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Il Temperament and Character Inventory (TCI) rappresenta una batteria di test designati per valutare differenze tra individui rispetto a specifici parametri, denominati dimensioni, al fine di poter essere utilizzato nella valutazione clinica del paziente psichiatrico come strumento diagnostico e di ausilio nella scelta della strategia terapeutica.
Il TCI prende in considerazione 7 dimensioni maggiori, ripartite in due domini: il Temperamento ed il Carattere, i quali rappresentano le due principali componenti della personalità. Il Temperamento fa riferimento all’insieme delle risposte innate agli stimoli emozionali, è parzialmente ereditabile, manifesto sin dalla nascita e moderatamente stabile nel corso della vita; 4 sono le dimensioni attraverso le quali viene valutato: “Ricerca della Novità”, “Evitamento del Danno”, “Dipendenza dalla Ricompensa” e “Persistenza”. Il Carattere, invece, concerne idee, obiettivi e valori individuali, che influenzano le scelte volontarie, le intenzioni e il significato di ciò che è esperienza di vita; è moderatamente influenzato dagli insegnamenti socioculturali e dal percorso di maturazione individuale. Le tre dimensioni con le quali è misurato sono: “Autodirezionalità”, “Cooperatività” e “Autotrascendenza”. Ciascuno di questi aspetti della personalità interagisce con gli altri influenzando la gestione della propria emotività e la suscettibilità ai disordini del comportamento.
I questionari di valutazione sono costituiti da una serie di 240 affermazioni, selezionate in parte dal TPQ (Temperament Personality Questionnaire), in parte formulate ex novo , riguardanti gusti, interessi, reazioni emotive, attitudini, obiettivi e valori con modalità di risposta “VERO/FALSO”, alle quali il soggetto deve approcciare senza alcun aiuto od assistenza da parte del medico, il quale deve limitarsi ad invitare il paziente a leggere attentamente le istruzioni e rispondere in maniera piuttosto rapida (si veda Allegato). Il questionario può anche essere somministrato come intervista strutturata, o compilato in riferimento ad un terzo (ad esempio dall'esaminatore rispetto al paziente o da un familiare) dimostrando sempre una notevole concordanza nei risultati ottenuti [1] (Cloninger et al., 1994). Essa supera l'80% negli items riguardanti il temperamento ed il 65% in quelli inerenti al carattere tra le diverse modalità di somministrazione (80% HA, 88% NS, 77% RD, 65% SD, 65% C, 60% ST); ne esiste inoltre una versione semplificata (125 affermazioni) adatta a soggetti in età infantile (dai 7 ai 14 anni),il J-TCI (Junior-TCI). La misurazione del punteggio ottenuto avviene attribuendo 1 punto a ciascuna risposta corretta secondo le indicazioni fornite da una apposita griglia; le affermazioni infatti, sono formulate in modo tale da poter risultare corretta sia una risposta affermativa che una negativa. La somma di tali punti per ciascuna dimensione dà il “Raw Score” che corrisponde ad un massimo di:
Temperamento Carattere
35 punti per l'HA 44 per la SD
40 per l'NS 42 per la C
24 per l'RD 33 per l' ST
8 per la P
In base ai risultati ottenuti nella popolazione di riferimento, è possibile far corrispondere a ciascun “Raw Score” un “Punteggio Percentile” ed un “T-Score” . Al fine di ottenere un ragionevole grado di certezza clinica il test dovrebbe essere replicato come minimo una volta. Quando i risultati risultino in conflitto rispetto alle previsioni, allora i dati disponibili e le previsioni teoriche saranno riportate nella relazione. In ogni caso, decisioni definitive non dovrebbero essere prese esclusivamente sulla base dei soli test e senza considerare le altre informazioni cliniche riguardanti il soggetto. I risultati del TCI test sono significativi come aiuto aggiuntivo nel processo di elaborazione del giudizio clinico.
Cloninger iniziò il suo lavoro sulla struttura di personalità al fine di sviluppare un modello complessivo applicabile sia a soggetti sani che a soggetti malati; lavorò inizialmente in riferimento al modello formulato da Eysenck, per giungere poi alla conclusione che questo fosse inaccettabile; se per Eysenck infatti fattori genetici ed ambientali finivano con l’influenzare il comportamento in egual maniera, per Cloninger invece, risultava vero l’esatto opposto. Descrisse dunque una teoria unificata basata su una sintesi di informazioni a partire da studi genetici, familiari, di sviluppo longitudinale e psicometrici, come pure neuro farmacologici, neuro anatomici, e neurobiologici sul condizionamento comportamentale e sull’apprendimento nell’uomo ed in altri animali [2,3,4] (Cloninger 1987 a, b, 1991); dimostrando come la struttura fenotipica della personalità possa differire dalla sottostante struttura biogenetica perché la variazione di comportamento osservata è il risultato dell’ interazione tra fattori genetici ed ambientali. Da questa prospettiva, lo sviluppo della personalità è visto come un processo epigenetico iterativo nel quale i fattori temperamentali ereditabili motivano l’apprendimento introspettivo di concetti del Sé, che a loro volta modificano il significato e la rilevanza degli stimoli percepiti ai quali la persona risponde. In questo modo, sia lo sviluppo del temperamento che del carattere si influenzano reciprocamente e concorrono a motivare il comportamento [5] (Cloninger et al., 1993).
Egli ipotizzò che il temperamento fosse funzionalmente organizzato in sistemi indipendenti, costituiti da reti neuronali in grado di attivare, mantenere ed inibire attività comportamentali in risposta a specifiche classi di stimoli; così attivazioni comportamentali si realizzano in risposta a novità e segnali di ricompensa od evitamento della punizione; inibizioni comportamentali si verificano in risposta a segnali di punizione o di non ricompensa. Furono perciò definite, inizialmente, tre dimensioni del comportamento: ”Ricerca della Novità”, ”Evitamento del Danno”, ”Dipendenza dalla Ricompensa”; successivamente, però, sulla scorta di alcuni studi [6,7,8] la dipendenza dall’approvazione e da legami sociali “caldi” venne riconosciuta essere non associata ed ereditata indipendentemente rispetto alla capacità di perseveranza a dispetto di frustrazioni o segnali di rinforzo, individuando così una quarta dimensione temperamentale: la ”Persistenza”, inizialmente considerata sottoscala della “Dipendenza dalla Ricompensa” [5] . Ciascuna dimensione ha infatti quattro sottoscale (o sottodomini o sottocategorie) (Tabella1) . E’ degno di nota, che i quattro domini del temperamento possano, retrospettivamente, essere visti come una moderna interpretazione dei quattro vecchi temperamenti individuati da Ippocrate: al malinconico corrisponde “l’Evitamento del Danno”; al collerico la “Ricerca della Novità”; al sanguigno la “Dipendenza dalla Ricompensa”, al flemmatico la “Persistenza”. I quattro temperamenti possono anche essere considerati in corrispondenza alle quattro emozioni basilari di paura, rabbia, amore e tenacia.
Il modello temperamentale fornisce un’eccellente descrizione delle tradizionali tipologie di disturbo della personalità [2] , ma è incapace di distinguere la presenza di un effettivo disturbo dalla presenza delle sole caratteristiche temperamentali in assenza di un sottostante disturbo di personalità; sono appunto le tre dimensioni caratteriali, “Autodirezionalità”, “Cooperatività” ed “Autotrascendenza”, a permettere questa distinzione [5] . Come detto precedentemente, gli aspetti caratteriali della personalità concernono obiettivi e valori individuali, in contrasto con quelli temperamentali che fanno riferimento alle proprie abitudini ed all’insieme delle risposte innate agli stimoli emozionali; tali acquisizioni caratteriali modificano l’importanza ed il significato di ciò che è esperienza di vita e sono così in grado di modificare anche le stesse reazioni emotive. Pertanto le tre dimensioni caratteriali possiedono una prospettiva intellettuale, relativamente ai limiti tra ciò che è sé e ciò che è altro, ma anche una prospettiva emotiva.
Il concetto di base della Autodirezionalità si riferisce alla autodeterminazione ed alla “forza di volontà”, ovvero lo sforzo con cui si identifica l’ Io immaginario come un individuo unitario, integrato e propositivo, piuttosto che un insieme disorganizzato di impulsi reattivi. Essa misura la capacità di controllo individuale, regolamentazione ed adattamento per adeguarsi ad una situazione reale in accordo con i propri valori ed obbiettivi . L’Autodirezionalità valuta, dunque, il concetto di Sé come individuo autonomo; da ciò derivano sentimenti quali integrità, onore, autostima, efficienza, leadership e speranza; similmente la Cooperatività valuta il concetto di Sé come parte integrante della società e dell’umanità, da cui derivano sentimenti quali compassione, coscienza sociale e carità; infine l’Autotrascendenza valuta il concetto di Sé come parte dell’universo e del suo equilibrio, da cui derivano sentimenti di partecipazione mistica, fede religiosa, serenità incondizionata e pazienza. Di conseguenza individui con il medesimo temperamento possono comportarsi differentemente in conseguenza delle diversità caratteriali sviluppatesi, così ad esempio un individuo con alti punteggi nelle dimensioni “Ricerca della Novità” ed “Evitamento del Danno”, soprattutto se associati a bassi punteggi nelle dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività”, potrebbe sviluppare un disturbo di personalità, quale il borderline; o piuttosto potrebbe essere un maturo e tenace esploratore, un curioso scienziato od un brillante uomo d’affari.
In accordo con la teoria biopsicosociale di Cloninger, lo sviluppo del carattere si attua mediante l’ausilio della memoria dichiarativa, laddove il temperamento concerne differenze individuali nei processi di memoria procedurale [5].
Sia in soggetti psichiatrici che non, le quattro dimensioni temperamentali si sono rivelate altamente stabili ed affidabili nonostante lo stato d’animo del soggetto. Vanno, però ricordate due importanti riserve: i punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” aumentano transitoriamente quando gli individui sono agitati o depressi [2,8,9,10,11,12] ; nello specifico, lo stato depressivo è responsabile del 10% della variabilità della dimensione “Evitamento del Danno” in soggetti sani o “outpatients” , e del 25% in soggetti “outpatients” in funzione della severità dello stato [9,10]. Similmente, i punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità” decrescono con l’età di circa il 10% [5,8] e potrebbero transitoriamente aumentare quando i pazienti bipolari sono subclinicamente ipomaniacali [13]. Così pure è stata verificata la stabilità delle dimensioni caratteriali, seppure “Autodirezionalità” e “Cooperatività” aumentano all’aumentare dell’età (l’incremento maggiore si registra tra i 18 e i 30 anni)[5]. E’ importante sottolineare come studi su un’ ampia scala di gemelli hanno confermato che i quattro temperamenti sono geneticamente omogenei ed indipendenti gli uni dagli altri [14]. Tali studi hanno dimostrato che ci sono influenze ambientali capaci di indurre una debole correlazione tra “Persistenza” e “Dipendenza dalla Ricompensa”, ma ciò non è supportato da una corrispondenza genetica [14]. L’indipendenza delle dimensioni temperamentali e caratteriali è stata successivamente riconfermata da una meta-analisi realizzata nel 2008, seppure sia emersa una correlazione negativa tra le dimensioni “Evitamento del Danno” e “Ricerca della Novità” [15]
Ciascuna delle 7 dimensioni maggiori comprende differenti Sottoscale, rispettivamente 12 per quanto concerne il dominio del Temperamento e 13 per il dominio Caratteriale (Tabella 1-2).
Tabella 1: scale, sottoscale temperamentali con relativi punteggi
|
Temperamento |
|
NS1 |
Desiderio di esplorazione ed entusiasmo Vs Stoicismo e rigidità |
11 |
NS2 |
Impulsività Vs Riflessività |
10 |
NS3 |
Estroversione Vs Introversione |
9 |
NS4 |
Sregolatezza Vs Rigidità |
10 |
NS |
Ricerca della Novità |
40 |
HA1 |
Ansia anticipatoria e Pessimismo Vs Ottimismo incontrollato |
11 |
HA2 |
Paura dell’incertezza Vs Sicurezza |
7 |
HA3 |
Diffidenza verso gli estranei Vs Socievolezza |
8 |
HA4 |
Faticabilità ed Astenia Vs Energia e Vigore |
9 |
HA |
Evitamento del Danno |
35 |
RD1 |
Sentimentalismo Vs Austerità |
10 |
RD3 |
Attaccamento Vs Distacco |
8 |
RD4 |
Dipendenza Vs Indipendenza |
6 |
RD |
Dipendenza dalla Ricompensa |
24 |
P |
Persistenza |
8 |
Tabella 2: scale e sottoscale caratteriali con relativi punteggi
|
Carattere |
|
SD1 |
Responsabilità Vs Colpevolizzazione dell’altro |
8 |
SD2 |
Determinazione Vs Mancanza di scopi |
8 |
SD3 |
Ricchezza di risorse Vs Inerzia |
5 |
SD4 |
Accettazione di sé stessi Vs Lotta contro sé stessi |
11 |
SD5 |
Fermezza Vs Labilità dei propri valori ed abitudini |
12 |
SD |
Autodirezionalità |
44 |
C1 |
Accettazione sociale Vs Intolleranza sociale |
8 |
C2 |
Empatia Vs Disinteresse sociale |
7 |
C3 |
Utilità Vs Inutilità |
8 |
C4 |
Compassione Vs Vendicatività |
10 |
C5 |
Buona coscienza Vs Vantaggio personale |
9 |
C |
Cooperatività |
42 |
ST1 |
Dimenticanza di sé Vs Esperienze di autoconsapevolezza |
11 |
ST2 |
Identificazione transpersonale Vs Identificazione personale |
9 |
ST3 |
Accettazione dello spirituale Vs Materialismo razionale |
13 |
ST |
Autotrascendenza |
33 |
Descrizione generale
Individui con alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” tendono ad essere prudenti, attenti, paurosi, inquieti, apprensivi, nervosi, timidi, dubbiosi, scoraggiati, insicuri, passivi, negativi, anche in situazioni che solitamente non preoccupano le altre persone; sono inoltre inibiti e timorosi nella maggior parte dei contesti sociali. Il loro livello energetico è generalmente basso, ed essi si percepiscono cronicamente stanchi o si affaticano facilmente. Necessitano di maggiori rassicurazioni ed incoraggiamenti rispetto alla gran parte delle persone e sono eccezionalmente sensibili alle critiche e alle punizioni. I vantaggi di un elevato grado di Evitamento del Danno sono rappresentati dalla grande sensibilità ed attenzione nel prevedere possibili pericoli, il che permette l’elaborazione di un piano di fuga qualora si realizzi una situazione realmente dannosa. Gli svantaggi si presentano nel caso in cui il pericolo seppure improbabile, venga comunque avvertito come imminente; tale pessimismo porta così a una preoccupazione inutile e non necessaria.
Al contrario, gli individui con bassi valori in tale dimensione del temperamento tendono ed essere spensierati, rilassati, audaci, coraggiosi ed ottimisti anche in circostanze che preoccupano la gran parte delle persone. Sono descritti come estroversi, rilassati ed aperti nella maggior parte delle situazioni sociali. Il loro livello energetico tende ad essere alto ed essi trasmettono dinamicità e vitalità. I vantaggi di un basso punteggio in questa dimensione sono la fiducia di fronte al pericolo e all’ incertezza, l’ottimismo e la possibilità di sforzi energetici con poco o senza stress. Gli svantaggi sono dovuti alla mancanza di responsabilità e cautela davanti al pericolo e quindi ad uno sconsiderato ottimismo.
Descrizione dettagliata
Ansia anticipatoria e pessimismo Vs ottimismo incontrollato (HA1)
Individui con alti punteggi in questa sottoscala manifestano due diverse tendenze di comportamento. Da un lato, risultano ansiosi e pessimisti, intravedendo nella maggior parte dei casi come unico risultato il fallimento od il danno; questa tendenza è particolarmente pronunciata in situazioni di incertezza, non familiari o realisticamente difficili, ma si realizza anche durante situazioni non preoccupanti, rassicuranti e controllabili. Inoltre hanno serie difficoltà nel superare situazioni umilianti ed imbarazzanti tendendo piuttosto a rimuginare su queste esperienze per lunghi periodi.
In contrasto, le persone con valori bassi in tale sottoscala sono descritte come dei pensatori positivi; tipicamente non si preoccupano anticipatamente del possibile esito e tendono ad essere disinibiti, noncuranti, spensierati, non preoccupandosi di mettere in pericolo anche il loro stato di benessere fisico. Quando imbarazzati od umiliati riescono a superare l’offesa rapidamente.
Paura delle incertezze Vs Sicurezza (HA2)
Gli individui con alti punteggi in questa sottoscala non riescono a tollerare situazioni d’incertezza o contesti non familiari; tale atteggiamento è comune, a prescindere dal corrispettivo punteggio dimensionale, laddove le circostanze siano realmente potenzialmente pericolose ma la caratteristica distintiva di tali soggetti è l’incapacità a tollerare situazioni che seppure incerte e poco familiari non siano per nulla prive di pericoli o danneggiamenti. Di conseguenza essi raramente affrontano il rischio, hanno difficoltà di adattamento, scarsa tendenza a modificare la routine e preferiscono rimanere calmi e passivi.
In contrasto, individui con bassi punteggi in questa sottoscala si mostrano fiduciosi, pacati e sicuri nella gran parte dei contesti, anche in circostanze comunemente ritenute sfavorevoli e rischiose; anzi, in alcuni casi, preferiscono affrontare il rischio, come guidare un’automobile velocemente su una strada ghiacciata, piuttosto che stare calmi e passivi per alcune ore. Inoltre si adattano facilmente ai cambiamenti.
Timidezza con gli estranei Vs Socievolezza (HA3)
Gli individui con alti punteggi in questa sottoscala sono descritti come condiscendenti e timidi nelle gran parte delle situazioni sociali, spesso evitano attivamente incontri con sconosciuti per la loro mancanza di confidenza e si aprono ad una nuova relazione solo dopo aver ricevuto solide garanzie. Più in generale, qualsiasi iniziativa essi possano prendere è facilmente inibita da circostanze non familiari.
In opposizione, individui con bassi punteggi sono descritti come coraggiosi, sfrontati e sfacciati; si esprimono senza esitazioni e prontamente intraprendono relazioni sociali, non sono per nulla timidi con gli sconosciuti ed il loro spirito d’iniziativa non subisce limitazioni in situazioni non familiari.
Faticabilità ed astenia Vs Energia e vigore (HA4)
Individui con alto punteggio in questa sottoscala appaiono astenici e stanchi rispetto alle altre persone, necessitano spesso di un pisolino o pause a causa della loro pronunciata faticabilità; inoltre essi recuperano più lentamente rispetto alle altre persone a parità di stress fisico o psichico.
Individui con un basso punteggio tendono, invece, ad essere energici e dinamici, spesso rimangono in attività per lunghi periodi; in altri termini sono rare le situazioni che risultino loro stancanti o difficili. Tipicamente recuperano più rapidamente rispetto agli altri di fronte a stress di pari entità.
Descrizione generale
Individui con un alto punteggio nella dimensione “Ricerca della Novità” tendono a essere impulsivi, curiosi, entusiasti, esplorativi, eccitabili, esuberanti, facilmente annoiati, disordinati. L’entusiasmo, e la capacità di essere facilmente coinvolti in nuove attività sono i vantaggi di un alto punteggio in questa dimensione; gli svantaggi sono legati all’atteggiamento eccessivamente collerico ed alla rapidità con la quale abbandonano le proprie attività non appena le loro aspettative vengano deluse, con conseguente incostanza nelle relazioni ed instabilità negli sforzi.
In contrasto individui con un punteggio basso sono descritti come indifferenti, privi di entusiasmo, riflessivi, riservati, tolleranti, monotoni, sistematici ed ordinati.
Descrizione dettagliata
Desiderio di esplorazione ed entusiasmo Vs Stoicismo e rigidità (NS1)
Individui che registrano un alto punteggio in questo sottoscala amano sperimentare situazioni e luoghi non familiari anche nei contesti nei quali la maggior parte delle persone risulterebbe poco interessata. A volte sono definiti come “cercatori di nuove sensazioni”; sono facilmente entusiasmabili, amano emozioni e avventure, si annoiano frequentemente ed evitano la monotonia; sono intolleranti alla routine e cercano di introdurvi cambiamenti. Risultano, perciò, agli occhi dell’altro, innovativi e poco convenzionali.
In contrasto, individui con un basso punteggio hanno scarsa o assente esigenza di novità; non trovano particolare soddisfazione nelle nuove esperienze e di conseguenza preferiscono situazioni e luoghi familiari. Sono poco propensi ad intraprendere progetti e, qualora lo facciano pretendono preventivamente salde garanzie. Raramente si annoiano e sono così legati alla routine da preferirla anche rispetto a prospettive più convenienti che ne comportino però una modifica.
Impulsività Vs Riflessività (NS2)
Persone con alti punteggi in questa sottoscala risultano frenetici, eccitati, teatrali e volubili; prendono decisioni rapidamente, seppure non adeguatamente informati. Solitamente agiscono secondo l’istinto e la sensazione del momento e per questo motivo devono rivedere frequentemente le loro opinioni, qualora si presentino informazioni nuove o non previste. Si distraggono facilmente e dunque hanno difficoltà a restare concentrati per lungo tempo. Più in generale mostrano una scarsa tendenza al controllo degli impulsi.
In maniera del tutto opposta, bassi punteggi sono espressione di notevole capacità riflessiva; questi individui di rado azzardano ipotesi, tendono, piuttosto, ad essere analitici e richiedono informazioni dettagliate per poter prendere una decisione o formulare un opinione. Raramente infrangono le regole, raramente si distraggono e possono rimanere concentrati per lunghi periodi di tempo.
Estroversione Vs Introversione (NS3)
Individui con alti punteggi in questa sottoscala tendono ad essere prodighi, non solo col loro denaro ma anche nei riguardi di energie e sentimenti. Hanno la tendenza ad ostentare senza badare a spese e preferiscono spendere piuttosto che risparmiare; è raro che riescano a realizzare una vacanza quando questa presupponga un precedente periodo di risparmio; amano vivere “al limite” e si spingono al limite delle loro risorse e capacità.
In maniera opposta, individui con un basso punteggio in questa sottoscala sono riservati e controllati; hanno cura dei loro denari, energie e sentimenti. Possono perciò risultare frugali o avari perché lentamente si decidono a spendere i propri soldi.
Sregolatezza contro Rigidità (NS4)
Individui con alti punteggi in tale sottoscala risultano mutevoli e disordinati, perdono la calma facilmente ed altrettanto comunemente mostrano ed esprimono rabbia in apparenza, soprattutto quando non ottengono ciò che vogliono e quando lo desiderano; tipicamente preferiscono attività senza rigide regole proprio perché non amano né la rigidità né le regole. Fuggono la frustrazione e tutto ciò che risulti noioso o non confortevole sia sotto l’aspetto fisico che psichico.
Oppostamente, gli individui con bassi punteggi tendono ad essere organizzati, ordinati, metodici e sistematici, tipicamente preferiscono attività con regole rigide, difficilmente perdono la pazienza e raramente si arrabbiano.
Descrizione generale
Individui con alti punteggi nella dimensione “Dipendenza dalla Ricompensa” sono descritti come affettuosi, amorevoli, sensibili, socievoli, affabili e delicati; cercano il contatto e sono aperti alla comunicazione con l’altro, caratteristicamente trovano persone di loro gradimento ovunque essi si trovino. Tra i principali pregi vi è la sensibilità, la quale facilita rapporti caldi e permette la comprensione dei sentimenti altrui; mentre lo svantaggio preminente consiste nella facilità con la quale vengono influenzati dalle altre persone, con il rischio concreto di perdere di obbiettività.
Individui che hanno, invece, un basso punteggio in questa dimensione sono spesso descritti come pratici, concreti, freddi e poco sensibili; amanti della solitudine e difficilmente aperti alla comunicazione. Preferiscono piuttosto mantenere le distanze e tipicamente hanno difficoltà a trovare qualcosa in comune con gli altri. Tra i vantaggi, la totale indipendenza dall’aspetto sentimentale della relazione, il che permette giudizi concreti ed obiettivi, non influenzati dalla necessità di trovare un punto d’accordo od un giudizio positivo; tale “freddezza”sociale può anche essere, però, uno svantaggio quando interferisce con la capacità di costruire relazioni durature. La mancanza di sensibilità di questi soggetti comporta spesso una prospettiva fortemente egocentrica che compromette la possibilità di accettare l’altro in quanto diverso
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Descrizione dettagliata
Sentimentalismo Vs Austerità (RD1)
Individui con alti punteggi in questa sottoscala sono descritti come sentimentali, compassionevoli e comprensivi. Mostrano facilmente le proprie emozioni (sono più propensi nel piangere davanti ad un film triste rispetto a qualsiasi altro tipo di persona) e vivono personalmente ed intensamente le emozioni di coloro che li circondano.
In contrasto, individui con un basso punteggio sono definiti concreti, austeri, distaccati e freddi. Raramente vivono emozioni forti e ciò fa di loro tipi bizzarri e distanti; trovano, ad esempio, canzoni e film tristi estremamente noiosi. Mancano di empatia e ciò rende loro difficile poter stabilire delle relazioni sociali durature.
Attaccamento Vs Distacco (RD3)
Alti punteggi in questa sottoscala identificano individui che preferiscono l’intimità alla privacy; che amano discutere delle loro esperienze e sentimenti in maniera aperta. Tendono a creare stretti e duraturi rapporti sociali e temono di essere rifiutati ed allontanati.
In contrasto, individui con bassi punteggi in tale sottoscala manifestano in maniera più o meno pronunciata distacco e disinteresse per le relazioni sociali; prediligono la privacy all’intimità e sono spesso descritti come riservati. Non condividono i loro sentimenti con gli altri e spesso vengono ricordati come distanti e solitari od addirittura alienati e comunemente indifferenti a rifiuti e disinteressi.
Dipendenza Vs Indipendenza (RD4)
Individui con alti punteggi in questa sottoscala sono dipendenti dal supporto emotivo e dall’approvazione degli altri, tengono molto alla loro immagine e spesso cercano di favorire sentimenti di protezione o dominanza da parte dell’altro. Possono essere riluttanti nel prendere decisioni od affrontare problemi autonomamente. Cercano supporto e protezione e a tal fine spesso si allontanano dai propri obiettivi. Sono facilmente feriti da critiche e disapprovazione e temono sino al panico la possibilità di essere abbandonati; risultano estremamente sensibili alle circostanze ed alle pressioni sociali.
In contrasto, individui con bassi punteggi non dipendono né dal supporto emotivo né dall’approvazione dalle altre persone; non sono sensibili alle pressioni sociali né alle critiche. Vengono perciò ricordati come indipendenti, autosufficienti ed autonomi.
Descrizione generale
Nell’attuale versione del TCI la dimensione temperamentale “Persistenza” non è suddivisa in sottoscale, ma è rappresentata da un’unica scala costituita da soli 8 “item”. E’ comunque possibile individuare i quattro paradigmi comportamentali ad essa associati; questi sono: Desiderio di impegno Vs Indolenza, pigrizia; Temprato dal lavoro in risposta a punizioni occasionali Vs Viziato da consistenti ricompense in assenza di punizioni; Ambizioso se pure in presenza di ricompense assenti od occasionali Vs Produttività inferiore alle proprie capacità ed aspettative; Perfezionismo Vs Pragmatismo.
Individui con alti punteggi nella dimensione “Persistenza” tendono ad essere industriosi, perseveranti e costanti. Proseguono il loro lavoro anche in presenza di frustrazioni e fatica e tipicamente intensificano i loro sforzi in risposta ad una ricompensa anticipata; si offrono spesso volontari e sono ansiosi di iniziare il compito loro assegnato. Concepiscono la frustrazione e la fatica come una sfida personale; desistono raramente dalle loro attività ed anzi tendono ad aumentare i loro sforzi se criticati o posti davanti agli errori commessi. Hanno grandi ambizioni, anche al di sopra delle loro reali capacità, e sono sempre disposti al sacrificio se intravedono un possibile successo, in particolar modo quando il loro lavoro passa inosservato. Spesso si rivelano perfezionisti e maniaci del lavoro; pronti, cioè, a spingersi oltre il limite di ciò che è necessario. Alti punteggi in tale dimensione configurano, dunque, una strategia comportamentale che risulta adattativa in presenza di ricompense occasionali ma stabili contingenze, maladattativa, invece, in presenza di contingenze frequentemente mutevoli, poiché si risolve in una sterile testardaggine.
Al contrario, individui con bassi punteggi nella dimensione “Persistenza” risultano indolenti, inattivi, inaffidabili ed incostanti; raramente intensificano i loro sforzi; neanche in risposta a ricompense anticipate. Raramente si offrono volontari per una qualsiasi attività e tipicamente svolgono molto lentamente i loro compiti, seppure estremamente facili. Inoltre desistono rapidamente in risposta a frustrazioni, critiche, ostacoli e fatica. Sono solitamente soddisfatti della loro attuale condizione e non sentono l’esigenza di miglioramenti. Vengono descritti come poco ambiziosi, produttivi al di sotto delle loro reali possibilità, intenti ad ottenere solo ciò che è strettamente necessario. Altra caratteristica è il pragmatismo, inteso come capacità di rinuncia, laddove il loro lavoro non venga adeguatamente ricompensato, e di tendenza al compromesso; ma anche di mancanza di perseveranza in risposta a ricompense occasionali. Conseguentemente un basso punteggio in tale dimensione identifica una strategia comportamentale adattativa laddove le contingenze cambino facilmente, maladattativa laddove le ricompense sono poche e secondarie ad uno sforzo di lunga durata.
Descrizione generale
Individui con alti punteggi nella dimensione “Autodirezionalità” sono descritti come maturi, forti, responsabili, autosufficienti, affidabili, orientati nel raggiungimento dei propri obiettivi, costruttivi, ben integrati, efficienti, specialmente quando venga loro affidato il ruolo di leader; posseggono una buona autostima e considerazione di sé stessi. La caratteristica distintiva di tali soggetti è la capacità di adattare i propri schemi comportamentali alle esigenze delle proprie scelte ed obiettivi; da ciò deriva l’efficienza che li contraddistingue. Inoltre, qualora venga loro richiesto di eseguire un ordine, potrebbero risultare ribelli rispetto all’autorità stessa che ha commissionato il compito per la naturale tendenza a modificarne gli obiettivi e le modalità.
Al contrario, individui con bassi punteggi nella dimensione “Autodirezionalità” sono descritti come immaturi, fragili, deboli, inefficienti, irresponsabili, inaffidabili e scarsamente integrati, se non sotto la guida di un leader esperto. Sono privi di una stabile organizzazione interna, e ciò li rende incapaci di definire, pianificare e raggiungere i propri obiettivi; conseguentemente vivono un numero di esperienze minore e di più breve durata, senza che riescano a realizzare la propria soddisfazione personale. In altri termini, il loro comportamento è dominato dalle circostanze esterne e costituito, generalmente, da azioni di tipo reattivo alle sollecitazioni esterne, piuttosto che da azioni guidate dalla volontà di perseguire i propri scopi e rispettare i propri valori. Ne risulta un atteggiamento passivo e conformista che è utile all’interno di specifici contesti sociali, quali l’immigrazione ed il conseguente confronto con una nuova cultura, o l’apprendimento di un nuovo culto, o ancora durante l’infanzia, una fase di crescita nella quale è necessario acquisire dagli altri gli obiettivi da perseguire ed i valori a cui fare riferimento; ma che non è mai vantaggioso nella restante, maggior parte, delle situazioni sociali dove è la capacità di gestire e dirigere la propria vita ed eventualmente quella altrui a permettere un adeguato grado funzionamento sociale.
Descrizione dettagliata
Responsabilità Vs colpevolizzazione dell’altro (SD1)
Gli individui che registrano alti punteggi in questa sottoscala sono tipicamente capaci e liberi di prendere decisioni; riconoscono che i loro comportamenti, e gli eventuali problemi, riflettono in genere le proprie scelte e sono conseguentemente in grado di assumersene la responsabilità; solitamente lasciano negli altri un impressione di affidabilità e fiducia in sé stessi.
In contrasto, soggetti che registrano bassi punteggi in questa sottoscala tendono ad incolpare gli altri ed in genere le circostanze esterne per ciò che sta loro accadendo. Ritengono che il loro comportamento, le loro scelte ed i loro problemi siano frutto di condizionamenti esterni o comunque di fattori al di fuori della loro volontà; conseguentemente, non sono in grado di assumere la responsabilità delle proprie azioni e lasciano negli altri un’impressione di inaffidabilità ed irresponsabilità.
Determinazione Vs Mancanza di scopi (SD2)
Individui che registrano alti punteggi in questa sottoscala vengono spesso descritti come orientati e determinati rispetto ai propri obiettivi; hanno una chiara conoscenza del significato e della direzione della propria vita; tipicamente hanno sviluppato la capacità di differire la gratificazione per poter raggiungere i propri fini. In altre parole, le loro azioni sono guidate dagli scopi ultimi che sono stati prefissati e dal rispetto dei propri valori.
In contrasto, gli individui che registrano un basso punteggio in questa sottoscala hanno difficoltà nell’individuare il significato e la direzione della propria vita. Sono caratteristicamente incerti rispetto ad obiettivi a più lungo termine e, il perseguimento di questi è facilmente ostacolato da circostanze esterne ed influenzato da gratificazioni più semplici ed immediate. Percepiscono la propria vita come vuota e priva di significato, se si eccettuano gli impulsi e le reazioni momentanee. Sono generalmente incapaci di rimandare la gratificazione.
Ricchezza di risorse Vs Inerzia (SD3)
Gli individui che registrano un alto punteggio in tale sottoscala sono solitamente descritti come intraprendenti ed efficienti, lasciano negli altri un’impressione di produttività, fermezza, arguzia e capacità di innovazione. Ciò traspare dalla loro capacità di individuare nuove idee, soluzioni ed opportunità finalizzate alla risoluzione del problema; tendono, infatti, a vedere nel problema stesso un’opportunità di innovazione e cambiamento.
Al contrario, soggetti che registrano un basso punteggio in questa sottoscala risultano agli occhi dell’altro come privi di speranze, inefficienti ed impotenti; privi delle abilità e dell’esperienza necessarie alla risoluzione del problema. Si sentono, perciò, incapaci ed incompetenti nell’affrontare determinati ostacoli e, conseguentemente, tendono ad aspettare l’altro affinché prenda in mano la situazione.
Accettazione di sé stessi Vs Lotta contro sé stessi (SD4)
Individui che ottengono un alto punteggio in questa sottoscala vengono descritti come sicuri di sé e come soggetti capaci di accettare limiti e pregi della propria persona. In altre parole, cercano di ottenere il massimo dalle loro capacità senza pretendere di avere abilità al di fuori del proprio bagaglio. Si sentono a proprio agio con il loro stato fisico e mentale; seppure sono in grado, eventualmente, di migliorarne i limiti tramite allenamento e sforzi costruttivi.
Al contrario, i soggetti che fanno registrare un basso punteggio in questa sottoscala hanno poca stima di sé e non accettano né traggono benefici dal loro stato fisico e mentale. Tendono così, ad evadere i limiti della propria persona, sforzandosi di essere altro rispetto a ciò che effettivamente sono; spesso incorrono in fantasie di eterna ricchezza, giovinezza, bellezza, importanza e quando messi a confronto con la realtà appaiono seriamente disturbati, piuttosto che rivedere i loro obiettivi e le loro abitudini in maniera costruttiva. Vengono visti da gli altri in una perpetua lotta con loro stessi.
Fermezza Vs Labilità dei propri valori ed abitudini (SD5)
Individui che registrano un alto punteggio in questa sottoscala hanno sviluppato uno spettro di obiettivi consoni e, di buone abitudini rispetto alle varie circostanze, tale da permettere loro di agire automaticamente in ottemperanza a questi e, nel complesso, ai loro valori. Ciò viene solitamente raggiunto gradualmente, come conseguenza di una adeguata auto-disciplina che consta di pratiche ed esercizi ripetitivi; così che tali buone abitudini risultino, infine, più forti dell’impulso o dell’istinto momentaneo. In altri termini, raramente confondono le proprie priorità e solitamente credono in loro stessi e nelle proprie acquisizioni; senza smarrirsi anche nelle situazioni più disparate.
Oppostamente, soggetti che registrano bassi punteggi in tale sottoscala hanno sviluppato uno spettro di abitudini e valori inconsistenti e mutevoli tale da rendere loro arduo la definizione ed il raggiungimento di congrui obiettivi; spesso vengono percepiti dagli altri come deboli ed impacciati; in altri termini la loro forza di volontà non risulta forte a sufficienza per poter fronteggiare specifiche tentazioni nelle quali, conseguentemente, continuano a cadere seppure nella consapevolezza che da ciò ne deriverà sofferenza.
Descrizione generale
Tale dimensione è stata formulata come misura della capacità dell’individuo di identificarsi ed accettare l’altro. Coloro che registrano alti punteggi sono descritti come empatici, tolleranti, compassionevoli, supportivi, leali, capaci di essere al servizio dell’altro e tendenti il più possibile alla cooperazione. Accettano e rispettano le scelte ed i bisogni altrui quanto i propri; questa capacità è particolarmente importante nei lavori di gruppo al fine di promuovere relazioni armoniose ed equilibrate.
Al contrario, gli individui che fanno registrare un basso punteggio in questa dimensione sono descritti come immersi in sé stessi, intolleranti, critici, poco disposti all’aiuto, vendicativi ed opportunisti; guardano, infatti, primariamente al proprio interesse e non tengono adeguatamente in considerazione i sentimenti ed i diritti altrui. I soggetti con tali caratteristiche tendono spesso alla solitudine, dati i loro importanti limiti nelle relazioni tra pari; nel caso in cui rivestano dei ruoli da leader risulteranno allora tirannici ed offensivi stante la loro mancanza di empatia, compassione e fermezza di principi morali.
Descrizione dettagliata
Accettazione sociale Vs intolleranza sociale (C1)
Soggetti che registrano un alto punteggio in questa sottoscala sono descritti come tolleranti ed amichevoli, sono pronti ad accettare l’altro per ciò che è, seppure molto diverso sotto l’aspetto comportamentale, culturale, etico o semplicemente distante per opinioni ed idee.
Al contrario, individui con bassi punteggi vengono descritti come intolleranti e molto poco amichevoli, sono impazienti e critici, specialmente con chi ha differenti obbiettivi e valori. ”lo faccio a modo mio” è una delle classiche espressioni di questi persone, così tanto concentrate su loro stesse e così poco aperte alla comprensione dell’altro.
Empatia Vs Disinteresse sociale (C2)
Individui che registrano un alto punteggio in tale sottoscala sono tipicamente pronti ad immaginare sé stessi “nei panni degli altri”, presentano cioè una spiccata tendenza ad identificare il sentimento dell’altro all’interno del proprio spettro di emozioni, riuscendo così a trovarsi in forte sintonia con le sensazioni altrui. Si relazionano con dignità e rispetto e sono in grado di mettere da parte, inizialmente, il proprio giudizio per avere una migliore percezione di ciò che l’altro sta provando. Se alti valori nella dimensione temperamentale “Dipendenza dalla Ricompensa” si associano alla innata esigenza di vivere esperienze emotive comuni, un elevato punteggio nella sottoscala caratteriale dell’Empatia si associa invece alla capacità di concepire e rispettare consciamente i sentimenti, i valori e gli obiettivi altrui.
Oppostamente, coloro che registrano un basso punteggio vengono descritti come insensibili, poco interessati ai sentimenti altrui, incapaci di condividere gioie, sofferenze o difficoltà con l’altro o di rispettarne obiettivi e valori.
Utilità Vs Inutilità (C3)
Alti punteggi in tale sottoscala identificano individui supportivi, incoraggianti, rassicuranti, ”utili” in quanto felici di essere al servizio dell’altro e pronti a condividere conoscenze ed abilità così da permettere a questi di andare avanti; amano lavorare all’interno di un gruppo piuttosto che soli.
Coloro che invece, registrano un basso punteggio in questa sottoscala risultano egoisti, egocentrici ed egotisti; non tengono in adeguata considerazione l’altro e si preoccupano solo di sé stessi, anche quando si trovano all’interno di un gruppo altamente collaborativo. Preferiscono, di conseguenza, lavorare soli od essere a capo del gruppo stesso.
Compassione Vs Vendicatività (C4):
Soggetti che risultino avere alti punteggi in questa sottoscala sono descritti come compassionevoli, clementi, caritatevoli e benevolenti, non cercano la vendetta neanche nelle situazioni in cui sono stati trattati in maniera offensiva; piuttosto cercano di andare oltre l’offesa od il comportamento ingiusto al fine di portare comunque avanti la relazione in maniera costruttiva.
Al contrario, individui che registrano bassi punteggi provano piacere nel vendicarsi nei confronti della persona che li ha feriti, tale vendetta può realizzarsi in maniera manifesta od al contrario in maniera subdola; nel primo caso si osserva un comportamento attivamente aggressivo che mira a ledere l’altro dal punto di vista fisico, emotivo od economico; nel secondo caso, invece, un comportamento passivo-aggressivo che si realizza attraverso un latente rancore, una sregolata noncuranza, testardaggine o continua procrastinazione.
Buona coscienza Vs Vantaggio personale (C5)
Individui che segnano un alto punteggio in questa sottoscala sono descritti come persone oneste, genuine, giuste e sincere in grado di trattare l’altro in maniera equa e rispettosa; costoro hanno acquisito, infatti, degli stabili principi etici e morali che applicano in maniera costante nelle proprie relazioni sociali, lavorative ed extra-lavorative. Va sottolineato che tali standard etici e morali appartengono alla dimensione Cooperatività; a questa come parzialmente anche alle altre sottoscale, ma non sono correlati con la dimensione Auto-trascendenza.
Viceversa, chi fa registrare un basso punteggio è definito opportunista, disposto a qualsiasi cosa non gli rechi immediati problemi pur di raggiungere il proprio obiettivo; questi soggetti trattano l’altro in maniera ingiusta e non equa al fine di ottenere il proprio vantaggio, risultano perciò disonesti e manipolatori, privi di principi etici e morali.
Descrizione generale
Individui che facciano registrare alti punteggi in tale dimensione caratteriale sono descritti come pazienti, creativi, altruisti, soddisfatti e dotati di notevole spiritualità. Se nel mondo orientale possono essere considerati saggi ed illuminati, nella civiltà occidentale spesso vengono ritenuti come un esempio di autentica ingenuità. Sono in grado di tollerare incertezze ed ambiguità; svolgono con soddisfazione ed entusiasmo la maggior parte delle attività indipendentemente dal risultato finale, senza la necessità di avere il pieno e completo controllo di tutti gli eventi. Lasciano negli altri un’impressione di umiltà e modestia che permette loro di accettare il fallimento anche in seguito a sforzi consistenti e di apprezzare in egual maniera successi ed insuccessi. Sentono come la loro ricchezza di spiritualità possa essere d’aiuto nella comprensione del significato della propria esistenza, hanno fiducia nello svolgersi e nel manifestarsi dell’universo in quanto tale. Questo idealismo, che spesso è percepito, come detto, nel mondo occidentale come semplice ingenuità, può interferire in questa civiltà con la possibilità di acquisire ricchezza e potere; d’altro canto però offre il vantaggio di una maggiore capacità di comprensione ed adattamento quando ci si trovi di fronte ad esperienze di sofferenza e morte.
In contrasto, individui che registrano bassi punteggi nella dimensione “Autotrascendenza” tendono ad essere orgogliosi, impazienti, prosaici, materialisti, privi di fantasia e di gusto per l’arte. Non sopportano l’ambiguità e l’incertezza, non amano le sorprese e non sentono il bisogno di imprevisti, piuttosto cercano di avere sotto controllo la maggior parte degli eventi. Sono più spesso infelici ed insoddisfatti per l’incapacità di accontentarsi di ciò che hanno; del resto, nel contesto della società occidentale sono generalmente apprezzati per il loro approccio rigidamente razionale, materialista e per il forte senso pratico che spesso li conduce al successo economico; pagano, però, il prezzo dell’importante disagio che vivono di fronte ad eventi tragici, quali sofferenza e morte, a causa della sostanziale incapacità di accettarli e comprenderli.
Descrizione dettagliata
Dimenticanza di sé Vs Esperienze di autoconsapevolezza (ST1)
L’amore ed il lavoro rappresentano, in generale, situazioni nelle quali è possibile trascendere i limiti della propria persona senza sconfinare in una condizione di franca patologia; gli individui che fanno registrare alti punteggi in questa sottoscala tendono ad evadere tali limiti quando immersi in una relazione amorosa o profondamente assorti nel loro lavoro, smarrendo per un attimo le coordinate spaziali e conseguentemente il senso dello scorrere del tempo. Perciò, in quei momenti possono essere descritti come in “un mondo parallelo”, ”con la testa tra le nuvole”. Chi è in grado di provare questo genere di esperienza è più genericamente definito come creativo ed originale.
All’opposto, individui che registrano bassi punteggi in tale sottoscala rimangono saldamente consapevoli dei propri limiti ed ancorati alla realtà, anche quando coinvolti in relazioni amorose o progetti lavorativi; raramente sono commossi dall’arte o dalla bellezza. Vengono descritti dagli altri come convenzionali, prosaici, ordinari, carenti di immaginazione e consci di sé e della realtà nella quale vivono.
Identificazione transpersonale Vs Identificazione personale (ST2)
Individui che segnano alti punteggi in questa sottoscala sperimentano frequentemente la sensazione di un forte legame con la natura e l’universo intero, nella sua totalità di uomini ed elementi; spesso hanno la percezione del mondo come un unico organismo vivente alla cui esistenza contribuiscono oggetti animati ed inanimati. Sono disposti a consistenti sacrifici personali al fine di rendere il mondo un luogo migliore; schierandosi, ad esempio, contro la povertà, la guerra e più genericamente l’ingiustizia; più particolarmente potrebbero dedicare particolari attenzioni al rispetto dell’ambiente, dato il loro amore per la natura. Per queste ragioni potrebbero essere descritti dagli altri come bizzarri e confusi idealisti.
Al contrario, coloro i quali fanno segnare un basso punteggio in questa sottoscala, raramente sperimentano la sensazione di un forte legame con la natura o con il mondo, piuttosto si collocano in una dimensione di individualismo, ritenendosi privi di una qualsiasi responsabilità diretta od indiretta per lo stato attuale delle cose. Di rado sono pronti a sacrifici personali pur di rendere il mondo un luogo migliore, se si eccettuano i casi in cui possano essi stessi averne dei vantaggi. Concepiscono la natura come un elemento esterno suscettibile di manipolazioni strumentali piuttosto che un qualcosa di cui sentirsi parte integrante.
Accettazione dello spirituale Vs Materialismo razionale (ST3)
Gli individui che registrano un alto punteggio in tale sottoscala spesso credono nei miracoli, ad esperienze extracorporee e più in generale a manifestazioni sovrannaturali. In alcuni casi la fiducia nel soprannaturale li porta ad una continua ricerca di esperienza diretta del divino, che essi ritengono fortemente energizzante e vitalizzante. Si avvicinano, dunque, spesso a forme di culto di tipo mistico e possono sfociare in campo patologico, come nel caso, ad esempio, del Disturbo Schizotipico di Personalità.
Contrariamente, chi realizza bassi punteggi in tale sottoscala, concepisce unicamente una visione oggettiva e materiale della realtà e conseguentemente non accetta ciò che non sia scientificamente dimostrato; tale approccio può risultare svantaggioso laddove non vi sia, appunto, la possibilità di una validazione scientifica.
Le caratteristiche emotive e comportamentali descritte nel paragrafo precedente, derivano dall’osservazione degli aspetti distintivi di coloro che fanno registrare un punteggio estremo nella rispettiva dimensione e medio in tutte le altre; tali caratteristiche sono comunque presenti, ma dall’interazione di queste con quelle proprie di altre dimensioni derivano, in aggiunta, tratti comportamentali peculiari; tutte le dimensioni sopracitate, infatti, interagiscono le une con le altre durante il processo di maturazione. Secondo Cloninger dunque, la personalità di ciascun individuo deriva dalle complesse ed uniche interazioni che si realizzano tra le varie dimensioni del comportamento e le cui caratteristiche possono essere descritte sulla base delle caratteristiche proprie di ciascuna dimensione e di quelle peculiari che emergono dal mescolarsi di più dimensioni. La classificazione e la descrizione del conseguente profilo multidimensionale è chiamato (“Configural Analysis”)“Analisi Configurazionale” e rappresenta, quantomeno nella volontà dell’autore, un importante connessione tra l’approccio categoriale e quello dimensionale al fine ultimo di caratterizzare nel modo migliore le differenze tra gli individui, siano essi sani o malati. Così, a titolo esemplificativo, volendo analizzare le possibili combinazioni tra coppie di dimensioni temperamentali; un individuo che faccia registrare alti punteggi nella dimensione della “Ricerca della Novità” e bassi in quella “Evitamento del Danno” cercherà spesso brividi e pericoli e mostrerà un comportamento impulsivo ed aggressivo, per lo più nei confronti dell’altro; al contrario chi presenti il pattern di punteggio opposto (alto “Evitamento del Danno” e bassa “Ricerca della Novità”) cercherà sicurezza, tenderà al rispetto di norme e convenzioni sociali e mostrerà per lo più rabbia autodiretta, come supportato da evidenze teoriche ed empiriche [10,16,17,18]. Un individuo che abbia alti punteggi in tutte e due le dimensioni mostrerà contemporanee tendenze di avvicinamento\evitamento dell’altro che si risolveranno in un atteggiamento conflittuale dominato dall’agire per secondi fini ed in un tono dell’umore generalmente depresso per l’impossibilità a soddisfare la simultanea necessità di nuovi stimoli ed al contempo di sicurezza [10,16,18]. Ed ancora, chi presenti bassi punteggi in entrambe le dimensioni della Ricerca della Novità e dell’Evitamento del Danno risulterà moderatamente refrattario ad emozioni quali ansia, depressione e rabbia ed apparirà spesso euforico, sicuro di sé sino a sembrare presuntuoso e pretenzioso a dispetto delle circostanze [10,16,18]; in tal caso, dunque, la serenità e la fiducia nonostante il rischio di essere puniti correlano con i bassi punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno”, mentre la scarsa necessità di novità o future garanzie di ricompensa al fine di evitare noia o frustrazioni correlano con i bassi punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità”.
Figura 2.1 : Interazione tra “Ricerca della Novità” e “Evitamento del Danno”
Analizzando, invece, le relazioni tra “Evitamento del Danno” e “Dipendenza dalla Ricompensa” (Figura 2.2), chi faccia registrare bassi punteggi in entrambe le dimensioni apparirà ribelle ed oppositivo, a causa della minima suscettibilità nei confronti della disapprovazione sociale, come suggerito da una bassa “Dipendenza dalla Ricompensa”, o nei confronti di minacce o punizioni, come risulta da un basso “Evitamento del Danno”. Al contrario, chi faccia segnare alti punteggi in entrambe le dimensioni tenderà ad essere servizievole, sottomesso e passivo per l’incapacità a sostenere punizioni, dolori o critiche; ciò è presumibile dall’analisi delle caratteristiche proprie delle due dimensioni ed è stato successivamente confermato da risultati obiettivi [20].
Figura 2.2 : Interazione tra “Dipendenza dalla Ricompensa” e “Evitamento del Danno”
Volendo ora analizzare l’ultima possibile combinazione, quella tra “Ricerca della Novità” e “Dipendenza dalla Ricompensa” (Figura 2.3), soggetti che presentino alti punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità” e bassi nella dimensione “Dipendenza dalla Ricompensa” risultano essere opportunisti e poco convenzionali per la loro innata tendenza all’impulsivo appagamento del desiderio momentaneo, in relazione alla “Ricerca della Novità”, ed insensibili alle necessità ed i sentimenti altrui, in relazione alla “Dipendenza dalla Ricompensa”.
Figura 2.3 : Interazione tra “Ricerca della Novità” e “Dipendenza dalla Ricompensa”
Dunque, dalla combinazione di punteggi estremi in due delle tre dimensioni temperamentali derivano i tratti comportamentali peculiari a cui precedentemente si è accennato; questi vengono definiti “Tratti Comportamentali di Secondo Ordine”.
Tabella 2.1 : “Tratti Comportamentali di Secondo Ordine”
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Ricerca della Novità |
Evitamento del Danno |
Dipendenza dalla Ricompensa |
Impulsivo |
Alto Basso |
Basso Alto |
… … |
Ipertimico |
Basso Alto |
Basso Alto |
… … |
Coscienzioso |
Basso Alto |
… … |
Alto Basso |
Narcisista |
Alto Basso |
… … |
Alto |
Permissivo |
… … |
Alto Basso |
Alto Basso |
Ingenuo |
… … |
Basso Alto |
Alto Basso |
Inoltre, dalla combinazione di punteggi estremi in tutte e tre le dimensioni temperamentali derivano otto possibili pattern di punteggio, definiti “Profile Types” e corrispondenti agli otto tradizionali esempi di disturbo della personalità.
Tabella 2.2 : “Profile Types”
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Ricerca della Novità |
Evitamento del Danno |
Dipendenza dalla Ricompensa |
Antisociale |
Alto |
Basso |
Basso |
Istrionico |
Alto |
Basso |
Alto |
PassivoAggressivo |
Alto |
Alto |
Alto |
Esplosivo |
Alto |
Alto |
Basso |
Ossessivo |
Basso |
Alto |
Basso |
Schizoide |
Basso |
Basso |
Basso |
Ciclotimico |
Basso |
Basso |
Alto |
PassivoDipendente |
Basso |
Alto |
Alto |
Così ad esempio, un individuo che presenti alti punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità”, bassi nelle dimensioni “Evitamento del Danno” e “Dipendenza dalla Ricompensa” può essere descritto come Impulsivo (alta “Ricerca della Novità” e basso “Evitamento del Danno”), Oppositivo (basso “Evitamento del Danno” e bassa “Dipendenza dalla Ricompensa”) e Opportunista (bassa “Dipendenza dalla Ricompensa” ed alta “Ricerca della Novità”) in riferimento ai “Tratti Comportamentali di Secondo Ordine”, e definito come Antisociale in riferimento alla classificazione in “Profile Types”; infatti i “Tratti Comportamentali di Secondo Ordine”: Impulsivo, Oppositivo e Opportunista rappresentano, in sintesi, le caratteristiche comportamentali di base della personalità Antisociale. Qualora, poi, dovesse presentare bassi punteggi nelle due dimensioni caratteriali “Autodirezionalità” e “Cooperatività”, eventualmente associati a bassi punteggi nella dimensione “Persistenza”, sarebbe altamente probabile un Disturbo Antisociale di Personalità. Conseguentemente è stato schematizzata in tabella 5.3 l’associazione tra “Tratti Comportamentali di Secondo Ordine” e “Profile Types”, il che permette una descrizione dei singoli “Profile Types” nei termini dei “Tratti Comportamentali di Secondo Ordine”.
Tabella 2.3 : “Profile Types” e “Tratti Comportamentali di Secondo Ordine”
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Impulsivo Vs Rigido |
Ipertimico Vs Ipotimico |
Coscienzioso Vs Opportunista |
Narcisista Vs Discreto |
Permissivo Vs Oppositivo |
Ingenuo Vs Alienato |
Antisociale |
Impulsivo |
|
Opportunista |
|
Oppositivo |
|
Istrionico |
Impulsivo |
|
|
Narcisista |
|
Ingenuo |
Passivo-Aggressivo |
|
Ipotimico |
|
Narcisista |
Permissivo |
|
Esplosivo |
|
Ipotimico |
Opportunista |
|
|
Alienato |
Ossessivo |
Rigido |
|
|
Discreto |
|
Alienato |
Schizoide |
|
Ipertimico |
|
Discreto |
Oppositivo |
|
Ciclotimico |
|
Ipertimico |
Coscienzioso |
|
|
Ingenuo |
Passivo-Dipendente |
Rigido |
|
Coscienzioso |
|
Permissivo |
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Se, da un lato, l’approccio dimensionale permette di individuare quali siano le componenti costitutive di ciascuna personalità ed in quale misura esse contribuiscano alla complessità della stessa, dall’altro, l’approccio categoriale permette di individuare lo specifico pattern multidimensionale di superficie che risulta dalle sottostanti interazioni tra le varie dimensioni. La possibilità di rintracciare “Profile Types” si inserisce proprio in tale contesto, permettendo il passaggio da un approccio dimensionale ad una classificazione categoriale; tale passaggio è standardizzato attraverso il concepimento di “Temperament Types”; a tal fine è possibile suddividere i punteggi ottenuti in ciascuna dimensione in tre gruppi: Bassi (0-33%), Alti (67-100%) ed Intermedi (34-66%), inoltre i punteggi Intermedi possono essere ulteriormente suddivisi in Medio-Alti (34-50%) e Medio-Bassi (50-66%); come suggerito dall’autore [1] la determinazione di tali cut-off non è per nulla arbitraria ma piuttosto basata su evidenze empiriche derivate da lavori effettuati con il predecessore del TCI, il TPQ.
Nel rispetto di tali cut-off si hanno otto “Tipi Temperamentali” (“Temperament Types”), sulla base delle interazioni definite per i “Profile Types”, ciascuno dei quali può essere graduato in “Mild” e “Severe”. Punteggi Alti o Bassi in tutte e tre le dimensioni classificano un “Tipo Temperamentale” come “Severe”; punteggi Alti o Bassi in almeno una delle tre dimensioni, classificano un “Tipo Temperamentale” come “Mild”; infine, punteggi Intermedi in tutte e tre le dimensioni classificano un nono “Tipo Temperamentale” denominato “Flexible”. Infatti, individui con punteggi Alti o Bassi in una dimensione presentano il pattern comportamentale tipico della rispettiva dimensione a prescindere dalle circostanze; individui, invece, con punteggio Intermedio presentano un pattern comportamentale incostante e spesso atipico in relazione alle circostanze. Così, ad esempio, un individuo che abbia ottenuto un punteggio alto nella dimensione “Ricerca della Novità”, basso nelle dimensioni “Evitamento del Danno” e “Dipendenza dalla Ricompensa” è classificato come un esempio di “Tipo Temperamentale” Antisociale “Severe”. Con buona approssimazione, il “Tipo Temperamentale” “Flexible” e le forme “Severe” degli otto “Tipi Temperamentali” dovrebbero coprire il 33% della popolazione, le forme “Mild” il restante 67% [1].
In questa maniera ciascun individuo può essere assegnato ad uno solo dei nove possibili “Tipi Temperamentali”, ovviando così al rischio concreto di diagnosi multiple e sovrapposte [21,22] a cui si va incontro facendo riferimento al sistema in uso nel DSM, proprio per la mancanza di specificità nei suoi criteri diagnostici.
I “tipi temperamentali” rappresentano un sistema di classificazione della personalità, sia essa sana o malata, e, la loro distinzione in “Mild” e “Severe” non è espressione del grado di severità del Disturbo di Personalità eventualmente sovrapposto; piuttosto, è misura della differente intensità delle risposte emotive che caratterizzano ciascun individuo. Infatti, come detto nel paragrafo “Applicazione nei Disturbi di Personalità”, sono le dimensioni caratteriali a definire la presenza o l’assenza di un disturbo di personalità; il quale si instaura su di una preesistente struttura di personalità, definita, invece, unicamente dalle dimensioni temperamentali. Ovviamente il temperamento è in grado di influenzare lo sviluppo caratteriale, ma la severità del disturbo di personalità deve essere giudicata solo in riferimento alle dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività”; ancora, in altri termini, è il carattere a determinare un comportamento inadatto ed immaturo; è il temperamento a definire le peculiari modalità con cui questo si manifesta. La tabella 2.4 [1,23] da indicazioni sulla frequenza con la quale un disturbo di personalità si associa ad uno specifico “Tipo Temperamentale”. I quattro tipi temperamentali che presentano un aumentato rischio di disturbo di personalità sono: Esplosivo (Borderline) (72%, RR 2.1), Ossessivo (72%, RR 1.8), Antisociale (48%, RR 1.4) ed il Passivo-Aggressivo (40%, RR 1.2); al contrario i quattro Tipi Temperamentali che hanno un rischio minore di sviluppare un Disturbo di Personalità sono: il Ciclotimico (6%, RR 0.2), l’Istrionico (12%, RR 0.4), il Passivo-Dipendente (17%, RR 0.5) e lo Schizoide (17%, RR 0.5). Individui con Tipo Temperamentale Flessibile hanno inoltre un moderato rischio di sviluppare un Disturbo di Personalità (33%, RR 1.0). In riferimento alle dimensioni, il rischio di immaturità è diminuito da una bassa “Ricerca della Novità”, un’alta “Dipendenza dalla Ricompensa” e un basso “Evitamento del Danno” (Ciclotimico); viceversa la situazione opposta ne incrementa il rischio (Borderline).
Tabella 2.4 : Relazione tra “Tipi Temperamentali” e “Disturbo di Personalità”
|
“Mild” |
“Severe” |
Totale |
Ciclotimico |
2\24 8 |
0\12 0 |
6 0.2 |
Istrionico |
5\32 16 |
1\18 6 |
12 0.4 |
Schizoide |
5\22 23 |
0\9 0 |
16 0.5 |
Passivo-Dipendente |
4\19 21 |
1\11 9 |
17 0.5 |
Flexible |
|
5\15 33 |
33 1.0 |
Passivo-Aggressivo |
8\20 40 |
4\10 40 |
40 1.2 |
Antisociale |
10\19 53 |
2\6 33 |
48 1.4 |
Ossessivo |
22\35 63 |
4\9 44 |
59 1.8 |
Esplosivo |
20\29 69 |
8\10 80 |
72 2.1 |
Sulla base di due lavori [16,23] (Svrakic et al, 1993, 2002), e specificatamente in relazione al primo (1993), i cui risultati sono poi stati replicati nel secondo (2002), sono state definite le coordinate d’utilizzo del TCI nel campo dei Disturbi di Personalità, e condotti i successivi studi atti a valutare la funzionalità del Test. In questi lavori il TCI si dimostra un valido strumento di screening e diagnosi di Disturbo di Personalità.
In ambito diagnostico, bassi punteggi nelle due dimensioni caratteriali “Autodirezionalità” e “Cooperatività” sono il comune denominatore di tutte le categorie di Disturbo di Personalità individuate dal DSM-III-R:
E’ stato possibile associare ciascun cluster DSM-III-R ad una delle tre dimensioni temperamentali di base:
Di conseguenza a ciascun sottotipo di Disturbo di Personalità individuato dal DSM-III-R corrisponde uno specifico pattern di punteggio in termini di “Ricerca della Novità”, “Evitamento del Danno” e “Dipendenza dalla Ricompensa”.
In ambito di screening , “Autodirezionalità” e “Cooperatività” sono in grado di predire la presenza o l’assenza di un qualsiasi Disturbo di Personalità identificato dal DSM-III-R con uno scarto che va dal 11% al 93% in relazione al decrescere dei punteggi nelle due dimensioni . Analogamente rispetto alla sola “Autodirezionalità”: il riscontro di punteggi (in termini di “Risultato Grezzo”) inferiori a 20 è associato ad una probabilità superiore al 90% di Disturbo di Personalità; un punteggio, invece, compreso tra 20 e 27 si associa ad una probabilità del 45%.
In riferimento a tali risultati empirici, in linea con le precedenti previsioni teoriche, Cloninger propone ed auspica l’utilizzo del TCI nella diagnosi di Disturbo di Personalità [1] , attraverso due fasi successive.
Inoltre, tramite la combinazione di tali punteggi è possibile effettuare una diagnosi multidimensionale tramite il processo di “Analisi Configurazionale” ulteriormente convertibile nelle categorie “Temperament Types”.
Infine, l’associazione tra pattern di punteggio e sottotipi di Disturbo di Personalità, permetterebbe una diagnosi categoriale nei termini dei sottotipi proposti dal DSM-III-R.
I risultati ottenuti in soggetti “inpatients” [16] , sono stati replicati in toto nel 2002, in soggetti “outpatients” [23] confermando come il TCI possa essere utilizzato, in ambito diagnostico e di screening, secondo le stesse modalità.
In questo lavoro, poi, è stato meglio definito il ruolo della dimensione “Autotrascendenza”. Alti punteggi in questa dimensione, se associati ad alti punteggi nelle altre due dimensioni caratteriali indicano maturità, spiritualità e creatività [25]; qualora, invece, associati a bassi punteggi nelle dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività” mostrano una correlazione positiva con i sintomi dei Disturbi di Personalità Borderline, Istrionico e Narcisistico (in relazione alle loro tendenze dissociative) e Schizotipico e Paranoide (in relazione al pensiero magico ed al ricco immaginario fantastico di tali pazienti).
Inoltre, la quarta dimensione temperamentale, la “Persistenza” riflette tratti Ossessivo-Compulsivi di Personalità in particolar modo quando associata ad alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno”.
Per di più l’ “Evitamento del Danno” è risultato correlato positivamente, come previsto, con sintomi propri del Cluster C , ma anche, inaspettatamente, con sintomi dei Cluster A e B; nell’interpretazione degli autori ciò riflette la presenza di patologie in Asse I quali Ansia e Depressione per i pazienti oggetto di studio.
Emerge così, come elemento di riflessione, l’importanza di definire la stabilità delle dimensioni caratteriali e temperamentali in rapporto a patologie concomitanti o, se instabili, di quantificare l’influenza che queste hanno sui punteggi del TCI (vedi paragrafo “Stabilità ed Affidabilità del TCI”).
Infatti, proprio per ovviare a tale possibile conseguenza, i 109 soggetti presi in esame erano stati sottoposti ad un anno di trattamento combinato, psicoterapeutico e farmacologico, allo scopo di minimizzare gli effetti delle patologie in Asse I e, con lo stesso obiettivo, esaminati in una fase di remissione della patologia psichiatrica, essendo già risultato, in precedenti lavori (vedi paragrafo “Stabilità ed Affidabilità del TCI”) il ruolo della comorbilità psichiatrica nello scoring del TCI.
Nella volontà di definire l’ utilità del TCI , nella diagnosi di Disturbo di Personalità, dovrebbero, perciò, essere valutati due parametri, in riferimento alle due successive fasi di diagnosi proposte dallo stesso Cloninger.
Per quanto concerne il punto 1); la revisione quantitativa di 7 studi [26,27,28,29,30,31,32] conferma, se pur con ampia variabilità, l’associazione tra dimensioni caratteriali centrali e Disturbo di Personalità, per tutti i sottotipi identificati dal DSM. Anche uno studio del 1999 riguardante un campione non clinico di 163 studenti [33] ha verificato la significativa correlazione negativa tra Disturbo di Personalità e la dimensione della “Autodirezionalità” e, quasi con la stessa accuratezza, con la dimensione della “Cooperatività” per 13 dei 14 Disturbi di Personalità presi in considerazione; unica eccezione il Disturbo Schizoide di Personalità, che non mostra significative correlazioni con la dimensione “Cooperatività” ed addirittura correlazione positiva con la dimensione “Autodirezionalità”. La dimensione “Autotrascendenza”, risulta essere, chiaramente, il parametro più debole nella determinazione dell’assenza o presenza del Disturbo: solo quattro infatti dei 14 Disturbi di Personalità presentano una negativa e significativa correlazione con tale dimensione. Nello specifico le due dimensioni caratteriali “Autodirezionalità” e “Cooperatività” hanno correttamente identificato il 72% dei soggetti con Disturbo di Personalità altrimenti individuati ed il 75% dei soggetti sani sono stati correttamente classificati come tali.
Così pure Richter e Brandstrom [34] indagando la relazione esistente tra punteggi temperamentali estremi (Alti o Bassi) e Disturbo di Personalità, in un campione numericamente molto consistente, (1600 controlli sani e 400 pazienti psichiatrici ospedalizzati provenienti da Svezia e Germania) hanno indirettamente confermato la tesi di Cloninger: le due dimensioni caratteriali “Autodirezionalità” e “Cooperatività” sono maggiormente associate alla presenza di Disturbo di Personalità, in particolare il 63,2% dei soggetti affetti da Disturbo di Personalità hanno registrato bassi punteggi nelle due suddette dimensioni contro il 27,4% dei pazienti psichiatrici privi di una diagnosi di Disturbo della Personalità ed il 18,3% dei controlli sani; tali dati sono parzialmente rassicuranti e confermano solo in parte la tesi di Cloninger fornendo lo spunto affinché possano essere apportate delle modifiche in grado di migliorare la sensibilità del test.
A tal fine, in questo lavoro, è stato valutata l’utilità di punteggi estremi nelle dimensioni temperamentali: la combinazione di punteggi estremi in una o più delle dimensioni temperamentali con punteggi bassi nelle due dimensioni caratteriali “Autodirezionalità” e “Cooperatività” è un importante indice di Disturbo della Personalità , ed ancora, laddove sia presente un carattere di tipo immaturo (bassi punteggi nelle dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività”), la probabilità di essere affetti da un Disturbo di Personalità aumenta con l’aumentare del numero di dimensioni temperamentali nelle quali si facciano registrare punteggi estremi. Vanno peraltro ricordate due importanti limitazioni caratterizzanti quest’ultimo lavoro: 1) Non si è fatto riferimento ad una diagnosi clinica; 2) Né i pazienti, né i controlli sani sono stati sottoposti ad una intervista diagnostica standardizzata per validare la diagnosi.
Un ultimo lavoro, importante rispetto a questa prima ipotesi e, in particolare, rispetto all’influenza della comorbilità psichiatrica sulle capacità diagnostiche del TCI [35] evidenzia come questo possa essere utilizzato come strumento di diagnosi di Disturbo di Personalità unicamente in assenza di sintomi propri dell’Asse I. Ad esempio, un soggetto non affetto da Disturbi dell’Umore o d’Ansia, che presenti un punteggio inferiore a 43 (in termini di “T-Score”, corrispondente a circa 25% in termini di punteggio percentile) in entrambe le dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività”, ha una probabilità dell’80% di essere affetto da Disturbo di Personalità; ed una probabilità, con un punteggio superiore a 43, che varia dal 93% al 94%, di non esserne affetto. Da ciò deriva una probabilità complessiva di effettuare una diagnosi corretta di Disturbo della Personalità pari al 92% circa.
Tali percentuali decrescono marcatamente quando si faccia riferimento ad un campione costituito da soggetti affetti da altre patologie psichiatriche in Asse I: maggiore è l’intensità dei sintomi ansiosi o depressivi minore è la capacità di discriminazione, poiché la sensibilità del TCI come test diagnostico scendeva a 0.44-0.50 pur mantenendo una notevole specificità(0.95-0.98). In altre parole si aveva un’alta percentuale di falsi negativi ed una maggiore capacità nell’identificare soggetti non affetti da Disturbo di Personalità rispetto a quelli affetti. Gli autori concludono, dunque, che il TCI è complessivamente in grado di fornire un numero minore di diagnosi di Disturbo della Personalità rispetto a quanto faccia un’intervista strutturata standardizzata di comprovata efficacia, la SCID-II: 15,6% VS 29,8%. Del resto anche gli autori dello studio effettuato su un campione di studenti [33] avevano considerato come tali risultati venissero proprio da una popolazione nella quale si riduceva la possibile influenza di patologie concomitanti.
In conclusione, sebbene sia verificata l’associazione tra Disturbo della Personalità e bassi punteggi nelle due dimensioni centrali del Carattere, non è ancora confermato il loro possibile utilizzo come strumento diagnostico.
Per quanto concerne il punto 2), ovvero la capacità delle tre dimensioni temperamentali di base di discriminare tra i vari sottotipi di Disturbo di Personalità, sono state verificate [33] la maggioranza delle associazioni proposte [1] tra pattern di punteggio TCI e specifici Disturbi di Personalità con la sola sostanziale differenza dell’aver individuato associazioni aggiuntive con altre dimensioni del TCI rispetto a quelle primariamente definite.
Nello specifico [36] :
-il Disturbo Evitante di Personalità con la dimensione “Persistenza” (negativa),
-il “Borderline” con “Autotrascendenza” (positiva) e “Dipendenza dalla Ricompensa” (positiva),
-il “Dipendente” con “Persistenza” (negativa),
-l’ ”Istrionico” con “Evitamento del Danno”(negativa) e “Persistenza”(positiva),
-lo “Schizotipico” con “Ricerca della Novità” (positiva) e “Autotrascendenza” (positiva),
-il “Sadistico” con “Evitamento del Danno” (negativa).
Nella distinzione tra i vari sottotipi e Cluster, il solo Cluster C ha confermato la sua associazione con la dimensione “Evitamento del Danno”, e nel caso del Cluster A il solo Disturbo Schizoide di Personalità ha mostrato correlazione significativa con la dimensione “Dipendenza dalla Ricompensa”, correlazione risultata fin troppo debole e non significativa per quanto concerne gli altri sottotipi di Disturbo di Personalità propri del Cluster A [36]. Inoltre la sola dimensione “Autodirezionalità” è risultata associata alla presenza di sintomi di Disturbo di Personalità, mentre la dimensione “Cooperatività” correlava solo con i Disturbi Paranoide e Narcisistico di Personalità e non mostrava correlazione significativa con altri Disturbi. Uno studio finlandese del 2008 [37] ha indagato nello specifico la possibilità di distinguere tra i vari sottotipi di Disturbo di Personalità in funzione delle dimensioni temperamentali giungendo alla seguente conclusione: il TCI non è in grado di distinguere efficacemente tra i vari sottotipi di Disturbo della Personalità, fatta eccezione per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo;
In conclusione, nei termini con i quali si sono espressi Richter & Brandstrom, la relazione esistente tra pattern di punteggi temperamentali e sottotipi di Disturbo della Personalità è solo moderata e suscettibile di ulteriori sviluppi [34] (Richter & Brandstrom, 2009).
Secondo Cloninger [1] : “in tutti gli studi relativi ai disturbi dell’umore finora disponibili [9,12,61,62] , i pazienti affetti da depressione unipolare fanno registrare punteggi più elevati rispetto alla popolazione generale nella dimensione “Evitamento del Danno”.
Valutando i dati forniti da due successive review [63,64] e da numerosi articoli presenti in letteratura emergono i seguenti elementi:
La Depressione Unipolare è associata a punteggi elevati nella dimensione temperamentale “Evitamento del Danno” [9,12,62,65,66,67,68,69,70,71] . Soggetti affetti attualmente o in precedenza da episodi depressivi maggiori, senza antecedenti episodi bipolari, mostrano punteggi elevati nella dimensione “Evitamento del Danno” e bassi nella dimensione “Autodirezionalità” rispetto a soggetti di controllo con anamnesi libera da episodi depressivi e più in generale da patologia psichiatrica [66,67,71,72,73,74] . I punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” sono relativamente omogenei, tra i vari studi, per i pazienti psichiatrici (23-26; Risultato Grezzo) ed i controlli sani (13-18) , meno omogenei ma altrettanto netti e significativi per la dimensione “Autodirezionalità: gli intervalli di punteggio risultano, infatti, rispettivamente 27-34 e 20-27, sempre in termini di Risultato Grezzo [63] . Solo tre [67,72,74] tra i lavori sopracitati hanno mostrato una correlazione negativa, e comunque meno significativa, tra Depressione e la dimensione caratteriale “Cooperatività”. Relativamente a studi trasversali [9,12,65,75,76,77,78,79,80] effettuati senza gruppo di controllo, questi hanno mostrato una correlazione rispettivamente positiva e negativa tra la dimensione “Evitamento del Danno” e la dimensione “Autodirezionalità”, e la severità della patologia depressiva valutata attraverso differenti scale di misurazione.
L’associazione tra Depressione e le due dimensioni “Evitamento del Danno” ed “Autodirezionalità” è stata successivamente riconfermata [81,82] . Per quanto concerne la possibilità di un’associazione tra la patologia depressiva e le altre dimensioni del TCI, in entrambe le review [63,64] si concludeva per l’assenza di tale associazione; due studi successivi hanno invece mostrato le seguenti relazioni: punteggi più bassi nelle dimensioni “Autodirezionalità”, “Cooperatività”, “Dipendenza dalla Ricompensa” e più alti nelle dimensioni “Evitamento del Danno”, “Ricerca della Novità”, “Autotrascendenza”, rispetto a controlli sani [83] ; punteggi più bassi nella dimensione “Autodirezionalità” e più alti nella dimensione “Evitamento del Danno” rispetto a controlli sani e, correlazione significativamente negativa per le sottoscale SD1, SD2, SD3, SD5 (Responsabilità Vs Colpevolizzazione dell’altro, Determinazione Vs Mancanza di scopi, Ricchezza di risorse Vs Inerzia, Fermezza Vs Labilità dei propri valori ed abitudini) della dimensione “Autodirezionalità” e per la sottoscala RD3 (Attaccamento Vs Distacco) della dimensione “Dipendenza dalla Ricompensa” e positiva per le sottoscale RD1, RD4 (Sentimentalismo Vs Austerità, Dipendenza Vs Indipendenza) della dimensione “Dipendenza dalla Ricompensa” e per la sottoscala ST3 (Accettazione dello spirituale Vs Materialismo razionale) della dimensione “Autotrascendenza [84] . In entrambi gli ultimi due studi citati Cloninger figurava tra gli autori.
In conclusione, tali dati confermano una non trascurabile dipendenza dei punteggi delle dimensioni “Evitamento del Danno” e “Autodirezionalità” dallo stadio di malattia; da ciò deriva un’importante considerazione: nel valutare e descrivere i tratti temperamentali e caratteriali di ciascuna personalità, occorre tener presente tali variazioni; ciò vale sia per il tentativo di individuare un Disturbo di Personalità concomitante alla patologia depressiva, sia per il tentativo di individuare una personalità premorbosa predisponente alla patologia depressiva.
Nel primo caso, l’abbassamento dei punteggi nella dimensione “Autodirezionalità”, principale determinante della presenza od assenza di Disturbo di Personalità, inficia decisamente la capacità del TCI di individuare e diagnosticare questo tipo di disturbo in corso di patologia depressiva: il TCI può essere utilizzato come strumento di diagnosi di Disturbo di Personalità unicamente in assenza di sintomi propri dell’Asse I [35] ; 15 pazienti con una diagnosi di Depressione Maggiore sono stati sottoposti, con successo, ad un trattamento farmacologico e, al termine della terapia, la probabilità di essere affetti da un Disturbo della Personalità in funzione della dimensione “Autodirezionalità” decresceva dal 58.9% +/- 18.0% al 42.4% +/- 22.8%. Da ciò deriva l’inevitabile conclusione che il TCI è influenzato dallo stadio di malattia nel predire la presenza di Disturbo della Personalità [88].
Relativamente al tentativo di individuare una personalità premorbosa predisponente alla patologia depressiva Cloninger [1] affermava: “l’ipotesi che individui con bassi punteggi nella dimensione “Autodirezionalità” o con Disturbo di Personalità fossero frequentemente interessati da distimia o depressione è stata provata e confermata in studi clinici e non [16] ” ; egli riteneva infatti che un carattere di tipo immaturo rappresentasse un elemento predisponente alla patologia depressiva, e che tale immaturità si realizzasse più frequentemente in presenza di alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno”, specialmente se associati ad alti punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità” ( vedi paragrafo “Relazione tra “Tipi temperamentali” e Disturbo di Personalità”). Dopo aver dimostrato la dipendenza delle dimensioni “Autodirezionalità” ed “Evitamento del Danno” dallo stato e dallo stadio di malattia, risulta altrettanto possibile, però, che quelle che Cloninger aveva definito come caratteristiche predisponenti altro non fossero che caratteristiche indotte dallo stato depressivo stesso, in grado come detto di incrementare i punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” e di ridurre quelli nella dimensione “Autodirezionalità”. Non necessariamente le due posizioni risultano mutuamente esclusive, se in alcuni casi, il Disturbo di Personalità o delle caratteristiche temperamentali particolarmente volte alla preoccupazione, possono favorire uno stato depressivo, in altri è proprio lo stato depressivo ad indurre tali caratteristiche. Più in generale la relazione tra bassa “Autodirezionalità”, alto “Evitamento del Danno” e Depressione sembra essere una relazione biunivoca in cui i due aspetti si intersecano e si favoriscono vicendevolmente, seppure in misure differenti all’interno di ciascun individuo. E’, perciò, possibile affermare che un individuo caratterizzato da alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” e bassi punteggi nella dimensione “Autodirezionalità” presenti un profilo di vulnerabilità, sebbene relativo e parziale, alla patologia depressiva; ed ancor più ragionevolmente se si considera che sebbene tali dimensioni siano soggette a variabilità, è altrettanto vero che i punteggi rimangono rispettivamente più alti e più bassi rispetto a quelli dei controlli sani al termine di una terapia efficace.
Tale andamento rende ragione dell’ipotesi formulata da Cloninger, secondo cui questi sarebbero tratti di personalità predisponenti, ma lascia intravedere un’ultima alternativa: la possibilità che i punteggi, ancora differenti da quelli dei controlli sani, siano da attribuire alle “sequele” della patologia depressiva od alla rimanenza di sintomi sub-sindromici; anche in questo caso le due possibilità non si escludono vicendevolmente.
In conclusione, i dati presenti in letteratura sono, in questo caso più che negli altri, controversi e scarsamente definitivi, e non è ancora possibile, al momento attuale, attribuire al TCI un realistico valore prognostico.
Anche in un altro studio [98] , una popolazione di soggetti depressi è stata divisa in due gruppi sulla base dei tentativi di suicidio, in questo caso però i due gruppi non mostravano differenze nelle dimensioni TCI, pur mostrando entrambi punteggi più alti rispetto alla popolazione di controllo nella dimensione “Evitamento del Danno” e più bassi nelle dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività”. Lo stesso Cloninger [99] ha valutato il ruolo delle dimensioni caratteriali come fattore di rischio per suicidio: in un campione di 804 soggetti non selezionati (popolazione generale) egli ha dimostrato che il rischio di tentativo di suicidio varia dal 12 al 15% nel caso di punteggi bassi nelle due dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività” contro soltanto il 6,5% in caso di punteggi più elevati. Infine interessante lo studio condotto da Conrad [100] , nel quale una popolazione di 394 pazienti affetti da Depressione Maggiore è stata suddivisa in tre gruppi: soggetti con tentato suicidio in anamnesi, soggetti con ideazione suicidaria in anamnesi, soggetti con anamnesi libera da ideazione o tentativi di suicidio; è stato possibile distinguere rispettivamente il primo gruppo dal secondo per i più alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” ed il secondo gruppo dal terzo per i più bassi punteggi nelle dimensioni caratteriali “Autodirezionalità” e “Autotrascendenza”.
Non sembra perciò possibile individuare un pattern di punteggio uniforme strettamente associato al rischio di suicidio sulla base dei punteggi registrati nelle dimensioni TCI.
In definitiva, dunque, anche nel caso del Disturbo Bipolare, come nel caso di Depressione Unipolare, il pattern caratteristico di punteggio è quello rappresentato da alto “Evitamento del Danno” e basse “Autodirezionalità” ed eventualmente “Cooperatività”. Ciò permette una distinzione rispetto alla popolazione generale ma non rispetto a pazienti depressi; l’ipotesi di poter differenziare le due patologie sulla base dei punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità” era suggestiva ma questo assunto non è stato supportato da dati empirici. Infine è interessante lo studio condotto da Loftus [107] nel quale è stata ribadita l’associazione tra Disturbo Bipolare e le tre dimensioni suddette ma è anche stata individuata una correlazione tra differenti classi di sintomi e specifiche dimensioni TCI: “Autodirezionalità” ed “Evitamento del Danno” correlano rispettivamente negativamente e positivamente con sintomi depressivi, “Persistenza” con i sintomi maniacali e “Autotrascendenza” con sintomi psicotici, suggerendo così la possibilità di distinguere attraverso il TCI il passaggio da uno stadio all’altro di malattia.
Infine, risulta problematico distinguere i Disturbi d’Ansia dai Disturbi dell’Umore, sulla base dei punteggi TCI, considerato il riscontro di pattern di punteggio analoghi, alto “Evitamento del Danno” basse “Autodirezionalità” e “Cooperatività”. Elaborando i risultati ottenuti da Svrakic [1], i sintomi ansiosi sono più direttamente e consistentemente correlati con la dimensione “Evitamento del Danno”, laddove i sintomi depressivi sono maggiormente correlati con la dimensione “Autodirezionalità”. D’altra parte da uno studio successivo [56] , effettuato al fine di distinguere il Disturbo Ossessivo-Compulsivo dalla Depressione Maggiore è emerso come le due patologie condividano punteggi simili nelle tre dimensioni “Evitamento del Danno”, “Autodirezionalità” e “Cooperatività” ma possano essere distinte in riferimento alla dimensione “Ricerca della Novità”. Solo i pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo mostrano punteggi più bassi in questa dimensione rispetto alla popolazione di controllo.
Sebbene tali risultati andrebbero replicati per le altre forme di Disturbo d’Ansia appare comunque verosimile che le due patologie, quella ansiosa e quella depressiva, possano differenziarsi nella dimensione “Ricerca della novità” , essendo nel primo caso tendenti a livelli inferiori e nel secondo caso a livelli superiori rispetto ai punteggi medi della popolazione generale, oltre che sulla base della diversa intensità con cui le due patologie correlano con le dimensioni “Evitamento del Danno” ed “Autodirezionalità”.
La teoria Biopsicosociale della Personalità formulata da Cloninger [38] ipotizza che gli individui affetti da una qualsiasi forma di Disturbo d’Ansia presentino punteggi alti nella dimensione temperamentale “Evitamento del Danno”; tutti gli studi [39,11,40,41,42,43] successivamente effettuati tramite il T.P.Q. confermano questa previsione; con l’introduzione del TCI tale ipotesi è stata nuovamente verificata, ma con l’aggiunta delle tre dimensioni caratteriali (non presenti nel T.P.Q.) si è osservata l’importante associazione tra Disturbo d’Ansia e non solo la dimensione temperamentale “Evitamento del Danno” ma anche quella caratteriale “Autodirezionalità” [44,45,46,47,48,49,50,51,52,53,54,55] e, nella maggioranza degli studi, anche con l’altra dimensione caratteriale “Cooperatività” [44,45,46,49,50,54] .
Sono inoltre stati condotti studi relativamente a forme specifiche di Disturbo d’Ansia;
E’ stato poi possibile individuare una correlazione tra punteggi ottenuti e gravità dei sintomi: più bassi sono i punteggi nelle dimensioni caratteriali “Autodirezionalità” e “Cooperatività”, eventualmente associati ad alti punteggi nella dimensione “Persistenza”, più gravi risultano i sintomi ossessivo-compulsivi [44] , così pure per l’associazione di alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” e bassi in “Autodirezionalità” [47] o per la sola dimensione “Autodirezionalità” [46] .
Relativamente alle implicazioni prognostiche di specifici punteggi realizzati nelle dimensioni TCI: dopo aver suddiviso i soggetti in esame in due gruppi, “responders” e “non responders”, si è potuto osservare come gli appartenenti al secondo gruppo, identificati da una minore risposta ad una combinazione di terapia farmacologica e psicoterapeutica, fossero caratterizzati da punteggi inferiori nella dimensione “Autodirezionalità” rispetto a chi mostrava un consistente miglioramento clinico; bassi punteggi nella suddetta dimensione caratteriale si associavano, perciò, ad un valore prognostico negativo nella risposta alla terapia combinata del Disturbo Ossessivo-Compulsivo [57] .
In conclusione, Cloninger riteneva [1] che alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” rappresentassero validi markers di vulnerabilità e suscettibilità all’insorgenza di Disturbi d’Ansia; per le caratteristiche proprie di questa dimensione (vedi paragrafo “Descrizione delle Caratteristiche Dimensionali”) e perché tutti i soggetti affetti da Disturbo d’Ansia presentano, indistintamente, alti punteggi in tale dimensione, seppure, eventualmente, in associazione a punteggi caratteristici in altre dimensioni a seconda dello specifico sottotipo di Disturbo d’Ansia. L’associazione, poi, di bassi punteggi nella dimensione “Autodirezionalità” rende più probabile la presenza di una qualsiasi forma di patologia ansiosa, in quanto indipendentemente associata a tale disturbo. Ma, al contempo, i punteggi nelle dimensioni “Evitamento del Danno” e “Autodirezionalità” [49,59] sembrano dipendere dallo stato di malattia, nella misura in cui una terapia efficace è in grado di ridurli. Tale dipendenza, seppure minore rispetto a quella analoga riscontrata nel caso dei Disturbi dell’Umore, implica, anche in questo caso, le seguenti riflessioni: nel ritenere i punteggi nelle dimensioni “Evitamento del Danno” e “Autodirezionalità”, indici di vulnerabilità per l’insorgenza di un Disturbo d’Ansia occorre tener presente la possibilità che tali punteggi derivino dalla patologia ansiosa stessa.
A favore dell’ipotesi di un profilo di vulnerabilità, va ricordato che seppure diminuiti, i punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” rimanevano, comunque, più alti di quelli realizzati da soggetti di controllo. A favore dell’ipotesi di un profilo dimensionale indotto dalla patologia stessa, va ricordata un’ultima possibile interpretazione: che i punteggi tuttora più alti rispetto alla popolazione di controllo vadano attribuiti alla presenza di rimanenti sintomi subsindromici [58] .
Anche i questo caso, le due possibilità non si escludono vicendevolmente, ma possono essere presenti in misure diverse nel contesto di uno stesso individuo ; uno spiccato “Evitamento del Danno” fornisce un substrato di personalità particolarmente volto all’ansia ed alla preoccupazione che, in mancanza di un carattere maturo (bassa “Autodirezionalità”), in grado di gestire tale naturale tendenza all’apprensione, può più facilmente risolversi nella patologia ansiosa; ma, nello stesso soggetto, questa stessa può, soprattutto se protratta nel tempo, indurre quelle modificazioni comportamentali che vengono misurate dal test come alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno”.
Va infine ricordato che sebbene tutti i soggetti affetti da Disturbo d’Ansia presentino alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno”, non necessariamente è vero il contrario: non tutti coloro che presentano alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” sono affetti da Disturbo d’Ansia, possono invece risultare affetti da altre forme di patologia psichiatrica (Disturbo dell’Umore) od essere individui sani nonostante una spiccata tendenza al pessimismo, alla preoccupazione, alla paura ed alla timidezza in quanto caratteristiche proprie di tale dimensione [1] .
Va comunque ricordato che quest’ultima dimensione manca assolutamente di specificità e che alti punteggi sono condivisi dalle maggiori patologie psichiatriche (“Disturbo dell’Umore”,”Disturbo d’Ansia”), e che, dunque, la definizione di caratteristiche di personalità in funzione dei punteggi ottenuti nell’ “Evitamento del Danno” debba procedere con relativa cautela; ciò vale, conseguentemente, anche nel caso dei pazienti anoressici.
E’ verosimile, come suggerito da Waller et al [114] che tale dimensione non abbia una rilevanza clinica comparabile con quella delle due precedenti dimensioni temperamentali.
Infine la dimensione “Autodirezionalità” è in grado di predire una miglior risposta alla terapia cognitivo-comporatmentale [124] , qualora i punteggi siano elevati, e rappresenta un fattore di rischio per tentativo di suicidio, qualora i punteggi siano bassi [75] .
Relativamente alle implicazioni prognostiche delle dimensioni TCI in merito alla patologia anoressica: più alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” e più bassi punteggi nelle dimensioni “Autodirezionalità” e “Cooperatività” [129] hanno valore prognostico negativo, identificando soggetti affetti da patologia cronica, od in remissione parziale rispetto a soggetti in remissione completa. Bassi punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità” sono stati in grado di predire minore od assente risposta ad una combinazione di farmacoterapia e psicoterapia a breve termine [122,130] .
Alti punteggi nella dimensioni “Evitamento del Danno” ed “Autotrascendenza” sono risultati caratteristici di soggetti affetti da Disturbo del Comportamento Alimentare o Disturbo dell’Umore che hanno tentato il suicidio rispetto a coloro che non l’hanno fatto [75] , e potrebbero pertanto rappresentare validi fattori di rischio.
In conclusione, alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” e bassi nella dimensione “Autodirezionalità” rappresentano il pattern dimensionale comune condiviso da tutte le forme di Disturbo del Comportamento Alimentare; come accennato, però, tale pattern è altrettanto comune nelle altre forme di disturbo psichiatrico e ben lungi, perciò, dal poter essere ritenuto specifico.
Piuttosto, alti punteggi nelle dimensioni “Evitamento del Danno” e “Persistenza” e relativamente alti nella dimensione “Autodirezionalità” risultano maggiormente specifici di Anoressia Nervosa con Restrizioni; così come alti punteggi nella dimensione “Ricerca della Novità”, particolarmente alti nella dimensione “Evitamento del Danno” e particolarmente bassi nella dimensione “Autodirezionaità” risultano specifici di Bulimia Nervosa [135] . Soggetti affetti invece da Anoressia Nervosa con Abbuffate e condotte di Eliminazione ed Anoressia Nervosa con Condotte di Eliminazione condividono alcuni aspetti con la patologia anoressica ed altri con la patologia bulimica; nello specifico: l’Anoressia Nervosa con Condotte di Eliminazione è più vicina al versante anoressico e presenta pattern di punteggio, quali alto “Evitamento del Danno”, alta “Persistenza” e bassa “Ricerca della Novità” maggiormente simili a quelli di soggetti con Anoressia Nervosa con Restrizioni; al contrario l’Anoressia Nervosa con Abbuffate e Condotte di Eliminazione è relativamente più vicina alla patologia bulimica [131] .
Differenti pattern di punteggio sono espressione delle differenti caratteristiche di personalità che soggiacciono alle due principali forme di Disturbo del Comportamento Alimentare. Se nel caso della Bulimia Nervosa, l’associazione di alti punteggi nelle due dimensioni “Evitamento del Danno” e “Ricerca della Novità” determina il suddetto atteggiamento conflittuale dominato da tendenze di avvicinamento\evitamento e conseguentemente, la condotta impulsiva ed un tono dell’umore generalmente depresso che si risolve nell’abbuffata; nel caso, invece, dell’Anoressia Nervosa, l’associazione di bassi punteggi, o relativamente bassi, nella dimensione “Ricerca della Novità” ed alti punteggi nella dimensione “Evitamento del Danno” produce un atteggiamento rispettoso nei confronti di norme e convenzioni e caratterizzato da rabbia perlopiù auto diretta, l’ulteriore associazione con gli alti punteggi nella dimensione “Persistenza” esprime compiutamente la tendenza dei soggetti anoressici al rispetto del regime di sacrificio al quale si sottopongono. Come detto precedentemente, perciò il differente pattern temperamentale determina le diverse modalità di espressione della patologia, ma ciò avviene, comunque, nel contesto di uno sviluppo caratteriale fortemente immaturo, come è riscontrato da bassi punteggi nella dimensione “Autodirezionalità”.
Le diverse caratteristiche di personalità proprie delle due principali forme di Disturbo del Comportamento Alimentare possono anche essere definite nei termini dei diversi sottotipi di Disturbo di Personalità ad esse associati: in uno studio condotto su 72 pazienti affetti da Disturbo del Comportamento Alimentare sottoposti all’ intervista strutturata SCID-II, nei soggetti affetti da Anoressia Nervosa con Restrizioni, il Disturbo di Personalità più comune è risultato l’Evitante (25%), seguito dall’Ossessivo-Compulsivo (20%); nel caso invece dei soggetti affetti da Bulimia Nervosa e Anoressia Nervosa con Abbuffate e Condotte di Eliminazione è risultato più frequente il Borderline (34% circa tra i due gruppi) seguito, rispettivamente, dall’Istrionico (28,6%) e dal Dipendente (23,8%) [119] . In una recente meta-analisi, all’Anoressia Nervosa sono stati associati più comunemente Disturbi di Personalità del Cluster C; ed alla Bulimia Nervosa quelli del Cluster B [134] .
In merito alla possibilità di considerare i punteggi nelle dimensioni ”Evitamento del Danno” e “Autodirezionalità”, condivisi da Anoressia e Bulimia Nervosa, un profilo di vulnerabilità al Disturbo del Comportamento Alimentare; vale quanto è stato già detto per i Disturbi d’Ansia e dell’Umore: tali punteggi sono parzialmente dovuti allo stato di malattia, come dimostrato da un cambiamento degli stessi in seguito a terapia di successo [132] ; ma d’altro canto, sono coinvolti anche nella loro patogenesi, in quanto rimangono differenti rispetto a quelli ottenuti dalla popolazione di controllo anche in soggetti in remissione dalla patologia [133] .
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Fonte: https://www.researchgate.net/profile/Enrico_Paolini2/publication/280025446_Il_TCI_Temperament_and_Character_Inventory_nella_diagnosi_di_patologia_psichiatrica_quale_utilita/links/55a4353408ae5e82ab1f349b?origin=publication_list
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Autore del testo: Enrico Paolini
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