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Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Le abbreviazioni vanno usate il meno possibile e, in ogni caso, sono da abolire per titoli accademici od onorifici, a meno che non risultino significative nel contesto. Esempi: avvocato (non: avv.); l'articolo 3 della legge (non: l’art. 3).
Nota bene: si fa eccezione nel caso di citazioni testuali o riproduzioni integrali di testo di legge o simili.
Nota bene: fatta eccezione per le pochissime sigle da tutti conosciute, è bene spiegare il significato delle altre la prima volta che ricorrono nel testo.
Sette semplici consigli, anche se agli "a capo" ci pensa (in alcuni casi a sproposito) il computer:
Le vocali a, i, o, u vogliono sempre l'accento grave (à), (ì), (b), (ù) a fine parola.
La vocale «e» vuole l'accento grave (è) nei seguenti casi:
La vocale «e» vuole l'accento acuto (é) nei seguenti casi:
I monosillabi non vogliono accento, tranne i seguenti:
Evitare l'uso dell'accento circonflesso nei plurali: vari, propri, omicidi ecc.
Nota bene: La E maiuscola accentata non va mai con l'apostrofo (quindi È e non E’).
Esempi: l'orologio ‑ gli orologi; lo juventino ‑ gli juventini; lo psicologo ‑ gli psicologi; lo ‑ gli stivali; lo sponsor ‑ gli sponsor; lo xenofobo ‑ gli xenofobi; lo zucchero ‑ gli zuccheri.
Così, per analogia, sono preferibili le forme lo pneumatico ‑ gli pneumatici rispetto a il pneumatico ‑ i pneumatici (il cui uso si va, peraltro, sempre più diffondendo).
Nota bene: si scrive l'Fmi, lo Sdi, l’Sos.
I verbi transitivi vogliono l'ausiliare avere all'attivo; quelli passivi, riflessi e, di regola, intransitivi vogliono l'ausiliare essere.
Preferiscono essere i verbi impersonali che indicano fenomeni atmosferici (é piovuto, era nevicato).
Affatto ‑Significa del tutto, per intero, in assoluto. Quindi non può avere valore negativo (in questo caso si deve dire nient'affatto). Lo stesso vale per assolutamente.
Insieme ‑ Per indicare compagnia di persona: insieme con. In senso di contemporaneità: assieme a (comprare buste assieme a francobolli, ma meglio buste e francobolli).
Vicino ‑ Come avverbio vuole la a (vicino a Milano); lo stesso vale per davanti, dietro.
È infatti tramontata la forma carducciana, peraltro utilizzata anche nel titolo di‑ due poesie: Davanti San Guido e Davanti una cattedrale.
Sotto, sopra, oltre e lungo non vogliono la preposizione a (esempi: sotto il ponte, oltre la strada).
II "burocratese" è una specie di malattia contagiosa. Cerchiamo quindi di attenerci a un linguaggio semplice e di facile comprensione. A titolo di puro suggerimento si consiglia quindi di utilizzare:
attribuire e non ascrivere
deciso e non sancito
delibera e non deliberazione
dirigere e non direzionare
fare e non espletare
modifica e non modificazione
nome e non nominativo
orientare e non polarizzare
restare e non permanere
questo e quello e non detto, predetto o suddetto
sostenere e non supportare
vedere e non prendere visione
É inaccettabile un pezzo senza capoversi. Di norma va fatto almeno un capoverso ogni 7‑8 righe di testo.
Non dire: «Il giorno che arrivò», ma: «Il giorno in cui arrivò».
Non abusare di frasi o espressioni latine. Nel caso utilizzare quelle corrette.
Alcuni esempi: brevi manu, deo gratias, statu quo, vox populi, una tantum, ad maiora, dulcis in fundo, currenti calamo, per aspera ad astra, deus ex machina, cum grano salis, lupus in fabula, conditio sine qua non.
Tutti i composti del verbo dire (benedire, maledire, contraddire, disdire, predire, ridere) seguono la coniugazione del verbo base: quindi benedicevo, maledicevo, benedicesti, maledicesti e così via.
Fa eccezione la seconda persona dell'imperativo, che nel verbo dire è dì, mentre nei composti è ‑dici.
Esempio: «Signore, benedici questa casa».
Evitare, quindi, forme come benedivo e maledivo, benedii e maledii, benedisti e maledisti, ecc.
Il participio passato, se ha per ausiliare avere, non si concorda col complemento oggetto («Ho preso due libri»).
Se il complemento oggetto precede il verbo, si può invece concordare («I libri che ho preso, o che presi»).
Nei riflessivi apparenti il participio passato concorda col soggetto («Mi sono lavato le mani»; «I medici si sono riservati la prognosi»).
Non sembra riscuotere le simpatie dei giornalisti; ma è il modo verbale della possibilità, della previsione, dell'incertezza, mentre l'indicativo è il modo della realtà.
Esempi: Non so se abbiate capito; mi dicono che è bravo; credo che sia furbo.
Nota bene: sebbene regge il congiuntivo, come gli avverbi nonostante, malgrado, quantunque.
Nei testi da comporre in carattere tondo, si impiega il corsivo soltanto nei casi seguenti:
Nota bene: una tantum e non una tantum, in quanto le parole sono entrambe latine.
Si usa soltanto nell'incontro di due vocali uguali. Esempi: Franco ed Enrico, ad Ancona.
Nell'incontro di vocali diverse la "d" eufonica si omette sempre. Unica eccezione: ad esempio
Si scrivono sempre in numeri, nel modo che segue: gli anni 60 (e non: Gli anni '60). È accettabile: gli anni Sessanta.
Aereo, nei composti diventa aero (quindi aeronautica, aeroporto).
Alcool (o alcol), invariato al plurale; con una sola o nei derivati (alcolico, alcolismo).
Deputata, come forma sostantivata del participio passato del verbo deputare, può essere usata invece di deputatessa. Esempio: la deputata Bindi (meglio, però: l'onorevole Bindi).
Presidente, forma sostantivata del participio presente di presiedere, mantiene il maschile anche se riferito a donna.
Idem per ministro e architetto. Esempi: il presidente (e non la presidentessa) della Camera; il ministro Livia Turco.
Alla stessa stregua: avvocato e non avvocatessa; vigile e non vigilessa; giudice e non giudichessa.
Famigliare, come sostantivo, familiare come aggettivo.
Obiettare, obiettivo, obiezione, una sola b. Con due b (obbiettivo) nella terminologia fotografica.
Qualcosa concorda al maschile: qualcosa è avvenuto, un qualcosa.
San B.... San P....: nei derivati la n diventa m. Esempi: sambenedettese, sampietrino.
Sopra, sovra, intra: per i composti di questi avverbi c'è il raddoppio solo se la seconda parola comincia per consonante (soprattutto, sopralluogo, soprattassa, sopravvissuto. Ma: sopravanzare, intravedere, sopraelevare).
Tram: nei derivati la m diventa n. Quindi tranvia, tranviere, autoferrotranviario.
È introdotto dai caporali e non dagli apici. Comincia sempre con la maiuscola quando segue i due punti ed è preceduto dai caporali. Esempio: Castelli: «Cerchiamo di attenerci a questo manuale».
Comincia con la minuscola quando il virgolettato rientra nel discorso.Esempio: Una tesi «che non sta in piedi», come polemicamente sostenuto Lorenza Moz.
Oppure quando non ci sono i caporali dopo i due punti. Esempio: Fabi: siamo seri, per favore. ,
Nota bene: l'interiezione all'interno di un discorso diretto (‑ dice Tizio ‑) va usata dopo le prime parole e non alla fine del periodo.
Esempio: «Esposti ‑ afferma Zamboni ‑ è un birichino».
In un contesto formale è più corretto utilizzare devo o debbo, devono e debbono?
Nessun problema, in quanto le forme citate sono intercambiabili, anche se devo e devono sono preferibili.
Ricordiamo, tuttavia, che il congiuntivo debba ha ormai preso il sopravvento su deva.
Eccetera (dal latino "et cetera", cioè: e le altre cose), solitamente abbreviato in ecc., non va preceduto dalla virgola.
Nota bene: usare "eccetera" (o "ecc.") solo quando le esigenze di stile lo rendano indispensabile.
È una locuzione invariabile (pur avendo significato plurale) e di genere maschile: quindi un errata corrige.
Nel caso di due o più servizi scritti da uno stesso giornalista, il più importante va firmato, l'altro siglato.
Non inserire quindi, di norma, più di una firma e una sigla nella stessa pagina.
Nel caso di un articolo a due firme si segue l'ordine alfabetico.
Nota bene: Non vanno inseriti spazi fra le lettere delle sigle.
Esempi: E.Co.; G.D.D.; M.C. E Br.
È inoltre opportuno, "passando" l'articolo di un collaboratore, controllare che la sigla non sia già stata codificata per qualcun altro.
Le forme maschili il frutto e i frutti indicano i prodotti delle piante (o possono avere un senso figurato. Esempio: il frutto del proprio lavoro), mentre la forma femminile collettiva la frutta si usa per indicare i frutti in generale.
Esempio: Le hanno regalato un bel cesto di frutta.
Con lo stesso valore collettivo è accettato, al plurale, le frutta, ma non le frutte.
I nomi dei frutti sono quasi sempre femminili: la banana, la pesca, la noce, la mela, l'arancia.
Al frutto femminile corrisponde invece un nome d'albero maschile: il banano, il pesco, il noce, il melo, l'arancio.
Nei casi seguenti sia il nome del frutto sia quello dell'albero sono maschili: il cedro, il fico, il lampone, il limone, il bergamotto, il chinotto, il mandarancio, il mandarino, il pompelmo.
Da notare, infine, che i nomi dei frutti esotici sono quasi sempre maschili: l'ananas, l'avocado, il cachi, il kiwi, il mango, il mapo.
Va utilizzato sempre quando un'azione è proiettata nel tempo. Esempio: A fine mese scadrà... (e non, a fine mese scade...)
L'avverbio gratis significa, come tutti sanno, gratuitamente e deriva dal latino gratiis.
Tenere presente che non va mai preceduto dalla preposizione a, perché sarebbe come scrivere (o dire) "a gratuitamente".
Le domande vanno scritte in nero, le risposte in tondo (senza D., R., virgolette o trattini).
Nota bene: evitare ogni riferimento all'intervistante (vede... , le posso dire... , la sua risposta... )
Spesso si utilizzano frasi che esprimono due volte lo stesso significato.
Oppure si usano due parole quando ne basta una (in questo caso ci troviamo di fronte alle cosiddette tautologie)
Qualche esempio da evitare:
E ancora:
Nota bene:
I nomi propri, quelli che indicano «personalità» e «unicità», si scrivono con la maiuscola: il Parlamento, se si intende quello di Roma e non un qualunque parlamento. Cosi per Governo, Stato, Fisco, Comune ecc.
Esempi: via Lomazzo; via Nazionale; teatro La Fenice ecc.
Esempi di maiuscole e minuscole
Nota bene: quando si parla di Borse valori, la B è sempre maiuscola.
Città come Milano, Palermo, Torino, Catanzaro, Bergamo, Urbino, Taranto sono maschili o femminili? In passato i nomi di città con desinenza in ‑o erano considerati maschili; oggi, invece, tutti i nomi di città vengono considerati femminili.
Quindi si dice: la bella Torino, la mia Milano, la Palermo normanna, sottintendendo sempre il nome città.
In questo modo si evitano anche confusioni con le relative squadre di calcio (il Torino, il Catanzaro, il Palermo ecc.)
Ministero dell'Interno e non ministero degli Interni. Per analogia: ministro dell'Interno e non ministro degli Interni.
Nota Bene: per tutti i ministeri va maiuscola la prima lettera (Es.: ministero della Funzione pubblica), eccezion fatta per il ministero di Grazia e Giustizia.
Le doppie negazioni si elidono. Esempio: non ho alcun rimborso (e non: non ho nessun rimborso).
I neretti iniziali vanno seguiti da un punto e non dal trattino. Esempio: Una regola importante. Se nel discorso che stiamo facendo...
La prima volta che in un pezzo si cita una persona, anche notissima, indicarne sempre la carica e il nome di battesimo (Esempio: il presidente della Fiat, Cesare Romiti). Ricordasi, inoltre, che il nome va sempre prima del cognome.
Vicepresidente, e non vice‑presidente; vicedirettore, e non vice‑direttore. Allo stesso modo maxijoint, e non maxi‑joint; superindice e non super‑indice.
Nel caso, però, di scontro di due vocali uguali usare il trattino. Quindi: maxi‑intesa o mega‑accordo.
L'uso dei nomi scientifici va ristretto ai casi assolutamente indispensabili.
Se c'è una grafia ormai consacrata dall'uso, va seguita.
Esempio: Gorbaciov, Gheddafi.
Se si tratta di un nome geografico (e in mancanza di una grafia italiana ormai consolidata) va seguito il Calendario Atlante De Agostini.
Se c'è una trascrizione "ufficiale" in caratteri latini nel Paese d'origine la si segue (è il caso più comune: comprende infatti la Cina, il Giappone, l'India e Paesi vicini, Israele, la Grecia, e anche alcuni Paesi arabi che trascrivono o seguono la pronuncia francese, come Tunisia, Algeria, Marocco, Libano e Siria, o quella inglese, come Egitto, Paesi del Golfo ecc.).
Nota bene: Tokio (e non Tokyo); Seul (e non Seoul ); Irak (e non Iraq); Thailandia (e non Tailandia ); Giakarta (e non Jakarta ); Malaysia (e non Malesia).
Inoltre, se esiste, si usa la forma italiana: quindi Belgrado (e non Beograd); Fiume (e non Rjieka), Capodistria (e non Koper).
Fino a dieci, compreso, si scrivono sempre in lettere, tranne che per le date e le indicazioni di ore e simili.
Esempi: prima delle 6 del 2 gennaio; sei ore prima ....
Nei numeri relativi agli anni il punto non va invece messo (1997, 1470).
Regole particolari:
a) si scrivono sempre in lettere i numeri all'inizio del periodo: Esempio: Ventisette chili di dinamite sono stati trovati..
b) si scrivono in lettere, per ragioni stilistiche, i numeri che hanno un valore aritmetico attenuato. Esempi: La vita è bella a vent'anni; non metterà giudizio neanche a sessant'anni.
Nota bene: nei testi normativi, quando non si tratti di citazioni o riproduzioni integrali, usare il «comma 4» e non il «comma quattro». È accettabile il «4° comma», o, meglio, il «quarto comma».
Si scrivono in cifre o in lettere seguendo le regole dei numeri o aggiungendo il segno tipografico ordinale, a seconda dei casi, maschile ° o femminile a (vedi anche sotto "Segni diacritici"). Esempi: Il terzo battaglione, il decimo invitato, il 23° stormo.
Regola particolare: si scrivono sempre in lettere romane gli ordinali che sono parte di un nome proprio o di un nome di regnante: Esempi: La nave Laura III, Giovanni Paolo Il.
Nota bene: i numeri in lettere romane non vogliono mai il segno tipografico ordinale °. Quindi II e non II°.
accelerare accellerare
appropriato appropiato
avallo avvallo
birichino biricchino
Caltanissetta Caltanisetta
colluttazione collutazione
coscienza coscenza
cui a cui
d'accordo daccordo
dopodomani dopo domani
eccezionale eccezzionale
essiccare essicare
esterrefatto esterefatto
estortivo estorsivo
ingegnere ingegniere
Machiavelli Macchiavelli
Mississippi Missisipi
meteorologia metereologia
nullaosta nulla osta
ossequente ossequiente
peronospora peronospera
pessimista (sostantivo) pessimistico (che è però corretto come aggettivo)
pressoché pressocché
scienza scenza
sinora, tuttora sin'ora, tutt'ora
scorrazzare scorazzare
tutt'e due tuttedue
egli fa, sta, va egli fà, sta, và
lassù lassu
un amico, buon amico un'amico, buon'amico
un'amica, buon'amica un amica, buon amica
che essi vadano che essi vadino
...... vengano ... venghino
che egli desse che egli dasse
...... stesse .... stasse
non oso dire non mi oso di dire
vorrei che tu venissi vorrei che tu vieni (o venga)
inerente al inerente il
qui, qua quì, quà
redigere redarre
un murale un murales
un silo un silos
un vigilante un vigilantes
vendonsi case vendesi case
le specie le speci
all'atto pratico al lato pratico
all'erta allerta
cosidetto, cosifatto cosiddetto, cosiffatto
caso mai casomai
ciò nonostante ciononostante
efficenza efficienza
sopratutto soprattutto
sufficenza sufficienza
the tè
tutt'al più tuttalpiù
zabaglione zabaione
Nota bene: l'uso del femminile per indicare le cariche elettive del Senato è stato riconosciuto dall'ufficio di presidenza di Palazzo Madama. Negli atti parlamentari si dirà quindi «senatrice», «relatrice», ma non presidentessa che, secondo i linguisti, può avere intonazione scherzosa (vedere anche sotto "Derivati").
Nota bene: le banche svizzere hanno un nome ufficiale italiano dal momento che in Svizzera (e non Isvizzera, come si scriveva una volta) l'italiano è lingua nazionale. Quindi: Credito svizzero e non Crédit Suisse.
Aprire, coprire, offrire, riaprire, ricoprire, riscoprire, scoprire hanno due forme di passato remoto: apersi e aprii, copersi e coprii, offersi e offrii, riapersi e riaprii, ricopersi e ricoprii, riscopersi e riscoprii, scopersi e scoprii. Sono corrette entrambe.
PERCENTUALI
Si scrive sempre il numero in cifre, seguito (senza spazio) dal segno percentuale.
Unica eccezione: quando il numero è immediatamente seguito dal punto che conclude la frase. In questo caso si userà infatti l'espressione «per cento» per esteso. Esempi: il 7% delle...; la Borsa ha guadagnato il 2,1 per cento. Ma: le Fiat hanno guadagnato mille lire (+3%)
Eresia matematica: gli interessi allo 0% (zero per cento). Se è zero, è zero per dieci, per cento, per mille. Quindi, interessi zero e basta.
dei nomi terminanti in ‑cia, ‑gia, ‑logo
I nomi terminanti in ‑cia e ‑gia con la i muta formano il plurale in ce e ge se la c e la g sono precedute da consonante (province, mance, denunce, guance, strisce, angosce ecc.), in cie e gie se c e g sono precedute da una vocale (valigie, ciliegie, acacie, camicie ecc.),
I nomi terminanti. in ‑logo al plurale terminano in ‑logi (psicologi, sociologi, astrologi, archeologi ecc.) se si riferiscono a persone; in ‑ghi se si riferiscono a cose (cataloghi, monologhi, dialoghi, prologhi).
Alcuni nomi terminanti in ‑co e in -go possono avere un doppio plurale. Esempi: manico (manici, ma anche manichi), chirurgo (chirurghi, ma anche chirurgi)
dei nomi irregolari
dei nomi composti
Se la parola capo indica posizione di preminenza o di inizio di qualcosa, il plurale si forma modificando soltanto la desinenza della seconda parola (capodanni, capogiri, capolavori, capostipiti, capoversi). Per caposaldo e capoluogo sono accettate entrambe le forme: quindi caposaldi o capisaldi, capoluoghi o capiluoghi.
Se il composto è di genere femminile, e la parola capo si riferisce a una donna, che è a capo di qualcosa, il plurale non cambia (le capofamiglia, le caposala, le caposquadra, le capoturno, le capoufficio). Fanno eccezione le... caporedattrici, le capocroniste e le capocuoche.
Esempi: gli altoforni o gli altiforni; gli altopiani o gli altipiani; i bassofondi o i bassifondi. La stessa possibilità è prevista anche per le altre parole comuni.
Esempi: il camposanto, pl. i camposanti o i campisanti; il pellerossa, pl. i pellirosse o i pellirossa; il pescecane, pl. i pescecani o i pescicani; la roccaforte, pl. le roccaforti o le roccheforti; il pomodoro, pl. i pomodori, ma anche i pomidoro o i pomidori.
dei nomi stranieri
Nota bene: i nomi stranieri che sono entrati nell'italiano solo nella forma plurale restano invariabili al plurale. Esempi: I peones di Montecitorio, i compradores della vecchia Cina, i conquistadores del Perù, gli ulema d'Egitto.
Alcuni monosillabi, latini, si scrivono solo appoggiati (proclitici) alla parola seguente, ma senza trattino d'unione.
(Es.: ex ministro, ex aequo, ex libris, pro capite, pro loco).
Altri invece, derivati da una lingua straniera, ne seguono le regole e in genere vogliono il trattino. (Es.: off‑limits, week‑end, check‑up).
Fra le norme grammaticali, quelle che riguardano la punteggiatura sono le meno rigide. Spesso la scelta dipende dal gusto individuale, dalla sensibilità e dall'intenzione espressiva. In ogni caso:
Nota bene: a conclusione di un periodo virgolettato, il punto va fuori dalle virgolette (e non viceversa).
Inoltre il punto non va mai usato nei simboli, e precisamente:
Fonte: http://www.mircoron.it/documenti/Come_scrivere_01.doc
Sito web da visitare: http://www.mircoron.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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