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Allegato 1- Misure di isolamento per le principali malattie infettive
Si riportano di seguito la legenda e le note al fine di rendere più facilmente
consultabile le tabelle contenenti le misure di isolamento
Estratto e modificato da: "Conters for Disease Controi and Preven- tion, Hospital lnfeotion Controi Praetice Advisory Cornmittee. Draft quideline for isolation and precautions in hospitals. Federal Register 1994; 59(214): 55551-55570"
TIPO DI PRECAUZIONI |
DURATA DELLE PRECAUZIONI |
A = precauzioni per via aerea |
CN = fino alla fine della terapia antibiotica e coltura |
NOTE
l. Vedi anche sindrorni e condizioni elencate in tabella I.
2. Nessuna medicazione o non protezione sufficiente -al drenaggio.
3. la medicazione copre e protegge il drenaggio.
4. Fino a due esami culturali, a distanza di 24 ore, negativi.
5. Mantenere le precauzioni durante l'ospedalizzazione di neonati e di bambini fino a 3 anni di età; nei bambini dai 3 ai 14 anni fino a 2 settimane dopo l'inizio della sintomatologia; oltre i 14 anni è sufficiente una settimana.
6. Usare le precauzioni da contatto per i pazienti incontinenti e per i bambini di età inferiore ai 6 anni per tutta la durata della malattia.
7. Per i neonati nati con parto naturale o taglio cesareo se la madre aveva una infezione attiva e una rottura di membrana per più di 4-6 ore.
8. Questa raccomandazione ha lo scopo di far capire le difficoltà logistiche e le lirnitazioni strutturali che un ospedale potrebbe affrontare quando ricovera un paziente con sospetta influenza durante un evento epidernico comunitario. Se non sono disponibili camere singole può essere preso in considerazione il raggruppamento dei pazienti; è comunque da evitare la condivisione di una camera: con un paziente ad alto rischio. Per le misure specifiche si fa riferimento alle linee guida per la prevenzione delle polmoniti nosocomiali.
9. I pazienti dovrebbero essere visitati abitualmente al fine di evidenziare una tubercolosi polmonare attiva. Se esiste evidenza clinica adottare le misure di precauzione necessarie (vedi isolamento tubercolosi).
10. I microrganismi giudicati resistenti da programmi di controllo delle infezioni basate sulle condizioni attuali, sulle raccomandazione regionali o nazionali e per i quali esiste un particolare significato clinico ed epidemiologico.
11. Fino a 9 giorni dopo l'insorgenza della tumefazione.
12. Mantenere le precauzioni fino a 5 giorni dopo l'inizio della terapia.
13. Evitare di mettere il paziente in camera con altri pazienti immunocompromessi.
14. Evitare che il paziente condivida la camera con altri pazienti non infetti o colonizzati con Pseudomonas cepacia.
15. Fino a sette giorni dopo l'insorgenza dell'eruzione cutanea.
16. Le precauzioni devono essere usato per ogni ammissione di bambini fino all'anno di età, a meno che il tampone nasofaringeo e l'urinocoltura non siano negativi per virus dopo i tre mesi di vita.
17. Sospendere le precauzioni solo quando il paziente è sottoposto ad una terapia specifica, è migliorato clinicamente e ha tre esami colturali dell'escreato, raccolti in giorni diversi, negativi.
18. Mantenere le precauzioni fino alla cicatrizzazione della lesione: le persone suscettibili dovrebbero rimanere fuori dalla camera.
Infezione – condizione |
Precauzioni |
|
|
Tipo |
durata |
|
|
|
actinomicosi |
s |
|
adenovirus |
d/s |
di |
aids |
s |
|
amebiasi |
s |
|
antrace (carbonchio) |
SS |
|
artropodi |
S |
|
ascaridiosi |
s |
|
ascesso |
CS |
|
aspergillosi |
s |
|
babebiosi |
s |
|
botulismo |
s |
|
bronchioliti |
|
|
brucellosi |
s |
|
candidosi |
s |
|
cavità chiuse |
s |
|
cellulite |
S |
|
clostridium |
SC |
|
coccidiodomicosi |
s |
|
colera |
|
|
congiuntivite |
s |
di |
coxsackie virus, malattia da |
|
|
criptococcosi |
|
|
cytomegalovirus |
s |
|
diarrea acuta sospetta etiologia infettiva |
|
|
difterite |
C |
CN4 |
echinoccocosi |
s |
|
echovirus |
|
|
Infezione – condizione |
Precauzioni |
|
|
Tipo |
durata |
encefaliti o encefalomieliti |
|
|
endometriti |
s |
|
enterobiasi |
s |
|
enterecoccus species |
c |
dh |
enterovirus |
s |
DH |
epatite virale |
S |
F5 |
epiglottide |
d |
U 24h |
febbri emorragiche |
c |
di |
foruncolosi stafilococcica |
c |
di |
gangrena |
s |
|
gastroenteriti |
S6 S6 |
DI
DI
DI DI |
giardiasi |
|
|
gonorrea |
s |
|
granuloma inguinale |
s |
|
guillain barrè, sindrome di |
s |
|
herpangina |
|
|
Infezione – condizione |
Precauzioni |
|
|
Tipo |
durata |
herpes simplex (herpesvirus ominis) |
s s |
DIDI |
herpe zoster (varicella zoster) |
a/c |
di |
impetigine |
c |
u 24 h |
influenza |
d8 |
di |
intossicazione alimentare |
s |
|
istoplasmosi |
s |
|
lebbra |
s |
|
legionellosi |
s |
|
leptospirosi |
s |
|
listeriosi |
s |
|
lyme, malattia di |
s |
|
malaria |
s |
|
melioidosi |
s |
|
meningiti |
s |
u 24 h u 24 h
|
meningococco |
d |
u 24 h |
microrganismi multiresistenti (infezione/colonizzazione) |
c |
u 24 h |
micobatteri atipici |
s |
|
mycoplasma pneumonia |
d |
di |
mononucleosi |
s |
|
morbillo |
a |
di |
nocardiosi |
s |
|
parainfluenza (respiratoria in età pediatrica) |
c |
di |
parotite epidemica |
d |
f11 |
pediculosi |
c |
u 24 h |
pertosse |
d |
f12 |
Infezione – condizione |
Precauzioni |
|
|
Tipo |
durata |
peste |
s |
u 72 h |
polmonite |
d/c s s s |
di
u 24 h u 24 h
dh
u 24 h
di |
poliomelite |
s |
|
psittacosi |
s |
|
q febbre |
s |
|
rabbia |
s |
|
rickettsiosi |
s |
|
rosolia |
d |
f15 |
rotavirus (vedi gastroenteriti) |
|
|
salmonellosi (vedi gastroenteriti) |
|
|
scabbia |
c |
u 24 h |
sifilide |
s |
|
sporotricosi |
s |
|
stafilococco malattia da |
c |
di |
streptococco gruppo a, malattia da |
c |
u24h
u24h |
Infezione – condizione |
Precauzioni |
|
|
Tipo |
durata |
Streptococco gruppo b e non a non b |
s |
|
stroingiloidposi |
s |
|
teniasi |
s |
|
tetano |
s |
|
tifo (febbre tifoide) |
|
|
toxoplasmosi |
s |
|
tracoma, acuto |
s |
|
trichinosi |
s |
|
trichiuriasi |
s |
|
tricomoniasi |
s |
|
tubercolosi |
s |
f 17 |
turalemia |
s |
|
ulcera da decubito infetta |
c |
di |
ulcera venerea (ulcera molle) |
s |
|
varicella |
a/c |
f18 |
vibrio parahaemolyticus |
|
|
yersina enterocolitica |
|
|
zigomicosi |
s |
|
zoster (varicella zoster) |
a/c |
f17 |
sindromi cliniche |
||
sindromi cliniche * |
patogeni potenziali** |
precauzioni empiriche |
diarrea
|
Patogeni enterici*** Clostridium difficile |
Contatto contatto |
meningite |
neisseria meningitidis |
droplet |
eruzione cutanea o esantema generalizzato eziologicamente sconodsciuto |
Neisseria meningitidis |
Droplet |
infezioni respiratorie |
Mycobacterium tubercolosis |
Aerea Aerea |
microrganisami multiresistenti ai farmaci |
Batteri resistenti Batteri resistenti |
Contatto contatto |
infezioni cutanee o delle ferite |
Staphylococcus aureus |
contatto |
|
|
|
* i pazienti che le sindromi cliniche o condizioni riportate in tabella possono presentarsi con segni o sintomi atipici (ad esempio la pertosse nel neonato e nell’adulto può presentarsi senza tosse parossisatica o grave). Il sospetto dei sanitari arà guidato sia dalla prevalenza delle condizioni specifiche in quella comunità, sia dal giudizio clinico. |
||
** i microrganismi elencati nella colonna come “patogeni potenziali” non rappresentano la diagnosi completa o più probabile ma piuttosto i possibili agenti eziologici che richiedono precauzioni addizionali oltre a quelle standard finché non potranno essere esclusi. |
||
*** questi patogeni includono escherichia coli enteroemorragica, shigella, virus dell’epatite A e rotavirus. |
||
**** ai microrganismi giudicati resistenti dal programma di controllo delle infezioni basato sulle condizioni attuali, sulle raccomandazioni generali e nazionali, deve essere attribuito un particolare significato clinico o epidemiologico. |
Volume 5, numero 4, dicembre 1998
Isolamento e precauzioni per la prevenzione delle malattie trasmissibili in ospedale
Christian Ruef, Zurigo; Pia Raselli, Patrick Francioli, Losanna
Introduzione
La trasmissione delle malattie infettive all'interno dell'ospedale rappresenta un rischio per pazienti e personale. E' quindi importante sviluppare delle strategie di prevenzione sia per le malattie frequenti, sia per quelle più rare. Un certo numero di condizioni devono essere adempite affinché tali strategie possano funzionare con successo: avere un alto grado di sospetto e conoscere in dettaglio i modi di trasmissione, i periodi di incubazione e l'efficacia delle diverse misure preventive. I CDC (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta negli USA hanno recentemente pubblicato delle raccomandazioni aggiornate e revisionate. In questo articolo sono riassunti la filosofia e i punti chiave di queste raccomandazioni.
A livello del personale, si sente spesso dire che la trasmissione di agenti infettivi in ospedale è un fenomeno ben conosciuto, facente parte dei rischi professionali. Questo tipo di affermazione un po' fatalista è a sua volta il riflesso dell'immagine disinteressata che il personale curante vuole avere di se stesso e della sua devozione verso i pazienti, ma pure di una scarsa conoscenza dei rischi e delle misure preventive.
Il ventaglio di microrganismi che rivestono un'importanza epidemiologica nelle infezioni nosocomiali è largo e comprende batteri, virus, funghi e anche protozoi. Le manifestazioni cliniche, il tempo d'incubazione così come i diversi modi di trasmissione dei diversi microrganismi sono conosciuti. Le misure di prevenzione che scaturiscono sono basate su queste caratteristiche. Queste misure possono essere utilizzate in modo universale e internazionale. A parte qualche rara eccezione in relazione a delle situazioni locali, la filosofia di base nel campo del controllo e della prevenzione delle infezioni nosocomiali, può essere applicato sia nei piccoli che nei grandi ospedali. Da diversi anni, i CDC hanno un ruolo di leader nello sviluppo di raccomandazioni per la prevenzione delle infezioni nosocomiali. Queste raccomandazioni sono state riviste e pubblicate nel 1996. Questo ci permette di rivedere il fondamento storico delle nuove raccomandazioni e di presentare gli elementi più importanti. In questo contesto bisogna chiedersi se le raccomandazioni possano essere applicate negli ospedali svizzeri.
Cenni storici
Già nel 1970 i CDC avevano pubblicato un manuale con delle raccomandazioni per i diversi isolamenti di pazienti con malattie infettive trasmissibili. Quest'ultimo è poi stato rivisto nel 1975 e comprendeva 7 categorie di isolamento e di precauzioni, e più precisamente l'isolamento stretto, l'isolamento respiratorio, l'isolamento protettivo e le precauzioni in caso di infezioni enteriche. Nel corso degli anni '80, abbiamo assistito a modifiche di elementi importanti nella prevenzione delle infezioni ospedaliere. L'acquisizione di microrganismi patogeni ospedalieri è aumentata e ha oltrepassato quella di germi comunitari. Questo aspetto si è accentuato soprattutto nell'ambito delle cure intensive con l'apparizione delle resistenze agli antibiotici, in particolare nei batteri gram negativi.
La pubblicazione revisionata dei CDC del 1983 comportava oltre alle misure d'isolamento e precauzionali già citate, l'isolamento di contatto e le precauzioni in caso di contatto con sangue o liquidi biologici infetti. E' pure stato introdotto l'isolamento in caso di tubercolosi polmonare.
La revisione di queste norme ha posto dei gravi problemi nella vita quotidiana. La ripartizione delle diverse malattie infettive in diverse categorie d'isolamento ha suscitato molte controversie. L'insorgenza di nuove malattie infettive , come per esempio l'infezione da HIV, la tubercolosi multiresistente e le febbri emorragiche virali, hanno messo in evidenza delle lacune nelle raccomandazioni del 1983 e un'ulteriore rapida revisione si è rivelata necessaria.
L'era dell'HIV
La scoperta del virus HIV come agente eziologico del SIDA e la sua trasmissione da pazienti al personale ospedaliero mediante ferite provocate da oggetti taglienti o appuntiti ha incitato i CDC ad aggiungere nel 1985 la nozione di precauzioni "universali".
Le raccomandazioni del 1983 avevano come scopo quello di proteggere il paziente e il personale, dirigendo le misure sui pazienti identificati come infetti mentre l'aggiunta delle precauzioni universali nel 1985 aveva come scopo quello di considerare ogni paziente come potenzialmente infetto, concentrandosi essenzialmente sulla protezione del personale. L'utilizzo di guanti, di maschere appropriate, di occhiali protettivi e di recipienti rigidi per l'esposizione a sangue e liquidi biologici era regolato da queste raccomandazioni. Nel 1987, come complemento alle precauzioni universali, la nozione di isolamento in caso di contatto con pelle non intatta, mucose e ferite è stata introdotta (body substance isolation). Queste precauzioni si concentravano sulla trasmissione di microrganismi in caso di un contatto diretto, trascurando la nozione di trasmissione mediante goccioline. Le precauzioni universali hanno pure evidenziato delle lacune. La raccomandazione dell'uso di guanti in caso di atti medici multipli hanno condotto ad una falsa sicurezza. Il fatto che i guanti potessero essere contaminati e divenire così un vettore ideale per la trasmissione di microrganismi non è stata sufficientemente presa in considerazione. Sono state descritte molte epidemie nell'ambito dei reparti di cure intensive, imputabili a un uso improprio dei guanti.
Questi fatti hanno evidenziato come da un lato le raccomandazioni non erano sempre applicate correttamente, e dall'altro diventavano problematiche e contraddittorie con il susseguirsi di nuove versioni. Si è dunque deciso di provvedere ad una revisione completa.
Le nuove raccomandazioni del 1996
Principi di base
La conoscenza di 3 elementi concernenti la trasmissione sono indispensabili per la messa in atto di un isolamento
Le nuove raccomandazioni dei CDC distinguono 5 modalità di trasmissione (Tabella 1).
Tabella 1: Modalità di trasmissione
|
Un catalogo di misure preventive è stato stabilito per ogni modalità di trasmissione (Tabella 2). E' chiaro che l'insieme di queste misure non si applica a tutti i casi, ma bisogna individualizzarle in funzione della loro pertinenza in una data situazione.
Tabella 2: Misure da considerare in caso di isolamento
|
Quattro categorie di misure nel 1996
Contrariamente a quelle degli anni 70-80, la composizione delle nuove raccomandazioni è molto semplice: solamente 4 categorie di misure entrano in linea di conto (Tabella 3).
Tabella 3: Categorie di misure preventive
|
Le raccomandazioni si basano essenzialmente sulle precauzioni standard (Tabella 4). A dipendenza della situazione, oltre a quelle basilari, verranno aggiunte delle misure supplementari per la trasmissione aerea, la trasmissione mediante goccioline e la trasmissione per contatto. Visto che le precauzioni standard si applicano a tutti i pazienti, è importante rispettarne tutte le componenti.
Tabella 4: Precauzioni standard
Cosa ? |
Quando ? |
Disinfezione delle mani |
Prima e dopo il contatto con un paziente , dopo qualsiasi contatto con liquidi biologici (con o senza guanti) |
Guanti |
Prima di ogni contatto con liquidi biologici, mucose e ferite |
Maschera, occhiali protettivi, camice protettivo |
In caso di attività che presentano un rischio d'esposizione a dei liquidi biologici |
Disinfezione (superfici, materiale) |
Contaminazione dell'ambiente circostante il paziente |
Protezione contro le ferite |
In caso di manipolazioni con del materiale tagliente o appuntito |
In caso di sospetto clinico o di diagnosi confermata di un'infezione trasmissibile per aerosol, mediante goccioline o per contatto diretto, certe misure addizionali devono essere applicate. Queste misure sono descritte nella Tabella 5.
Tabella 5: Misure addizionali
Modalità di trasmissione |
Esempi |
Misure complementari |
Aerosol |
|
|
Goccioline |
|
|
Contatto |
|
|
Conclusioni
Le nuove raccomandazioni dei CDC rappresentano senza alcun dubbio un progresso nell'ambito della prevenzione delle infezioni nosocomiali. Sono precise, chiare e ben concepite, ciò che contribuisce a una buona applicazione nella pratica quotidiana. Il documento dei CDC contiene molte informazioni dettagliate concernenti un certo numero di agenti infettivi che non possiamo trattare qui per motivi di spazio.
La messa in atto in Svizzera delle raccomandazioni americane non sarà possibile senza certe modifiche. Infatti, la maggior parte degli ospedali svizzeri non dispongono di camere munite di ventilazione a pressione negativa. Questa non è però una priorità e non dovrebbe impedire la messa in atto delle altre misure, più importanti, meno costose, ma più facili da realizzare in pratica. Per esempio, l'importanza della diagnosi precoce di una malattia trasmissibile, come per esempio la tubercolosi polmonare: un'esposizione a M. tuberculosis avviene nella maggior parte dei casi nel contesto di una tubercolosi sconosciuta. Una tale esposizione non è prevenuta dalle installazioni "hightech" ma da un alto indice di sospetto. Questo ci riporta all'inizio dell'articolo. In caso di presa a carico di pazienti infetti, conviene prima di tutto applicare le conoscenze attuali con buon senso. Le nuove raccomandazioni per la prevenzione delle infezioni trasmissibili nel settore curativo si basano sulle evidenze accumulate nel corso degli anni, dimostrando l'efficacia di certe misure. Queste misure sono concepite per essere applicate nella pratica. Conviene familiarizzarsi con esse e introdurle nella pratica giornaliera.
Referenze
1. Garner JS, The Hospital Infection Control Practices Advisory Commitee. Guideline for Isolation Precautions in Hospitals. Infect Control Hosp Epidemiol, 1996; 17:53-80.
Fonte: http://www.anmdo.org/wp-content/uploads/isolamento.doc
Sito web da visitare: http://www.anmdo.org
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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