Letteratura Avanguardia

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Letteratura Avanguardia

Avanguardia

 Avanguardia è la denominazione attribuita ai fenomeni artistici e letterari più estremisti ed audaci del Novecento, connotatisi come un gruppo di artisti riuniti sotto un preciso manifesto da loro firmato.
La nozione di avanguardia può essere utilizzata da due diversi punti di vista: uno sul piano storico-critico, l’altro su quello teorico.
Le avanguardie
Termine (dal francese avant-garde = prima della guardia) designante, originariamente, la parte di un esercito che procede avanzato in rapporto al grosso delle truppe. In tale prospettiva, a partire dalla fine del XIX secolo, la nozione di avanguardia è stata usata metaforicamente per caratterizzare i movimenti letterari ed artistici che volevano essere più avanti (riguardo non solo alle concezioni estetiche, ma altresì ai valori sociali e alle visioni del mondo) in rapporto al proprio tempo.
Il primo ventennio del XX secolo ha visto il susseguirsi di fenomeni artistici di avanguardia, che attraverso i loro manifesti proponevano nuove forme pittoriche e plastiche in sintonia con il mutare dei tempi. I movimenti di avanguardia erano formati da gruppi spesso in polemica tra loro, ma dalla critica e dal contrasto scaturiva una grande spinta creativa. Che si chiamassero cubisti, futuristi, espressionisti, metafisici, surrealisti, dadaisti, gli artisti di questa generazione volevano cambiare tutto. Le loro battaglie artistiche diedero una nuova impronta a tutta l'arte del Novecento.
Analisi storico-critica
Dal punto di vista storico-critico, indica i movimenti e i gruppi costituitisi nel corso del Novecento, che hanno avuto ciascuno il proprio arco evolutivo e i propri conflitti interni ed esterni. In questo caso saranno considerati di avanguardia gli autori che hanno aderito ai manifesti, oppure partecipato alle attività di gruppo (tenendo conto di adesioni, espulsioni e quant’altro). Su questo piano, l’avanguardia è oggettivamente riscontrabile nei dati, che spesso vanno ricostruiti attraverso una ricerca paziente delle tracce di azioni e operazioni alquanto effimere (infatti si tratta sovente di editoria alla macchia, oppure di performances di cui sono rimaste poche e sparse testimonianze).
Dal punto di vista storico, l’avanguardia ha attraversato tre fasi:

  • le prime avanguardie o avanguardie storiche, nella prima metà del Novecento, caratterizzate da movimenti e manifesti, con tendenza a riversarsi nella attività politica tout court;
  • le seconde avanguardie, o neoavanguardie, negli anni Cinquanta-Sessanta, caratterizzate dal dibattito critico e dalla guerriglia semiologica con i linguaggi della società di massa;
  • e le terze avanguardie, ancora da mettere compiutamente in luce, apparse alla fine del secolo sotto la formula della terza ondata, caratterizzate dallo scontro con il postmoderno e dall’uso dei linguaggi del passato come strumenti eversivi.

Analisi teorica
Dal punto di vista teorico, la nozione di avanguardia si può sintetizzare nei seguenti punti:

  • L'avanguardia si costituisce come risposta dell'arte alla società borghese e al predominio della mentalità utilitaria e mercantile, nel momento in cui diventa chiaro che il mercato assorbe anche l'arte stessa. Nello sforzo di evitare la vendibilità, l'antagonismo dell'avanguardia si sviluppa su diversi livelli: a livello politico, con un atteggiamento sostanzialmente anarchico; a livello psicologico, con la consapevolezza della divisione del soggetto; a livello propriamente artistico, con il rifiuto dei canoni, dei modelli e dei generi tradizionali. L'atteggiamento estremista e provocatorio dell'avanguardia rigetta, da un lato, l'orizzonte della tradizione (portando al massimo grado la sfida dell'originalità), dall'altro la produzione del kitsch, ovvero l'invasione del cattivo gusto standardizzato. Si può dire, ancora più in generale, che l'avanguardia si oppone al senso comune, al grado medio, al banale.
  • L'avanguardia porta alle estreme conseguenze i caratteri della modernità, lo spirito critico e l'ermeneutica del sospetto, tanto da poter essere definita come la modernità radicale. Arriva a mettere in dubbio le conformazioni della rappresentazione (la mimesi classica), forzandola ai limiti fino al punto di rottura, realizzando una rappresentazione problematica oppure deformata, parodistico-grottesca. Di qui le difficoltà dei suoi testi, ai quali solitamente il pubblico risponde dicendo che non si capiscono. Tuttavia, l'oscurità del significato immediato significa precisamente due cose: che il significato è da cercare nel gesto che i testi compiono (occorre una inedita immedesimazione nell'autore); e che viene richiesto al fruitore un atteggiamento di attenzione particolare, un vero e proprio lavoro di lettura, ben diverso da una tranquilla e scontata degustazione.
  • Nel suo intento di uscire dalle istituzioni e di organizzare una contro-egemonia, l'avanguardia tende a costituire una istituzione alternativa ed aperta, riunendosi in gruppi, con una sua vocazione al lavoro collettivo (che è di per se stessa una sfida all'idea romantica del singolo individuo geniale). Per questo spesso è stata vista come una sorta di gruppo di pressione o di manipolo golpista, data anche l'origine militare del termine avanguardia. Tuttavia, proprio se si pensa all'avamposto di un esercito, si può comprendere allora che l'avversario non può essere l'esercito che viene dietro e rispetto al quale l'avanguardia s'intende avanzata, ma quello che le si trova di fronte, o meglio il territorio ostile in cui gli esploratori mandati in avanscoperta si trovano ad operare, privi di alcuna garanzia. Uscendo dalla metafora, occorre considerare, nelle avanguardie artistiche, non solo la carica di innovazione, ma anche quella di ricerca (il cosiddetto sperimentalismo). In quanto attività di ricerca, di scavo o di sabotaggio delle configurazioni artistiche, l'antagonismo e il radicalismo artistico possono essere anche prodotti da sperimentatori isolati, che vanno quindi tenuti in considerazione nella mappa complessiva dell'avanguardia.

Le avanguardie storiche
Charles Baudelaire fu il primo ad applicare il termine avanguardia, tipico del linguaggio militare, per definire con ironia gli scrittori francesi di sinistra. Il termine, ancora oggi, si riferisce quindi a tutti i movimenti di opposizione e di sperimentazione di forme nuove sia nell'ambito letterario quanto in quello pittorico, musicale e artistico in genere. Nell'accezione odierna esso si riferisce soprattutto a quei movimenti, come la scapigliatura, il simbolismo, il decadentismo sorti dalla crisi del Romanticismo e più propriamente a quelli nati nel primo Novecento.
È infatti nel primo decennio del Novecento che sorgono i veri movimenti tipici dell'avanguardia, come il fauvismo e il cubismo letterario in Francia che vanta come rappresentanti Henri Matisse e Guillaume Apollinaire, il cubismo propriamente detto in Spagna con Picasso, l'espressionismo e la dodecafonia in Germania e in Austria con Vasilij Kandinskij, Georg Trakl, il futurismo in Italia con Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni (che si svilupperà poi in Russia con Vladimir Majakovskij, e in Inghilterra con l'affine vorticismo) l'imagismo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti con Ezra Pound e nel primo dopoguerra con il dadaismo e il surrealismo. Il manifesto di questi movimenti consiste nella provocatoria distruzione delle tradizionali forme estetiche intese, come teorizzava Hegel, nella "morte dell'arte". Nel rifiutare l'arte borghese era infatti palese il rifiuto della società borghese e quindi una tendenza delle avanguardie verso le ideologie e i movimenti rivoluzionari.
Le seconde avanguardie
Nel secondo dopoguerra, pur in tempi differenti, si assiste alla rinascita di sperimentazioni di diversi linguaggi estetici. I nuovi gruppi di intellettuali si sentono chiamati a interpretare la società, ora in piena ricostruzione e sviluppo, e tra gli anni '50 e '60 intensificano la loro attività. A differenza delle precedenti avanguardie storiche, le nuove avanguardie abbandonano ogni atteggiamento di polemica spettacolare e sembrano piuttosto decise a conquistare gli spazi rubati e deteriorati dai mass media. La maggior parte delle esperienze delle nuove avanguardie si rifanno all'ideologia marxista, apportando in più temi antropologici e psicoanalitici.
In Germania nasce il Gruppo 47, rappresentato da Günter Grass e Heinrich Böll che esprimono l'ideale democratico di ricostruire la cultura del paese. In Francia nascono, all'interno della rivista Tel quel, letterati che dichiarano di voler abbattere i codici culturali tradizionali a favore delle nuove teorie freudiane e delle teorie strutturaliste, come Roland Barthes, Philippe Sollers e Alain Robbe-Grillet. Non senza importanza è stato in questo periodo il contributo di tutti quei movimenti culturali degli Stati Uniti che con la pittura gestuale, il cinema underground, la pop art e le performances teatrali hanno gettato una ventata nuova colta da tutti i paesi.
In Italia l'azione della neoavanguardia (o "nuova avanguardia") si colloca entro limiti temporali ben definiti. In quello che si può definire l'ultimo movimento letterario del Novecento si possono distinguere due periodi. Il primo periodo può essere datato partendo dal 1956, anno in cui fu fondata la rivista Il Verri e pubblicata l'opera di Edoardo Sanguineti Laborintus, fino al 1962, anno della pubblicazione di Opera aperta di Umberto Eco e del quinto numero della rivista Il Menabò. Il secondo periodo inizia nel 1963 con il primo convegno di Palermo e si conclude con l'ultimo numero di Quindici. Nei primi sette anni si assiste alla formazione e alla crescita della nuova avanguardia o neoavanguardia come alcuni preferiscono chiamarla, mentre negli altri sette anni si delimita il momento di maggior forza del Gruppo 63, al quale fa seguito la crisi e la fine dell'esperienza collettiva. Soprattutto il Gruppo 63 con Angelo Guglielmi, Alfredo Giuliani, Renato Barilli, Umberto Eco e Alberto Arbasino ha cercato di modificare il rapporto tra linguaggio e letteratura decretando il primato del primo nella costruzione dei significati di un testo.
Le terze avanguardie
Sono un fenomeno tipicamente italiano, dovuto al fatto che in Italia le neoavanguardie hanno avuto un ampio riscontro, suscitato dibattiti e polemiche feroci: perciò le discussioni e le sperimentazioni sono proseguite anche al di là dello scioglimento ufficiale del Gruppo 63.
Non solo gli autori già attivi negli anni Cinquanta-Sessanta hanno continuato a praticare scritture anomale, ma altri se ne sono aggiunti. La continuità dell’avanguardia è stata assicurata dai percorsi di autori come Amelia Rosselli, Paolo Volponi, Edoardo Cacciatore, Emilio Villa, Mario Lunetta, Franco Cavallo, Vito Riviello, Cesare Ruffato, Gianni Toti. Inoltre, un serbatoio di procedimenti intersemiotici ereditati dalle avanguardie storiche è stato costituito dalle espressioni della poesia visiva e della poesia sonora, in performances, convegni e meetings internazionali.
Un segnale della ripresa del dibattito sull’avanguardia si aveva alla metà degli anni Ottanta, con il convegno della rivista Alfabeta su Il senso della letteratura (Palermo 1984) e poi con le Tesi di Lecce (1987). Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, si registrava l’iniziativa di alcuni gruppi di autori più giovani, intenzionati a riaprire – sia pure con molti distinguo e differenze interne – il dossier dell’avanguardia. Dapprima nelle modalità ironiche del Gruppo ’93 (in cui hanno operato autori dei gruppi K. B., Baldus, Altri Luoghi), poi nel panorama più ampio descritto e commentato nella antologia Terza Ondata (Filippo Bettini e Roberto Di Marco, Synergon 1993).
I caratteri principali di questo periodo, in cui ci si è confrontati soprattutto con la dominante nozione di postmoderno, sono: il recupero straniato del linguaggio obsoleto e delle forme letterarie; la ripresa della nozione di allegoria in senso ampio (secondo la teorizzazione di Walter Benjamin); un concetto di avanguardia in continua contraddizione con se stessa, in lotta contro lo spettro della sua stessa impossibilità, nell’epoca della comunicazione scorrevole.
Ulteriori proposte e iniziative sono state portate avanti dalle riviste Terra del fuoco e Bollettario, dall’Almanacco Odradek e da editori come Fabio D'Ambrosio, Vanni Scheiwiller, Oèdipus e Campanotto.
Negli ultimi anni, nuovi autori si sono affacciati e, con l’inizio del Terzo Millennio, l’avanguardia si sta configurando in forme modificate, che restano ancora da indagare.


FUTURISMO

Il Futurismo è un movimento di avanguardia letteraria e artistica, che ha origine dalla pubblicazione del Manifesto del futurismo su Le Figaro del 20 febbraio 1909.
AVANGUARDIA
Gli intellettuali dell’avanguardia hanno un atteggiamento sdegnoso e aristocratico nei confronti della realtà comune e dei valori classici e tradizionali. Ricercano l’originalità a tutti i costi, l’irrazionalismo inteso come esaltazione dell’ebbrezza di vivere momenti di fugace appagamento, l’esaltazione della tecnologia della società capitalistica. Questi motivi sono coerenti con il nuovo gusto di un pubblico avido di novità, che contestano i valori tradizionali.
COME SI DIFFUSE IL FUTURISMO
Il futurismo s’impone come un’organizzazione culturale, politica, editoriale con un’ideologia che tende a diventare un «costume di vita». Si organizzò come una scuola ben definita: il capo storico è Filippo Tommaso Marinetti e l’atto di nascita è rappresentato dalla pubblicazione del Manifesto.
  Le famose «serate» di incontro col pubblico nei teatri: la componente spettacolare, legata alla recitazione dei testi, giungeva al coinvolgimento diretto del pubblico spingendolo alla rissa.
  Riviste come Lacerba, sulla quale venivano dibattute le idee futuriste.
  L'appoggio dato ai movimenti nazionalistici e al fascismo; l'amore per la rissa e la violenza; l'atteggiamento spregiudicato e ultramopdernsta.
Per merito di queste iniziative, numerose e rumorose, il futurismo si diffuse in breve in tutta la penisola italiana, espandendosi poi in vari paesi europei.
I temi fondamentali del movimento, così come li espone Marinetti nel Manifesto del futurismo, sono:
  l’amore del pericolo
  l’abitudine all’energia
  il culto per il coraggio e l’audacia
  l’ammirazione per la velocità
  la lotta contro il passato ("noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie")
  l’esaltazione del movimento aggressivo (" l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno")
  la guerra ("sola igiene del mondo").
Il futurismo è il movimento dell’espressione del dinamismo del mondo moderno; vuole "cantare la civiltà della macchina", perché solo ad una velocità elevata si può avere una diversa percezione del paesaggio, si può attingere sensazioni nuove dal mondo della scienza e della tecnica.
LA LINGUA DEI FUTURISTI
Questi contenuti devono essere espressi in un nuovo modo, perciò Marinetti:
  abolì il culto della tradizione, nelle poetiche e nel linguaggio;
  rigettò la sintassi, le parti qualificative del discorso (avverbi e aggettivi);
  propose di usare le «parole in libertà», cioè senza alcun legame grammaticale-sintattico fra loro, senza organizzarle in frasi e periodi;
  sostenne la necessità di usare i più disparati elementi linguistici (espressioni dialettali, neologismi, onomatopee di suoni animali e meccanici), per esprimere immediatamente il meccanicismo psichico dell’impressione.
GLI INTELLETTUALI FUTURISTI
Marinetti rappresentò la figura più dirompente di un gruppo di scrittori e di artisti che trovarono in Parigi il punto d’incontro delle loro esperienze, idee e inquietudini.
Atteggiamento comune ai futuristi dell’area italo-francese (è da considerare a parte il Futurismo russo, che presenta alcune caratteristiche diverse, anche dal punto di vista dell’arte) è un esasperato vitalismo, che si traduce nel rifiuto della tradizione classica, dell’Illuminismo e del Romanticismo. La loro ideologia è ispirata a un individualismo al tempo stesso populista ed antidemocratico.
Legame con il fascismo
Il futurismo portò ad uno sconvolgimento delle forme espressive dell’arte, ma non seppe o non volle elaborare né un’adeguata poetica né un’ideologia rivoluzionaria. Negli anni successivi esso sviluppò solamente un atteggiamento nazionalistico: Marinetti divenne in Italia uno dei più importanti rappresentanti della cultura fascista.
L'ARTE FUTURISTA
I risultati migliori del futurismo furono ottenuti nella poesia, nella pittura e nella musica attraverso l’astrazione delle forme: il verso libero, l’astrattismo e il cubismo, la dodecafonia. Sul piano delle arti figurative il movimento fu uno dei principali incentivi a quella che si può chiamare la rivoluzione dell’arte moderna.
L'ATTEGGIAMENTO FUTURISTA
Le caratteristiche essenziali dell’atteggiamento futurista sono due:
  l’intento di "svegliare" la sensibilità attraverso una sensibilità definita "gagliarda", in cui tutti i cinque sensi fossero proiettati in una continua sollecitazione segnata dalla velocità;
  il carattere analitico, mediante il quale le sensazioni vengono esaminate e razionalizzate, ridotte a formule facilmente applicabili a ogni aspetto dell’attività umana e della cultura.
GLI SCRITTORI
  Filippo Tommaso Marinetti
  Cavacchioli
  P.Buzzi
  Soffici
  Palazzeschi
GLI ARTISTI
  Carrà
  Severini
  Boccioni
  Balla

 

ESPRESSIONISMO

Movimento artistico nato in Germania, nel sec. XX, con l'intento di contrapporsi sia all'impressionismo francese sia al naturalismo conformista.
Nella letteratura è caratterizzato da un linguaggio a forti tinte, da temi esasperanti e fantastici, dall'interesse per la tragica condizione dell'uomo (F. Kafka e B. Brecht).
Nelle arti figurative rappresentava liberamente, senza il vincolo di regole e canoni, il mondo interiore dell'artista, attraverso immagini drammaticamente deformate, dai colori esasperati e violenti.


SIMBOLISMO

Nel decennio 1866-1876 si impose in Francia il movimento poetico del Parnassianesimo, il cui nome deriva dalla rivista "Le Parnasse contemporaine" (il Parnaso, nella mitologia classica, era il monte greco sacro ad Apollo e alle Muse). La poesia dei parnassiani è antirealistica, ha come riferimento la compostezza classica e l’imitazione di modelli antichi. Per questi poeti l’arte deve essere incontaminata dalle problematiche sociali. Alla scuola del Parnaso appartenne anche Charles Baudelaire, se pure in una posizione del tutto autonoma. Egli intraprese uno stile di vita all’insegna della sregolatezza e contribuì all’elaborazione del concetto di “poesia pura”, libera da ogni preoccupazione di contenuto e da intenti civili o morali, nella quale la suggestione delle parole e dei simboli può essere oggetto di ispirazione. Ecco perché venne considerato l’iniziatore della poesia moderna.
La poetica di Baudelaire influenzò l’opera di Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé. Essi si allacciano a certi aspetti del Simbolismo: La poesia è musica; Il poeta non deve descrivere la realtà, ma cogliere e trasmettere le impressioni più vaghe e indefinite, suggerire emozioni e stati d’animo, penetrare l’intima essenza delle cose; Bisogna utilizzare accordi musicali lievi, immagini sfumate, parole non descrittive ma evocatrici.
Esemplare incarnazione del “poeta maledetto” fu Rimbaud. Egli teorizza il linguaggio del poeta veggente i cui principi sono: Il poeta deve farsi veggente, esplorare l’ignoto; Il poeta si fa tale mediante un lungo e immenso disordine di tutti i sensi; Il ritrovamento di cose ignote richiede forme nuove; Il poeta veggente deve trovare una lingua.
L’intuizione fondamentale del Simbolismo è che sotto la realtà apparente, quella percepibile con i sensi, si nasconde una realtà più profonda e misteriosa, a cui si può giungere solo per mezzo della poesia. La nuova generazione di poeti manifesta la propria sfiducia nella scienza che non è capace di penetrare nelle oscure profondità dell’animo umano, né di spiegare i desideri dell’inconscio, i sogni, ecc. Per questo il poeta può penetrare queste realtà attraverso l’intuizione. Per questi nuovi contenuti della poesia i simbolisti elaborarono un linguaggio nuovo, non più logico, ma analogico, che permetteva di portare alla luce le corrispondenze e i misteriosi legami esistenti tra le cose più diverse; questo perché la parola deve avere la capacità di comunicare le molteplici emozioni che il poeta avverte come simultanee. A tale scopo i poeti simbolisti ricorsero spesso a figure retoriche quali la metafora, l’analogia e la sinestesia.

SURREALISMO

Per Manifesto del Surrealismo (Manifeste du surréalisme) si intende il testo dichiarativo scritto da André Breton nell'autunno del 1924. Esso è in realtà meglio identificato come Primo Manifesto del Surrealismo, in quanto un secondo viene redatto nel 1930.

Il Primo Manifesto del 1924 [modifica]

Tale documento letterario suggella la nascita ufficiale del Surrealismo, movimento artistico che trova il suo capofila e padrino nello stesso Breton. Con la stesura del Manifesto, come da consuetudine delle più note avanguardie, sono presentati i punti attorno ai quali si articola la poetica surrealista. Si fornisce una breve definizione da dizionario di Surrealismo, con seguenti parole:
Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale.
seguita da un'altra definizione da enciclopedia filosofica:
Il Surrealismo si fonda sull'idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme d'associazione finora trascurate, sull'onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita
Il Manifesto viene preceduto da una polemica, quando Breton dichiara che Simbolismo e Cubismo erano ormai superati. La polemica riguarda anche il nome del movimento, che non sarebbe stato una novità,bensì già utilizzato da Guillaume Apollinaire nella sua critica sull' Orfismo. Il Manifesto verrà inserito come prefazione ad un testo di Breton dal titolo Poisson Soluble, una raccolta di prose delle quali 32 sono automatiche.
I temi sono: visioni oniriche, il recupero della prolifica immaginazione infantile, la malattia mentale come rivelatrice di verità, l'abolizione della logica in favore dell'automatismo (concetto d'ispirazione Freudiana). La figura di Sigmund Freud ha un'enorme influenza su Breton che ne adotta le analisi psicoanalitiche sul sogno ("La psicologia è un argomento sul quale non sono disposto a scherzare" dichiara). Freud sarà l'inconsapevole profeta del Surrealismo. Il sonno è uno stato di coscienza che viene elevato da Breton allo statuto di legittima realtà, al pari della veglia. Quest'ultima invece è vista come un fenomeno di interferenza, ipotesi per lui validata dalla presenza di lapsus ed equivoci di ogni specie, richiamanti la coscienza a prestare attenzione al subconscio, ossia la parte della coscienza più sincera e non governato dal Super-Io. La combinazione di questi due stati genera secondo Breton una Realtà Assoluta chiamata Surrealtà.
L'automatismo, che spiega il senso stesso del Surrealismo nella definizione di apertura, è anch'esso d'ispirazione freudiana: si tratta di lasciar fluire parole o immagini senza che esse passino per il filtro dell'organizzazione razionale di senso. Il risultato può mostrare delle immagini inquietanti perché rivelatrici di desideri nascosti non censurati, o paure. Ne sono un esempio le immagini ipnagogiche o le allucinazioni uditive del dormiveglia, alle quali molte raffigurazioni surrealiste somigliano. Breton ne lascia un esempio personale: C'è un uomo tagliato in due dalla finestra . Tra sogno e veglia aveva udito una voce che accompagnava la percezione dell'immagine descritta. Questo pensiero parlato avrebbe rivelato in questo caso una sua paura di castrazione.
Nell'ultima parte vengono impartiti consigli di diverso genere sotto la luce della poetica di gruppo, ad esempio su come non annoiarsi, come discorrere, scrivere finti romanzi, opinioni sulla morte ed esempi di frasi surrealiste.

DADAISMO

Il dadaismo o dada è un movimento culturale nato a Zurigo, nella Svizzera neutrale della Prima Guerra Mondiale, e sviluppato tra il 1916 e il 1920. Il movimento ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti artistici), il teatro e la grafica, che concentrava la sua politica anti bellica attraverso un rifiuto degli standard artistici attraverso opere culturali che erano contro l'arte stessa. Il dadaismo ha inoltre messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell'epoca: dall'estetica cinematografica o artistica, fino alle ideologie politiche; ha inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l'umorismo. Gli artisti dada sono stati volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.

Quadro generale

Le attività dada includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di periodici d'arte e letteratura. Le tematiche trattate spaziavano dall'arte alla politica. Dada nacque come protesta contro il barbarismo della Prima Guerra Mondiale, in seguito il movimento divenne più improntato su una sorta di nichilismo artistico, che escludeva e condannava la rigidità e il manierismo in vari campi dell'arte come la letteratura, la pittura, la scultura. Tutto ciò era applicato anche e soprattutto alle convenzioni della società in cui gli artisti vivevano. Il dadaismo ha influenzato stili artistici e movimenti nati successivamente, come il surrealismo, la pop art e il gruppo neo dada Fluxus. Dada è stato un movimento internazionale, ed è relativamente difficile classificare gli artisti in base al loro paese di provenienza, in quanto si spostavano costantemente da una nazione all'altra.

Cos'è Dada?

Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Ha infatti tentato di combattere l'arte con l'arte. Per ogni cosa che l'arte sostenesse, Dada rappresentava l'opposto. Se l'arte prestava attenzione all'estetica, Dada ignorava l'estetica; se l'arte doveva lanciare un messaggio implicito attraverso le opere, Dada tentava di non avere alcun messaggio, infatti l'interpretazione di Dada dipende interamente dal singolo individuo; se l'arte voleva richiamare sentimenti positivi, Dada offendeva. Attraverso questo rifiuto della cultura e dell'estetica tradizionali i dadaisti speravano di distruggere se stessa, ma, ironicamente, Dada è diventato un movimento che ha influenzato l'arte moderna.
Tristan Tzara afferma: Dio e il mio spazzolino sono Dada, e anche i newyorkesi possono essere Dada, se non lo sono già. Un critico del American Art News ha asserito a riguardo che la filosofia Dada è la cosa più malata, più paralizzante e più distruttiva che sia stata pensata dal cervello umano. Gli stessi dadaisti hanno descritto Dada come un fenomeno che scoppia nella metà della crisi morale ed economica del dopoguerra, un salvatore, un mostro che avrebbe sparso spazzatura sul suo cammino. Un sistematico lavoro di distruzione e demoralizzazione...che alla fine non è diventato che un atto sacrilego.. La ragione e la logica avevano lasciato alla gente gli orrori della guerra, e l'unica via di salvezza era il rifiuto della logica per abbracciare l'anarchia e l'irrazionale. Comunque, tutto ciò può essere inteso come lato logico dell'anarchia e il rifiuto dei valori e dell'ordine. La distruzione sistematica dei valori, non è quindi irrazionale, se si pensa che debba essere messa in atto.[1]

Perché Dada?

« Dada non significa nulla. »

(Manifesto Dada del 1918, di Tristan Tzara)

L'origine della parola Dada non è chiara; esistono varie interpretazioni e vari fatti collegati con la scelta del nome. Molti credono che il termine sia un nonsense; altri sostengono che risalga all'uso frequente della parola da ( in rumeno) da parte degli artisti rumeni Tristan Tzara e Marcel Jancoma. Altri ancora asseriscono che l'origine del nome sia da ricercare in un gruppo di artisti stabilitisi a Zurigo nel 1916 che, avendo bisogno di un nome per il loro nuovo movimento, scelsero a caso una parola da un dizionario francese-tedesco, che pare sia stato un dizionario Larousse. In ogni caso, volendolo tradurre letteralmente, in russo significa due volte ; in tedesco due volte li; in italiano e francese costituisce una delle prime parole che i bambini pronunciano, e con la quale essi indicano tutto: dal giocattolo alle persone. Va notato che secondo l'ideale Dada, il movimento non si dovrebbe chiamare Dadaismo, dato che venne creato il nome Dada in opposizione a tutti gli -ismi letterari ed artistici.

 

Esempio di arte dadaista.
Un orinatoio interpretato da
Marcel Duchamp come una fontana.

 

Storia

L'esperienza della guerra, la disgregazione delle istituzioni di tradizione ottocentesca e le grandi trasformazioni sociali e politiche producono nel ventennio tra le due guerre mondiali un forte distacco dal passato non solo in campo storico e sociale ma anche in quello culturale e artistico. Cercando di spiegare le ragioni della nascita di Dada Tristan Tzara, in un'intervista alla radio francese, concessa nel 1950, dichiarava: Per comprendere come è nato Dada è necessario immaginarsi, da una parte, lo stato d'animo di un gruppo di giovani in quella prigione che era la Svizzera all'epoca della prima guerra mondiale e, dall'altra, il livello intellettuale dell'arte e della letteratura a quel tempo. Certo la guerra doveva aver fine e dopo noi ne avremmo viste delle
altre. Tutto ciò è caduto in quel semioblio che l'abitudine chiama storia. Ma verso il 1916-1917, la guerra sembrava che non dovesse più finire. In più, da lontano, sia per me che per i miei amici, essa prendeva delle proporzioni falsate da una prospettiva troppo larga. Di qui il disgusto e la rivolta. Noi eravamo risolutamente contro la guerra, senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo utopistico. Noi sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se non estirpandone le radici. L'impazienza di vivere era grande, il disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue stesse basi, alla logica, al linguaggio, e la rivolta assumeva dei modi in cui il grottesco e l'assurdo superavano di gran lunga i valori estetici. Non bisogna dimenticare che in letteratura un invadente sentimentalismo mascherava l'umano e che il cattivo gusto con pretese di elevatezza si accampava in tutti i settori dell'arte, caratterizzando la forza della borghesia in tutto ciò che essa aveva di più odioso...

 

 

Fonte: http://www.mlbianchi.altervista.org/avanguardia.doc

Sito web da visitare: http://www.mlbianchi.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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