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Il settore del Tessile-Abbigliamento-Moda ha dovuto adottare una particolare strategia e scegliere uno specifico posizionamento dei propri prodotti ad alta creatività e tecnologicamente complessi.
Solo per rendere l’idea dell’importanza del settore moda in Italia basti pensare che nel settore moda sono impiegati 981.341 persone, occupate in circa 100.000 aziende per questo risulta essere il secondo sistema produttivo, per numero di dipendenti, dopo il settore metalmeccanico. Le aziende del sistema moda incidono per quasi il 16% sul totale di tutte le imprese manifatturiere.
Un tempo l’attività dell’industria della moda era l’unica in cui l’Italia aveva una supremazia mondiale, detenendo la più alta percentuale di export mondiale di prodotti tessili e di vestiario tra i paesi del G8. Negli ultimi dieci anni una recessione ha colpito il settore tessile-abbigliamento. La concorrenza è arrivata soprattutto dall’est, prima dall’India e dal Pakistan, negli ultimi tempi dalla Cina.
Secondo i produttori del settore "tessuto per abbigliamento" la Cina e il cambio svantaggioso per l'euro in area dollaro sono le concause della crisi che dalla primavera del 2000 sta colpendo il comparto del tessile-abbigliamento. Per fare un esempio il dato più allarmante sembra essere quello riferito al costo della manodopera cinese con un costo orario anche 30 volte inferiore a quello italiano. Ma Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda, sembra essere ottimista sul futuro, dichiara infatti che: “I segnali sul futuro nell'economia della moda non sono positivi, ma ora può solo andare meglio. Il peggio l'abbiamo alle spalle. Adesso siamo in attesa di un momento importante di ripresa. Un'attesa, però, che dura da tempo. Per ora non c'è nulla di nuovo”.
Le previsioni elaborate dalla Camera della moda per tutta l'industria italiana (quindi i settori tessile, vestiario, pelle, pelletteria e calzature) lasciano intravedere per quest'anno un fatturato di 71,1 miliardi di euro, pari a una crescita del 4,5%: appena sufficiente per recuperare il calo del 4,3% registrato alla fine del 2003. Un fatturato che, in ogni caso, resterebbe ancora sotto il livello del 2001 (72,9 miliardi). Le esportazioni dovrebbero salire del 6,6% dopo il crollo del 7,2% subìto alla fine dell'anno scorso. In aumento anche le importazioni (+7%), che sono riuscite a mantenere nel 2003 una variazione positiva (+1,7%). Solo nel 2002 anche l'import aveva viaggiato un retromarcia (-2%).
Nel sistema moda gli assetti organizzativi e i modelli imprenditoriali si sono fortemente evoluti negli ultimi trenta anni. Tuttora è possibile distinguere, nel panorama
delle aziende del settore moda, due tipologie fondamentali di assetti strategici ed organizzativi:
Nel caso di impresa integrata l’azienda viene gestita da un solo attore organizzativo.
In questi casi l’unico attore organizzativo ha il controllo dell’intero processo, possibilmente dal filato al capo confezionato finito fino alla distribuzione.
L’impresa integrata cerca di sviluppare un’elevata massa critica in tutte le fasi, svolte prevalentemente all’interno, con l’obiettivo di mantenere comunque un’elevata flessibilità per poter rispondere a una domanda altamente discontinua.
Sopporta elevati investimenti nelle tecnologie di processo e nei sistemi informativi, per introdurre le più recenti innovazioni tecnologiche e coniugare le esigenze di efficienza e flessibilità. La ricerca di risorse all’estero avviene nei paesi in grado di ottimizzare il rapporto qualità/prezzo nelle fasi produttive labour intensive. Tutto il sistema è orientato verso una grande enfasi sull’efficienza e sul servizio, anche per questo motivo si cerca di sviluppare un processo di apprendimento permanente, grazie al controllo delle informazioni nella filiera.
Questo modello presenta però dei limiti, in quanto è un modello che si presta prevalentemente per prodotti non eccessivamente soggetti alla moda, in quanto non è un modello molto flessibile, richiede elevati investimenti e implica una rilevante complessità gestionale e organizzativa.
Nel sistema a rete la gestione del business è condotta da una pluralità di attori e il ruolo di leader può essere ricoperto da attori differenti e modificabili con il tempo.
Le priorità del sistema a rete sono di ottenere un’efficace collegamento in tutto il sistema e di mantenere un’elevata flessibilità rispetto alle variazioni della domanda finale.
Lo sviluppo di questo modello tra le aziende medie italiane del settore moda è stato sicuramente favorito dalla presenza, nel nostro sistema paese, di una diffusa struttura produttiva di piccole imprese e dalla relativa propensione alle relazioni di tipo collaborativo. Le innovazioni e le competenze distintive sulle quali si fonda l’impresa a rete sono soprattutto di carattere strategico-organizzativo, in quanto tendono a sviluppare una visione imprenditoriale globale e a gestire un numero elevato di relazioni.
Nel sistema moda possiamo notare tre esempi del sistema a rete:
la costellazione di imprese, che rappresenta un insieme di aziende, guidate da un’impresa leader, aventi un minimo comune denominatore che possa creare delle sinergie e che le faccia convergere verso obiettivi di interesse comune;
la hollow corporation, che si riferisce ad un’impresa che attua un decentramento molto spinto, limitandosi poi a compiti di regia industriale (come nel settore dell’alta moda, dove molte aziende detentrici di un brand competitivo delegano all’esterno le attività manifatturiere, occupandosi solo delle fasi creative e commerciali);
il distretto industriale italiano, forma di organizzazione territoriale della produzione delle imprese, tipica espressione del modello capitalistico nostrano. Il distretto può essere definito come “un’entità socio territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva in un’area territoriale circoscritta di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali” (Beccattini, 1991).
I vantaggi della struttura a rete sono molteplici e sono stati già argomentati all’interno del primo capitolo.
Nonostante tutti i vantaggi che un sistema a rete può offrire, le aziende sono riluttanti nell’utilizzarlo e preferiscono il sistema integrato, questo perché necessitano ancora di maggiore specializzazione e di un maggior coordinamento.
Sicuramente, oltre alle capacità imprenditoriali degli italiani, “vi sono stati dei fattori che hanno favorito il successo del Made in Italy e che hanno permesso di realizzare la “creatività tecnologica” nel settore moda. Dire che ciò stia alla base dei suoi positivi risultati è opinione condivisa da molti” (Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda); più difficile dire se ciò sia frutto di una scelta strategica della Moda Italiana o di una naturale diffusa capacità di imprenditori, manager e maestranze ad operare in questo modo.
I fattori di successo sono identificabili nei due ambiti che costituiscono i pilastri del sistema moda Italiano: l’area creativa e l’area tecnologica.
“L’Area creativa è basata fondamentalmente sulla nostra cultura, sulla nostra storia e sui nostri beni culturali. La creatività in Italia ha radici solide a cominciare dal Rinascimento, infatti l’area creativa è stata definita “Effetto Rinascimento”” (Mario Boselli). Riflettendo sulla singolare dinamica del Made in Italy nei settori legati ai consumi per la persona (vestiario, mobili, arredamento…) molti reporter hanno più volte sottolineato l’influsso positivo delle tradizioni storiche e in particolare l’“Effetto Rinascimento” che tuttora persisterebbe nella cultura, nel senso estetico e nelle abilità artigianali degli italiani.
In pratica il fatto di vivere in un Paese che vanta il più ricco patrimonio monumentale del Mondo costituisce una specie di scuola collettiva che sviluppa il senso per l’estetica e le cose belle.
L’Area tecnologica basata a sua volta sulla completezza della filiera tessile, sul meccanotessile e sulla ricerca applicata.
Per definire meglio l’Area tecnologica i successivi paragrafi presenteranno un approfondimento delle singole componenti.
La leadership del sistema moda italiano ha il suo punto di forza nel prèt-à-porter “alto”, di lusso, che a livello mondiale ha una notevole importanza, in quanto origina lavoro e ricchezza per l’intera filiera: per il tessile a monte e per il terziario a valle.
Un elemento distintivo del successo del Made in Italy è costituito indubbiamente dall’integrità della sua filiera produttiva (Mario Boselli).
Il grande vantaggio della filiera è quello di rafforzare la competitività rispetto ai concorrenti esteri, infatti l’Italia ha un’indiscussa posizione di leadership sul mercato internazionale e permette al sistema moda italiano di avere un’elevata qualità del prodotto finito.
Grazie alla padronanza dell’intera filiera il prodotto italiano risulta essere di elevata qualità, stile e innovazione, dato che le strette relazioni tra gli operatori consentono la ricerca di soluzioni collaborative.
Il sistema moda è un aggregato di operatori economici e organizzazioni strettamente interconnesse e correlate tra loro.
L’esistenza della filiera è anche dovuta alle caratteristiche del sistema di imprese italiano, Brusco e Paba (1997) hanno individuato le seguenti caratteristiche:
Se si parla di sistema moda molte volte ci si focalizza erroneamente solo sul prodotto finito. Ma l’abito è il frutto di ricerche che vanno dall’utilizzo di determinate fibre, allo sviluppo di un certo tessuto, alla ricerca del colore delle forme e dello stile. Questo sistema di interrelazioni è scomponibile in più parti e secondo logiche diverse.
Una prima distinzione può essere fatta tra fasi a monte del ciclo produttivo, che producono semilavorati per gli stadi successivi, e fasi a valle, che producono e distribuiscono i beni di consumo finale. Su questa distinzione si fonda un concetto basilare per l’analisi del sistema moda: il concetto di filiera, con cui s’intende il processo di produzione- trasformazione-distribuzione e coordinamento tra le fasi.
Del sistema moda fanno parte anche settori non disposti lungo il ciclo produttivo, dalla materia prima al prodotto finito, ma che svolgono una funzione di supporto all’intera filiera, tra cui la stampa, i media, le associazioni di categoria, ecc.. Più avanti si analizzerà proprio il ruolo delle associazioni principali del settore.
Il fatto che un paese sviluppi un vantaggio competitivo all’interno di più fasi della filiera è in genere determinante ai fini della leadership dei suoi prodotti finiti a livello internazionale. In questo senso il successo del made in Italy nell’abbigliamento è sempre stato legato alla padronanza dell’intera filiera tessile, in tutte le sue fasi.
“L’Italia, oggi, è l’unico paese industrializzato che ospita ancora imprese, impianti e professionalità nella lavorazione di tutte le fibre tessili, seta, lana, cotone, lino, cellulosiche e sintetiche” (Mario Boselli).
Buona parte della creatività e della flessibilità alla base della competitività del sistema moda italiano dipende proprio dalle interazioni tra le diverse imprese che collaborano in continuazione per dar vita alla creazione di nuovi prodotti.
L’efficiente collaborazione tra le imprese del settore moda sussiste soprattutto grazie alle piccole dimensioni delle diverse imprese. In più l’esistenza dei distretti, specializzati in ogni fase del processo produttivo, garantisce una maggiore flessibilità.
L’analisi della struttura della filiera tessile è condotta sulla base di uno schema di classificazione tradizionalmente utilizzato dalle associazioni di categoria dei comparti indagati.
La filiera del tessile presenta la seguente struttura:
-comparto laniero;
-comparto cotoniero;
-comparto serico;
-comparto nobilitazione;
-comparto tessili vari e prodotti tecnici;
-comparto abbigliamento in tessuto;
-comparto abbigliamento in maglia e calzetteria.
Il primo anello della filiera tessile è costituito dai produttori di fibre.
La fibra è la componente più piccola del tessuto, ma è anche quella che gli conferisce colore, peso, solidità. Il settore delle fibre è, all’interno della filiera tecnica, l’ambito in cui si realizzano le più importanti innovazioni in termini di ricerca di nuove funzionalità e nuovi materiali.
Il settore tessile comprende le attività di trasformazione delle fibre in filati e tessuti. Le fasi di cui si compone sono in generale: la fase di filatura delle fibre, che prepara le diverse tipologie di materia prima alle lavorazioni successive allo scopo di ottenere il filato; la fase di tessitura dei filati, prepara i filati in vista della produzione dei tessuti; la fase di nobilitazione tecnica, comprende una serie di trattamenti che possono interessare la fibra, il filato, il tessuto e talvolta anche il capo finito.
Il settore dell’abbigliamento. In questa fase rientrano le fasi a valle che si differenziano a seconda che si tratti di maglieria o confezione. Infatti la fase di confezione comprende taglio e cucito, mentre l’attività di maglieria riguarda tutte le fasi a partire dalla realizzazione del filato fino al prodotto finito.
L’ultimo anello della catena riguarda la distribuzione ossia la vendita del prodotto finito al consumatore finale.
All’interno della filiera esiste un timing ben preciso con il quale i vari operatori dovranno lavorare per presentare le novità sul mercato attraverso eventi quali possono essere sfilate presentazioni o fiere.
Questi eventi sono organizzati da associazioni di categoria che sono all’interno di ciascuna fase del ciclo produttivo.
Gli eventi principali per esempio per la presentazione dei filati e fibre sono Pitti filati, Modaprima, ModaIn, in Italia; Expofil e PremiereVision in Francia. I filati vengono presentati circa due anni prima che il capo finito sia presente nei negozi.
Per i tessuti invece gli eventi principali sono ModaIn, Prato Export, Idea Biella.
Gli eventi per il prodotto finito invece si distinguono per sesso: per l’uomo abbiamo Pitti Uomo e Milano Collezioni uomo, mentre per la donna Momi e Milano Collezioni Donna.
Ovviamente in assenza di relazioni di partnership all’interno del settore sarebbe impossibile porsi qualsiasi obiettivo di miglioramento all’interno del proprio sistema di business.
Questi eventi sono, come anticipato in precedenza, organizzati da alcune associazioni (che vedremo successivamente nel dettaglio), quali: Pitti Firenze, Associazione Tessile Italiana, Sistema Moda Italia, Camera Nazionale della Moda Italiana .
Un settore di elevato supporto alla filiera è sicuramente il comparto meccano tessile, che comprende macchinari e impianti destinati alla trasformazione di materie prime e semilavorati (macchine per filare, tessere, tingere, nobilitare, confezionare...) utilizzati dalle aziende tessili.
Il meccano tessile è un tipico settore di supporto della filiera tessile.
Le attività del meccano tessile si suddividono in quattro macroareee: progettazione della macchina, approvvigionamento di materie prime (parti elettriche e meccaniche), processo produttivo e logistico (assemblaggio dei sistemi elettronici e meccanici e prove di funzionamento, imballaggio e trasporto), servizio al cliente (monitoraggio, collaudo, addestramento, servizio postvendita). Le attività a maggior valore per le imprese sono la progettazione e il servizio al cliente. La prima può essere distinta in una fase preliminare e in una fase esecutiva o di industrializzazione. Nella fase preliminare, che riguarda la progettazione della macchina, si arriva al punto di allestire presso le stesse aziende di clienti dei laboratori di “progettazione” in cui testare nuove macchine e soluzioni produttive. Anche la fase di servizio prevede una forte interazione con il cliente ed è naturalmente favorita dalla prossimità delle parti.
Un settore meccanico competitivo a livello internazionale determina notevoli vantaggi per le fasi successive della filiera: il più rilevante è riconducibile proprio al continuo processo di innovazione incrementale che emerge dalla stretta relazione tra fornitori e clienti e si diffonde lungo l’intera filiera. Il meccano tessile è, in Italia, piuttosto frammentato e caratterizzato da imprese di dimensione contenuta rispetto ai principali concorrenti internazionali. La motivazione sottostante ad una tale struttura è da ricondursi proprio alle caratteristiche del mercato di sbocco: il sistema moda. Dato il dinamismo e la frammentazione dei comparti a valle, ai fornitori di macchinario è richiesto un sistema di offerta specializzato e flessibile che privilegi la piccola dimensione.
Il meccano tessile italiano è considerato un comparto innovativo, nonostante l’investimento in ricerca da parte delle imprese non sia elevato. Tale innovazione è dovuta soprattutto al rapporto esistente tra fornitori di macchine e clienti e dalla ricerca applicata svolta da entrambi.
La vicinanza fra i produttori di macchinari e gli utilizzatori è stata spesso determinante per le innovazioni proprie del settore moda: le torsioni sui filati, gli effetti sulla “mano” dei tessuti.
L’integrità della filiera e il meccano-tessile consentono di massimizzare le risorse di innovazione di creatività e soprattutto di flessibilità. Essendo collegate strettamente le une alle altre, tutte le fasi della filiera si prestano alla elaborazione creativa, ciò si risolve in un’immissione di valore aggiunto determinato dalla creatività di ogni singola fase, in ogni sottoprodotto.
Ora questi fattori per produrre gli effetti importanti che abbiamo visto devono essere combinati, coniugati in modo adeguato dagli attori, dai protagonisti del Sistema Moda.
Gli organi del settore che più degli altri impersonificano il ruolo di intermediari sono le associazioni di categoria, accennati in precedenza.
Fonte: https://www.itconsult.it/knowledge-box/white-paper/PDF/itc_WP_Broker_e_Moda_Capitolo_4.pdf
Sito web da visitare: https://www.itconsult.it/
Autore del testo: it Consult 2005
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