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Sono la stessa cosa?
Molti pensano che Vestirsi ed Abbigliarsi siano due azioni uguali per ottenere lo stesso risultato: coprire il corpo umano.
Ma in realtà non è così.
Le due funzioni sono simili, riguardano sempre il comportamento dell’uomo teso a modificare il proprio corpo e si sono sviluppate in modo parallelo, ma non sono la stessa cosa.
“Il Vestirsi è la trasformazione dell’aspetto esteriore rivolta a soddisfare bisogni di natura biologica, mentre l’abbigliarsi è la trasformazione dell’aspetto esteriore mirata a soddisfare esigenze propriamente umane di natura psicologica, esistenziale, sociale e culturale” .
Come ho riferito prima, questi due aspetti si sono sviluppati parallelamente anche se storicamente è nato prima il vestirsi.
Questo se chiariamo che ci si veste per questioni di necessità biologiche e ci si abbiglia per abbellire il nostro aspetto esteriore.
In effetti, l’uomo ha cominciato a coprirsi con le pelli degli animali per proteggersi dal freddo e, in seguito, una volta soddisfatta la priorità biologica, le pelli degli animali catturati sono diventati un simbolo di potere e di bravura, un trofeo. Lentamente l’abbigliamento è diventato una coesistenza fra bisogni biologici e bisogni psicologici.
Già nel ’700 nell’Encyclopedèdie ou dictionnaire raisonnè des sciences, des artes et des métiers, di Diderot e D’Alembert, i due concetti cominciano a fondersi attribuendo alla voce vêtement cioè abito, la tutela del pudore, la protezione del corpo e la funzione ornamentale.
Anche oggi, nelle regioni fredde, ci si veste pesante per proteggersi dal freddo, ma in contemporanea si cerca di abbellirsi con colori ed accessori.
L’abbigliamento, infatti, comprende non solo gli indumenti, ma anche accessori e cosmetici che possono soddisfare tutte o quasi, le esigenze personali, interpersonali, culturali e sociali.
Esso è soggetto al continuo cambiamento, alla novità, alla moda.
Ci si veste perché è indispensabile, ma ci si abbiglia per dimostrare a noi stessi ed agli altri che si è vivi, perché la vita è un continuo cambiamento che va vissuto con tutti gli aspetti del sé, quindi anche con l’aspetto esteriore.
Infatti, quando si sta male fisicamente e psicologicamente, si tende ad appiattire anche l’aspetto esteriore, usando colori spenti, non curando trucco e acconciatura, in una parola ci si veste.
Al contrario, il momento del superamento di tale malessere si manifesta anche attraverso dei cambiamenti dell’aspetto esteriore, ad esempio con un nuovo taglio di capelli, oppure un cambio d’abito, come segno del ritorno alla vita.
Capita ancora più spesso di usare l’abbigliamento come un aiuto per facilitare una ”ripresa” psicologica.
Spesso è un modo inconsapevole, ma altre volte viene consigliato dagli specialisti. Vedendosi diverso, infatti, in un soggetto può scattare il meccanismo di sentirsi in maniera diversa.
Il vestito viene trattato come un oggetto necessario da avere, come una giacca a vento, un impermeabile, un cappello “per quando serve”.
Un abito oppure un altro oggetto abbigliativo, come un rossetto oppure una borsa, viene scelto dopo un’accurata ricerca, provato e confrontato con altri oggetti simili, e poi acquistato.
Si realizza, fra l’oggetto e la persona, un rapporto “d’affetto, di possesso” , in quanto viene considerato come parte del proprio mondo e del proprio sé.
Una volta indossati, gli oggetti sono un’estensione della persona, perché esprimono lati del suo carattere, lo status e il prestigio sociale.
Indossando un certo abito può cambiare il nostro atteggiamento.
Pensate a come cambia la gestualità ed il comportamento generale di una signora quando veste comodi abiti da casa, rispetto a quando indossa un abito elegantissimo da sera.
I vestiti, una volta che non servono, vengono gettati via ma gli abiti, spesso, vengono conservati, come ricordo di uno o più momenti della propria vita e per trattenere nella memoria l’immagine di come si era.
Per tutte queste considerazioni, l’uso ed il concetto dell’abito vengono diversificati dal vestito ed ovviamente cambiano le motivazioni del loro uso.
Comunque sia, “L’abbellirsi, che comprende il vestirsi, si costituisce come la fondamentale modificazione dell’esteriorità propria della specie umana” .
3.2. Motivazioni per vestirsi o abbigliarsi
Come tutti gli aspetti umani, ogni azione dell’uomo è mossa da diverse motivazioni, intenzioni che lo spingono ad agire in un determinato modo per raggiungere determinati obbiettivi. Queste motivazioni possono essere:
a) Biologiche per coprirsi
b) Personali per proteggersi
c) Individuali per corredarsi
d) Interpersonali per accoppiarsi
e) Sociali per comunicare
Ovviamente, non tutte le motivazioni si mettono in atto insieme, ma dipendono dagli stati d’animo del momento di ogni uomo, dalle sue aspettative e dagli obiettivi che vuole raggiungere.
Dipendono, anche, dai ruoli e dagli status che si sono ottenuti e dalle relazioni interpersonali che si sono riuscite a stabilire nel percorso della propria vita.
Non si può negare il fatto che l’abbigliamento spinga la persona a comportarsi in un modo che corrisponda ad esso.
Pensiamo alla stessa persona in tuta che fa jogging e dopo in po’, abbigliata in abito scuro, esercita la professione di avvocato.
E’ sempre la stessa persona, ma si comporta diversamente adattando il suo abbigliamento alle diverse situazioni e viene anche trattata diversamente nei suoi rapporti interpersonali.
Questo succede perché l’abbigliamento spesso e volentieri rafforza i nostri comportamenti e, in tal modo, trasmettiamo segnali diversi agli altri.
Infatti, abbigliarsi aiuta le persone a manifestare i loro stati d’animo ovvero a sentirsi diverse.
Così si spiegano i colori del lutto, che servono a manifestarlo apertamente a tutti, oppure il bianco della sposa che palesa una propria condizione, ossia la verginità. Spesso invece si usano i colori brillanti e chiari per cercare di “scacciare” via la tristezza oppure il cattivo umore e tante persone di una certa età cercano di vestirsi in modo più giovanile per sentirsi a loro volta più giovani.
3.2.1 Le Motivazioni Biologiche
Si tratta di necessità per la sopravvivenza come la sete e la fame, in cui scatta il meccanismo del bisogno che necessita di essere soddisfatto per poter continuare la vita dell’individuo e del gruppo.
a) L’uomo si copre, in base all’ambiente ed al clima in cui si trova, con indumenti più o meno leggeri. Già l’uomo preistorico ha usato le pellicce degli animali e le piante a sua disposizione per creare dei tessuti e coperture corporee.
• Il Ruminante: (la rabbia). E’ una persona che continua a caricarsi interiormente facendo crescere sempre maggiore energia dentro di sé, utile per il raggiungimento degli obiettivi.
La carica interna, che mobilita le sue risorse e spinge all’azione, è percepita come un’emozione intensa: quando si arrabbia sta bene, vive la pienezza della vita. Se la rabbia si spegne, ha paura di spegnersi.
Questa carica, quando ci sono ostacoli che gli impediscono il raggiungimento del suo scopo, si trasforma in rabbia, collera, sdegno, reattività, violenza.
Le sue attività sono frenetiche, non per ansia ma per la grande energia che sente dentro di sé.
Non sa mai stare fermo, perché per lui stare fermo è tempo perso.
E’ impulsivo, utilizza movimenti bruschi, appare sempre impaziente e frettoloso.
Ecco perché si veste con abiti comodi e pratici, spesso sportivi: per sentirsi comodo ed assecondare il suo bisogno di muoversi.
Anche gli oggetti che usa sono più utili che decorativi.
b) Ci si protegge non solo dal freddo o dal caldo, ma anche dalle abrasioni, ferite o punture di insetti, le quali possono procurare patologie più o meno gravi, qualche volta anche mortali. Sin dall’antichità, l’uomo ha cominciato a proteggere i suoi organi genitali, in particolare il maschio il cui apparato genitale è, per la sua posizione, molto più esposto di quello femminile.
• L’avaro: (la paura). Con questo termine si definisce una persona che si è costruita difese atte a proteggersi dall’esterno, in modo tale che nulla possa penetrare e ferirla. Dall’esperienza del dolore nasce la paura di non poter controllare gli eventi e il desiderio di difendersi affinché nulla possa ferirla.
La paura, poi, si può trasformare in inquietudine, diffidenza, apprensione, perché l’Avaro cerca di controllare tutto con molta determinazione e lucidità mentale.
Il suo tipo potrebbe essere definito un inquieto ansioso perché caratterizzato dalla irrequietudine e dalla tensione, non sopporta l’idea di star male. Fa fatica a vivere il piacere e solitamente è poco espressivo e poco comunicativo.
E’ legato agli aspetti materiali e concreti della vita.
L’avaro usa i vestiti come protezione e difesa perché, per paura di riprovare il dolore che lo ha ferito, ha creato delle difese che gli impongono di trattenere ogni cosa all’interno.
Quanto più si sente vulnerabile, tanto più si chiude a riccio.
Il suo mondo interiore è incentrato sul controllo come difesa nei confronti dei pericoli e delle perturbazioni esterne.
Per essere distolto dall’esercizio del suo controllo sulla realtà e sull’ansia bisogna spostare i suoi interessi verso l’azione e l’impegno, in tal modo tranquillizzandolo.
• L’invisibile (la vergogna). Collegata alla bassa stima di sé si instaura la vergogna: l’invisibile cerca di non mostrare nulla di sé per timore di essere giudicato, fugge dalle relazioni non per amore della solitudine, ma perché ha paura di essere scoperto, non ama mettere i suoi sentimenti in gioco perché li sente inadeguati, cerca di scomparire del tutto per la vergogna di vergognarsi.
Talvolta compensa questo stato di cose con un senso di superiorità interna per cui ritiene che gli altri non siano in grado di capire la ricchezza del suo mondo interiore, ma non riesce a concretizzare in nulla questo suo sentire.
Può diventare invidioso e crudele perché vede gli altri come migliori e prova piacere nello sminuirli e, per difesa, può diventare falso e istigatore.
Può soffrire di fobie e di alcolismo.
c) L’uomo ha avuto bisogno sin dal principio il bisogno di corredarsi perché la natura non gli ha fornito niente per difendersi dai predatori e per attaccare altri animali per procurarsi le proteine, necessarie per la sua sopravvivenza.
Ecco perché ha dovuto costruirsi armi e forme di vestiti, come le corazze di metallo e gli scudi, che ancora oggi esistono, sebbene siano molto più sofisticati.
Questa è l’origine dei vestiti da caccia e delle divise da guerra, fatte di materiali robusti per difendere il corpo e, con il loro aspetto aggressivo e violento, per spaventare gli avversari.
• L’avaro: (la paura).
E’ particolarmente legato agli aspetti materiali e concreti della vita e si circonda sempre di oggetti di buona qualità e ben conservati, non solo perché sono utili, visto che lo aiutano ad organizzare la sua vita (telefonino, tablet), ma anche perché per lui è importantissimo mantenere il suo status sociale, quindi lo fa anche attraverso l’uso di status symbols.
• Il Ruminante: (la rabbia). Il ruminante evoluto possiede un’energia formidabile per la realizzazione di progetti ed attività rivolte al bene comune. Se il ruminante riesce ad orientare le sue energie nell’impegno, perseguirà il suo obiettivo con entusiasmo, determinazione e tenacia.
Non sa mai stare fermo, perché per lui stare fermo è tempo perso.
E’ impulsivo, utilizza movimenti bruschi, appare sempre impaziente e
E’ sempre aperto al conflitto che tende al confronto.
E’ molto attivo, dinamico, grintoso.
Possiede gli oggetti per la loro utilità e non per decorazione.
• L’apatico (la quiete). Può apparire senza motivazioni e desideri.
Raramente esprime giudizi netti, anche se esortato a farlo, abilissimo nel mantenere posizioni diplomatiche.
L’apatico è capace di cogliere al volo le occasioni, è opportunista e la sua capacità di inserirsi in ogni contesto lo rende camaleontico.
Per la sua capacità di adattamento, il suo modo di vestire è appropriato a tutte le situazioni e non è mai trascurato.
Per questo non disdegna l’uso degli oggetti, se sono necessari.
• L’Adesivo (l‘attaccamento). Il bambino sazia il suo bisogno di attaccamento quando scopre l’attaccamento della madre verso di lui, che si ripete in modo costante.
In seguito il bambino, per piena sazietà della vicinanza, può cominciare a volgere il suo sguardo sul mondo intorno a sé.
Se il figlio, però, vede la sazietà a portata di mano ma questa non gli viene mai concessa per insufficiente capacità affettiva della madre, la sua insoddisfatta tensione di attaccamento rimane sempre accesa.
Crescendo con la speranza che l’amore gli venga concesso, rimane dipendente da questo tipo di relazione.
Più vive carenze affettive, più concede potere all’altrui persona accettando qualsiasi proposta e ordine pur di far parte di un gruppo.
E’ legato agli oggetti: dislocando il suo bisogno di attenzione dalle persone lo indirizza verso gli oggetti.
In tal modo, finisce per considerarli un’estensione del sé e non ne dimette mai il possesso.
d) L’uomo si copre in modo da facilitare l’accoppiamento, cioè in modo tale da facilitare la stimolazione e l’attrazione dell’altro sesso, per arrivare alla riproduzione. Questo aspetto verrà studiato anche all’interno delle motivazioni personali, interpersonali e sociali.
• L’adesivo (l’attaccamento): Per questo desiderio di essere accettato rischia di essere manipolato e condizionato, anche perché considera l’altro sempre buono e positivo.
Può diventare un soggetto bulimico.
Accetta di fare “il collante” in un gruppo perché quello che gli interessa è il successo ed il benessere di tutti, non solo il suo.
Il bisogno di affetto che sente l’adesivo si trasforma in affanno, il cui motore è il bisogno di attaccarsi.
Usa gli abiti per richiamare l’interesse degli altri su di sé, si mette in mostra fin da piccolo, oppure imita le persone da cui si sente attratto.
Ama il contatto fisico, si pone sempre a poca distanza dalle persone, chiunque esse siano.
Può cadere nel voyeurismo se ha una vita insoddisfacente.
e) Con la trasformazione del suo aspetto esteriore, l’uomo manda messaggi agli esseri viventi per comunicare; messaggi che cambiano in base alle sue diverse esigenze biologiche, come la difesa o la ricerca del cibo. In seguito vedremo la comunicazione all’interno delle esigenze personali ed interpersonali.
• L’effervescente o lo sballone (il piacere). E’ quella persona capace di lasciarsi andare ai piaceri della vita, è molto attratto verso il piacere che sa anche gustare molto bene, cerca di approfittare al massimo di tutto ciò che la vita può offrire.
Si manifesta spesso come un giocherellone, colui che non prende sul serio le sue responsabilità. Non ama il controllo, che perde facilmente, perché meno controllo c’è maggiore è il piacere.
E’ superficiale e con poco senso di responsabilità, ma risulta una persona spontanea, piacevole e divertente.
Tende al protagonismo, all’istrionicità ed ai capricci.
L’effervescente evoluto, che abbia saputo contrastare con efficacia la tendenza all’incoerenza e all’improvvisazione e che abbia saputo acquistare un comportamento responsabile, è una persona che sa regalare generosamente emozioni e sentimenti.
E’ estremamente prezioso per la costruzione di climi relazionali improntati alla tenerezza.
L’effervescente–sballone è dotato di intelligenza linguistica e di spiccate capacità espressive.
Ha un grande bisogno di comunicare, perché per lui è importante coinvolgere gli altri il più possibile, fondersi con loro.
Usa gli abiti per mostrare la sua apertura al dialogo.
3.2.2 Le motivazioni personali
a) L’abbigliamento aiuta l’uomo ad esprimere il proprio sé, così come accade per mezzo della gestualità e del modo di parlare.
Lo può fare sia sul piano esteriore sia su quello interiore.
Sul piano interiore l’uomo esprime sé stesso in un modo accessibile solo al suo sguardo, mentre su quello esteriore l’abbigliamento viene utilizzato per mostrare oppure nascondere alcuni aspetti personali usando oggetti oppure stili di abbigliamento per farli osservare e, di conseguenza, farsi osservare.
In questo modo l’uomo può mostrare, attraverso l’abbigliamento e gli accessori, ciò che è davvero oppure ciò che vuole apparire in determinate situazioni.
Non a caso, l’autrice Joanne Finkelstein ha affermato che “La moda è diventata una delle fonti principali di identificazione personale, in realtà, ciò significa che abbiamo imparato a dare valore all’immagine del nostro aspetto e del nostro stile. Questo è il sé costruito attraverso la moda”
• L’avaro (la paura) è legato agli aspetti materiali e concreti della vita ed è preoccupato di difendere il suo ruolo e la sua posizione sociale, quindi ama vestirsi con capi firmati ed usare oggetti che sono degli status symbols.
Dà grande importanza a se stesso e progetta in continuazione il miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Ha grande considerazione di sé, è pignolo.
Si veste con molta cura e attenzione per poter mostrare solo quello che desidera, senza far trapelare i suoi difetti caratteriali o fisici.
• Il Delirante (Il distacco). Vive nei suoi pensieri e delle loro connessioni da cui trae un’immensa soddisfazione.
E’ una persona che non si capisce facilmente, è molto mentale, a scapito della praticità e concretezza.
Il suo modo di analizzare la realtà si basa sull’intuizione, cioè sulla capacità di separarsi dal modo tradizionale, di interpretare le cose cercando soluzioni originali, ma rischiando di perdere il senso del confronto e della concretezza.
Può diventare capriccioso ed astioso verso gli altri.
Il delirante non presta molta attenzione a quello che indossa, ma il delirante evoluto è un intelligente e creativo portatore di libertà e di ingegno.
La sua evoluzione è legata alla capacità di vedere il mondo con gli occhi e non con la mente.
Si veste in modo stravagante, un po’ perché abbina a caso i vari capi di abbigliamento e gli accessori ed un po’ perché deve ribadire a tutti con la sua superbia che lui è molto più concentrato su quello che pensa, piuttosto che su ciò che indossa.
• L’invisibile (la vergogna). La capacità dell’invisibile evoluto di sopportare il dolore che lo attraversa e poi lo lascia, con un’esperienza che lo rende disponibile a sostenere gli altri, insieme alla sua attitudine al coglimento empatico, lo rendono capace di riconoscere la sofferenza anche nascosta e di mettersi in un rapporto di aiuto attraverso la disciplina, perché questa gli offre la possibilità di ottenere risultati verificabili che gli forniscono l’energia per continuare a mettersi in gioco.
E’ dotato di spiccata intelligenza interpersonale.
Non usa capi abbigliativi che attirano l’attenzione, ma capi avvolgenti e lunghi perché cerca di nascondercisi dentro.
Esprime, però, la sua sensibilità e creatività tramite gli accessori, che hanno anche la funzione di distogliere l’attenzione da se stesso.
b) Attraverso l’abbigliamento, l’uomo può creare la sua individuazione e quindi presentare a sé stesso ed agli altri i propri tratti caratteriali, la sua identità personale. L’identità personale è l’insieme di caratteristiche, una parte delle quali si ha dalla nascita ed un’altra parte si acquisisce nel tempo nell’ambiente sociale dove ciascuno ha vissuto.
Si usano gli oggetti abbigliativi con i significati che un individuo ha associato ad essi. Ecco perché, sin dall’antichità, se si voleva umiliare qualcuno e sottometterlo, lo si spogliava, privandolo della sua identità.
• Il Delirante (Il distacco). L’eccessiva stima di sé, l’esagerata fiducia nelle proprie possibilità, la presunzione di essere nel giusto a causa della propria interpretazione logica della realtà, l’impenetrabilità all’umiltà di fronte alla verifica dei fatti, il senso di superiorità rispetto agli altri, tutto ciò conduce al delirio di superbia, che lo porta alla solitudine. A volte appare confuso ed insicuro.
Il delirante evoluto è un intelligente e creativo portatore di libertà e di ingegno.
Il delirante non presta molta attenzione a quello che indossa, infatti può apparire disordinato e sciatto.
Può risultare stravagante, ribadendo a tutti con la sua superbia di essere molto più concentrato su quello che pensa, piuttosto che su ciò che indossa.
c) Per l’autorealizzazione, è importante poter esporre i diversi aspetti del proprio carattere, ecco perché l’abbigliamento diventa uno strumento utile.
Per la stessa ragione si può cambiare abito durante la giornata.
Se una persona vuole far vedere sul posto di lavoro che è efficiente, ma -allo stesso tempo- aperta agli altri, non a caso indossa un abbigliamento di linea seria e di colore sobrio, ma non accollato e accompagnato da accessori meno seri.
Ecco perché si può affermare che l’abbigliamento è un modo per manifestare i diversi aspetti del sé. Infatti, è facile, in questo caso, creare errori abbigliativi e quindi far percepire messaggi sbagliati agli altri.
• L’avaro (la paura). L’avaro, quando è evoluto, possiede senso di responsabilità, cura e attenzione con cui si occupa delle cose e delle persone.
Inoltre, possiede straordinaria capacità organizzativa e di pianificazione conseguente al bisogno di sistemare ogni cosa.
Ha metodo, è coerente, affidabile e con capacità di grande autocontrollo.
Esprimerà tutto ciò solo quando avrà rotto il guscio ed avrà accettato i sentimenti, imparando così la tolleranza, la generosità nei confronti di sé e degli altri.
L’avaro è preoccupato di difendere il suo ruolo e la sua posizione sociale.
E’ attento ad indossare l’abbigliamento giusto per ogni occasione, perché sa che questo è un ottimo strumento per presentare se stessi nel migliore dei modi, cosa che lo può aiutare nella scalata allo stato sociale.
• L’effervescente o lo sballone (il piacere). L’effervescente evoluto, che abbia saputo contrastare con efficacia la tendenza all’incoerenza e all’improvvisazione e che abbia saputo acquistare un comportamento responsabile, è una persona che sa regalare generosamente emozioni e sentimenti.
La sua capacità di cogliere fascino in ciascuna persona gli consente di aprire alla scoperta della parte migliore di sé tutti coloro che si coinvolgono emotivamente con lui.
Anche l’istrionico effervescente–sballone ha bisogno di mostrare i vari aspetti di sé stesso cambiando abito nelle varie occasioni.
Ha, comunque, uno stile molto ricercato e curato, che usa per essere facilmente “confuso” con l’ambiente e per coinvolgere gli altri il più possibile, fondendosi con loro, per non rimanere solo e sentire il peso della solitudine.
• L’apatico (la quiete):
Raramente esprime giudizi netti, anche se esortato a farlo, abilissimo nel mantenere posizioni diplomatiche.
E’ capace di cogliere al volo le occasioni, è opportunista e la sua capacità di inserirsi in ogni contesto lo rende camaleontico.
L’apatico per la sua capacità di adattamento, il suo modo di vestire è appropriato a tutte le situazioni e non è mai trascurato.
d) Con l’abbigliamento si può esporre parte dell’intimità in modo sicuro. Normalmente teniamo per noi tutto quello che riguarda il nostro mondo interiore, per riservatezza o per mancanza di coraggio.
Attraverso gli oggetti abbigliativi possiamo esprimere questo mondo riservato o parte di esso ma, essendo poi l’abbigliamento oggetto di interpretazione, lo facciamo più liberamente, non essendo il messaggio che inviamo chiaro e univoco.
• L’invisibile (la vergogna) ha un particolare bisogno di sicurezza, perché prova un profondo senso di disistima e sfiducia per se stesso.
Espone la sua creatività e fantasia attraverso l’uso degli accessori che contemporaneamente attirano l’attenzione e la distolgono dalla sua persona.
Per esprimere l’immagine mentale che si ha del proprio corpo e, di conseguenza, anche parte del proprio sé, si può usare l’abbigliamento assieme ai gesti e al linguaggio.
Questi strumenti permettono all’uomo di creare la propria espressione corporea, che cambia a seconda delle situazioni.
E’ fondamentale, però, che prima accetti la propria fisicità.
In questo modo, con vari accorgimenti, si può migliorare la propria immagine.
• L’avaro: (la paura). L’avaro, non vuole avere solo il controllo dell’ambiente che lo circonda, ma anche di se stesso, del suo corpo, infatti teme le malattie e la loro imprevedibilità.
La mania dell’ordine e della precisione la trasferisce anche su di sé, infatti si allena abitualmente per avere un fisico sano e bello, mostrandolo con abiti aderenti, e cura il suo aspetto esteriore, in modo tale che non ci sia mai niente fuori posto.
• Il Ruminante (la rabbia). Il ruminante non sa mai stare fermo, è molto attivo, dinamico e grintoso.
Ama praticare gli sport e li pratica assiduamente, anche perché un ruminante in sovrappeso soffrirebbe.
Si veste con abiti comodi e pratici, spesso sportivi per sentirsi comodo ed assecondare il suo bisogno di muoversi.
e) L’uomo, attraverso l’abbellimento, aumenta la sua capacità attrattiva e quindi sessuale.
Ciò si attua in modo consapevole, quindi ognuno può scegliersi gli oggetti abbigliativi in base ai suoi canoni di bellezza, modificando -se vuole- anche parte degli aspetti corporei.
L’abbellimento è un aspetto importante per affrontare la vita perché, come dice Nicola Squicciarino, l’abbigliamento trasforma il corpo reale in corpo ideale, quindi ha “la funzione di correttivo della natura al fine di conferire o mantenere quel fascino estetico indispensabile per l’autostima e l’altrui ammirazione” .
• L’avaro (la paura) è pignolo e la sua mania di perfezione lo porta a usare qualsiasi cosa: oggetti abbigliativi, accessori, perfino la cosmetica e la medicina estetica, per sembrare più perfetto possibile.
• L’effervescente o lo sballone (il piacere). Ama piacere, e sopratutto ama piacersi.
Se non è evoluto può diventare un narcisista, pronto a fare qualsiasi cosa per apparire più bello possibile.
f) L’arricchimento invece, non riguarda solo l’aspetto corporeo, perchè aggiungendo oggetti, si aggiunge qualcosa alla propria persona.
Quando si aggiungono oggetti di valore, come possono essere i gioielli oppure gli oggetti firmati, si parla di ”status symbols” cioè di oggetti che aumentano l’autostima.
Sin dall’antichità esistono oggetti di potere come lo scettro e le corone regali.
Gli oggetti status symbols sono oggetti nati per svolgere una loro funzione che lentamente sono diventati delle creazioni artistiche, fatte spesso di materiali pregiati lavorati finemente, in modo tale da trasformarli in oggetti di personalizzazione e differenziazione.
• L’avaro (la paura). E’ legato agli aspetti materiali e concreti della vita e progetta in continuazione il miglioramento delle proprie condizioni di vita. Usa vestirsi con capi firmati ed utilizza oggetti che sono degli status symbols.
• L’apatico (la quiete). L’apatico è capace di cogliere al volo le occasioni, è opportunista e la sua capacità di inserirsi in ogni contesto lo rende camaleontico.
Il suo modo di vestire è appropriato a tutte le situazioni, non è mai trascurato, e usa anche gli status symbols se ritiene che servano al suo scopo.
g) Anche l’ampliamento aggiunge autostima e dà un maggior senso di sicurezza psicologica che aiuta a vivere meglio il proprio rapporto con il sè ed i rapporti interpersonali, visto che grazie a delle modifiche corporee, si appare più dotati naturalmente.
Un esempio è l’aumento del seno per mezzo della chirurgia plastica, oppure con l’uso di reggiseni che lo ampliano, seguendo spesso i canoni della bellezza del momento, per aumentare l’attrazione sessuale.
L’ampliamento più frequente, in realtà, è in altezza, mediante l’uso di tacchi alti, di cappelli o di acconciature che creano l’impressione di superiorità e suscitano negli altri sentimenti di timore e rispetto perché simboleggiano il potere e la supremazia, donando sicurezza nei rapporti con gli altri.
L’effetto di altezza può essere anche ottico, come gli abiti monocolore e scuri, lunghi e aderenti, specialmente se non vengono spezzati da accessori come cinture e foulards.
Anche l’ampliamento in larghezza indica prestigio e potere.
Non a caso, sin dall’antichità, si usa sovrapporre gli indumenti per acquisire più volume.
In particolare, per le donne ampliare i fianchi era un segno di fertilità, ecco perché a tale scopo furono create delle strutture come le crinoline da indossare sotto gli abiti.
• L’avaro (la paura) è il soggetto che più facilmente usa l’abbigliamento per sottolineare il suo (apparente) status sociale.
La donna usa spesso i tacchi alti e l’uomo la tinta unita per apparire più alti.
• L’Adesivo (l’attaccamento) alla continua ricerca di affetto, imita le persone che considera importanti, ed è pronto ad ampliare la sua figura per essere accettato da una persona o da un gruppo o per attirare l’attenzione, servendosi di tacchi altissimi, di un mantello, oppure di un profumo molto intenso.
h) Gli oggetti abbigliativi aiutano a far aumentare l’attrazione verso se stessi.
Secondo Mariano Bianca, ”Essere attratti da se stessi non significa solo avere soddisfazione per ciò che si è, ma accettarsi e sviluppare una carica affettiva positiva verso i propri caratteri personali” .
Questo porterebbe al narcisismo che è presente in tutte le persone in quantità e forme diverse, ma che comunque aiuta a rafforzare l’autostima.
Ovviamente, a livelli molto alti, il narcisismo può portare alla patologia.
In questi casi, si fanno scelte abbigliative in base a quanto si vuole piacere a se stessi ed alle altre persone.
Essere ammirati non fa bene solo alla propria autostima ed alla propria auto accettazione, ma aiuta a superare i momenti in cui ci si sente più fragili e scoraggiati.
• L’effervescente o lo sballone (il piacere) tende al protagonismo, ama piacere e soprattutto ama piacersi.
Userà abiti ed accessori che esaltano le parti più belle del suo corpo e passerà ore davanti allo specchio per sistemarsi meglio possibile.
• L’avaro (la paura) ama piacersi perché ha grande considerazione di sé.
Il suo aspetto deve corrispondere al (presunto) ruolo sociale, ecco perché si cura molto sia fisicamente che con gli abiti.
i) Spesso, l’uomo vorrebbe cambiare il ruolo che è costretto ad avere nella sua quotidianità, mostrando aspetti della sua identità che solitamente non riesce a far vedere.
Questo risultato può essere ottenuto nascondendo aspetti di se stesso oppure mettendone in evidenza altri, cioè travestendosi.
Ci si può travestire per concezioni magiche, cioè per assumere le sembianze di una divinità o di un animale, al fine di impossessarsi dei suoi poteri. Ma il travestimento più conosciuto e usato arriva con l’abbigliamento unisex che è stato una forma di superamento dei ruoli sociali tradizionali rivestiti dalla donna e dall’uomo.
Il travestimento si vive come realtà e, normalmente, si sceglie assumere aspetti ed ideali che nella vita reale non è stato possibile avere oppure non è stato possibile raggiungere.
E’ un atto liberatorio e, proprio per tale motivo, il carnevale è stato da sempre un momento socialmente accettabile per vivere il travestitismo.
• L’effervescente o lo sballone (il piacere) se non riesce a vivere appieno i piaceri della vita a causa del suo ruolo sociale, è pronto a travestirsi.
Lo fa anche per una festa o durante un atto sessuale, se questo gli consente di vivere delle emozioni più intense.
• L’apatico (la quiete) essendo opportunista e camaleontico, è capace di inserirsi in ogni contesto, se lo ritiene opportuno, anche se non ama le forti emozioni e tende sempre all’armonia.
Certo è che, se per il travestimento bisogna spendere energie, l’apatico non lo farà, anche perché appare senza motivazioni e desideri.
l) L’abbigliamento può offrirci quella sensazione di sicurezza che spesso cerchiamo. Possiamo rinchiuderci dentro capi avvolgenti, oppure nascondere parti di noi che non desideriamo esporre. Ci può offrire sicurezza, grazie ad oggetti che riteniamo dei portafortuna oppure perché sono fatti in modo da proteggerci effettivamente dall’ambiente che ci circonda, come gli impermeabili e le giacche antivento.
• L’invisibile (la vergogna) cerca di scomparire del tutto per la vergogna di vergognarsi, in abiti avvolgenti.
3.2.3 Le motivazioni interpersonali
Nelle relazioni interpersonali l’aspetto esteriore ha un ruolo importante. Spesso queste cominciano proprio perché ci si trova davanti una persona bella, della quale ci attrae l’aspetto corporeo, oppure il viso.
L’abbigliamento infatti, ha proprio il compito di facilitare, sviluppare e trasformare tali relazioni.
a) Se si usa correttamente, l’abbigliamento può essere un utile strumento per facilitare l’apertura verso gli altri, creare un dialogo, visto che il modo in cui ci si presenta suscita negli altri percezioni di apertura o chiusura nei loro confronti.
Così la relazione può avere diversi tipi di sviluppo in base alle percezioni suscitate nella persona che si ha di fronte.
Ecco perché è importante saper scegliere l’abbigliamento in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere, anche se non si deve pensare che sia l’unico modo per poter creare un rapporto, essendo opportuno investire anche su altri lati della nostra personalità.
• L’effervescente o lo sballone (il piacere) è dotato di intelligenza linguistica e di spiccate capacità espressive.
Ha un grande bisogno di comunicare, perché per lui è importante coinvolgere gli altri il più possibile, fondersi con loro.
Il suo stile abbigliativo sempre all’ultima moda è colorato e ricercato, dimostrando la sua apertura al dialogo.
• Il Ruminante (la rabbia) con gli altri è un trascinatore ed un motivatore.
Con grande energia riesce a convincere e poi, con la stessa energia, difende le sue idee.
E’ un leader ed ha bisogno che gli altri lo seguano, anche se non è detto che andrà tutto bene, dato che difetta di capacità organizzativa.
Anche se non è fissato con la moda, la sceglie sempre con cura.
b) Un modo per rafforzare la propria autostima e l’autorealizzazione è, anche, l’attrazione.
L’attenzione degli altri verso la nostra persona viene ricercata ma, ovviamente, non con la stessa intensità da parte di tutti.
Si usano oggetti abbigliativi e non, gesti e modi per soddisfare tale bisogno.
Ma ci sono anche persone che non amano sentire tale attenzione oppure quelle che la cercano in modo spasmodico.
In tale ultimo caso si ha l’esibizione, ma si tratta di una patologia.
• L’effervescente o lo sballone (il piacere) tende al protagonismo, ama piacere e, soprattutto, ama piacersi.
Seduce sia con i suoi modi ma anche con il suo abbigliamento all’ultima moda.
• L’Adesivo(l’attaccamento) in cerca di continuo affetto, imita le persone che considera importanti, ed è pronto di usare uno stile di abbigliamento molto appariscente per attirare l’attenzione di una persona o di un gruppo.
c) Un’altra motivazione per cui è importante l’abbigliamento è la ricerca di stima degli altri.
Non c’è individuo che non cerchi la stima dell’altro, visto che tutti hanno delle fragilità e la stima è un sostegno non indifferente.
Proprio perché l’aspetto esteriore rispecchia parte della nostra identità, va curato. Questo non riguarda solo gli oggetti abbigliativi ma anche il profumo, il trucco, il gusto, visto che l’obiettivo è di creare un’impressione positiva nell’altro, perché ci accolga ed esprima la sua stima nei nostri confronti.
La stima può riguardare direttamente la persona ed i suoi aspetti caratteriali, così come può essere una stima relativa al ruolo che riveste o allo stato sociale al quale la persona appartiene.
Ecco perché con l’abbigliamento bisogna esprimere i lati migliori del proprio carattere, se si vuole ottenere la stima degli altri.
Ovviamente, se la ricerca della stima diventa un’assoluta priorità della persona, bisogna capire da dove proviene quella grande fragilità dell’individuo che ne è il motore.
• L’avaro (la paura) è lo scalatore sociale, ecco perché cerca, anche attraverso l’abbigliamento perfetto, di ottenere la stima degli altri, sia per la sua persona, sia per il suo ruolo.
• L’Adesivo (l‘attaccamento) in cerca di continuo affetto, ricerca anche la stima negli altri sperando che così lo facciano entrare a far parte del gruppo.
Spesso, nel suo sforzo di farsi notare ed apprezzare, esagera creando uno stile molto carico.
d) Il bisogno di appartenere significa sentirsi parte di una coppia, di un gruppo, di un ambiente.
Questo viene facilitato se scegliamo un abbigliamento che viene accettato dalla persona o dal gruppo di cui noi vogliamo sentirci parte.
Il rapporto di una coppia si rinforza se l’aspetto esterno di uno soddisfa l’altro, e la stessa cosa succede negli ambienti di lavoro e nel resto della vita sociale.
Ci sono aziende che impongono un determinato stile di abbigliamento o dress code,oppure la divisa, proprio per dare il senso di appartenenza all’interno, fra suoi impiegati, ma anche all’esterno, nei confronti dei clienti.
Per poter appartenere bisogna uniformarsi agli altri, ma questo non significa cancellare la propria individualità, anzi bisogna mantenere la propria identità sociale, prendendo al contempo degli elementi che ci soddisfano dagli altri e adattandoli al nostro gusto.
Georg Simmel scrive che “la moda, se da un lato è imitazione di un modello dato e, quindi, soddisfa il bisogno di coesione, nel contempo soddisfa anche il bisogno di distinzione” .
Essa, dunque, connette e distingue, unisce e separa.
E’ più profonda invece l’imitazione che è la situazione che crea la circolarità della moda.
Secondo Gabriel Tarde “Ogni imitazione avviene ab interioribus ad exteriora, spesso grazie alla molla della curiosità e dell’invidia” .
Con l’imitazione si adotta l’intero stile e spesso anche i modi di fare dell’altro e si può arrivare ad una patologia di cancellazione della propria individualità.
• L’apatico (la quiete). per la sua capacità di adattamento, se decide che deve entrare a far parte di un contesto sociale, si vestirà sempre in modo adeguato alla situazione e mai trascurato.
• L’Adesivo (l‘attaccamento) a causa del grande bisogno d’affetto che sente, tende ad imitare il modo di vestire delle persone nella speranza di poter entrare a far parte di un dato gruppo.
e) Per come abbiamo già accennato, gli oggetti abbigliativi di prestigio, cioè di alto valore economico, come possono essere gli abiti firmati, arricchiscono la persona e aiutano la sua autostima. Ma non solo.
Questi oggetti permettono agli altri di vedere le nostre (presunte) possibilità economiche, sono le insegne dell’agiatezza, quindi del nostro prestigio e potere sociale, in tal modo aiutandoci ad intrecciare rapporti con persone simili o, comunque, ad essere trattati in maniera adeguata alla nostra posizione.
Come scrive il sociologo Herbert Spencer, i vestiti, al pari delle insegne e dei trofei, furono usati, sin dai tempi più remoti, come mezzi di distinzione sociale.
“Le differenze di quantità, qualità, forma e colore convengono a produrre abiti che distinguono le varie classi sociali” .
Non è un caso neanche la famosa frase: “l’abito fa il monaco”, usata moltissimo anche ai nostri giorni.
• L’avaro (la paura) è quello che più facilmente usa l’abbigliamento firmato per sottolineare il suo (apparente) status sociale.
Cerca il successo e l’affermazione in tutti i campi, è uno scalatore sociale.
• L’apatico (la quiete) è opportunista e camaleontico per la sua capacità di inserirsi in ogni contesto.
Per la sua capacità di adattamento, il suo modo di vestire deve essere appropriato in tutte le occasioni e mai trascurato.
Utilizza anche gli status symbols, se ritiene che possano servire al suo scopo.
f) Spesso i rapporti interpersonali sono di tipo gerarchico.
Basti pensare ai rapporti all’interno delle forze dell’ordine, delle squadre sportive oppure delle istituzioni religiose.
In tali casi, l’abbigliamento si diversifica, perché è necessario individuare a quale livello gerarchico appartenga ciascun soggetto, per indurre gli altri ad un determinato comportamento di supremazia oppure di sottomissione.
“Ma questo tipo di abbigliamento, che comprende le divise, serve anche per l’imposizione della disciplina, la limitazione dell’espressione e l’annullamento dell’ostentazione” .
• L’avaro (la paura) essendo uno scalatore sociale è quello che più facilmente usa l’abbigliamento per sottolineare il suo (apparente) status.
3.3 Le personalità della moda
L’abbigliamento, come abbiamo già visto, non è solo un fenomeno futile oppure o fenomeno esclusivamente sociale.
Con l’abbigliamento mettiamo in atto una comunicazione non verbale che può anche accompagnare quella verbale.
Gli oggetti abbigliativi, le acconciature ed il trucco rispecchiano in tutto o in parte la nostra personalità, a volte in modo volontario, altre in modo inconscio.
Certamente, l’abbigliamento non è l’unico strumento che ci permette di presentare degli aspetti di noi stessi, ma comunque, in particolare nella società moderna, gioca un ruolo importante.
Gli individui, al primo impatto, usano il loro aspetto, e da lì decidono se vogliono approfondire un rapporto interpersonale oppure no.
Gli oggetti abbigliativi hanno un loro significato, individuale o collettivo, per cui ogni personalità usa quegli oggetti in modo diverso, per evidenziare oppure nascondere aspetti del proprio carattere in base ai suoi obiettivi.
In questo modo, ogni personalità crea un suo stile abbigliativo, rendendolo unico.
Già nell’ottocento, Georg Simmel classificava gli individui in base al modo in cui seguivano la moda e ne individuava tre tipi :
a) l’uomo alla moda, che è quello che si gratifica perché gli altri imitano il suo modo di vestire o aspirano a farlo;
b) il maniaco della moda, che è colui che non si limita ad obbedire alle tendenze della moda e ad imitarle, ma le ostenta per cercare di differenziarsi;
c) il demodé, cioè l’individuo che si oppone alla moda ma, comunque, non può sfuggirle, perché semplicemente la imita in negativo, cioè accetta le tendenze che essa impone, dando forma alle stesse in negativo.
3.3.1 Flügel, e le personalità della moda
Lo psicologo e psicanalista John Carl Flügel, invece, fece una classifica ben più dettagliata degli individui in relazione al loro rapporto con la moda , distinguendo:
a) il ribelle, che è il tipo più primitivo in quanto non si è rassegnato del tutto alla necessità di indossare gli abiti, quindi non trae nessuna gratificazione dall’abbigliamento: si veste solo perché costretto dalla società. In lui la motivazione del pudore è molto meno forte che negli altri tipi dato che, quando può, cerca di fare a meno degli abiti .
Ruminante: Il tratto caratterizzante di questo tipo è l’attivazione. E’ una persona sempre in movimento, energica, pratica e muscolosa. Il modo di vestire è pratico e naturale, predilige abiti sportivi comodi e informali .
b) il rassegnato, «Individui di questo tipo assomigliano a schiavi che non hanno cessato di desiderare la libertà, ma hanno smesso di combattere per ottenerla » L’Apatico: inattivo, manca di motivazione, volontà e desideri. A prima vista appare una persona umile proprio per il suo riuscire a non attrarre nessuna attenzione su di sé; il suo atteggiamento è assente cosi come il suo aspetto. L’apatico è appropriato a tutte le situazioni e di solito non è quasi mai trascurato. I suoi abiti sono eleganti. L’Invisibile: il suo modo di porsi, abbigliamento compreso, non desta particolare attenzione con lo scopo di passare inosservato. In realtà il suo modo di vestire è trascurato ma in maniera invisibile e lo si potrà notare ad esempio nei particolari. Il suo desiderio di non essere notato porta l’invisibile a scegliere abiti sobri e colori spenti e ad utilizzare i vestiti e gli accessori come mezzo per nascondersi. Non cura molto il suo aspetto fisico, in parte per sottovalutazione del sé, in parte per passare inosservato. Indossa abiti capaci di non attirare l’attenzione .
c) il non emotivo, questo «tipo» accetta meccanicamente il vestiario, senza amarlo, come i primi due, ma anche senza fastidio: per lui, quello di vestirsi, è ormai un fatto esclusivamente meccanico
Delirante: Può apparire anche come una persona disordinata nei gesti e nel modo di vestire (o quanto meno non concreta dando la sensazione di dover essere riportata sulla terra ferma con i cosiddetti “piedi per terra”). Non segue la moda e gli abiti sono indossati con imprecisione (camicie non abbottonate, colori non coordinati e così via).
Invisibile: Il suo modo di porsi, abbigliamento compreso, non desta particolare attenzione con lo scopo di passare inosservato. In realtà il suo modo di vestire è trascurato ma in maniera invisibile e lo si potrà notare ad esempio nei particolari. Il suo desiderio di non essere notato porta l’invisibile a scegliere abiti sobri e colori spenti e ad utilizzare i vestiti e gli accessori come mezzo per nascondersi .
d) il puritano, è colui nel quale la motivazione del pudore ha il sopravvento sulle altre. «La sola idea del proprio corpo nudo è per lui disgustosa ed imbarazzante, mentre l’esposizione del corpo da parte di altri suscita un’estrema disapprovazione» .
L’Avaro: E’ una persona che tendenzialmente ha molta cura di sè e dà una sensazione di ordine e precisione, infatti, nulla sarà mai fuori posto (abbigliamento compreso che potrebbe apparire molto curato e con stile) .
e) l’austero: questo individuo condanna ogni manifestazione di «leggerezza» o di «auto indulgenza»: è estremamente ligio al lavoro, dove indossa abiti particolarmente sobri. Cambia, invece, nel tempo libero, quando gli abiti diventano meno severi e più decorativi ed anche il suo atteggiamento è meno rigido.
L’Apatico: inattivo, manca di motivazione, volontà e desideri. A prima vista appare una persona umile proprio per il suo riuscire a non attrarre nessuna attenzione su di sé, il suo atteggiamento è assente cosi come il suo aspetto. L’apatico è appropriato a tutte le situazioni e di solito non è quasi mai trascurato. I suoi abiti sono eleganti.
L’Adesivo: I tratti caratterizzanti di questo tipo sono l’arousal e l’attivazione. Ci troviamo di fronte ad una persona molto affettuosa oppure in continua ricerca di affetto e di approvazione. Il modo di vestirsi è molto visibile, vivace e colorato, a volte anche eccessivo (perché carico) .
f) Il protetto: per questo tipo gli abiti assolvono soprattutto alla funzione di protezione dal freddo, infatti la sua caratteristica principale è un’ipersensibilità alle basse temperature.
L’Adesivo: I tratti caratterizzanti di questo tipo sono l’arousal e l’attivazione. Ci troviamo di fronte ad una persona molto affettuosa oppure in continua ricerca di affetto e di approvazione. Il modo di vestirsi è molto visibile, vivace e colorato, a volte anche eccessivo (perché carico) .
g) il sostenuto: «Le persone di questa categoria si sentono piacevolmente rassicurate e sostenute dai loro vestiti, specialmente se sono rigidi o stretti».
L’Avaro: E’ una persona che tendenzialmente ha molta cura di sè e dà una sensazione di ordine e precisione, infatti, nulla sarà mai fuori posto (abbigliamento compreso, che potrebbe apparire molto curato e con stile).
L’Adesivo: Il modo di vestirsi è molto visibile, vivace e colorato, a volte anche eccessivo (perché carico) .
h) il sublimato, si tratta di un tipo di individuo caratterizzato da un forte narcisismo e per il quale, quindi, la funzione primaria dell’abbigliamento è quella della decorazione. Trae una completa soddisfazione dai suoi vestiti e questo può portarlo, a volte, ad essere un pochino esibizionista.
Il Delirante: I tratti caratterizzante di questo tipo sono l’attivazione ed il controllo (è un andare verso per poi distaccarsi e viceversa). Il suo modo di vestire spesso non segue la moda e gli abiti sono indossati con imprecisione (camicie non abbottonate, colori non coordinati e così via) .
g) il soddisfatto di sé: è convinto che il suo modo di vestire sia il migliore: pratico, igienico e di buon gusto. Per questo motivo disprezza chi fa del vestire un problema: si tratta decisamente di una persona molto presuntuosa.
Lo Sballone: Il suo abbigliamento è ricercato, colorato e raffinato; è convinto di essere di essere il più bravo.
3.3.2 Bianca, e le personalità della moda
Mariano Bianca presenta una classificazione addirittura più dettagliata , che tiene conto di come gli individui considerano l’abbigliamento e dell’uso primario che ne fanno.
La sua presentazione può essere abbinata agli idealtipi di Prepos.
Mi servirò in seguito di questo abbinamento per la presentazione dei sette idealtipi della moda.
Il narcisista usa l’abbigliamento per aumentare la quantità dell’autopiacere, mentre l’esibizionista lo usa per farsi osservare e suscitare negli altri sentimenti di attrazione e d’invidia.
Nel primo riconosciamo l’effervescente–sballone a cui piace piacersi, mentre nel secondo l’avaro, che cerca disperatamente di creare un’idea positiva sulla sua persona.
Il puritano usa gli abiti in base ai suoi principi morali, cioè per coprire il nudo che considera una vergogna, mentre il protetto lo usa per creare una barriera tra la sua persona ed il mondo.
Nel primo c’è l’avaro e la sua rigidità mentale, mentre nel secondo troviamo l’invisibile e la vergogna che lo costringe a nascondersi.
L’adeguato adatta il suo abbigliamento alla situazione, per sentirsi a suo agio con se stesso e gli altri come fa il camaleontico apatico, mentre l’anticonformista sceglie il suo abbigliamento per apparire diverso da tutti gli altri, come il delirante evoluto che deve sottolineare la sua superbia e la sua superiorità intellettiva.
Il curato si veste con cura ed ordine come l’avaro, mentre, al contrario, il non curato considera il suo mondo interiore molto più importante, quindi si abbiglia in modo casuale, come fa il delirante che si perde fra i suoi pensieri.
L’elegante presta molta cura alla sua esteriorità seguendo con attenzione la moda anche per apparire meglio degli altri, mentre il dimesso non considera proprio l’abbigliamento.
Nel primo si riconosce l’avaro con il suo ordine e la sua grande considerazione per se stesso e per il suo status. Nel secondo, invece, riconosciamo il delirante ed i suoi abiti demodé.
L’austero, con la sua morale rigida, non ritiene importante l’abbigliamento perché solo gli impegni seri come quelli di lavoro sono importanti. Tende a mostrarlo anche con i suoi vestiti scuri e di linea rigida, esattamente come fa l’avaro non evoluto che si chiude nella rigidità.
Il frivolo, invece, usa abiti che palesano la sua disponibilità al dialogo, come fa l’effervescente-sballone che è il frivolo e giocherellone degli idealtipi.
L’impegnato non ritiene di dover sprecare energie per l’abbigliamento, perché non è importante come altri aspetti della vita. Lo usa per proteggersi e adeguarsi alle situazioni, in quanto ciò gli è imposto dalle norme sociali. E’ l’inattivo apatico che per opportunismo si adegua a tutte le situazioni.
L’introverso usa l’abbigliamento per chiudersi agli altri, come fa l’invisibile per vergogna, l’estroverso, invece, per aprirsi e disporsi al dialogo, come fanno il socievolissimo effervescente–sballone e l’adesivo in cerca dell’accettazione degli altri.
Infine, il soddisfatto, che è il più equilibrato, in quanto dedica il tempo e l’importanza giusta all’abbigliamento senza esaltarlo o al contrario sminuirlo. Potrebbe essere il ruminante, che usa l’abbigliamento in modo da sentirsi comunque sempre comodo, senza attribuirgli particolare attenzione.
3.4 I colori e le emozioni base
Il colore è la luce riflessa di un corpo, che è diversa secondo la lunghezza d’onda delle radiazioni elettromagnetiche.
Esso esercita un’azione, in particolare sul senso della vista a cui appartiene in maniera evidente e, per suo tramite, sull’animo nelle sue più generali manifestazioni elementari.
Ogni singolo colore dona all’animo uno stato particolare, influenzando così la nostra vita.
La sensazione che viene percepita per effetto di un colore è personale, è diversa in ognuno di noi.
Il colore è legato a valori simbolici, con dei significati diversi, i quali vengono assegnati in base non solo agli stimoli che provocano al nostro sistema nervoso, ma anche in base al significato che ha assegnato loro una cultura, oppure l’individuo stesso, che a sua volta è influenzato dalle esperienze di vita e dall’ambiente che lo circonda.
L'uso dei colori è molto importante anche nell’abbigliamento, perché aiuta a farci capire lo stato d’animo della persona che lo indossa, oppure quale tipo di messaggio vuole mandare agli altri.
Spesso aiuta a cambiare un umore, oppure ci predispone all’azione.
Ma come si usa il colore nell’abbigliamento e che cosa aggiunge ai significati dei colori?
L’abbigliamento monocromatico, basato sulla stessa tonalità o su tonalità diverse dello stesso colore, dà la sensazione della rigidità, ecco perché rispecchia una personalità con delle tendenze che dominano la vita in modo uniforme, oppure un individuo che vuole far vedere solo un aspetto oppure un’uniformità di atteggiamento sulla sua persona (basti pensare alle uniformi).
Chi, invece, usa oggetti abbigliativi di diverso colore esprime una personalità con diverse sfaccettature del sé, anche contrastanti, che vengono manifestate esternamente.
Gli accostamenti possono essere per contrasto oppure complementari.
Si serve del primo tipo chi vuole manifestare la sua personalità che è costituita da aspetti contrastanti, oppure chi vuole esaltare certi aspetti del proprio corpo facendoli notare agli altri.
Gli accostamenti complementari, invece, sono scelti da chi vuole apparire in armonia.
I colori, poi, si dividono in solari e pastello.
I primi producono effetti stimolanti, come il giallo e l’arancione; i colori pastello, al contrario, sono decisamente meno eccitanti.
I colori accesi attraggono l’attenzione degli altri, quelli scuri la respingono, infatti si usano i primi per sottolineare gli aspetti fisici che piacciono e quelli scuri per nascondere i difetti.
Non a caso, gli abiti da cerimonia sono scuri, così da permettere alla persona di manifestarsi attraverso altri modi come con i gesti e la parola.
Nella biancheria intima l’uso del nero serve per far rivolgere l’attenzione sulle parti scoperte del corpo.
Al contrario, la biancheria intima di colore acceso, fa attirare l’attenzione sulle parti coperte.
I colori scuri rendono la figura rigida, chiusa e misteriosa, i colori accesi la rendono morbida, accessibile e aperta ed i colori pastello, che sono colori “moderati”, rendono la figura non solo aperta e accessibile, ma anche morbida.
Vediamo ora il significato psicologico dei colori principali.
• ROSSO:
Chi si veste di rosso vuole senza ombra di dubbio farsi notare ed ha un temperamento a volte aggressivo. Ha una forte personalità e fiducia in se stesso.
E’un colore stimolante. Rappresenta l’eccitazione, l’operatività, l’energia vitale, il dominio, il desiderio, la passione, l’amore, il calore, l’alimentazione, la resistenza, il pericolo, l’attrazione sessuale (non a caso gli abiti delle prostitute erano rossi).
Può essere offensivo, trascinante, competitivo. Evoca il bisogno di agire.
Chi preferisce questo colore ha il desiderio di vincere ed ottenere posti di potere.
Ama agire e mettersi in competizione con il prossimo e con se stesso, adora attrarre le persone.
E’ audace e vuole attirare l’attenzione degli altri, ma è anche pieno di presunzione ed è irascibile.
L’emozione di base che si collega al rosso è la Paura, cheè causata dall’aver provato dolore; questa sensazione provoca uno stato di allerta, di attenzione e di valutazione del pericolo per evitare il ripetersi di questa esperienza.
E’ così che nascono tutti i meccanismi di difesa e di controllo su di sé e nell’approccio con gli altri e con l’ambiente circostante.
L’avaro, che è colui che vuole raggiungere i posti di potere più in alto e che ha una grande considerazione di sé, predilige il colore rosso.
Anche la rabbia può essere espressa con il rosso che deriva dal processo di caricamento interno per esprimere il risentimento che nasce dal non vedere esaudito un bisogno come quello affettivo.
Quando il caricamento non si trasforma in azione ma trova un ostacolo, diventa aggressività.
Se questa rabbia è rivolta su se stessi, si trasforma in depressione.
Il ruminante ama il rosso perché è molto attivo ed ha un temperamento aggressivo.
Chi rifiuta il rosso è irrequieto ed ha difficoltà di affrontare le avversità della vita.
Si defila quasi sempre, preferendo di rimanere in disparte facendo fare agli altri, preferendo prendere la strada vecchia e sicura invece di sperimentare ed è introverso.
Come l’apatico, che si defila dagli impegni, rimanendo in disparte, e come l’invisibile, al quale le avversità della vita pesano, perché non ha stima di sé.
Il rosso è efficace nel caso di problemi circolatori (stasi, geloni, freddolosità, ecc); è molto indicato l'uso di calzini e guanti rossi per migliorare la circolazione periferica.
• ARANCIONE:
E’ il colore dell’accoglienza e dell’ospitalità ed è percepito come un colore vibrante; simboleggia attenzione, ricerca e studio.
E’ simbolo dell’armonia interiore, di creatività artistica e sessuale, di fiducia in se stessi e negli altri.
Simboleggia inoltre la comprensione, la saggezza, l’equilibrio, l’ambizione e la lussuria.
Chi lo indossa è una persona capace di condurre a termine imprese fuori dal comune; imprese che sono comunque affrontate con serenità e saggezza. Gli piace attrarre.
E’ una persona tendenzialmente ottimista, consapevole delle proprie capacità, tanto da avere, pur senza presunzione, una grande fiducia in se stessa.
Esprime gioia, buonumore e altruismo e riesce a stare in armonia con tutto ciò che lo circonda.
L’emozione di base che l’arancione ispira è il Piacere, che si deve intendere come desiderio di piacere e tensione al piacere: è la sensazione del bambino che si sente tutt’uno con la madre, in una assoluta fusione con l’altro.
Si esprime nella gioia, nel sorriso e nell’esultanza del bambino.
L’effervescente–sballone ama l’arancione perché è una persona aperta e gioiosa.
L’arancione evoca l’energia e dall’energia può scaturire la rabbia, che deriva dal processo di caricamento interno per esprimere il risentimento che nasce dal non vedere esaudito un bisogno come quello affettivo.
Quando il caricamento non si trasforma in azione ma trova un ostacolo, diventa aggressività.
Se questa rabbia è rivolta su se stessi, si trasforma in depressione.
Il ruminante evoluto è pieno di energia ed ha un forte senso dell’impegno, oltre a capacità organizzative.
Chi rifiuta l’arancione ha la tendenza a controllare la propria emotività, trova difficoltà nelle relazioni interpersonali e, se ha dei problemi, tende ad ingigantirli.
E’ una persona molto razionale, con tendenza al pessimismo.
L’avaro non ama l’arancione, perché è molto razionale e cerca di controllare la sua emotività, così come l’invisibile che ha difficoltà a rapportarsi con gli altri per la vergogna che prova.
L’arancione aumenta la capacità di reagire alle avversità della vita in maniera più reattiva, veloce ed efficace, per questo aiuta a liberarsi dai sintomi depressivi.
• GIALLO:
Chi indossa il giallo si sente bene con se stesso; è infatti il colore associato al senso di identità, all'Io, all'estroversione, denota sempre una forte personalità.
Rappresenta la spontaneità, la lucidità di coscienza, l'espansione, l’investigazione, l'ambizione, la curiosità, il nuovo, l'emozionalità legata all’effimero.
Simboleggia la luce del sole, la felicità, la crescita e l’oro.
Può anche simboleggiare disonestà, codardia, tradimento, gelosia, falsità, malattia e azzardo.
Evoca il bisogno di aspirare a qualcosa, il desiderio di liberarsi dai limiti, da tutto ciò che è un ostacolo.
Chi lo predilige manifesta una vitalità alternata, con picchi molto alti o molto bassi, ha una grande immaginazione e riesce a mettere in pratica le sue idee con facilità, cambiandole spesso e repentinamente.
E’ aperto al dialogo ed ha la tendenza a ricercare l’approvazione degli altri; fa il possibile per attirare l’attenzione degli altri ed essere approvato; spesso soffre di solitudine.
Il giallo richiama l’emozione di base del Piacere, che si deve intendere come desiderio di piacere e tensione al piacere: è la sensazione del bambino che si sente tutt’uno con la madre, in una assoluta fusione con l’altro.
Si esprime nella gioia, nel sorriso e nell’esultanza del bambino.
Il giallo è il colore prediletto dell’effervescente-sballone, che subisce alti e bassi stati di umore.
Il giallo esprime anche la rabbia la quale deriva dal processo di caricamento interno per esprimere il risentimento che nasce dal non vedere esaudito un bisogno come quello affettivo.
Quando il caricamento non si trasforma in azione, ma trova un ostacolo, diventa aggressività.
Se questa rabbia è rivolta su se stessi, si trasforma in depressione.
Anche il ruminante lo predilige, perché riesce sempre a realizzare i suoi piani.
Il giallo evoca il Distacco, è il riconoscimento della distanza tra sé e l’altro, come la sorpresa dello sbattere di una porta.
Si manifesta anche come trasalimento, intuizione o disgusto; infatti la sorpresa e l’intuizione sono emozioni che scaturiscono dal distanziamento, movimento che permette di cogliere la verità della realtà attraverso la distanza.
Anche il delirante, con la sua grande creatività, lo usa.
Chi lo rifiuta ha paura della critica, di sentirsi insicuro.
Sente un senso di delusione rispetto alle sue aspettative e si sente poco stimato dalle persone intorno a se.
L’avaro, che pensa sempre di meritare più di quello che ha, non ama il giallo.
Il giallo-rosso (oro) è legato alla luce solare, al benessere al grano maturo.
Il giallo-verde (limone) è un colore quasi freddo dal temperamento collerico.
Utilizzare il colore giallo stimola la razionalità e la parte sinistra del cervello.
Mariano Bianca, Psicologia dell’ abbigliamento, A. Pontecorboli, 1993, pag.82
Mariano Bianca, Psicologia dell’ abbigliamento, A. Pontecorboli, 1993, pag 53
Joanne Finkelstein, The fashioned self, 1991, p.146
Nicola Squicciarino, Il vestito che parla, Armando,1986,pag .101
Mariano Bianca, Psicologia dell’ abbigliamento, A. Pontecorboli,1993,pag. 68
George Simmel, La moda, Longanesi, 1985, p.48
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FLÜGEL J. C., Psicologia dell’abbigliamento, Angeli, Milano, 1992, pp. 97-114.
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Mariano Bianca, Psicologia dell’abbigliamento, A. Pontecorboli, 1993, pag.143-149
• VERDE:
Il verde è il colore dell'equilibrio energetico.
È il colore dell’Io, della vitalità, della speranza, del riposo come energia frenata e incanalata, se controllata esprime la difesa, la tenacia ed evoca il bisogno di autostima e di autoaffermazione.
Rappresenta la perseveranza e la fiducia in se stessi, infonde senso di giustizia e grandezza d’animo.
Chi preferisce questo colore afferma energicamente il proprio Io, si auto esalta sentendosi superiore al prossimo, ecco perché non si adatta agli altri che ritiene siano a lui inferiori.
E’ un conservatore ed un abitudinario, spesso si sente insicuro e fragile.
L’emozione di base che si collega al verde è il Distacco cheè il riconoscimento della distanza tra sé e l’altro, come la sorpresa dello sbattere di una porta.
Si manifesta anche come trasalimento, intuizione o disgusto; infatti la sorpresa e l’intuizione sono emozioni che scaturiscono dal distanziamento, movimento che permette di cogliere la verità della realtà attraverso la distanza.
Il delirante, che è superbo ma molto fragile nel suo intimo, predilige il verde.
Chi lo rifiuta è costantemente soffocato dagli obblighi e dai doveri, costretto a limitazioni, ad imposizioni e a costrizioni.
Spesso è frustrato perché non si sente all’altezza delle sue grandi aspettative.
L’avaro concentra la sua vita intorno agli impegni e detesta il verde.
L’effetto del colore verde è rilassante e rinfrescante, quindi è utile in caso di emicrania o insonnia.
• BLU SCURO:
E’ molto utile in caso di stress, nervosismo, ansia, insonnia, irritabilità.
Simboleggia la calma, l'armonia, la fiducia, la pulizia e la lealtà, la serietà della vita.
Pace, calma, tranquillità, comprensione, tolleranza, energia mentale e profondità di sentimenti sono rappresentati da questo colore che evoca anche il bisogno di amore, di affetto, di tenerezza.
Induce all'introspezione, alla sensibilità, alla mediazione e alla serenità.
Meglio stemperarlo con tocchi di colori caldi, perché può indurre malinconia, tristezza e depressione.
Chi lo preferisce ha dei sentimenti profondi ed intensi, con una grande capacità di trovare l’armonia e l’equilibrio interno; è attaccato alle tradizioni e usa i suoi ideali per creare stabilità. Rifugge dalle situazioni caotiche e dalle persone irascibili.
Il blu scuro esprime la Quiete e l’assenza delle emozioni percepite.
Essa stessa, però, deve essere considerata un processo attivo che cerca di spegnere le emozioni che la disturbano, come la paura e la rabbia.
L’apatico, che non ama il caos, ama il blu.
Il blu scuro si collega anche alla Vergogna, che è legata alla sensazione di essere “gettata nel mondo” e, quindi, alla disposizione a percepire il mondo intorno con molta sensibilità.
Questo implica una forte esposizione da cui scaturisce la necessità di ritirarsi, nascondersi, fuggire, ripiegarsi su se stessi per scomparire.
Anche l’invisibile, che sente i suoi sentimenti più profondi, lo adora.
Chi lo rifiuta è predisposto all’ansia ed ha l’impressione che le sue capacità non siano apprezzate. Si allontana dagli ambienti in cui non sente l’armonia e dalle situazioni che non lo soddisfano.
Non ama il blu scuro l’avaro, che è sempre in ansia ed ha aspirazioni così alte, da non essere sempre realizzabili.
Se non riesce ad ottenere quello che desidera si deprime.
• VIOLA:
E’ il colore dell'ambivalenza, del fascino, della suggestione, della simbiosi, della devozione religiosa, della conoscenza, dell’intelligenza, della sobrietà, della penitenza e dell’identificazione.
Accentua la parte emotiva dell’individuo, rendendolo fragile e facilmente attaccabile. Accresce la capacità creativa e la fantasia, inibendo la razionalità.
La tonalità viola-indaco (carica di rosso) è ancora carica di bruciante energia, di un senso crepuscolare, di sofferenza.
La tonalità viola-lilla (carica di chiaro) si avvia a essere il colore dell'equilibrio, dell’autorealizzazione.
Le tonalità più chiare esprimono sensualità, le più scure spiritualità.
Comprende il blu e il rosso (sacro e profano).
E' fortemente controindicato nelle depressioni.
Chi lo preferisce ha una personalità con una spiccata sensibilità che riesce a vedere il lato nascosto delle cose.
Ha bisogno di essere accettato dalle persone che lo circondano.
E’ apprensivo ed impacciato ed ha difficoltà di controllare il suo lato emozionale, ma sa anche accantonare la troppa razionalità.
Ama l’arte e le sensazioni forti che provengono dall’ambiente.
Il viola esprime la Vergogna che è legata alla sensazione di essere “gettata nel mondo” e, quindi, alla disposizione a percepire il mondo intorno con molta sensibilità.
Predilige il viola l’invisibile, con la sua grande sensibilità e la sua profonda insicurezza.
Chi lo rifiuta è diffidente e critico verso tutti; fa della razionalità e della logica la sua arma in grado di proteggerlo da ogni tipo di stato emozionale.
Odia il viola l’avaro, che affronta la sua vita con razionalità, per evitare di essere ferito.
• NERO:
E’ associato a potere, eleganza, magia, mistero e notte.
Simboleggia l'intransigenza, l'intolleranza, anche lutto e morte (nelle culture occidentali), cattiveria, infelicità, tristezza, rimorso e rabbia, la serietà della vita con tutte le sue problematiche e le sue difficoltà.
Nella preferenza si sente il bisogno di esprimere protesta, opposizione, aggressività; nel rifiuto c'è l'insofferenza per qualsiasi rinuncia, per tutto ciò che costringe.
Il nero richiama la rabbia che deriva dal processo di caricamento interno per esprimere il risentimento che nasce dal non vedere esaudito un bisogno come quello affettivo.
Utilizza il nero il ruminante, che protesta perché è un paladino della giustizia, mentre non lo usa l’effervescente-sballone perché non ama rinunciare a nulla.
Scandisce i momenti di passaggio e di trasformazione.
Snellisce la figura. Può essere indossato di sera ma deve essere evitato di giorno, poiché blocca la penetrazione cutanea delle radiazioni elettromagnetiche dei colori e gli scambi con l'esterno.
E' un colore che tende a devitalizzare la persona e, nel caso di biancheria intima, a raffreddare la sessualità e, a lungo andare, a danneggiare la sfera riproduttiva.
Abbinato al rosso, evoca forza e potere, al giallo esalta il potere intellettuale e al rosa quello sociale.
Il nero è da evitare in caso di depressione.
• BIANCO:
E’ la fusione di tutti i colori dello spettro, non contiene alcuna tonalità dominante di altri colori e quindi rappresenta la libertà, la perfezione, l'ascesi.
È il colore della trasparenza, dell'illuminazione, della purezza, della nuova vita, del fatalismo, della creatività e dell’immaginazione.
Nella preferenza c'è la voglia di libertà, di scioltezza, di leggerezza e la tensione verso dimensioni che vanno “oltre”.
Lo indossa chi vuole mostrare la sua purezza, ecco perché viene usato per gli abiti da sposa e per certi ordini di suore.
Chi lo predilige è continuamente spinto a cercare il nuovo e vive secondo le sue inclinazioni ed aspettative.
E’ colmo di fiducia nel futuro e potrebbe cadere nell’illusione, tanto da peccare di ingenuità in vari momenti della sua vita.
Il bianco si collega al Piacere che si deve intendere come desiderio di piacere e tensione al piacere: è la sensazione del bambino che si sente tutt’uno con la madre, in una assoluta fusione con l’altro.
Si esprime nella gioia, nel sorriso e nell’esultanza del bambino.
L’effervescente, che vive con piena fiducia la vita e spesso pecca, adora il bianco.
Nel rifiuto è presente la scarsa fiducia negli altri e la convinzione che solo con il sacrificio si possa vivere la propria vita fino in fondo, senza lasciare che essa sia guidata dal destino.
Chi rifiuta il bianco non ama gli imprevisti e le novità, è molto pragmatico e razionale e non è dotato di sensibilità d’animo.
L’avaro non ama gli imprevisti e sembra freddo, perché è molto razionale. Anche il delirante è molto distaccato dai sentimenti, in preda ai suoi pensieri.
Entrambi rifiutano il colore bianco.
Il colore bianco rivitalizza tutto l'organismo; è un colore fresco e solare che apporta energia.
E’ simbolo di pulizia, innocenza, spazio, purezza, castità, semplicità e pace.
Ma anche di morte (nelle culture orientali), di freddezza e sterilità.
Quando il bianco viene indossato con il nero presenta una persona ambivalente.
• GRIGIO:
Le persone che indossano il grigio pongono una barriera tra sé e il mondo.
È la terra di nessuno, la neutralità, il confine.
È il colore del disinteresse, del rifiuto di tutto ciò che è eccitante.
Simboleggia l’intelligenza, la solidità e qualcosa di moderno, la serietà.
E’ anche il colore dell'essere impersonale che in alcune persone è come una difesa, uno schermo.
Nella sua preferenza c'è il bisogno di difendersi, di rifugiarsi nell'anonimato, di definire una distanza.
Il grigio può esprimere l’emozione di base della Paura cheè causata dall’aver provato dolore e questa sensazione provoca uno stato di allerta, di attenzione e di valutazione del pericolo per evitare il ripetersi di tale esperienza.
E’ così che nascono tutti i meccanismi di difesa e di controllo su di sé e nell’approccio con gli altri e con l’ambiente circostante.
Il grigio è utilizzato dall’avaro, che si è costruito delle difese molto alte per proteggersi.
Il grigio può richiamare anche la Vergogna che è legata alla sensazione di essere “gettata nel mondo” e, quindi, alla disposizione a percepire il mondo intorno con molta sensibilità.
Questo implica una forte esposizione da cui scaturisce la necessità di ritirarsi, nascondersi, fuggire, ripiegarsi su se stessi per scomparire.
Anche l’invisibile, lo usa perché vuole rifugiarsi nell’anonimato visto che é pieno di insicurezza.
Il rifiuto indica una specie di fuga dal proprio impegno, dal proprio coinvolgimento, l'insofferenza per tutto ciò che può tediare, annoiare.
Rifugge il grigio l’effervescente–sballone, che non ama gli impegni perché lo annoiano, non gli regalano abbastanza emozioni.
Era il colore delle autorità che volevano mettere un chiaro distacco con il "resto".
Viene anche associato a maturità e tristezza.
• MARRONE:
È il colore che rappresenta la sensazione applicata ai sensi, è simbolo della soddisfazione fisica, ma indica anche le radici, il focolare, un certo tipo di sicurezza.
E’ simbolo della neutralità, esprime emotività e sensualità, equilibrio, buona salute e bisogno di soddisfazioni sessuali.
Aiuta ad essere pratici e non dispersivi.
Nella preferenza di marrone c’è voglia di sentirsi bene con il proprio fisico ed in armonia. Nell’abbigliamento propone una persona che è legata alla concretezza della vita.
Chi lo preferisce è una persona positiva e soddisfatta della vita che conduce.
Il marrone può collegarsi con la rabbia che deriva dal processo di caricamento interno per esprimere il risentimento che nasce dal non vedere esaudito un bisogno come quello affettivo.
Quando il caricamento non si trasforma in azione, ma trova un ostacolo, diventa aggressività.
Se questa rabbia è rivolta su se stessi, si trasforma in depressione.
Adora il marrone il ruminante, che ama il suo corpo e ne ha molta cura.
Chi lo rifiuta non mette in primo piano le soddisfazioni derivanti dal proprio fisico e tende sempre a primeggiare non concedendosi alcun tipo di debolezza.
E’ soddisfatto quando viene lodato ed è preoccupato di non deludere le aspettative degli altri.
Rifuggono dal colore marrone il delirante, che è troppo presuntuoso per quanto attiene alle sue doti intellettuali e, pertanto, non ama essere criticato, e l’apatico perché l’aspetto fisico è per lui un peso in più nella vita.
• ROSA:
Il rosa è colore preferito dalla maggior parte delle donne di tutto il mondo.
Simboleggia femminilità e gioventù, debolezza e ingenuità.
Il rosa rappresenta l'amore e la gentilezza e infonde la capacità del perdono.
Agisce in maniera spiccata sul sistema nervoso rilassandolo e migliorando la vita.
Lo preferisce chi è capace di vivere grandi amori abnegando se stesso, ama gli ambienti ovattati e vuole stare con persone che esprimono tenerezza; ha una grande capacità di entrare in contatto, attraverso i sensi, con tutto quello che lo circonda.
Il rosa esprime l’emozione di base dell’Attaccamento che è la prima forma di affettività.
E’ quando il bambino si sente riconosciuto ed amato nel momento in cui allatta dal seno e sente il sapore del mondo a cui appartiene.
L’attenzione che percepisce è “voglia di essere oggetto di attenzione”, dunque bisogno di attenzione e nutrimento.
L’attaccamento, insomma, è il bisogno di avere qualcuno accanto per essere preso in considerazione e riconosciuto, per colmare il proprio bisogno di affetto e per attutire la solitudine.
Sceglie il colore rosa l’adesivo, sempre bisognoso d’affetto e pronto ad annullarsi per l’altro.
Il rosa può richiamare anche l’emozione della Vergogna che è legata alla sensazione di essere “gettata nel mondo” e, quindi, alla disposizione a percepire il mondo intorno con molta sensibilità.
Questo implica una forte esposizione da cui scaturisce la necessità di ritirarsi, nascondersi, fuggire, ripiegarsi su se stessi per scomparire.
L’invisibile lo ama perché ha una grande capacità empatica.
Lo rifiuta, invece, chi non vuole mostrare il suo lato debole, temendo di essere ferito, chi rifiuta la sensualità e predilige la razionalità.
Odia il colore rosa l’avaro, che non può mostrare la sua sensibilità, perché dovrebbe abbassare le sue difese.
• AZZURRO:
E’ simbolo della comunicazione attraverso la creatività, della lealtà, dell’idealismo, della pacatezza, della mediazione e dell’estroversione,del divino, dell’infinito e della purezza.
Stimola il sonno ed i rapporti di diplomazia.
Chi lo preferisce ha rapporti armoniosi con l’ambiente che lo circonda, ha fiducia nelle proprie capacità, e si appaga attraverso l’arte e la creatività.
Ha una grande capacità di riflessione e riesce a far tesoro delle proprie esperienze. Stringe legami psichici molto forti.
Nell’abbigliamento il suo uso può manifestare una personalità pura, spirituale e semplice, non a caso viene usato in molti paramenti sacri, come quello della Madonna.
L’azzurro esprime la Vergogna che è legata alla sensazione di essere “gettata nel mondo” e, quindi, alla disposizione al percepire il mondo intorno con molta sensibilità.
Questo implica una forte esposizione da cui scaturisce la necessità di ritirarsi, nascondersi, fuggire, ripiegarsi su se stessi per scomparire.
Ama l’azzurro l’invisibile, che crea legami psichici forti.
L’azzurro rappresenta anche l’Attaccamento che è la prima forma di affettività.
E’ quando il bambino si sente riconosciuto ed amato nel momento in cui allatta dal seno e sente il sapore del mondo a cui appartiene.
L’attenzione che percepisce è “voglia di essere oggetto di attenzione”, dunque bisogno di attenzione e nutrimento.
L’attaccamento, insomma, è il bisogno di avere qualcuno accanto per essere preso in considerazione e riconosciuto, per colmare il proprio bisogno di affetto e per attutire la solitudine.
Usa l’azzurro l’apatico, che ha grande capacità di mediazione.
Chi lo rifiuta è poco tollerante ed accomodante, reagisce con animosità e chiusura mentale a tutte le situazioni che non lo soddisfano o che sono spiacevoli.
Spesso è aggressivo ed iroso, soprattutto se non riesce a sfogarsi, e finisce per auto commiserarsi.
Non impara dai propri sbagli e non ama stare solo.
L’effervescente–sballone, che non impara mai dalle sue esperienze e odia la solitudine, e il ruminante, che è molto iroso e reagisce anche con aggressività, odiano il colore azzurro.
Fonte: http://www.prepos.it/tesi%202014/IL%20COUNSELING%20NELLA%20MODA%20%20di%20Eleni%20Pantelidou.doc
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Autore del testo: Eleni Pantelidou
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