Medicina del lavoro

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Medicina del lavoro

 

MEDICINA DEL LAVORO
Dott. MAGRINI   19/01/’04    H: 11.00-14.00

Oggi cominceremo ad analizzare alcune situazioni che sono tipiche della medicina del lavoro ed usciremo dall’ambito ospedaliero; infatti, dopo la lezione introduttiva, nella 2° lez abbiamo parlato del rischio biologico andando ad osservare alcune situazioni che ci sono vicine perché ovviamente ci siamo occupati del rischio in ospedale invece ora iniziamo a parlare di un rischio occupazionale molto diffuso.

                                                   GLI EFFETTI UDITIVI DEL RUMORE
Dal p.d.v. del medico del lavoro il rumore assume il ruolo, il significato di un fattore di rischio presente costantemente nell’ambiente di lavoro e che può provocare danni per la salute. Vedremo che l’approccio a questo fattore di rischio è quello che il medico del lavoro (MdL) pratica per tutti i fattori di rischio presenti nell’ambiente; quindi è una metodologia che deve essere usata costantemente per valutare il ruolo di questi fattori di rischio.

Il prof. fa una piccola INTRODUZIONE STORICA per far vedere come di fatto il concetto che il rumore possa essere lesivo o dannoso o fastidioso è noto da qualche tempo, da epoche piuttosto lontane.

Vediamo qual è o quale dovrebbe essere l’APPROCCIO ogni volta che un medico si trova di fronte a fattori di rischio in grado di provocare danni per la salute.

  • La cosa da fare è valutare gli effetti che questo fattore possa avere sulla salute; quindi il MdL all’inizio deve studiare e verificare che effettivamente quel fattore di rischio possa provocare un danno per la salute.
  • Il approccio è di tipo quantitativo quindi bisogna fare delle differenze infatti diversa è la condizione per es. del lavoro a bordo pista di un aeroporto da quella del riparatore d’orologi; probabilmente i rumori sono sostanzialmente diversi e anche gli effetti sulla salute sono sostanzialmente diversi.Però noi nella misurazione dell’esposizione non ci affidiamo ad un criterio descrittivo, ma dobbiamo andare a quantificare, a misurare.
  • Poi c’è la valutazione degli aspetti sanitari preventivi in cui il MdL, dopo aver valutato gli effetti che questo fattore di rischio può avere sulla salute, decide insieme con altre competenze di attuare dei provvedimenti per fare in modo che il rumore, o qualsiasi altro fattore di rischio, possa essere limitato nella possibilità di arrecare un danno. Perché è ovvio che si potrebbe far lavorare tutti in un ambiente silenzioso e abbiamo risolto il problema, ma non è così poiché in un’industria per abbassare il rumore di fondo presente durante l’attività lavorativa il costo che il datore di lavoro dovrebbe sostenere a volte è insostenibile o a volte non ci sono soluzioni tecniche. Se per es.uno deve lavorare ad una pressa per il metallo una pressa silenziosa fino ad ora non l’ hanno fatta; allora bisogna prendere dei provvedimenti per tutelare quel lavoratore che dovrà lavorare vicino a strumenti rumorosi
  • Il ed ultimo approccio fatto dal MdL è la valutazione del danno questo potrebbe essere fatto anche da altri medici, ma viene sostanzialmente dimenticato perché spesso il clinico valuta la patologia però non la riferisce al lavoro e non fa quelle procedure di denuncia professionale che possono essere utili per avere un indennizzo. Se a 60 aa divento sordo a causa dell’attività lavorativa lo stato prevede un indennizzo per avere il quale ci deve essere il medico che riconosce la sordità; riconosce l’eziologia occupazionale e fa una denuncia per avere la giusta ricompensa ad un danno subito sul lavoro.

Tutto ciò dovrebbe essere racchiuso nella parola prevenzione: l’obiettivo è di fare in modo che dato un fattore di rischio si riesca a prevenirne gli effetti negativi sulla salute.
L’idea che abbiamo noi del lavoro è di una situazione in cui c’è silenzio se pensiamo al nostro da studenti a parte le discoteche!!! Invece normalmente il rumore accompagna quasi tutti i lavori quindi da questo p.d.v. è un fattore di rischio presente sempre. L’esposizione al rumore dei lavoratori rappresenta uno dei rischi più ubiquitari. Non è che nel tempo il miglioramento tecnologico ha portato ad una riduzione del rumore; alcune industrie o alcune attività che hanno un contenuto tecnologico elevatissimo sono accompagnate a situazioni di forte rumorosità. Quindi da questo p.d.v. l’equazione   aumento della tecnologia, miglioramento delle conoscenze, miglioramento delle condizioni non sempre sono accompagnate dall’altro capo dell’equazione cioè riduzione del rumore; anzi spesso ci sono delle situazioni in cui spesso il rumore è frequentemente presente anche in presenza di altissime tecnologie.

ESPOSIZIONI ATIPICHE AL RISCHIO RUMORE

Il prof. mostra un’immagine di un call-center cioè un’altra situazione di alta rumorosità e c’invita ad immaginare cosa può significare lavorare mentre le altre persone parlano!!!!. Quale potrebbe essere la malattia più frequente in queste persone, a parte lo stress? Queste persone sono esposte al rumore perché tutti parlano, comunicano con il telefono. Che conseguenza può avere una persona che per 8 h deve parlare in un ambiente rumoroso? Queste persone sono esposte al rumore e le conseguenze non saranno dirette sul loro udito, ma saranno consequenziali ad un modo di lavorare che è necessario per procedere. Quindi le persone devono aumentare il tono della voce per tutto l’orario del lavoro, ma anche durante tutti i giorni del lavoro e questo comporta alla lunga nei sogg. predisposti la comparsa di noduli alle corde vocali o la slatentizzazione di patologie di questo genere.
L’ipoacusia da rumore di natura professionale è la malattia più frequentemente indennizzata dall’INAIL che è l’ente nazionale assicurazione infortuni sul lavoro per cui tutte le volte che un lavoratore ha un infortunio richiede un indennizzo all’INAIL.

IPOACUSIA DA RUMORE IN ITALIA: EPIDEMIOLOGIA
Viene mostrato un grafico in cui sono riportate le più note malattie professionali (di cui si parlerà nelle varie lez del corso di MdL) .L’ipoacusia da rumore dal 1990 in poi ha avuto un picco di denunce quindi tutti i lavoratori diventati sordi hanno iniziato a fare le denunce di richiesta per infortunio sul lavoro da malattia professionale e di fatto hanno avuto un indennizzo sostanziale. Altre patologie erano per es. la silicosi di cui nel 1990-1992 ne sono state indennizzate, molte alcune per sbaglio e poi le malattie cutanee che sono rimaste sempre costanti come frequenza anche se probabilmente quest’ultime sono più difficili da diagnosticare da questo p.d.v.. L’ipoacusia da rumore è molto semplice da diagnosticare se n’accorge anche il pz e questo numero incredibile di denunce che si è avuto è stato legato al fatto che nei 30 aa precedenti nessuno ha fatto richiesta di un indennizzo poi ad un certo punto hanno iniziato a fare richiesta di malattia professionale; sono state sanate tutte le situazioni e poi di fatto si è arrivati ad un livello più basso di denunce. Quel plateau che sta in fondo è il numero di denunce annue che ci aspettiamo ci sia attualmente. Di fatto è una patologia che non è diminuita perché sono migliorate le situazioni di lavoro; le situazioni di lavoro sono sicuramente migliorate, ma sono stati denunciati tutti i casi che si erano accumulati precedentemente.

IPOACUSIA DA RUMORE: RILEVANZA DEL FENOMENO
Sono circa 127 milioni i sogg con deficit dell’udito di almeno 45 decibel (db) e poi vedremo cosa significa perché per parlare di danno da rumore bisogna mettere insieme le informazioni cliniche, legislative e informazioni che riguardano l’igiene industriale.In Europa circa 113 milioni di persone sono esposte a livelli di rumore > di 65 db.

IPOACUSIA E SETTORI TECNOLOGICI
I settori tecnologici che sono responsabili dell’esposizione da rumore sono:

  • l’industria metalmeccanica e questo è ovvio se pensiamo alle catene di montaggio,
  • l’industria estrattiva,
  • l’industria del legno

naturalmente per tutte le apparecchiature usate che sono fonte di esposizione al rumore anche intenso.

Vengono mostrate 4 immagini che fanno riferimento alla realtà rumorosa di 4 ambienti di lavoro:

  • impianto di macinazione nell’immagine è rappresentato un enorme cilindro, grande un po’ di più della nostra aula, dove ruotano dentro delle pietre che vengono macinate. Ovviamente le pietre che ruotano si scontrano con delle sfere metalliche di 10 cm di diametro e da un diametro > della pietra si riduce ad una polvere. Chi deve lavorare vicino a quest’enorme cilindro che gira è esposto a livelli di rumore intollerabili.

Anche le altre situazioni sono caratterizzate da condizioni di lavoro simili.

  • Escavatore con martello pneumatico qualche volta per strada lo abbiamo visto e quando ci passiamo vicino cerchiamo di affrettare il passo o cmq anche per noi che ci passiamo vicino per 2 sec il rumore è molto fastidioso pensate a chi ci deve lavorare per 8 h!!!
  • Metalmeccanico che sta lavorando con un trapano a colonna che ogni volta che fa un buco causa un rumore molto fastidioso.
  • Industria tessile.

Per molti aa si è associata l’esposizione al rumore come direttamente responsabile del danno. Quindi si pensava che il sogg ipoacusico lo era perché esposto al rumore oppure si pensava che chi era esposto al rumore prima o poi aveva un danno a carico dell’organo dell’udito. Questo è vero fino ad un certo punto perché se si prendono dei lavoratori che hanno avuto un uguale esposizione, in termini di tempo, al rumore alcuni svilupperanno la malattia altri no. E certe volte la malattia viene sviluppata anche da persone che non sono state a diretto contatto o esposte al rumore; quindi un’equivalenza certe tra esposizione al rumore e comparsa dell’ipoacusia da rumore non è possibile.

AUMENTO DEL NUMERO DI PUBBLICAZIONI RIGUARDANTI LA SORDITA’ DA RUMORE IN PZ LAVORATIVO DAL 1966 AD OGGI (2003)
Mostra un’estrapolazione del numero delle pubblicazioni fatte dai ricercatori sull’argomento rumore e si può vedere come, dal 1966 ad oggi, ci sia stato un picco quando si è presa coscienza che il rumore potesse essere un agente lesivo grave presente nel mondo del lavoro, poi le conoscenze sembravano abbastanza standardizzate per cui si affermava che chi era esposto al rumore sviluppava il danno. Quando ci si è accorti che questa è una parziale verità le pubblicazioni sono riniziate a salire perché si sono cominciati a studiare anche altri fattori in grado di provocare un danno simile e quindi sovrapponibile ad un danno da rumore e fattori che sono spesso presenti nelle industrie.

SISTEMA UDITIVO
Il MdL o chi si occupa di danno da esposizione al rumore di solito va a valutare alcuni segmenti del nostro apparato uditivo e per ognuno di essi si nascondono delle funzioni e delle patologie quando queste funzioni sono danneggiate.
Il sistema uditivo dal p.d.v. funzionale può essere diviso in 2 apparati:

  • Apparato di trasmissione
  • Apparato di percezione

L’orecchio si divide in:

  • esterno
  • medio
  • interno

La Coclea è l’organo bersaglio del danno da rumore. Normalmente quando una persona è esposta per tanto tempo a un rumore estremamente importante alcune cellule presenti sulle membrane della coclea vanno incontro ad un danno che è irreversibile per cui le persone cominciano a sviluppare la stessa sintomatologia caratterizzata da segni audiometrici e poi nel tempo svilupperanno dei sintomi che il pz avverte come difficoltà nelle relazioni sociali come ultimo aspetto.Il prof. fa vedere un’immagine della membrana basilare che è stata srotolata fuori dalla coclea che è stata rappresentata visivamente, immaginate che la vostra coclea ha una capacità di riconoscere i suoni in base alla localizzazione cioè ha una capacità tonotopica per cui riesce a riconoscere le frequenze in base al punto preciso sulla membrana. Ci sono zone della membrana sensibili ai 20.000 Hz di frequenza, altre sono a 7.000, 5.000, 4.000, 3.000, 2.000; per semplificare possiamo immaginare che le cellule che compongono questa membrana in qualche modo si danneggiano con il tempo quindi il tempo di per sé è un elemento che fa peggiorare la funzionalità dell’organo dell’udito. La fa peggiorare al punto che di fatto una persona anziana quasi sempre ha una capacità uditiva discriminante dei suoni ridotta rispetto a quando era giovane, nei bambini addirittura si riesce ad avere all’inizio una sensibilità per suoni pari a 20.000 Hz di frequenza; poi nel tempo già a pochi aa dalla nascita la sensibilità diminuisce fino a 7.000 e se vogliamo 6.000-7.000 sono gli acuti di un violino cioè il massimo che possiamo discriminare noi come tipo di frequenza .A noi interessa la frequenza che sta a 4.000 che è particolarmente sensibile al danno da rumore tanto che le cellule responsabili della registrazione, della trasduzione del suono meccanico a suono biochimico (perché poi diventa un messaggio analizzato dal cervello) sono localizzate alla frequenza di 4.000 e su di essa agisce primariamente il danno da rumore.Il rumore industriale e quello presente negli altri ambienti di lavoro in quantità lesiva inizia la sua azione dannosa alla frequenza di 4.000; quindi la persona inizia a perdere la sensibilità sui suoni che hanno la frequenza di 4.000.Più il danno continua più sono interessate le frequenze che stanno intorno per cui si perde la sensibilità anche sui 3.000;3.500; 2.000 etc. Questo provoca dopo l’interessamento di alcune frequenze particolarmente utili per il parlato che vanno dai 1.500 che possono far comparire i sintomi della malattia. Normalmente quando un suono viene trasdotto dalla catena degli ossicini all’interno della coclea la membrana inizia una vibrazione che poi viene letta in base al settore tipico di sensibilità per quella frequenza.questa è una spiegazione meccanica del problema; esistono anche altre teorie che identificano come alcune malattie o situazioni cliniche possano peggiorare la sensibilità al danno da rumore ad es. la cattiva vascolarizzazione come nella microangiopatia diabetica possano peggiorare anche la resistenza che queste cellule hanno agli insulti derivanti dall’esposizione al rumore.Il prof fa vedere le stereociglia che sono le responsabili della traduzione del segnale da meccanico a biochimico quindi interpretabile dal nostro SNC.

ELEMENTI CARATTERIZZANTI IL SUONO

  •   Altezza,
  •   periodo tempo necessario impiegato dall’onda per percorrere il tratto pari alla lunghezza d’onda;
  •   Hertz,
  •   *frequenza definita come il numero di volte in cui l’ampiezza della flessione sonora assume il massimo valore;
  •   lunghezza d’onda definita come la distanza tra 2 picchi successivi dell’onda;
  •   intensità,
  •   timbro.

(* da ricordare)
L’orecchio umano percepisce frequenze da 16 a 16.000 Hz però nel tempo questa che è una capacità ottimale, nel momento in cui l’apparato uditivo funziona meglio, la sensibilità per alcune frequenze si riduce.
Normalmente si usa il DECIBEL quale misura del livello di pressione o intensità sonora;il db viene usato perché la variabile che esprime l’intensità sonora è estremamente dispersa e per esemplificare il calcolo e invece di usare cifre con 10 zeri si usano i db che comportano qualche problema quando si deve sommare però sono molto più rappresentativi e facili da usare. Se il db viene usato come misura di espressione dell’esposizione al rumore per cui per es. un sogg è esposto ad una fonte di rumore di 70 db ed un’altra di 72 db la somma delle 2 fonti di esposizione non è 142 perché non è possibile sommare direttamente valori espressi in db,ma la somma è di tipo logaritmico che segue determinate regole matematiche.

LA BANDA UDIBILE
Il prof mostra un grafico che rappresenta la banda udibile che va dalla soglia di udibilità che indica il minimo che può essere percepito fino al massimo di intensità che l’orecchio umano può percepire intesa anche come potenza che va a scaricarsi sulla membrana timpanica che rappresenta la soglia del dolore. Quando il suono o rumore è troppo intenso il sogg può avvertire un dolore. In alcuni incidenti in cui si hanno esposizioni acute alcuni sogg hanno subito un’esposizione improvvisa, un’esplosione si vede che la membrana timpanica è perforata non perché un oggetto l’ha colpita, ma perché la potenza e l’energia trasportata dal suono ha leso i tessuti.Per cui la membrana timpanica essendo il primo tessuto che s’impatta con l’energia sonora del rumore può, per determinate energie, andare in contro ad uno stress acuto fino alla rottura.
Nel grafico ci sono in ordinate i db ed in ascissa le frequenze; quindi quello che riusciamo a sentire per es per il linguaggio si va dai 200 Hz di frequenza fino ai 1.000-2.000-2.500 per alcuni timbri di voce;il parlato normale va dai 40-45 db di intensità; la musica ha un campo più ampio ed il rumore ha una zona di interesse ancora più ampia. Finché si tratta di linguaggio e di musica stiamo su frequenze che non creano danni diretti all’organo dell’udito; quando si tratta di rumori le potenze in gioco possono provocare danni.

FONTI DI RUMORE
Soglia udibile 0 db
Fruscio delle foglie 10-20 db
Conversazione 30-40 db
Telefono che squilla 65-70 db
Discoteca 80-85 db
Rumori pesanti (scavatrici,ruspe)
Decollo di aeroplano ad elica 120 db
Decollo di areazione 140-150 db
Lancio dei missili, mitragliatrice >>150
Già per valori di 140-150 db d’esposizione senza l’uso di opportuni dispositivi si va in contro anche ad un danno lesivo acuto della membrana timpanica.

Viene mostrata un’altra immagine che rappresenta la stessa cosa di prima vista in un’altra ottica;abbiamo l’intensità in db e la frequenza: per es. il camion produce un rumore a bassa frequenza ma alta intensità e viceversa il cinguettio degli uccelli che è ad alta frequenza e bassa intensità.

CARATTERISTICHE DEL RUMORE
In ambito occupazionale esistono dei rumori che possono essere stabili o stazionari ed è quello che è meglio sopportato dalle persone poi abbiamo un rumore fluttuante, intermittente e impulsivo che è sicuramente quello che ha l’effetto più dannoso sul soggetto. Il rumore impulsivo è quello che in ambito occupazionale presenta i > problemi per la tutela dei lavoratori.
I rumori hanno tantissime caratteristiche ed a seconda delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro si dovranno mettere in atto delle procedure di tutela.

Qualsiasi tipo di danno presenti sulle diverse componenti dell’organo dell’udito può comportare una patologia; quelle che a noi interessano in ambito occupazionale sono le ipoacusie di tipo trasmissivo e poi quelle neurosensoriali. L’alterazione di uno o più dei meccanismi dell’apparato uditivo può causare una riduzione della capacità uditiva nell’orecchio affetto ovvero un’ipoacusia che può essere di tipo trasmissivo o neurosensoriale.
L’ipoacusia di tipo trasmissivo è legata di solito a problemi del condotto uditivo, timpano, catena degli ossicini; le ipoacusie neurosensoriali sono dovute a patologie che interessano di solito la coclea e le fibre del nervo acustico e sono divise in forme ad origine cocleare ed ad a origine retrococleare. Le patologie trasmissive interessano la zona dell’app. uditivo che corrisponde al condotto, timpano, catena degli ossicini; le patologie sensoriali di solito vengono riferite alla coclea e poi abbiamo le forme miste che sono abbastanza frequenti per es. un’otite con danno cronico dell’app. trasmissivo e poi sarà esposta anche a rumore sommerà l’ipoacusia di carattere trasmissivo con quella di carattere neurosensoriale. Oqqi sta diventando interessante la verifica di patologie neurogene; tenete presente che il rumore come agente lesivo può agire nella forma cronica quindi in un’esposizione cronica al rumore di solito sulla coclea; quando però c’è l’effetto acuto dell’esposizione al rumore quindi un trauma acustico può esserci anche un’ipoacusia con esiti di carattere trasmissivo l’origine eziologica è sempre il rumore.                              

Per il LAVORATORE si è visto che nel tempo possono comportare problemi all’udito i seguenti fattori:

  • ETA’
  • RUMORE
  • TRAUMI OCCUPAZIONALI
  • INFEZIONI OTOLESIVE
  • *ASSUNZIONE FARMACI OTOTOSSICI (aminoglicosidi, diuretici, anestetici)
  • *ESPOSIZIONE A SOSTANZE TOSSICHE (solventi, metalli)
  • *FATTORI GENETICI alcune persone che mostrano un particolare suscettibilità al rumore probabilmente hanno un corredo genetico tale per cui alcuni meccanismi fisiologici di difesa dell’app. uditivo nei confronti dell’esposizione al rumore in alcuni sogg sono scarsamente funzionanti.
  • TRAUMI ACUSTICI più frequentemente la situazione non occupazionale che provoca danni uditivi è quella dei cacciatori che in qualche modo mette a rischio l’app. uditivo.

Le voci contrassegnate con * indicano che sono dei fattori di rischio ed in qualche modo possono essere responsabili di un’ipoacusia professionale. Quando affermavamo che non solo il rumore provoca danni alla salute ed all’app. uditivo intendevamo dire che anche l’esposizione a sostanze tossiche come solventi e metalli pesanti possono comportare la comparsa di quadri prevalentemente sovrapponibili a quelli di un’ipoacusia da rumore. Quindi il lavoratore esposto a rumore ha un rischio di avere un danno dell’app. uditivo, però un lavoratore esposto alle colle, ai solventi può avere un’ipoacusia di tipo professionale anche in assenza di rumore.

IPOACUSIA DA RUMORE: FISIOPATOLOGIA
Nell’immagine mostrata dal prof. è rappresentata la cellula e il meccanismo di traduzione del segnale da meccanico a biochimico. I vari passaggi sono gestiti da enzimi, recettori, neurotrasmettitori che quando sono perfettamente funzionanti consentono una corretta traduzione del segnale ed una corretta resistenza dell’organo dell’udito al rumore, però quando esistono dei deficit o situazioni di suscettibilità per qualcuno di questi gruppi enzimatici,recettori etc possono comparire delle situazioni di deficit.
Ci sono dei FATTORI PROTETTIVI:

  • Riflesso dello stapedio,
  • Tensor timpani,
  • FOC fascio olivo cocleare,
  • Presenza delle heat shock proteins,
  • Neurotrofine.

A noi interessa vedere che l’app. uditivo non si riduce solamente alla catena ossiculare, timpano, coclea ma è un insieme di elementi che vengono valutati per vedere se i sogg sono suscettibili o meno al danno da rumore.
L’esposizione al rumore provoca un danno all’organo dell’udito che ha dei mezzi per difendersi da esso: uno di questi è il riflesso acustico che prevede un irrigidimento del sistema rendendolo meno sensibile all’esposizione al rumore e che usa l’azione di 2 muscoli dell’orecchio medio,il tensor timpani e lo stapedio.

NUOVE STRATEGIE PREVENTIVE: IDENTIFICAZIONE DEI SOGG IPERSUSCETTIBILI
Il grafico riportato rappresenta una finestra sul futuro, non si fa ancora nulla di ciò. Cmq oggi esistono dei sistemi per verificare se il lavoratore potrà sviluppare un danno da rumore una volta esposto per motivi occupazionali in ambienti estremamente rumorosi.
Viene rappresentata in un grafico la probabilità di sviluppare un’ipoacusia: se un sogg non è esposto la probabilità di svilupparla è molto bassa; quando il sogg è esposto al solo effetto dannoso del rumore per motivi occupazionali avrà una probabilità di sviluppare un’ipoacusia più alta; quando un sogg è esposto a diluenti (es. stirene) la probabilità è > rispetto al rumore. Per cui è più pericoloso un agente lesivo di tipo chimico come lo stirene (ha un effetto dannoso sullo SNC) rispetto al rumore e quindi può provocare danni che simulano o sono sovrapponibili al danno da rumore quindi mimano di fatto un’ipoacusia da rumore.Quando si sommano lo stirene ed il toluene oppure a questi 2 si aggiunge anche il rumore la probabilità che un lavoratore in qualsiasi posto sviluppi la malattia è molto alta. Bisogna pensare che l’ambiente di lavoro in alcune situazioni aumenta la possibilità di sviluppare il danno del sistema uditivo non solo in relazione all’esposizione al rumore, ma anche all’esposizione di altre sostanze chimiche tossiche.

 

ASPETTI DIAGNOSTICI DELL’IPOACUSIA DA RUMORE
Per la diagnosi di ipoacusia da rumore l’OMS ritiene necessaria la presenza di:

  • storia di esposizione a rumore: 100 db o 83 db (A) per 50 aa di vita o un’esposizione equivalente.
  • criterio audiometrico.

Il legislatore con la legge 277 del 1991 prende coscienza del fatto che in alcuni ambienti di lavoro c’è il problema del rischio da rumore e descrive tutti i rischi dei lavoratori e gli obblighi che il medico e il datore di lavoro devono seguire per tutelare i lavoratori.Il medico deve attenersi con scrupolosa attenzione a ciò che dice la legge infatti per eseguire per es l’audiometria si devono seguire i criteri dettati dal legislatore.Quindi fare un’audiometria non solo in base a ciò che dice un libro di testo, ma andare a verificare se sono rispettate le indicazioni fornite dal legislatore. Il legislatore dice che prima di fare un’audiometria bisogna eseguire un’otoscopia (è l’ispezione mediante otoscopio del condotto uditivo e della membrana timpanica); quindi l’esame audiometrico senza quell’otoscopio non risulta valido. Immaginate che quando un MdL esegue un’audiometria che va poi a finire nella cartella clinica del lavoratore ed è eseguita tecnicamente male, il MdL è perseguibile dal p.d.v. penale quindi si va in contro alle sanzioni di carattere amministrativo e penale che sono previste dalla legge.

AUDIOMETRIA
E’ l’esame che serve per verificare la capacità del nostro sistema uditivo di percepire dei suoni.Va a misurare il danno che il nostro sistema uditivo ha subito per diverse cause che possono essere chimiche, biochimiche, farmaceutiche, traumatiche, occupazionali.
Il prof mostra il referto di un’audiometria dove in ordinata è presente l’intensità del suono espressa in db (0-10-20-30-40 db) ed in ascissa sono presenti le frequenze (125-200-500-1.000-2.000-4.000-8.000).
Il sogg viene messo in una cabina silente dove non ci sono rumori esterni cioè isolata dall’esterno; ha una cuffia e voi dall’esterno inviate dei suoni che inizialmente hanno frequenza bassa e intensità bassa.
MANIFESTAZIONI CLINICHE DEL DANNO DA RUMORE
Se il sogg è perfettamente normoudente avremo una retta già ad una minima intensità percepisce i suoni. Quando però il sogg comincia a presentare delle manifestazioni di danno riferibili all’esposizione al rumore sulla frequenza di 4.000 comincia ad esserci un deficit per es nella curva A il sogg a 4.000 sente solo se inviamo un suono pari a 30 db (suono abbastanza importante) naturalmente più passa il tempo più il danno è importante e >sarà l’intensità di suono necessaria per farlo percepire al sogg. Quando nella curva C vengono interessate anche le frequenze 1.000 e 5.000 il sogg avrà difficoltà anche a comprenderti dal p.d.v. verbale.La curva D è quella di un sogg con gravissima ipoacusia; c’è una progressiva compromissione delle frequenze cominciando da 4.000 e scendendo via via anche alle altre frequenze del parlato.
Con la legge 277 del 1991 il legislatore ordina al medico di eseguire solo l’indagine per via aerea poiché esiste anche la possibilità di fare l’audiometria per via ossea e trasmettere così il suono attraverso la vibrazione della teca cranica. Normalmente si usa solo l’invio dell’impulso sonoro tramite una cuffia quindi per via aerea.

SITUAZIONI PREDISPONENTI PER IL DANNO DI TIPO TRASMISSIVO, MISTO, PERCETTIVO
Queste sono alcune situazioni cliniche che predispongono al danno da rumore:
otite senza perforazione,
otite cronica con perforazione,
aplasia,
stenosi
quindi una serie di patologie croniche e congenite che possono predisporre questa persona ad un’ulteriore danno da rumore.

MANIFASTAZIONI CLINICHE DEL DANNO DA RUMORE
Il danno da stimolo acustico intenso e di breve durata può provocare un trauma acustico; invece un danno da prolungata esposizione a stimoli acustici può causare inizialmente una 1° fase detta di fatica uditiva, poi una 2° fase di latenza, 3° fase e la 4° fase che è un progressivo peggioramento della capacità uditiva.

EFFETTI DEL RUMORE
Fatica uditiva
Può comparire dopo 10-20 gg di esposizione al rumore (fastidi generici, acufeni, senso di stordimento)
Quando un lavoratore inizia ad essere esposto al rumore non è che il giorno dopo compare un’ipoacusia di tipo neurosensoriale, ma inizialmente c’è una fase transitoria che rappresenta la risposta del nostro app. uditivo all’esposizione al rumore.La 1° risposta si chiama fatica uditiva che può comparire dopo 10-20 gg di esposizione al rumore e di solito regredisce.La fatica uditiva, dopo alcune ore di riposo torna ad un livello pari a zero ed è come se l’app. uditivo fosse meno sensibile al rumore, è come se fosse una protezione verso il rumore ed in quel momento il sogg sente di meno. Passate alcune ore il sistema si riporta a zero e la sensibilità uditiva torna ad essere perfetta. Ci sono 2 tipi di fatica uditiva:a noi interessa di più quella che non tende alla regressione per cui se è vero che inizialmente questo meccanismo serve a tutelare il lavoratore dall’esposizione al rumore ed è reversibile per cui lavorando in un ambiente rumoroso e sviluppo questa fatica uditiva, il sistema diventa un po’ più rigido però dopo 14-45 H la capacità uditiva torna tale e quale e ciò avviene nella 1° fase. Nella 2° fase la fatica uditiva non torna perfettamente a zero per cui il sogg è come se ha perso un po’ della sensibilità del sistema uditivo. Le successive fasi del danno sono l’innalzamento permanente della soglia a 4.000 Hz, nella 3° fase c’è un deficit permanente importante che interessa anche i 2.000 ed i 6.000 e poi la 4° fase è la più grave, in essa c’è un incremento sostanziale del danno.

DANNO DA RUMORE

  • E’ un deficit percettivo iniziale e prevalente a 4.000 Hz;
  • bilaterale e simmetrico;
  • irreversibile.

C’è sicuramente differenza con un danno da rumore causato per es. dall’abitudine alla caccia che provocherà un tipo di danno percettivo che inizia a 4.000Hz,però non è bilaterale essendo il cacciatore esposto in modo asimmetrico rispetto alla fonte del rumore avrà, a seconda se è mancino o meno, una lesione monolaterale e questo la fa riconoscere da un’ipoacusia di carattere occupazionale che di solito è bilaterale.

Vengono mostrati vari quadri audiometrici:

  • quadro audiometrico di un sogg normoacusico rappresentata da una retta.

L’audiometria di solito si fa analizzando un tracciato per ogni orecchio, identificando il tracciato in rosso o in blu per identificare l’orecchio destro e il sinistro.
Nel grafico mostrato i 2 tracciati per le 2 orecchie sono sovrapponibili identificandosi una condizione di normoacusia.

  • quando andiamo a verificare la presenza di un’esposizione al rumore cronica parliamo di ipoacusia percettiva e l’immagina grafica è quella di una corda tesa in cui c’è una stampella che la aggancia e la tira giù all’altezza di 4.000 Hz ed a questo valore il sogg mostra un deficit uditivo.
  • viene mostrato il quadro della presbioacusia cioè l’ipoacusia legata fisiologicamente al passare del tempo quindi all’età. Si differenzia da un’ipoacusia percettiva perché il sogg con ipoacusia percettiva riferisce una precedente esposizione al rumore però nel tracciato c’è un recupero della sensibilità nelle frequenze più alte (6.000) per cui il sogg esposto al rumore continua a mantenere una buona sensibilità; mentre chi ha maturato un danno da presbiacusia per l’età ha perso progressivamente la sensibilità sia ai 4.000 sia ai 5.000-6.000-7.000 quindi la curva va ad impicchiata, scende senza un recupero.Quella dell’ipoacusia percettiva viene anche detta curva a cucchiaio.
  • quadro di ipoacusia di tipo trasmissivo monolaterale: l’ipoacusia inizia già alle frequenze più basse, è danneggiato tutto il pannello della sensibilità dalle frequenze più basse a quelle più alte proprio perché ci deve essere un difetto del sistema trasmissivo a livello della membrana del timpano, ossicini etc.Vedi pag 115-116 del Rossi di otorinolaringoiatria

 

FASI EVOLUTIVE DELL’IPOACUSIA DA RUMORE
Inizialmente il sogg presenta un deficit a 4.000 non se n’accorgerà, la persona viene da voi ma è perfettamente normoudente e non si accorge di essere deficitario per la frequenza di 4.000.Negli aa successivi se non vengono modificate le modalità espositive il sogg comincerà a manifestare una tipica sintomatologia.
Fino ad ora abbiamo analizzato gli effetti uditivi del rumore, poi ci sono quelli extrauditivi.

EFFETTI EXTRAUDITIVI
Sono tantissimi, alcuni ben studiati altri meno.Costituiscono un motivo di preoccupazione per il medico competente.Uno degli effetti peggiori è l’aumento degli infortuni per tutti quelli che hanno un deficit della sensibilità uditiva perché la mancata percezione dei segnali dall’arme o di rumori che possono avvertire di un imminente incidente possono ridurre la sensibilità del lavoratore nel proteggersi da questo tipo di eventi. Esistono delle relazioni fra esposizione al rumore ed attivazione del SNC e poi possono manifestarsi in tanti modi: dal disagio del lavoratore, dallo stress del lavoratore; la relazione con l’ipertensione arteriosa non è mai stata dimostrata con certezza,ma cmq è esperienza comune che quando un lavoratore è esposto a rumori importanti ci può essere un aumento di frequenza e probabilmente la vasocostrizione con lieve aumento della pressione arteriosa.Di fatto una serie di patologie possono comportare danni extrauditivi.

LEGGE 277/1991
La legge 277 che dobbiamo tener presente per questo tipo di fattori di rischio prevede che i lavoratori vengano informati e formati.
-I lavoratori devono usare e sono costretti ad usare dei dispositivi di protezione individuale.
-i lavoratori devono fare delle visite di carattere sanitario.
-informazioni sui rischi derivanti dall’esposizione al rumore.
-Misure di protezione alle quali i lavoratori devono uniformarsi.
-corretto uso dei mezzi di protezione.
-Importanza dei controlli sanitari.
Il legislatore pone come limite oltre il quale si è chiamati a tutelare in modo pesante i lavoratori occupazionalmente esposti tutti i sogg esposti a valori superiori ad 80 db.Quando un lavoratore è esposto a rumori ambientali superiori ad 80 db scattano una serie di obblighi di legge che il datore di lavoro e il medico competente devono porre in atto.Il lavoratore dovrà essere formato sul rischio che sta correndo, deve essere informato sulle misure di protezione e sui mezzi di protezione che deve usare e deve essere informato anche sul senso dei controlli sanitari che vengono fatti.La cosa fondamentale che di solito non viene mai fatta è quella di predisporre dei dispositivi di protezione individuali (tappi, cuffie, inserti auricolari) che possano contenere, ridurre l’esposizione occupazionale.Normalmente si usano degli inserti auricolari (usa e getta) inseriti nel condotto uditivo che i lavoratori hanno a disposizione durante l’orario di lavoro, quest’inserti auricolari sono di solito frequenza sensibili quindi abbattono solo alcune frequenze perché se uno fosse completamente isolato dal rumore dell’ambiente esterno la percezione dell’ambiente di lavoro e del rischio sarebbe molto limitata e questo comporterebbe l’aumento degli infortuni o anche degli eventi lesivi; invece se si hanno dei dispositivi di protezione specifici per le frequenze interessate si avrà una riduzione del fastidio e del danno da rumore.Quando un sogg è esposto a suoni superiori ad 80-85 db scatta anche un obbligo di tutela sanitaria per cui i lavoratori devono essere sottoposti a visita medica e l’audiometria secondo le indicazioni previste dalla legge 277.
Nell’ambito della medicina occupazionale il medico deve capire e verificare la presenza del fattore di rischio nell’ambiente di lavoro e ciò si fa misurando lo stesso fattore di rischio in causa.
Siamo andati a vedere in un industria se i livelli di rumore erano > o < di quelli previsti dal legislatore:
per dare all’esposizione al rumore un termine quantitativo si vanno a misurare 2 parametri il LEQ detto LIVELLO SONORO EQUIVALENTE ed il LEP detto LIVELLO DI ESPOSIZIONE. Se un lavoratore in un’industria è esposto al rumore come stabiliamo quanto questa persona è esposta?Si fanno dei campionamenti che alla fine prevedono la valutazione per il livello sonoro equivalente: il LEQ di un dato suono o rumore variabile nel tempo è il livello (espresso in db) di un ipotetico rumore costante che se sostituito al rumore reale per lo stesso intervallo di tempo comporterebbe l’apporto di un’uguale energia sonora cioè è l’oggettivazione del rumore ambientale, quanto rumore c’è.E’ un calcolo matematico che a noi non interessa; il 1° obiettivo è quello di capire all’interno di un’industria dove i passaggi sono tanti il LEQ è la distribuzione di questo lavoro per tutto l’orario di lavoro del rumore ambientale.Il LEP è quanto di questo rumore viene assorbito dal soggetto.Si fa prima una valutazione ambientale del rumore e poi si va a ricostruire quanto tempo il lavoratore sta in quel determinato ambiente per avere un’idea dell’esposizione del sogg. Ovviamente i rumori possono avere una diversa distribuzione nell’ambiente:abbiamo il rumore riflesso, diretto, trasmesso attraverso le vibrazioni del pavimento;quindi le fonti possono essere le più diverse. E all’interno di un’azienda (viene mostrata una pianta di un’azienda vista dall’alto) si vanno a delimitare le zone dove il livello del rumore è superiore a 85-90 db.

MATERIALI E METODI
Per fare queste complesse misurazioni c’è un apparecchio che semplifica il tutto e si chiama fonometro che viene portato nell’ambiente di lavoro e nel tempo fa delle misurazioni che ci danno le indicazioni di tutti i parametri che servono per caratterizzare in modo quantitativo l’esposizione occupazionali. Si vanno a vedere per ogni zona dell’ambiente i livelli di LEQ e LEP misurati e poi si traggono le conclusioni sui livelli di esposizione complessiva del soggetto.

 

CONCLUSIONI
Quando si ha a che fare con aziende o con situazioni dove i lavoratori sono esposti in modo costante al rumore ambientale è necessario poi seguire queste procedure di intervento

  • intanto se fosse possibile intervenire sul ciclo produttivo e quindi ridurre il rumore sarebbe la situazione migliore.Valutazione di eventuali migliorie del ciclo produttivo per il contenimento del rischio.
  • Verifica di iniziative inerenti l’organizzazione del lavoro per ridurre i tempi di esposizione.Se ho una postazione di lavoro dove il rumore è a 120 db non è detto che ci devo far stare il lavoratore tutto il tempo, se riesco a farcelo stare 10 minuti invece che 1 h ho risparmiato a quel lavoratore 50 minuti di esposizione.
  • Formazione e informazione sul rischio specifico e sugli opportuni DPI da utilizzare.Questo è un punto cruciale. Di solito i lavoratori hanno una scarsa percezione della pericolosità ambientale spt se non sono stati formati sullo specifico argomento; quindi non conoscono le conseguenze che una determinata esposizione può avere.Bisogna coinvolgere i lavoratori nell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale; oggi risultano l’unico strumento in grado di tutelare il lavoratore. Se è vero che molte aziende hanno postazioni molto rumorose è altrettanto vero che esistono dispositivi di protezione individuale idonei che permettono di tutelare in modo sufficiente la mia salute.
  • Ricerca dei DPI più idonei e maggiormente accettati dai lavoratori.

 

                                      LA DISABILITA’

Quest’anno abbiamo introdotto un nuovo argomento nel corso di MdL un po’ perché questo è stato l’anno della disabilità e un po’ perché la MdL nei confronti della disabilità ha un interesse particolare perché normalmente le persone disabili sono per il MdL un elemento particolarmente interessante perché è necessario uno sforzo ulteriore rispetto ha quello previsto già per un lavoratore normale per fare in modo che questo lavoratore possa essere inserito produttivamente nell’azienda. Questo è stato l’anno delle disabilità però secondo il prof non è cambiato granché per i disabili; grandi leggi non sono state fatte. Di queste cose fa anche bene parlarne però poi quando si tratta di inserire realmente la persona in ambito lavorativo le difficoltà anche dal p.d.v pratico sono importanti. Gran parte legate a problemi culturali per cui il datore di lavoro ed i colleghi di lavoro non hanno gli strumenti culturali per gestire questa situazione.

EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI DISABILITA’
Vediamo la proposta ICF (international classification of functioning) cioè la classificazione internazionale sulla disabilità. Però per classificare la disabilità è importante scrivere ciò che la persona non riesce a fare inoltre sarebbe opportuno descrivere ciò che la persona riesce a fare quindi vedere la cosa in termini positivi.
Questa è una classificazione recente della valutazione del grado di inabilità che porterà anche dei cambiamenti dal p.d.v. pratico perché invece di vedere solo ciò che manca è importante descrivere anche la funzione residua.
Abbiamo:
la menomazione che riguarda un organo,
la disabilità che si manifesta a livello di persona,
l’handicap ovvero quando tutto questo ha a che fare con l’ambiente, come si relaziona una menomazione o disabilità nell’ambiente. Per cui una persona può anche avere una disabilità però se l’ambiente circostante lo tutela in modo sufficiente sicuramente questa persona avrà una vita normale e probabilmente vivrà meglio anche la sua disabilità. Quando l’ambiente è particolarmente aggressivo, inospitale anche una persona normale può avere una grave disabilità. Gli esempi sono molteplici: se sono cieco e qualcuno scrive dei testi con caratteri molto piccoli anche io divento disabile; una persona che ha una lieve menomazione visiva se l’ambiente circostante non l’aiuta ovviamente amplificherà moltissimo la sua disabilità. Molto spesso noi anche nell’ambiente del lavoro finiamo quando agiamo in modo non corretto per amplificare moltissimo l’handicap delle persone.
Viene riportata una classificazione delle tante menomazioni che sono possibili:
*   menomazioni delle capacità intellettive,
*   menomazioni psicologiche,
*   menomazioni del linguaggio,
*   etc
Classificazione della disabilità. Ad ogni menomazione corrisponde una disabilità che può essere:
*   disabilità del comportamento,
*   disabilità della comunicazione,
*   disabilità della cura della propria persona,
*   etc.
Classificazione dell’handicap:
*   handicap nell’orientamento,
*   handicap nell’indipendenza fisica,
*   handicap nella mobilità,
*   handicap occupazionale,
*   etc.
Ad ogni menomazione corrisponde un handicap. Maggiore è l’handicap quindi maggiore è il disagio di una persona che ha una menomazione manifesta nel proprio ambiente di lavoro e minore è la sicurezza nell’ambiente di lavoro. Se una persona con deficit uditivo grave lavora in un magazzino dove il segnale dall’allarme è una sirena ovviamente quando suona la sirena non la sente e ovviamente avrà una difficoltà nella gestione della propria sicurezza nell’ambiente di lavoro.

NORMATIVA
Il prof ci mostra le leggi che l’Italia ha proposto per tutelare i disabili; a giudicare dal numero delle leggi i disabili sembrano essere una popolazione estremamente tutelata in Italia invece non lo sono!!!! Mentre il paese dove sono più tutelati è la Norvegia che invece non ha leggi per tutelare i disabili!!C’è sicuramente qualche problema perché se in Italia abbiamo formulato una serie di leggi anche importanti e non riusciamo a risolvere il problema della tutela della personalità del lavoratore disabile e del disabile sociale (quindi consideriamo sia l’aspetto sociale che occupazionale) in Norvegia o in alcuni paesi del nord l’assenza di leggi specifiche evidenzia la risoluzione del problema; questo significa che è un problema sostanzialmente culturale. La maggior parte delle persone negli ambienti di lavoro non vuole il disabile e questa è una cosa frequente se pensate al fatto che il lavoratore ha dovuto creare una legge nella quale impone alle aziende di assumere all’interno della propria forza lavoro il 7% dei disabili. Ovviamente “fatta la legge, trovato l’inganno” infatti è rarissimo trovare aziende che hanno un 7% di lavoratori disabili e spesso sarebbe interessante andare a vedere dove sono collocati i disabili nelle aziende.

QUANTI SONO I DISABILI IN ITALIA? NUMERO DI PERSONE DISABILI DI 6 ANNI E PIU’, PER SESSO E CLASSI D’ETA’, NEL 1999-2000 DATI IN MIGLIORIA.
Viene mostrato uno studio dell’ISTAT del 2000 dove fa vedere che ci sono circa 2 milioni 600 mila sogg con disabilità per tutte le età; a noi interessano quelli che vanno da 6 a 65 aa perché gli altri sono in parte usciti dall’ambiente lavorativo ed hanno a che fare con un problema sociale, mentre nella prima parte c’è un problema sia sociale che occupazionale. Ci sono dei dati che identificano anche la gravità o le problematiche relative alla disabilità per quanto riguarda le caratteristiche. Molto spesso la disabilità che si riesce a collocare meglio sul lavoro è quella della difficoltà della vista, dell’udito, della parola quindi le difficoltà sensoriali.
Vediamo la percentuale dei disabili occupati:
il 24% dei maschi disabili è occupato contro il 68% e il 10% delle donne contro il 39%, quindi ci sono delle differenze tra mondo degli abili e disabili abbastanza rilevanti.

DISABILI IN EUROPA
In Europa la situazione è su per giù simile però cambiano le caratteristiche del livello di educazione dei disabili che costituiscono una delle chiavi di volta del sistema, se il disabile viene educato durante il ciclo scolastico in modo sufficientemente buono avrà una possibilità di introduzione nel mondo del lavoro perfetta. Se questa educazione non c’è o perché è difficoltosa od è mancata in qualche modo la persona avrà gravi difficoltà all’inserimento lavorativo. Se un disabile ha capacità lavorative buone, valide può lavorare spesso meglio di un abile però se la persona non ha avuto un livello di istruzione, di capacità, di conoscenza degli strumenti di lavoro, tali per cui poi quando si presenta a chiedere lavoro non ha nessuna abilità, ovviamente la sua disabilità si somma alla incapacità dal p.d.v. pratico ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Il 14% della popolazione totale in età lavorativa nell’unione europea è disabile (circa 26 milioni di persone).La Finlandia è uno dei paesi dove è più alta la % dei disabili infatti il 23% dei finlandesi risulta disabile. A questo punto viene da chiederci se tutti i finlandesi sono disabili; in realtà c’è un problema di classificazione per cui in Italia c’è una difficoltà anche nel censirli. Se ci chiediamo quanti sono i disabili in Italia è difficile rispondere perché quella che abbiamo visto prima è una stima non è una conta certa, purtroppo anche il sistema di censimento e di valutazione dell’entità del fenomeno è molto carente. Ovviamente nei paesi dove è maggiore è l’attenzione per il problema della disabilità maggiore è anche la capacità di quantificare il fenomeno.

 

DISABILI E SICUREZZA SUL LAVORO
Vediamo le problematiche che si incontrano nella gestione del lavoratore disabile. Attualmente l’iter di inserimento lavorativo di una risorsa disabile prevede che il disabile vada presso l’ASL di competenza e sia valutata la sua capacità lavorativa poi viene inserito in una lista dalla quale le aziende possono attingere per reclutare persone con disabilità. Una volta che queste persone vengono reclutate sono inserite nel ciclo lavorativo ed entrano in tutte quelle forme di tutela che sono proprie anche del lavoratore normale. Molti si difendono dall’obbligo di assumere disabili formulando richieste non risolvibili per es se uno richiede un disabile con 3 lauree o con esperienza internazionale nella gestione dei conti esteri è normale che nella lista del collocamento obbligatorio probabilmente questa figura professionale non c’è. E spesso le aziende si difendono alzando il livello di qualità del lavoratore richiesto per cui invece di richiedere un operaio o un addetto al video terminale richiedono un dirigente ed a quel punto la lista non può più rispondere e questo è già un modo per ridurre l’ingresso del disabile nell’azienda. Poi quando il disabile si presenta sul posto di lavoro viene scoraggiato perché ci sono delle difficoltà e così la persona dalla lista di collocamento obbligatorio era andata con tanta volontà verso la nuova esperienza lavorativa viene respinta perché il lavoro non lo soddisfa perché molto spesso le aziende non hanno interesse ad inserire delle persone con criticità.
Vediamo quali sono le CRITICITA’ che si presentano quando un medico deve aiutare l’inserimento lavorativo delle persone disabili :
*  Sono legate alla presenza di barriere architettoniche che la legge avrebbe da tempo risolto perché per legge non ci dovrebbero essere nei luoghi di lavoro o negli ambienti pubblici barriere architettoniche: Viene fatta l’esempio della nostra aula che secondo il prof non sarebbe facilmente gestibile da una risorsa disabile spt motoria; quindi c’è una difficoltà organizzativa e strutturale a pensare gli ambienti di lavoro come posti di facile utilizzo per tutti lavoratori sia quelli normali sia quelli che hanno dei deficit. Le barriere architettoniche sono uno dei motivi per cui non sono inserite ad es. manca il bagno per i disabili, non c’è un’adeguata mensa per essi, c’è difficoltà a salire le scale spt per i disabili motori, o chi deve fare dialisi ha bisogno di servizi igienici modificati per le sue caratteristiche l’azienda spesso vede questo come un costo e non lo risolve.
*  L’altro problema è quello legato al pendolarismo; infatti moltissime risorse sono confinate a casa non perché queste persone non potrebbero vivere al di fuori delle mura domestiche, ma solo perché non c’è un servizio sufficientemente agile in grado di trasportare la risorsa dalla sua casa al posto di lavoro.
*  Il problema reale è quello delle emergenze anche se qui il legislatore ha in parte risolto il problema perché per le emergenze se nell’azienda c’è un disabile deve essere nominato tra i colleghi una persona che aiuti, nell’eventuale momento critico di un’emergenza, il disabile ad usufruire per es. di un percorso per uscire dal posto di lavoro in caso di incendio, esplosione etc.
*  Poi c’è l’isolamento che è una delle situazioni di lavoro più frequenti; infatti molti lavoratori lavorano da soli però qualche risorsa disabile ha problemi a lavorare da soli. Ad es.se un sogg va in contro a crisi ipoglicemiche perché la sua terapia insulinica non è perfettamente bilanciata non può lavorare da solo perché se va in crisi ipoglicemica più o meno improvvisamente non ci sarà nessuno che ne tuteli lo stato di salute. Quindi l’isolamento costituisce uno dei problemi reali per limitare l’accesso delle persone disabili in alcuni posti di lavoro.
*  Disagio ed emarginazione: quando si prova ad inserire un sogg disabile fra un gruppo di lavoratori abili le reazioni possono essere le più varie infatti se la disabilità ha un contenuto estetico importante possono esserci delle forme anche di emarginazione non indifferente; quando la disabilità prevede anche il sospetto per il lavoratore che si tratti di una risorsa con malattie effettive come l’AIDS che prevede una quota di inabilità abbastanza importante, il sieropositivo può lavorare e dovrebbe essere tutelato nel suo lavoro però quando i colleghi vengono a sapere e sospettano questa malattia scattano dei meccanismi di difesa che limitano ed emarginano il sogg. Questo avviene tanto più nelle disabilità che presentano problemi di alterazione della nostra immagini con gravi malformazioni e disturbi importanti in cui si va in contro a forme gravi di emarginazione.
*  Anche gli orari di lavoro costituiscono un altro elemento critico perché se pensate ai turni di lavoro ed alla necessità che possono avere alcune risorse per quanto riguardo la rigidità degli orari per es. se un lavoratore è diabetico e deve assumere la sua terapia fatta da 3 o 4 somministrazioni (a seconda del ciclo terapeutico) ,deve mangiare a determinate ore tutto ciò si scontra con la rigidità della organizzazione aziendale. Il legislatore, ma anche il buon senso prevedono che ci sia un adattamento completo delle caratteristiche del posto di lavoro e dell’organizzazione del lavoro alle necessità della persona disabile.
*  E poi c’è una pericolosità dei compiti specifici della mansione se per es. la persona è diventata disabile nel corso della sua vita nel compiere mansioni che richiedono una certa abilità può andare in contro anche a conseguenze per la sua persona o per il ciclo produttivo.
*  Progetto del posto di lavoro: quando il medico competente affronta queste problematiche si deve relazionare con altri specialisti che lo aiutano e cioè RSPP che è il tecnico della sicurezza di un’azienda insieme al datore di lavoro o altre figure professionali devono progettare o prevedere un posto di lavoro facilmente adeguabile alla caratteristica della risorsa disabile
*  Per i servizi igienici a la mensa e sale ristoro vale la stessa cosa detta per il progetto del posto di lavoro.
Tutte le problematiche (o criticità) viste devono essere affrontate e risolte, non possono essere lo strumento per emarginare la persona disabile.

 

DISABILITA’ E PROBLEMATICHE OCCUPAZIONALI
Questi sono i punti critici che vengono evidenziati per l’inserimento lavorativo:
-inserimento del disabile (neo assunto),
-tutela del lavoratore che diventa disabile durante l’attività lavorativa.
Quindi sia la fase di assunzione della persona, ma anche la fase di tutela del lavoratore che è stato assunto come persona normale poi in seguito ad infortunio ha maturato una disabilità, invalidità lì deve essere forte la tutela occupazionale e ci deve essere anche una forma di tutela per i lavoratori che non comunicano la propria disabilità all’azienda per es. se vengo assunto e ho una malattia grave e non lo dico, perché magari la malattia non è facilmente diagnosticabile e il medico se ne accorge dopo che questa persona è stata assunta, è giusto che venga fatta una forma di tutela di questa persona e non può essere mandata via dal mondo del lavoro.

ESONERI PER LE IMPRESE
I motivi per cui un’azienda potrebbe richiedere di non assumere disabili sono:
-faticosità, se l’azienda ha delle mansioni con dei compiti lavorativi molto faticosi sarebbe opportuno che la persona che ha già un deficit non venga coinvolta.
-pericolosità, ci sono alcune aziende hanno una pericolosità del compito lavorativo. Se ho un’azienda di elettricisti, per es, che va a 50 metri pensare all’assunzione di un disabile motorio è quasi uno scherzo!!!
-modalità particolarmente complesse di svolgimento delle attività lavorative.

INSERIMENTO LAVORATIVO
-Telelavoro e teleformazione (ricorso alla information communication technology-ICT),
-lavoro temporaneo
-ausili              -per non vedenti,
-per audiolesi,
-per disabili motori,
-handicap mentale.
Una delle prospettive > che si hanno oggi di inserimento lavorativo è legato anche all’informatizzazione del lavoro, questo discorso è collegato alla capacità che il nostro sistema ha di fornire anche le formazione dei lavoratori con cui si intende che la persona deve andare a scuola, imparare a scrivere e leggere. Però se dal p.d.v. pratico si vuole ipotizzare un inserimento lavorativo specialmente per quanto riguarda le risorse con disabilità motoria, sensoriale è necessario che ci sia lo sforzo verso la capacità di gestire attrezzature o cmq attività informatizzate. Queste consentono oggi di inserire gran parte dei lavoratori. La persona con disabilità oggi deve e può lavorare in un ambito occupazionale che sia anche di sua soddisfazione. L’idea di mettere sempre il disabile al centralino, in portineria o a fare dei lavori di minor aggravio oggi non ha dei riscontri concreti.Il tutto andrebbe visto con una doppia ottica: la prima riguarda il rispetto della persona e quindi valorizzare al massimo le capacità residue e il tipo di lavoro fatto perché mettere una persona con un livello di qualifica più basso solo perché presenta una disabilità oggi è un atto criminale. Quindi di fatto esiste la necessità e la possibilità di inserire queste persone ad un giusto livello di gratificazione professionale.

HARDWARE E SOFTWARE: ACCESSIBILITà E BARRIERE
Viene fatto un esempio di quella che potrebbe essere la porta per il futuro ossia l’inserimento delle persone disabili passa attraverso l’informatizzazione di alcune funzioni e se anche l’hardware ed il software di queste strutture (dei computer) fossero resi più facilmente utilizzabili probabilmente il numero di persone disabili che troverebbero un’efficace collocazione lavorativa sarebbe alto. Ci sono una serie di criticità che rendono il computer difficile da utilizzare per tutti e non solo per il disabile; quindi è necessario che anche il nostro modo di pensare e progettare gli strumenti di lavoro (tavoli, sedie, computers) possano essere in un’ottica di facile utilizzabilità.

OBIETTIVI DA PERSEGUIRE PER REALIZZARE UN VALIDO INSERIMENTO LAVORATIVO
-Bilancio di capacità ed orientamento dei disabili,
-integrazione lavorativa tra riabilitazione funzionale, sociale e professionale
-creazione di servizi integrativi per la transizione del lavoro…..etc.
Oggi è fondamentale pensare che se le risorse con disabilità seguono un iter formativo, durante l’evoluzione che va dai bambini all’età adulta, mirato all’inserimento nel lavoro probabilmente oggi non ci troveremo ad un situazione in cui la % dei disabili che lavorano è bassissima e di questa percentuale molti fanno dei lavori che sono squalificanti. Sicuramente va rivisto l’approccio culturale al problema fornendo quegli strumenti sia a livello scolastico per quanto riguarda l’inserimento lavorativo sia a livello occupazionale dando alle aziende dei benefit (?) e costringendole realmente a porsi il problema. Queste 2 strade sia la formazione scolastica che il miglioramento delle condizioni di lavoro potrebbe portare in un futuro, più o meno prossimo, ad un miglioramento delle condizioni lavorativa. Oggi ancora non c’è questo tipo di attenzione al problema, siamo molto lontani e stupisce che anche nelle università, dove ci si aspetterebbe che ci sia il massimo della sensibilità verso questo tipo di problematiche, oggi ci sono es non proprio limpidi sia per l’inserimento lavorativo sia come studente delle persone con disabilita

 

                                                                                     Mariamgela Pinci

Fonte: http://digilander.libero.it/sbobinrete/MEDICINA_DEL_LAVORO.doc

Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/sbobinrete/

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