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Introduzione
Il concetto "la moda italiana" e oggi noto in tutto il mondo. Riflettendo sulla singolare
dinamica del Made in Italy nei settori legati ai consumi per la persona (vestiario, mobili,
arredamento, ecc.), molti commentatori hanno piu volte sottolineato il riflesso positivo delle
tradizioni storiche e, in particolare, "l'Effetto Rinascimento" che tuttora persisterebbe
nella cultura, nel senso estetico e nelle abilit`a artigianali degli italiani. A maggior
ragione abbiamo scelto per la tesi l'argomento della moda rinascimentale, che si sviluppo nel
modo proprio dettando legge in Europa e che fu una parte eccezionale per la storia della moda
italiana.
Per poter capire che cosa rese possibile tale sviluppo, bisogna esaminare la
questione da un punto di vista piu vasto. L'Italia rinascimentale faceva parte dei paesi piu
culturali e civilizzati d'Europa, ma era anche considerata un punto di importante sviluppo
economico, basato sopratutto sulla produzione tessile e sui prodotti di moda. Per questo nel
primo capitolo esponiamo le idee fondamentali del Rinascimento e accenniamo come queste idee
influenzarono due settori importanti per la moda italiana: la produzione tessile e la cultura.
Nel secondo capitolo descriviamo l'abbigliamento femminile, maschile, le
acconciature e anche come si curava del corpo. Consideriamo la moda piuttosto come una parte
dell'arte. Alcune espressioni riguardanti l'abbigliamento rinascimentale vengono definite nel
glossario che forma un capitolo indipendente.
Nell'epoca rinascimentale oltre alla bellezza interiore dell'uomo si dava risalto
all'apparenza esterna, ma allora questo non era considerato come il segno della
superficialit`a: la sembianza esterna insieme con l'ingegno doveva creare un'unit`a armonica.
Come tutto, anche la moda era soggetta alle analisi scientifiche. Nel Rinascimento per la
prima volta possiamo conoscere l'abbigliamento anche tramite scritti di veri e propri storici
del costume. Sono state scritte le prime istruzioni per come vestirsi, truccarsi e
corrispondere al meglio alle esigenze della moda dei tempi, che vengono formalizzate nella
letteratura italiana con piena sincerit`a. Nel quarto capitolo lo cerchiamo di dimostrare su
opere di scrittori noti di quell'epoca.
1. Il Rinascimento
In questo capitolo cerchiamo di descrivere i cambiamenti che il Rinascimento porto con sé e
che, naturalmente, influenzarono la moda italiana rinascimentale. Siccome non e possibile
includere la problematica del Rinascimento in tutta la sua ampiezza, interpretiamo questi
cambiamenti mediante il confronto del Medioevo con il Rinascimento.
Come principio del Rinascimento si stabilisce convenzionalmente il XV secolo, quando in Italia
il rinnovamento culturale e scientifico inizio.
"Il Rinascimento vide l'affermarsi di un nuovo ideale di vita e il rifiorire degli
studi umanistici e delle belle arti. La visione rinascimentale esalta il mondo greco-romano,
condanna il Medioevo come un'era di barbarie e proclama la nuova epoca come era di luce e di
rinascita del mondo classico." [1]
Una delle rotture piu significative con la tradizione si produsse nel campo della
storia. Gli storici, per esempio Flavio Biondo nel Quattrocento e Machiavelli e Guicciardini
nel Cinquecento, abbandonarono la visione dei medioevali che era legata a un concetto di tempo
segnato dall'avvento di Cristo, per sviluppare un'analisi degli avvenimenti che ha origine da
una concezione laica e dall'atteggiamento critico verso le fonti. [2]
Nel Medioevo tutte le scienze e le arti dipendevano dal pensiero religioso. La
teologia, che studiava l'idea di Dio e dei suoi rapporti con l'umanit`a, era ritenuta la vetta
piu alta del sapere. Ad essa erano collegate la filosofia e la letteratura. L'astronomia e la
matematica esploravano l'universo, che era considerato come il prodotto della creazione
divina, e lo stesso faceva la medicina per il corpo umano. Il diritto riconosceva valide solo
la potenza e l'autorit`a che venivano da Dio, quella del papa nel campo spirituale, quella
dell'imperatore nel campo politico. Anche le arti erano concepite come strumento per
glorificare il culto della religione. [3]
Verso la met`a del Trecento, queste idee cominciarono a modificarsi intensamente:
l'attenzione si sposta sulla realt`a concreta della vita terrena; l'uomo acquista di nuovo
importanza come protagonista di avvenimenti determinati dalla sua volont`a e il mondo appare
come lo scenario delle sue azioni. Entriamo cos`i in un periodo che annuncia l'et`a moderna.
Quel movimento letterario e culturale che dal Trecento al Cinquecento fa trionfare le
cosiddette "humanae litterae", cioe quegli studi delle letterature classiche che si ritenevano
indispensabili per la formazione dell'uomo e per metterlo in grado di svolgere le sue funzioni
nella societ`a, indichiamo con il termine di Umanesimo. L'Umanesimo si estese nel Cinquecento
anche ad altri paesi europei. [4]
Degli intellettuali provenienti dal Bisanzio, dopo la caduta di Constantinopoli in mano ai
turchi ottomani (1453), insegnarono a Firenze, a Ferrara e a Milano. Diffusero lo studio del
greco. Gli studi umanistici furono incoraggiati dalle famiglie dei Medici di Firenze, degli
Este di Ferrara, degli Sforza di Milano, dei Gonzaga di Mantova e dei duchi di Montefeltro di
Urbino, dei nobili di Venezia e della Roma papale. Cos`i si allargo notevolmente la conoscenza
del mondo antico e nacquero nuovi problemi e nuove idee.
La parola "rinascimento" ha un contenuto piu ampio di "umanesimo". Indica la "rinascita" non
solo nella cultura letteraria, ma anche nelle arti, la rivoluzione scientifica, la scoperta e
l'uso della stampa, la Riforma protestante e le grandi scoperte geografiche. Questi eventi
riguardano non solo l'Italia, ma l'Europa intera. E l'epoca delle guerre, dei rivolgimenti
politici e dell'affermazione di grandi stati nazionali come la Spagna, l'Inghilterra e la
Francia. E l'Italia mentre perde gradualmente il proprio prestigio militare e politico si
colloca al centro di questo rinnovamento culturale.
Il Rinascimento italiano fu soprattutto un fenomeno urbano, un prodotto delle piu ricche
citt`a italiane come Firenze, Roma, Napoli, Ferrara, Milano e Venezia. La riccheza di queste
citt`a, dovuta al periodo di grande espansione economica del XII e del XIII secolo, rese
possibile le conquiste culturali di quest'epoca. I mercanti che operavano in tali citt`a
controllavano i flussi commerciali e finanziari di tutta Europa e ne favorirono percio la
fioritura. [5]
Per quel che riguarda la problematica tratta nella nostra tesi, e importante la produzione
tessile, che ebbe grande sviluppo nel Rinascimento e con la quale il commercio era
naturalmente legato. I tessitori italiani superavano tutti i loro concorrenti per la quantit`a
della produzione, ma in particolare per la qualit`a. Il panno prodotto dalle manifatture
italiane era non solo finemente tessuto e ben lavorato, ma sopratutto colorato eccellentemente
e riccamente decorato, tale da accontentare anche le richieste piú esigenti. Il commercio
italiano approffitava del vantaggio della sua posizione al centro del Mediterraneo e della
possibilit`a di fare da ponte fra est ed ovest. [6]
Nel Rinascimento si mirava a fare dell'uomo cio che era stato per gli antichi: il
protagonista della natura e della storia, autonomo e responsabile di se stesso, non piu
subordinato alla forza divina. L'uomo, grazie ad un perfetto equilibrio tra le doti fisiche e
quelle spirituali, doveva armoniosamente inserirsi nel meccanismo perfetto dell'universo.
Se il Medioevo aveva soprattutto volto lo sguardo ai problemi morali, l'et`a
rinascimentale si espresse come culto della bellezza e dell'armonia. L'arte, in tutte le sue
forme, era considerata la piu alta manifestazione della personalit`a umana. Abbandonando lo
stile gotico, i nuovi artisti avviarono nel Quattrocento ricerche basate sui modelli degli
antichi, che avevano come scopo di ricollocare al centro d'interesse la persona umana intesa
come perfetta costruzione corporea e spirituale. La prima fase dell'arte rinascimentale e
incentrata a Firenze, ma nel passaggio fra Quattrocento e Cinquecento Roma diventer`a il
centro indiscutibile dell'arte. Nell'Italia del nord la frammentazione politica e la presenza
di numerose corti era uno sprone per la promozione dell'arte, in Lombardia, Emilia e nel
Veneto.[7]
L'arte del Rinascimento vede lo studio e la riscoperta dei modelli antichi, sia in
architettura che in scultura. Nell'architettura dominarono nel secolo XV Alberti, Brunelleschi
e Bramante, e nel secolo XVI Michelangelo, il Palladio e il Sansovino. L'architettura si
realizzo non solo in singoli edifici, ma in vasti piani urbanistici e nel raggiungimento di un
perfetto rapporto tra la costruzione e il paesaggio.
L'immagine piu suggestiva della civilt`a rinascimentale e data dalle opere dei pittori, che si
raccolsero intorno a due principali Scuole, quella toscana, caratterizzata dalla ricerca del
disegno e delle forma, e quella veneta, in cui prevalse l'uso sapiente del colore. Tutti
conosciamo le nome come Raffaello Sanzio, Michelangelo che eccelse anche tra gli scultori,
Tiziano Vecellio o infine Leonardo da Vinci che rappresenta nel modo piu efficace, con la
variet`a dei suoi aspetti, l'ideale dell'artista rinascimentale. [8]
Il Rinascimento fece inoltre grandi progressi nel campo della medicina e
dell'anatomia. Tra il XV e il XVI secolo la prima traduzione delle opere di Ippocrate e Galeno
venne redatta. Per l'anatomia viene ricordato Andrea Vesalio, che la studio attraverso la
dissezione dei cadaveri.
Alcuni dei piu noti trattati greci di matematica furono tradotti nel XVI secolo.
Verso la fine del XVI secolo, Galileo applico i modelli matematici alla fisica. Lo studio
della geografia fu trasformato dalle nuove informazioni ricavate dalle grandi esplorazioni
geografiche.
In campo tecnologico, l'invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo
da parte di Giovanni Gutenberg rivoluziono la diffusione del sapere e la circolazione delle
informazioni. La nuova invenzione aumento la quantit`a di libri in circolazione, aiuto a
eliminare gli errori di trascrizione e trasformo lo sforzo intellettuale in un'attivit`a di
confronto e di scambio piuttosto che di studi solitari. Tra l'invenzioni spicca anche
l'introduzione delle armi da fuoco.[9]
Le nozioni di repubblica e libert`a, preservate e difese dai pensatori come
Machiavelli sul modello degli statuti delle citt`a-stato greche di Roma antica, ebbero un
impatto indelebile sul corso della teoria costituzionale dello stato moderno.
Gli uomini di Chiesa del Rinascimento modellarono il proprio comportamento
sull'etica della societ`a laica. Le attivit`a di papi, cardinali e vescovi si distinguevano
ben poco da quelle dei grandi mercanti e dei principi. Il cristianesimo rimase comunque un
elemento vitale nella cultura. [10]
Lo storico Fernand Braudel scrive sull'eccezionalit`a del Rinascimento: "Dal 1450 al 1650 nel
corso di due secoli particolarmente movimentati, l'Italia ha irradiato la sua luce dai mille
colori tutti splendenti ben al di l`a dei suoi confini: questa luce , questa diffusione di un
patrimonio culturale formatosi nel suo seno, si presenta come la caratteristica di un destino
eccezionale, come una testimonianza che per la sua ampiezza, ha un peso reale di storia
molteplice, i cui particolari, esaminati sul luogo, perfino in Italia, non si afferrano
facilmente tanto sono stati diversi."[11] In altre parole, afferma Braudel, la "grandezza
italiana e stata una dimensione del mondo"[12].
Il tramonto del Rinascimento inizio con la decadenza politica ed economica in
Italia, quando si spensero quelle forze creative che gli avevano dato vigore. Alcuni storici
stabiliscono la fine del Rinascimento al 6 maggio 1527, quando le truppe spagnole e tedesche
saccheggiarono Roma. [13]
2. Abbigliamento
Nel secondo capitolo descriviamo l'abbigliamento femminile, quello maschile, le
acconciature, il trucco, la cura del corpo e i gioielli. Cerchiamo di osservare la moda
rinascimentale come una parte dell'arte.
Come materiale di riferimento usiamo soprattutto il volume Obrazová encyklopedie
módy di Ludmila Kybalová. [14]
L'apparenza esterna dell'uomo e le cose che lo circondano mostrano in Italia un'eleganza ed un
raffinamento maggiore che in qualsiasi altro paese.
Per studiare i cambiamenti che la moda ha subito nei secoli, occorre servirsi di documenti
artistici, soprattutto di quelli pittorici. Cio che i pittori italiani ci rappresentano come
costume di quel tempo e in generale quanto di piú bello e di piú accomodato ci fosse allora in
Europa, ma non si potrebbe dire con certezza, se quel modo di vestire prevalesse generalmente
e se i pittori, ritraendolo, siano stati sempre esatti. Certo e che in nessun luogo si tenne
del vestire quel conto che se ne teneva in Italia.[15]
Verso la fine del XIV secolo non c'era una moda prevalente nelle citt`a. Mentre la moda gotica
indicava addirittura l'appartenenza di sociale delle varie persone, nel Rinascimento le
differenze si equilibravano e la moda nel vestire si era individualizzata. La gente non aveva
piú paura di distinguersi. La caratteristica principale dell'abbigliamento maschile e
femminile era l'individualismo.
Spesso si venerava stoltamente tutto cio che veniva dalla Francia, mentre in realt`a molte
delle sue mode non erano che antiche mode italiane spacciate come nuove, solo rientrate dopo
aver fatto il giro del paese straniero.[16]
Il simbolo piu espressivo della "nuova moda" era che il corpo umano con le sue forme non si
scopriva cos`i come nell'antichit`a o come nello stile naturalistico gotico, ma che il corpo
era interpretato come un complesso plastico. Con tutto l'individualismo, che era tipico di
quei tempi, la moda rinascimentale e riuscita a creare un modello ideale del vestito da donna
e da uomo del rinascimento, che fa da esempio a tutte le parti della societ`a. L'intera idea
dell'umanit`a, con la scoperta dell'uomo e con i ricordi dell'antichit`a, si specchia nella
moda del Rinascimento, nel vestito articolato aritmicamente, dove vengono con delicatezza
messe in evidenza le forme fondamentali del corpo umano. La "nuova moda" ha annullato, dai
tempi precedenti, tutto cio che era in disaccordo con la forma dell'armonia, della simmetria e
della moderazione, eliminando tutto cio che era legato ai tempi passati, per esempio miro
l'attenzione sulla proporzione dell'altezza. Ha eliminato mezza vita posizionata troppo in
alto o troppo in basso sui fianchi, scarpe a punta innaturali, grandi scollature a punta,
cocche allungate delle maniche e tutti i cappelli troppo alti. Al posto di questi ha
introdotto una nuova norma rinascimentale, che veniva incontro all'ideale dell'epoca. Ha
stabilito addirittura delle regole ben precise che valgono fino ad oggi: figura alta, spalle
larghe, mezza vita stretta, le braccia e le mani perfette con le dita lunghe, pelle di color
bianco e rosa, una bella bocca, denti bianchi, labbra rosse, movimenti eleganti e posizione
slanciata del corpo. [17]
La moda del Rinascimento si concentrava anche sull'acconciatura, colore dei
capelli, forma del petto e altezza fisica. Ha creato un'equilibrio delle proporzioni umane
nella moda, in modo simile come nell'architettura. E di prima importanza la misura umana,
percio la moda del Rinascimento del XV secolo nei confronti della moda dello stile gotico ha
un'aspetto molto naturale.
La moda italiana del Rinascimento, si differenzia nettamente da quella del resto
d'Europa, sviluppando un proprio stile, sia per gli uomini sia per le donne.[18]
2.1. L'abbigliamento femminile
Il fatto che nel Rinascimento le donne iniziarono ad acquistare una posizione sociale
piu importante, si manifesto anche nell'abbigliamento che inizio a differenziarsi maggiormente
da quello maschile. Per questo periodo si puo parlare di una vera e propria rivoluzione
estetica; le donne aquistarono un linguaggio espressivo del tutto nuovo, che si manifesto
nell'abbigliamento, nella cura del corpo e nel comportamento.
Il vestito femminile del XV secolo era pieghettato in maniera tale, da creare delle pieghe
larghe e regolari, che fanno ricordare un ritmo tranquillo dell'architettura rinascimentale.
Il vestito, che nello stile gotico circondava strettamente il corpo e cadeva dalle spalle
strette, verticalmente accentuate, approfitta adesso molto di piu della sensualit`a e
plasticit`a. Il naturalismo del gotico, che era tendenza della moda del nord nei tempi piu
famosi, fu repressa. [19]
Per la prima volta il vestito da donna viene diviso in taglio di gonna lunga e
corpetto, spesso da allacciare, con una scollattura piccola ovale. Con un rapporto equilibrato
del corpetto e della gonna la moda italiana specifica chiaramente un ideale dell'equilibrio
delle singole parti del corpo, in pratica tendenza simile come nel caso dell'architettura
italiana, che e come se fosse fatta su misura dell'uomo. Per esempio H. Wölfflin segue il
cambiamento dell'architettura italiana nel Cinquecento, la confronta prima di tutto con il
vestito di questi tempi. L'architettura gli sembra essere come un vestito una proiezione
dell'uomo e della sua sensualit`a sull'aspetto. Gli spazi che l'architettura costruisce con la
creazione del soffitto e delle pareti, esprimono il tempo con la stessa precisione come lo
stile del corpo e dei movimenti, come vorrebbe essere e in che cosa trova un vero valore e
importanza. [20]
Il corpetto del vestito da donna all'inizio era completato da una manica semplice
e aderente. Cosí sono finite le sopravvivenze del Medioevo, che alle maniche aggiungeva delle
cocche lunghe. Queste limitavano il movimento delle persone e diventavano un simbolo del
vestito delle classi piu alte. La moda del Rinascimento, come spesso dicevano i teoretici e
sopratutto le donne, deve essere ricca. Questa ricchezza si specchia non solo nei tessuti
costosi e nella loro qualit`a, ma di nuovo nella manica. La manica stretta elegante del
vestito del XV secolo veniva -- dopo la met`a del secolo -- all'inizio sul gomito e dopo anche
nella parte delle braccia tagliata, scoprendo cosí un pezzettino della biancheria intima
bianca. Questo dettaglio capriccioso nella sua forma primaria potrebbe anche spiegarla come
un'esigenza del Rinascimento, che puntava sull'agilit`a, movimento e flessibilit`a. Con la
realizzazione di questi tagli all'inizio era accentuata la meccanica del corpo umano,
liberando le maniche proprio nei punti di tensione piu grande del tessuto. A queste tendenze
venivano comunque adattati anche il taglio dell'intero vestito, con la separazione del
corpetto e della gonna. All'inizio i tagli erano realizzati nelle cuciture. Lo spacco
all'inizio era verticale, in una forma di un nocciolo, oppure un uovo, solo piu tardi, nel XVI
secolo erano tagliate in mezzo intere maniche in tutte le direzioni nelle forme di rettangoli,
stelle e figure, creando cosí un gioco di due colori, due materiali e inizio di deformazioni,
che sono tipici piuttosto alla moda del manierismo. La biancheria intima diventa la parte
ovvero di lusso dell'abbigliamento, perché il vestito del color bianco era uno dei piu
pregiati.
Alla fine del XV secolo queste maniche costose e lavorate con ricchezza vengono
addirittura separate dal corpetto e fissate allo stesso sul braccio solo con dei fiocchi. La
manica del Rinascimento quindi ritorna al compito di una distinzione, come lo era nello stile
gotico e quello del Bisanzio. I capricci della moda conferiscono il compito della distinzione
una volta alla tunica romana, una seconda alle maniche e una prossima ad altri dettagli. [21]
2.2. L'abbigliamento maschile
Nella moda maschile del Rinascimento esiste una doppia linea. Ugualmente come
nell'antichit`a, anche nel Rinascimento i giovani zerbinotti usano vestiti corti, molto
espressivi, la base dei quali e sempre composta di una tunica antica, dalla moda del Medioevo
completata da maniche e vari accessori. Questo vestito, chiamato anche qualche volta
"giornea", arriva spesso alle ginocchia, altre volte e molto piu corto, scoprendo il calzone,
cucito di vari tipi di tessuti. Il vestito e decorato con le maniche, con trattamenti
difficili ed una camicia col colletto. Nei tempi precedenti era pieghettato e completato con
la cintura. Nel Rinascimento la pieghettatura e separazione con la cintura viene perfettamente
lavorata. Siccome in moda arrivano broccati decorati, velluto tagliato e damasco e il decoro
nella pieghettatura si perderebbe, i sarti uniscono il tessuto nelle pieghe arrotondate e
regolari, che il tessuto duro gli permette di fare, rispettando il decoro. Altri tipi di
soprabiti maschili, chiamati per esempio "tappert" vengono -- per gli stessi motivi -- usati
piuttosto come indumenti da Chiesa.
Alla seconda linea appartiene il soprabito maschile, con le maniche e il colletto
largo, con ricche pieghe, che cade dalle spalle fino ai talloni. E una specie di un
continuatore del soprabito tradizionale (toga). Anche se si tratta di un soprabito funzionale,
e riuscito a conservarsi il significato simbolico e per il suo carattere di dignit`a e
diventato una specie di un marchio degli studiosi, vecchi e l'intelligenza. Nessuna meraviglia
che quest'abito, classico nei tempi di punta del Rinascimento, si e conservato come vestito
tradizionale delle feste universitarie in tutto il mondo. Forse proviene dalla Francia, ma
solo nell'Italia intellettuale, dove nel movimento rinascimentale il ruolo molto importante e
quello degli studiosi e poeti, questo vestito assume una vera importanza.
In Francia si mantiene il compito di distinzione. Un vestito usava un cavaliere o
l'imperatore, un altro il giudice. In Italia pero nel tempo del Rinascimento il potere
intellettuale aveva tale importanza, che il soprabito degli studiosi era utilizzato anche dai
sovrani, nobili, ecc. Questo soprabito e il primo segno certificante, che l'intelligenza
comincia ad essere stimata per la propria esperienza e valutazione e per il beneficio, che
porta alla societ`a. Pittori, prima solo artigiani, diventano artisti, studiosi. Leonardo da
Vinci costruisce le sue macchine, gli architetti e i pittori studiano la prospettiva e la
classe governativa comincia ad interessarsi di tutte le scoperte, monumenti storici,
matematica ed astronomia. Nell'Italia del Rinascimento cominciarono a nascere le condizioni
necessarie per lo sviluppo di un piccolo gruppo, ma importante, che fino ai tempi del gotico
non esisteva. Il cosiddetto "soprabito dello studioso", adottato da tutte le classi sociali,
n'e una dimostrazione anche nella moda.[22]
2.3. L'acconciatura, il trucco e la cura del corpo
In nessun paese d'Europa, dalla caduta dell'Impero romano in poi, non s'e cercato di dar tanto
risalto al pregio della figura, al colore delle carni e alla ricchezza dei capelli, quanto
allora in Italia. Tutto tende ad uniformarsi ad un tipo convenzionale universamente accettato.
Macek descrive il nuovo ideale estetico cos`i: "L'ideale estetico era rappresentato da una
biondina raggiante e dolce, cioe, come generalmente accade, l'opposto di quello per cui le
donne italiane eccellevano per natura: capelli neri e carnagione scura. Va notato che la
stragrande maggioranza delle Madonne dei pittori italiani sono -- forse per influssione della
tradizione gotica -- o bionde o con i capelli castani. Anche nei busti ammiriamo la bionda
belezza delle donne fiorentine e delle altre donne italiane (si veda, per esempio, il busto
dipinto e dorato di una giovane fiorentina al Louvre). Anche la lirica amorosa esaltava le
donne bionde. Gi`a Dante aveva confessato che gli sarebbe piaciuto toccare i biondi capelli
della sua amata e, dopo il re dei poeti, anche altri cantori dell'amore esaltarono l'ideale di
una bionda luminosa. E stata la moda a influenzare la creazione artistica o sono invece stati
gli artisti ad imporre al pubblico il loro ideale di bellezza femminile?" [23]
Le dame italiane si preoccupavano di schiarire i propri capelli e di ampliare la fronte
depilandosi l'attaccatura dei capelli, con creme o pinzette. Si credeva che il raggio solare
avesse in se la virtu di far acquistare il biondo ai capelli, percio le dame ebbero il
coraggio di stare giornate intere sotto la sferza del sole. Nei capelli venivano intrecciate
le cordicelle di perle e coralli, capelli venivano decorati con le rettine e veli. [24]
La truccatura, di cui era pratica ogni donna, faceva parte dell'arte. Le arti cosmetiche, che
fino al 1300 erano tramandate per lo piu oralmente, di madre in figlia, piu tardi grazie
all'invenzione della stampa nel XV secolo furono raccolte in libri di "segreti" e ricette di
bellezza. Alcune istruzioni di Caterina Sforza ci fa uno conoscere tutta la raffinatezza, cui
veniva usata nella truccatura[25].
Non sempre il trucco era accolto con entusiasmo, anzi molti criticavano le dame dicendo che i
cosmetici alteravano "l'immagine di Dio", ma le signore continuavano a correggere i propri
difetti o a migliorare la propria natura utilizzando diversi rimedi. Non giovarono ne i
sarcasmi dei poeti, ne le invettive dei predicatori, ne la paura stessa di guastarsi
precedentemente la pelle a distogliere le donne da quegli usi.
La realt`a e che Firenze e Siena, per esempio, si riempirono ad un tratto di bionde, anche se
qui le donne erano per natura brune e di carnagione scura. Franco Sacchetti considerava
ironicamente le donne fiorentine superiori a tutti i pittori del suo tempo: esse, a quanto
diceva, erano in grado di mutarsi i capelli e il viso fino a diventare irriconoscibili, fino a
creare su se stesse proprio l'opposto di cio che natura aveva loro dato. A chi non gli
credeva, il Sacchetti consigliava di guardarsi intorno.[26]
Macek scrive: "Il poeta Cecco Angiolieri descrive in versi, con ricchezza di particolari, il
filtro, la biacca, l'allume e i pennellini con cui sua moglie si era truccata il viso in modo
tale che, rientrando a casa, egli non l'aveva assolutamente riconosciuta. Il severo monaco Fra
Filippo nei suoi Assempri ha addirittura fatto prendere dal demonio le popolane vanitose e
truccate. I belletti, a giudizio dei moralisti, erano la maschera del demonio che le donne
empie si mettevano su un volto creato da Dio! Ancora cento anni dopo (nel 1480) Vespasiano da
Bisticci criticava la vanit`a e la smania delle donne fiorentine di vestirsi alla moda e di
truccarsi con creme e belletti."[27] Le critiche moralistiche non servirono a nulla. Le donne
cominciarono ad emanciparsi dalla condizione di creature oppresse e assolutamente prive di
diritti, iniziarono a considerarsi personalit`a piú importanti di quanto non lo fossero state
fino allora, si misero ad accentuare le differenze fra l'una e l'altra soprattutto nella
grazia esteriore, nella bellezza delle vesti, nel viso e nell'ideale di bellezza alla
moda.[28]
Anche gli uomini pero cedevano alla civetteria, tingendosi di scuro la barba. Il candore della
pelle, indice di stato agiato, opposto al colore abbronzato dei contadini, rimase un
fondamento della moda per i tre secoli successivi, e veniva preservato riparandosi dai raggi
del sole. Il bianco non doveva pero essere completamente uniforme. Le guance dovevano essere
rosate, come la punta delle orecchie, il mento ed i polpastrelli, che dovevano trasmettere un
senso di benessere e attirare lo sguardo.
Anche l'uso dei profumi eccedette ogni misura e si estese perfino a tutte le cose, con le
quali in qualsiasi modo si doveva venire a contatto. Per la fabbricazione dei profumi vengono
usate materie prime costosissime, animali e vegetali, come il muschio, la mirra, lo zibetto,
l'ambra grigia (secrezione profumatissima del capodoglio), e poi rose, fiori d'arancio,
gelsomini. Sono di gran moda le gemme portaprofumo (vasetti, piccole giare d'oro, ma anche
pomi d'oro e bossolotti) ed i guanti che mantengono permanentemente il profumo che e stato
loro dato mediante una particolare concia. [29]
2.4. Gioielli
Il Cinquecento e il secolo dei gioielli che abbelliscono non solo la persona ma anche i
diversi capi dell'abbigliamento.
Si diffonde l'uso degli orecchini nella versione a goccia. Reti d'oro ingioiellate raccolgono
i capelli; le fronte e segnata dalla lenza con gemma. Si sfoggiano a profusione medaglie ed
iniziali in oro massiccio, grandi catene d'oro e collane di perle e braccialetti con
incastonate pietre preziose. Gli anelli sono frequentissimi e la vera spesso si arricchisce di
gemme.
Gli uomini portano medaglie e cammei che sono appuntati non solo sul cappello, ma anche sulle
vesti e sul mantello e pendono dalle grosse collane d'oro a catena. Gli anelli sono usati con
moderazione.
Una legge suntuaria del 1540, a Bergamo, proibisce l'uso degli orecchini agli uomini a cio fa
pensare che essi fossero stati adottati anche dai gentiluomini, benché l'uso non sia
documentato.[30]
Tutte le prescrizioni di moda venivano rispettate severamente e ogni ritratto rinascimentale
e una conferma chiara di questo stile.
3. Glossario
Molti nomi che indicano parti dell'abbigliamento o delle acconciature rinascimentali non si
usano piu o con il passare del tempo e cambiato il significato della parola. Abbiamo riassunto
in questo capitolo i termini base della moda rinascimentale per chiarirli piu
dettagliatamente. [31]
balzo -- acconciatura fastosa ed imponente, tipicamente italiana, di forma rottondeggiante,
fatta con tessuti preziosi ed arricchita di ornamenti.
borsacchino, borzacchino -- stivaletto chiuso o allacciato sul davanti, che arriva al
polpaccio. In pelle o feltro.
broccato -- pregiato tessuto di seta, di lana o anche di velluto, nel quale il disegno e
ottenuto con la sovrapposizione di fili di seta, d'oro o d'argento. Originaria della Cina,
questa lavorazione si diffuse a Milano, Firenze e Venezia, tra il XIV e il XVI secolo.
camora - casacca per donne lunga fino a terra e allacciata sul davanti con una fila di
bottoni. La camora era di seta d'estate e di lana d'inverno. Era indossata sotto la giornea e
qualche volta sotto un mantello foderato di stoffa o di pelliccia. Il nome viene fatto
derivare dal plurale della parola araba khimar (pl. khumur) che significa velo da donne o piu
generalmente vestito da donna.
capoto -- giacca elegante, senza maniche.
cappa -- ampio mantello, in genere fornito di cappuccio, indossato un tempo da cavalieri e
persone d'alto rango.
cioppa -- veste invernale, indumento importante anche nell'abbigliamento maschile. E spesso
foderata di pelliccia, con maniche ampie, ornate di ricami e passamanerie; quando il tempo e
brutto, e completata da un cappuccio.
coazzone -- lunga treccia arricchita da cordelle e perle.
colletto -- nella moda rinascimentale un bustino di origine militaresca, che, all'inizio di
cuoio e molto semplice, e con il tempo diventato molto elegante e ricco.
cono -- stravagante acconciatura.
corna -- acconciatura, raggiungono talvolta l'ampiezza di 120 centimetri, restano in Italia
modeste.
cotta -- si porta sotto la giornea, e di tessuto leggero e quasi sempre chiaro, resa preziosa
da ricami ed ornamenti, ma talvolta preziosa anche solo per il tessuto di cui e fatta.
damasco -- tessuto che prende il nome dalla citt`a di Damasco, capitale della Siria, dove
questa tecnica si perfeziono nel XIII secolo. Puo essere di seta, cotone o lana fine, e e
operato a due dritti, in modo che il disegno ornamentale, pur essendo eseguito nella medesima
tinta del fondo, spicca per una diversa lucentezza.
farsetto -- indumento corto con maniche, segue la linea del busto e scende un poco sotto la
vita. E abbottonato sul davanti ed e fornito di occhielli e lacci per sostenere le calze
solate prima, le calze braghe poi.
gabbanella -- abbigliamento infantile, una sorta di cappottino ampio e corto al ginocchio,
senza maniche.
gamurra, gammurra -- vedi camora.
gavardina -- veste corta, spigliata ed elegante, forse di origine spagnola.
ghirlanda -- acconciatura simile al balzo, ma piu piatta.
giornea -- sopravveste sia maschile che femminile in uso nel'400 in Italia, eredita dalla
trecentesca guarnacca, caratterizzata dall'ampiezza dall'assenza di maniche; secondo alcuni
autori rientrano nella categoria anche le sopravvesti con maniche solo ornamentali, che non
venivano indossate ma lasciate pendere. Realizzata in tessuti ricchi, broccato, velluto,
damasco, puo presentare una fodera in pelliccia. La giornea femminile e ampia e lunga sino a
terra, sovente con strascio. Quella maschile e piu corta, al ginocchio o appena sopra; molto
ampia, ricade in una serie di pieghe che possono essere trattenute da una cintura; puo
presentarsi completamente aperta sul fianco, e talvolta si mostra orlata da una fascia di
pelliccia uguale alla fodera.
giuppone -- abbigliamento degli uomini nobili, che si indossava come una maglietta del quale si
vedevano solo le maniche.
giustacuore -- lunga casacca attillata con maniche dagli ampi risvolti, usata solo fuori casa.
guarnacca, guarn`accia -- sopravveste medievale, lunga ed ampia, completamente chiusa (cioe
priva di allacciatura), munita di ampi spacchi laterali, con o senza cappuccio, priva di
maniche o con maniche amplissime, che ebbe larga diffusione in Italia, in Francia e in
Inghilterra. Dapprima esclusivamente maschile, la guarnacca fu adottata anche dalle donne a
partire dal secolo XIV e sopravvise fino alla fine del Cinquecento. E molto elegante e riccha
(talvolta anche troppo).
guarnaccione -- soprabito che portavano i borghesi fiorentini piu anziani.
guarnello -- abito senza maniche che prende il nome dal tessuto leggero col quale era cucito. E
indossato come grembiule a casa.
lucco -- tipico abbigliamento maschile a Firenze. Si indossa in estate, e generalmente di
colore nero, chiuso al collo da un gancio, lungo fino ai talloni, aperto davanti ed aperto ai
fianchi per lasciare uscire le braccia. Nobili e ricchi possono portarlo anche in inverno,
foderato di stoffe ricche e pesanti o di pelliccia.
mantellina -- tipo di mantello
mazzocchio -- specie di turbante che avvolgeva il capo e poi ricadeva sulla spalla con una
falda abbastanza lunga.
pellanda -- vedi cioppa
pizzo a tombolo, a fuselli -- lavorazione tradizionale veneta (un tempo diffusa in tutta Italia
e ora relegata ad alcune regioni come l'Abruzzo), una tecnica antica che risale al XV secolo.
Si esegue con coppie di fili avvolti attorno a fuselli che si intrecciano insieme. Esistono
solo due punti fondamentali: il mezzo punto e il punto intero con i quali si ottengono una
grande quantit`a di motivi.
robone -- indumento femminile lungo fin quasi a terra, aperto davanti, con maniche ampie e
spesso foderate di stoffa e di pelliccia. Le maniche sono allacciate alle spalle mediante
cordelle che finiscono con puntali di ferro, d'oro, d'argento o anche di cristallo.
saio -- sopravveste maschile elegante, adottata da gentiluomini e ricchi mercanti, dotata di
maniche, abbottonata davanti, che copre il busto ed arriva a met`a coscia, di seta e non
foderata.
saione -- saio piu abbondante in ampiezza e lungo fino ai piedi.
sbergna -- tipo di mantello
sella -- acconciatura simile alla sella usata comunemente per cavalcare, avvolta secondo le
occasioni in reti gemmate e portata sotto il cappuccio.
solana -- copricapo curioso, che usavano le donne cercando di ossigenarsi i capelli
naturalmente: con il sole. Proteggeva la carnagione e il cocuzzolo serviva alla stenditura dei
capelli.
sopravveste -- antico abito maschile e femminile caratteristico delle classi agiate, che era
portato sopra gli altri indumenti ed era spesso ornato di pelliccia. Aveva finte maniche e le
braccia uscivano da apposite aperture.
tabarro -- tipo di sopravveste, indumento serio, in genere non raffinato, ma talvolta foderato
di pelliccia e di tessuto pregiato.
tappert -- corto mantello da indossare sotto la cotta d'armi.
toga -- indumento lungo e piuttosto ampio, che ha un colletto verticale. Le maniche sono in
genere aderenti al braccio, ma a Venezia sono ampie ed aperte (maniche alla dogalina).
velluto -- termine colletivo per tessuti con struttura pelosa in rilievo e morbida, liscia o a
coste piu o meno larga.
veneziane -- ampi calzoni lunghi sino al ginocchio, poco imbottiti, in uso nel Cinquecento.
vescapo -- tipo di mantello.
zimarra -- vedi sopravveste
zuparello -- corto giubbetto che indossavano i giovani. La cortezza era esagerata in Italia e
sarebbe stato motivo di scandalo in altri paesi.
4. La moda nella letteratura
Non solo il lato morale degli individui e dei popoli, ma anche l'apparenza esteriore dell'uomo
e oggetto d'osservazione nel Rinascimento. Lo possiamo dimostrare su opere di scrittori noti
di quell'epoca. Per questo scopo abbiamo scelto opere di Giovanni Boccaccio, Baldassare
Castiglione, Angelo Firenzuola e Alessandro Piccolomini.
4.1. Giovanni Boccaccio
Boccaccio e un vero maestro per quel che riguarda la descrizione della bellezza, ma non tanto
nel Decamerone, dove la novella vieta ogni lunga descrizione, quanto nei suoi romanzi.
Nella Commedia delle ninfe fiorentine (o Ameto) possiamo trovare il ritratto di una bionda e
di una bruna. Burckhardt scrive: "La bruna ha gi`a alcuni tratti che potremmo dire classici:
nelle parole la spaziosa testa e distesa si ha il presentimento di forme grandiose, che vanno
al di l`a della semplice grazia e leggiadria; le sopracciglia non formano piu, come
nell'ideale dei Bizantini, due archi, ma una sola linea ondeggiante; il naso sembra che
l'autore lo immagini pendente nell'aquilino; anche il largo petto, le braccia di moderata
lunghezza, la bella mano posata negligentemente sul manto porporino, tutti questi tratti
insomma accennano evidentemente ad un sentimento della bellezza, che e quello dell'epoca che
s'avvicina, e che, senza saperlo, tiene al tempo stesso assai di quello della classica
antichit`a." [32]
In altre descrizioni il Boccaccio parla anche di una fronte piana (non rotondeggiante all'uso
del Medioevo), d'un occhio serio, bruno, oblungo, di un collo rotondo, ma non curvato in arco,
nonché, con gusto molto moderno, di un piccolo piede e di due occhi "ladri nel loro movimento"
[33] in una Ninfa dalle chiome d'ebano. [34]
4.2. Baldassare Castiglione
"Dico ben che ancor l'abito non e piccolo argomento della fantasia di chi lo porta" afferma
l'autore del Cortegiano[35].
Secondo Baldassare Castiglione il vestito e la prima arma di seduzione, piu efficace quanto
piu e nascosta, piu pericolosa quanto piu e sottile. Deve svelare invece di nascondere,
attirare lo sguardo in una maniera fortuita in apparenza, ma in realt`a estremamente studiata.
Il vestito diventa insomma una forma della famosa "sprezzatura": l'arte che consiste nel
celare lo sforzo e nel nascondere sotto una disinvoltura apparentemente spontanea,
l'artificio.[36] Dice infatti Castiglione:
"Avete voi posto cura talor, quando, o per le strade andando alle chiese o ad altro loro, o
giocando o per altra causa, accade che una donna tanto della robba si leva, che il piede e
spesso un poco di gambetta senza pensarvi mostra? non vi pare che grandissima grazia tenga, se
ivi si vede con una certa donnesca disposizione leggiadra ed attillata nei suoi chiapinetti di
velluto, e calze polite? Certo a me piace egli molto e credo a tutti voi altri, perché ognun
estima che la attillatura in parte cos`i nascosta e rare volte veduta, sia a quella donna piu
tosto naturale e propria che sforzata, e che ella di cio non pensi acquistar laude
alcuna."[37]
La "grandissima grazia"[38] di cui parla qui Castiglione e una delle componenti della Grazia,
quel "condimento d'ogni cosa, senza il quale tutte l'altre propriet`a e bone condicioni sian
di poco valore"[39] a cui e dedicata la maggior parte del primo libro del Cortegiano. La
Grazia e una metafora dell'equilibrio su cui riposa la Corte[40], immagine di una realt`a
perfetta, regolata da leggi e da comportamenti ben definiti.[41]
E come e l'ideale del cortigiano a proposito dell'apparenza esteriore? A questa domanda
risponde il Conte Ludovico di Canossa a Bernardo Bibbiena nel primo libro del Cortigiano:
"Certo quella grazia del volto, senza mentire, dire si puo essere in voi. Né altro esempio
adduco che questo, per dichiarire che cosa ella sia: che senza dubbio vediamo il vostro
aspetto essere gratissimo e piacere a ognuno, avvenga che i lineamenti di esso non siano molto
delicati; ma tiene del virile, eppure e grazioso. E trovarsi questa qualit`a in molte e
diverse forme di volti.
E di tale sorte voglio io che sia l'aspetto del nostro cortigiano, non cos`i molle e femminile
come si sforzano di avere molti, che non solamente si crespano i capelli e spelano le ciglia,
ma si strisciano con tutti quei modi che si facciano le piu lascive e disoneste femmine del
mondo. E pare che nell'andare, nello stare, e in ogni altro loro atto siano tanto teneri e
languidi, che le membra siano per staccarsi loro l'uno dall'altro. (...)
Venendo adunque alla qualit`a della persona, dico bastare che ella non sia estrema in
piccolezza né in grandezza, perché e l'una e l'altra di queste condizioni porta seco una certa
dispettosa meraviglia, e sono gli uomini di tale sorte mirati quasi di quel modo che si mirano
le cose mostruose. Benché, avendo da peccare nell'una delle due estremit`a, meno male e
l'essere un poco diminuito, che eccedere la ragionevole misura in grandezza: perché gli uomini
cos`i vasti di corpo, oltre che molte volte di ottuso ingegno si trovano, sono ancora inabili
a ogni essercizio di agilit`a. La quale cosa io desidero assai nel cortigiano."[42]
4.3. Angelo Firenzuola
Nel secolo XVI il Firenzuola emerge in modo speciale con il suo notevolissimo
scritto "Della bellezza delle donne". In esso possiamo separare quello che egli ripete sulla
fede degli scrittori antichi o sulla autorit`a degli artisti (per esempio la determinazione
delle proporzioni secondo la lunghezza del capo, alcune idee astratte e simili), dal molto di
piu che e frutto di osservazioni sue proprie, confermate con esempi di donne e fanciulle di
Prato. La sua operetta ha la forma di un discorso, che l'autore tiene dinanzi alle donne di
questa citt`a, quindi dinnanzi ai giudici piu severi, percio non c'e ragione di credere che
non si sia tenuto scrupolosamente fedele alla verit`a. Il principio dal quale move e la
ricerca parziale di molte singole parti belle per costituire un tutto perfettamente bello.
Definisce le diverse gradazioni dei colori, che possono avere le carni e i capelli, e d`a la
preferenza al biondo come il piu bello. Sotto "il biondo" intende un giallo delicato pendente
nel bruno. [43]
Vuole che i capelli siano crespi, copiosi e lunghi, la fronte serena, alta la met`a della sua
larghezza, candida, di una bianchezza rilucente, non morta e dilavata, le sopracciglia brune,
sottili e morbide come seta, folte in sul mezzo e dolcemente digradanti verso il naso e gli
orecchi, il bianco dell'occhio tendente leggermente all'azzurro, l'iride non assolutamente
nera, quantunque tutti i poeti gridino ad una voce occhi neri, come prerogativa di Venere,
mentre invece e certo che l'azzurro celeste fu vanto delle stesse Dee, e che il bruno cupo e
piu cercato, perché crea una vista dolce, allegra, chiara e mansueta. L'occhio poi vuol essere
grande e rilevato; le palpebre saranno bellissime, se "bianche e vergheggiate con certe
venuzze vermigliate, che a fatica si veggano... i peli delle quali voglion essere raretti, non
molto lunghi", né troppo neri. [44]
Quella fossa che circonda l'occhio, non deve essere né molto affonda, né troppo larga, né di
colore diverso dalle guance. L'orecchio, di mediocre grandezza, saldo e bene attaccato, puo
essere piu vivamente colorato nelle parti rilevati. Le tempie devono essere bianche e piane,
né troppo strette. La bianchezza "dalle estremit`a, pura neve, vadia, insieme con gonfiamento
della carne, crescendo sempre in incarnato" e la caratteristica delle guance. Nel naso, che
determina essenzialmente il pregio del profilo, devono le nari rialzarsi in principio, di poi,
abbassandosi dolcemente, salire verso la fine, sicche con ugual tratto sempre diminuiscono. La
parte inferiore del naso deve avere un colore "simile all'orecchio, ma forse anche menoacceso,
purche non sia bianco bianco, come se gli facesse freddo" [45], e la parete di mezzo sopra il
labbro sia leggermente rossa. [46]
L'autore desidera la bocca piuttosto piccola, ma ne appuntita, ne piatta, le labbra non troppo
sottili, ma bellamente proporzionate tra loro: nell'aprirle accidentalmente (vale a dire senza
parlare o ridere) non si vedono mai piu di sei denti superiori. Bellezze speciali sono una
piccola fossetta nel labbro superiore, un bel rigonfiamento dell'inferiore, un vezzoso
sorridere nell'angolo sinistro della bocca ecc. I denti non devono essere né troppo piccoli,
né disuguali, ma con bell'ordine separati e candidi come l'avorio: le gingive "paiano
piuttosto orli di raso chermisino, che di velluto rosso." Sia il mento rottondo, "non gi`a
arricciato, né aguzzo, colorito nel suo rialto d'un color vermiglietto, un poco acceso". Il
collo deve essere bianco e rottondo e piuttosto lungo che corto, la fontanella e il cosí detto
pomo d'Adamo appena percettibili; la pelle "nell'abbassarsi vorrebbe far certe rughe circolari
in forma di monili e nell'alzarsi vuol distendersi tutta". Le spalle le desidera larghe, ed
anche quanto al petto il Firenzuola ne riconosce nella sua latitudine il maggior pregio; ma
deve essere "s`i carnoso, che sospetto d'osso non apparisca, e dolcemente rilevandosi dalle
estreme parti, venire in modo crescendo, che occhio a fatica se ne accorga, con un color
candidissimo macchiato di rose". [47]
La gamba deve essere lunga, schietta nelle parti inferiori, ma non con gli stinchi ignudi di
carne. Il piede lo vuole piccolo, snello, ma non magro, "né senza l'atto del salir del
collo..., bianco come lo alabastro." Anche le braccia devono essere bianche "con un poco
d'ombra d'incarnato sui luoghi piu rilevati, carnose e musculose, ma con una certa dolcezza,
come quelle di Pallade, quando si mostro al pastore"; in una parola succose, fresche e sode.
Finalmente la mano si desidera bianca, massimamente nella parte disopra; deve essere grande e
un poco pienotta, e morbida a toccare come fina seta, rosea nell'interno, "con linee chiare,
rare, ben distinte, non intrigate, non attraversate"; le dita lunghe schiette e
assottigliantisi dolcemente verso la cima, con unghie "chiare, non lunghe, non tonde, né in
tutto quadre... scalze, nette, ben tenute, sicché da basso appaia sempre quello archetto
bianco, e di sopra avanzi della polpa del dito quanto la costola d'un picciol coltello." [48]
Burckhardt scrive: "Sull'uscire del medioevo tutte le letterature possono vantare singoli
tentativi fatti per fissare quasi dogmaticamente l'idea della bellezza. Ma ogni altra opera
resta facilmente ecclisata da questa del Firenzuola."[49]
4.4. Alessandro Piccolomini
Il Dialogo della bella creanza delle donne, o Raffaella, come e questa opera di Piccolomini di
solito chiamata con il nome di una delle due interlocutrici, vide la luce a Venezia nel 1539
per i tipi di Curzio Navo e fratelli. Oggi e disponibile nell'edizione critica allestita da
Giuseppe Zonta nei Trattati del Cinquecento sulla donna (Bari, Laterza, 1913, pp. 1-67),
ristampata con un unico emendamento in Prose di Giovanni Della Casa e altri trattatisti
cinquecenteschi del comportamento, a cura di Arnaldo Di Benedetto, Torino, UTET, 1970, pp.
431-505. [50]
Nell'opera viene rappresentato il colloquio tra la mezzana Raffaella e la giovane Margherita,
maritata, che viene convinta infine ad accettare le profferte amorose dell'innamorato Aspasio.
Gli argomenti che tocca la ruffiana nella sua requisitoria sono l'utilit`a in gioventu di
vivere allegramente e prendersi qualche sollazzo, il governo della casa, la condotta nei
ritrovi e nelle conversazioni, la legittimazione dell'amore extraconiugale, le norme con cui
scegliere lo spasimante, ma anche l'abbigliamento, la cosmetica e l'igiene della persona.[51]
Quando Margherita, la piu ingenua delle due, chiede a Raffaella, quale e la caratteristica piu
importante della moda, Raffaella risponde con molta sincerit`a; in disaccordo con tutti i
criteri della Chiesa la moda deve essere ricca, il vestito deve essere largo, con numerose
pieghe. Margherita e Raffaella continuano a parlare di stoffe, che devono essere piu delicate
possibili e di miglior qualit`a perche se l'uomo si veste nel panno, sembra come se fosse
vestito in una tonaca da monaco.[52]
Conclusione
"...il Rinascimento non puo essere colto solo nel fascino e nella perfezione
entusiasmante della sua forma, ma nella sorprendente armonia di tutti i suoi aspetti. Solo
cosí si puo compiutamente apprezzare il suo significato duraturo," [53] afferma Macek.
La tesi prende origine dalla questa concezione del Rinascimento: per questo
abbiamo cercato di riflettere su un ramo importante della cultura italiana del Rinascimento da
un punto di vista piu vasto.
Dal primo capitolo, in cui abbiamo descitto le idee fondamentali del Rinascimento,
risulta che i segni piu significanti sono l'armonia e la perfezione. Il fatto si manifesto
naturalmente anche nel modo di vestirsi, che fu considerato una parte importante dell'arte .
Per una maggiore chiarezza abbiamo formato il glossario che include i concetti piu
usati nel campo della moda rinascimentale. Spesso la stessa parte dell'abbigliamento viene
chiamata con piu nomi, per lo piu perché si usava in ogni regione un altro nome. Qualche volta
l'abbigliamento viene chiamato differentemente comunque si distingue solo minimamente
dall'altro.
Il modo di vestirsi e l'apparenza esterna dell'uomo fu un tema frequente di molti
scrittori dell'epoca, come abbiamo dimostrato sulle opere di Boccaccio, Castiglione,
Firenzuola e Piccolomini.
La moda italiana del Rinascimento divento il fondamento per la moda odierna non
solo in Italia, ma anche in tutto il mondo.
La moda rinascimentale e legata anche con i primi cambiamenti della posizione
della donna nella societ`a, e forse ci rende possibile capire l'orgoglio nazionale italiano.
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[1] in Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/rinascimento, 17/4/2006.
[2] cfr. ibid.
[3] cfr. Burckhardt J., La civilt`a del Rinascimento in Italia, Firenze 1926, volume I, Parte
seconda, cap. I, pp. 153-159; Ibid. Parte terza, pp. 201-206, pp. 220-241; cfr. anche
Galavotti E., Il Rinascimento, http://www.homolaicus.com/letteratura/rinascimento.htm
29/4/2006.
[4] Ibid.
[5] Ibid.
[6] cfr. Macek J., Il Rinascimento italiano, a cura di Leandro Perini, Roma 1972, pp. 7-15.
Titolo originale: Italská renesance, Praha 1965. Ci si possono conoscere i particolari che si
riferiscono allo sviluppo della produzione tessile, la fondazione delle manifatture e
l'origine dei rapporti capitalistici.
[7] cfr. Francesco Morante, Primo rinascimento, http://www.francescomorante.it/pag_2/204.htm
30/3/2006; cfr. anche Burke P., Italská renesance, Mladá fronta, Praha 1996.
[8] cfr. ibid.
[9] cfr. Wikipedia, http://it. wikipedia.org/wiki/Rinascimento, 17/4/2006.
[10] Ibid.
[11] cit. Braudel F., Il secondo rinascimento. Due secoli e tre Italie, Einuadi, 1986, p.3.
[12] Ibid.
[13] cfr. Wikipedia, http:/it.wikipedia.org/wiki/rinascimento, 17/4/2006.
[14] Kybalová L., Obrazová encyklopedie módy, Artia, Praha 1973.
[15] cfr. Burckhardt J., La civilt`a del Rinascimento in Italia, a cura di G. Zippel, volume
II, Firenze 1921, pp. 111-121.
[16] Ibid.
[17] cfr. Kybalová L., Obrazová encyklopedie módy, Artia, Praha 1973, pp. 139-144.
[18] Ibid.
[19] Ibid.
[20] cfr. Wölfflin H., Klasické umění, Praha 1912, p. 284.
[21] cfr. Kybalová L., Obrazová encyklopedie módy, Praha 1973, pp. 139-144.
[22] ibid. pp. 144-153.
[23] Macek J., Il Rinascimento italiano, a cura di Leandro Perini, Roma 1972, cit. p. 326.
[24] cfr. Kybalová L., op. cit., p.139.
[25] cfr. Floerke H. v., Die Moden der Renaissance, München 1924, p. 103.
[26] Macek J., op. cit., p. 326.
[27] cit. ibid.
[28] cfr. ibid., pp. 326-327.
[29] cfr. Fustinoni M. G., L'arte della moda nel rinascimento italiano,.
http://web.tiscali.it/ramp2/artmoda/artemoda006.htm, 30/4/2006.
[30] Ibid. http://web.tiscali.it/ramp2/artmoda/artemoda007.htm, 20/4/2006.
[31] Le nozioni sono prevalente derivate da Renesančná Florencia, Tatran, Bratislava 1973,
pp. 71-84 (in originale Tutto su Firenze rinascimentale, Bemporad Marzocco, Firenze 1964);
Zítek O., Lidé a móda, Orbis, Praha 1962, pp. 244-251; Fustinoni M. G., L'arte della Moda nel
rinascimento italiano, http://web.tiscali.it/ramp2/artmoda.
[32] cit. Burckhardt J., La civilt`a del Rinascimento in Italia, a cura di G. Zippel, volume
II, Firenze 1921, pp. 79-80.
[33] ibid. p. 80. Questa citazione e derivata dalle Opere volgari del Boccaccio, ediz.
Moutier, vol. XV, p. 30 sgg.
[34] cfr. ibid.
[35] B. Castiglione, Il libro del cortegiano, intr. di A. Quondam, note di N. Longo, Milano,
Garzanti, 2000, libr. 2, cap. XXXVIII, p. 161.
[36] cfr. Abram B. C. M., Il travestimento nella commedia del ´500, www.provincia.belluno.it.
[37] B. Castiglione, Il libro del Cortegiano, Milano, Garzanti, 1981, libro I, cap. XL, p. 88.
[38] Ibid.
[39] Ibid., p. 56.
[40] Corte d`Urbino
[41] cfr. Abram B. C. M., op. cit.
[42] Ibid. pp. 39 -- 41.
[43] cfr. Burchardt J., op. cit., p. 81.
[44] cfr. Burckhardt, op. cit., pp. 81-82. Citazione sono derivate da Della bellezza delle
donne, nel vol. I, delle Opere di A. Firenzuola, Milano 1802. Cit. Discorso secondo: Dialogo
della perfetta bellezza d'una donna, p. 63 e sgg.
[45] Ibid.
[46] Ibid. p. 83.
[47] Ibid. pp. 83-84.
[48] Ibid. p. 84.
[49] cit. ibid. p. 85.
[50] cfr. Pignatti F., Alessandro Piccolomini, Il dialogo della bella creanza delle donne,
www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere.
[51] Ibid.
[52] cfr. Floerke, H. v., Die Moden der Renaissance, München 1924, p. 45.
[53] cit. Macek J., Il Rinascimento italiano, a cura di Leandro Perini, Editori Riuniti, Roma
1972, p. 425.
Fonte: https://is.muni.cz/th/74497/ff_b/0.txt
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