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“Comprensione della schizofrenia e altri scritti” di
Sabina Spielrein (1885-19419)
Liguori ed 1986
Presentazione a cura di
Ersilia Bosco
Psicologo clinico
Cenni biografici:
Sabina nasce nel 1885 a Rostov, primogenita di genitori ebrei intelligenti colti e benestanti. Bisnonno e nonno rabbini profondamente rispettati.
Agosto 1904 fino a 1 giugno 1905: ricovero al Burghözli di Zurigo con gravi sintomi di tipo psicotico
Curata con successo da CG Jung che lavorava dal 1900 ed era diventato aiuto di Eugen Bleuler.
Si iscrive a medicina a Zurigo nel 1905 e si laurea nel 1911 (tesi :”Il contenuto psicologico di un caso di schizofrenia”).
Seguita come paziente esterna da Jung che nel settembre del 1907 presenta l’esperienza clinica di Sabina al primo Congresso Internazionale di psichiatria e Neurologia.
Rapporto intenso e problematico con Jung con cui continua corrispondenza fino al 1918. nonostante abbia interrotto i rapporti con lui dal 1911 al 1912.
Rapporto e corrispondenza anche con Freud.
Ebbe in terapia Piaget per alcun tempo.
Fu una delle prime donne ad entrare nella Società Psicoanalitica Viennese.
Donna colta, appassionata di musica e arte.
Nel 1912 si sposa col medico Paul Scheftel e ha due figlie (Renate nel 1913)
Torna in Russia nel 1923 anche su stimolo della famiglia che vede per lei possibilità di realizzazione professionale nella Russia comunista e continua a lavorare e ad interessarsi dei problemi dell’infanzia e della schizofrenia.
In Russia la psicoanalisi vista con interesse e l’educazione veniva vista come il banco di prova della psicoanalisi (AS Griboedov).
Nel 1921 fonda l’Asilo Bianco, la prima struttura ad indirizzo psicoanalitico, un tentativo di attuare una “educazione altra” per creare i bambini liberi del futuro: viene riportato che Stalin avesse iscritto il figlio sotto falso nome. Contributo davvero pionieristico all’analisi infantile
Nel 1936 la psicoanalisi è messa fuorilegge e l’asilo chiuso.
Invasione nazista : nel 1941 le truppe tedesche occuparono Rostov e rinchiusero tutti gli ebrei nella sinagoga . Sabina, che era sfuggita all’arresto, si presentò volontariamente al comando tedesco insieme alle figlie. Vennero tutti fucilati. Sembra che il marito fosse morto molti anni prima.
Pubblica circa 30 lavori.
Presentata sintesi (pgg. 4-8)
Alcune considerazioni
Di Sabina Spilerein è interessante non solo ciò che dice ma anche il modo di scrivere sempre molto partecipe e ricco di immagini.
Non nascondo che mi sento legata affettivamente a Sabine per un intreccio di elementi emotivi e razionali non facilmente definibili che spaziano dalla condivisone di alcuni elementi teorici e metodologici alla identificazione personale sino a sfiorare l’ idealizzazione.
Elemento fondamentale è la sorprendente capacità di questa donna nel trasformare la sofferenza in nutrimento per l’anima.
La psicoanalisi sottolinea l’importanza di una esperienza traumatica per formazione del nucleo patologico.
Conosciamo dalla sue parole (“Contributi alla conoscenza della psiche infantile: analisi di una bambina p.133), dalla trattazione del suo caso presentata da Jung nel settembre 1907 al primo Congresso Internazionale di psichiatria e Neurologia (definita come un caso di isteria psicotica) e da pochi anni anche dalla cartella clinica ritrovata da Carotenuto, le problematiche psicologiche che sfociarono in comportamenti e sintomi disagio che indussero i genitori –dopo vari tentativi terapeutici falliti- al ricovero in ospedale psichiatrico e alla cura , riuscita, con Jung.
Sabina ha conosciuto l’amore “terapeutico” di Jung , il “tradimento” e l’allontanamento.
Mi sembra che in Sabine si evidenzi la continuità tra normale e patologico, una sorta di esemplificazione non da laboratorio bensì incarnata nel corpo vivo. Il pensiero dominante tende a porre steccati rigidi tra il sano e il folle. Rigida divisione così come sono rigidi i contenitori di coloro che “esplodono” in comportamenti devianti (“raptus di follia”) .
Sabine dimostra invece come la “normalità” sia una conquista, un processo mai concluso partendo da una indistinzione completa in cui convivono tutto e il contrario di tutto per arrivare ad una identificazione personale che permette di accogliere l’altro. Dal bambino “perverso polimorfo” alla persona con una sua individualità e organizzazione flessibile che consente di amare e lavorare.
Sappiamo dell’importanza delle doti di base e delle prime esperienze ma anche di come sia continuo il confronto tra il dentro e il fuori di noi.
Sappiamo della necessità di possedere difese stabili e flessibili per non perderci nel mondo e nello stesso tempo per non irrigidirsi in corazze solo apparentemente robuste.
Esperienze troppo dolorose, vicissitudini traumatiche, condizioni di deprivazione sensoriale (carenza di sonno) e/o di mancanza di risposta adeguata ai bisogni basilari (fame, bisogno di muoversi liberamente, di luce e aria) esitano quasi necessariamente in comportamenti folli ed esperienze deliranti.
La capacità di sopportare il dolore e la mancanza dipende non solo dalle caratteristiche personali ma anche dall’ incontro nei momenti cruciali dell’esistenza con esperienze e esseri umani con cui intrecciare un scambio e un dialogo che riesca a dar nutrimento ai bisogni profondi.
Nella vita e nell’opera professionale di Sabina si può leggere in filigrana l’ unità profonda dell’animale umano : non un corpo e un anima, una razionalità ed una emotività scisse bensì un sistema complesso di elementi in costante e continuo dialogo. E ogni distinzione mente/corpo appare arbitraria seppur utile così come pensiero circolare e pensiero lineare sono entrambi necessariamente presenti.
Penso che la persona “sana di mente” sia quella che si prende cura della propria “follia” : non esiste la sanità della mente in assoluto così come sempre relativa è la sanità del corpo. E’ necessario saper leggere i segni del proprio disagio, del dolore, non per negarli e proiettarli sugli altri bensì come segnali della mancanza di cura e attenzione che stiamo dando a istanze, desideri, bisogni, paure.
L’opera di Sabine mi sembra incarni il senso più autentico della affermazione degli anni settanta che “ il personale è politico”: non un semplice travaso dalla dimensione privata a quella pubblica né una esibizionistica mancanza di privacy bensì l’elaborazione della propria condizione, di vissuti e idee e sentimenti personali per dipingere una interpretazione del mondo, una Weltanschauung.
Sabina è una donna problematica, apparentemente fragile sicuramente non a proprio agio nelle regole familiari e sociali del suo tempo storico (1885- 1942)
Che non fa sconti innanzitutto a sé stessa più che agli altri per i quali dimostra sempre una profonda compassione.
Sabine scopre e vive la propria sessualità senza restarne prigioniera.
Con Jung non si comporta da terza incomoda, non si lamenta pur esprimendo con forza e a volte anche violenza la propria delusione.
Soffre profondamente per il “tradimento” di Jung e per il suo comportamento meschino (pp. 234 240,241,242 del Diario) ma nutre comunque per lui profondi sentimenti di riconoscenza e stima ( “Il mio desiderio più grande è di separarmi da lui con amore”- lettera a Freud del10/06/09) e cercherà di conciliare le posizioni di Freud e Jung.
Carotenuto parla a questo proposito di “tentativo ecumenico”: ogni tentativo di sintesi può essere considerato una difficoltà ad accettare il conflitto e tutta la vita di Sabina è un desiderio di conciliare opposte posizioni .. espressione della difficoltà di affrontare le lacerazioni poiché queste non vengono vissute in maniera dialettica.. ma vengono viste come paralizzanti e distruttrici (Carotenuto,1999 pag. 139).
Comunque sia Sabina sa prendere il buono e trasformare l’esperienza negativa in elemento costitutivo e significativo dell’esistenza . Conoscere il proprio dolore la rende attenta conoscitrice del dolore degli altri.
Sa fare “da buco a ciambella” (Mario Mazzeo) cioè trasformare una mancanza in forma che da gusto e sapore a ciò che è.
Sa dare risposte creative ad esperienze dolorose e “La distruzione come causa della nascita” rappresenta una risposta .
Sabine ha suscitato in me elementi di identificazione ideale: immagino una donna bella e gentile, sicuramente intelligente, appassionata nello studio e negli affetti, feconda, coraggiosa che realizza un progetto assolutamente innovativo (l’apertura dell’Asilo Bianco a Rostov, asilo per bambini problematici).
L’elemento tragico non manca. Forse avrebbe potuto salvarsi. Ma non lo fa. Non credo per superficialità o per semplice mancanza di informazioni sull’evolvere degli eventi.
Forse lei che desiderava un destino eroico ne trova il compimento nel sacrificio.
Come se le fosse impossibile questa volta trovare una risposta riparatrice e impossibile sopravvivere quando i propri sogni e ideali muoiono. Come quei fiori e quelle piante splendide che non possono vivere più se manca la luce la l’acqua necessari e semplicemente concludono la propria esistenza.
Il contenuto psicologico di un caso di schizofrenia (dementia praecox)
1911
Ci troviamo di fronte ad uno dei primi resoconti interpretativi della schizofrenia : conferma le ipotesi di Freud e ancor più di Jung che il linguaggio schizofrenico non è illogico anzi può essere letto e compreso solo alla luce di un linguaggio più arcaico che può – tra l’altro- essere legato al sogno, ai miti.
Interpreta e dà un senso alle espressioni verbali di una giovane schizofrenica.
Per evitare di essere influenzata S. legge la storia clinica e l’anamnesi solo quando aveva concluso la ricerca: allora ha iniziato a controllare se i dati da lei ottenuti fossero in accordo con storia clinica e anamnesi.
Opera di “traduzione” del”suo linguaggio nel “nostro” linguaggio.
Chiavi interpretative:
Mette a punto una sorta di codice per interpretare il linguaggio: come un antropologo in vista in un paese sconosciuto deve comprenderne lessico e grammatica e sintassi.
Nel simbolismo della paziente vita e morte insieme: l’atto nel quale scocca la scintilla della vita è rappresentato col simbolismo della morte (il serpente che divora nell’acqua le vittime della nave cioè i bambini nel ventre materno o nel liquido spermatico).
Freud e ancor più di Jung ritengono che l’attività mentale degli schizofrenici non sia illogica ma segue all’incirca le stesse leggi del sogno che a sua volta è straordinariamente affine al pensiero mitologico e arcaico.
Analogia tra sogno, psicosi e mito, analogia possibile per S solo ipotizzando che un modo di pensare arcaico agisca ancora nel presente “più volte ho avuto la sensazione che i malati fossero semplicemente vittime di una superstizione dominante nel popolo”(pag. 74) (filtri delle streghe)
Ma in questo modo il paziente si allontana dai suoi conflitti attuali: non cerca nella vita reale di risolvere tale conflitto con un approfondimento inconscio.
La paziente prova ripugnanza per il marito. La riflessione conscia prenderebbe in esame varie possibilità : divorziando o trovando altra soluzione. La schizofrenia fa proprio il contrario:
la paziente, analogamente a quanto accade in sogno, sostituisce il mondo reale con un mondo interiore che ha valore di realtà, (Jung) trasporta la vita attuale nel passato anche per questo si esprime in linguaggio mitologico (pag. 75).
L’inconscio libera il presente nel passato. Come nel sogno.
Anche il futuro diventa passato perché i conflitti sono rappresentati da simboli molto antichi attraverso cui vengono risolti come se si fossero già presentati in un tempo lontano e fossero stati superati : il futuro personale diventa un passato generale filogenetico e questo ultimo
contemporaneamente assume per l’individuo il valore del futuro.
Sottolinea importanza della “rappresentazione attraverso l’opposto” (Freud) nella insorgenza delle allucinazioni ad esempio la rappresentazione dell’attività sessuale mediante il simbolismo della morte. Il motivo sta a suo avviso nella natura stessa dell’attività sessuale, nelle due componenti antagoniste della sessualità.: introduzione di ulteriore elemento interessante poi ritratta e che sarà ripreso da Freud (in “Al di là del principio del piacere” 1920).
L’origine delle parole infantili papà e mamma. Considerazioni sui vari stadi di sviluppo linguistico (presentato al VI Congresso Internazionale di Psicoanalisi del 1920)
1922
Diversi tipi di linguaggio
Sottolinea come il contenuto verbale faccia trascurare l’aspetto prosodico e il paraverbale.
Distingue linguaggio melodico, visuale (figurato)- tipo di linguaggio che gioca ruolo assai rilevante specialmente nei sogni come forma di espressione basata sulle immagini -, tattile ecc
“Basta confrontare l’indole generalmente riservata, diffidente, subdola dei sordomuti con il carattere dei ciechi, per comprendere appieno l’alto valore sociale del linguaggio, delle parole rispetto agli altri linguaggi. Prestandosi particolarmente a scopi sociali il linguaggio verbale relegò ben presto in seconda linea tutti gli altri, abbassandoli al rango di linguaggi ausiliari, subconsci, ovvero trasformandoli in linguaggi artistici. Tuttavia, dal punto di vista genetico, il linguaggio della parola non è certo il primo…il linguaggio melodico, la musica, nella sua forma più primitiva della ritmica e dell’inclinazione del tono,lo precede. Molto prima della comparsa dei primi segni di linguaggio verbale il vagito è un sicuro mezzo di intesa fra il bambino e la persona che lo accudisce (care giver)… in una prima fase il bambino esprime,intenzionalmente o no, il suo stato o i suoi desideri attraverso il ritmo, l’elevazione,la cadenza, l’intensità del vagito cioè in un linguaggio melodico primitivo ” (pag. 172).
Le prime parole del bambino per S hanno la loro origine nell’atto di succhiare:
Papà e mamma: Alla teoria della successione secondo il minimo sforzo fisiologico (“loi du moindre effort” (Ament) e a quella della preferenza fisiologica ( Gotzman) affianca la sua opinione sulla preferenza psicologica. L’autrice inizia anticipando la distinzione nello sviluppo linguistico di tre stadi: la stadio autistico ( la lingua è fine a sé stessa; non esiste alcuna distinzione tra sé e il mondo), lo stadio magico ( in cui la parola acquista un sovra significato che evoca la realtà; desiderare una cosa è per il bambino come per il primitivo nell’atto di compiere una azione magica, lo stesso che viverla) e lo stadio attuale cioè un linguaggio sociale, destinato ai propri simili.
Stadi che corrispondono in parte alla successione freudiana nell’evoluzione del principio di realtà.
Schizofrenia: basa pensare qualcosa perché accada: una paziente si adira di certe cattive supposizioni che si fanno sul suo conto e interrogata dice “ la congettura potrebbe diventare realtà per provare il suo diritto di esistenza” (pag. 180).
Bisogna scorgere fin dalla più tenera età una connessione fra determinati movimenti e le sensazioni che li accompagnano: quando il bambino emette i suoi “ mö mö” – suoni collegati a determinati movimenti di suzione- prova anche sensazioni gradevoli connesse a questo atto; è naturale che il bimbo avrà voglia di riprovare queste sensazioni e quindi cercherà di produrre questi suoni per evocare in sé un determinato insieme di sensazioni da lui sperimentate e attese.
Queste prime parole sono autistiche cioè fini a sé stesse. Diverso da stadio magico (poiché la magia presuppone un mondo esterno): tuttavia il formarsi della parola “mö mö ” ci chiarisce l’origine della magia, in particolare chiarisce la fede nell’onnipotenza delle parole specie del nome.
Nella magia il nome prende il posto della persona da distruggere; lo stesso vale per i nomi degli spiriti , dei defunti ecc.
All’inizio la parola non significa un’azione: essa è l’azione. Questo è il dato cui si rifà la magia : la parola può sostituire un’azione in quanto la prima parola è originariamente un’azione.
La parola nel primo stadio evolutivo è volta a provocare esclusivamente un auto-godimento. L’autrice sottolinea come la resistenza del corpo materno ( il bambino per avere il latte deve succhiare), fa avvertire il movimento; il mondo esterno è però carico di gradevolissime sensazioni
Non vuole sostenere che il linguaggio infantile scaturisce solo dalla suzione bensì che siano in stretto rapporto con essa in particolare:
la parola mamma (mö mö) riproduce l’atto del succhiare
la parola papà (pö pö) deriva dalla fase in cui il bambino, orami sazio, gioca con il seno. Entrambe devono la loro origine alla suzione. L’atto del succhiare è importante come nessun altro per le esperienze fondamentali della vita del bambino. Placa la fame … posto caldo e soffice.. al riparo da ogni pericolo, egli fa le prime esperienze dell’esistenza di un mondo esterno (resistenza del corpo materno)... il bambino impara ad amare nel senso più ampio del termine cioè a sentire come suprema beatitudine il contatto con un altro essere anche indipendentemente dal cibo… “per tutti questi motivi è comprensibile che alle parole generate dal movimento della suzione sia attribuito un valore affatto particolare” (pag. 190).
Nono si può non restare colpiti dall’importanza che il seno e il succhiare hanno in questo lavoro di S : sembra precorrere gli studi di Melanie Klein (in nuce c’è la proposta di base del seno buono/seno cattivo).
Inoltre, come fa notare Carotenuto nell’introduzione -p XI-, è per lo meno curioso che il linguista Jakobson abbia scritto nel 1950 un articolo simile in cui arriva alle stesse conclusioni (R. Jakobson Il farsi e il disfarsi del linguaggio, Piccola Biblioteca Einaudi 1971 p. 137) e aggiunge come” questa dimenticanza dimostra come le idee se non sono adeguatamente sorrette cadano nell’oblio nonostante che l’articolo fosse presentato al VI Congresso Internazionale di Psicoanalisi del 1920
e poi pubblicato nella prestigiosa rivista Imago nel 1922.
La suocera
1913
La donna ha meno possibilità dell’uomo di vivere nella realtà i suoi desideri. In compenso possiede una maggiore capacità di “immedesimarsi” (sich einfülen) nelle altre personalità. Nella larga diffusione di questa capacità empatica l’autrice scorge il motivo per cui le donne, non meno intelligenti né fantasiose degli uomini, per tanto tempo non hanno creato prodotti artistici di pari livello: per creare un’opera d’arte bisogna oggettivare la propria esperienza vissuta al punto che essa possa essere assimilata, come qualcosa di impersonale, a tutti gli altri fenomeni del mondo esterno. La donna invece intuisce negli altri le esperienze corrispondenti ai loro desideri e le fa sue…scarica gli affetti rivivendo psichicamente queste esperienze e trasformandole in funzione dei propri desideri (in nota: le donne nella vita inconscia riescono ad oggettivare molto di più : alcune,affatto produttive, nei i sogni si rivelano addirittura poetesse). (nota: Carotenuto p.144 : la tesi di S –che l’ opera d’arte richiede una grande capacità di oggettivazione- precorre quelle di Erich Neumann sulla creatività e il femminile.)
La madre vive la vita del figli; la figlia è la persona più vicina; intimità e simul costante concorrenza nel rapporto madre-figlia. Identificandosi continuamente con la figlia, la suocera proietta su questa le proprie insoddisfazioni: le sembra che essa non sia abbastanza amata che occorra proteggerla. Il rapporto col figlio maschio è più erotico e meno intimo.
Basterebbe il completo sganciamento dalla famiglia di origine se l’amore fra marito e moglie fosse realmente diverso da quello per i genitori… coniugi nevrotici per eccessivo attaccamento alla propria famiglia sono incapaci di amare chicchessia.
Asprezza del rapporto suocera-genero origina da questo attaccamento: fissati all’imago materna qualsiasi figura femminile che non è identificata con essa appare al confronto vecchia e brutta. Inoltre se la suocera appare agli occhi del genero come più “fortunata” della propria madre egli ha la sensazione che ella abbia defraudato la madre di una fortuna che le apparteneva.
Qualsiasi prova d’affetto da parte dei suoceri non ha effetto in quanto “ l’amore chiede di essere corrisposto ed è proprio questo che non si vuole concedere . Solo una chiara conoscenza analitica dei propri processi psichici è capace di trovare il rimedio….si impara ad amare e stimare altre persone senza per questo sentirsi colpevole di tradimento nei confronti della propria famiglia,in quanto si riesce a conservare per i genitori l’affetto e la riconoscenza che loro compete” (pagg. 248-249).
Indicazioni bibliografiche
Sabina Spielrein: Comprensione della schizofrenia e altri scritti,Liguori Ed 1986
Aldo Carotenuto: Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud, Ed
Astrolabio1999
Aldo Carotenuto: Senso e contenuto della psicologia analitica,Boringhieri, Torino 1977
Film di Roberto Faenza “Prendimi l’anima” (2003)
Marthe Robert: La rivoluzione psicoanalitica, Boringhieri, Torino 1967
Sigmund Freud: Al di là del principio di piacere (1920) in Opere 1917-1923, Boringhieri, Torino 1977
Fonte: http://www.circolobateson.it/archiviobat/2009/vacanza/E%20Bosco_Spielrein.doc
Sito web da visitare: http://www.circolobateson.it/
Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine
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