Musicoterapia

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Musicoterapia

 

COS’E’ LA MUSICOTERAPIA

 


Quella che segue è una definizione “ufficiale”: La musicoterapia è una tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo, mente, e spirito.



In altre parole "la Musicoterapia si propone di sviluppare potenziali e/o riabilitare funzioni dell'individuo in modo che egli possa ottenere una migliore integrazione sul piano intrapersonale e/o interpersonale e, conseguentemente, una migliore qualità della vita attraverso la prevenzione, la riabilitazione o la terapia" (8th World Congress of Music Therapy, Amburgo, 1996).

Oggi vi sono diversi approcci alla musicoterapia, diverse metodologie, che hanno prodotto diverse musicoterapie, con un ampio spettro che va dall’approccio pedagogico, a quello psicoterapeutico a quello psicoacustico.

La musicoterapia viene impiegata in diverse campi, che spaziano da quello della SALUTE, come prevenzione, riabilitazione e sostegno, a quello del BENESSERE al fine di ottenere un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.

IL VIAGGIO DEI SUONI NEL NOSTRO CERVELLO


I suoni sono fenomeni fisici in grado di influenzare tutte le cose con cui vengono a contatto.

Suoni di particolari frequenze, possono ad esempio rompere un vetro; mentre, altri, impercettibili all' orecchio umano, possono essere utilizzati per dare ordini ad un cane.

Studi recenti sostengono che persino la crescita delle piante può essere influenzata dal tipo di musica che si suona nelle vicinanze.

Se vogliamo rappresentarci visivamente la propagazione del suono, pensiamo ai cerchi che si formano nell'acqua allorché gettiamo un sasso.

I suoni acuti sono generati da vibrazioni molto rapide, quelli bassi corrispondono a vibrazioni lente; l’orecchio umano e' in grado di percepire suoni con una frequenza compresa tra 30 e 20.000 vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).

 

COME FUNZIONA LA MUSICOTERAPIA


Ma dove viene elaborata esattamente la musica nel nostro cervello? Innanzitutto dobbiamo distinguere la fase dell’udire i suoni come fenomeno periferico legato all’orecchio e al nervo acustico, una fase del sentire che si collega soprattutto a funzioni talamiche, dove il suono viene filtrato.


Se il talamo consente il passaggio dell’informazione, essa giunge al lobo temporale, in centri che si trovano in prossimità di quelli del linguaggio (l’area di Broca), e qui si verifica finalmente il processo dell’ascoltare, con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso e delle funzioni psichiche ad esso connesse.

Si dice che il suono musicale viene cioè intellettualizzato.


Uno dei massimi studiosi delle proprietà del suono, Isabelle Peretz dell’Università di Montreal, ha supposto che, in linea di principio, la metà destra del cervello elabora la musica in maniera complessiva, mentre quella sinistra in modo analitico.

Possiamo quindi supporre che l’emisfero destro sia quello che, in un primo momento afferra una struttura approssimativa della musica sulla quale in seguito l’emisfero sinistro esegue una analisi più precisa.

 

IL POTERE DELLA MUSICA: LE EMOZIONI

 


I primi studi sulle risposte emotive alla musica risalgono al 1936, quando la psicologa e musicologa Kate Heiner dimostrò che vi sono due elementi essenziali che il nostro cervello utilizza per elaborare una risposta emozionale alla musica: il MODO, cioè la tonalità (Maggiore/minore), e il TEMPO, cioè la velocità di esecuzione (Veloce/lento).

Si è così notato che dalla combinazione del modo e del tempo l’uomo ricava delle emozioni che possiamo definire UNIVERSALI.


La chiave di lettura è la seguente:


Modo maggiore/tempo lento

= serenità

Modo maggiore/tempo veloce

= allegria, euforia, esaltazione

Modo minore/tempo lento

= tristezza, malinconia

Modo minore/tempo veloce

= paura, dramma, angoscia



Che queste risposte emotive siano comuni a tutti, è dimostrato da un altro importante esperimento compiuto in tempi più recenti all’università di Montreal da Isabelle Peretz: questa studiosa ha registrato le modificazioni indotte dalla musica su vari parametri fisiologici, come la pressione del sangue, la frequenza cardiaca e la conduzione elettrica della pelle (la cosiddetta reazione elettrodermica).

In questo esperimento un gruppo di soggetti è stato sottoposto all’ascolto di diversi brani musicali che erano classificati come allegri, sereni, paurosi, tristi.

Ebbene, si è dimostrato che le musiche producevano il medesimo effetto in tutti gli ascoltatori, indipendentemente dal giudizio soggettivo sul tipo di emozione suscitata.



Ad esempio i brani classificati come paurosi erano quelli che determinavano la maggiore reazione cutanea, caratterizzata da un rilevante incremento della sudorazione.

Il fatto che queste risposte fisiologiche siano indipendenti dai giudizi soggettivi dimostra che l’ascoltatore non è necessariamente consapevole dell’effetto che la musica esercita su di lui e ci fa intravedere quale potere la musica abbia sui nostri comportamenti.

 

Fonte: http://www.europadigitalschool.it/filegator/archivio/MATERIE/EDUCAZIONE%20MUSICALE/BELLASTELLA/MUSICOTERAPIA.docx

Sito web da visitare: http://www.europadigitalschool.it

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