Quoziente emotivo

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Quoziente emotivo

 COSA SONO LE EMOZIONI ?

Le emozioni, intese come “e-mozioni” sono impulsi ad agire, rappresentano l’impulso, la spinta a muoversi verso un obiettivo. Istintive e veloci più del pensiero logico, producono azioni immediate, volte alla preservazione della specie.
Considerando le emozioni l’elemento trainante della nostra vita, che motiva ogni sviluppo e che spinge all’azione, sarà facile comprendere perché nei secoli si è sempre investita tanta energia nell’educazione delle nuove generazioni, perché l’educazione, come etichetta, come galateo o regola del buon vivere, per quanto volta ad una educazione formale, indirettamente forma la personalità a riequilibrare impulsi, desideri ed emozioni con la razionalità, il dovere e la formalità.
Le emozioni sono il naturale frutto di un impulso, attivato da un sentimento.
Infatti

SENTIMENTO                

Risveglia l’                       che attiva l’
IMPULSO                 AZIONE

 

I bambini piccoli sono costantemente preda di impulsi naturali e primari -fame, sete, bisogni fisiologici-, che se insoddisfatti attivano l’istinto di sopravvivenza della specie e con esso il pianto o le urla che richiamano l’attenzione delle persone da cui dipendono.
L’istinto suggerisce al cucciolo d’uomo la comunicazione non verbale e poi saranno i genitori ad accompagnarlo nel processo di acquisizione del linguaggio, nello sviluppo della capacità di comunicare con il mondo e di dilazionare nel tempo la soddisfazione del bisogno fisico ed emotivo. Su di un piano sociale, sin dall’infanzia si viene introdotti allo sviluppo dell’empatia, cioè alla capacità di ascoltare e percepire le emozioni proprie ed altrui, imparando a relazionarsi prima senza parole e poi attraverso il linguaggio verbale.
Quanto il processo di sviluppo emozionale sia innato e quanto sia acquisito non è ancora chiaro, di certo ogni esperienza, in ogni sua espressione è per il neonato una palestra di vita.
L’emozionalità intesa come universo delle reazioni emotive agli stimoli esterni, ha qualità  sui generis, lontane dalla logica lineare, perchè irrazionale ed assimilabile al “processo primario“ rilevato da Freud.
L’emozionalità nell’essere reazione istintiva, recepisce stimoli molto sottili e a volte fa reagire con modalità istintive ed illogiche.
Di fatto se osserviamo retrospettivamente la nostra stessa vita, sarà facile recuperare ricordi di intensa emozionalità – di paura, gelosia, possessività, amore, simpatia o antipatia-, che abbiamo attraversato, riconoscendone e gestendone di volta in volta  l’irrazionalità e l’istintualità.
Per quanto l’adulto abbia generalmente fatto già un suo percorso di evoluzione che gli ha insegnato, nel tempo, a bilanciare l’emozionalità con la logica, è anche facile ricordare momenti di vita in cui l’emozione è “scoppiata” incontrollata, nei casi in cui percepivamo gli eventi come pericolosi ed incontrollabili –quali l’esperienza di un terremoto o di altri eventi naturali, in caso di incidenti, di malattie o di aggressioni-.
Paura e gelosia, spesso correlate alla paura di perdere la persona amata o di essere abbandonati, sono altre due tematiche che tornano a proporsi nella vita e possono stimolare violente emozioni, spesso irrazionali e potenti come un’onda che tutto sovrasta, anche se nascono solo da un dubbio, dalla percezione di un’ombra di realtà che spaventa e che l’inconscio ingigantisce.
Ciò avviene perchè il pensiero emozionale, è come il pensiero infantile, in bianco e nero, non riconoscendo la gamma dei grigi, è personalizzato per cui tutto si spiega in ragione di se stessi, tende a trasformare le convinzioni in realtà, o reagisce al presente come se fosse il passato.
Queste qualità ci fanno comprendere come un’ombra di realtà possa assumere forme e dimensioni gigantesche, come un piccolo dubbio possa essere trasformato dalla foga emotiva in realtà, per autoconvinzione.
E’ facile comprendere come mai il vivere civile sia impossibile se ci si affida alla sola emozionalità; perché presi dall’impeto emotivo si rischierebbe di personalizzare ogni atto – riferendolo solo a se stessi – e si rischierebbe di reagire al presente come se fosse il passato; un passato che l’emozionalità associa al presente, reagendo nel presente, come ha, o avrebbe voluto reagire nel passato.
Ma se le emozioni negative possono inquinare e trasformare il nostro benessere, come una nuvola che copre il sole, è anche vero che le emozioni positive hanno lo stesso effetto del sole che sorge, quando squarcia le nubi del dubbio, riscaldando il nuovo giorno e fugando le reazioni: felicità e amore, infatti, sono emozioni che facilitano il rilassamento e la quiete ed inibiscono pensieri e sentimenti negativi.
Infatti se paura e collera tendono ad attivare reazioni che preparano il corpo all’azione alzando la soglia dell’attenzione e creando uno stato generale di all’erta, l’amore e la felicità ci fanno guardare alla vita con gli occhiali rosa della gioia di vivere.

 

EMOZIONI INTUIZIONI ED EVOLUZIONE
Le emozioni e le reazioni istintive hanno avuto il pregio di preservare la specie umana dall’estinzione, per cui è grazie a loro che siamo qui, come razza e specie.
Infatti come le specie animali rispondono istintivamente al pericolo, anche la specie umana conserva una saggezza emozionale ed automatica; una saggezza antica, molto più antica e veloce dei processi del pensiero logico e razionale.
Nel lungo percorso di evoluzione della specie, l’umanità ha infatti sviluppato dei “piani di azione”, da adottare in caso di bisogno, per rispondere e gestire in tempo reale, tutte le situazioni di emergenza, necessità e pericolo.
“Freeze, fight or fly” sintetizzano gli americani, quando si riferiscono alle reazioni  automatiche umane ed animali al pericolo: congelati, lotta o fuggi. Questi gli imperativi attivati automaticamente dalla selvaggia istintualità, volta a rispondere ancora oggi alle provocazioni della vita, oggi come migliaia di anni fa e con l’immediatezza e la velocità che possiamo osservare nelle altre specie animali.
Di fronte al pericolo l’uomo o fugge o lotta o si congela, come una bestia braccata, poi quando ci sarà tempo si fermerà a riflettere, a pensare, ad elaborare ulteriori piani di azione.
Ciò avviene perché i circuito neurologici della parte più antica del cervello, nel gestire il sistema nervoso autonomo, si prendono cura delle risposte emozionali automatiche che da migliaia di anni salvano la specie dall’estinzione, rispondendo con immediatezza a qualsiasi emergenza, percepita dal sistema come pericolosa.
Se osserviamo l’evoluzione umana, scopriremo quanto importanti siano sempre state le emozioni e con esse le reazioni automatiche – alla paura, alla rabbia – per la sopravvivenza della specie –, tanto che il sistema nervoso umano, da migliaia di anni, continua a conservare intatte le funzioni che “automaticamente” ci fanno reagire con prontezza al pericolo, prima ancora di attivare i processi di pensiero, di riflessione ed associazione. Potremmo dire che l’essere umano di fronte a situazioni inattese di pericolo, reagisce ancora “come un animale”, con l’istinto prima ancora che con la logica, nel duemila con la stessa paura degli antenati di tre o quattromila anni fa.. Infatti le reazioni automatiche ed istintuali sono regolate ed attivate dal tronco encefalico, la parte più antica del cervello, già preposta a regolare automaticamente il respiro, il metabolismo del corpo, reazioni e movimenti automatici.
Il corpo umano d’altronde, nell’arco di migliaia di anni di evoluzione, ha sviluppato altre aree corticali che hanno coadiuvato il perfezionamento di meccanismi più lenti ma più sofisticati, attraverso un felice intreccio di intelligenza, intuizione ed emozione, consentendogli di sviluppare le qualità che oggi motivano e qualificano la vita umana.
Queste funzioni richiedono tempi più lenti di coordinamento ed elaborazione, ma ci consentono di produrre ed affinare nel tempo, scienza, tecnica ed evoluzione.

 

L’INTELLIGENZA EMOTIVA

In America, dove l’evoluzione dei costumi sociali ha tempi più veloci che in Europa ed in Italia, la crescente percentuale di devianza giovanile, espressa e registrata sotto forma di criminalità, delinquenza e tossicodipendenza,  quando non si sviluppa in casi di abusi sessuali o si esprima come forme di depressione o di tendenza al suicidio, è stata oggetto di studio sia per la necessità di adeguati processi di riabilitazione che di prevenzione del disagio.
Il lavoro svolto in USA negli ultimi quindici anni, ha evidenziato l’importanza  della intelligenza emotiva, sia nella prevenzione del disagio giovanile che per lo sviluppo delle qualità necessarie a  prestazioni eccellenti negli ambienti di lavoro.
Si è quindi evidenziato quanto la singola intelligenza valga meno di un team di lavoro affiatato. Come dire che un “cervellone” che pensa da solo, ma non comunica con altri, che non si aggiorna, aggiornando gli altri con scambio di materiale ed informazioni,  vale meno di un soggetto meno geniale, ma più propenso alla collaborazione, che condivide ed arricchisce i suoi studi e le sue intuizioni con ricerche e confronti.
In Europa, in Italia ed in particolare al Sud Italia, perlomeno in questo campo, possiamo considerarci fortunati per gli annosi ritardi sui tempi di sviluppo. Infatti l’atavica lentezza italiana, ci fa ritardare nello sviluppo come nei disastri conseguenti a scelte fallimentari.
Fortunatamente in ritardo, al Sud rispetto ad un Nord più sviluppato, possiamo proporci di utilizzare i principi del lavoro già svolto altrove nel mondo, per prevenire eventuali cadute e per recuperare tradizioni ed esperienze preziose.
L’equilibrio tra emozionalità e razionalità è indispensabile per sviluppare una vita personale, relazionale e lavorativa, infatti una intelligenza senza cuore, rischia di perdere le preziose ricchezze della creatività e le opportunità che offre la collaborazione.
Un buon equilibrio tra mente e cuore facilita il benessere e previene il malessere personale e sociale, mentre sviluppare la sola razionalità o la sola emozionalità provoca uno sbilanciamento che è causa evidente di molti malesseri del nostro tempo.
La ricetta per il buon equilibrio tra mente e cuore
comprende necessariamente, la comprensione e la gestione delle emozioni. Questa forma di intelligenza è stata denominata “quoziente emotivo”.
Le qualità riscontrate come essenziali al suo sviluppo sono associate a capacità utili nella vita associativa e di relazione quali:
-la capacità di riconoscere lo stato emotivo proprio ed altrui
-la conoscenza del naturale sviluppo delle emozioni
-la capacità di gestire le emozioni proprie ed accogliere quelle altrui
Queste qualità sottendono una esperienza di
disciplina ed autocontrollo,
una buona conoscenza di se stessi,
un buon contatto con le emozioni e le pulsioni, da utilizzare come risorse, senza esserne sopraffatti.

 

Fonte: http://www.runezen.it/letiziarenzulli/psicotesti/new%20LE%20EMOZIONI.doc

Sito web da visitare: http://www.runezen.it/

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