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LO STRESS OCCUPAZIONALE
Definizione
Lo stress lavorativo è determinato dai fattori di rischio cosiddetti “trasversali”, in quanto rappresentano dei rischi e per la salute e per la sicurezza sul lavoro. In letteratura scientifica non vi è accordo comune sulla definizione di stress, tuttavia gli Autori sono concordi nel riconoscerne l’origine nel meccanismo di attivazione da parte dell’organismo delle risorse che servono per affrontare situazioni critiche, causate da un evento che potrebbe mettere in pericolo il mantenimento dell’omeostasi. In pratica lo stress consiste in una risposta di adattamento che permette all’organismo di affrontare le situazioni che quotidianamente si presentano. Questa risposta può consistere in una reazione positiva detta “eustress” quando si manifesta come un aumento del livello di eccitazione e di attenzione, oppure in una reazione negativa detta “distress” quando le richieste che provengono dall’ambiente esterno non sono adeguate alle caratteristiche oggettive e soggettive dell’individuo, il quale non riesce quindi a farvi fronte con le proprie risorse interne.
Fattori stressogeni
I fattori che determinano l’inorgenza dello stress in ambito lavorativo possono essere esaminati secondo un modello psicosociale, che prevede l’interazione dei fattori legati all’organizzazione e gestione del lavoro con i fattori legati al contesto sociale e ambientale.
Fattori stressogeni legati al contenuto lavorativo:
Fattori stressogeni legati al contesto lavorativo:
Ricadute sulla salute
Ricadute sulla attività lavorativa
Ricadute sulla vita privata
Burnout
Sindrome caratterizzata da 1) esaurimento emozionale 2) depersonalizzazione 3) riduzione delle capacità professionali. Si riscontra in lavoratori che svolgono professioni “di aiuto”: infermieri, assistenti sociali, psicologi, insegnanti, poliziotti. È una reazione alla tensione emozionale cronica provocata dal contatto continuo con persone che presentano gravi problematiche di natura fisica o sociale. È una particolare forma di stress lavorativo che deriva dall’interazione sociale tra l’operatore e il soggetto destinatario dell’aiuto. Insorge dopo circa un anno dall’inizio della professione all’interno di una istituzione e colpisce prevalentemente i soggetti più motivati ed impegnati, che maggiormente investono le proprie energie nella professione.
Non vi sono ad oggi delle linee guida che forniscano precisi strumenti per una valutazione adeguata del rischio da organizzazione del lavoro (rischio psicosociale). La valutazione del rischio psicosociale è fondamentale per:
a) Fare una valutazione epidemiologica dei livelli di stress occupazionale in una determinata popolazione lavorativa
b) Gestire il singolo caso, in ambito di giudizio di idoneità, in funzione della valutazione dei rischi psicosociali.
Esistono diversi strumenti di indagine, a disposizione del medico e del ricercatore, per valutare i livelli di stress occupazionale. Si tratta di questionari che indagano fattori di rischio, stress percepito e benessere psicofisico del lavoratore.Non andrebbero considerati, a parere di numerosi Autori, come strumenti clinici che ci diano indicazioni sull'eventuale stato patologico di un soggetto, bensì vanno intesi come degli strumenti epidemiologici, in grado di fornirci un dato relativo ad una determinata popolazione lavorativa esaminata in un determinato contesto lavorativo.
Strumenti che valutano fattori stressanti in ambiente di lavoro:
Strumenti che valutano i livelli di stress occupazionale:
Questionari che indagano la presenza di sintomi stress-correlati, benessere psicologico, ansia e depressione:
Contesto giuridico
La Direttiva quadro 89/391/CEE, che sancisce gli obblighi generali del datore di lavoro al fine di garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori, prevede che il datore di lavoro adegui il lavoro all’individuo, scegliendo i metodi produttivi tali che le mansioni monotone ed i ritmi di lavoro abbiano minimi effetti sulla salute. La direttiva inoltre fornisce la definizione di stress, menzionando i provvedimenti aziendali (interventi sul processo di produzione) e individuali (esercizio fisico, promozione della salute, gestione dello stress) atti a prevenire lo stress lavorativo. La norma non indica una metodologia di valutazione, ma indica gli strumenti per l’analisi dei rischi, quali check-list dei fattori stressanti e questionari che indagano fattori lavorativi e stress lavorativo. Pur fornendo un importante contributo scientifico sullo stress occupazionale, la Direttiva 89/391/CEE non indica indirizzi preventivi ed il suo impatto a livello nazionale è risultato abbastanza ridotto. Infatti l’Italia, alla pari degli altri paesi europei, non contempla lo stress nella propria normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tuttavia, il D.Lgs 626/94 all’art. 4 stabilisce l’obbligo del datore di lavoro alla valutazione dei rischi lavorativi. Tra questi possono essere aanoverati i rischi da organizzazione del lavoro (stress lavorativo).
Fonte: http://www.csddl.it/csddl/attachments/587_STRESS_occupazionale_Fischetti.doc
Sito web da visitare: http://www.csddl.it
Autore del testo: F.Fischetti
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