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L’Apparato circolatorio è l’apparato che permette la circolazione del sangue attraverso l’organismo. Esso è formato da Vene e Arterie.
La struttura delle vene e delle arterie, vasi di grosso e medio calibro dell’apparato circolatorio, è caratterizzata da una sequenza di strati concentrici di natura connettivale e muscolare, che conferisce ai vasi stessi elasticità, possibilità di dilatazione o costrizione, e capacità di adattarsi alle variazioni della pressione sanguigna. Le vene, in particolare, possiedono al loro interno valvole dette, per la loro forma a imbuto, “a nido di rondine”; queste impediscono il reflusso del sangue e ne facilitano lo scorrimento verso il cuore. I capillari sono invece vasi di piccolo calibro e di struttura semplice; l’endotelio che ne costituisce le pareti è formato da cellule epiteliali molto sottili che permettono gli scambi tra il sangue e i tessuti.
L’apparato circolatorio è composto dal cuore, organo che ha funzione propulsiva, e da vasi conduttori di calibro differente entro i quali il sangue scorre. I vasi che conducono il flusso sanguigno in direzione centrifuga rispetto al cuore sono detti arterie, arteriole e capillari sanguigni arteriosi, a seconda che abbiano un calibro grande, intermedio e piccolo; i vasi che invece conducono il sangue in direzione centripeta sono definiti vene, venule e capillari sanguigni venosi.
Nell'uomo e nei vertebrati superiori il cuore è formato da quattro cavità: gli atri destro e sinistro e i ventricoli destro e sinistro. La parte destra del cuore pompa il sangue povero di ossigeno, proveniente dalle cellule dell'organismo, ai polmoni dove viene riossigenato, mentre la parte sinistra del cuore riceve il sangue ossigenato dai polmoni e, attraverso le arterie, lo invia alle diverse parti del corpo. È stato stimato che un determinato volume di sangue percorre tutta la circolazione in circa 30 secondi. La circolazione sanguigna ha inizio precocemente nel corso dello sviluppo embrionale.
Il sangue proveniente da ogni parte del corpo viene trasportato all'atrio destro attraverso due grosse vene: la vena cava superiore e la vena cava inferiore. L'atrio destro si contrae spingendo il sangue, attraverso un'apertura, nel ventricolo destro che, contraendosi a sua volta, invia poi il sangue ai polmoni. Il riflusso del sangue nell'atrio è impedito dalla valvola tricuspide, che si chiude completamente durante la contrazione del ventricolo. Nel suo passaggio attraverso i polmoni, il sangue viene ossigenato, cioè saturato di ossigeno, per tornare poi al cuore attraverso le quattro vene polmonari che si immettono nell'atrio sinistro. Quando questa cavità cardiaca si contrae, il sangue viene spinto nel ventricolo sinistro e da lì, in seguito alla contrazione del ventricolo, nell'aorta. La valvola bicuspide o mitrale impedisce il riflusso del sangue nell'atrio, mentre le valvole semilunari, poste all'imboccatura dell'aorta, ne impediscono il reflusso nel ventricolo. Valvole simili si trovano anche nell'arteria polmonare.
Il cuore è una pompa doppia che spinge il sangue attraverso i due circuiti chiusi e separati dell'apparato circolatorio umano. Il sangue ricco di ossigeno lascia il ventricolo sinistro attraverso l’aorta e, dopo essere circolato in tutto il corpo, torna desossigenato all’atrio destro attraverso le vene cave superiore e inferiore. Introducendolo nell’arteria polmonare, il ventricolo destro pompa il sangue ai polmoni, dove avviene l'espulsione dell'anidride carbonica e l'assunzione dell'ossigeno. Una volta ossigenato torna all’atrio sinistro attraverso le vene polmonari, pronto per un nuovo ciclo di circolazione arteriosa.
L'aorta si suddivide in numerosi rami principali che, a loro volta, si dividono in diramazioni più piccole finché, attraverso complesse ramificazioni, tutte le parti del corpo vengono perfuse dal sangue. Le arterie più piccole si dividono in un fine reticolo di vasi ancora più sottili, i capillari, che hanno pareti sottilissime; il sangue può così entrare in stretto rapporto con i liquidi e i tessuti del corpo. Scorrendo attraverso i capillari, il sangue svolge tre funzioni: libera nei tessuti l'ossigeno in esso veicolato dall’emoglobina, fornisce alle cellule le sostanze nutritive e altri composti essenziali per la loro vita, e raccoglie i prodotti di scarto dei tessuti. I capillari confluiscono nelle venule di piccolo calibro che, a loro volta, formano vasi sempre più grossi; questi ultimi convogliano il sangue nella vena cava superiore e in quella inferiore, che lo riportano al cuore, completando così la circolazione.
Oltre alle circolazioni polmonare e sistemica, esiste una circolazione sussidiaria della circolazione venosa, la circolazione portale. Un certo volume di sangue viene raccolto dalla vena porta nell'intestino e trasportato al fegato, dove entra in aree particolari, dette sinusoidi, in cui si trova direttamente a contatto con le cellule epatiche. Nel fegato il sangue, che trasporta i prodotti della digestione dei cibi assorbiti attraverso i capillari localizzati nei villi intestinali, subisce importanti mutamenti. Il sangue viene raccolto una seconda volta nelle vene epatiche, dalle quali torna nella circolazione generale passando attraverso l'atrio destro.
Al di sotto delle valvole semilunari del cuore, dall'aorta si dipartono due arterie coronarie, che successivamente si diramano formando un complesso reticolo capillare nel muscolo cardiaco e nel tessuto valvolare. Il sangue proveniente dalla circolazione capillare coronarica entra in numerose piccole vene che poi penetrano direttamente nell'atrio destro senza passare nella vena cava. La circolazione coronarica fornisce le sostanze nutrienti e l'ossigeno al tessuto muscolare del cuore; quando essa è insufficiente, sussiste il rischio di ischemia del tessuto cardiaco e di infarto del miocardio.
Ostruzione da colesterolo in un'arteria La progressiva deposizione di colesterolo e altri lipidi può determinare all’interno delle arterie la formazione di placche arteriosclerotiche che, ostruendo il lume dei vasi, impediscono lo scorrimento del sangue. Il deposito si forma mediante infiltrazione dei grassi tra l’endotelio e lo strato di tessuto muscolare liscio più interno; se questo sottile rivestimento si rompe, sul deposito lipidico le piastrine trasportate dal sangue tendono ad iniziare un processo di coagulazione che rallenta ancora di più la circolazione. Quando il vaso colpito è un’arteria coronaria, il cuore, non più sufficientemente irrorato, può subire un infarto; se la placca che sporge nel lume del vaso si frammenta, si formano trombi, cioè grumi che possono raggiungere con il flusso sanguigno altri vasi, come quelli del cervello, e causare un ictus. La rimozione di una placca arteriosclerotica può avvenire mediante la tecnica dell’angioplastica. L’arteria danneggiata da depositi lipidici può anche essere aggirata dal flusso sanguigno mediante l’applicazione di un by-pass.
Angioplastica con palloncino Una delle cause più frequenti di infarto è l’accumulo di placche di colesterolo sulle pareti interne delle arterie che perfondono il cuore. L’angioplastica con palloncino, una terapia chirurgica comunemente utilizzata per curare questa patologia, elimina la necessità di interventi più impegnativi come quello di bypass coronarico.
Nel corso degli anni Ottanta William DeVries impiantò cuori artificiali Jarvik-7 su diversi pazienti, ottenendo in generale risultati poco soddisfacenti. Soltanto in un unico caso il paziente sopravvisse per 620 giorni dopo l'intervento. Attualmente la soluzione del cuore artificiale viene adottata solo temporaneamente, in attesa della disponibilità di un cuore umano.
Arteriografia delle coronarie L'arteriografia eseguita alle arterie coronarie, vasi che irrorano il cuore, permette di verificare se vi sono ostruzioni della circolazione sanguigna e, di conseguenza, se sussistono coronariopatie, e se vi è il rischio di ischemia del tessuto cardiaco e di infarto. Nell'immagine, ottenuta dopo avere inoculato al paziente un mezzo di contrasto, è possibile riscontrare alcune zone scure nella parte superiore del cuore, corrispondenti a ostruzioni dovute a placche arteriosclerotiche delle coronarie.
Pressione sanguigna e ipertensione
Il sistema circolatorio può essere colpito da numerosi disturbi e patologie che si riflettono anche su altri organi del corpo del paziente, per lo stretto contatto anatomico e funzionale che vi è tra i vasi sanguigni e i tessuti da essi perfusi. Variazioni della pressione del sangue all’interno dei vasi possono causare stati di ipertensione o ipotensione (ovvero, pressione troppo elevata o troppo bassa rispetto ai valori normali); disturbi della circolazione possono causare un accumulo di sangue in un particolare distretto corporeo, ovvero una condizione di congestione. La lesione di vasi sanguigni, a causa di traumi o di patologie degenerative della parete dei vasi, porta a emorragie interne. Arterie e vene possono inoltre essere colpiti da patologie caratteristiche, come l’arteriosclerosi e le varici. Vedi anche Arteriografia; Angioplastica; By-pass; Trombosi; Menopausa; Collasso; Asfigmia.
Il Cuore contraendosi ritmicamente, esercita una forza propulsiva sul sangue e ne determina la circolazione all’interno dei vasi sanguigni. Ha anche una funzione endocrina, producendo un ormone tissutale, il fattore natriuretico atriale.
Le fibre del tessuto muscolare cardiaco costituiscono il miocardio, lo strato muscolare intermedio del cuore. Tali fibre, come appare in questa sezione istologica osservata al microscopio ottico, possiedono striature trasversali analoghe a quelle del tessuto striato, dovute ai filamenti proteici di actina e miosina che, all'interno delle fibre, permettono la contrazione. Le fibre cardiache hanno forma cilindrica; le loro estremità sono biforcate e si collegano in modo da formare un reticolo tridimensionale. Le superfici di collegamento sono dette dischi intercalari; nella foto, appaiono come sottili linee scure trasversali.
Il Cuore è localizzato nel mediastino, ovvero nella regione posta tra i due polmoni e nella quale si trovano anche la trachea e i bronchi, e il tratto iniziale dell’arteria aorta, delle arterie e delle vene polmonari e della vena cava superiore. Ha una forma grossolanamente conica, con la punta rivolta verso il basso e verso sinistra; delle dimensioni di un pugno, nell’adulto pesa circa 250-270 g. È connesso all’arteria aorta, alla vena cava superiore e alle vene e arterie polmonari.
La parete del cuore, o miocardio, è composta da un particolare tipo di tessuto muscolare, detto striato, le cui cellule, o fibre, hanno una forma cilindrica ed estremità biforcate. Le cellule si collegano le une alla altre attraverso giunzioni denominate dischi intercalari, e formano una sorta di reticolo tridimensionale. All’esterno, il miocardio è rivestito dal pericardio, formato da due membrane tra loro separate da una cavità virtuale, derivante dal celoma. La membrana più esterna, fibrosa, ha connessioni con la faccia interna dello sterno, delle coste toraciche e con il diaframma; la membrana interna, aderente al cuore, è una sottile membrana sierosa. La superficie interna del miocardio è protetta dall’endocardio, un delicato tessuto epiteliale, presente anche all’interno dei vasi sanguigni e formato da un monostrato di cellule adiacenti di forma poligonale. I tessuti cardiaci sono nutriti dalle coronarie, vasi che, diramandosi in una trama di sottili capillari, perfondono l’intero organo. Il cuore è una pompa doppia che spinge il sangue attraverso i due circuiti chiusi e separati dell'apparato circolatorio umano. Il sangue ricco di ossigeno lascia il ventricolo sinistro attraverso l’aorta e, dopo essere circolato in tutto il corpo, torna desossigenato all’atrio destro attraverso le vene cave superiore e inferiore. Introducendolo nell’arteria polmonare, il ventricolo destro pompa il sangue ai polmoni, dove avviene l'espulsione dell'anidride carbonica e l'assunzione dell'ossigeno. Una volta ossigenato torna all’atrio sinistro attraverso le vene polmonari, pronto per un nuovo ciclo di circolazione arteriosa.
Una sezione trasversale rivela nel cuore la presenza di un setto longitudinale che lo divide in due parti, destra e sinistra, e di due setti orizzontali che, in ciascuna parte, separano la porzione superiore (atrio) da quella inferiore (ventricolo). Il cuore, dunque, risulta suddiviso in quattro cavità.
Valvole cardiache
Ciascun atrio è in comunicazione con il ventricolo sottostante mediante una valvola (bicuspide o mitrale a sinistra e tricuspide a destra), che si forma dal ripiegamento di alcuni lembi dell’endocardio. Le valvole hanno l'importante funzione di impedire il riflusso del sangue. La valvola tricuspide è formata da tre lembi triangolari di membrana, la valvola mitrale da due. In entrambe le valvole, le basi dei lembi sono fissate in un solco alla congiunzione tra l'atrio e il ventricolo, mentre il margine libero è ancorato da sottili corde tendinee all'apice dei muscoli papillari, formazioni di tessuto muscolare che si collegano con la loro base alle pareti dei ventricoli. Le corde tendinee impediscono ai lembi valvolari, sotto la spinta della pressione del flusso sanguigno, di flettersi verso gli atri.
A livello del punto di connessione tra il cuore e i vasi sanguigni vi sono le valvole semilunari che impediscono al sangue di rifluire dalle arterie aorta e polmonare nei corrispondenti ventricoli. Le valvole semilunari, formate da tre lembi di membrana a forma di mezzaluna, ricurve nella direzione del flusso del sangue, si chiudono quando il flusso del sangue sospinto fuori dai ventricoli inverte la sua direzione.
Nell’embrione il cuore ha origine da due vasi aortici ventrali che, riunendosi, formano un organo pulsante. La completa separazione tra parte destra e sinistra del cuore avviene al momento della nascita. Nel feto, infatti, i due atri comunicano attraverso il forame ovale, o foro di Botallo; inoltre, vi è un breve condotto, il dotto di Botallo, che collega l’arteria aorta e il tratto comune dell’arteria polmonare. Tale conformazione anatomica determina la parziale commistione del sangue arterioso e di quello venoso, che si risolve solo al momento della nascita, con l’obliterazione del forame e l’atrofizzazione del dotto di Botallo.
La contrazione del tessuto muscolare cardiaco, che permette il di pompaggio del sangue, viene generata da particolari gruppi di cellule specializzate (nodi), capaci di produrre impulsi elettrici in modo autonomo e ritmico. Questi stimoli hanno origine dal nodo seno-atriale, situato nell'atrio destro, e si propagano agli atri, facendoli contrarre; raggiungono poi il nodo atrio-ventricolare, localizzato alla base dell’atrio destro e, trasmettendosi lungo il setto interventricolare mediante un fascio di fibre nervose (fascio di His), si diffonde ai ventricoli, determinandone a loro volta la contrazione. Le proprietà endogene del cuore di generare impulsi elettrici (automatismo), di contrarsi (contrattilità) e di propagare l’impulso alla contrazione a tutto il suo tessuto (conduttività) sono modulate dal sistema nervoso vegetativo, che lo innerva attraverso terminazioni simpatiche e parasimpatiche. Il cuore, dunque, possiede un’attività elettrica intrinseca e una estrinseca.
Ciclo cardiaco
L'alternarsi dei movimenti di contrazione e di rilassamento del muscolo cardiaco determina una sequenza di eventi che viene chiamata ciclo cardiaco. In una prima fase si verifica la contrazione dei due atri (presistole); in una seconda fase si ha la contrazione dei ventricoli (sistole); infine, in una terza fase si ha un rilassamento di tutte e quattro le cavità cardiache (diastole). L'intero ciclo dura circa 0,8 secondi e permette al cuore di ricevere il sangue, di farlo circolare nelle sue cavità e di spingerlo nei vasi.
Il cuore riceve nell'atrio destro il sangue venoso, povero di ossigeno: quello proveniente dalle parti del corpo al di sopra e al di sotto del diaframma arriva mediante due grosse vene (rispettivamente la vena cava superiore e la vena cava inferiore), il sangue che ha perfuso il muscolo cardiaco mediante le vene coronarie. L'atrio sinistro riceve il sangue arterioso, ricco di ossigeno, proveniente dai polmoni, mediante le vene polmonari. La contrazione degli atri e la contemporanea apertura delle valvole atrio-ventricolari determina il passaggio del sangue venoso nel ventricolo destro e di quello arterioso nel ventricolo sinistro. La successiva contrazione dei ventricoli e la contemporanea chiusura delle valvole atrio-ventricolari spinge il sangue venoso nelle arterie polmonari e quello arterioso nell'arteria aorta. In tal modo, il sangue povero di ossigeno raggiunge i polmoni, dove si arricchisce di ossigeno, e il sangue ricco di ossigeno va a irrorare tutte le parti del corpo.
In ogni ciclo cardiaco, il cuore produce due suoni, chiamati toni cardiaci. Il primo segue la chiusura delle valvole atrioventricolari ed è provocato dalla vibrazione dei lembi delle valvole, delle corde tendinee e delle fibre muscolari dei ventricoli. Il secondo segue la chiusura delle valvole aortica e polmonare ed è causato dalla vibrazione dei lembi delle valvole chiusi. Nelle malattie cardiache questi suoni regolari possono essere sostituiti o accompagnati da soffi, cioè da suoni provocati dal flusso turbolento del sangue attraverso valvole malfunzionanti o aperture anomale. Il rilevamento di questi soffi è molto importante a fini diagnostici.
Funzione endocrina
Alcuni gruppi cellulari del cuore producono un ormone che agisce sull’apparato escretore, stimolando la produzione di urina (diuresi), e abbassa la pressione sanguigna; tale composto, di natura polipeptidica, è detto ormone natriuretico atriale e interviene nei processi omeostatici.
Nel tracciato dell’elettrocardiogramma di un soggetto in buone condizioni di salute, si osservano alcune fasi caratteristiche che vengono denominate onda P, complesso QRS e onda T.
In condizioni patologiche, l’andamento del tracciato risulta alterato e la sequenza delle onde non viene rispettata. In particolare, nella tachicardia vi è un aumento del numero delle pulsazioni, che diventano più rapide e deboli (tratto a) e quindi si arrestano (tratto b); nell’aritmia da fibrillazione, le onde QRS non sono equidistanti, come avviene in condizioni normali, e le onde P sono sostituite dal tratto a, che esprime la fibrillazione degli atri (contrazione non coordinata delle fibre muscolari cardiache); nel blocco atrio-ventricolare si osserva una distribuzione irregolare di onde QRS e di onde P.
Nei paesi industrializzati le malattie cardiocircolatorie provocano più morti di qualsiasi altra malattia e possono essere provocate da difetti congeniti, infezioni, restringimento delle arterie coronarie (stenosi), ipertensione sanguigna o alterazioni del ritmo cardiaco.
Un difetto cardiaco congenito è quello in cui il dotto di Botallo persiste anche dopo la nascita. Altre gravi anomalie di sviluppo riguardano i setti che separano le quattro cavità cardiache e i grossi vasi che si dipartono da esse. Alcune cardiopatie congenite, definite cianogene, causano una insufficiente ossigenazione del sangue evidenziata dal fatto che la pelle assume una colorazione bluastra ("bambini blu"). In passato l'aspettativa di vita di questi bambini era estremamente ridotta; con l'avvento della diagnosi precoce e il miglioramento delle tecniche di ipotermia controllata impiegate in cardiochirurgia, nelle prime settimane di vita è spesso possibile eseguire un intervento chirurgico che migliora la prognosi.
Una infezione molto grave è la cardiopatia reumatica, che nel passato rappresentava una delle malattie cardiache più gravi dell'infanzia e dell'adolescenza: provocava danni a tutto il cuore e alle sue valvole e di solito si manifestava dopo un attacco di febbre reumatica. La diffusione dell'uso di antibiotici efficaci contro lo streptococco, il batterio responsabile di questa affezione, ha notevolmente ridotto l'incidenza di tale patologia cardiaca.
Il pacemaker è uno strumento che ha permesso di salvare molti pazienti affetti da gravi aritmie del battito cardiaco. I primi pacemaker erano grandi almeno il doppio di quelli attuali, qui illustrati, che misurano circa 5x3 cm e pesano 25-35 g; i pacemaker contengono un chip in silicio e sono alimentati da una batteria al litio. Il sistema elettronico verifica costantemente il battito del cuore; se il ritmo scende al di sotto di un dato valore, nel pacemaker si attiva il generatore di pulsazioni che ristabilisce artificialmente un battito normale. Ogni anno, in tutto il mondo vengono impiantati 250.000 pacemakers.
La miocardite è l'infiammazione del muscolo cardiaco. Può essere provocata da malattie diverse, come la sifilide, il gozzo tossico e l'ipertensione e può essere anche, negli adulti, una condizione primaria o, nella vecchiaia, una malattia degenerativa. Può essere associata a una dilatazione (ingrossamento dovuto alla debolezza) del muscolo cardiaco o a un'ipertrofia (aumento di volume) dello stesso.
Nei paesi occidentali la principale forma di cardiopatia è l'aterosclerosi: sulla parete interna delle coronarie si accumulano depositi di grasso (placche), formati da colesterolo e altri grassi. Ciò produce, nel corso del tempo, un graduale restringimento delle arterie, che riduce il flusso sanguigno al muscolo cardiaco. Sintomi di ciò sono affanno, soprattutto in condizioni di sforzo, e dolore costrittivo al petto (angina pectoris). La placca può ingrossarsi fino ad arrivare a ostruire completamente una arteria coronaria, provocando una diminuzione dell'ossigenazione del cuore. Nella trombosi l'occlusione si verifica quando parte della placca che si rompe (trombo) va a ostruire l'arteria nella zona in cui il calibro di questa, raggiungendo parti del corpo più periferiche, si riduce. Ciò rappresenta la causa principale di infarto miocardico, che spesso è mortale. Nel caso di sopravvivenza, una intensa riabilitazione può in molti casi permettere la ripresa di una vita normale, anche se permane il rischio di un secondo infarto (reinfarto). Lo sviluppo della placca è dovuto a un'assunzione eccessiva di colesterolo e di grassi animali, a una vita sedentaria, a una scarsa forma fisica e al fumo di sigaretta. L'infarto colpisce molto più spesso i soggetti ipertesi (ossia con pressione alta). L'evento scatenante dell'infarto coinvolge probabilmente sostanze liberate dalle piastrine. Ciò ha portato a condurre studi clinici per verificare se si possa prevenire un secondo infarto con la somministrazione di farmaci inibitori dell'azione di questi componenti del sangue.
Molti individui che soffrono di una grave forma di angina dovuta ad aterosclerosi possono essere curati con farmaci, come i betabloccanti (ad esempio il propanololo) e i nitrati, che riducono il carico a cui è sottoposto il cuore. Si può procedere anche con un intervento chirurgico mediante il quale viene creato un by-pass coronarico: attraverso tale tipo di intervento, diffuso a partire dagli anni Settanta, un segmento di una vena di una gamba viene prelevato e suturato alla coronaria ostruita, in modo da formare un ponte che scavalca la zona colpita dall'aterosclerosi. Nella maggior parte dei casi, l'intervento allevia il dolore dell'angina e in molti casi evita l'insorgenza di un infarto. Un'altra procedura chirurgica messa a punto nel corso degli anni Settanta per curare la cardiopatia aterosclerotica è il cateterismo con palloncino (chiamato, in termini tecnici, angioplastica coronarica transluminale percutanea). In questo intervento, un filo con un palloncino fissato sulla punta viene inserito in un'arteria della gamba e, attraverso l'aorta, viene infilato nella coronaria. Quando il palloncino raggiunge la zona aterosclerotica, viene gonfiato; in tal modo, la placca viene compressa e si ristabilisce un flusso sanguigno normale. Secondo alcune stime, questa procedura consente di evitare circa un intervento di by-pass su sei.
Placca arteriosclerotica L'arteriosclerosi è una patologia tipica dell'età avanzata, che dipende dal restringimento del lume delle arterie. Insorge con l'accumulo di placche di colesterolo, piastrine, cellule muscolari morte e frammenti di altri tessuti sulle pareti interne dei vasi, e costituisce un alto fattore di rischio per le malattie cardiache e per le disfunzioni renali, intestinali e naturalmente circolatorie. Quando le placche arteriose si rompono, i frammenti entrano in circolo andando a ostruire i vasi più sottili.
Nel corso degli anni Settanta e all'inizio degli anni Ottanta, i medici e le autorità sanitarie di molti paesi industrializzati hanno registrato un netto calo della mortalità per cardiopatia aterosclerotica. Benché fino a oggi le ragioni di questo calo non siano ancora del tutto chiare, molti medici tendono ad attribuirne la causa alla diffusione della diagnosi e della cura dell'ipertensione e alla diminuzione della quantità di grassi animali nella dieta delle popolazioni occidentali.
Alcune persone apparentemente morte per infarto non presentano, tuttavia, segni di grave aterosclerosi. Le ricerche hanno dimostrato che una riduzione del flusso sanguigno al cuore può verificarsi anche per contrazione spontanea di una coronaria apparentemente sana (fenomeno noto come vasospasmo), che, oltre all'aterosclerosi, può contribuire a provocare un infarto.
In molti casi di infarto, associati o meno ad aterosclerosi, la causa immediata della morte è la fibrillazione ventricolare, che è un battito rapido e inefficace del ventricolo e porta a un arresto cardiaco. Spesso il ritmo cardiaco normale può essere ripristinato erogando un potente impulso elettrico attraverso il torace: a tale scopo, viene utilizzato uno strumento detto defibrillatore.
Di solito, le variazioni lievi del ritmo cardiaco (aritmie) hanno uno scarso significato patologico. La frequenza cardiaca risponde a una gamma così vasta di esigenze fisiologiche che, generalmente, queste variazioni rientrano nei limiti della norma. Tuttavia, vari difetti del nodo senoatriale o delle fibre che trasmettono gli impulsi al muscolo cardiaco possono provocare stordimento, svenimenti (lipotimia) e, alla fine, la morte. La più grave di queste condizioni è il blocco cardiaco completo, che può essere prevenuto inserendo un pacemaker, un dispositivo che eroga impulsi elettrici a vari intervalli, provocando una contrazione regolare del muscolo cardiaco. La maggior parte delle altre aritmie non è pericolosa, tranne in persone già sofferenti di cardiopatie. In questi pazienti, soprattutto se hanno già subito un infarto, le aritmie sono curate con farmaci come il propanololo, la lidocaina e la disopiramide.
Negli anziani, una patologia spesso presente è la cardiopatia polmonare, che di solito segue un disturbo polmonare, come l'enfisema, o una malattia che colpisca la circolazione polmonare, come l'arteriosclerosi dell'arteria polmonare. Un'altro disturbo è lo scompenso cardiaco congestizio, in cui si riduce notevolmente l'efficienza con cui i ventricoli pompano il sangue; nello sforzo di spingere un maggiore quantitativo di sangue, le pareti muscolari dei ventricoli si ingrossano e si dilatano. Tipico sintomo è la ridotta capacità a sopportare sforzi. Questo disturbo può essere alleviato con un farmaco derivato dalla digitale.
Angioplastica con palloncino Una delle cause più frequenti di infarto è l’accumulo di placche di colesterolo sulle pareti interne delle arterie che perfondono il cuore. L’angioplastica con palloncino, una terapia chirurgica comunemente utilizzata per curare questa patologia, elimina la necessità di interventi più impegnativi come quello di bypass coronarico.
Un importante strumento diagnostico della funzionalità cardiaca è l'elettrocardiogramma, ossia la registrazione delle correnti elettriche prodotte dal muscolo cardiaco nelle diverse fasi della contrazione.
Il defibrillatore è uno strumento capace di trasmettere scariche elettriche, impiegato nelle urgenze mediche su pazienti colpiti da arresto cardiaco, fibrillazione ventricolare (condizione che può dare luogo a un arresto cardiaco) e per regolarizzare il battito in caso di tachicardia ventricolare. Si procede con defibrillatore dopo la constatazione di assenza di coscienza, arresto della circolazione sanguigna e della respirazione. Lo strumento è formato da un generatore di corrente e da due elettrodi (o piastre, visibili nell'immagine), da posizionare sul torace. La prassi prevede la somministrazione di un massimo di tre scariche, dopo ciascuna della quale si verifica il battito; se il paziente è in arresto cardiaco, si può praticare la rianimazione avanzata mediante inoculazione di farmaci e intubazione, oppure, se ciò non è possibile, eseguire il massaggio cardiaco ed eventualmente ripetere un ciclo di tre scariche.
L'efficienza del funzionamento del cuore come pompa può essere misurata con precisione attraverso un cateterismo cardiaco: questa tecnica consiste nell'introduzione, attraverso una vena o un'arteria, di una sonda nella cavità cardiaca destra, sinistra o in entrambe, nella vena polmonare o nell'aorta. Ciò permette di determinare la velocità del flusso cardiaco e di registrare la pressione sanguigna nel cuore e nei grossi vasi. In tal modo è possibile, inoltre, individuare la presenza di eventuali anomalie di comunicazione tra le cavità cardiache destra e sinistra.
Angiografia L'angiografia è una tecnica diagnostica che consiste nella visualizzazione del cuore e dei principali vasi sanguigni mediante raggi X, previa introduzione di apposite sostanze radiopache. Imponendo al paziente un disagio minimo, viene spesso utilizzata per verificare i risultati degli interventi chirurgici..
Attraverso l'angiocardiografia o cinefluoroscopia, un tecnica diagnostica che comporta l'iniezione di una sostanza opaca ai raggi X in una vena, si ottengono registrazioni fotografiche delle cavità cardiache, nonché del percorso e dei contorni dei vasi polmonari e dell'aorta con le sue ramificazioni.
Una visione ancora più precisa delle zone di riduzione del flusso sanguigno nel cuore si ottiene con una nuova tecnica che visualizza il flusso, nel muscolo cardiaco, di un isotopo radioattivo del tallio. Una telecamera computerizzata registra il grado di penetrazione del tallio durante il ciclo sistole-diastole del cuore, mostrando con precisione zone, anche piccole, di danno tessutale. Attualmente trova un largo impiego l'ecodoppler, che permette di valutare l’andamento del flusso sanguigno.
Fonte: http://s197945d2108ca2d2.jimcontent.com/download/version/1280399223/module/4341418561/name/Tesina%20app.Circolatorio.doc
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