandorle, le nocciole ed il pistacchio - pregiato quello di Bronte - che sono alla base di molti prodotti dolciari. Un importante contributo viene anche dalla coltivazione intensiva di specie, una volta esotiche, come il kiwi di eccellente qualità e perfino di mango, nella zona del Fiumefreddo. La carota novella di Ispica, la ciliegia rossa dell'Etna coltivata nel comprensorio di Giarre, l'olio d'oliva dei Monti Iblei, dei colli nisseni e delle colline ennesi, il limone Interdonato della Messina jonica, il limone di Siracusa, il melone di Pachino e il pistacchio verde di Bronte sono prodotti a denominazione di Origine Protetta. Uno dei frutti più tipici è il "kaki" (in italiano caco o loto). Famosa per i "kaki" è Misilmeri, che nel mese di novembre fa la sagra a questo buonissimo frutto. Un'altra peculiare produzione siciliana è quella delle sbergie. Questo frutto, dolce e profumato, costituisce un endemismo che trova diffusione solo nella Valle del Niceto. A tutt'oggi a Modica, la cioccolata è preparata seguendo antiche ricette sudamericane, importate in epoca spagnola, e fa un uso di spezie che le conferiscono un gusto unico.
La tradizionale coltivazione della vite consente la produzione di ottimi vini, sia rossi sia bianchi, che sono sempre più conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo.
Un importante e sempre più sviluppato settore è quello della coltivazione, in serra, di fiori pregiati, come ad esempio le orchidee, favorito dal clima caldo-umido che ha raggiunto e superato per produzione quello di altre regioni tradizionalmente produttrici. Oggi i fiori di Sicilia vengono acquistati e spediti in tutta l'Europa. Inoltre è presente il mercato ortofrutticolo più grande d'Italia a Vittoria. Sono allevati ovini, caprini ed equini, mentre i bovini, un tempo presenti in numero limitato, oggi sono allevati soprattutto nella provincia di Ragusa, dove si allevano animali della razza frisonae razza modicana. Quest'ultimi producono un latte molto sostanzioso, benché in quantità scarse rispetto ai bovini d'allevamento (è una razza semi- addomesticata), utilizzato principalmente nella produzione di formaggi freschi ("provole"), del piacentino ennese, con l'aggiunta di zafferano, o del caciocavallo ragusano, l'unico del genere in Sicilia ad avere meritato il marchio DOP. Una tipica razza di equini di razza sanfratellana viene allevata sui Nebrodi, nella zona di San Fratello, da cui prende nome. La superficie dedicata ai prati e ai pascoli in Sicilia raggiunge i 235 000 ettari.
La pesca costituisce una risorsa preziosa per la Sicilia, che è la prima regione italiana per quantità di prodotto catturato, per consistenza di flotta (33% della flotta peschereccia italiana) e numero di pescatori impiegati. Molti sono i porti con estese flotte di navi pescherecce; tra
questi il più importante è quello di Mazara del Vallo, il primo d'Italia con 466 imbarcazioni da pesca. Sono importanti anche quello di Trapani, Scoglitti e Porticello. Si pescano, oltre al pesce spada nella zona dello stretto di Messina, anche il tonno, le sardine, le alici e gli sgombri, ovvero il pesce azzurro tipico del Mar Mediterraneo, che consente di fornire all'industria conserviera la materia prima necessaria alla produzione del pesce in scatola e del pesce affumicato. Nel trapanese e a Marzamemi si produce la bottarga, che viene esportata anche all'estero.
A Mazara del Vallo ma anche in altre zone marine della costa mediterranea della Sicilia, si pratica l'allevamento di pesci come spigole, orate, tonni (ingrasso); a Ganzirri, nella zona nord di Messina, quello di ostriche e mitili. Inoltre a Trapani sono ben note le saline da cui sin dall'antichità si produce finissimo sale marino. Anche se le centrali tradizionali sono abbastanza diffuse e hanno una buona produzione, le fonti alternative, nonostante le enormi potenzialità in merito che ha la Sicilia, sono ancora poco diffuse: sono sperimentali alcune centrali eoliche, mentre verrà presto attivata ad Enna, , una centrale utilizzante le biomasse per produrre energia a bassi costi, il primo impianto di questo tipo esistente nell'Italia meridionale. Nonostante la regione non abbia livelli di industrializzazione paragonabili a quelli del Nord Italia, tuttavia presenta complessiva- mente un apparato industriale più vivace del resto del Sud Italia grazie anche alla presenza dei più grandi stabilimenti del meridione e di numerosi distretti industriali, concentrati nella piana di Gela, nei pressi di Augusta, Siracusa, Milazzo ed Enna (area industriale del Dittaino) con industrie di trasformazione chimica petrolifera, energetica, elettronica ed agroalimentare. Tuttavia Palermo e Catania sono le città che presentano più di un distretto industriale. In particolare la città di Catania (la città economicamente più vivace del meridione) presenta ben tre grandi distretti industriali specializzati in quasi tutti i settori, dall'agroalimentare alla meccanica, dall'elettronica alla chimica. Da ricordare è inoltre una quarta area d'eccellenza sempre nei pressi di Catania, la cosiddetta "Etna Valley" ovvero una grande zona industriale all'avanguardia per la produzione elettronica. Le miniere di zolfo delle province di Enna, Caltanissetta e Agrigento sono state chiuse, a partire dalla metà del XX secolo, a causa della forte concorrenza dello zolfo
americano. Importante è attualmente, dal sottosuolo siciliano, l'estrazione del petrolio in terraferma dai pozzi di Ragusa. Altri pozzi sono stati trivellati, negli anni novanta al largo delle coste meridionali siciliane, nel Canale di Sicilia dove sono state installate alcune piattaforme petrolifere visibili al largo di Ragusa (Piattaforma Vega). Sono presenti anche giacimenti di gas metano. Da rilevare l'estrazione del famoso Perlato di Sicilia, che fa di Custonaci uno dei più importanti bacini marmiferi in Italia.
L'industria del turismo è un'attività in crescita, favorita dalla presenza sul territorio di numerosi siti archeologici (Morgantina, Segesta, Selinunte, Valle dei Templi, Villa del Casale e diversi altri.) e di bellezze artistiche e naturali che suscitano l'interesse dei visitatori. La Sicilia offre quasi tutte le forme di turismo:
Negli ultimi anni si è investito sulla capacità ricettiva di strutture alberghiere, favorendo un incremento delle presenze nell'isola, che nell'estate 2006 hanno raggiunto un livello record. L'entroterra siciliano è ricco di storia, di tradizioni, ma anche e soprattutto di arte, cultura, fortezze, teatri, chiese, palazzi, castelli, necropoli, boschi e bacini
naturalistici d'importanza, elementi caratterizzanti le aree interne della regione.
La Sicilia è fra le più popolose regioni italiane (la quarta dopo Lombardia, Campania e Lazio). Dagli anni ottanta del Novecento, la diminuzione del tasso di natalità ha contribuito a rallentare la crescita demografica. Anche il fenomeno emigratorio si è ridotto notevolmente ed è ormai equilibrato dall'immigrazione straniera, che in Sicilia è cominciata prima che nelle altre regioni italiane con l'insediamento di una colonia tunisina a Mazara del Vallo. All'interno dell'isola si registrano gli spostamenti dalle aree montane e collinari economicamente depresse, verso le zone costiere e le grandi città. Le zone di maggior addensamento demografico sono le fasce costiere delle zone cuspidi nord-occidentali (Trapani) e nord-orientali (Messina), il versante dell'Etna e le aree di Palermo e Siracusa. La lingua ufficiale parlata in Sicilia è l'italiano anche se la grandissima parte della popolazione locale parla anche il siciliano che, nonostante l'UNESCO, l'Unione europea e altre organizzazioni internazionali riconoscano come lingua, non gode di nessuna forma di tutela né da parte della Regione Siciliana né dallo Stato Italiano. Nell'isola sono anche presenti alcune minoranze linguistiche e dialettali, poco numerose ma molto importanti
soprattutto dal punto di vista storico-linguistico: la minoranza gallo- italica della Lombardia siciliana, quella arbereshe (o greco-albanese), e quella greca di Messina.
Palermo è un comune italiano di 654 987 abitanti, capoluogo della provincia di Palermo e della Regione Siciliana.
È il quinto comune italiano per popolazione dopo Roma, Milano, Napoli e Torino e trentunesimo a livello europeo, nonché il principale centro urbano della Sicilia e dell'Italia insulare. L'area metropolitana di Palermo, che comprende il capoluogo ed altri 26 comuni, conta una popolazione di 1.041.314 abitanti. Estesa lungo l'omonimo golfo nel Mar Tirreno e adagiata sulla pianura della Conca d'Oro, così chiamata per via delle colorazioni tipiche degli agrumi che un tempo dominavano il paesaggio, è circondata completamente da una cinta muraria naturale: i monti di Palermo. Il tessuto urbano è diviso dal fiume Oreto che scorre nella sua omonima vallata. Fondata come città-porto dai Fenici intorno al 734 a.C., è stata sempre un nodo culturale e commerciale fra occidente e Asia, dunque uno strategico luogo di transito al centro del Mediterraneo. Possiede una storia millenaria che le ha regalato un notevole patrimonio artistico ed architettonico che spazia dai resti delle mura puniche per giungere a ville in stile liberty, passando dalle residenze in stile arabo-normanno, alle chiese barocche ed ai teatri neoclassici. Per ragioni culturali, artistiche ed economiche è stata tra le maggiori città del Mediterraneo ed oggi è fra le principali mete turistiche del mezzogiorno italiano e tra le maggiori mete crocieristiche. Fu capitale, dal 1160 al 1816, del Regno di Sicilia, e seconda città per importanza del Regno delle Due Sicilie fino al 1861. È sede dell'Assemblea regionale siciliana, dell'Università degli Studi e della principale arcidiocesi regionale.
La Sardegna è la seconda isola più estesa del mar Mediterraneo e una regione italiana a statuto speciale la cui denominazione ufficiale è Regione Autonoma della Sardegna. Lo Statuto Speciale, sancito nella Costituzione del 1948, garantisce
l'autonomia amministrativa delle istituzioni locali a tutela delle peculiarità linguistiche e geografiche. Con 1.639.942 abitanti distribuiti in 8 province e 377 comuni, si posiziona terza in Italia per superficie. La Sardegna ha una superficie complessiva di 24.090 km² ed è per estensione la seconda isola del Mediterraneo, dopo la Sicilia, e la terza regione italiana, sempre dopo la Sicilia e il Piemonte. Dista 189 km (Capo Ferro - Monte Argentario) dalle coste della penisola italiana, dalla quale è separata dal mar Tirreno, mentre il Canale di Sardegna la divide dalle coste tunisine del continente africano che si trovano 184 km più a sud (Capo Spartivento - Cap Serrat). A nord, per 11 km, le Bocche di Bonifacio la separano dalla Corsica e il Mar di Sardegna, a ovest, dalla penisola iberica e dalle isole Baleari.
Capoluogo |
Cagliari |
Presidente |
Ugo Cappellacci (PdL) dal 16 febbraio 2009 |
Data di istituzione |
26 febbraio 1948 |
Superficie |
24 090 km² |
Abitanti |
1 639 942[1] (30 novembre 2012) |
Densità |
68,08 ab./km² |
Province |
8 |
Comuni |
377 |
Regioni confinanti |
nessuna (isola) |
Lingue |
Italiano, Sardo, Sassarese, Gallurese (Corso), Algherese (Catalano), Tabarchino (Ligure) |
Nome abitanti |
(IT) (LIJ) Sardi, (SRO) |
PIL |
(PPA) 26.582,8 mln € |
PIL |
(PPA) 19.552 € |
Per estensione, la Sardegna è la terza regione italiana e la seconda isola del Mediterraneo. Il suo paesaggio naturale alterna profili montuosi dalla morfologia suggestiva a macchie e foreste, stagni e lagune a torrenti tumultuosi che formano gole e cascate, lunghe spiagge sabbiose a scogliere frastagliate e falesie a strapiombo. Più dell'80% del territorio è montuoso o collinare per un'estensione complessiva di 16.352 km², dei quali il 67,9% è formato da colline e da altopiani rocciosi. Alcuni di questi sono assai caratteristici e vengono chiamati giare o gollei se granitici o basaltici, tacchi o tonneri se in arenaria o calcarei. Culminano nel centro dell'isola i monti di Punta La Marmora, a 1.834 m, Bruncu Spina (1829 m), Punta Paulinu (1792 m), Punta Erba Irdes (1676 m) e Monte Spada (1595 m), situati nel Massiccio del Gennargentu. Da nord, si distinguono i Monti di Limbara (1.362 m), i Monti di Alà (1.090 m), il Monte Rasu (1.259 m) e il Supramonte con il Monte Corràsi di Oliena (1.463 m). A sud il Monte Linas (1.236 m) e i Monti dell'Iglesiente che digradano verso il mare con minori altitudini. Le zone pianeggianti occupano il 18,5% del territorio (per 3.287 km²); la pianura più estesa è il Campidano che separa i rilievi centro settentrionali dai monti dell'Iglesiente, mentre la piana della Nurra si trova nella parte nord-occidentale tra le città di Sassari, Alghero e Porto Torres.
I fiumi hanno prevalentemente carattere torrentizio. I più importanti sono il Tirso, il Flumendosa, il Coghinas, il Cedrino, il Temo, il Flumini Mannu. I maggiori sono sbarrati da imponenti dighe che formano ampi laghi artificiali utilizzati principalmente per irrigare i campi, tra questi il bacino del lago Omodeo, il più vasto d'Italia. Seguono poi il bacino del Flumendosa, del Coghinas, del Posada. L'unico lago naturale è il lago di Baratz situato a nord di Alghero.
Le coste si articolano nei golfi dell'Asinara a settentrione, di Orosei a oriente, di Cagliari a meridione e di Alghero e Oristano a occidente. Per complessivi 1.897 km, sono alte, rocciose e con piccole insenature che a nord-est diventano profonde e s'incuneano nelle valli (rias). Litorali bassi e sabbiosi, talvolta paludosi si trovano nelle zone meridionali e occidentali: sono gli stagni costieri, zone umide importanti dal punto di vista ecologico. Molte isole ed isolette la circondano e tra queste la più grande è l'isola di Sant'Antioco (109 km²), seguono poi l'Asinara (52 km²), l'isola di San Pietro (50 km²), la Maddalena (20 km²) e Caprera (15 km²). I quattro punti estremi sono: Capo Falcone (a nord), Capo Teulada (a sud), Capo comino (ad est), Capo dell'Argentiera (ad ovest).
Le rocce della Sardegna sono ritenute tra le più antiche d'Italia. Le formazioni carsiche coprono un'area abbastanza ristretta in rapporto a quelle granitiche o metallifere e costituiscono il 6% della superficie totale, ossia 1500 km². Le formazioni geologiche più antiche risalgono al periodo Paleozoico, ma altre formazioni sono apparse in periodi successivi, nel Mesozoico, nel Terziario e nel Quaternario, contribuendo alla creazione di una rimarchevole varietà di formazioni rocciose. Molte grotte sono state scoperte per azzardo da archeologi alla ricerca di manufatti appartenuti alle antiche civiltà, o da geologi alla
ricerca di falde acquifere per migliorare l'approvvigionamento idrico, o da minatori durante lavori in miniera. Il patrimonio speleologico sardo comprende attualmente più di 1500 grotte.
Il clima mediterraneo è tipico di gran parte della Sardegna. Lungo le zone costiere, dove risiede la gran parte della popolazione, grazie alla presenza del mare si hanno inverni miti con le temperature che scendono raramente sotto lo zero. Le estati sono calde e secche, caratterizzate da una notevole ventilazione. Il basso tasso di umidità e le brezze marine permettono di sopportare le elevate temperature estive che superano normalmente i 30 °C, e raggiungono anche i 35 °C. Anche nelle zone interne pianeggianti e collinari il clima è tipicamente mediterraneo, anche se a causa della maggior lontananza dal mare si registrano temperature invernali più basse ed estive più alte rispetto alle aree costiere. Il clima è nel complesso abbastanza mite, ma durante l'arco dell'anno, si passa da valori minimi invernali di alcuni gradi al di sotto dello zero a massimi estivi anche superiori ai +40°.
In posizione centrale nel mar Mediterraneo, la Sardegna è stata sin dagli albori della civiltà un attracco frequentato da quanti navigavano da una sponda all'altra del Mar Mediterraneo in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali.
Circa 8.000 nuraghi, mediamente uno ogni 3 km² (7.000 disseminati nel territorio sardo), centinaia di villaggi e tombe megalitiche sono la testimonianza di una singolare civiltà che si è sviluppata nell'isola a partire dal II millennio a.C. Il nuraghe era il centro della vita sociale degli antichi Sardi, ma oltre alle torri, altre strutture caratterizzarono la loro cultura, come le tombe dei giganti (luoghi di sepoltura) le cui stele centrali possono arrivare fino a 4 m di altezza, i pozzi sacri (luoghi di culto) dalla raffinata tecnica costruttiva, i bronzetti arrivati numerosi fino ai nostri giorni e fusi mediante la tecnica della cera persa sono il simbolo della civiltà nuragica che li costruì ma anche della Sardegna. I Nuragici erano un popolo guerriero e navigante di pastori e di contadini, suddiviso in nuclei tribali (clan) che abitavano in cosiddetti cantoni. Commerciavano con i Micenei, con i Minoici, con i Fenici e con gli Etruschi, lungo rotte che attraversavano il mar Mediterraneo dalla Spagna alle coste libanesi. Il loro simbolo più conosciuto, il nuraghe, è stato classificato dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità, individuando in Su Nuraxi presso Barumini l'esempio più significativo.
Secondo Eurostat nel 2009 la Sardegna aveva un reddito pro capite a parità di potere di acquisto pari al 80,0 % della media dell'Unione Europea. I limiti principali allo sviluppo economico della Sardegna sono quindi legati soprattutto alla carenza di infrastrutture, in particolare nei trasporti sia esterni che interni, al costo complessivo del lavoro, del denaro e alla pressione fiscale, che gravano in equal modo sulle regioni geograficamente più favorite, e che non permettono alle imprese sarde in qualsiasi settore di essere competitive in un mercato sempre più aperto. L'illusione di un'economia differenziata, con la difesa ad oltranza di distretti industriali obsoleti, ha distratto finanziamenti e risorse che potevano essere meglio impiegati nell'unico settore di punta, il turismo, in produzioni di nicchia ad alto valore aggiunto, soprattutto in agricoltura, e nella formazione professionale e ricerca nei settori trainanti per un loro ammodernamento.
Negli ultimi decenni hanno avuto ampia diffusione le nuove tecnologie informatiche e digitali e la Sardegna è stata la prima regione italiana ed europea ad avere la copertura televisiva con l'utilizzo esclusivo della tecnologia del digitale terrestre, mentre il quotidiano L'Unione sarda è stato il primo quotidiano europeo a dotarsi di un sito Internet, sin dal 1994. Oltre al commercio, al pubblico impiego e alle nuove tecnologie, l'attività trainante dell'economia è il turismo, sviluppatosi inizialmente lungo le coste settentrionali dell'isola. Il terziario è il settore che occupa il maggior numero di addetti; gli occupati sono ripartiti nei tre settori nelle seguenti percentuali:
8,7% al primario;
23,5% al secondario;
67,8% al terziario.
Il tasso di disoccupazione nel 2007, secondo l'ISTAT, si attestava sull'8,6%, nell'ultimo trimestre del 2008 il tasso è lievitato al 10,8%, ed è riconducibile alla recessione economica internazionale. La Sardegna ha il reddito pro capite più elevato tra le regioni del Mezzogiorno, con
16.280 euro, inferiore però del 13% rispetto alla media nazionale e poco inferiore anche alla media europea. La nascita del settore industriale sardo contemporaneo (escludendo quindi il settore minerario) è principalmente dovuta all'apporto dei finanziamenti statali al Piano di Rinascita, concentrati soprattutto negli anni '60-'70. La politica
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economica finalizzata all'accrescimento industriale si è caratterizzata in quel periodo con la formazione dei cosiddetti poli di sviluppo industriali, a Cagliari (Macchiareddu e Sarroch), Porto Torres e in un secondo momento a Ottana. Sono sorti così i complessi petrolchimici e le grandi raffinerie per la lavorazione del greggio, che si collocano attualmente tra le maggiori d'Europa, inoltre, sull'isola, si producono piattaforme petrolifere, per conto della Saipem ed è in via di costruzione il gasdotto GALSI, che fornirà gas metano all'Europa dall'Algeria, passando in Sardegna. Altri settori industriali sono quello alimentare, legato alla lavorazione dei prodotti dell'allevamento (formaggi, latte, carni) e della pesca (lavorazione del tonno), manifatturiere, tessili, lavorazione del sughero, meccaniche (produzione di mezzi agricoli, cantieristica navale, ferroviaria, componentistica per aeromobili), edìle e metallurgico. L'energia viene prodotta, in misura anche superiore al fabbisogno, da centrali idroelettriche alimentate dai bacini che raccolgono le acque dei fiumi, da centrali termoelettriche alimentate a carbone di importazione estera e da numerosissime centrali eoliche sparse sull'intero territorio isolano.
La Sardegna è la regione italiana con il sottosuolo più ricco di minerali. Prima l'ossidiana, poi l'argento, lo zinco e il rame sono stati fin dall'antichità una vera ricchezza per l'isola, posizionandola al centro di intensi traffici commerciali. Molti centri minerari erano sfruttati per
l'estrazione di piombo, zinco, rame e argento. Dopo il secolare sfruttamento, attualmente, le prospettive per le miniere sarde sono molto limitate e le zone minerarie si stanno convertendo sempre di più al turismo. A partire dal 1800, furono aperte miniere di carbone, antimonio e bauxite: i giacimenti più importanti si trovano nell'Iglesiente e nel Sulcis. Attualmente l'attività estrattiva sta attraversando un periodo di grave crisi e molte miniere sono state chiuse perché poco competitive: l'economia dell'Iglesiente si sta legando non più alle miniere ma al turismo e allo sviluppo del Parco Archeologico Minerario, sotto il patrocinio dell'Unesco, con la salvaguardia del patrimonio storico e architettonico delle miniere e utilizzando la bellezza incontaminata delle sue coste come sua altra grande risorsa.
La superficie della Sardegna è sfruttata per il 60 % per l'allevamento, il 20 % per l'agricoltura e il resto è occupato da boschi chiusi, aree urbane e aree non sfruttabili. La Sicilia ha percentuali praticamente invertite. In Sardegna vivono quasi 4 milioni di ovini. I suoli della Sardegna sono in gran parte a scarsa potenza, poco profondi e quindi poco produttivi per l'agricoltura. La Sardegna si è specializzata da millenni nell'allevamento ovino e, in minor misura, caprino e bovino, tradizionalmente meno produttivo in rapporto al territorio utilizzato, dell'agricoltura. E' probabilmente nell'allevamento e nella proprietà del bestiame la base
economica della precoce e monumentale civiltà proto-storica e preistorica sarda dal neolitico all'età del ferro. Anche l'agricoltura ha avuto un ruolo molto importante nella storia economica dell'isola, soprattutto nella grande piana campidanese, particolarmente adatta alla cerealicoltura. I suoli sardi, anche quelli pianeggianti sono poco permeabili, con falde di scarsa entità e talvolta salmastre, e riserve naturali d'acqua assai ridotte. La scarsità d'acqua fu il primo problema che fu affrontato per la modernizzazione del settore, con la costruzione di un grade sistema di sbarramento dei corsi d'acqua che oggi arriva a quasi 2 miliardi di metri cubi d'acqua invasabili.. L'agricoltura sarda è oggi legata a produzioni specializzate come quelle vinicole e olivicoltura quelle del carciofo, unico prodotto agricolo di esportazione. Le bonifiche hanno aiutato ad estendere le colture e di introdurre alcune coltivazioni specializzate quali ortaggi e frutta, accanto a quelle storiche dell'ulivo e della vite che sono presenti nelle zone collinari. La piana del Campidano, la più grande pianura sarda produce avena, orzo e frumento, della quale è una delle più importanti produttrici italiane. Tra gli ortaggi, oltre ai carciofi, ha un certo peso la produzione di arance; prima della riforma del settore dello zucchero da parte dell'Unione Europea, era consistente la coltivazione di barbabietole. Nel patrimonio boschivo è presente la quercia da sughero, che cresce spontanea favorita dall'aridità del terreno e viene esportata; la Sardegna produce circa l'80% del sughero italiano. Nell'ortofrutta, oltre ai carciofi, sono di un certo peso la produzione di pomodori (tra cui i camoni) e di agrumi. Per secolare tradizione, la percentuale degli addetti alle attività primarie è alta e l'allevamento rappresenta una fonte di reddito molto importante. Attualmente nell'isola si trova quasi la metà dell'intero patrimonio ovino e caprino italiano. Oltre alla carne, dal latte ricavato si produce una grande varietà di formaggi, basti pensare che la metà del latte ovino prodotto in Italia viene dalla Sardegna, e viene in gran parte lavorato dalle cooperative dei pastori e da piccole industrie. La Sardegna produce anche la maggior parte del pecorino romano, prodotto non originario dell'isola, gran parte del quale è tradizionalmente indirizzato alle comunità italiane d'oltre-oceano. La Sardegna vanta una tradizione secolare nell'allevamento dei cavalli sin dalla dominazione aragonese, la cui cavalleria attingeva dal patrimonio equino dell'isola per rimpinguare il proprio esercito o per farne ambito dono ai sovrani
d'Europa. Resa insicura in passato dalle frequenti scorrerie saracene, la pesca è un'attività affermatasi negli ultimi secoli, grazie alla pescosità dei mari circostanti e alla notevole estensione costiera dell'isola. È molto sviluppata a Cagliari, ad Alghero e nelle coste del Sulcis e da queste zone proviene la maggior parte del pescato sardo. Ottima è la produzione di mitili, specialmente a Olbia. Nelle zone di Alghero, Bosa e Santa Teresa è molto attiva la pesca alle aragoste insieme alla raccolta del corallo. Di antica tradizione e mai abbandonata è la pesca del tonno, già nel XVI secolo esistevano diverse tonnare, di queste quelle più antiche sono la Tonnara delle Saline di Stintino, quella di Flumentorgiu di Arbus, quella di Porto Paglia a Gonnesa ed infine quella di Calavinagra a Carloforte, che è l'unica ancora in attività nel Mediterraneo. Gran parte dei tonni vengono esportati direttamente in Giappone.
L'artigianato tradizionale sardo è un insieme di arti popolari estremamente vario, sviluppato in campi molto diversi, ricco di gusto e originalità. Alcune di queste forme artistiche sono di origine antica ed hanno subito l'influenza delle diverse culture che hanno segnato la storia dell'isola. L'artigianato della cestineria è molto diffuso, ma è l'area oristanese la zona dove maggiormente si lavorano le materie prime, come il giunco, la palma nana e l'asfodelo, ideali per la confezione di cesti, corbule e canestri. Le ceramiche hanno una forma semplice e lineare. Una tradizione millenaria ispira varie scuole che tramandano le tecniche della lavorazione al tornio, della cottura al forno e delle decorazioni smaltate con colori naturali
Grazie al clima mite, ai paesaggi incontaminati, alla purezza delle acque marine, la Sardegna attira ogni anno un gran numero di vacanzieri. Tramite moderne stazioni marittime e traghetti, la Sardegna è collegata con i più importanti porti italiani del mar Tirreno e del mar Ligure, ma anche con la Francia, la Spagna e la Tunisia.
Nonostante una civilizzazione plurimillenaria e una popolazione residente quasi triplicatasi negli ultimi 140 anni, la Sardegna è una delle poche regioni europee in cui un'economia moderna e diversificata convive con un ecosistema naturale ancora intatto, se non vergine, in vaste aree del territorio; questo fatto è spiegabile demograficamente
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grazie alla bassa densità abitativa, pari a 70 ab./km². Il milione e settecentomila sardi risiedono nell'isola consegnando il territorio al terzultimo posto per la densità fra le regioni italiane, preceduto solo dalla Valle d'Aosta con 37 ab./km² e dalla Basilicata con 60 ab./km². In Sardegna si parlano diverse lingue romanze: oltre all'italiano, spesso nella sua variante regionale, la lingua più diffusa nell'isola è il sardo, considerata la più conservativa tra le lingue neolatine. Accanto alla lingua sarda propriamente detta, nel nord dell'isola sono parlati due idiomi romanzi di derivazione corso-toscana.
Cagliari è un comune italiano di 149.575 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Sardegna.
È una delle 15 città metropolitane italiane, la cui area metropolitana supera i 424.000 abitanti, che divengono 488.000 con l'agglomerato urbano diffuso. La città di Cagliari è sede universitaria e arcivescovile. Città dalla storia plurimillenaria, è il centro amministrativo storico dell'isola essendo stata, sotto la denominazione di Caralis, capoluogo della provincia di Sardinia et Corsica durante il periodo romano e successivamente capitale del Regno di Sardegna, dal 1324 al 1720, e poi dal 1798 al 1814. Il suo porto è classificato "internazionale" per via della sua importanza nel panorama italiano e internazionale; svolge funzioni commerciali, industriali, turistiche e di servizio per passeggeri. La città di Cagliari è situata nella zona meridionale della Sardegna, e si affaccia al centro del Golfo degli Angeli. La città si sviluppa intorno al colle dello storico quartiere di Castello, delimitata a est dalla Sella del Diavolo, dalla Catena dei Sette Fratelli e dallo stagno di Molentargius, a ovest dai monti di Capoterra e dallo Stagno di Cagliari, a sud dal mare e a nord dal colle di San Michele e dalla pianura del Campidano. Oltre al museo archeologico nazionale, che ospita al suo interno una ricca collezione di reperti risalenti alle varie epoche preistoriche e storiche, si segnalano l'Anfiteatro romano, del II secolo, modificato in epoca recente con l'installazione di una struttura in legno e ferro; la Basilica di San Saturnino la più antica chiesa della Sardegna di cui si abbia notizia, fondata nel V secolo e rimaneggiata in età romanica, oggi ristrutturata e riconsacrata di recente; il quartiere fortificato di Castello, che fino alla seconda guerra mondiale, fu la residenza dei nobili.
Scheda del Friuli-Venezia Giulia https://it.wikipedia.org/wiki/Friuli-Venezia_Giulia Castello di Miramare http://it.wikipedia.org/wiki/Trieste
Scheda del Trentino-Alto Adige http://it.wikipedia.org/wiki/Trentino-Alto_Adige Scheda Valle d’Aosta http://it.wikipedia.org/wiki/Valle_d'Aosta
Casa tipica valdostana a Crétaz (pron. Créta), frazione di Valtournenche. http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7f/Casa_Valdostana_Cretaz_Valto urnenche.JPG
Il castello di Fénis http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/86/Castello_F%C3%A9nis.jpg Scheda Piemonte
http://it.wikipedia.org/wiki/Piemonte Colline del Monferrato - Costigliole d'Asti
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/09/Costigliole.jpg il Po a Torino
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e9/Torino-mole11.jpg Lago Maggiore https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/39/LagoMaggiore.jpg Orta San Giulio - Lago d'Orta http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1c/LagodOrta0002.jpg FIAT - Vista aerea del Lingotto nel 1928
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/85/Fiat_Lingotto_veduta-1928.jpg Risaie tra Novara e Vercelli http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/12/Piemonterisaie.jpg
Gianduiotti http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b9/Gianduiotti.jpg La Fiat 500 nella versione del 1957 e del 2007
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b7/1966_Fiat_Nuova_500F_and_2 008_Fiat_500.jpg
Palazzo Reale di Torino http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8c/PalazzoRealeNotteTorino.jpg Scheda della Lombardia
http://it.wikipedia.org/wiki/Lombardia Scheda del Veneto http://it.wikipedia.org/wiki/Veneto Lago di garda
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/3d/Cima_Comer_panorama_Lago
_di_Garda.jpg
Basilica di Sant'Antonio da Padova http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/ad/Padova-santanonio01.jpg
Scheda della Liguria http://it.wikipedia.org/wiki/Liguria Cinque terre
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b1/Riviera5terre.JPG I cantieri navali Fincantieri di Riva Trigoso
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/94/Cantieri_Riva_Trigoso.jpg Scheda dell’Emilia Romagna
http://it.wikipedia.org/wiki/Emilia-Romagna Parco nazionale Appennino tosco-emiliano
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/2/2f/Monte_Ventasso.jpg Scheda della Toscana
http://it.wikipedia.org/wiki/Toscana
Le Balze di Volterra, tra la Val di Cecina e la Valdera http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a5/Le_Balze_con_vista_sulla_Val dera.JPG
La costa dell'Argentario http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/3a/Cala_Grande_Argentario.jpg Cavalli maremmani allo stato brado nella prateria maremmana http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/54/Cavalli_maremmani.jpg Palazzo Vecchio http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/dc/Firenze.PalVecchio05.JPG Scheda dell’Umbria
http://it.wikipedia.org/wiki/Umbria Piana di Castelluccio
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f8/Castelluccio_di_Norcia_piana.jp g
Scheda del Molise http://it.wikipedia.org/wiki/Molise Un esempio di trasumanza
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2e/Transhumance-Aigoual-1.jpg Scheda dell’Abruzzo
https://it.wikipedia.org/wiki/Abruzzo Statistiche altimetriche dell'Abruzzo
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a4/Altimetria_Abruzzo.svg Lago di Scanno https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/00/Lago_di_scanno01.jpg Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1f/PNAbruzzo2.jpg
La fontana delle 99 cannelle. http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/5a/L%27Aquila_13.jpg Scheda del Lazio
https://it.wikipedia.org/wiki/Lazio Tevere
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/94/TevereCastello- PonteSantAngelo.JPG
Il Golfo di Gaeta. https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/cb/Golfo_di_Gaeta.jpg Basilica di San Pietro
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/15/Petersdom_von_Engelsburg_ge sehen.jpg
Il Colosseo https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/53/Colosseum_in_Rome%2C_Ital y_-_April_2007.jpg
scheda della Campania http://it.wikipedia.org/wiki/Campania Castello Aragonese ad Ischia
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/08/Ischia_castello_Aragonese.JPG http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/56/Napoli_e_Vesuvio.jpg
costiera amalfitana http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/5/53/Costieraamalfitana.JPG L’isola di Capri http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7a/I_Faraglioni.JPG La solfatara di Pozzuoli (Campi Flegrei)
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/54/Jet_danhydride_sulfureux_2.JP G
La pasta di Gragnano http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e0/Drying_Spaghetti_in_Gragnano
.jpg
Piazza del Plebiscito http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f9/Napoli_2010-by-RaBoe-56.jpg Scheda delle Marche
http://it.wikipedia.org/wiki/Marche Le Marche per zone altimetriche.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/18/Altimetria_Marche.svg Monte Conero
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/eb/Sirolo-vista_conero.jpg Tronto http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a5/Trisungo_giugno_2008_02.jpg Vista del porto di Ancona http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/aa/Porto_ancona.jpg
Scheda della Puglia http://it.wikipedia.org/wiki/Puglia I territori della Puglia
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8f/Territori_pugliesi.JPG Tavoliere delle Puglie e Gargano http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d6/Tavoliere_delle_Puglie_e_Garg ano_visti_da_Ascoli_Satriano.jpg
Una veduta dei Laghi Alimini presso Otranto http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/80/Laghi_Alimini.jpg Anfiteatro Romano di Lecce
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d3/Anfiteatro_romano_Lecce_2.jp g
In provincia di Foggia si coltiva il 50% del pomodoro italiano http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/89/Tomato_je.jpg Balsilica di San Nicola
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ef/Bari_Basilica_San_Nicola.jpg Scheda della Basilicata
http://it.wikipedia.org/wiki/Basilicata
Una parte dello stabilimento FIAT di Melfi http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/0e/Sata_Melfi.jpg Piazza Mario Pagano http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ea/PzaMpagano.jpg scheda della Calabria
http://it.wikipedia.org/wiki/Calabria un angolo di Tropea
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/bc/TROPEA_-_CHIESETTA.JPG Scheda della Sicilia
http://it.wikipedia.org/wiki/Sicilia La costa dell’isola di Lampedusa
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/bb/Lampedusa_cost_and_sea.jpg Eruzione dello Stromboli http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d0/Stromboli_animiert_800x600.gi f
Arance di Ribera http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/84/Arancia_di_Ribera_2byFigiu.J PG
Ragusano: pompe di estrazione petrolifera a testa pozzo http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a8/TrivelleRagusaS1.jpg Scheda della Sardegna
http://it.wikipedia.org/wiki/Sardegna Lago Omodeo
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/ba/Sardegna_-
_Lago_Omodeo.JPG
Cala Mariolu, Baunei (OG). http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/39/Cala_Mariolu.jpg Grotte di Nettuno ad Alghero.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/37/Grotta_di_nettuno_sardinien.jp g
Polo petrolchimico di Porto Torres. http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2f/Porto_Torres_-
_chemical_industry.jpg
La miniera di Montevecchio, nel Medio Campidano. http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ee/Montevecchio.jpg
Fonte: http://www.matematicamente.it/staticfiles/manuali-cc/Leonetti-geografia-regioni-italiane.pdf
Sito web da visitare: http://www.matematicamente.it/staticfiles/manuali-cc/Leonetti-geografia-regioni-italiane.pdf
Autore del testo:
Geo 1: Le regioni italiane
Per la Scuola Secondaria di Primo Grado
a cura di Elisabetta Leonetti Coordinamento editoriale: Antonio Bernardo
Ricerca iconografica: Cristina Capone Cartine tematiche: Studio Aguilar Copertina Ginger Lab - www.gingerlab.it
Settembre 2013
ISBN 9788896354490
Progetto Educationalab Mobility IT srl
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Versione del 27/10/2013
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