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Il metodo Pilates in riabilitazione
Cenni storici
Joseph Hubertus Pilates nacque a Dusseldorf, in Germania, nel 1880 e si dedicò fino da giovanissimo alla pratica della ginnastica e di diversi sport, si dice per vincere la sua debole e delicata costituzione fisica, arrivando ad emergere nello sci, nei tuffi, nel pugilato e a posare perfino come modello nei corsi di disegno anatomico. Visse, oltre che in Germania, in Inghilterra e negli Stati Uniti insegnando ginnastica assieme alla moglie Clara, infermiera, per tutta la vita (morì a New York nel 1967) ed elaborando un metodo originale di preparazione fisica globale che richiede l’utilizzazione di pochi e originali strumenti.
Metodo Pilates
La tecnica si caratterizza per il suo basso impatto fisico e per un numero limitato di ripetizioni ben fatte che la rendono estremamente adattabile al singolo individuo, sia esso un dilettante o un atleta, a qualsiasi età e perfino nei primi mesi di gravidanza e nel post-partum, mirando ad implementare contemporaneamente forza e flessibilità. Enfatizzando la corretta respirazione e l’allineamento del rachide durante l’esecuzione degli esercizi, realizza una perfetta integrazione tra mente e corpo, che si traduce in una costante percezione del movimento (“la cosa importante non è ciò che stai facendo, ma come stai eseguendo ciò che fai"). In questi elementi si rende manifesta la profonda conoscenza e l’esperienza maturata da parte di Pilates nel campo delle arti marziali e delle discipline fisiche orientali.
Il suo metodo divenne presto apprezzato nel mondo della danza, perché permetteva e incoraggiava la precoce ripresa del movimento dopo un infortunio, e gli permise di entrare in contatto con i più famosi ballerini e coreografi americani fino dagli anni trenta. L’insegnamento di Pilates fu portato avanti dai suoi allievi, prima fra tutti Romana Kryzanowska, e negli anni ottanta fu ampiamente amplificato dai media facendo sì che attualmente oltre cinque milioni di americani pratichino questa disciplina. Negli anni novanta il metodo Pilates si è diffuso anche in Europa ed oggi in ogni grande palestra si insegnano e si praticano almeno alcuni degli oltre cinquecento esercizi creati da questo maestro. Molti di questi vengono eseguiti a corpo libero, altri si avvalgono di semplici ausili, altri ancora necessitano di mezzi tecnici più complessi, appositamente creati da Pilates come i lettini con resistenze graduabili a molle che sostengono la schiena e il collo facilitando il loro parziale scarico durante il lavoro.
Utilizzo del metodo Pilates in riabilitazione
Per le sue caratteristiche particolari, mantenimento del perfetto allineamento del rachide e del bacino, estremo controllo mentale degli esercizi, potenziamento e flessibilità senza rilevante aumento della massa muscolare, questo metodo si dimostrò subito molto utile nel prevenire i comuni traumatismi sportivi.
Poiché permetteva e incoraggiava precocemente il movimento con basse resistenze nei processi di rieducazione, si rilevò molto efficace anche nel ridurre i tempi di recupero e di ritorno all’attività sportiva dopo lesioni dei tessuti molli; per questo negli ultimi anni terapisti, chiropratici ed ortopedici hanno fatto sempre più ricorso ad esercizi secondo i principi di Pilates nei programmi riabilitativi dei loro pazienti.
La ricerca costante della fluidità e della perfezione nel movimento rende questo metodo particolarmente adatto al raggiungimento dell’ obiettivo principe di ogni percorso riabilitativo che è quello di ricondizionare uno schema motorio (“osserva il tuo corpo mentre lavora, pensa ad ogni fase del movimento”).
La possibilità di eseguire pochi esercizi ben controllati, in assenza di gravità, piacevoli (perché fanno lavorare tutto il corpo e poco gravano sui singoli distretti) e talvolta fin divertenti anziché molte ripetizioni monotone e stereotipate, lo rende particolarmente gradito ai pazienti.
Può essere utilizzato in molti campi della riabilitazione oltre a quella sportiva e post-chirurgica: in ortopedia generale e pediatrica, in neurologia, in geriatria, nel dolore cronico.
In riabilitazione la maggior parte degli esercizi viene eseguita sui caratteristici lettini in legno, muniti di guide su cui scorre un carrello collegato a molle. Regolando appositamente l’inclinazione del sedile si può determinare il grado di flessione dell’arto inferiore. Sono disponibili molti accessori che permettono un ampia varietà di esercizi in assenza di gravità (posizione supina o prona) o in presenza di gravità (posizione seduta, eretta, in ginocchio) contro resistenze graduabili.
Presupposti scientifici
Sebbene rimanga ancora molto da approfondire sui meccanismi d’azione e sugli effetti positivi dell’utilizzo del metodo Pilates in campo riabilitativo, alcuni aspetti biologici e fisiologici risultano sufficientemente dimostrati.
Il tessuto connettivo svolge azione di supporto e mantiene l’integrità strutturale di altri tessuti oltre a trasmettere e contrastare varie forze; una grande parte del connettivo, risultando avascolarizzata o comunque poco vascolarizzata, si nutre attraverso gradienti pressori, osmosi e variazioni di concentrazioni elettro-chimiche. Le sollecitazioni a catena cinetica chiusa apportate da questi esercizi sui tessuti connettivi si traducono in forze alternate compressive e decompressive che favorirebbero il loro riequilibrio biologico senza sottoporli a stress eccessivi e a rischio di ulteriori danni. Questi benefici effetti interessano anche il sistema nervoso periferico, che può essere temporaneamente compromesso a causa del trauma o dell’ immobilizzazione, contribuendo a ridurre il dolore, le parestesie, la debolezza e l’inibizione motoria.
Anche sul tessuto muscolare il metodo Pilates induce un condizionamento diverso rispetto ai metodi tradizionali di potenziamento; infatti anziché mirare alla contrazione volontaria massimale, punta al reclutamento delle fibre più efficaci per quel determinato esercizio ottenendo una razionalizzazione del dispendio energetico ed una alta qualità del movimento. Si cerca così di reclutare proprio quei muscoli che abitualmente, a fini posturali, utilizziamo meno. Questo è reso possibile modificando la posizione, i carichi e la gravità nella sequenza degli esercizi con gli apparecchi specifici.
Il paziente deve essere messo in una posizione che minimizzi l’attività muscolare indesiderata, responsabile di patterns inefficienti e di precoce affaticamento. L’apporto propriocettivo deve essere perciò adeguato per compiere quel determinato movimento, altrimenti il soggetto è costretto ad aumentare la sua stabilizzazione incrementando il reclutamento muscolare ed il dispendio energetico. Pilates era convinto che il controllo e l’irrigidimento del tronco ( da lui identificato col termine inglese “core” che significa “centro”, “nucleo”) fosse l’essenza e il punto di partenza di tutti gli altri movimenti del corpo umano. La stabilizzazione del tronco ( a carico prevalentemente dei muscoli traverso dell’addome, addominali obliqui interni e esterni, multifido ) non ha lo scopo di ridurre il movimento della colonna ma di facilitare il controllo del movimento dei quattro arti.
Si può adattare l’apparecchio per riprodurre esattamente il tipo di movimento che ci prefiggiamo di voler far recuperare al paziente, sia esso saltare, ruotare, sedersi o camminare ma con il giusto livello di carico. Un movimento complesso può essere all’inizio frazionato in più componenti usando un numero diverso di molle e variando l’inclinazione del corpo rispetto alla gravità. Col progredire delle condizioni del paziente si varia progressivamente la lunghezza delle leve e il carico gravitazionale, senza compromettere la qualità dell’esercizio, fino al pieno recupero.
Questa tecnica per la sua originalità e complessità, oltre ad una preparazione di base in campo riabilitativo, per essere utilizzata vantaggiosamente ed in sicurezza, richiede da parte del fisioterapista una buona conoscenza della disciplina teorica specifica ed un adeguato addestramento pratico.
Fonte: http://www.stefanoguidotti.it/Metodo%20Pilates%20in%20riabilitazione%202005.doc
Sito web da visitare: http://www.stefanoguidotti.it
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