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I CANTAUTORI
Il fenomeno dei cantautori nasce a partire dagli anni 60 in America per divulgarsi negli anni 70 in Italia. I musicisti che per primi si cimentarono su questo fronte furono: Bob Dylan e Joan Baez seguiti in Italia da: Gino Paoli, Bruno Lauzi, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Luigi Tenco, Lucio Dalla….
Questi artisti volevano, attraverso la musica, protestare contro tutte quelle situazioni di violenza e di ingiustizia.
Davano molta importanza al testo relegando la musica ad una forma di accompagnamento molto semplice, basata sull’uso di pochi strumenti (chitarra, armonica a bocca e bonghi).
Questi musicisti erano restii nell’apparire in pubblico e preferivano, alla piazza per il concerto, la sala di registrazione (Mina, Battisti). Ma a seguito di un fatto increscioso, il rapimento di Fabrizio De Andrè, si resero necessari concerti con grande affluenza di pubblico per raccogliere i soldi pagati come riscatto per la liberazione del cantante e della sua compagna Dori Ghezzi.
Fu così che anche un numero nutrito di cantautori iniziò una collaborazione con arrangiatori di alto livello per poter usare un numero maggiore di strumenti e accontentare così quella fascia di persone che preferivano un buon testo ma non disdegnavano anche un buon arrangiamento.
La caratteristica della musica dei cantautori è anche l’usare parolacce all’interno del testo per attirare l’attenzione della gente e a volte anche quella della censura.
BLOWIN IN THE WIND
di Bob Dylan 1963
Traduzione RISPOSTA
Quante le strade che un uomo farà
e quando fermarsi potrà?
Quanti mari un gabbiano dovrà attraversar
per giungere e per riposar?
Quando tutta la gente del mondo riavrà
per sempre la sua libertà?
Rit.
Risposta non c’è o forse chi lo sa
caduta nel vento sarà.
Quando dal mare un’onda verrà
che i monti lavare potrà?
Quante volte un uomo dovrà litigar
sapendo che è inutile odiar?
E poi quante persone dovranno morir
perché siano troppe a morir?
Rit.
Risposta non c’è o forse chi lo sa
Caduta nel vento sarà.
Quanti cannoni dovranno sparar
e quando la pace verrà?
Quanti bimbi innocenti dovranno morir
e senza saperne il perché?
Quanto giovane sangue versato sarà
finchè un’alba nuova verrà?
Rit.
Quante esperienze l’uomo dovrà fare per sentirsi realizzato sapendo che l’uomo è per sua indole sempre alle ricerca di novità.
E’ un’utopia (cosa troppo bella per potersi realizzare)
La risposta a tutti i suoi problemi, l’uomo la può trovare nella sua esperienza di vita (memoria).
Quando ci sarà un cambiamento ideologico che porterà ad un miglioramento nei rapporti umani.
Quando impareremo ad intervenire prima che sia troppo tardi.
Quando saranno finite tutte le guerre.
AUSCHWITZ
(Maurizio Vandelli)
1964 Guccini – Nomadi
Son morto che ero bambino
son morto con altri cento.
Passato per un camino
ed ora sono nel vento.
Ad Auschwitz c’era la neve
e il fumo saliva lento.
Nei campi tante persone
che ora sono nel vento.
Nel vento tante persone
ma un solo grande silenzio.
E’ strano non ho imparato
a sorridere qui nel vento.
No, io non credo
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e che il vento mai si poserà.
Ancora tuona il cannone
ancora non è contento
di sangue la belva umana
e ancora ci porta il vento.
Ancora tuona il cannone
ancora non è contento
saremo sempre a milioni
in polvere qui nel vento.
E’ stata scritta in prima persona per attirare l’attenzione della gente.
Per camino si intende il forno crematorio e per vento si intende che ora sono nella memoria delle persone.
Il campo di concentramento di Auschwitz si trova in Polonia e il fumo sale lento perché brucia le persone che erano nei campi e che ora sono morte.
Nei campi c’era il silenzio perchè la gente viveva nel terrore (occhi spalancati e silenzio). Anche da morto risente della paura e quindi non riesce a sorridere.
E’ la frase più cattiva che si possa trovare in un testo di cantautore che non concede all’uomo la capacità di imparare dai propri sbagli.
La guerra esisterà sempre e ci saranno sempre persone morte da ricordare.
C’ERA UN RAGAZZO….
di Lusini – Migliacci (Morandi) 1966
C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones.
Girava il mondo veniva da gli Stati Uniti d’America.
Non era bello ma accanto a se aveva mille donne se cantava Help, Tiket to ride o Lady Jane o Yesterday.
Cantava viva la libertà
ma ricevette una lettera
la sua chitarra mi regalò
fu richiamato in America.
Stop coi Rolling Stones,
Stop coi Beatles stop.
Mi han detto:”Va nel Vietnam
e spara ai Vietcong”.
C’era un ragazzo…
Girava il mondo ma poi finì a far la guerra nel Vietnam.
Capelli lunghi non porta più, non suona la chitarra ma
uno strumento che sempre da
la stessa nota ra-ta.ta-ta.
Non ha più amici, non ha più fans vede la gente cadere giù
nel suo paese non tornerà adesso è morto nel Vietnam.
Stop…..
Nel petto un cuore più non ha
ma due medaglie o tre.
Commento
Questa canzone parla della guerra del Vietnam che doveva durare pochi mesi e che invece durò 11 anni (1963-1974). Parla di un ragazzo che amava i due complessi più famosi, ma che un giorno dovette lasciare la sua bella vita per andare a combattere nel Vietnam.
Finita l’epoca della chitarra, delle canzoni e dei capelli lunghi;
inizia il periodo della morte.
Di lui non rimane più niente solo una decorazione al valore militare.
Di questa canzone ne esistono
tre versioni:
La guerra del Vietnam
IL RAGAZZO DELLA VIA GLUCK
di DEL PRETE – BERETTA del 1962
Questa è la storia di uno di noi
anche lui nato per caso in via Gluck.
In una casa fuori città
gente tranquilla che lavorava.
La dove c'era l'erba ora c'è una città
e quella casa in mezzo al verde ormai
dove sarà?
Questo ragazzo della via Gluck
si divertiva a giocare con me
ma un giorno disse:" Vado in città"
e lo diceva mente piangeva.
Io gli domando:" Amico non sei contento
vai finalmente a stare in città.
La troverai le cose che non hai avuto qui; potrai lavarti in casa senza andar
giù nel cortil".
"Mio caro amico" disse "qui sono nato
e in questa casa io lascio il mio cuore
ma come fai a non capire
quale fortuna per voi che restate.
A piedi nudi a giocare nei prati
mentre io in centro respiro il cemento.
Ma verrà il giorno che ritornerò ancora qui
e sentirò l'amico treno che
fischia così wa wa."
Passano gli anni ma otto son lunghi
però quel ragazzo ne ha fatta di strada
ma non si scorda la sua prima casa
ora coi soldi potrà comperarla.
Torna e non trova gli amici che aveva
solo case su case, catrame e cemento.
La dove c'era l'erba ora c'è una città e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?
Perchè continuano a costruire le case e non lasciano l'erba x 4
E no se va avanti così chissà come finirà x 2.
COMMENTO
Questa canzone racconta la storia di un ragazzo che, come tanti altri negli anni 60, abbandonavano la propria terra per andare a lavorare nelle fabbriche della città.
Prima di partire saluta un suo amico che con commozione gli confida di non essere contento della sua scelta.
Alla domanda dell'amico che gli espone i lati positivi della scelta, il ragazzo risponde, utilizzando un po’ di retorica, che la fortuna sta nel fatto di poter abitare in una zona non inquinata anche se povera dove poter andare a giocare nei prati senza scarpe e senza problemi di tempo. (In questo discorso possiamo intuire non tanto l’idea del ragazzo quanto quella del paroliere (Beretta) che viveva a Milano ma non vedeva l’ora di venire ad abitare sul lago di Garda di cui era particolarmente innamorato).
Fa una promessa dicendo che ritornerà.
Passa del tempo e il ragazzo torna per comperare la sua casa ma non la trova perchè la città si è allargata con la zona industriale.
E' stata scritta per protestare contro l'avanzamento indiscriminato del cemento.
Il Piano regolatore è un documento redatto dai tecnici comunali assieme alla giunta e al sindaco che stabilisce le
varie zone di urbanizzazione.
Si può correggere ogni cinque anni.
IL VECCCHIO E IL BAMBINO
Francesco Guccini 1972
Un vecchio e un bambino si preser per mano
E andarono insieme incontro alla sera
La polvere rossa si alzava lontano
E il sole brillava di luce non vera.
L’immensa pianura sembrava arrivare
Fin dove l’occhio dell’uomo poteva guardare
E tutto d’intorno non c’era nessuno
Solo il tetro contorno di torri e di fumo.
I due camminavano il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva
con l’anima assente, con gli occhi bagnati
seguiva il ricordo di miti passati.
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni
Non sanno distinguer il vero dai sogni.
I vecchi non sanno nel loro pensiero
Distinguer nei sogni il falso dal vero.
E il vecchio diceva guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori.
E in questa pianura fin dove si perde
Crescevano gli alberi e tutto era verde
Cadeva la pioggia , segnavano i soli
Il ritmo dell’uomo e delle stagioni”.
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste
e gli occhi sognavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe… raccontane altre”.
Ci piace pensare che un nonno e un nipote
Vadano una sera a visitare la zona industriale.
I fumi che si alzano dalle ciminiere prendono il colore rossastro del tramonto mentre il sole è come una grossa lampadina che emana luce ma non calore.
La zona circostante è molto grande ma resa improduttiva dalle piogge acide e dalla possibilità di vendita come terreno industriale.
Il nonno inizia a parlare al nipote e si commuove perché ripensa alla sua gioventù quando seguiva il giro d’Italia con Bartali e Coppi o la Mille Emilia.
L’autore fa riferimento alla confusione mentale provocata dalla vecchiaia che portano le persone anziane a non ricordare le cose appena vissute e invece a ricordare avvenimenti molto lontani nel tempo.
Il nonno inizia a spiegare al nipote come era il terreno che stava a loro innanzi con ricchezza di particolari cercando di far capire al bambino quanto era bello vivere in quella zona e come sia la vita delle persone che quella della natura fosse regolata dalla luce del sole. (niente turni di lavoro, luce elettrica, allevamenti e culture forzate…)
Il bambino ascolta le parole del nonno e cerca di capirle ma la differenza con quello che vede è troppo grande. Non capisce se quello che il nonno gli ha raccontato sia la realtà o una storia; sceglie la seconda e quindi, chiede al nonno di raccontargliene ancora.
IL PESCATORE
F: De Andrè 1970 – Con P.F.M. 1979
All’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso.
Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura.
E chiese al vecchio :”Dammi il pane
Ho poco tempo e troppa fame”.
E chiese al vecchio dammi il vino
Ho sete e sono un assassino.
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma verso il vino e spezzò il pane
Per chi diceva ho sete e ho fame.
E fu il calore di un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore.
Dietro alle spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
È già il rimpianto di un Aprile
Giocato all’ombra di un cortile.
Vennero in sella due gendarmi
Vennero in sella con le armi
E chiesero al vecchio se li vicino
Fosse passato un assassino.
Ma all’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito il pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso.
E’ la storia di un giovane che arriva trafelato alla spiaggia dove incontra un anziano pescatore che ci viene descritto, dai tratti somatici, come un buono.
Questo giovane chiede al vecchio qualcosa da mangiare ma lo fa in malo modo per incutergli paura ma non ottiene questo risultato perché il pescatore, nella sua lunga esperienza di vita, non reagisce.
Questo momento diventa nel giovane un rimpianto per un periodo nel quale era libero, bambino e poteva giocare tranquillamente.
Arrivano due guardie e chiedono al pescatore se ha visto passare un ragazzo ma il vecchio, facendo finta di dormire, aiuta il giovane dandogli una possibilità per rimettersi sulla giusta strada.
Questa canzone protesta contro la società che difficilmente perdona chi ha sbagliato anche se questo ha espletato le forme di condono previste dalla legge (carcere, recupero tossico dipendenti).
La differenza tra la prima e l’ultima strofa sta nel fatto che: il sorriso che il vecchio ha stampato in faccia passa per un tratto somatico mentre nell’ultima riga diventa una smorfia per ingannare i gendarmi
L’UOMO DI BAGDAD IL COW-BOY E LO ZAR
di Celentano – Beretta 1991
Strano questo sogno ero in una città
dal palazzo di vetro esce un cow-boy
dal fiume Volga arriva lo Zar.
L’uomo di Bagdad prese in pugno la città
facendo finta di niente, prese la città.
La sulla piazza sono in tre
ognuno vuole diventare il re
quei tre hanno l’odio nel cuor
che mai succederà.
E’ un’ora di paura e la gente lo sa
c’è chi piange con me
perché il domani tuo lo decidono
solo quei tre.
Fredde facce di cera che non parlano più
in quel triangolo c’è la nostra vita che
oscilla appesa, appesa al cuore dei tre.
L’uomo di Bagdad punta il cannone
diritto sul cow-boy
e c’è un lunga lama che brilla in mano dello Zar
e la pistola del cow-boy
ha completato quella scena a tre
chissà se domani per noi il sole splenderà.
E’ un’ora di paura ma la gente non sa
se è meglio aver paura delle armi chimiche
o di chiuder l’auto nei box.
Forse è meglio crepare che a piedi restar.
Chi piangeva con me ora pregando sta
che si avvicini l’ora di sparar.
L’uomo di Bagdad
non ha più nessuna via d’uscita ormai,
le armi di tutto il mondo sono su di lui
non ha più niente da mangiar
e liberare deve la città
se vuole che il popolo suo si salvi insieme a lui.
COMMENTO
Dal Palazzo delle Nazioni Unite esce Bush
Per città si intende il Kwait che Saddam Hussein cercò di annettersi senza dichiarare guerra come face Hitler con Austria.
Ognuno vuole vincere portare a casa risultati diversi: Hussein voleva compattare il mondo arabo contro l’occidente, l’America voleva dimostrare la strapotenza militare e la Russia voleva mettersi come paese mediatore capace di arrivare a soluzioni pacifiche senza la guerra.
La gente ha paura della guerra e inizia a fare scorte di generi alimentari a lunga conservazione (caffè, sale, zucchero, fagioli, pasta….)
Ci si rende conto che le decisioni importanti sono prese lontano e da gente a cui non interessa l’opinione della gente.
Hussein ce l’ha con Bush, che rappresenta l’occidente e la Russia controlla eventuali passi falsi dell’America per avvantaggiarsene. (non aspettare la mediazione russa e dichiarare guerra)
La gente non sa se aver paura delle armi di Saddam o di non aver più benzina come nel periodo dell’austerity (anni 70) quando alla domenica si era costretti ad andare tutti a piedi per mancanza di benzina.
Il popolo spera che si giunga presto ad un conflitto che porti presto ad una soluzione.
Le forze della Nato, di cui l’Italia fa parte, attacca le truppe Irachene in Kwait le quali si ritirano non avendo armamenti pari a quelli americani.(viene utilizzato per la prima volta l’aereo invisibile e gli aereo teleguidati per fotografare il territorio prima di sferrare l’attacco)
Strano questo sogno sembra un incubo ma ho paura che risvegliandomi poi mi spaventi ancora di più.
Di gioia piange la gente, libera è la città. Le armi chimiche sono distrutte ormai e i pozzi neri
tornano a fiorir.
Tutto il mondo felice e contento ora può tornar
a risucchiar il petrolio dall’arabica città
da cui torna a sgorgar
l’inquinamento per l’umanità si sa.
Così nessuno di noi a piedi resterà
perché ognuno con la sua auto al cimitero andrà.
E sarà questa la vera “Terza Guerra Mondiale”.
Non vuole risvegliarsi dall’incubo perché ha paura che la realtà sia peggiore del sogno.
La guerra è finita, Hussein è sconfitto, anche se prima di abbandonare il Kwait, incendia tutti i pozzi di petrolio provocando un disastro ecologico con l’oceano sommerso di petrolio e il cielo oscurato dal fumo denso dei pozzi che bruciano.
Ora tutti hanno benzina a sufficienza per andare dove vogliono ma secondo l’autore sarà proprio questa situazione che porterà alla fine del mondo che non avverrà a seguito di una guerra mondiale ma attraverso un disastro ecologico dovuto all’inquinamento del pianeta di cui alcune fasi sono già visibili come il surriscaldamento del pianeta e la prossima fine di materia prime come il petrolio.
Fonte: http://www.iccavaion.gov.it/system/files/testi_cantautori.doc
Sito web da visitare: http://www.iccavaion.gov.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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