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APPARATO
OSTEOARTICOLARE
Prontuario ad uso esclusivo della classe medica
PREFAZIONE
La medicina omeopatiica da oltre 200 anni contribuisce a risolvere determinate patologie ed affezioni di vario genere; è una terapia farmacologica in grado di stimolare i processi di autoguarigione dell’organismo configurando come una terapia di stimolo e di regolazione. Le materie prime per i medicinali omeopatici sono di origine vegetale, minerale ed animale. Dall’estratto alcolico della sostanza di partenza, cioè la tintura madre, ha inizio la preparazione delle potenze omeopatiche. Il passaggio fondamentale di questa tecnica consiste nella dinamizzazione, processo durante il quale le diluizioni vengono sottoposte a succussione, cioè energiche agitazioni contro un corpo elastico. Le potenze decimali, hanno la loro denominazione da un rapporto di diluizione di 1:10. Diluendo 1 parte della tintura madre con 9 parti di alcool o soluzione fisiologica ed agitando energicamente si ottiene la prima diluizione decimale (D1). Una parte di questa diluizione D1 miscelata, nelle stesse condizioni di prima, con 9 parti di alcool formerà la seconda decimale (D2). Questa procedura viene ripetuta fino ad arrivare alle alte potenze. Nella pratica l’omeopatia segue diverse farmacopee per quanto riguarda i metodi di estrazione delle materie prime e di preparazione delle potenze omeopatiche. Le tinture madri, prodotte secondo i diversi paragrafi della farmacopea tedesce, presentano una concentrazione maggiore riferita alle quantità ponderali di pianta utilizzate, arrivando ad un titolo ( contenuto in medicamento) di 1/10, 1/3, 1/2. La prima potenza decimale di una tintura madre, avente quindi titolo di 1/3, si ottiene diluendo 3 parti di tintura madre con 7 parti di diluente o soluzione fisiologica. Questa tecnica permette di trasmettere il messaggio inizialmente solo di tipo “ponderale” e di ottenere nelle successive potenze infinitesimali un messaggio di tipo energetico. Nell’omeopatia complessistica, i complessi sono composti da due o più provati medicinali omeopatici ( rimedi unitari) e vengono realizzati da medici terapeuti esperti in campo omeopatico, in base ad esperienze e criteri clinici maturati nel tempo. I medicinali omeopatici sottoforma di complessi, possiedono un vasto spettro di azione e pertanto possono essere utilizzati per una molteplicità di affezioni e disturbi.
La scelta delle potenze dei complessi omeopatici è così ripartita :
I medicinali omeopatici descritti in questo prontuario, derivano dalle materie prime vegetali, minerali e soprattutto, di origine animale. Inoltre sono caratterizzate da un rapporto di diluizione di 1:10 caratteristico delle potenze decimali, con tinture madri prodotte secondo i diversi paragrafi contemplati nella farmacopea tedesca.
APPARATO OSTEOARTICOLARE - Tabella sinottica
Patologia |
Medicinale omeopatico |
Posologia |
Artrosi |
BH 23 + BH 202 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Artriti |
BH 202 + BH 203 + BH 204 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Cefalee da cervicoartrosi |
BH 200 + BH 204 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Cervicoartrosi ( vedi anche spondiloatrosi ) |
BH 200 + BH 204 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Colite dell’adulto da lombocrualgia |
BH 201 + (BH 204) |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Coxartrosi |
BH 402 + BH 202 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Coxalgia |
BH 201 |
1-2 fiale |
Ernia discale del rachide cervicale e discopatie avanzate |
BH 200 + BH 22 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Faringite dell’adulto da cervicoartrosi |
BH 200 + (BH 225) |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Fibromialgia |
BH 204 + BH 202 + BH 203 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Fratture |
BH 202 + BH 204 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Gonartrosi |
BH 401 + BH 202 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Gonalgia |
BH 201 |
1-2 fiale al dì |
Lacerazioni muscolo-tendinee e legamentose |
BH 21 |
1-2 fiale al dì |
Lomboartrosi ( vedi anche spondiloartrosi ) |
BH 201 + BH 204 |
|
Osteoporosi |
BH 204 + BH 214 |
2 fiale + 1 fiala |
Periartriti scapolo-omerale |
BH 202 + BH 203 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Spondiloartrosi e discopatie cervico-dorsale |
BH 200 + BH 22 + (BH 204) |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Tendiniti, tenosinoviti, borsiti |
BH 202 + BH 203 |
1-2 fiale + 1-2 fiale |
Traumi e conseguenze: |
BH 202 |
1-2 fiale al dì |
Nella fase acuta 2 fiale al giorno per via sublinguale ( 1-2 minuti sotto la lingua prima di deglutire )
Altrimenti, se non diversamente prescritto, 1-2 fiale al giorno.
Disci intervertebrales cervicales suis DH 6 ; Disci intervertebrales dorsuales suis DH 6 ; Cartilago suis DH 6 ; Medulla ossis cervicales suis DH 6 ; Arteria vertebralis suis DH 6 ; Hypophyse suis DH8; Nervus occipitalis suis DH 6 ; Gelsemium DH 6 ; Secale cornutum DH 6 ; Ferrum phosphoricum DH 6 ; Symphytum DH 12 ; Rhus tox DH 6 ; Cimicifuga DH 6 ; Cimicifuga DH 12; Spigelia DH 6 ; Spigelia DH 12 ; Calcium phosphoricum DH 12 ; Aesculus DH 6.
Secondo i canoni della medicina omeopatica, descritte dalle innumerevoli materie mediche esistenti, trova le seguenti applicazioni nelle citate osservazioni farmacologiche e cliniche:
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Disci intervertebrales lumbales suis DH 6 ; Cartilago suis DH 6 ; Medulla ossis lumbales suis DH6 ; Nervus ischiadicus suis DH 6 ; Plexus sacro lumbales suis DH 6 ; Hypophyse suis DH 8 ; Thymus suis DH 8 ; Symphytum DH 12 ; Symphytum DH 30 ; Colocynthis DH 6 ; Gnaphalium polycephalum DH 6 ; Secale cornutum DH 6 ; Ledum DH 6 ; Rhus tox DH 6 ; Magnesium phosphoricum DH 8 ; Aesculus DH 6 ; Aesculus DH 12.
Secondo i canoni della medicina omeopatica, descritte dalle innumerevoli materie mediche esistenti, trova le seguenti applicazioni nelle citate osservazioni farmacologiche e cliniche:
Posologia
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Composizione
Symphytum DH 4 ; Arnica montana DH 4 ; Bellis perennis DH 4 ; Hypericum perforatum DH 4 ; Calendula officinalis DH 4 ; Echinacea angustifolia DH 4 ; Myristica sebifera DH 4 ; Millefolium DH 4 ; Hamamelis DH 4 ; Ruta DH 4 ; Calcium sulfuricum DH 6 ; Apis mellifica DH 4.
Secondo i canoni della medicina omeopatica, descritte dalle innumerevoli materie mediche esistenti, trova le seguenti applicazioni nelle citate osservazioni farmacologiche e cliniche:
Posologia
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Composizione
Cartilago suis DH 8 ; Synovia suis DH 8 ; Glandula Suprarenalis suis DH 12 ; Glandula Suprarenalis suis DH 30 ; Bryonia Dioica DH 4 ; Calcium Carbonicum DH 8 ; Calcium Fluoratum DH 8 ; Calcium Phosphoricum DH 8 ; Calcium Hypophosphoricum DH 8 ; Lithium Carbonicum DH6 ; Acidum Benzoicum DH 4 ; Guajacum DH 4 ; Ammonium Phosphoricum DH 6 ; Ruta DH 4 ; Spirea Ulmaria DH 4 ; Icthyolum DH 4.
Secondo i canoni della medicina omeopatica, descritte dalle innumerevoli materie mediche esistenti, trova le seguenti applicazioni nelle citate osservazioni farmacologiche e cliniche:
E' un valido preparato per le affezioni Infiammatorie e Degenerative ; ha azione nell' Atrofia muscolare, Astenia, Tenosinovite e Sinovite.
Il preparato agisce, prevalentemente, in base all'azione dei seguenti rimedi :
Posologia:
Se non diversamente prescritto :
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Composizione
Os total suis DH 8 ; Glandula Parathyroidea suis DH 8 ; Glandula Parathyroidea suis DH 12 ; Calcium Phosphoricum DH 8 ; Calcium Fluoratum DH 8 ; Symphytum DH 6 ; Silicea DH8 ; Equisetum Arvense DH 4.
Secondo i canoni della medicina omeopatica, descritte dalle innumerevoli materie mediche esistenti, trova le seguenti applicazioni nelle citate osservazioni farmacologiche e cliniche:
Il preparato agisce, prevalentemente, in base all'azione dei seguenti rimedi :
Utilizzato contro le fratture e traumatismi ossei, lesioni del periostio, dei legamenti tendinei ed articolari. Symphytum favorisce come il calcium phosphoricum la formazione del callo osseo in caso di frattura avendo un’azione ricalcificante .
Posologia
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Medicinali omeopatici costituiti dai soli estratti d’organo, di origine suina, singoli o complessi
L’organoterapia diluita e dinamizzata è un metodo terapeutico che cura l’organo ammalato attraverso la somministrazione del suo omologo dilutito e dinamizzato.
L’organo sano diluito e dinamizzato agisce sul suo omologo umano per riequilibrarne la funzione alterata, pertanto le componenti facente parte l’apparato di sostegno fibro-muscolare e scheletrico intervengono nel contrastare i processi degenerativi corrispettivi.
La cartilagine è attiva su tutte le cartilagini articolari così come la vertebra, il sacro, il coccige sui corrispettivi nei processi degenerativi artrosici ; il nervo sciatico sarà invece adatto in tutte le algie lombo sacrali o nelle sciatalgie ; il disco intervertebrale, in particolare, interviene nei processi degenerativi, nelle discopatie e spondiloartrosi ; contrastando la debolezza del disco, nelle sue parti
( anello fibroso e nucleo polposo ), può intervenire nelle protusioni multiple del nucleo polposo fino ad arrivare alle ernie conclamate con risultati interessanti.
Secondo i canoni della medicina omeopatica, l’organo terapia diluita e dinamizzata di cui, gli estratti d’organo sotto elencati, sono attivi nei confronti dei processi degenerativi in riferimento alle componenti utilizzate.
Cartilago genus suis DH6 / DH8 / DH12; Medullos suis DH6 / DH8 ; Articulus genus suis DH6 / DH8 ; Ligamen articulus genus suis DH6 ; Menisco genus suis DH6.
La formulazione del complesso è attivo sull’intera articolazione del ginocchio, nella prevenzione e/o trattamento dei processi degenerativo artrosici dell’omologa articolazione e nelle lesioni traumatiche dei legamenti e del menisco.
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Cartilago coxo femorale suis DH6 / DH8 / DH12; Medullos suis DH6 / DH8; Articulus coxae suis DH6 / DH8; Arteria femoris DH6.
La formulazione del complesso è attiva sull’intera articolazione dell’anca, nella prevenzione e/o trattamento dei processi degenerativo artrosici dell’articolazione coxo-femorale.
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Musculus suis DH 12; Tendo suis DH 12.
La formulazione del complesso è attiva nei confronti dei processi degenerativi e traumatici muscolari e tendinei ( lacerazione e strappi tendinei ed insufficienza muscolare ).
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Os suis DH 12 ; Discus intervertebralis suis DH 12 ; Vertebra suis, Sacro suis, Coggice suis ; Nervus ischiaticus suis .
Discus intervertebralis suis : Processi degenerativi del disco intervertebrale; discopatie; spondiloartrosi ; protusioni ed ernie discali.
Vertebra, sacro, coccige suis : Processi degenerativi artrosici dei corrispettivi.
Nervus ischiaticus suis : Sofferenza della radice nervosa del nervo sciatico per compressione meccanica ( discopatie ,ernie) ; Algie lombo sacrali e sciatalgie.
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Cartilago suis DH 12.
La formulazione del complesso è attiva nei confronti dei processi degenerativi delle cartilagini, artrosi delle piccole e grandi articolazioni.
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Cartilago articularis suis DH 12; Medulla articularis suis DH 12; Ligamentum articularis suis DH 12 ; Meniscus suis DH 12.
La formulazione del complesso è attiva nei confronti dei processi degenerativo artrosici delle grosse articolazioni (anca, ginocchio, spalla e gomito ) e lesioni traumatiche dei legamenti e del menisco.
Se non diversamente prescritto:
1 a 2 fiale al giorno per via sublinguale* o perlinguale**, lontano dai pasti ( mezz’ora prima di colazione, oppure 2 ore dopo). Terapia di mantenimento 2 fiale a giorni alterni oppure 1 fiala al giorno.
Sublinguale * = Trattenere il liquido sotto la lingua prima di deglutire, almeno 1 minuto.
Perlinguale ** = Trattenere il liquido in bocca, almeno 1 minuto, prima di deglutire.
Un segno distintivo e patognomonico dell’artrosi in generale, e della mano in particolare, è rappresentata da tumefazioni di consistenza cartilaginea ed ossea delle interfalengee distali e sono i “noduli di Heberden“; questi si presentano sempre multipli, spesso simmetrici, ed interessano più spesso l’indice, il medio, e successivamente sono interessate anche le altre dita della mano.
I noduli di Bouchard sono di aspetto analogo, ma compaiono a livelli delle interfalangee prossimali.
La rizoartrosi è un’artrosi trapezio-metacarpale, consiste in una deformazione della radice del pollice, si accompagna a dolore locale ed a compromissione funzionale dello stesso e porta ad un aspetto della mano detto “mano quadrata artrosica “.
Trattamento terapeutico
BH 23 Cartilago suis La cartilagine è attiva su tutte le cartilagini articolari nei processi degenerativo artrosici secondo i canoni della medicina omeopatica; poiché l’organo sano agisce sul suo omologo intervenendo nel contrastare i processi degenerativi corrispettivi.
BH 202 Arnica Processi infiammatori; usura dinamica e microtraumatica delle articolazioni della mano ( articolazioni intermetacarpiche, metacarpo-falangee, articolazioni interfalangee )
Trattamento terapeutico
BH 23 Cartilago suis La cartilagine è attiva su tutte le cartilagini articolari nei processi degenerativo artrosici secondo i canoni della medicina omeopatica; poiché l’organo sano agisce sul suo omologo intervenendo nel contrastare i processi degenerativi corrispettivi.
BH 202 Arnica Processi infiammatori; usura dinamica e microtraumatica delle articolazioni del piede ( articolazioni intermetatarsiche, metatarso-falangee, articolazioni interfalangee )
Tra le cause più frequenti di questa artrosi troviamo, “l’usura dinamica“ (braccianti, agricoltori, muratori ecc.), “l’usura statica“ ( parrucchieri, sarte, ricamatrici ecc.), e le periartrite scapolo-omerali.
Può presentarsi come capsulite retraente responsabile del quadro clinico della spalla bloccata e con lesioni infiammatorie di tendini e borse sierose. Radiologicamente possono comparire un restringimento dello spazio articolare, osteoporosi della testa omerale diffusa o tigrata, una sclerosi dell’osso sub-condrale, formazioni osteofitiche e, nei casi più gravi, delle deformità all’articolazione.
Trattamento terapeutico
BH 21 Musculus suis; Tendo suis (nelle lacerazioni muscolo-tendinee e legamentose)
BH 23 Cartilago suis ( processi degenerativi della cartilagine )
BH 202 Arnica ( esiti traumatici e stati infiammatori )
PERIARTRITE DELLA SPALLA |
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Borsiti |
Acute (microcristallina) |
Tendinite dei Rotatori |
Tendinite calcifica |
Tendinite del capo lungo del bicipite |
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Capsulite adesiva |
|
Con il termine periatrite della spalla si intende non un’unica malattia, ma una serie di affezioni che colpiscono alcune strutture anatomiche della spalla. Nella tabella 20 sono elencate le singoli affezioni alle quali intendiamo riferirci con il termine generico di “periartrite della spalla“
Etiopatogenesi
L’ipotesi più accreditata è quella che si tratti di un processo degenerativo dei tendini casusato da traumi unici o piccoli traumi ripetitivi professionali che comportano una immobilizzazione prolungata; l’età del soggetto; le cervicobrachialgie e conseguentemente una riduzione dell’attività motoria, così da determinare un rallentamento del microcircolo predisponente il processo periartritico.
Sintomatologia
Il dolore è localizzato al moncone della spalla e può irradiarsi in alto, verso la colonna cervicale o in basso, verso l’inserzione del deltoide fino alla mano. Caratteristico è il segno dell’arco doloroso, dovuto all’impegno del tendine del sopraspinoso nella strettura costituita dall’acromion e dalla grande tuberosità; durante il movimento di abduzione ed adduzione del braccio, momento in cui il tendine è impegnato in detta strettura, si provoca dolore (figura 21).Altro segno è quello del dolore provocato dai movimenti contro resistenza, facendo compiere questi movimenti, opponendo resistenza da parte dell’esaminatore, si provocherà dolore.
La limitazione funzionale è prevalentemente su base antalgica; solo nel caso della capsulite retrattile è legata alla retrazione capsulare. La funzione articolare può essere esplorata facendo compiere dei singoli movimenti, ad esempio toccarsi la nuca, (richiede abduzione ed extra rotazione della spalla) ( fig. 22 ) e toccarsi le apofisi dorsali con la punta del pollice (abduzione ed intrarotazione della spalla)
Indagine radiologica
L’indagine radiologica può evidenziare alcune calcificazioni dei tendini, per lo più localizzate al livello del sopraspinoso, proiettate al di sopra della grande tuberosità, nello spazio tra queste e l’acromion oppure può evidenziare segni indiretti di una rottura della cuffia dei rotatori, come la risalita della testa omerale verso l’acromion.
Trattamento terapeutico
BH 202 Arnica ( esiti traumatici per traumi ripetitivi o trauma unico; processi degenerativo infiammatori )
BH 203 Bryonia Guajacum ( stati infiammatori dei tessuti periarticolari : capsulite, borsiti e tendiniti )
BH 200 Symphytum Spigelia ( periartriti scapolo-omerale da cervicoartrosi )
E’ una delle affezioni più spesso diagnosticata. Tra le cause più frequenti della cervicoartrosi troviamo l’usura “statica“, causata dalle posture incongrue e prolungate del collo ( ricamatrici, dattilografi , orologiai ecc.). La riduzione della fisiologica lordosi cervicale costituisce una delle condizioni, che più spesso si associano con la comparsa di cervicalgie. Queste sono l’espressioni più caratteristiche dell’impegno delle articolazioni interapofisarie. L’espressività clinica della cervicoartrosi varia in rapporto alla topografia dell’impegno articolare e dal vario coinvolgimento delle strutture muscolari, discali, vascolari e nervose. L’interessamento delle strutture vascolari con la compressione dell’arteria vertebrale e l’irritazione del nervo simpatico cervicale, induce spesso alla corriva diagnosi di “sindrome di Barré-Lieou“, caratterizzata da cefalea occipito-cervicale, irradiata verso le regione mastoidee e temporo-orbitali, che si accentua con la tosse ed i movimenti del capo; si associa a vari disturbi ( vertigini, disturbi visivi, cefalea, anisocoria, sudorazione, disfonia, disfagia); sono frequenti le manifestazioni ansiose e ansioso-depressivo. La faringite cronica dell’adulto, può essere conseguenza di fenomeni congestizi da alterazioni del flusso dell’arteria vertebrale molestata, all’interno del suo canale dai processi osteoartrosici. Anche le manifestazioni neurologiche non sono eccezionali, sino a quadri di mielopatia clinicamente rilevanti.
Le sindromi cervicali superiori si accompagnano a cefalee, e nevralgie craniali ; quelle inferiori a cervico brachialgie.
Le dorsalgie sono molto frequenti, prediligono il sesso femminile, e sono spesso associate o causate da particolari lavori (sarte, dattilografe ecc.) per le relative posizioni obbligate, per lo più benigne e spesso dovute a cifosi e cifoscoliosi.
Trattamento terapeutico
BH 200 Symphytum Spigelia ( cervicoartrosi; cefalee; parestesie; sindrome spalla-braccio; torcicollo artritico; colpo di frusta; periatriti da cervicoartrosi e sindrome del tunnel carpale da cervicoartrosi )
BH 204 Calcium Fluoratum ( perdita di elasticità dei tessuti con debolezza e rigidità delle fasce muscolari del collo e del trapezio; processi degenerativo-artrosici del rachide cervicale; osteoporosi; cifosi e scoliosi)
BH 22 Osso totale suis ( processi degenerativi del disco intervertebrale; discopatie; protusioni e tendenza alle ernie discali )
Trattamento terapeutico
BH 202 Arnica ( usura da fattori meccanici e microtraumi ripetuti che portano a lesioni della cartilagine articolare, con conseguente artrosi. La displasia congenita è la maggior responsabile delle artrosi dell’anca, ma, anche una minima differenza di lunghezza dei due arti può provocare un maggior carico di usura con consecutivo sviluppo di artrosi )
BH 402 Cartilago Coxae ( trattamento dei processi degenerativo artrosici dell’articolazione coxo-femurale )
Trattamento terapeutico
BH 202 Arnica ( usura, per fattori meccanici, aggravati dall’alterazione dell’asse di carico, cioè deviazioni in varo od in valgo del ginocchio; degenerazione cartilaginea e sindromi dolorose del ginocchio; traumi da caduta e versamento endoarticolare )
BH 401 Cartilago Genus ( trattamento dei processi degenerativo artrosici dell’articolazione femoro-tibiale )
Le cause più frequenti nella genesi delle lomboartrosi riguardano l’usura “dinamica“ ( lomboartrosi dello zappatore, muratore ecc. ). Inoltre tra i fattori che condizionano più precocemente la comparsa della spondiloartrosi figurano le anomalie strutturali della colonna (scoliosi, riduzione od accentuazione della lordosi lombare ), l’obesità e le attività sportive e/o lavorative che determinano un sovraccarico funzionale della cerniera lombo-sacrale. La lomboartrosi ha una frequenza radiologica assai elevata, oltre i 50 anni di età, al pari della cervicoartrosi. Al livello del rachide lombare le alterazioni si riscontrano sul tratto più mobile ( L4-S1 ) come per la cervicoartrosi ( C5-C7 ).
Trattamento terapeutico
BH 201 Symphytum Ledum ( lomboartrosi; lombalgia ; sciatalgia con dolori crampiformi dei polpacci e dei piedi ; crualgia con dolori che si irradiano nella regione addominale ; radicoliti e parestesie delle estremità inferiori )
BH 204 Calcium Fluoratum ( perdita di elasticità dei tessuti con debolezza e rigidità delle fasce muscolari lombari; processi degenerativo-artrosici del rachide lombosacrale; osteoporosi e scoliosi)
BH 22 Osso totale suis ( processi degenerativi del disco intervertebrale; discopatie; protusioni e tendenza alle ernie discali )
Fisiopatalogia del tessuto connettivo
Definizione ed aspetti morfologici
Il tessuto connettivo è uno dei quattro tessuti fondamentali dell’organismo, assieme a quello epiteliale, muscolare e nervoso. La sua principale caratteristica è quella di essere costituito, oltrechè da cellule, da una sostanza intercellulare che separa le cellule le une dalle altre. Questa sostanza intercellulare è a sua volta costituita da :
Il tessuto connettivo è provvisto di vasi, di nervi ed è il vettore di essi ed altri tessuti. Esso si trova in tutte le parti dell’organismo e costituisce l’impalcatura ed il sostegno, infatti si trova:
Origine
Il tessuto connettivo prende origine dal mesenchima ( particolare tessuto embrionale ), derivato a sua volta dal terzo foglietto germinativo, ossia dal mesoblasto. In misura più modesta anche l’endoblasto e l’ectoblasto partecipano alla formazione del mesenchima.
Funzioni
Svolta soprattutto dal tessuto cartilagineo e da quello osseo
Funziona da intermediario degli scambi delle sostanze nutritizie e dei gas tra il sangue e le cellule, inoltre nel tessuto connettivo che decorrono i vasi sanguigni, si svolgono le reti capillari ed hanno inizio i vasi linfatici.
Tessuto connettivo avvolge e protegge i singoli organi, e costutisce una barriera al progredire di processi patologici delimitandoli e possibilmente incapsulandoli.
Il tessuto connettivo interviene nei processi riparativi e cicatriziali.
Il tessuto connettivo interviene sia con la sostanza intercellulare ( tumor, rubor, calor, dolor ) che con le sue cellule ( fagocitosi e produzione di anticorpi specifici ) nei processi infiammatori.
Il tessuto connettivo partecipa all’immagazzinamento di sostanze nutritizie di riserva, come avviene nel caso delle cellule adipose
Cellule dello stroma ovarico ( capace di trasformarsi in cellule della teca interna del follicolo ooforo ), e cellule interstiziali del testicolo derivanti da cellule mesenchimali.
Le cellule endocrine derivanti da elementi connettivali, secernano sempre ormoni di tipo steroideo.
Il tessuto mieloide e quello linfoide, deputati alla produzione di cellule ematiche, riconoscono la comune origine mesenchimale
Cellule del tessuto connettivo
Cellule che producono la componente fibrosa ( fibre collagene ) e la componente amorfa della sostanza intercellulare.
Si ritiene provengano dai monociti del sangue immigrati nel tessuto connettivo. Essi hanno le seguenti funzioni : spiccato potere fagocitario, capacità di movimenti ameboidi e granulopessia.
Svolgono un’ importante funzione nei processi immulologici elaborando le immunoglobuline, inoltre si accumulano in sedi dove si svolgono i processi infiammatori cronici, formando insieme ai linfociti le cosiddette infiltrazioni parvicellulare.
Presenti nel connettivo lasso, sono numerosi lungo il percorso dei piccoli vasi. Contengono numerosi granuli ricchi di mucopolisaccaridi, acidi solforati ed eparina dotata di proprietà anticoagulante. Altra funzione dei mastociti è quella di elaborare istamina.
Approccio alla patologia del tessuto connettivo
Il tessuto connettivo è la sede ed il deposito delle tossine che pervengono da varie parti dell’organismo. Il drenaggio tossinico effettuato a questo livello è fondamentale nelle patologie connettivali. Un corretto funzionamento degli organi emuntori ( fegato, intestino, reni, polmoni) impedisce l’accumulo di tossine a livello dei vari tessuti connettivi, impedendo tutta una serie di sintomi e patologie correlate. Il tessuto connettivo è la sede stessa delle cellule immunocompetenti ed è spesso coinvolto in patologie di tipo immunitario; infatti la gran parte delle patologie connettivali sono patologie ad eziologia autoimmune.
Aspetti generali delle malattie reumatiche
Introduzione
Le sofferenze reumatiche sono molto frequenti dovute per lo più ad un’alterazione della membrana sinoviale.
partecipa frequentemente ai fenomeni immunoallergici di svariata etiologia.
Un criterio fondamentale di suddivisione è tra le forme primarie, cioè malattie reumatiche in senso stretto e forme secondarie la cui sofferenza reumatica si sviluppa nel corso di altre malattie.
Un’altra suddivisione fondamentale è tra reumatismi infiammatori, o reumatismi in senso stretto ( malattia reumatica, artrite reumatoide, reumatismi fibromiositici ), e degenerativi.
La scuola reumatologica italiana definisce come “reumatismi“ le forme infiammatorie ad impronta “disergico-iperergico“, allergiche o no. In questi reumatismi su base flogistica, disergico-iperergica, la maggiore importanza compete al “terreno“ più che all’etiologia. Attualmente i reumatismi infiammatori sembrano dovute a reazioni immunoflogistiche di solito protratte, innescate da una reazione immunologica, favorita da un terreno immunogeneticamente predisposto.
L’importanza del “terreno“ inteso come reattività immunologica vale per la malattia reumatica e per le connettiviti. Tabella 1 e Tabella 2
Artrite reumatoide
Etiopatogenesi
Qualunque sia l’agente patogeno scatenante o determinante l’artrite reumatoide, si può supporre che insorga in soggetti geneticamente predisposti ( antigene HLA DR4 – DR3 – DR2 ), in seguito all’interazione con un antigene, ancora non ben determinato, in grado di innescare un processo di autoaggressione da parte del sistema immune. I meccanismi immunopatogenetici che sottendono alle manifestazioni anatomo-cliniche della malattia sono rappresentate prevalentemente da immunoreazioni patogene di tipo III ( secondo la classificazione di Coombs e Gill ), sostenute da complessi antigene-anticorpo precipitanti e fissanti il complemento ed appartenenti alla classe immunoglobulinica IgG e più raramente alla classe IgM.
Oltre a tali immunoreazioni, probabilmente giocano un ruolo importante le reazioni di tipo ritardato e reazioni di tipo VI ( reazioni citotossiche mediate da anticorpi e da cellule killer ).
Tra i vari meccanismi che intervengono nella patogenesi dell’artrite reumatoide acquista una particolare importanza il ruolo svolto dagli immunocomplessi ( costituiti da immunoglobuline aggregate IgG-IgG o IgG-IgM ) più FR e complemento, che si rilevano sia nel tessuto che nel liquido sinoviale.
L’origine di tali immunocomplessi è probabilmente locale, poichè è stato dimostrato che anche le cellule sinoviali, oltre alle plasmacellule infiltranti la membrana sinoviale, sono in grado di sintetizzare le immunoglobuline e FR.
Gli immunocomplessi attivano il complemento con formazione di prodotti ad attività chemiotattica prevalentemente sui leucociti polimorfonucleati neutrofili che fagocitando, a loro volta gli immunocomplessi libererebbero enzimi lisosomiali, responsabili del danno tissutale flogistico e liberano inoltre prostaglandine PGE2, PGF2alfa e leucotrieni nonchè radicali liberi capaci di produrre gravi lesioni a carico della membrana sinoviale e delle altre strutture articolari.
I complessi immuni e le proteine basiche leucocitarie inducono un aumento della permeabilità vasale attraverso la liberazione di istamina.
L’insieme di tali eventi contribuisce alla genesi ed al mantenimento del processo infiammatorio.
Le reazioni immunopatogene ( di tipo III ), responsabili del danno flogistico e delle lesioni distruttive e proliferative, sono probabilmente innescate da un antigene ignoto che, reagendo con i macrofagi determina da parte di quest’ultimi, la liberazione di interleuchina-1 che induce all’attivazione e proliferazione dei linfociti T e successiva produzione di interleuchina-2, la quale determina un subset di linfociti T che, a sua volta, attivano i linfociti B.
La risposta dei linfociti B ai suddetti stimoli e lo squilibrio tra attività T helper e l’attività T suppressor, a sfavore di quest’ultimi, conducono all’esaltata anticorpopoiesi.
Il macrofago è la cellula chiave nell’innesco di tale catena di eventi; infatti nel tessuto sinoviale reumatoide sono presenti numerose cellule macrofagiche.
Quadro clinico
L’evoluzione delle lesioni articolari può determinare deformità articolari, che assumono aspetti caratteristici che sono i seguenti :
Osteoporosi nell’artrite reumatoide
E’ secondaria al processo flogistico, all’immobilità, alla terapia cortinosica e alla mal nutrizione.
L’apparato muscolare
Può essere interessato in particolare riguardo ai muscoli contigui alle articolazioni colpiti dall’AR, che sono frequentemente ipotrofici, fenomeno dovuto al disuso legato all’immobilità.
Manifestazioni periarticolari
La flogosi reumatoide interessa tendini, guaine, borse sierose e legamenti. Tra le tenosinoviti ricordiamo l’interessamento dei tendini estensori e flessori delle dita che possono accompagnarsi al dito a scatto e l’interessamento del canale carpale con l’irritazione del nervo mediano e conseguente sindrome del tunnel carpale.
Borsiti e cisti sono frequenti soprattutto nel ginocchio
Anatomia patologica
La struttura bersaglio in corso di AR è rappresentata dalla menbrana sinoviale delle articolazioni diartroidali, nonché, successivamente, altre strutture articolari. Gli aspetti anatomo-patologici fondamentali dell’AR sono costituiti dalla flogosi cronica sinoviale, dai noduli sottocutanei e dalle lesioni vasculitiche. L’ulteriore evoluzione della sinovite cronica è caratterizzata dalla proliferizione fibroblastica con metaplasia fibrosa che può condurre alla anchilosi dei capi ossei. Le lesioni vasculitiche clinicamente evidenti sono presenti nelle forme gravi di malattia (AR maligna ) e sono rappresentate da endoarteriti obliteranti che interessano i vasi di medio e piccolo calibro, in particolare le arteriole digitali ed i vasi nervorum, possono presentarsi a livello di ogni altro organo ed apparato.
Esami ematochimici
Indici di flogosi
Esami di conferma diagnostica
Si tratta di una famiglia di anticorpi antigammaglobuline diretti contro determinanti antigenici localizzati sul frammento Fc delle immunoglobuline IgG, tuttavia attuali test di laboratorio mettono in evidenza solo FR di tipo IgM. I FR sono presenti nel plasma in circa il 75% dei malati con artrite reumatoide. Si possono evidenziare inoltre anche nel siero di malati con connettiviti, in affezioni non di natura reumatica ( epatopatie, affezioni polmonari croniche, endocarditi ecc) e nei soggetti anziani. I test per i FR sono di importanza fondamentale per porre la disgnosi di artrite reumatoide. I due test più diffusamente utilizzati sono :
a) Test dell’agglutinazione del lattice ( RA-test )
b) Reazione di Waaler-Rose
Per una corretta interpretazione del dato di laboratorio è importante eseguire i due test contemporaneamente quando si voglia valutare la presenza del FR
La presenza di autoanticorpi diretti verso costituenti antigenici nucleari è caratteristica del Lupus Eritematoso Sistemico, anche se può osservarsi in altre malattie sistemiche del connettivo. Uno dei test di laboratorio per evidenziare gli anticorpi antinucleari è rappresentato dal fenomeno LE. Il test è positivo in circa l’80% die pazienti con Lupus, ma non è specifico poichè false positività si osservano nelle malattie allergiche, nell eleucemie e nella crioglobulinemia.
Un’indagine più specifica e più utilizzata attualmente riguarda un secondo gruppo di anticorpi rivolti verso vari costituenti del nucleo, del DNA e dell’ RNA, del nucleolo, oltrechè di antigeni particolari ( Sm,Ro,Scl 70, ecc ) caratteristici di quadri clinici ben definiti.
Appartengono agli anticorpi antinucleari e sono diretti verso il DNA cellulare.
Si tratta di anticorpi diretti contro antigeni nucleari estraibili ( ENA : extractable nuclear antigen )
Negli ultimi anni sono stati individuati in pazienti affetti da numerose patologie autoimmuni, infettive, neoplastiche e talvolta anche in soggetti sani, anticorpi antifosfolipi, evidenziati più frequentemente con metodo ELISA e più sensibilmente tramite dosaggio radio immunologico. Tali anticorpi sono per lo più presenti in pazienti affetti da LES ( 10-40% dei casi ) e ne individuano un subset clinico, caratterizzato da espisodi ricorrenti di trombosi venosa e arteriosa, piastrinopenia e aborti ripetuti. Possono essere considerati anticorpi antifosfolipidi i seguenti anticorpi:
Nelle fasi di riacutizzaizone del LES si evidenziano ad alto titolo, specie nei casi con interessamento vasculitico.
Esame emocrocitometrico
Nelle artropatie croniche infiammatorie possono risultare :
Enzimi muscolari
CPK, AST o GOT, ALT o GPT, Aldolasi e LDH possono risultare aumentate in corso di malattie del connettivo che interessano il tessuto muscolare (polimiosite , nelle miopatie e nella distrofie muscolari).
Esami delle urine
Importante per evidenziare l’eventuale proteinuria come indice di :
Esami immunologici
Complemento sierico
Quando un anticorpo fissante il complemento reagisce con l’antigene specifico si verifica una attivitazione della cosiddetta cascata complementare. Durante tale processo i livelli di alcuni componenti del complemento possono diminuire per un vero e proprio consumo. Una caduta del complemento sierico riflette la presenza di complessi immuni. Tale reperto si osserva durante le fasi acute del LUPUS SISTEMICO oppure in corso di artrite reumatoide ( nel liquido sinoviale ).
I test più comunemente usati valutano il complemento totale ( CH5O ) o alcuni dei suoi componenti come il C3 e il C4. L’attivazione della via classica del complemento è caratterizzata dalla riduzione dei componenti C2, C3, C4, mentre l’attivazione della via alternativa determina una caduta dei livelli sierici del C3 e del fattore B della properdina, lasciando ilivelli normali del C2 e C4. Tuttavia un ipercomplementemia è osservabile in alcune malattie infiammatorie ed infettive come reperto aspecifico per aumento di alcune frazioni proteiche ( alfa2 e gamma globuline ),oppure per un’aumentata sintesi dovuta ad ipercosnumo.
Immunoglobuline
La fibromialgia o fibrosite è una forma di reumatismo anarticolare, caratterizzata da dolori cronici e rigidità in varie parti del corpo, tra cui muscoli, legamenti, inserzioni tendinee, aree periarticolari ed il tessuto sottocutaneo. L’aumento della dolorabilità è localizzata in alcuni punti anatomici precisi, chiamati “trigger points“ ( punti dolorosi correlati a sintomatologia dolorosa ). Questi punti sono stati così definiti perchè la pressione su di essi provoca dolore in zone lontane, come la pressione sul grilletto ( trigger ) di una pistola provoca effetti lontani.
I dolori e la rigidità sono molto spesso localizzati ai tessuti molli del collo, della spalla, del gomito, delle cosce, dei glutei, delle gambe e della schiena ( fig. 56 )
I sintomi della fibrosite sono aggravati dal freddo, dall’umidità, dalla tensione emotiva, mentre risentono favorevolmente del calore, di una moderata attività e dei periodi di vacanza e distensione. L’insonnia è frequente come anche la cefalea, spesso a carattere emicranico, oppure come un dolore sulla regione occipitale.
La forma può essere primaria, se non è associata a cause note.
La fibrosite secondaria può essere associata a traumi, ai processi artrosici, all’artrite reumatoide e alle connettiviti.
Il freddo, l’umidità, stress muscolare, la mancanza di sonno, fattori psicogeni, tutti contribuiscono ad aggravare la sindrome cronica ed a perpetuare il circolo vizioso dolore-spasmo-dolore. Possono essere considerati criteri obbligatori per la diagnosi di fibromialgia :
Ernia discale cervicale
La sintomatologia vertebrale riguarda il dolore cervicale, violento che lentamente si trasforma in rachialgia. Rigidità della colonna vertebrale che obbliga in un atteggiamento antalgico per torcicollo.
Sintomatologia periferica
Disturbi dei riflessi
Disturbi motori
Disturbi della sensibilità
Trattamento terapeutico
BH 200 Symphytum Spigelia ( sindrome spalla-braccio; cefalee; cervico-brachialgie; radicoliti della regione cervicale, parestesie e torpore delle estremità superiori )
BH 22 ( processo degenerativi del disco intervertebrale; protusioni ed ernie discali, sofferenza della radice nervosa per compressione meccanica )
BH 204 Calcium Fluoratum ( proprietà fondamentali del rimedio sono la durezza e la resistenza della fibra elastica, il deficit di questo comporta la perdita di elasticità che riguarda l’anello fibroso che avvolge ed è parte integrante del disco intervertebrale; indurimento delle fasce muscolari )
Ernia discale lombare
I segni più importanti sono:
Sintomatologia periferica
Sciatalgia con sintomatologia dolorosa riferita alla natica, lato posteriore della coscia, polpaccio, piede, seguendo il decorso del nervo sciatico.
Disturbi dei riflessi
Disturbi motori
Crualgia con sintomatologia dolorosa riferita alla regione inguinale, anteriore della coscia, al ginocchio e faccia mediale della gamba, cioè lungo il decorso del nervo crurale o femorale, causata dalla compressione della IV radice lombare.
Disturbi dei riflessi
Disturbi motori
Disturbi della sensibilità
Ipoestesia o anestesia in riferimento alla perdita della sensibilità incompleta o completa; intorpidimento o formicolii, nelle regioni sopra menzionate per compressione della radice nervosa.
Trattamento terapeutico
BH 201 Symphytum Ledum (radicoliti della regione lombo-sacrale; parestesie e torpore dell’estremità inferiori; sciatalgia; crualgia; lombalgia; tensione e crampi dei muscoli scheletrici )
BH 22 ( processo degenerativi del disco intervertebrale; protusioni ed ernie discali, sofferenza della radice nervosa per compressione meccanica )
BH 204 Calcium Fluoratum ( proprietà fondamentali del rimedio sono la durezza e la resistenza della fibra elastica, il deficit di questo comporta la perdita di elasticità che riguarda l’anello fibroso che avvolge ed è parte integrante del disco intervertebrale; indurimento delle fasce muscolari )
Fattori causali
Endocrinopatie ( ipo e ipertiroidismo, acromegalia, diabete, iperparatiroidismo ) contraccettivi orali, oltre a poter produrre artromilagie può in casi isolati determinare la sindrome del tunnel carpale.
Sintomi
Trattamento terapeutico
BH 202 Arnica ( disturbi da compressione del nervo mediano da stress lavorativo e tenovaginite cronica sclerosante )
BH 200 Symphytum Spigelia ( sindrome del tunnel carpale bilaterale causata da cervico-brachialgie; discopatie, ernie discali ecc )
BH 203 Bryonia Guajaum ( sindrome del tunnel carpale concomitanti ad affezioni infiammatorie di tipo reumatico )
La maggior parte del tessuto osseo è costituita da materiale extracellulare composto da una fase organica ( 95% rappresentata da fibre collagene e di una piccola quantità da mucopolisaccaridi ) e da una fase minerale costituita da piccoli cristalli deposti sopra o all’interno delle fibre collagene. I minerali sono costituiti da fosfato basico di calcio .
Questo materiale extracellulare calcificato è circondato da uno strato di piccole cellule cubiche, chiamati osteoblasti.
Questi sono deputati alla sintesi della matrice organica dell’osso. E’ stato provato che gli osteoblasti sintetizzano il collagene e i mucopolisaccaridi e che questa sintesi è controllata da numerosi fattori ormonali e dalla età del soggetto. Nel produrre la matrice organica dell’osso, gli osteoblasti vengono intrappolati nel materiale da essi sintetizzato, trasformandosi in osteociti.
Un altro tipo di cellule ossee è costituito dagli osteoclasti, che si trovano in scarso numero nell’osso normale, essendo confinati nell’aree dove ha luogo un vivace riassorbimento osseo. Essi sono deputati al riassorbimento dell’osso con meccanismi in parte sconosciuti e controllati da fattori ormonali ( paratormone ). Accenniamo ora brevemente all’azione degli ormoni sul tessuto osseo.
Il paratormone :
Attiva la funzione degli osteoclasti liberando calcio, fosfato e idrossiprolina ( uno degli aminoacidi più importati del collagene osseo ), attiva la osteolisi periosteocitaria ed è in grado di garantire ancor più degli osteoclasti la immissione di rilevanti quantità di calcio nel sangue. L’ormone paratiroideo stimola anche l’attività degli osteoblasti, per cui negli iperparatiroidismi si assiste ad un alternarsi di fasi di decostruzione e di fasi di ricostruzione del tessuto osseo : un alto “ turnover “ dello scheletro .
Il cortisolo e gli altri glicorticoli :
Ritardano la crescita del sistema scheletrico, inibiscono la sintesi proteica nei tessuti connettivi, bloccano l’attività osteoblastica , riducono l’assorbimento del calcio a livello intestinale.
La tiroxina :
Blocca la sintesi proteica nel tessuto osseo.
L’ormone della crescita :
Stimola l’accrescimento della cartilagine di coniugazione, eccita l’attività osteoblastica ed aumenta la fissazione di aminoacidi nell’osso .
Gli androgeni :
Favoriscono la mineralizzazione della trama organica dell’osso, inibiscono il riassorbimento osteoclastico. Si oppongono all’effetto catabolico del cortisolo e della tiroxina; accellerano la maturazione dello scheletro.
Gli estrogeni :
Hanno un’azione simile a quella degli androgeni. Stimolano l’attività osteoblastica, favoriscono la deposizione calcica sulla matrice organica e inibiscono il riassorbimento osteoclastico .
La calcitonina :
Prodotto dai mammiferi dalle cellule parafollicolari distribuite nel contesto della ghiandola tiroidea. Insieme alla vitamina D ed al paratormone, partecipa alla regolazione del metabolismo fosfocalcico. Inibisce la fase di riassorbimento osseo, promuove un aumento dell’escrezione urinaria di fosfato con effetto calciurico.
Vitamina D :
L’osteoporosi è una malattia metabolica dello scheletro caratterizzata da una riduzione della matrice proteica dell’osso, che risulta normalmente mineralizzata. La diminuita densità dello scheletro è una condizione non specifica che può derivare da un gran numero di cause che includono, disturbi del metabolismo minerale, del collagene, cause endocrine, alterazioni neoplastiche e immobilizzazione.
E’ un fatto noto che la percentuale di osso presente nello scheletro diminuisce con l’età, più significativamente nelle donne e nella razza bianca.
Nosograficamente l’osteoporosi si distingue in forme primitive ed in forme secondarie.
Osteoporosi primitiva. – Nell’ambito di questa possiamo distinguere una osteoporosi involutiva, che a sua volta comprende una forma postclimaterica, una forma senile ed una osteoporosi idiopatica.
Osteoporosi secondarie.
Esame di laboratorio
La calcemia, la fosforemia, la fosfatasi alcalina, la calciuria e la fosfaturia sono in genere normali nell’osteoporosi senile e postmenopausale. Nell’osteoporosi senile la calciuria può essere anche inferiore alla norma.
L’immobilizzazione e l’inattività muscolare concorrono sicuramente ad aggravare un processo osteoporotico in rapporto alla mancanza dei normali stimoli che mantengono il trofismo dell’osso. Ne deriva una esaltazione dei processi di riassorbimento con possibile ipercalcemia e ipercalciuria e litiasi renale conseguente.
Nell’osteoporosi idiopatica il bilancio calcico è negativo mentre la calciuria ed il calcio fecale risultano aumentati. La calcolosi renale fosfocalcica è più frequente negli osteoporotici che nei soggetti normali soprattutto nell’uomo.
In corso di fratture patologiche risultano aumentate leggermente la fosfatasi alcalina sierica e l’idrossiprolina urinaria.
Nell’iperparatiroidismo primitivo si osservano le seguenti alterazioni : ipercalcemia, ipofosforemia, aumento della fosfatasi alcalina nel siero.
Quadro radiologico
L’osteoporosi viene evidenziata radiologicamente, allorché la perdita del calcio scheletrico ammonta al 30 – 40 %. Il quadro radiologico più frequente è rappresentato dalla cosiddetta vertebra “ listata a lutto “. Per il risalto della corticale nei confronti dell’ipertrasparenza dei corpi vertebrali la fragilità ossea determina un rimodellamento delle vertebre che assumono un aspetto biconcavo “ vertebra a pesce “ ( concavità dei margini superiore ed inferiore in proiezione laterale ). Si verificano frequenti fratture a cuneo “ vertebra a cuneo “ e da schiacciamento ( collasso vertebrale ). A livello delle ossa lunghe si evidenziano assottigliamento della corticale e fratture frequenti del collo del femore e dell’estremità del radio e dell’ulna.
Trattamento terapeutico dell’osteoporosi
BH 204 Calcium Fluoratum ( affezioni del metabolismi del calcio, osteoporosi: favorisce la formazione del callo osseo in caso di fratture; tendenza al rachitismo; fontanelle lente a chiudersi nei neonati; perdita di elasticità nei tessuti e debolezza del tessuto connettivo; indurimento delle fasce muscolari )
BH 214 Lilium ( osteoporosi pre e post climaterica; osteoporosi in età giovanile; osteoporosi della donna di tipo ormonale )
Studio su 24 pazienti
di sesso femminile affette da
Osteopenia o Osteoporosi
post-menopausale
di età compresa tra 50 e 68 anni
trattati
con i medicinali omeopatici:
BIOPH 204 Calcium Fluoratum (2 fiale sublinguali al giorno)
+
BIOPH 214 Lilium ( 1 fiala al giorno )
nei soggetti i più resistenti al trattamento,
e/o in menopausa precoce
Periodo di trattamento della durata da un minimo di 4 mesi ad un massimo di 20 mesi di cura.
I controlli sono stati effettuati prima e dopo trattamento terapeutico mediante esami strumentali : esame M.O.C. e densitometria ossea.
Casi |
Valori prima del trattamento |
Valori dopo il trattamento |
Incremento % |
|
|
|
|
1 |
0,56 |
0,64 |
14,29 |
2 |
0,76 |
0,92 |
21,05 |
3 |
0,85 |
0,95 |
11,76 |
4 |
1,05 |
1,051 |
0,1 |
5 |
0,76 |
0,92 |
21,05 |
6 |
1,001 |
1,05 |
4,9 |
7 |
0,614 |
0,783 |
27,52 |
8 |
0,778 |
0,841 |
8,1 |
9 |
0,687 |
0,713 |
3,78 |
10 |
0,557 |
0,565 |
1,44 |
11 |
0,74 |
0,77 |
4,05 |
12 |
0,91 |
1,04 |
14,29 |
13 |
0,596 |
0,62 |
4,03 |
14 |
0,646 |
0,663 |
2,63 |
15 |
0,593 |
0,57 |
-3,88 |
16 |
0,797 |
0,815 |
2,26 |
17 |
0,843 |
0,869 |
3,08 |
18 |
0,878 |
0,826 |
-5,92 |
19 |
0,844 |
1,04 |
23,22 |
20 |
0,72 |
0,73 |
1,39 |
21 |
0,59 |
0,66 |
11,86 |
22 |
0,76 |
1,06 |
39,47 |
23 |
0,72 |
0,79 |
9,72 |
24 |
0,7 |
0,71 |
1,43 |
I valori prima e dopo riportati nella tabella qui sopra si riferiscono ai risultati ottenuti mediante esame M.O.C.
Il paziente è stato sottoposto all’esame prima e dopo il trattamento con il medicinale :
BH 204 Calcium Fluoratum 2 fiale al giorno sublinguale o perlinguale.
Fonte: http://www.biopharmaceutici.it/Nuovo%20prontuario%20I.doc
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