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NOMI.
Tutte le lingue antiche e moderne hanno la facoltà di nominare persone, cose, concetti.
Ricordiamo però che in diverse lingue non esiste una distinzione netta per la categoria del nome: in particolare la distinzione nome/verbo caratterizza le lingue europee, ma ad esempio in lingue sino-tibetane nessun contrassegno morfologico distingue una parola dall’altra e ancora in molti idiomi amerindiani una parola può assumere funzioni verbali o sostantivali in relazione a rapporti di dipendenza da altre parole della frase o all’ordine delle parole.
In italiano il nome è una categoria morfologicamente autonoma e ben riconoscibile dal parlante.
In italiano è anche possibile a qualunque parola assumere una funzione nominale o uso sostantivato (così per esempio per verbo, avverbio, aggettivo, congiunzione, pronome, numerale, preposizione ):
il dormire,i ha raccontato del come e del perché e del dove, considera il buono e il cattivodel privato, qui non servono i se e i ma, i miei vengono a Natale, ho ricucito un “sette” nella camicia, il “per” ha più significati.
I nomi comuni si riferiscono a classi di individui (bambino, uomo) e anche a una classe composta da un individuo unico ( papa) , a oggetti (tavolo), a concetti (pace).
I nomi propri identificano un individuo, un oggetto, un luogo, un avvenimento (Pietro, Excalibur, Roma, la Liberazione).
Un nome ha dunque generalmente una funzione referenziale, cioè designa un elemento, un’entità (ho visto l’arcobaleno) e può avere anche una funzione attributiva o predicativa, cioè simile a quella di un aggettivo (Lucia è ingegnere).
I nomi comuni hanno una flessione
per numero (singolare, plurale)
gatto/gatti, tuono/tuoni
per genere (maschile, femminile)
gatto/gatta ma non tuono/*tuona
I nomi sono spesso accompagnati da uno specificatore , cioè un articolo o un aggettivo.
Tutti i nomi che designano entità computabili con numeri interi sono chiamati nomi numerabili (pecora, matita, tazza); sono nomi di massa o non numerabili quelli che designano entità non numerabili e separabili (acqua, denaro, gente, classe).
I nomi di massa non hanno la flessione del numero.
I nomi propri possono essere usati al plurale per indicare tutti gli individui che hanno lo stesso nome:
i Lorenzi e le Lorenze festeggiano l’onomastico il 10 agosto.
LA FLESSIONE.
La flessione singolare/plurale è collegata appunto al numero: il singolare indica un solo essere animato, una sola cosa o concetto, o nozione (ragazza, casa, giustizia, metafisica) o un’entità collettiva percepita come insieme omogeneo (la famiglia, il popolo, la gente, definiti anche nomi collettivi)). Il plurale indica più esseri animati, più cose o concetti o nozioni (ragazze, case, giustizie, metafisiche).
Il contrassegno morfologico del genere e del numero in italiano è dato dalla terminazione: la desinenza di un nome italiano quindi porta una doppia informazione morfologica, secondo le combinazioni
Maschile+ singolare / Maschile+ plurale
Pane, Lupo, Poeta Pani, Lupi, Poeti
Femminile+ singolare / Femminile+ plurale
Donna Crisi Donne Crisi
La concordanza in italiano prevede l’accordo morfologico per numero e genere ad esempio tra articolo, nome e aggettivo che, come si è visto, può dare luogo a forme con combinazioni diverse e difficilmente prevedibili da un apprendente di italiano L2 in fase iniziale :
la sua grave crisi, il maggiore poeta russo, le donne femminili, il nostro pane quotidiano
DI CHE GENERE?
Il genere maschile e femminile è per molte parole italiane dovuto a una convenzione grammaticale, ed è collegato alla parola e alla sua storia linguistica.
Sono maschili ad esempio i nomi dei metalli e degli elementi chimici oro, sodio, i nomi di albero arancio, melo ( ma femminile il frutto la mela), dei mesi marzo, dei monti il Gran Sasso, di fiumi il Tevere, di laghi e di mari.
Sono prevalentemente femminili i nomi dei frutti, i nomi di città, di regioni, stati, continenti, i nomi di mansioni militari, i nomi di scienze e discipline .
I nomi che si riferiscono ad esseri umani e in molti casi anche ad animali legano l’opzione di genere al sesso (alunno/alunna, figlio/figlia, gatto/gatta , cavallo/cavalla).
NOMI INDIPENDENTI.
In italiano sono frequenti coppie morfologicamente irrelate di nomi indipendenti, ad esempio che indicano i gradi di parentela (fratello/sorella, genero/nuora, maschio/femmina marito/moglie, padre/madre, papà/babbo/mamma, uomo/donna) o che indicano anche specie animali (Cinghiale/maiale/scrofa, fuco/ape, montone/pecora, toro/mucca).
Per queste coppie morfologicamente irrelate non è possibile dedurre per analogia singolare/plurale e maschile/femminile.
DAL MASCHILE AL FEMMINILE.
Il maschile è il genere non marcato, in cui si inseriscono anche le parole nuove che entrano nel lessico italiano.
I nomi che al maschile terminano in – o e in -e formano in gran parte il femminile con la desinenza –a
Amico /amica
Infermiere/infermiera.
Alcuni nomi maschili in –o , in –a, in –e, formano il femminile aggiungendo il suffisso –essa
Avvocato/avvocatessa.
Poeta/poetessa
Professore / professoressa
I nomi che al maschile terminano in -tore formano in genere il femminile in –trice:
scrittore/scrittrice pittore/pittrice
Alcuni nomi di persona e di animale utilizzano il suffisso diminutivo per formare il femminile o l’accrescitivo per formare il maschile:
gallo/gallina strega/stregone
La formazione del femminile in italiano si presenta simmetrica solo per quei nomi di esseri animati in cui effettivamente distinguiamo un individuo maschio da uno femmina dei tipo figlio/figlia, gatto/gatta.
Sono femminili anche nomi in –i, invariati al plurale:
la analisi/le analisi, la crisi/le crisi
In italiano vi sono nomi con una sola forma nel maschile e nel femminile e si indicano come nomi di genere comune; il genere è specificato all’interno della frase da quello dell’ articolo o dell’aggettivo che li accompagna:
un famoso cantante/una famosa cantante, tuo nipote/tua nipote, il/la preside, il/la consorte.
FEMMINILE NON PREVEDIBILE.
In italiano alcuni nomi formano il femminile in modo non prevedibile; tra quelli di uso più frequente ricordiamo
Abate/badessa, cane/cagna, dio/dea, re/regina
ALTERNANZA DI GENERE E SIGNIFICATO.
In molte parole italiane l’alternanza di genere corrisponde ad una alternanza di significato, cioè alcune parole hanno significati diversi e indipendenti secondo la distinzione di genere:
arco/arca, banco/banca, busto/busta, foglio/foglia, maglio/maglia, pianto/pianta, porto/porta, tappo/tappa.
IL NUMERO.
Il numero ha un valore preciso di categoria flessiva, comparabile con quello di altre lingue.
Come per il genere, il segnale morfologico del plurale è dato in italiano dalla terminazione.
In italiano possiano distinguere quattro classi di nomi con una non simmetrica formazione del plurale:
Singolari maschili e femminili in –a Plurale maschile – i Plurale femminile -e
Il problema la figura i problemi le figure
Singolari maschili e femminili in –o Plurale maschile –i Plurale femminile -i
Il bambino la mano i bambini le mani
Singolari maschili e femminili in –e Plurale maschile –i Plurale femminile -i
Il padre la madre i padri le madri
Singolare femminile in –i Plurale femminile in –i
La crisi le crisi
Alcuni nomi - nomi invariabili- mantengono invariata nel plurale la stessa forma del singolare:
città, virtù, caffè, tabù, re, tè.
Nell’uso alcuni nomi – nomi difettivi- si adoperano esclusivamente nella forma singolare o in quella plurale:
calzoni, forbici, occhiali, dintorni, viveri, viscere, ferie, nozze, polmonite, ossigeno.
Il sistema morfologico attivo per indicare maschile/femminile, singolare/plurale in italiano è dunque non simmetrico prevedibile e per questo complesso per gli apprendenti di italiano L2.
Fonte: http://elearning.moodle2.unito.it/lingue/pluginfile.php/10354/mod_resource/content/1/grammatica%20e%20lessico%202005.doc
Sito web da visitare: http://elearning.moodle2.unito.it
Autore del testo: P.Bianchi C.Marello
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