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In musica, un modo è un insieme ordinato di intervalli musicali derivato da una corrispondente scala musicale variando semplicemente la nota iniziale. A qualsiasi scala musicale pertanto può essere applicato il concetto di modo: in generale in una scala qualsiasi si possono "estrarre" tanti modi quante sono le note della scala, ad esempio per le scale diatoniche, costituite da sette note, si possono contare 7 modi distinti. Tuttavia in alcuni casi i modi "effettivamente esistenti" possono essere in numero inferiore al numero di note della scala, questo accade ove la particolare struttura della scala comporti che anche a partire da note diverse si possa osservare la stessa successione di intervalli: è il caso ad esempio della scala Diminuita (costituita da 8 note e da una successione di otto intervalli in cui ad un tono segue sempre un semitono), dove i modi osservati sono soltanto due; sempre a titolo di esempio si considerino i casi limite della scala esatonica (sei note separate da sei intervalli di tono) che ha un solo modo (a partire da qualsiasi nota, infatti, si osserva sempre e solo una successione di sei toni), e della scala cromatica (12 note separate da 12 intervalli pari a un semitono) che pure ha un solo modo (a partire da qualsiasi nota, infatti, si osserva sempre e solo una successione di dodici semitoni).
I modi musicali più noti e studiati, in ogni caso, sono i modi della scala diatonica, ai quali vengono attribuiti specifici nomi. L'importanza di tale scala e dei relativi modi nella musica occidentale è dovuta al fatto che su essa si basa il sistema tonale occidentale, ovvero l'insieme delle "note di base" di qualsiasi brano musicale: in particolare nella musica occidentale al concetto di Modo è legato quello di tonalità, dal momento che quest'ultima sfrutta la definizione di modo.
In tal senso è utile indicare che è talvolta diffuso l'uso del termine modalità, in opposizione a tonalità, per distinguere i modi utilizzati nelle tonalità dei brani medievali e rinascimentali, rispetto ai modi delle tonalità di gran parte della musica più recente (sostanzialmente i soli modi maggiore e il minore).
I modi e le scale modali non sono utilizzati esclusivamente per la definizione delle tonalità dei brani, ma anche indipendentemente da queste all'interno dei brani, nella tessitura melodica ed armonica: un uso particolare di scale modali viene effettuato nel jazz, e più in particolare nella corrente definita, appunto, jazz modale. Anche in questo senso i termini modalità e tonalità sono spesso utilizzati in opposizione l'uno all'altro, anche se con motivazioni totalmente diverse rispetto a quanto indicato prima: in questo caso infatti si distinguono due particolari stili improvvisativi basati, a loro volta, su due diverse maniere di costruire la progressione armonica dei brani.
Nella musica della Grecia antica i modi prendevano il nome di harmonìai (ἁρμονίαι), armonie; si trattava di 8 scale discendenti alle quali veniva attribuita una denominazione etnica: armonia dorica, frigia, ecc. La teoria musicale greca prevedeva che esse fossero costituite da due tetracordi discendenti formati da 4 note per grado congiunto. I tetracordi in questione dovevano essere omologhi, cioè dovevano presentare la stessa serie di toni e semitoni. Ad esempio, l'armonia dorica era formata dalle note Mi Re Do Si - La Sol Fa Mi, dove entrambi i tetracordi erano formati dagli intervalli discendenti T T ST.
Anche se molti pensano che i modi ecclesiastici, vale a dire i modi della musica europea medievale, discendano direttamente da questa nozione di modalità, la loro nascita è diversa perché direttamente connessa con il repertorio liturgico della chiesa cristiana. Le terminologie teoriche furono però ricavate dalla teoria musicale greca, compresi i termini etnici connessi ai modi, con la differenza che furono applicati quelli utilizzati per definire le trasposizioni tonali dei modi (detti tropi) ai diversi modi musicali, ottenendo uno sfasamento ravvisabile ancora oggi (il modo di Mi, infatti, che in Grecia era il modo dorico, per i teorici latini divenne il modo frigio; analogo sfasamento per tutti gli altri modi).
Nel XVI secolo, il teorico svizzero Glareano pubblicò il Dodekachordon, nel quale solidifica il concetto dei modi ecclesiastici, aggiungendone altri quattro: l'eolio, l'ipoeolio, lo ionico e l'ipoionico; questi ultimi modi non sono altro che la prima apparizione teorica dei modi maggiore e minore.
La musica antica ha fatto grande uso dei modi ecclesiastici, che non si limitavano alle diverse scale musicali utilizzate. Come spiega la musicologa Liane Curtis (1988), nella musica medievale e rinascimentale "non bisogna pensare i modi equivalenti alle scale; i principi dell'organizzazione melodica, il posizionamento delle cadenze, e l'emotività indotta sono parti essenziali del contenuto modale".
In seguito, però, i modi sono stati organizzati basandosi sulla loro relazione rispetto alle successioni di intervalli relativi alla scala maggiore. La concezione moderna delle scale modali descrive un sistema dove ogni modo ha la scala diatonica usuale, ma inizia da una nota diversa. I modi sono tornati di moda all'inizio del secolo scorso, nello sviluppo del jazz (jazz modale) e nella musica contemporanea. Anche molta musica folk è composta, o si può analizzare, pensando ai modi. Ad esempio, nella musica tradizionale irlandese compaiono i modi ionico, dorico, eolio e misolidio, in ordine più o meno decrescente di frequenza; con l'evoluzione del modo eolio, in cui si alza la settima di un semitono, formando la scala minore armonica, costituisce la base di tutti i brani del genere flamenco.
Le scale modali estendono e in qualche modo completano, nella musica, il concetto di scala musicale tipico dell'armonia classica tradizionale. Una melodia impostata su scale modali, all'orecchio moderno e occidentale, induce l'idea di qualcosa di sospeso, arcaico, indefinito. I canti gregoriani erano basati su particolari scale modali e le musiche medievali sono spesso impostate su scale modali. Anche nei canti popolari più arcaici si ritrova la modalità, ad esempio la stornella romagnola e la bovara romagnola sono due canti lirico-monostrofici popolari che si basano su scale modali. Scale modali sono utilizzate anche nella musica jazz.
Le sette note della musica occidentale vengono messe in serie per grado congiunto in modo da dar vita a scale ascendenti che modernamente sono la scala maggiore (dal Do al Do all'ottava superiore) e minore (dal La al La dell'ottava superiore). Nel passato si utilizzavano molte più scale, dette modali, ciascuna avente inizio da una delle sette note e fine sulla stessa all'ottava superiore. Possiamo sperimentare tali scale utilizzando i tasti bianchi del pianoforte e suonando, per esempio, partendo dalla nota Re alla nota Re dell'ottava superiore. L'idea è semplice: presa una scala "tradizionale" (maggiore, minore melodica, minore armonica), si costruisce una nuova scala per ogni nota della scala considerata. In questo modo, da ogni scala "tradizionale" si ottengono sette modi con sette differenti sequenze di intervalli per ognuno. Ovviamente, le scale costruite sul primo grado di ognuna delle scale tradizionali coincidono con le scale tradizionali medesime.
È fondamentale comprendere che quello che in realtà caratterizza e dà il nome ad una scala, è la precisa successione di intervalli, cioè di toni e semitoni, da cui essa è caratterizzata. Di seguito infatti sono riportate scale in cui compaiono pochissime alterazioni (# e b), per rendere più facile la lettura. Per capirci meglio facciamo l'esempio di una scala Frigia. L'esempio sottostante è una scala Frigia di MI, perché partendo appunto dal Mi e seguendo la successione di intervalli (propria della scala Frigia) composta da S T T T S T T, le note che dobbiamo suonare sono tutte note naturali, senza alterazioni appunto. Ma possiamo benissimo costruire altre scale Frigie su "tutte" le altre note, seguendo quella successione di intervalli. Questo è vero per ogni scala, IN PARTICOLARE per le scale maggiori e minori, che non sono solo quelle che partono dal Do e dal La rispettivamente.
Si indicano nel seguito gli intervalli con "T" il tono e con "S" il semitono. Le scale sono indicate mediante un esempio in una tonalità semplice. I loro nomi derivano per lo più da nomi di antiche scale greche.
Di seguito la definizione "moderna" dei modi relativi della scala diatonica. Verranno evidenziati in grassetto i gradi che differiscono rispetto a quelli del modo Ionico (Maggiore).
Struttura: tono, tono, semitono, tono, tono, tono, semitono (in breve T-T-S-T-T-T-S, o 2-2-1-2-2-2-1 indicando il numero di semitoni).
Intervalli: Tonica, 2 maggiore, 3 maggiore, 4 giusta, 5 giusta, 6 maggiore 7 maggiore, 8.
Esempio: Do ionico = Do Re Mi Fa Sol La Si Do
Dorico
Si trova a partire dal secondo grado del modo maggiore (T-S-T-T-T-S-T o 2-1-2-2-2-1-2).
Intervalli: Tonica, 2 maggiore, 3 minore, 4 giusta, 5 giusta, 6 maggiore, 7 minore , 8.
Esempio: Re dorico = Re Mi Fa Sol La Si Do Re
Esempio: Do dorico = Do Re Mib Fa Sol La Sib Do
Frigio
Si trova a partire dal terzo grado del modo maggiore (S-T-T-T-S-T-T o 1-2-2-2-1-2-2).
Intervalli: Tonica, 2 minore, 3 minore, 4 giusta, 5 giusta, 6 minore, 7 minore, 8.
Esempio: Mi frigio = Mi Fa Sol La Si Do Re Mi
Esempio: Do frigio = Do Reb Mib Fa Sol Lab Sib Do
Lidio o Napoletano Maggiore
Si trova a partire dal quarto grado del modo maggiore (T-T-T-S-T-T-S o 2-2-2-1-2-2-1).
Intervalli: Tonica, 2 maggiore, 3 maggiore, 4 aumentata, 5 giusta, 6 maggiore 7 maggiore, 8.
Esempio: Fa lidio = Fa Sol La Si Do Re Mi Fa
Esempio: Do lidio = Do Re Mi Fa# Sol La Si Do
Misolidio
Si trova a partire dal quinto grado del modo maggiore (T-T-S-T-T-S-T o 2-2-1-2-2-1-2).
Intervalli: Tonica, 2 maggiore, 3 maggiore, 4 giusta, 5 giusta, 6 maggiore, 7 minore, 8.
Esempio: Sol misolidio = Sol La Si Do Re Mi Fa Sol
Esempio: Do misolidio = Do Re Mi Fa Sol La Sib Do
Eolio o Minore
Si trova a partire dal sesto grado del modo maggiore (T-S-T-T-S-T-T o 2-1-2-2-1-2-2).
Intervalli: Tonica, 2 maggiore, 3 minore, 4 giusta, 5 giusta, 6 minore, 7 minore, 8.
Esempio: La eolio = La Si Do Re Mi Fa Sol La
Esempio: Do eolio = Do Re Mib Fa Sol Lab Sib Do
Locrio o ipofrigio
Si trova a partire dal settimo grado del modo maggiore (S-T-T-S-T-T-T o 1-2-2-1-2-2-2).
Intervalli: Tonica, 2 minore, 3 minore, 4 giusta, 5 diminuita, 6 minore, 7 minore, 8.
Esempio: Si locrio = Si Do Re Mi Fa Sol La Si
Esempio: Do locrio = Do Reb Mib Fa Solb Lab Sib Do
Riassumendo ecco le differenze fra i sette modi:
Ionico (1º grado) |
1 |
2M |
3M |
4g |
5g |
6M |
7M |
8 |
Dorico (2º grado) |
1 |
2M |
3m |
4g |
5g |
6M |
7m |
8 |
Frigio (3º grado) |
1 |
2m |
3m |
4g |
5g |
6m |
7m |
8 |
Lidio (4º grado) |
1 |
2M |
3M |
4A |
5g |
6M |
7M |
8 |
Misolidio (5º grado) |
1 |
2M |
3M |
4g |
5g |
6M |
7m |
8 |
Eolio (6º grado) |
1 |
2M |
3m |
4g |
5g |
6m |
7m |
8 |
Locrio (7º grado) |
1 |
2m |
3m |
4g |
5d |
6m |
7m |
8 |
Esistono inoltre delle significative relazioni fra i vari modi della scala maggiore nella sue diverse tonalità: ad esempio le note che compongono il modo Ionico della scala di DO sono le stesse del modo Dorico della scala stessa, lo stesso vale per le seguenti scale ovvero il modo Frigio, Lidio, Mixolidio, Eolio e Locrio.
Non tutte hanno un nome ben preciso, e saranno identificate paragonandole a scale modali costruite sulla scala maggiore e indicando le differenze. Da notare che la scala minore melodica è, in sostanza, simile a una scala maggiore ma, essendo la scala minore, con l'intervallo tra primo e terzo grado costituito da una terza minore (un tono e mezzo). Da qui le sonorità particolari delle scale modali costruite sulla scala minore melodica. Queste scale sono molto utilizzate, soprattutto in ambiti jazz e fusion.
Scala Dorico 7M (equivalente alla scala minore melodica ascendente)
La(T)Si(S)Do(T)Re(T)Mi(T)Fa#(T)Sol#(S)
Scala Dorico, 2m: simile ad una scala dorica, ma con un intervallo tra primo e secondo grado di un solo semitono.
Si(S)Do(T)Re(T)Mi(T)Fa#(T)Sol#(S)La(T)
Scala Lidio aumentato: simile ad una scala lidia, ma con un intervallo di quinta eccedente tra primo e quinto grado.
Do(T)Re(T)Mi(T)Fa#(T)Sol#(S)La(T)Si(S)
Scala Lidio dominante: simile ad una scala lidia, ma con un intervallo di settima minore tra primo e settimo grado.
Re(T)Mi(T)Fa#(T)Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)
Scala Misolidio 6m: simile ad una scala misolidia, ma con un intervallo di sesta minore tra primo e sesto grado.
Mi(T)Fa#(T)Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)Re(T)
Scala Locrio 2M: simile ad una scala eolia, ma con un intervallo di quinta diminuita tra primo e quinto grado.
Fa#(T)Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)Re(T)Mi(T)
Scala Superlocrio
Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)Re(T)Mi(T)Fa#(T)
Scale modali costruite sui gradi della scala minore armonica
Come le scale modali costruite a partire dalla scala minore melodica, anche quelle derivate dalla scala minore armonica non hanno un nome preciso, e saranno identificate paragonandole a scale modali costruite sulla scala maggiore e indicando le differenze.
La scala minore armonica equivale al modo eolio della scala maggiore, con la differenza che il settimo grado della scala è alzato di un semitono, in modo da poter svolgere le funzioni di sensibile. In questo modo, però, si forma un intervallo di seconda eccedente tra il sesto e il settimo grado della scala. Può anche essere vista come una scala melodica con la sopradominante abbassata di un semitono.
Scala Eolio 7M (scala minore armonica)
La(T)Si(S)Do(T)Re(T)Mi(S)Fa(T+S)Sol#(S)
Scala Locrio 6M (o locria bequadro 6)
Si(S)Do(T)Re(T)Mi(S)Fa(T+S)Sol#(S)La(T)
Scala Ionico aumentato
Do(T)Re(T)Mi(S)Fa(T+S)Sol#(S)La(T)Si(S)
Scala Dorico 4 aumentata (o lidia b3 b7 o dorica #4)
Re(T)Mi(S)Fa(T+S)Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)
Scala Frigio dominante
Mi(S)Fa(T+S)Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)Re(T)
Scala Lidio 2 aumentata
Fa(T+S)Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)Re(T)Mi(S)
Scala Superlocrio diminuito
Sol#(S)La(T)Si(S)Do(T)Re(T)Mi(S)Fa(T+S)
Ogni modo ha una sua sonorità caratteristica, e quando definisce una tonalità comporta anche distinte possibilità nella creazione della progressione armonica del brano.
A partire dalla scala maggiore si possono ricostruire facilmente tutti i modi ricordandone l'ordine (in base al loro grado rispetto a quello del modo Ionico)
Modo |
Grado |
Nota di partenza rispetto alla scala maggiore di DO |
Ionico |
I |
DO (prima nota) |
Dorico |
II |
RE (seconda nota) |
Frigio |
III |
MI (terza nota) |
Lidio |
IV |
FA (quarta nota) |
Misolidio |
V |
SOL (quinta nota) |
Eolio |
VI |
LA (sesta nota) |
Locrio |
VII |
SI (settima nota) |
La nota di partenza della scala, nel modo desiderato, sarà ovviamente quella del grado corrispondente (es: nel caso del modo Lidio la prima nota da suonare, la Tonica, sarà la quinta della sequenza della scala maggiore a cui ci si sta riferendo).
Ottenuta a questo punto la scala maggiore nel modo desiderato non resta che traslarla fino al tono finale.
Esempio completo:
Voglio ottenere il modo Eolio della scala maggiore di MIb.
Considero la scala maggiore di Do, la più comoda dato che non presenta alterazioni (sul pianoforte, fra l'altro, è interamente sui tasti bianchi): DO RE MI FA SOL LA SI DO.
Il modo eolio corrisponde al 6º grado della scala maggiore, quindi prendo come punto di partenza il LA ottenendo: LA SI DO RE MI FA SOL LA.
A questo punto traslo la scala dal LA al MIb (intervallo di 5 diminuita, 6 semitoni): MIb FA SOLb LAb SIb DOb REb MIb.
Un altro modo comodo per ricostruire la sequenza di note di ogni modo è memorizzare a quale scala maggiore ionica corrisponde ogni modo della scala maggiore di DO.
Eseguendo la scala in questione partendo dalla nota di DO (Tonica) si otterrà il modo desiderato.
Resta solo da traslare la scala alla tonalità desiderata.
modo ionico di DO: si esegue la scala maggiore di DO maggiore
modo dorico di DO: si esegue la scala maggiore di SIb
modo frigio di DO: si esegue la scala maggiore di LAb
modo lidio di DO: si esegue la scala maggiore di SOL
modo misolidio di DO: si esegue la scala maggiore di FA
modo eolio di DO: si esegue la scala maggiore di MIb
modo locrio di DO: si esegue la scala maggiore di REb
Se si preferisce vedere come variano gli intervalli, toni (T) e semitoni (s), nei vari modi, si veda lo schema seguente.
Si noti, in particolare, come i semitoni si spostano di un posto a sinistra di riga in riga!
T - T - s - T - T - T - s Ionio (Maggiore)
T - s - T - T - T - s - T Dorico
s - T - T - T - s - T - T Frigio
T - T - T - s - T - T - s Lidio
T - T - s - T - T - s - T Misolidio
T - s - T - T - s - T - T Eolio (Minore)
s - T - T - s - T - T - T Locrio
Un ulteriore modo per ricostruire le note di un modo della scala maggiore in una certa tonalità viene, basandosi sul circolo delle quinte, dal conteggio delle alterazioni in chiave dei vari modi rispetto a quelli della scala nel modo ionico.
modo |
differenza |
Ionio |
0 |
Dorico |
-2 |
Frigio |
-4 |
Lidio |
+1 |
Misolidio |
-1 |
Eolio |
-3 |
Locrio |
-5 |
Esempio:
Voglio ottenere le note della scala maggiore di Re nel modo frigio.
In base al circolo delle quinte so che la scala maggiore di Re presenta 2 diesis (alterazione di +2).
Dallo schema precedente vedo che il modo frigio applica un'alterazione di -4.
Sommo i due valori: 2-4 = -2
La scala maggiore di Re frigio avrà -2 alterazioni in chiave (ossia 2 bemolli).
NB Il circolo delle quinte ci dice anche che la scala maggiore ionica con 2 bemolli è quella di SIb, che infatti è costituita dalle stesse note. Cambia solo la tonica.
Il circolo delle quinte o ciclo delle quinte è un grafico utilizzato nella teoria musicale per mostrare le relazioni tra le dodici note che compongono la scala cromatica.
L'intervallo di quinta perfetta ha molti significati in teoria musicale: esso è alla base del temperamento pitagorico ed è l'intervallo che suona meglio ed in modo più naturale per l'orecchio umano.
Per illustrare tutti questi significati facciamo riferimento alla seguente illustrazione visiva, dove in un quadrante di orologio sono inserite in senso orario le note a partire dal Do in successione di quinte giuste. In questo modo tutte e dodici le note sono rappresentate, e in senso orario ogni nota è adiacente alla sua dominante mentre in senso antiorario alla sua sottodominante (nel caso di do: fa è sottodominante e sol è dominante).
Per determinare il numero di diesis o bemolle che sono inseriti in chiave per una determinata tonalità ci si muove in senso orario per i diesis ed in senso antiorario i bemolle.
Per esempio partendo dal Do maggiore, che non ha accidenti (alterazioni) in chiave, ci spostiamo sul Sol che ha un diesis in chiave (Fa#), il Re maggiore ha due diesis (Fa# e Do#) e così via.
Nell'altro verso spostandoci sul Fa maggiore abbiamo un bemolle in chiave (il Sib), il Sib maggiore ne ha due (il Sib ed il Mib) e così via.
Il circolo delle quinte si può anche usare per definire le scale: 7 note consecutive adiacenti formano una scala maggiore, 5 note consecutive compongono una scala pentatonica. Per esempio le note dal Fa in senso orario fino al Si formano la scala di Do maggiore.
Se invece consideriamo i nomi delle note come accordi questi possono aiutare a visualizzare i movimenti armonici di una progressione tipica come la cosiddetta seconda-quinta-prima (rappresentata spesso come ii-V-I, ovvero: seconda minore - quinta maggiore dominante - tonica). Per esempio la tipica progressione Sol-7 / Do7 / Fa si visualizza in senso antiorario partendo dal Sol.
Considerando sempre le note come accordi, quelle che si trovano agli opposti della circonferenza (per esempio Do e Fa#) sono separate da un tritono, un intervallo particolarmente delicato. Tale intervallo spesso è utilizzato per creare tensione nel brano musicale, mediante la sostituzione di tritono, ovvero si sostituisce ad una progressione un accordo di settima dominante con il suo tritono, ad esempio nella progressione Sol-7 / Do7 / Fa si sostituisce il Do7 con un Solb7).
Il cosiddetto ciclo diatonico delle quinte è un ciclo delle quinte che utilizza solo le note di una scala maggiore, o diatonica. Ciò implica che un passaggio sia di quinta diminuita, anziché di quinta giusta. Ad esempio nella scala di Do il ciclo diatonico delle quinte è il seguente: Do Fa Si Mi La Re Sol Do. Il passaggio da Fa a Si è di una quinta diminuita discendente anziché di una quinta giusta discendente.
Rispettando gli accordi derivati dall'armonizzazione della scala di Do maggiore si ottiene il seguente ciclo diatonico delle quinte armonizzato:
Domaj7 Famaj7 Sim7/b5 Mim7 Lam7 Rem7 Sol7 Do7.
Fonte: http://s64308b961025832e.jimcontent.com/download/version/1323451191/module/5550256864/name/Modi%20musicali.doc
Sito web da visitare: http://s64308b961025832e.jimcontent.com/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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