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I Beatles sono stati la prima band a dare dignità artistica al pop, aprendo le porte alla British Invasion e a un successo immenso, che si è protratto fino ad oggi. Le loro canzoni rappresentano un modello per una moltitudine di band
sono la più famosa rock band di tutti i tempi. La portata della loro vicenda travalica i confini strettamente musicali, condizionando mode, costumi e comportamenti non solo degli anni '60: la loro influenza si estende anche nei decenni a seguire, se si considera che a tutt'oggi la loro esperienza costituisce un modello imprescindibile e insuperato per intere generazioni di musicisti. Nell'arco di una carriera discografica relativamente breve (7 anni, dal 1963 al 1970), i quattro Fab Four incidono moltissimo materiale, grazie alla creatività debordante della coppia di autori Lennon-McCartney, autori, tra l'altro, anche di uno dei primi singoli dei loro futuri rivali Rolling Stones ("I Wanna Be Your Man"). Partendo da una forma primordiale di rock’n’roll ispirato al blues e al rhythm&blues, The Beatles plasmano l'evoluzione stessa del rock, sviluppando uno stile eclettico e viscerale, e portandolo, per la prima volta, a livello di fenomeno di massa.
Le origini dei Beatles
Nella Liverpool di metà anni '50 il chitarrista teenager John Winston Lennon (1940, Liverpool, Gran Bretagna - 1980, New York City, Stati Uniti) forma nel liceo locale i Quarry Men, il suo primo gruppetto di rock&roll. Intorno alla metà del 1957 si aggiunge un altro chitarrista, James "Paul" McCartney (1942, Liverpool, Gran Bretagna) e, poco dopo, arriva anche George Harrison (Liverpool, 25 febbraio 1943 – Los Angeles, 29 novembre 2001), un terzo chitarrista amico di McCartney. Il gruppo arriva ad essere anche un quintetto, ma alla fine dei '60 la formazione si riduce nuovamente al trio Lennon, McCartney e Harrison (nel 1959 partecipano a una trasmissione televisiva con il nome Johnny & The Moondogs).
Con gli ingressi del bassista Stuart Sutcliffe , compagno di college di Lennon, e del batterista Pete Best nell'estate 1960 il gruppo (ora ridenominato Silver Beatles) trova un ingaggio di alcuni mesi in Germania, nei club del quartiere a luci rosse di Amburgo. L'esperienza si rivela massacrante (concerti estenuanti e condizioni di vita misere), ma contribuisce ad affinare l'affiatamento del gruppo. Potendo contare sul supporto vocale di tutti e tre i chitarristi e su un repertorio composto da brani di Buddy Holly, Ray Charles, Fats Domino e vari standard ballabili dell'epoca, i Beatles (questo il nome definitivo) si fanno apprezzare in energiche performance amburghesi.
Beatles e Tony Sheridan
Tornati a Liverpool nel 1961, si costruiscono un consistente seguito locale grazie a una serie di esibizioni nel Merseyside (in quel periodo rigoglioso di gruppi beat), in particolare presso il Cavern Club. Dopo l'abbandono di Sutcliffe per motivi di studio nel 1961 (l'anno dopo, il 10 aprile morirà improvvisamente per una emorragia cerebrale) McCartney passa al basso e il gruppo torna ad Amburgo, dove diventa la backing band fissa di Tony Sheridan, un cantante di punta della scena beat, con il quale incide "My Bonnie" (lato B: "The Saints"), un 45 giri a nome Tony Sheridan and the Beat Boys che riscuote un modesto successo solo nelle classifiche locali tedesche.
Parlophone e Ringo Starr
Verso la fine del 1961 la grande popolarità raggiunta dai Beatles nell'area di Liverpool spinge il gruppo alla ricerca di una casa discografica. Dopo essere stati “bocciati” dalla Deca, ottengono un'audizione presso la casa discografica della Parlophone dove il produttore e arrangiatore George Martin (1926, Londra, Gran Bretagna) decide di metterli sotto contratto, suggerendo un cambio di batterista. Scaricato Pete Best e arruolato Ringo Starr (Liverpool , 1940)
La prima incisione
l'11 settembre 1962 The Beatles pubblicano il loro primo 45 giri "Love Me Do" (lato B: "P.S. I Love You"). Entrambi i brani sono a firma Lennon-McCartney e inaugurano quella partnership prolifica e ispirata che darà alla luce la maggior parte delle composizioni del gruppo.
La notorietà inglese
Nonostante il successo locale del singolo, è solo con il successivo "Please Please Me" che i Beatles schizzano in testa alla hit parade inglese agli inizi del 1963: il brano li impone come i nuovi fenomeni della musica giovanile, grazie alla melodia orecchiabile, alle chitarre incisive e alle armonie vocali accattivanti. Anche il successivo "From Me To You" ha le stesse caratteristiche, bissando il successo di classifica e spianando la strada al primo album Please Please Me (pubblicato il 22 marzo 1963), registrato l'11 febbraio 1963 in una sessione di appena 10 ore e destinato a rimanere al primo posto della chart inglese per ben 30 settimane.
La notorietà inglese
Sia i successivi singoli "She Loves You" e "I Want To Hold Your Hand", sia il secondo Lp With The Beatles (pubblicato il 22 novembre 1963) contribuiscono, già in quell'anno, a imporre i Beatles come il più importante gruppo di rock&roll mai apparso nel Regno Unito e a gettare le prime basi della cosiddetta "Beatlemania", in virtù dei veri e propri fenomeni di isteria collettiva che divampano a ogni apparizione del quartetto e alla pubblicazione di ogni loro nuovo disco. Alla base di tale successo c'è la capacità del gruppo di riappropriarsi in modo assolutamente originale dei migliori elementi del pop e del rock, sia attraverso la rivisitazione del genuino rock and roll di Elvis Presley, Buddy Holly, Chuck Berry, Little Richard, sia con la forza dirompente delle canzoni a firma Lennon-McCartney.
...e quella Americana
la Capitol si rifiuta di distribuire i dischi dei Beatles negli Stati Uniti, ma il tentativo effettuato con la pubblicazione del singolo "I Want To Hold Your Hand" (subito schizzato in testa alle hit parade) e l'apparizione televisiva del quartetto all'Ed Sullivan Show avvenuta il 9 e 16 febbraio 1964 si rivelano un successo clamoroso, lanciando irresistibilmente la Beatlemania e il fenomeno della cosiddetta British Invasion anche negli Stati Uniti, con effetti perfino più esaltanti di quelli registrati in patria. Nella classifica di Billboard del 31 marzo 1964 sono presenti 4 brani dei Beatles nei primi 5 posti e ben altri 7 nella Top 100. Tra il 1964 e il 1965 i Beatles sono impegnati in estenuanti tournée che raccolgono entusiastiche folle di spettatori (nella maggior parte dei concerti le urla del pubblico sono talmente assordanti da coprire totalmente il suono degli strumenti proveniente dagli amplificatori), registrano singoli di strepitoso successo e realizzano addirittura un paio di opere cinematografiche come protagonisti ("A Hard Day's Night" e "Help!", entrambe dirette da Richard Lester).
Popolarità enorme
La loro popolarità è ormai enorme e le pellicole fungono da straordinari veicoli promozionali per gli omonimi album A Hard Day's Night (10 luglio 1964) e Help! (6 agosto 1965), nonché dei nuovi hit "And I Love Her", "A Hard Day's Night", "Can't Buy Me Love", "Things We Said Today", "Help!", "Ticket To Ride" e la stupenda "Yesterday". Sono film che rappresentano una sorta di spaccato giovanile dell'epoca e le colonne sonore impongono definitivamente Lennon-McCartney come autori (in quel periodo raramente le composizioni sono elaborate a 4 mani: per contratto e per reciproca intesa, le canzoni composte singolarmente dai due artisti vengono in seguito firmate dal duo).
La svolta
Il 1965 è un anno cruciale: se da un lato il film "Help!" denota una leggerezza al limite della stupidità, dall'altro canzoni come "Yesterday", la stessa "Help!", "Ticket To Ride" e il singolo "I Feel Fine" (lato B: "She's A Woman") denotano la volontà del gruppo di far evolvere il proprio sound verso territori musicalmente più complessi e con testi di maggior spessore. Dopo esaltanti concerti in tutto il mondo (tra qui uno celeberrimo a Milano) e dopo essere stati insigniti del titolo di baronetti dalla Regina Elisabetta in persona decidono di realizzare album più introspettivi con brani decisamente più poetici.
Rubber Soul
È un album concepito come tale, non una raccolta di sucessi come negli album precedenti (una sorta di concept – album ancestrale). Le canzoni si arricchiscono di testi più introspettivi ("Nowhere Man") e talora più incisivi ("Drive My Car"), la musica si apre a nuove influenze (l'uso del sitar in "Norwegian Wood") e il quartetto inizia a utilizzare le nuove tecnologie di incisione multitraccia, sperimentando sonorità inedite e intrecci chitarristici inusuali.
Cambiano pelle
Il percorso evolutivo continua con il successivo 45 giri "Paperback Writer" (lato B: "Rain") dell'aprile 1966, con cui i Beatles abbandonano i temi romantici a favore di parole e suoni tratti dall'immaginario psichedelico. Con la musica, cambia anche il loro aspetto: le divise e l'ordinata pettinatura "a caschetto" degli esordi spariscono lasciando spazio a barbe incolte e lunghe chiome, vestiti sgargianti e atteggiamenti eccentrici, che in breve attirano le critiche dei benpensanti. In questo periodo le sostanze psichedeliche alimentano la già fertile immaginazione del gruppo che ora può contare anche sull'apporto compositivo di George Harrison.
Revolver
Revolver (5 agosto 1966) è un album vario e articolato che fa registrare i nuovi traguardi raggiunti in studio: "Tomorrow Never Knows" regala sonorità rivoluzionarie (ottenute ascoltando nastri riprodotti al contrario), "Eleanor Rigby" è eseguita con un quartetto d'archi, "Got To Get You Into My Life" gioca sapientemente con il rhythm’n’blues, "Love To You" rispecchia le passioni orientaleggianti di Harrison, "I'm Only Sleeping" le inquietudini di Lennon e "Here, There And Everywhere" la miglior vena melodica di McCartney. Anche Ringo Starr ha il suo momento di gloria alla voce solista (ma non è la prima volta) con la filastrocca per bambini "Yellow Submarine", appositamente confezionata per lui da Lennon-McCartney.
La fine dei concerti e delle arene gremite
Nell'estate del 1966, una frase pronunciata da John Lennon durante una conferenza stampa ("Siamo più famosi di Gesù Cristo") suscita un vespaio di polemiche specialmente negli Stati Uniti dove, in risposta all'avventata affermazione, si organizzano manifestazioni anti-Beatles (con tanto di rogo dei loro dischi) in concomitanza con la movimentata tournée della formazione. La frenetica attività live si chiude definitivamente al Candlestick Park di San Francisco (29 agosto 1966) dove i Beatles, ormai non più disposti a suonare in assordanti arene gremite di fan impazziti, si esibiscono per l'ultima volta davanti a un pubblico pagante. La scelta è quella di dedicarsi con maggior impegno e concentrazione al lavoro in studio, anche se per i restanti mesi del 1966 i quattro musicisti si prendono una pausa (la prima in quasi 7 anni), durante la quale ognuno si dedica a progetti personali e alla scrittura di nuovo materiale.
Penny Lane
L'apparizione del singolo "Penny Lane" (lato B: "Strawberry Fields Forever") nel febbraio 1967 mostra l'ingresso in grande stile nei territori del rock psichedelico attraverso l'impiego di sofisticati arrangiamenti orchestrali e del mellotron: i testi si arricchiscono di riferimenti reali e citazioni nonsense, ma le melodie mantengono il loro innato appeal presso il grande pubblico, ben disposto ad accogliere con immutato entusiasmo la nuova svolta dei propri beniamini.
Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band
È comunque con l'uscita dell'epocale Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band (1 giugno 1967) che i Beatles sigillano "l'estate dell'amore" con l'opera definitiva dell'era psichedelica. Il disco è destinato a diventare un simbolo: dalla coloratissima copertina alla musica, dai testi visionari agli ambigui riferimenti (più o meno volontari) alla nuova cultura giovanile (in molti leggono un invito all'Lsd nelle iniziali di "Lucy In The Sky With Diamonds" e le presunte allusioni alla droga vengono rinforzate dall'ambiguità di un'espressione come "Fixing A Hole"). Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band è un concept album che si snoda senza soluzione di continuità dalla bizzarra fiction della "Banda dei cuori solitari" (e di "Being For Benefit Of Mr. Kite") all'incredibile crescendo orchestrale che chiude la magnifica "A Day In The Life".
Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band
Indimenticabile ogni episodio di questo LP, in cui convivono tentazioni indiane durezze chitarristiche, melodie malinconiche e ardite architetture pop , condite con soluzioni elettroniche d'avanguardia. Quello che la critica dell'epoca definisce un patchwork, la cui unitarietà viene restituita concettualmente solo da un impiego brillante delle sovraincisioni e dai testi fiabeschi, rimane tutt'oggi un magnifico, caleidoscopico manifesto di rock psichedelico, il più grande trionfo della musica pop e il passo definitivo di questa verso la conquista dello stato di arte a tutti gli effetti.
La crisi e i conflitti
La morte del loro primo manager per overdose di tranquillanti mina alla stabilità del gruppo (Brian Epstein)
La critica dura dei critici americani verso il loro cortometraggio, che passa di fatto nel dimenticatoio "Magical Mystery Tour"
Il monumentale doppio album The Beatles (22 novembre 1968, noto anche come The White Album ) non fa che rafforzare ulteriormente questa sensazione: Lennon appare come il rocker più sarcastico, McCartney l'anima più romantica, Harrison il mistico menestrello e Starr la macchietta naïf. Un album decisamente eclettico, una miscellanea di tanti stili ma in cui si denota il conflitto interiore del gruppo specie per la lotta alla leadership tra Lennon e Mc Carteny.
La crisi e i conflitti
Appare tuttavia evidente che l'album non si ciba degli umori di un gruppo unito, bensì di quelli dei suoi singoli componenti: la maggior parte delle canzoni sono messe a punto autonomamente dai quattro artisti e ognuno di essi impiega i compagni come session men. A distanza di anni, si verrà anche a sapere che Starr abbandonò addirittura il gruppo per un paio di settimane durante la lavorazione perché si sentiva "inutile". Le forze centrifughe (tra cui vanno annoverate anche il matrimonio di McCartney con la fotografa Linda Eastman e l'unione di Lennon con l'artista d'avanguardia giapponese Yoko Ono) allontanano progressivamente i quattro musicisti e sono destinate ad aumentare sensibilmente con la costituzione della Apple Corps Ltd., una società creata nel gennaio 1968 per soddisfare utopisticamente le esigenze più disparate (dischi, abbigliamento, editoria) e naufragata in breve tempo in un disastro organizzativo e finanziario.
L'ultimo concerto dal vivo
Nonostante ciò, la musica del quartetto viaggia ancora su livelli qualitativi eccellenti e riprova ne è lo strepitoso singolo (pubblicato nell'agosto 1968) contenente "Hey Jude", a firma McCartney e, sul lato B, "Revolution", potente "inno" di Lennon: il 45 giri vende 6 milioni di copie in poco più di 4 mesi e diventa il singolo più popolare della formazione.
Ma quando il gruppo si ritrova all'inizio del 1969 per incidere un nuovo album, le condizioni non paiono delle migliori: McCartney insiste affinché i Beatles suonino nuovamente dal vivo e convince gli altri della necessità di un "ritorno alle radici" attraverso la realizzazione di un album in studio "in presa diretta", ma le sedute non sono particolarmente fruttuose sia per le continue scaramucce tra i quattro, sia per la poco conciliante presenza delle macchine da presa ingaggiate per immortalare l'evento
L'ultimo concerto dal vivo
Il 30 gennaio 1969 il gruppo piazza gli strumenti sul tetto della sede della Apple a Londra e tiene un concerto estemporaneo solo per le telecamere. L'esibizione viene interrotta dalla polizia perché il traffico sottostante va completamente in tilt. È l'ultima esibizione del gruppo.
Abbey Road
Nell'estate 1969, un ultimo impulsivo desiderio di congedarsi con un'opera degna della loro fama è forse la molla che fa ritornare i quattro in studio con il produttore George Martin per approntare Abbey Road (26 settembre 1969), forse l'album più unitario e omogeneo della loro carriera (sicuramente quello di maggior successo commerciale), fortemente caratterizzato dalla ricercatezza di arrangiamenti strumentali e vocali. La piena maturità compositiva raggiunta da Harrison è testimoniata da "Something" e "Here Comes The Sun", i due brani di maggior successo. Sono presenti anche l'immortale inno pacifista "Come Together", l'abrasiva ripetitività di "I Want You (She's So Heavy)" e il lungo collage che si dipana sul secondo lato dell'album, cucendo diversi motivi le cui idee originarie erano state abbozzate già ai tempi del White Album ("Mean Mr. Mustard", "Polythene Pam"). La chiusura non lascia adito a dubbi: è davvero "The End".
Let it be
Quando il 10 aprile 1970 McCartney annuncia di aver lasciato i Beatles, il gruppo in realtà non esiste più da diversi mesi. Tuttavia la notizia ha un effetto-shock sull'opinione pubblica, ancora largamente ignara delle frizioni interne che ormai da numerosi mesi minano la stabilità della band: quando esce il già citato Let It Be (8 maggio 1970), gli ex membri dei Beatles già si stanno combattendo a colpi di ingiunzioni legali.
The End
Risulta difficilmente calcolabile la quantità di dischi venduti dai "Fab Four". Il solo primo volume dell'Anthology tra cui l'inserimento di due singoli inediti (Real Love e Free as a Bird) realizza 12 milioni di copie a 25 anni dallo scioglimento del gruppo. E' imponderabile l'intensità delle emozioni fornite dai loro pentagrammi. I Beatles hanno saputo rappresentare (e talora guidare) i sogni di un'epoca e, ancora oggi, la loro influenza sul mondo musicale è immensa.
Fonte: http://www.damomo.it/lezioni/Beatles.doc
Sito web da visitare: http://www.damomo.it/lezioni.htm
Autore del testo: Prof. D'Amico Antonello
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