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Galassia Internet - Manuel Castells
INTRODUZIONE
Il network è il messaggio
Internet ha la capacità di distribuire la potenza dell’informazione in tutti i campi dell’attività umana. Internet è la base tecnologica della forma organizzativa dell’Età dell’informazione: è il network. Il network è un insieme di nodi interconnessi che grazie alla loro intrinseca flessibilità e adattabilità presentano vantaggi straordinari come strumenti organizzativi. Internet, permette ai network di distendere la loro flessibilità e adattabilità, delle tecnologie di informazione affermando in questo modo la loro natura evoluzionistica. Internet è un mezzo che permette, per la prima volta, la comunicazione di molti a molti, e ha creato ciò che McLuhan ha definito “Galassia Gutemberg”, noi siamo entrati oggi in un nuovo mondo della comunicazione: la Galassia Internet. Internet è stata progettata come tecnologia per la libera comunicazione rivelandosi particolarmente malleabile, suscettibile di essere profondamente modificata dal suo impiego sociale e che porta una vasta gamma di potenziali conseguenze sociali da scoprire attraverso l’esperienza e non proclamandole in anticipo. Si chiama new-economy ed è l’economia dell’industria di Internet. Internet è espressione di quello che siamo: se vogliamo cambiare la nostra realtà, dobbiamo comprendere il suo codice di comunicazione specifico.
I - LEZIONI DALLA STORIA DI INTERNET
La storia di Internet. 1962-1995: linee essenziali
Le origini di Internet si trovano in ARPANET un network di computer messo in piedi dall’ARPA , agenzia creata nel 1958 dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. ARPANET è un programma minore (l’IPTO) nato per stimolare la ricerca dell’utilizzo interattivo del computer e serviva a condividere on-line il tempo di uso del computer tra i diversi centri di elaborazione dati e i gruppi di ricerca che lavoravano per l’agenzia.. Per costruire un network interattivo informatico, l’IPTO si è affidato alla cosiddetta commutazione a pacchetto, “packet swtching” sviluppata da Paul Baran.I primi nodi di nodi del network nel 1969, si trovavano all’Università della California di Santa Barbara e alla Università dell’Utah, col tempo i nodi sono aumentati e nel 1972 a Washington è avvenuta la prima dimostrazione di ARPANET. Il passo successivo è stato quello di rendere possibile la connessione di ARPANET con gli altri network introducendo così il nuovo concetto di “network di network”. Per comunicare tra loro le reti di computer avevano bisogno di protocolli standardizzati e nel 1973 nasce il progetto TCP. Nel 1978 il TCP è stato distinto in due parti, aggiungendo un protocollo fra rete e rete (IP) e mettendo a punto il protocollo TCP/IP. Nel 1983 ARPANET diventa ARPA-INTERNET dedicata alla ricerca. Nel 1990 Internet liberato dall’ambiente militare, diventa di dominio pubblico e la comunicazione in piena deregolamentazione, così che si avvia rapidamente Internet alla privatizzazione. Da quel momento Internet è cresciuta rapidamente come rete globale di reti di computer. Nel 1977 due studenti di Chicago, hanno scritto un programma battezzato MODEM che permetteva il trasferimento di file tra i loro pc mettendolo a disposizione del pubblico. Una tendenza decisiva nella comunicazione tra computer è emersa dagli utenti UNIX, un sistema operativo sviluppato da Bell e rilasciato all’università nel 1974, insieme al suo codice sorgente e al permesso di modificare i sorgenti. Un altro importante sviluppo scaturito dalla tradizione degli utenti UNIX è stato l’ “Open source movement”; un tentativo di tenere aperto l’accesso a tutte le informazioni relative ai software. Nel 1984 Richard Stallman, ha voluto rivendicare i diritti di proprietà su UNIX lanciando la FREE SOFTWARE FOUNTATION, e proponendo di sostituire il “copyright” con il “copyleft”, cioè chiunque utilizzi software messo liberamente a disposizione in cambio deve distribuire sulla rete il codice migliorato. Stallman ha creato come alternativa a UNIX un sistema operativo GNU (GNU NO UNIX) e lo ha reso pubblico sulla rete sotto una licenza che consentiva l’uso a condizione di rispettare la clausola del copyleft. Nel 1991, mettendo in pratica questo principio, Linus Torvalds, ha sviluppato un nuovo sistema operativo basato su UNIX chiamato LINUX distribuito gratuitamente su Internet, chiedendo agli utenti di migliorarlo e pubblicare a loro volta sulla rete i miglioramenti introdotti. Ciò che ha permesso a Internet di abbracciare l’intero mondo è stato lo sviluppo del World Wide Web, un’applicazione sviluppata nel 1990 da un programmatore inglese Tim Berners-Lee che lavorava al CERN di Ginevra. Il software browser/editor ipertestuale WORLD WIDE WEB (www) è stato rilasciato in rete dal CERN nell’agosto del 1991 e un buon numero di hacker in varie parti del mondo si sono dati da fare per sviluppare propri browser, sulla base del lavoro di Berners-Lee; fra questi abbiamo la Netscape Navigator che nel 1995 rilascerà gratuitamente in rete il sul browser. Dopo il successo di Navigator, Microsoft scopre finalmente Internet e nel 1995 e insieme al software Windows 95 introduce il suo browser Internet Explorer. Nel 1995 Sun Microsystem progetta Java, un linguaggio di programmazione che consente ai computer di far girare programmi scaricati in sicurezza da Internet e lo distribuisce gratuitamente su Internet. Nel 1998 per contrastare la concorrenza di Microsoft, Netscape rilascia sulla rete il codice sorgente di Navigator.
Alla metà degli anni 90 Internet è privatizzata, il WWW può funzionare su un software adeguato e il pubblico si trova a disposizione numerosi browser di facile utilizzo. La formula improbabile: Big Science, ricerca militare e cultura e libertà Internet è nata come improbabile intersezione tra Big Science, ricerca militare e cultura libertaria. Le università di ricerca e centri di ricerca legati alla difesa sono stati cruciali punti d’incontro fra queste tre fonti di Internet. In realtà, a parte l’obiettivo generico di sviluppare le connessioni in rete tra computer, il fine dichiarato era quello di ottimizzare l’uso di costose risorse informatiche attraverso il time-sharing online tra computer. L’utilizzo più diffuso della rete era la posta elettronica, un’applicazione sviluppata nel 1970. L’IPTO godeva di grandi libertà nel gestire e finanziare ARPANET, perché il dipartimento della Difesa aveva affidato ad ARPA lasciandole autonomia, il compito di stimolare la ricerca tecnologica. ARPANET, principale fonte di quella che alla fine è diventata Internet non è stata casuale ma invece è stata immaginata e progettata intenzionalmente poi da un gruppo di scienziati informatici con una missione condivisa che aveva poco a che fare con la strategia militare l’obbiettivo era di in un sogno scientifico di cambiare il mondo attraverso la comunicazione tra computer. I creatori di ARPANET hanno coinvolto gli studenti laureati al punto che veniva usata per le chat personali degli studenti. Internet è nata da un processo che in genere si trova associato alla guerra: lo sforzo scientifico ingegneristico stimolato dalla II guerra mondiale è stato la matrice per le tecnologie della rivoluzione microelettronica e ha trovato nuovi impulsi nella corsa agli armamenti scatenata durante la Guerra fredda. Il dipartimento della Difesa in un raro esempio d’intelligenza organizzativa ha istituito ARPA come un’agenzia che avrebbe dovuto occuparsi con ampia autonomia del finanziamento e della guida della ricerca. Nel 1975 ARPANET è diventata operativa con il trasferimento all’Agenzia di comunicazione della difesa che paradossalmente ha permesso la sua diffusione. Nel 1983 la suddivisione in MILNET (militare) e ARPA-INTERNET (ricerca) ha portato alla creazione di NSFNET nel 1984. Nel momento che la tecnologia è diventata disponibile per l’impiego civile il dipartimento della Difesa ha avuto interesse a commercializzarla, distribuirla gratuitamente e sovvenzionarne l’adozione da parte di produttori di computer americani. In Europa la tecnologia di commutazione a pacchetto e i protocolli di trasmissione sono stati sviluppati nei centri di ricerca pubblici, infatti tutti gli sviluppi tecnologici chiave che portano a Internet hanno trovato il proprio terreno di coltura all’interno di enti governativi, grandi università e centri di ricerca. Internet non è nata nel mondo dell’impresa; negli anni 60 le grandi aziende avevano strategie industriali e finanziarie piuttosto conservatrici e non erano pronte a correre il rischio di finanziarie e impegnare il proprio personale su tecnologie visionarie. Internet e i movimenti di base La rapida diffusione dei protocolli di comunicazione tra computer non ci sarebbe stata senza la libera e aperta distribuzione del software. L’avvento del PC ha contribuito notevolmente alla diffusione del computer networking e ciò è stato possibile solo grazie al rapporto tra reti e mondo scientifico e comunità di studenti hacker interne alle università che sono state il terreno comune per la circolazione delle innovazioni. I movimenti di base di Internet creando reti autonome e sistemi di conferenza, hanno influenzato lo sviluppo dei servizi commerciali negli anni 80, mentre le imprese hanno imitato i sistemi di comunicazione creati dalle reti alternative. Da una parte c’erano i servizi di mail sviluppati dalle società informatiche o di telecomunicazioni, e dall’altra i servizi online offerti, a volte nemmeno in rete, che hanno fornito il terreno su cui successivamente si sarebbero sviluppati i provider di contenuti. L’impatto delle reti autonome è stato decisivo anche nell’espansione globale delle connessioni tra computer e tra il 1990 e il 1995 le reti collegate ad Internet non americane sono raddoppiate, passando dal 20 al 40%. L’evoluzione autonoma di Internet: formare il network usandolo Internet si caratterizzava soprattutto per la sua apertura sia nell’architettura tecnica sia nell’organizzazione sociale/istituzionale. L’architettura aperta di Internet è stata la fonte della sua forza principale: la capacità di svilupparsi ed evolvere autonomamente con gli utenti che diventano produttori della tecnologia modellano l’intera rete. Data l’estrema semplicità con cui è possibile aggiungere i nodi, il costo rimane basso e il software sempre aperto e disponibile. I nuovi usi della tecnologia, vengono comunicati di volta in volta al mondo intero in tempo reale. E’ per questo che Internet è cresciuta e continua a crescere a una velocità senza precedenti. Sono però necessarie tre condizioni:
1. l’architettura della connessione in rete deve essere aperta, decentrata, distribuita e
multidirezionale nella sua interattività;
2. tutti i protocolli di comunicazione e le loro implementazioni devono essere aperti, distribuiti e
suscettibili di modifica;
cooperazione che sono incorporati in Internet.
II LA CULTURA DI INTERNET
I sistemi tecnologici sono una produzione sociale. La produzione sociale è modellata dalla cultura e Internet non fa eccezione e, allo stadio attuale di diffusione globale, è il caso di stabilire una differenza tra produttori/utenti e consumatori/utenti di Internet:
produttori/utenti sono coloro che, utilizzando Internet, provocano un effetto diretto nel sistema tecnologico; consumatori/utenti sono coloro che traggano benefici dalle applicazioni e dai sistemi senza influire direttamente con lo sviluppo di Internet.
La cultura di Internet è la cultura dei creatori di Internet, intendendo per cultura un insieme di valori e convinzioni che guida un comportamento. La cultura è una costruzione collettiva che trascende le preferenze individuali e contemporaneamente influenza le pratiche delle persone. La cultura di Internet è caratterizzata da una struttura a quattro strati disposti gerarchicamente che insieme contribuiscono a formare un’ideologia delle libertà, largamente diffusa in Internet:
lo strato tecno-meritocratico che si articola come cultura hacker;
quello hacker che costruisce nei network regole e abitudini di cooperazione su progetti tecnologici;
quello comunitario virtuale aggiunge una dimensione sociale alla condivisione tecnologica, facendo di Internet un mezzo di interazione sociale selettiva e di appartenenza simbolica;
quello imprenditoriale lavora al di sopra della cultura hacker e della cultura comunitaria per diffondere l’impiego di Internet in tutti i campi della società come strumento per analizzare guadagni.
Internet rappresenta in ogni caso il legame diretto tra le espressioni culturali e lo sviluppo tecnologico il cui concetto chiave sta nell’apertura e nella libera modifica del software e dei suoi codici-sorgente che permette a chiunque di modificare il codice e sviluppare nuovi programmi e applicazioni in una spirale virtuosa di innovazione tecnologica basata sulla cooperazione e la libera circolazione della conoscenza tecnologica. Dunque il software OPEN SOURCE è l’elemento tecnologico chiave nello sviluppo di internet e questa apertura è culturalmente determinata. Tecno-élite L’apertura è determinata da una cultura tecno-meritocratica, si tratta di una cultura che crede nello sviluppo scientifico e tecnologico come comportamenti chiave nel progresso del genere umano.
Gli elementi chiave di questa tecno-meritocrazia sono i seguenti:
Hacker
Pekka Himanen (2001) considera l’etica hacker come la caratteristica culturale dell’informazionalismo. Gli hacker non sono ciò che raccontano i media. Non sono esperti informatici irrequieti, ansiosi di crackare codici, penetrare illegalmente nei sistemi. Quelli che si comportano così sono chiamati “crackers” e di solito vengono respinti dalla cultura hacker e fondamentalmente sono sottoculture di un universo hacker più ampio e in genere non destabilizzante. Eric Raymond uno dei principali osservatori, analisti e protagonisti della cultura hacker, definisce “hacker” come coloro che la cultura hacker riconosce come tali. L’open source è stato un elemento strutturale nello sviluppo di Internet dato che tutti i suoi sviluppi tecnologici chiave venivano comunicati alle università e poi condivisi in rete. Il movimento per il software libero alle radici del movimento open source nasce come pratica consapevole dalle lotte in difesa dell’apertura del codice sorgente UNIX. UNIX è un sistema operativo potente e innovativo creato nel 1969 da Ken Thompson. UNIX è diventato un ambiente software per tutti i tipi di sistema, liberando in questo modo i programmatori dalla necessità di inventare linguaggi specifici per ciascuna macchina, il software diventa portatile e così consente la comunicazione tra computer e la loro programmazione omogenea.
Nei primi anni 80 c’erano tre culture informatiche raggruppate nel punto di intersezione tra diversi tipi di macchine e programmi di linguaggio:
Anche i progressi nel campo della microinformatica trasformarono il mondo dei computer. Nel 1983, il microchip 68000 di Motorola permette lo sviluppo di microcomputer di una potenza mai conosciuta prima. Un gruppo di giovani scienziati informatici di Stanford con dei colleghi di Berkeley fondano la Sun Microsystems. Il requisito chiave per l’espansione della nuova frontiera informatica era una software nuovo e potente in grado di girare su tutti i tipi di macchine e collegarsi ai server di Internet. Nel 1994 gruppo UNIX di Berkeley viene smantellato e in questo contesto, Microsoft riesce a blindare il mercato dei software dei sistemi operativi. L’alternativa è il sistema operativo GNU/LINUX sviluppato sulla base del lavoro di Stallman da Linus Torvalds. Avendo bisogno di aiuto per l’implementazione del nuovo sistema pubblica i codici sorgenti su Internet e fa lo stesso con i successivi e frequenti aggiornamenti come fanno i le centinaia di hacker coinvolti nel progetto, così che nel 1999 Linux diventa un sistema operativo migliore dei sistemi proprietari UNIX ed oggi largamente riconosciuto come uno dei sistemi operativi più affidabili, in particolare per i computer che lavorano su Internet anche se non fornisce una interfaccia-utente sufficientemente semplice per gli utenti finali. Quali sono le caratteristiche della cultura hacker e quale rapporto hanno gli hacker con lo sviluppo di Internet? Di grande importanza in questo insieme di valori è la libertà di creare, di fare propria qualunque conoscenza disponibile e di ridistribuire questa conoscenza in qualunque forma e canale scelto dall’hacker.Libertà si combina con cooperazione attraverso la pratica di una cultura del dono che possa infine condurre a un’economia del dono. Un hacker metterà in rete il proprio contributo allo sviluppo del software confidando nel principio di reciprocità. Esiste un sentimento comunitario nella cultura hacker fondato sull’appartenenza attiva a una comunità, strutturata intorno a consuetudini e ai principi di un’organizzazione sociale informale. Le culture, sono radicate nelle istituzioni e nelle organizzazioni. Anche nella cultura hacker c’è organizzazione, ma essa è informale, non è imposta dalle istituzioni della società. Internet è il fondamento organizzativo di questa cultura e la comunità di hacker è globale e virtuale anche se a volte ci sono momenti di incontri fisici come per esempio in occasione di conferenze. L’identità hacker viene legittimata dal nome nella rete e in termini generali informalità e virtualità sono gli elementi chiave della cultura hacker. Quindi la cultura hacker è una cultura di convergenza tra gli esseri umani e le loro macchine, in un processo di interazione senza restrizioni. E’ una cultura di creatività tecnologica fondata su libertà, cooperazione, reciprocità e informalità. Esistono anche sottoculture hacker che si fondano su principi politici e sulla ribellione personale, per esempio Stallman considera prioritario, il principio essenziale della libertà di parola nell’Età dell’informazione, infatti la sua FSF si occupa oggi di proteggere i diritti dei programmatori. Molti hacker si riconoscono nei personaggi “cyberpunk” della lettura fantascientifica e ai margini di questa sottocultura hacker ribelle emergono i cracker che sono individui, spesso molto giovani, che cercano di mettersi alla prova e con una conoscenza tecnologica limitata e a volte mischiano il buon senso tecnologico con una strategia di sabotaggio politico anche se questo comportamento deve essere tenuto distinto dal cybercrime (furti per interessi personali). La cultura hacker non vede di buon occhio le attività dei cracker perché gettano sull’intera comunità un giudizio di irresponsabilità che viene spesso amplificato dai media.
Comunità virtuali
I primi utenti dei network di computer hanno creato comunità virtuali, comunità che hanno modellato i comportamenti e l’organizzazione sociale e gli individui coinvolti hanno diffuso forme ed usi della rete come la messaggistica, mailing list, chat room, giochi multiuser, conferenze e sistemi di conferenza. A partire dagli anni 80 la maggioranza degli utenti non aveva necessariamente grandi capacità di programmazione e quando negli anni 90 è esploso il WWW, milioni di utenti hanno portato nella rete le loro innovazioni sociali avvalendosi di una conoscenza tecnologica limitata. Le origini delle comunità online furono molto vicine ai movimenti controculturali e agli stili di vita alternativi che andarono affermandosi nel periodo immediatamente successivo agli anni 60. L’area di San Francisco Bay fu la culla di numerose comunità online che facevano i primi esperimenti di comunicazione via computer. La Città Digitale di Amsterdam si è sviluppata nel periodo successivo al movimento degli squatter degli anni settanta e questa comunità scaturì dal bisogno di costruire un certo sentimento comunitario dopo il fallimento degli esperimenti controculturali nella realtà del mondo fisico così che le comunità virtuali si sono espanse in dimensione e portata. Imprenditori La diffusione di Internet, è stata promossa da imprenditori delle grandi aziende processo che si è sviluppato velocemente negli anni 90 facendo in modo che Internet si modellasse intorno ai propri utilizzi commerciali. Si può dire che Internet è influenzata dal business come gli altri settori della nostra società e a sua volta ha trasformato l’impresa. Internet è stato il medium indispensabile e la forza trainante nella formazione della new economy, costruita intorno a nuove regole e procedure di produzione, gestione e calcolo economico. Il punto chiave è che questi imprenditori hanno realizzato i loro guadagni a partire dalle idee e la mancanza di idee ha provocato perdite di denaro alle grandi aziende già affermate, così più del capitale, la forza trainante dell’economia di Internet è stata l’innovazione imprenditoriale. Le idee venivano vendute ai capitalisti in grado di fornire il capitale di rischio (venture capitalists) favorendo gli investimenti che trasformavano queste idee in affari, idee che incarnate in aziende venivano vendute agli investitori tramite offerte pubbliche di acquisto sui mercati azionari, meccanismo che determina il tipo di cultura nella quale il profitto da realizzare e la velocità con cui questo profitto viene realizzato sono i valori supremi. Il profitto diventa il termine di riferimento del successo e gli imprenditori di Internet vendono il futuro perché credono di poterlo determinare. La strategia è cambiare il mondo attraverso la tecnologia per essere ricompensati con profitti e potere, tramite i meccanismi dei mercati finanziari. L’imprenditore di Internet non è un individuo ma un insieme di individui e organizzazioni, formato da inventori, tecnologi e venture capitalist che si uniscono in un processo di produzione e innovazione che, alla fine, crea impresa, profitto e libera tecnologia, beni e servizi. L’imprenditorialità giunge con una nuova svolta di portata storica perché crea denaro dalle idee rendendo indipendenti dalla forza della mente sia il capitale sia la produzione materiale. Gli imprenditori di Internet sono più creatori che uomini d’affari, più vicini alla cultura di artista che alla tradizionale cultura d’impresa. La cultura imprenditoriale del profitto è andata avanti nell’opera di conquista del mondo e ha fatto di Internet la spina dorsale delle vite individuali.
III E-BUSINESS E NEW ECONOMY
Negli anni 90 una volta diventata disponibile la tecnologia di Internet vi è stata nel mondo degli affari la più rapida e ampia diffusione dei suoi utilizzi diventando una fonte chiave della produttività e della competitività. Internet sta trasformando la pratica dell’impresa nelle sue relazioni con fornitori e clienti, nella gestione, nei processi produttivi, nella cooperazione con altre imprese, nel finanziamento e nella valutazione delle azioni nei mercati finanziari. Le transazioni business-to-business (B2B) globali stanno diventando sempre più numerose, segnale di una velocissima crescita dell’e-commerce soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Quella che sta emergendo è un’economia in network con un sistema nervoso elettronico con l’e-business al centro di questo nuovo scenario economico, intendendo per e-business qualunque attività d’impresa le cui operazioni chiave di gestione, finanziamento, innovazione, produzione, distribuzione, vendita, rapporti con il personale e rapporti con la clientela si svolgono principalmente attraverso Internet attraverso cui l’azienda adotta il network come propria forma organizzativa. Questa trasformazione sociotecnologica influenza tutti i processi di creazione, scambio e distribuzione di valore. E-business come modello organizzativo: l’impresa a rete Con l’espressione “impresa a rete” si intende la forma organizzativa costruita intorno a progetti d’impresa scaturiti dalla cooperazione tra componenti diverse di aziende differenti che si collegano in rete fra loro per la durata di un dato progetto d’impresa. L’impresa a rete si è evoluta dalla combinazione di varie strategie di networking:
1. con il decentramento delle grandi imprese che hanno adottato strutture orizzontali e snelle e
2. con la cooperazione tra piccole e medie imprese che hanno messo in comune le loro risorse
per raggiungere una massa critica;
3. con la connessione tra network di piccole e medie imprese e componenti diversificate delle
grandi imprese.
A partire dalla metà degli anni 80 i network comunicazionali come i fax e telefoni sono stati gli elementi critici nella ristrutturazione organizzativa che ha investito il mondo dell’impresa; il bisogno di tempi prestabiliti, alta capacità, alta velocità, comunicazione interattiva, trasmissione dei dati, è stato soddisfatto dai network informatici di comunicazione, Internet compresa. Le società online sono state le prime a cogliere le opportunità di riorganizzarsi sulla base dei network informatici che avrebbero aperto le informazioni e le operazioni dell’impresa sia ai clienti sia ai fornitori aprendo anche intranet per creare canali di comunicazione elettronica interni. Cisco Systems può essere considerata il pioniere del modello d’impresa che caratterizza l’economia di Internet; è l’impresa leader nei dispositivi per la dorsale Internet con una quota di mercato intorno all’85% del mercato globale.Negli ambienti economici è largamente condivisa l’opinione che molta della competitività e produttività raggiunte da CISCO derivi dal suo modello d’impresa, infatti è organizzata intorno a una rete aperta di fornitori e clienti. Entrando nel sistema attraverso il sito web dell’azienda, i clienti specificano le loro necessità e vengono aiutati da agenti di configurazione e politica dei prezzi (pricing) che consentono alle migliaia di rappresentanti autorizzati (clientela e soci) di definire i prodotti di Cisco e il loro prezzo online. Pietra angolare di questo modello d’impresa messo in rete è il “ritorno” in tempo reale tra clienti e produzione sistema che gli permette di correggere in tempi veloci e con precisione i maggiori difetti di produzione. Cisco non è un caso speciale, alcuni analisti considerano Dell, principale produttore di computer laptop nel mondo, come il vero pioniere del modello di impresa in rete, infatti anche Dell opera sulla base di un sito web ben organizzato, aggiornato in tempo reale usato dai clienti stessi per progettare il computer ideale.Il modello d’impresa in rete sta diventando la forma predominante di organizzazione nell’industria elettronica con Nokia, HP, IBM, ecc. che ci segnalano come le imprese più avanzate nel riorganizzarsi intorno a Internet, tanto nei prodotti quanto nei processi. Le aziende tradizionali si mettono online per garantirsi un rapporto diretto con i clienti per riceverne gli ordini e migliorare i servizi offerti. L’essenza dell’e-business sta nella connessione in rete interattiva basata su Internet tra produttori, consumatori e fornitori di servizi. Qui di nuovo la rete è il messaggio. Quale è il contributo di Internet al nuovo modello di impresa? Questo modello permette gradualità, interattività, gestione della flessibilità, differenziazione del marchio e personalizzazione in un mondo industriale collegato in rete.
Gradualità: l’essere locale o globale non è un ostacolo tecnologico, essa può evolversi, espandersi o ritirarsi con la geometria variabile della strategia d’impresa.
Interattività: in un sistema multidirezionale che bypassa i canali verticali di comunicazione e
decisione senza perdere traccia delle transazioni, il risultato è un’informazione migliore e un migliore adattamento tra i soci nel processo produttivo.
Gestione della flessibilità: consente di tenere sotto controllo il progetto di impresa estendendone la portata e diversificandone la composizione secondo la necessità di ciascun progetto. Internet fornisce la tecnologia necessaria per integrare le imprese.
Differenziazione (branding): per le scelte multiple dei consumatori di oggi è essenziale un segno di capacità che crea valore e gli investitori puntano sul riconoscimento dei simboli. Per riuscire a differenziare i marchi senza correre rischi di perdere la reputazione l’impresa ha bisogno di garantire che il controllo qualità venga effettuato lungo l’intera catena del valore. I sistemi di informazione basati su Internet permettono un positivo feedback da parte di tutte le componenti del network nei processi di produzione vendita così come il rilevamento degli errori e la loro correzione sotto la responsabilità del coordinatore dell’intera sequenza del detentore del marchio.
Personalizzazione: questa è la chiave del nuovo modo di fare impresa. Il cambiamento culturale e la diversità della domanda globale rendono sempre più difficile il ricorso a una produzione di massa standardizzata per soddisfare il mercato. Queste attività di definizione dei profili sollevano questioni importanti circa la privacy e i diritti dei consumatori ma si tratta di un metodo efficace per ottenere pubblicità e vendite mirate. Se la personalizzazione è la chiave per la competitività nella new economy globale, Internet è lo strumento essenziale per garantire la personalizzazione di un contesto di produzione ad alto volume.
E-capital e valutazione di mercato nell’Età di Internet
Alla base dello sviluppo delle impresa e di Internet e dell’intera new economy c’è la trasformazione dei mercati finanziari. Senza il finanziamento di innovative start-up da parte di società di capitali a rischio non ci sarebbe stata alcuna crescita economica guidata da Internet. Questa crescita non è stata, almeno in parte, né speculativa né tantomeno una bolla finanziaria, la teoria economica e le esperienze precedenti dimostrano che i valori che salgono alla fine scendono, come nel 2000-2001, ma che poi possono anche risalire. Stiamo assistendo allo sviluppo graduale di un mercato finanziario globale, interdipendente, in cui operano network informatici con un nuovo sistema di regole per gli investimenti di capitale, la valutazione dei titoli e dei valori mobiliari (securities) in generale. Mentre la tecnologia dell’informazione diventa più potente e flessibile i mercati finanziari stanno diventando sempre più integrati e agiscono in tempo reale attraverso il globo come una singola unità e le nuove regole adottate liberano il capitale necessario per il finanziamento dell’economia di Internet. L’innovazione tecnologica, la creatività dell’impresa e il finanziamento da parte del mercato sulla base delle aspettative generano un modello di alta crescita, genera il successo di nuove e importanti aziende tecnologiche e le società tradizionali si reinventano nella new economy. Il nuovo mercato finanziario è la chiave della new economy. L’integrazione globale dei mercati finanziari sta rendendo sempre più difficile la loro regolamentazione da parte di organismi nazionali o internazionali. I movimenti finanziari che hanno origine in ogni mercato del mondo hanno il potenziale di estendersi agli altri mercati, al di là dei valori di mercato o delle differenze tra economie nazionali. La compravendita elettronica dei titoli sta trasformando i mercati finanziari. Le reti di comunicazione elettronica sono cresciute sulla base delle transazioni del Nasdaq. Il Nasdaq è stato fondamentale per lo sviluppo della new economy e le società innovative hanno potuto trarre vantaggio dalla sua maggiore flessibilità emettendo qui le loro offerte pubbliche. La tecnologia delle transazioni riduce di almeno il 50% i costi attirando in questo modo più investitori e generando un numero più elevato di transazione che apre opportunità di investire online, con quattro conseguenze:
La valutazione dei mercati finanziari è il processo decisivo della nostra economia. Di sicuro dal punto di vista strutturale ciò che conta per la crescita economia è la produttività mentre dal punto di vista dell’impresa invece conta generare utili e profitti. La valutazione dell’impresa risulta ancora più favorevole se l’investimento in tecnologia dell’informazione è combinato con un cambio dell’organizzazione; altri importanti parametri immateriali sono la differenziazione, l’immagine aziendale, l’efficienza della gestione e il settore di attività. I mercati reagiscono anche sulla base di criteri non economici, sono influenzati da quelle che chiamano “turbolenze dell’informazione” prodotte da varie fonti che riguardano l’incertezza politica, gli sviluppi legali/giudiziari (x es. violazione leggi antitrust di Microsoft) le anticipazioni tecnologiche o persino i comportamenti personali e dichiarazioni da parte di personaggi chiave con un enorme potere decisionale. Il lavoro nella e-economy In questo scenario la manodopera rimane la fonte di produttività, innovazione e competitività ed ha una grande importanza in un’economia dipendente dalla capacità di recuperare, processare e applicare informazioni sempre più online, trovandoci, in effetti, al centro di un’esplosione d’informazione. Le imprese hanno accesso a una gamma straordinaria di informazioni che, con l’aiuto dell’immagazzinamento magnetico, del processamento digitale e di Internet, possono essere ricombinate e applicate a tutti gli scopi in tutti i contesti, determinando una grande pressione sul lavoro. Questa manodopera deve essere altamente istruita e in grado di assumere iniziative. Le imprese, grandi e piccole, dipendono dalla qualità e dall’autonomia della manodopera che deve essere in grado di programmarsi o autoprogrammarsi e che richiede un certo tipo di istruzione e il patrimonio di conoscenze e informazioni accumulate nella mente del lavoratore deve essere ampliato e modificato nel corso della sua vita lavorativa. I processi di ri-formazione e riapprendimento che proseguono lungo la vita adulta. Il talento è il fattore chiave della produzione per l’e-business e tutto è basato sulla capacità di attirare, trattenere e utilizzare in modo efficace i lavoratori dotati di talento. In un mercato del lavoro così competitivo assetato di manodopera autoprogrammabile, le aziende ricorrono a svariati incentivi per trattenere i loro dipendenti migliori. La strategia più importante per legare i dipendenti all’azienda è il pagamento parziale in diritti d’opzione (stock options) per condividere i risultati dell’azienda, almeno per un certo periodo. Tale forma di pagamento in stock options è in effetti molto conveniente per le aziende, non solo perché aiuta a trattenere la manodopera ma anche perché le aziende risultano meno gravate dai salari, in alcuni casi, grazie a questo meccanismo, le imprese più grandi riescono addirittura a non versare nulla all’erario, mentre per i dipendenti l’autonomia e il coinvolgimento si rivelano una forma di proprietà cooperativa che ha però un prezzo, cioè l’impegno totale verso il progetto d’impresa. Le donne si stanno rivelando manodopera competente, flessibile e autonoma e stanno riuscendo a farsi largo a tutti i livelli della struttura occupazionale e, grazie alla loro pressione, negli anni 90 si è ridotto il gap salariale rispetto alla controparte maschile diventando una base indispensabile per lo sviluppo della new economy con conseguenze durature per la vita familiare e la struttura sociale nel suo complesso. L’altra importante fonte di offerta di talento, specie negli Stati Uniti, è stata l’immigrazione; negli anni 90 nella Silicon Valley circa il 30% delle nuove società aveva un amministratore proveniente da Cina o India. Gli immigrati giunti a Silicon Valley non sono necessariamente una perdita per i loro paesi d’origine, molti di loro appena trovano un posto stabile in importanti centri di tecnologia e business creano imprese nei loro stessi paesi e stabiliscono un ponte tra la California e altri paesi. Così invece che alla fuga dei cervelli assistiamo all’emergere di un sistema di circolazione dei cervelli. Secondo Castells la manodopera si distingue in:
1. manodopera generica che può essere rimpiazzata dalle macchine o da altra manodopera di
qualunque altra parte del mondo a cui le istituzioni assegnano una priorità bassa in termini di retribuzione, addestramento e procedure di reclutamento e
lavoro.
Una trasformazione fondamentale delle relazioni industriali, comune ad entrambe è la flessibilità.
Flessibilità del lavoro, modelli occupazionali variabili, diversità delle condizioni di lavoro e individualizzazione dei rapporti industriali sono elementi sistemici dell’e-business. Da questo nucleo della new economy le pratiche di lavoro flessibile tendono a diffondersi nell’intero mercato del lavoro contribuendo a una nuova forma di struttura sociale che Castells ha caratterizzato con il concetto di network society, società in rete. Produttività, innovazione e new economy Misurare la produttività è un compito che nasconde sempre delle insidie e nella nostra economia questo è particolarmente complicato per tre ragioni:
L’investimento in tecnologia dell’informazione e l’elevata produttività nell’industria informatica sono stati i fattori decisivi di crescita della produttività e i benefici di questi investimenti, per quanto positivi, sono differenti, non tutti misurabili con un ritorno per l’investimento ma rappresentano un fattore essenziale nel posizionare l’impresa in termini di prodotto, processo e mercato. La new economy trainata dall’e-business non è un economia online ma un’economia potenziata dalla tecnologia dell’informazione dipendente dal lavoro autoprogrammabile e organizzato intorno a reti di computer. L’innovazione è una funzione del lavoro altamente specializzato e di organizzazioni in grado di creare conoscenza. Innovazione nella e-conomy In una e-conomy basata su conoscenza, informazione e beni intangibili (come l’immagine e le connessioni), l’innovazione è la funzione primaria. L’innovazione dipende dalla generazione di conoscenza ed è facilitata dal libero accesso all’informazione, all’informazione online. La relazione tra cooperazione e innovazione può essere analizzata seguendo la teoria economica formale di Brian Arthur (1994) che, nell’economia dell’informazione pone tre aspetti:
Così l’innovazione è il prodotto del lavoro intelligente ma di un’intelligenza collettiva. Il processo di innovazione nella e-conomy sta migrando gradualmente verso reti di cooperazione open source, formate non solo da singoli free-lance ma anche da imprenditori e dipendenti d’impresa poiché è nell’interesse delle aziende contribuire all’innovazione ed essere tra i primi beneficiari dei risultati dello sforzo di collaborazione. La capacità d’interagire con i clienti, intesi anche come fonte d’informazione critica, diventa una componente essenziale del modello d’impresa. La new economy e la sua crisi L’e-conomy trasforma gradualmente la vecchia economia in una nuova economia che raggiunge l’intero pianeta, sebbene in un modello estremamente irregolare. L’esistenza di una nuova economia può essere dichiarata sulla base di una migliorata produttività del lavoro e di un’aumentata competitività delle imprese, come conseguenza dell’innovazione che riguarda tecnologia, processi e prodotti. L’innovazione è una funzione di tre fattori principali:
Se produttività e competitività sono alla base dell’alta crescita economica senza inflazione, se l’innovazione è il driver della new economy, la finanza è la fonte di tutto. Tuttavia non è ancora chiaro perché nel 2000-2001 il mercato ha fatto registrare un calo improvviso senza troppi distinguo tra una varietà di titoli tecnologici con differenti prospettive d’impresa. I titoli delle dotcom sono stati i primi a scendere ma hanno trascinato nel corso dell’anno successivo tutti i titoli tecnologici con un impatto sui valori delle azioni della maggior parte delle altre industrie. Per alcuni analisti, questo “aggiustamento del mercato” era l’esplosione ritardata di una bolla finanziaria speculativa. In una certa misura la rapida commercializzazione di Internet ha tradito la promessa del libero accesso, così molti clienti potenziali hanno deciso di bypassare i siti web a pagamento eccetto quelli che soddisfano direttamente i loro bisogni. Anche l’instabilità politica ha contribuito non poco all’incertezza del mercato, soprattutto in due casi. Nel 2000-2001 il Giappone sembrava diretto verso un’altra crisi politica, sono stati portati alla luce episodi di cattiva gestione e corruzione nel governo; inoltre, l’economia giapponese, la seconda del mondo, pareva incapace di uscire dalla stagnazione. Negli Stati Uniti la soap opera delle elezioni presidenziali contestate ha aggiunto incertezza e trattenuto gli investitori in un momento critico di transizione del mercato. E’ un fatto noto che alcuni eminenti economisti accademici non hanno mai creduto all’esistenza di una nuova economia, hanno negato l’importanza della tecnologia dell’informazione e trascurato o ridimensionato la prova della crescita della produttività e dell’innovazione, hanno continuato a battere sul chiodo dell’inevitabile scoppio della bolla, fino a che non sono stati gratificati a distanza di anni dalle loro prime previsioni dall’avverarsi delle profezia tanto invocata. Alan Greenspan ha continuato a difendere la realtà della new economy, basata sugli investimenti in tecnologia dell’informazione e sulla crescita della produttività. Nello schema di analisi fin qui descritto la guida principale della new economy è il mercato finanziario. Senza innovazione, la crescita della produttività rallenta e la competizione è limitata. La combinazione di crescita e occupazione più basse con un’inflazione più alta porta a una riduzione dei consumi, incrementando così la gravità della flessione. Anche nella new economy c’è in effetti, un ciclo economico che è diverso dall’economia industriale perché le fluttuazioni del mercato azionario sono sincronizzate con il ciclo economico, per la semplice ragione che le fluttuazioni guidano gli investimenti e i cicli di innovazione. La new economy è guidata da un mercato azionario estremamente sensibile che finanzia innovazione ad alto rischio alla fonte di una crescita produttiva elevata. Una volta avviata la spirale recessiva dei meccanismi di valutazione del mercato, il declino non può essere fermato semplicemente dai meccanismi dei prezzi, ci vuole un rovesciamento delle aspettative. Persino le nuove ondate di innovazione tecnologica non possono riattivare l’economia se manca la fiducia nelle loro prospettive futura di business. La new economy basata sulla cultura: la cultura dell’innovazione, del rischio delle aspettative e, in definitiva, della speranza nel futuro e solo se questa cultura sopravviverà agli scettici pessimisti della vecchia economia dell’era industriale la new economy tornerà a prosperare. Tuttavia la conoscenza e le esperienza della fragilità di questo processo di creazione della ricchezza possono stimolare una nuova filosofia personale del nostro modo di vivere la seconda fase della new economy.
IV COMUNITÀ VIRTUALI O SOCIETÀ IN RETE?
Internet come nuovo mezzo di comunicazione ha dato luogo a nuovi modelli di interazione sociale. Internet è stata criticata da molti critici che sostengono che la diffusione di Internet stia portando all’isolamento sociale, alla rottura della comunicazione sociale e della vita familiare con individui senza identità, inoltre Internet è stata accusata di spingere le persone a vivere le proprie fantasie online fuggendo il mondo reale in una cultura sempre più dominata dalla realtà virtuale. La realtà sociale della virtualità di Internet Gli utilizzi di Internet sono strumentali e strettamente connessi al lavoro, alla famiglia e alla vita quotidiana. L’e-mail rappresenta l’85% dell’uso di Internet e per la maggior parte legata a motivi di lavoro, scopi specifici e al contatto con famiglia e amici lontani. Mentre per i primi utenti di Internet chat room, news group ecc. avevano un grande significato, con la diffusione di Internet la loro importanza quantitativa e qualitativa è andata via via diminuendo. La vita sociale si è appropriata di Internet anche se non ha effetti sulla sociale stessa. Il gioco di ruolo e la costruzione di identità come base dell’interazione online sono una percentuale piccola della socialità su Internet e sembra concentrata fra gli adolescenti. Sono proprio gli adolescenti a scoprire la propria identità offrendo un campo di ricerca interessante per la comprensione della costruzione e della sperimentazione dell’identità. Internet è stato visto come il terreno privilegiato per le fantasie personali ma spesso non lo è piuttosto è un’estensione della vita così come è, in tutte le sue dimensioni e con tutte le sue modalità. Sherry Turale, studiosa degli studi sulla costruzione di identità su Internet, conclude che le persone vivono vite parallele sullo schermo ma che sono legate ai desideri, sentimenti e dolori reali, le comunità virtuali offrono un nuovo contesto drammatico nel quale pensare sull’identità umana nell’età di Internet. Nei primi anni ottanta l’uso di Internet venne salutato come l’avvento di una nuova età della libera comunicazione e della soddisfazione personale nelle comunità virtuali costruite intorno alla comunicazione mediata dal computer, con la nascita di una nuova forma di comunità che accomunava online la gente intorno a valori e interessi condivisi e creando legami di supporto e amicizia che potevano estendersi anche nell’interazione faccia a faccia. Contemporaneamente alla diffusione di Internet nella società nel suo complesso, i suoi effetti sulla socialità sono diventati decisamente meno significativi; l’interazione sociale offerta da questo mezzo non pare avere un effetto diretto sulla costruzione di modelli della vita quotidiana.Alcuni ricercatori assegnano una differenza di utilizzo di Internet alla disparità di classe sociale: le persone con uno status sociale più elevato tendono ad avere più e diversi amici che vivono a maggiore distanza. Gli unici cambiamenti che si possono associare alla conquista dell’accesso a Internet sono un incremento del tempo speso spendendo e-mail e a navigare nel Web e minor tempo trascorso a cucinare, nelle condizioni educative, nel lavoro a casa retribuito. Gli utenti Internet avevano maggiori probabilità di incontrarsi con gli amici e di avere una vita sociale lontano da casa, sebbene le loro reti di interazione sociale fossero maggiormente disperse nello spazio rispetto a quelle dei non utenti. L’attività online non aveva un grande impatto sul tempo trascorso con la famiglia e gli amici. Dopo aver considerato diverse variabili la ricerca approda alla conclusione che l’uso di e-mail migliora la vita sociale con la famiglia e gli amici ed estende i contatti sociali in genere mostrando che gli utenti Internet tendono ad avere reti sociali più ampie dei non utenti. Nel 1999 alcuni studi hanno confermato il più alto livello di istruzione degli utenti di Internet. Internet sembra avere un effetto positivo sull’interazione sociale e tende a incrementare l’utilizzazione di altre fonti d’informazione e gli utenti Internet partecipano di più ad eventi artistici, leggono più letteratura, vanno più spesso al cinema, guardano e praticano più sport rispetto ai non utenti e l’uso di e-mail, siti web e chat room ha avuto un impatto positivo sulla capacità di stringere amicizie e comunicare con le proprie famiglie evidenziando quindi un positivo effetto cumulativo tra l’intensità dell’uso di Internet e la densità delle relazioni sociali. L’uso di e-mail si somma all’interazione faccia a faccia, per telefono e per posta, e non sostituisce le altre forme d’interazione sociale. Gli utenti più giovani tendono a scrivere e-mail agli amici, mentre quelli più anziani privilegiano i legami familiari. Questi modelli di socialità sono simili per uomini e donne. Ci sono comunque resoconti contraddittori sugli effetti di Internet sulla socialità, ad esempio le indagini online della Stanford University e il famoso studio su Pittsburgh. Uno studio del 1998 ha stabilito che l’uso più intenso di Internet era associato a una riduzione della comunicazione tra le mura domestiche, a un declino dell’ampiezza della cerchia sociale e a un incremento di depressione e solitudine. In una indagine del 2000 la perdita di socialità riguardava soltanto gli utenti più assidui come se ci fosse una sorta di “soglia d’uso” oltre la quale l’interazione online chiede un pedaggio alla socialità offline, mostrava anche come oltrepassata una certa soglia di attività online, l’uso di Internet può essere sostitutivo di altre attività sociali.
Comunità, reti e la trasformazione della socialità
Il concetto di “comunità virtuali” aveva un grande pregio: richiamava l’attenzione sui nuovi supporti tecnologici per la socialità che pur essendo diversi dalle precedenti forme di interazione, non sono necessariamente inferiori. Il termine “comunità”, confondeva forme diverse di relazione sociale e stimolava la discussione ideologico tra i nostalgici della vecchia comunità, definita nello spazio, e i sostenitori entusiasti delle “comunità di scelta” favorite da Internet. Da una parte c’è chi associa il processo di urbanizzazione alla scomparsa di forme significative della vita comunitaria, sostituite da legami più deboli tra le unità familiari sparse nella metropoli anonima e dall’altra c’è chi identifica la città come luogo di liberazione dalle forme tradizionali di controllo sociale. La socialità basata sul luogo è stata, in realtà, una fonte importante di interazione, sia nelle società agricole, sia nelle prime fasi dell’età industriale ma si tratta di una socialità basata non solo sui rapporti di vicinato, ma anche sui luoghi di lavoro. Forse il passo necessario per comprendere le nuove forme di interazione sociale nell’Era di Internet sta nella ridefinizione di comunità. Barry Wellman definisce le comunità come reti di legami personali che forniscono socialità, supporto, informazione e senso di appartenenza e di identità sociale. Le comunità nella tradizione della ricerca sociologica erano basate sulla condivisione di valori e organizzazione sociale. La principale trasformazione nelle società complesse si è verificata attraverso la sostituzione delle comunità spaziali con i network come forme prime di socialità. Mentre la famiglia estesa si riduce nuovi mezzi di comunicazione rendono possibile il contatto a distanza. Dunque il modello di socialità è evoluto verso un centro costruito intorno alla famiglia nucleare dell’unità domestica. La famiglia nucleare gioca un ruolo fondamentale nella costruzione di questi legami intimi, ma non il luogo di residenza. Le situazioni lavorative hanno mantenuto un ruolo importante nella costruzione della socialità. La distanza è un fattore che però non è più dominante. La storia sociale del telefono negli Stati Uniti mostra come il telefono abbia rafforzato i modelli di socialità preesistenti: le persone lo utilizzano per rimanere in contatto con le proprie famiglie e gli amici e con i vicini che già conoscono. Dopo la transizione dalla predominanza delle relazioni primarie sulle relazioni secondarie, il nuovo modello dominante sembra essere costruito su quelle che potrebbero essere definite come relazioni terziarie, o quelle che Wellman chiama “comunità personalizzate”, incarnate su network io-centrati. Ciò rappresenta la privatizzazione della società. Il nuovo modello di socialità è dunque caratterizzato dall’individualismo in rete.
Internet come supporto materiale dell’individualismo in rete
Le persone vanno online e offline, spostano i loro interessi, non rivelano necessariamente la propria identità (anche se non se ne inventano un’latra), migrano verso altri compagni online e molti partecipanti usano la rete come una delle loro manifestazioni sociali. Internet gioca un ruolo positivo anche nel mantenimento di forti legami a distanza. L’e-mail non fornisce solamente uno strumento facile “giusto per esserci” a distanza, ma rende anche più semplice marcare una presenza senza per questo impegnarsi in un’interazione più profonda, per la quale l’energia emotiva non è disponibile tutti i giorni. Ma il ruolo più importante di Internet nella strutturazione delle relazioni sociali è il suo contributo al nuovo modello di socialità basato sull’individualismo. L’individualismo in rete è un modello sociale, non è una raccolta di individui isolati ma sono gli individui che costruiscono i loro network online e offline, sulla base dei loro interessi, valori, affinità e progetti. I network online possono costituire comunità virtuali, differenti da quelle fisiche ma non necessariamente meno intense e meno efficaci nel legare e mobilitare. In un indagine di Gustavo Cardoso (1998) su una comunità virtuale portoghese evidenzia una stretta interazione tra socialità online e offline, ciascuna con il proprio ritmo e specifici elementi che formano tuttavia un processo sociale indissolubile. Siamo in presenza di una nuova nozione di spazio dove fisico e virtuale s’influenzano reciprocamente preparando il terreno a nuove forme di socializzazione, nuovi stili di vita e nuove forme di organizzazione sociale. Viviene Walzer (2000) sostiene che Internet è utilizzata per ridefinire le relazioni di una società che sperimenta nuove forme di famiglia, l’e-mail permette a un certo numero di unità domestiche di realizzare quelle che chiama “famiglie di scelta” incorporando nella vita quotidiana estranei con cui si fa conoscenza via Internet o il cui contatto è basato su Internet. La pratica dell’individualismo in rete ridefinisce i confini e il significato delle istituzioni tradizionali di socialità come la famiglia. Questi network online diventano forme di “comunità specializzata” gli individui tendono a sviluppare i loro “portafogli di socialità” investendo in maniera differenziata in momenti diversi, in un certo numero di reti con basse barriere d’ingresso e bassi costi di opportunità. I nuovi sviluppi tecnologici sembrano accrescere le possibilità che l’individualismo in rete diventi la forma dominante di socialità. La teoria sugli usi dei telefoni mobili indica che la telefonia cellulare soddisfi un modello sociale organizzato intorno a “comunità di scelta” e interazione individualizzata, basate sulla selezione di tempo, luogo e compagni dell’interazione. Lo sviluppo progettato di Internet wireless aumenta le possibilità di un networking personalizzato per un’ampia gamma di situazioni sociali, tendenze che equivalgono al trionfo dell’individuo anche se i costi per la società non sono ancora chiari anche se gli individui stanno ricostruendo attraverso le nuove tecnologie, il loro modello di interazione sociale per creare una nuova forma di società, la società in rete.
V LA POLITICA E INTERNET I: RETI DI COMPUTER, SOCIETÀ CIVILE E STATO
Le società cambiano attraverso il conflitto e sono gestite dalla politica. Internet sta diventando un mezzo essenziale di comunicazione e di organizzazione in tutti i campi e questo fa sì che i movimenti sociali e la politica usano e useranno sempre di più Internet come strumenti privilegiato per agire, informare, reclutare, organizzare, dominare e opporsi. Movimenti sociali in rete I movimenti sociali del 21° secolo, le azioni politiche finalizzate alla trasformazione di valori e istituzioni della società si manifestano attraverso Internet. I movimenti sindacali, ambientalisti o per i diritti umani, ecc. connettono, organizzano e mobilitano con Internet, il cyberspazio è diventato un’agorà elettronica globale dove la diversità del malcontento umano esplode. Per tutti gli anni 90 i principali movimenti sociali nel mondo si sono organizzati con l’aiuto di Internet. Ma Internet è più che un semplice strumento a portata di mano, si adatta alle caratteristiche dei movimenti sociali che emergono nell’Età dell’Informazione. Internet non è semplicemente una tecnologia ma un mezzo e un luogo di comunicazione. Internet è diventata la componente indispensabile dei movimenti sociali emergenti nella società in rete Cohen e Rai (2000) individuano sei principali movimenti sociali impegnati in una forma globale di coordinamento e azione: diritti umani, diritti delle donne, ambientalista, sindacale, religiosi, pacifisti.In tutti questi casi il bisogno di costruire coalizioni globali e l’appoggio ai network d’informazione globale rendono i movimenti estremamente dipendenti da Internet anche se l’abbassamento dei costi del trasporto aereo gioca un ruolo importante nella globalizzazione dei movimenti sociali visto che gli incontri fisici e le azioni congiunte sono strumenti comunque indispensabili per promuovere il cambiamento.
Reti civiche
Tra la metà degli anni 80 e la fine degli anni 90 si sono poste le radici di una democrazia cittadina nel cyperspazio. Tre sono state le componenti convergenti nella formazione dei network incentrati sulle comunità:
Negli Stati Uniti nel 1986 i primi esperimenti riusciti a Santa Monica in California o a Seattle, in Europa il programma Iperbole, avviato a Bologna e la Città Digitale di Amsterdam entrambi inaugurati nel 1994 sono diventati punti di riferimento importante. Queste reti basate sulle comunità erano diverse per composizione e orientamento e condividevano tre caratteristiche principali:
Lezioni dalla storia nel suo divenire: costituzione della cultura digitale pubblica di Amsterdam
La più celebre rete informatica cittadina è la Citta Digitale di Amsterdam o De Digitale Stad (DDS) la cui esperienza è andata al di là della stessa rete comunitaria diventando l’elemento ancorante della ben nota “cultura digitale pubblica di Amsterdam” una nuova forma di sfera pubblica che combina insieme istituzioni locali, organizzazioni di base e reti informatiche nello sviluppo di espressioni culturali e partecipazione civica. La città digitale è stata lanciata nel gennaio del 1994 come una prova di qualche settimana per istituire un dialogo elettronico tra municipalità e cittadini e come esperimento di comunicazione interattiva. Visto il successo si è poi deciso di allargarla a una “comunità in rete” che forniva ai suoi utenti risorse informative e capacità di comunicazione libera. La città di Amsterdam,, è stata la prima amministrazione locale a collegare i suoi network interni a Internet. La DDS era virtualmente organizzata in case, piazze, bar, chioschi digitali e una stazione centrale offriva l’accesso all’Internet globale. La DDS è diventata subito un successo straordinario. DDS non è stata soltanto la pioniera europea delle reti cittadine ma è diventata anche la rete informatica a base comunitaria più vasta d’Europa. Marleen Stikker, prima “sindaco” virtuale della Città Digitale aveva organizzato importanti eventi culturali quali la piazza locale di Van Gogh, TV; la Stikker era influenzata dall’esperienza negli Stati Uniti con Freenet ed era a conoscenza degli usi di Internet fatti fino ad allora. Altra importante figura fu Caroline Nevejan, militante del movimento degli squatter che creò un collegamento con gli hacker. La DDS ha continuato a vivere nell’ambiguità e, forse, nella contraddizione tra la sua immagine di comunità democratica in rete e la sua realtà di fondazione gestita in modo verticale. La commercializzazione di Internet ha incrementato una pressione crescente sulla Città Digitale; i manager, intravedendo la possibilità di un’operazione redditizia, l’hanno trasformata in una società finanziaria, suddividendo le sue attività in quattro differenti organizzazioni per sovvenzionare la DDS attraverso servizi e pubblicità con la conseguenza di aumentare le tensioni portando nell’ottobre del 2000 a interrompere le attività editoriali. L’esperimento della DDS come approccio indipendente no-profit è fallito e si dovrà ripensare al ruolo del settore pubblico nel garantire e regolare i domini elettronici. Come spazio pubblico fisico, lo spazio pubblico virtuale richiede cure, manutenzione e risorse e potrà essere così il network dei cittadini locali/globali e svolgerà indubbiamente un ruolo fondamentale.
Internet, democrazia e politica informazionale
Internet doveva essere uno strumento ideale per favorire la democrazia e lo è ancora. Accedere alle informazioni politiche può essere facilitato in modo che i cittadini possano essere informati quali quanto i loro leader. Con la buona volontà dei governi tutti i documenti pubblici, come un’ampia gamma di informazioni non segrete, possono essere resi disponibili online. I governi a tutti i livelli utilizzano Internet come bacheca elettronica su cui pubblicare le proprie informazioni senza uno sforzo d’interazione reale. I partiti politici vanno sul web quasi per espletare un dovere ma alla fine la televisione, la radio e i giornali rimangono i mezzi di informazione preferiti dato che rispondono meglio al modello di comunicazione “uno-a-molti” dominante in politica. In un mondo nel quale si assiste a una crisi diffusa della legittimità politica e a una disaffezione dei cittadini nei riguardi dei loro rappresentanti, il canale di comunicazione interattivo e multidirezionale messo a disposizione da Internet raccoglie scarso interesse su entrambi i fronti. I politici e le loro istituzioni pubblicano i loro annunci e rispondono in maniera burocratica tranne quando si avvicina la scadenza elettorale. Dato che la gente non si fida dei programmi ma solo delle persone, la politica dei media è altamente personalizzata e organizzata intorno all’immagine dei candidati e tende ad assegnare la priorità alla “politica scandalo” (Thompson). Oggi le armi decisive sono quelle di gettare discredito sull’avversario o produrre controinformazione attraverso i media che sono ormai diventati degli intermediari necessari. A Internet ricorrono sempre più giornalisti indipendenti, attivisti politici e gente di ogni specie per diffondere informazione politica ma anche voci e pettegolezzi. Nell’Età di Internet al di fuori di una ristrettissima cerchi non esistono più segreti politici. A causa di diffusione delle notizie i media devono stare in guardia e reagire a queste voci, valutarle e decidere. Questo sistema sta complicando l’uso dell’informazione come arma politica privilegiata nell’Età di Internet, di conseguenza invece di rafforzare la democrazia l’uso di Internet tende ad approfondire la crisi della legittimità politica fornendo una rampa di lancio più larga per la politica scandalo. Il problema è che la politica attuale modella il potere dello stato in un’epoca in cui gli stati stanno affrontando una trasformazione del loro ambiente di sicurezza.
Sicurezza e strategia nell’Età di Internet: cyberguerra, noopolitik, swarming
La guerra è il proseguimento della politica con altri mezzi. Più di un governo e una società dipendono dal loro network avanzato di comunicazione, più diventano esposti ad attacchi che possono essere lanciati da singoli hacker o da piccoli gruppi abili che possono sfuggire a indagini e rappresaglie. Ma c’è una trasformazione ancora più importante della questioni di sicurezza internazionale: si tratta della “noopolitik” (terminologia proposta da Arquilla e Ronfeldt) termine con cui si indicano le questione politiche che emergono dalla formazione di una noosfera, ambiente informazionale globale, che comprende il cyberspazio e tutti gli altri sistemi informazionali per esempio i media. La noopolitik può essere contrastata con la realpolitik, l’approccio tradizionale per promuovere il potere dello stato nell’arena internazionale, attraverso la negoziazione, la forza e l’uso potenziale della forza. La realpolitik non scompare nell’Età dell’informazione, ma rimane etnocentrica, in un’era organizzata intorno ai network compresi quelli degli stati. Anche la guerra è stata trasformata dai network informatici, una nuova dottrina strategica sta guadagnando rapidamente i favori dei cervelli della Difesa negli Stati Uniti e nella NATO: questa dottrina è stata chiamata swarming che si discosta nettamente dai concetti militari tradizionali fondati sul massiccio accumulo di potenza di fuoco ma richiede la formazione di piccole unità autonome con elevata potenza di fuoco, buon addestramento, e informazioni in tempo reale. Questi gruppetti formerebbero i “cluster” in grado di concentrarsi su obiettivi nemici per una piccola frazione di tempo, infliggere gravi danni e poi disperdersi. Questa guerra networkcentrica, nella terminologia del Pentagono, dipende completamente da comunicazioni sicure, capace di mantenere una connessione costante tra i nodi di un network su ogni tipo di canale. L’intera organizzazione dei corpi di larga scala, divisioni, reggimenti e battaglioni dovrebbe essere riformulata, così come la divisione funzionale tra differenti specialità. Lo swarming sembra essere la nuova frontiera della dottrina strategica e della pratica militare, quella che potrebbe riuscire a fronteggiare le minacce alla sicurezza rappresentate dalla capacità di swarming del terrorismo internazionale e delle imprevedibili forze ostili di tutto il mondo.
VI LA POLITICA E INTERNET II: RETI DI COMPUTER, SOCIETÀ CIVILE E STATO
Con Internet la dimensione politica della nostra vita è stata profondamente trasformata. Il controllo dei network di comunicazione diventa la leva con cui interessi e valori vengono trasformati in norme che guidano il comportamento umano. Nei primi anni di Internet i governi potevano far poco per controllare i flussi di comunicazione in grado di superare i limiti geografici e politici. La proprietà intellettuale doveva essere condivisa dato che, una volta messa in rete, era difficile limitare queste creazioni. In Internet la privacy era protetta dall’anonimato della comunicazione dalla difficoltà di rintracciare i percorsi e identificare il contenuto dei messaggi trasmessi. Questo paradigma di libertà ha trovato fondamento sia sul piano tecnologico che su quello istituzionale. Sul piano tecnologico la sua architettura rendeva difficile controllarla, sul piano istituzionale, il fatto che si sia sviluppata a cominciare dagli Stati Uniti, ha potuto sfruttare la tutela della libertà di parola del dettato costituzionale applicato dai tribunali USA. Uno dei valori esemplari della Costituzione degli Stati Uniti è la libertà di parola, il Congresso USA e l’amministrazione Clinton hanno cercato strumenti legali di controllo su Internet. Nel 1998, sempre nel tentativo di censurare Internet, esce il Child Online Protection Act che viene bocciato dalla Corte d’appello di Philadelphia nel 2000 e il tentativo diretto da parte dello stato di controllare Internet con strumenti tradizionali della censura e con la repressione diretta sembra essere fallito. In realtà, i fondamenti della libertà su Internet sono stati sfidati dalle nuove tecnologie e dai nuovi regolamenti, usando le nuove tecnologie la privacy può essere violata e, ogni tradizionale forma di controllo politico e organizzativo può essere esercitata su tutte le persone collegate. Al fine di proteggere i diritti di proprietà intellettuale sono state sviluppate nuove architetture software che Lessing definisce “il codice”, che rendono possibile controllare la comunicazione tra computer.
Tecnologie di controllo
Esistono tecnologie di controllo, di identificazione, di sorveglianza e di indagine. Le tecnologie di identificazione includono l’uso di password, cookies e procedure di autenticazione. Le procedure di autenticazione impiegano firme digitali e si basano sulla tecnologia di crittazione. La tecnologie di sorveglianza sono di vario tipo, ma spesso si affidano a protocolli di identificazione per la localizzare il singolo utente; intercettano messaggi. Le tecnologie d’indagine fanno riferimento a database prodotti dalla sorveglianza oppure direttamente derivati dal repertorio di informazioni registrate per routine. La crittazione è la tecnologia fondamentale che protegge la privatezza del messaggio, che consente lo sviluppo di firme digitali certificate e, quando la loro richiesta diventerà generalizzata, cancelleranno l’anonimato in Internet.
Queste tecnologie operano il loro controllo a partire da due condizioni basilari:
La fine della privacy
Negli Stati Uniti uno studio del 2000 mostra che quasi il 74% delle aziende applica regolarmente forme di sorveglianza sull’uso di Internet da parte dei dipendenti e ci sono stati numerosi licenziamenti a causa di quello che è stato ritenuto uno uso improprio della rete. Il controllo in azienda del lavoratore è una fonte tradizionale di conflitto nell’età industriale e sembra che nell’Età di Internet la tensione sia destinata ad aumentare diventando più insidiosa per via della sua pervasività. La privacy è già ridotta, e la maggior parte delle persone rinuncia al diritto alla privacy pur di utilizzare Internet e messo da parte il diritto alla privacy i dati personali diventano proprietà legale delle imprese di Internet e dei loro clienti. In Europa un’azione più forte dei governi a favore della protezione del cliente ha prodotto una legge sulla privacy in base alla quale le aziende non possono utilizzare i dati dei loro clienti senza esplicito consenso. La privacy nelle e-mail non ha più un adeguata protezione legale e recentemente i tribunali hanno sostenuto che basta semplicemente avvertire i dipendenti che la loro e-mail può essere monitorata, i dipendenti abbasseranno le aspettative di privacy e concederanno una discrezione illimitata. E’ all’orizzonte un possibile sistema di sorveglianza elettronica, sono proprio le imprese di Internet, libertarie nella loro ideologia, a fornire la tecnologia per rompere l’anonimato e invadere la privacy nonché le prime ad usarla.
Sovranità, libertà e proprietà quando la privacy svanisce
Nel corso del 2000 i governi hanno preso in seria considerazione la minaccia del cybercrimine, ondate di virus e worm girano per Internet, i cracker superano le barriere informatiche (firewells). Già dal 2000 il Consiglio d’Europa fa eco delle preoccupazioni con una convenzione contro il cybercrimine messa a punto dalle agenzie di sicurezza dei paesi europei con la consulenza delle multinazionali del software. Questi provvedimenti portano a una violazione della riservatezza della comunicazione su Internet trasformandola da spazio di libertà in casa di vetro. Grazie all’architettura di Internet la comunicazione fluirà ancora libera. L’aspetto più preoccupante è la mancanza di regole esplicite e comporta il pericolo che il nostro comportamento possa essere giudicato o interpreto da una varietà di attori che stanno dietro alla nostra casa di vetro. Non è il Grande Fratello ma una moltitudine di piccole sorelle, agenzie di sorveglianza ed elaborazione delle informazioni che registrano sempre il nostro comportamento e formano un database che accompagna la nostra vita, a partire dal nostro DNA e dalle caratteristiche personali. Negli stati autoritari questa sorveglianza può colpire direttamente le nostre vite, ma persino nelle società democratiche dove i diritti civili sono rispettati, la trasparenza delle nostre vite modellerà decisamente i nostri atteggiamenti. Nessuno è mai stato capace di vivere in una società trasparente. Le barricate per la libertà di Internet Le tecnologie di controllo possono essere fronteggiate dalle tecnologie di libertà. Il rapido sviluppo delle tecnologie di protezione della privacy è proprio ciò che preoccupa i governi, che vorrebbero tenere sotto osservazione i loro cittadini.
VII MULTIMEDIA E INTERNET: L’IPERTESTO OLTRE LA CONVERGENZA
La scatola magica Per tutti gli anni 90 si è inseguito il sogno della convergenza tra computer, Internet e media. La parola chiave era “multimedia” e la sua materializzazione era la scatola magica che si sarebbe sistemata nel nostro salotto e, al nostro comando, avrebbe aperto una finestra globale di possibilità infinite di comunicazione interattiva in video, audio e testo. Tra il 1998 e il 2000 la Microsoft ha investito diversi miliardi di dollari per assicurarsi il controllo sul mercato delle nuove tecnologie software incorporate sul futuro televisore interattivo. Gli esperimenti di impresa sulla convergenza dei media sostenuta a partire dagli primi anni 90 sono falliti, spesso tecnologicamente a causa della domanda del consumatore. Per capire le ragioni del provvisorio accantonamento della visione multimediale sarebbe utile capire cosa si intende per convergenza tecnologica tra televisione e Internet. Owen (1999) fornisce una sintesi dei meccanismi di convergenza:
Indagini condotte nel 2001 portano a concludere che nessuna di queste forme di convergenza è praticata su larga scala e che nessuna è redditizia, è opinione comune che la TV interattiva e i video a richiesta non decolleranno prima di sette-dieci anni (2007-2010). Il mondo dei media sta attraversando una fase di trasformazione straordinaria, sta diventando glocal (globale e locale allo stesso tempo) e cercando economie di scala e sinergie tra differenti modi di espressione. La televisione digitale con la sua trasmissione satellitare sta esplodendo nel mondo, specie in Europa. I giovani americani guardano meno la televisione e parte di questa tendenza è stata attribuita all’aumento del tempo trascorso dai giovani a navigare su Internet. In breve, per il momento la convergenza tra Internet e i multimedia è molto limitata: manca l’interattività l’elemento chiave dell’autentica visione multimediale perché è un larghezza di banda insufficiente.
Gli usi di Internet nel sistema multimediale
La cosa meravigliosa della tecnologia è che si finisce per usarla per qualcosa di diverso da ciò che era previsto. La distribuzione della musica è un’attività ampiamente diffusa, specie nella forma della libera condivisione. Una tecnologia che sta prendendo piede è anche quello dello streaming cioè la distribuzione in tempo reale di contenuti su Internet utilizzando programmi applicativi come Realplayer e Quicktime e milioni di giovani stanno adottando queste tecnologie per scambiarsi musica facendo saltare le fondamenta dell’industria della musica registrata. Altro grande sviluppo è quello dei video porno e la pubblicazione di materiale offensivo su Internet. Altra attività preferita soprattutto dagli uomini in particolare giovani sono i videogiochi online. La possibilità di socializzare giocando dà ai giochi basati su Internet un vantaggio sui videogiochi in solitario. Anche l’ascolto radiofonico tramite Internet sta vivendo un momento felice. I giornali non subiscono i contraccolpi di Internet, e i giornali tradizionali devono essere online per essere sempre a disposizione dei loro lettori. La storia dei libri ha due facce. Da una parte i libri di consultazione e le enciclopedie sono stati espulsi dal business da Internet. I libri di testo offrono un potenziale straordinario per l’editoria elettronica, le biblioteche si stanno attrezzando per offrire libri e giornali online. Il processo di concepimento, produzione e pubblicazione di materiale stampato sta per essere completamente trasformato da Internet. Il graphic design computerizzato sta rinnovando le forme dell’espressione artistica, come l’arte virtuale dà forme, colori suoni e silenzi alle manifestazioni più profonde dell’esperienza umana. Internet offre la possibilità di una creazione artistica congiunta collettiva e interattiva. L’arte open source è la nuova frontiera della creazione artistica e l’apertura del Web alla fine democratizza veramente l’arte. Più che convergere con i media, Internet sta affermando la propria specificità come mezzo di comunicazione. Il genere di comunicazione che prospera su Internet è quello collegato alla libera espressione in tutte le sue forme. Se un giorno la convergenza dovesse realizzarsi sarà quando l’investimento richiesto, potrà essere giustificato da un nuovo sistema mediatico disposto e pronto a soddisfare la domanda latente più importante: quella della libera espressione interattiva e della creazione autonoma.
Verso un ipertesto personalizzato? Virtualità reale e protocolli di significato
L’emergere di un nuovo modello di comunicazione, che di fatto rappresenta una nuova cultura può essere identificato dal procedere simultaneo di cinque processi:
con altri attraverso i media;
Le nostre menti elaborano la cultura in base alla nostra esistenza. La cultura umana esiste soltanto nelle e attraverso le menti umane, di solito connessi ai corpi umani. Di conseguenza se le nostre menti hanno la capacità materiale di accedere a tutti i campi delle espressioni culturali, selezionandole e ricombinandole allora abbiamo l’ipertesto: l’ipertesto è dentro di noi, o piuttosto è nella nostra capacità interiore di ricombinare e dare un senso all’interno delle nostre menti. In realtà viviamo nel genere di cultura che Castells ha chiamato la “cultura della virtualità”, è virtuale perché è costruita primariamente attraverso processi di comunicazione virtuale basati elettronicamente. Questa virtualità è la nostra realtà. Il processo più ovvio è attraverso l’esperienza condivisa. Le nostre menti non sono mondi singoli e isolati ma sono connessi al loro ambiente sociale, così noi processiamo segnali e cerchiamo il senso, in base a ciò che percepiamo attraverso l’esperienza della vita di tutti i giorni. Nel nostro contesto il più importante dei protocolli è l’arte, in tutte le sue manifestazioni; in realtà l’arte è sempre stata uno strumento per costruire un ponte tra persone di differenti nazioni, culture, classi, gruppi etnici, generi e posizioni di potere; l’arte è sempre stata un protocollo di comunicazione per restaurare l’unità dell’esperienza umana al di là dell’oppressione della differenza dei conflitti. L’arte potrebbe essere di per sé un protocollo di comunicazione e uno strumento di ricostruzione sociale, l’arte può suggerirci che siamo ancora in grado di stare insieme e divertirci, può essere un ponte culturale fondamentale tra la rete e l’io.
VIII LA GEOGRAFIA DI INTERNET: LUOGHI CONNESSI AL NETWORK
L’Età di Internet è stata salutata come la fine della geografia. In realtà Internet ha una propria geografia, fatta di network e nodi che elaborano il flusso d’informazione generato e gestito dai luoghi. Il risultante spazio di flussi è una nuova forma di spazio, caratteristica dell’Età dell’informazione, ma non è priva di luoghi: esso collega i luoghi attraverso i network informatici e sistemi di trasporto informatizzati. Ridefinisce la distanza ma non cancella la geografia, emergono nuove configurazioni territoriali.
La geografia di Internet
La dimensione geografica di Internet può essere analizzata da tre prospettive:
la geografia tecnologia; si riferisce all’infrastruttura delle telecomunicazioni di Internet, le connessioni tra computer che organizzano il traffico di Internet (router) e la distribuzione della banda larga di Internet. Gli Stati Uniti giocano un ruolo centrale nelle connessioni tra paesi possedendo una capacità di larghezza di banda molto maggiore del resto del mondo, e capita spesso che le connessioni tra città europee o di altri continenti vengano prima dirottati attraverso un nodo negli Stati Uniti.
La geografia degli utenti: nel 2000 la distribuzione degli utenti di internet è estremamente irregolare sia in termini di numero degli utenti sia nel tasso di penetrazione relativo alla popolazione di ciascun paese. L’uso di Internet si sta diffondendo rapidamente ma questa diffusione segue un modello spaziale che frammenta la sua geografica in base a ricchezza, tecnologia e forza: è la nuova geografia dello sviluppo. All’interno dei paesi ci sono anche grandi differenze spaziali nella diffusione di Internet. Il ritardo nella diffusione di Internet nelle aree rurali è stato osservato negli Stati Uniti, in Europa e persino nei paesi in via di sviluppo. All’interno delle aree urbane, le maggiori aree metropolitane e in particolare le città più importanti tendono a essere quelle con l’adozione più rapida e ampia di Internet.
Si tratta di una più selettiva geografia economica della produzione che sta emergendo riguardo la produzione di Internet. Si tratta di concentrazioni spaziali di grandi imprese e innovative start-up coi loro fornitori sussidiari, localizzate in pochi nodi tecnologici di solito alla periferia di grandi aree metropolitane, poi collegate le une alle altre da telecomunicazioni e trasporto aereo.
Matthew Zool tra il 1996 e il 2001 ha mappato migliaia di siti web misurandoli in base al numero di contatti degli utenti e classificandoli secondo il numero di pagine web consultate. Ciò che dicono questi dati è che i domini di Internet sono estremamente concentrati per nazione, con un sostanziale predominio degli Stati Uniti. Questa concentrazione è molto più della concentrazione degli utenti di Internet, a suggerire una crescente asimmetria tra produzione e consumo dei contenuti di Internet con gli Stati Uniti che producono per tutti gli altri e il mondo sviluppato che produce per il resto del mondo, con l’eccezione del Giappone che consuma molto più di quanto produce. La Corea del Sud rappresenta un caso interessante dato che vanta una delle percentuali di prenotazione più alte del mondo sia nella produzione sia nel consumo di contenuti di Internet. La ricerca mostra anche che la fornitura di contenuti per Internet segue un modello di elevata concentrazione spaziale ed ha un quoziente di localizzazione più alto della maggior parte delle industrie, è concentrata in pochi paesi ed è localizzata nelle aree metropolitane più ricche del mondo con alti livelli di specializzazione, in quelle aree che hanno dato il via a Internet commerciale. I domini di Internet sono in relazione con le organizzazioni che producono informazione; il modellamento spaziale di Internet non segue la distribuzione della popolazione ma la concentrazione metropolitana dell’economia informazionale. Gran parte del capitale di rischio veniva dall’interno dell’industria dell’alta tecnologia da investitori che avevano fatto soldi nell’industria, che la conoscevano bene ed erano pronti ad assumersi i rischi grazie alla loro conoscenza dall’interno spesso contando su investimenti dall’esterno in particolare da New York. La geografia della produzione di Internet è la geografia dell’innovazione culturale.
L’Età di Internet: un mondo urbanizzato di metropoli in espansione
Il 21° secolo vedrà un pianeta ampiamente urbanizzato con la popolazione sempre più concentrata in regioni metropolitane molto ampie e gran parte del pianeta disabitata. Le unità spaziali funzionali in cui vive la gente comprendono popolazioni molto più ampie collegate da sistemi di trasporti rapidi che accorciano le distanze e offrono la possibilità di essere in un importante nodo della vita sociale ed economica senza trovarsi in prossimità di uno dei suoi centri. L’intero pianeta sta per essere riorganizzato intorno a giganteschi nodi metropolitani che assorbono una percentuale crescente della popolazione urbanizzata, che è anche la maggioranza della popolazione che vive sul pianeta. Internet è il mezzo tecnologico che permette di procedere simultaneamente alle concentrazioni metropolitane e alla connessione globale alla rete. Mentre la nostra economia e la nostra società sono costruite intorno a reti d’interazione decentralizzate, il modello spaziale degli insediamenti umani è caratterizzato da una concentrazione di popolazione e attività senza precedenti.La generazione di conoscenza e il trattamento delle informazioni sono fonti di valore e potere nell’Età dell’informazione. Entrambe dipendono dall’innovazione e dalla capacità di diffonderla attraverso le reti, e le grandi città sembrano essere il luogo strategico per generare le fonti di ricchezza nell’Età dell’Informazione. Un altro gruppo di attività generatrici di valore concentrate nelle aree metropolitane sono le industrie culturali: i media in tutte le loro forme; intrattenimento, arte, moda, editoria, musei e industrie di creazione culturale in genere. La nuova struttura spaziale che emerge nel centro dell’Europa, grazie alla gestione temporale dei trasporti, è quella di una serie di regioni metropolitane interconnesse ognuna delle quali si collega a numerose conurbazioni ciascuna con milioni di persone, e tali sistemi sono organizzati attraverso e intorno a Internet. Stiamo assistendo all’emergere di una mobilità metropolitana multimodale.
Telelavoro, tele-vita e nuovi modelli di mobilità metropolitana
Il telecommuting (telelavoro) non è una pratica ampiamente diffusa e il lavoro da casa è solo in parte collegato a Internet. In alcuni studi è emerso che il lavoro a casa elettronico, risulta limitato a tutti i contesti e, di solito, uno o due giorni alla settimana, chi lavora a casa ha ancora bisogno di recarsi al proprio ufficio la maggior parte dei giorni. Alcuni studi sembrano indicare che il telelavoro incrementa l’utilizzo dell’auto perché la rende disponibile agli altri membri del nucleo familiare e perché taglia il “viaggio a catena”, ovvero il processo grazie al quale la gente accompagna i figli a scuola o fa la spesa mentre va al lavoro. Ci sono altre forme di lavoro a distanza, basate su Internet, che hanno importanti conseguenze: uno è lo sviluppo di uffici remoti, o call centers, ubicati alla periferia di aree metropolitane in aree a basso costo. Le società costruiscono call center e centri di elaborazione dati che concentrano i lavoratori ma diffondono le loro telefonate in tutto il paese e in tutto il mondo. Le ragioni della concentrazione di lavoro in questi telecentri ha a che fare principalmente con le procedure di gestione, ma non necessariamente correlate al controllo del lavoratore, infatti questo sistema richiede la gestione delle informazioni dando ai lavoratori il massimo di iniziativa possibile, nelle condizioni definite e organizzate dal management. Il modello di lavoro emergente non è quello del telelavoratore a casa, ma quello del lavoratore nomade e dell’ufficio in corsa. Ciò che Internet rende possibile è una configurazione multipla degli spazi di lavoro. L’individualizzazione delle sistemazioni lavorative, la multiubicazione delle attività e la capacità di connetterle tutte in rete intorno al singolo lavoratore definiscono un nuovo spazio urbano, lo spazio della mobilità infinita uno spazio costituito da flussi di informazioni e comunicazione gestiti in definita con Internet. I luoghi non scompaiono, la gente continua a fare la spesa nei centri commerciali, dopo aver controllato opzioni e prezzi su Internet o in altro modo. Ciò a sua volta non diminuisce ma accresce i bisogni di mobilità e di trasporto. Telelavoro e teleattività si possono comprendere, come forme di quella che potrebbe essere meglio descritta come “ipermobilità”, così le regioni metropolitane nell’Età di Internet sono caratterizzate, simultaneamente, da allargamento e concentrazione spaziale, combinazione dei modelli di uso del territorio, ipermobilità e dipendenza da comunicazioni e trasporti, sia intra-metropolitani sia internodali. Quello che emerge è uno spazio ibrido, uno spazio di luoghi connessi in rete.
Luoghi vitali nello spazio dei flussi: l’e-topia di Willia Mitchell
Internet a banda larga, sempre connessa, e l’accesso mobile a essa possono collegarci in maniera permanente al nostro ambiente domestico e con il mondo in generale. La casa non diventa il luogo di lavoro, è il luogo di lavoro che viene percepito come una casa dai professionisti disamorati e soli. Tuttavia le case diventano multidimensionali e hanno bisogno di supportare una varietà di esperienze. Mitchell dice che assisteremo a programmi di lavoro e modelli spaziali sempre più flessibili e molte persone divideranno il loro tempo, in proporzioni variabili, tra i luoghi di lavori tradizionali, sistemazioni di lavoro ad hoc che servono mentre loro sono per strada, luoghi di lavoro a casa equipaggiati elettronicamente. Non avremo un mondo dove non esiste nessun luogo, ma in realtà l’opposto, trarremmo vantaggi maggiori dalla tecnologia digitale per restare a contatto con i luoghi significativi per noi quando viaggiavano. Questa casa avrà il suo “genius loci” un’intranet che connette dispositivi dotati di sensori e software potenti, in grado di rispondere ai bisogni di coloro che vivono nel posto, “concentrando le risorse globali su obiettivi locali”.Per Mitchel il potere del luogo prevarrà ancora, gli scenari fisici e i luoghi virtuali funzioneranno in maniera interdipendente e saranno complementari all’interno dei modelli di vita urbana trasformati piuttosto che sostituiti, utilizzeremo le reti per recarci nei luoghi e in altri casi andremo ancora nei luoghi per connetterci in rete.
Città duali e nodi glocali: la frammentazione portata dalle reti
La geografia delle reti è una geografia sia di inclusione che di esclusione. Le reti dell’infrastruttura urbana hanno frammentato le aree urbane nel mondo sia nei paesi sviluppati che in quelli invia di sviluppo. Le infrastrutture sono state la pietra angolare dell’urbanizzazione moderna e stanno alla base della formazione delle città industriali come sistemi funzionali e sociali integrati. Graham e Marvin chiamano “nodi glocali” quelle aree del mondo che le imprese considerano strategiche che si collegano attraverso il pianeta con aree equivalenti nel mondo, essendo relativamente integrate, o non essendolo affatto, con il loro hinterland circostante. Tuttavia questa glocalità non è limitata al mondo industrializzato Graham e Marvin descrivono come la City di Londra abbia provveduto a installare la struttura di telecomunicazioni più avanzata d’Europa. Nel complesso c’è una tendenza globale verso la costruzione di infrastrutture di telecomunicazioni dedicate che bypassano il sistema telefonico generale e si collegano direttamente ai centri delle maggiori imprese che generano e consumano la quota preponderante del traffico su Internet. Un nuovo dualismo urbano sta emergendo dal contrasto tra spazio dei flussi e spazio dei luoghi: lo spazio dei flussi che collega i luoghi distanti sulla base del loro valore di mercato, della loro selezione sociale e della loro superiorità infrastrutturale; lo spazio dei luoghi che isola le persone nei loro quartieri come conseguenza delle loro diminuite possibilità di accedere a una località migliore, per le barriere dei prezzi, e anche alla globalità, per la mancanza di un’adeguata connettività. La gente reagisce alla propria esclusione e rivendica i propri diritti e valori, spesso utilizzando Internet per la propria resistenza e a sostegno di progetti alternativi; in mancanza di mobilitazione sociale e di politiche guidate dall’interesse pubblico, la frammentazione prodotta dalle reti e di Internet minaccia di contribuire a una nuova fondamentale spaccatura sociale: il divario digitale globale (global digital divide).
IX IL DIGITAL DIVIDE IN UNA PROSPETTIVA GLOBALE
Il potenziale di Internet come strumento di libertà, produttività e comunicazione procede di pari passo con la denuncia del “divario digitale” (digital divide) indotta dalla disuguaglianza su Internet.
Le dimensioni del digital divide
Il significato generalmente attribuito al digital divide è quello della disuguaglianza nell’accesso a Internet. Nonostante la diffusione soprattutto negli Stati Uniti in questi ultimi anni ci sono ancora differenze sostanziali nell’accesso a Internet per i vari gruppi sociali. Il digital divide etnico continua a essere indicativo del fatto che l’Età dell’informazione non è cieca al colore. Per comprendere le dinamiche degli accessi differenziati è necessario osservarli in una prospettiva temporale che riguarda l’accesso nel corso del tempo per gruppi differenti. Il fatto più importante è che, la maggior parte dei divari si sta riducendo. I tassi di crescita di utilizzo di Internet sono quasi sistematicamente correlati inversamente al livello di penetrazione in ciascun gruppo; di sicuro più basso è il punto di partenza maggiori sono le probabilità statistiche di un più alto tasso di crescita. In altre parole, ciò che conta sempre di più nel determinare l’accesso a Internet non è tanto l’età quanto il rapporto dei singoli con il lavoro, dato che Internet diventa uno strumento professionale indispensabile. Anche le aree rurali, dopo una partenza lenta, stanno riguadagnando rapidamente terreno, con i nuclei domestici rurali che in venti mesi hanno incrementato del 75% i loro accessi a Internet. La tendenza generale sembra essere quella di una chiusura del divario nell’accesso a Internet ma c’è un’importante e significativa eccezione a questa tendenza: l’allargamento del divario etnico. La disuguaglianza razziale continua ad essere nell’Età di Internet, il marchio distintivo dell’America e forse non solo. I ricercatori non hanno trovato alcuna differenza tra gli studenti bianchi e afro-americani nell’utilizzo del WEB quando gli studenti dispongono di un computer a casa. Tuttavia gli studenti bianchi senza computer a casa avevano alte probabilità di utilizzare Web in altri luoghi dato che disponevano di una gamma di possibilità di accesso più ampia. In sintesi, per quanto concerne l’esperienza americana, Internet è partita da un grande digital divide nell’accesso, che ancora persiste, ma questo divario tende a restringersi mentre i tassi di diffusione raggiungono la maggioranza della popolazione. Il digital divide in termini di accesso a Internet rimarrà una preoccupazione del segmento più povero più discriminato della popolazione, incrementando quindi la sua marginalità.
Il nuovo divario tecnologico Non appena una fonte di disuguaglianza tecnologica sembra attenuarsi ne emerge subito un’altra, cioè l’accesso differenziato al servizio ad alta velocità a banda larga, DSL, modem via cavo e in un prossimo futuro WAP, anche se ora è più spesso a banda stretta. La diffusione dell’accesso a banda larga era, in termini generali, fortemente differenziata in base a reddito, istruzione e status sociale anche se un costo più basso e una più grande scelta tecnologica di accesso a banda larga.
Il gap cognitivo L’apprendimento è più ampio dell’istruzione, le scuole hanno ancora parecchio a che fare con il processo di apprendimento. Nelle società avanzate le scuole si stanno rapidamente connettendo a Internet. Internet sta per essere rapidamente inclusa come strumento educativo in tutto il sistema scolastico e si può tranquillamente supporre che nelle società avanzate sarà presto presente nelle classi come il computer. Il nuovo apprendimento è orientato verso lo sviluppo della capacità educativa di trasformare le informazioni in conoscenza e la conoscenza in azioni. Il sistema scolastico è considerato miseramente inadeguato all’utilizzo di questa nuova metodologia e questo squilibrio educativo si relaziona al divario digitale secondo quattro livelli:
Il digital divide globale
La rapida diffusione di Internet procede in maniera irregolare in tutto il pianeta. Il mondo, l’economia globale e i network di comunicazione stanno per essere trasformati con e intorno a internet, mentre viene ignorata per il momento la stragrande popolazione del pianeta. Le condizioni nelle quali Internet si sta diffondendo in gran parte dei paesi stanno creando un divario digitale più profondo: i centri urbani chiave, le attività globalizzate e i gruppi sociali con i più alti livelli di istruzione stanno per essere inclusi nei network globali basati su Internet mentre gran parte delle regioni e degli individui sono tagliati fuori. Questo uso differenziato di Internet nel mondo in via di sviluppo è determinato dall’enorme gap nelle infrastrutture di telecomunicazione, nei service provider di Internet e nei provider di contenuto di Internet così come dalle strategie che vengono attuate per fronteggiare il divario. Nel corso degli anni 90 in coincidenza con l’esplodere della rivoluzione tecnologica dell’informazione, l’ascesa della new economy e la diffusione di Internet, il mondo si è trovato a fare i conti con un sostanziale incremento delle disuguaglianze di reddito polarizzazione, povertà ed esclusione sociale. La disuguaglianza è ancora più accentuata per le giovani generazioni, dal momento che quattro quinti degli individui sotto i 20 anni vive in paesi in via di sviluppo e le donne continuano a portare il fardello della povertà, dell’analfabetismo e dei problemi di salute, mentre sono incaricate di garantire la sopravvivenza quotidiana per le loro famiglie. Il nuovo sistema tecno-economico sembra indurre uno sviluppo irregolare, incrementando nel contempo ricchezza e povertà, produttività ed esclusione sociale. Internet si trova nel cuore del nuovo modello socio-tecnologico di organizzazione, questo processo globale di sviluppo irregolare è forse l’espressione più drammatica del digital divide. Il digital divide fondamentale non si misura con il numero di connessioni a Internet, ma con le conseguenze sia della connessione sia della mancata connessione. Perché Internet non è soltanto una tecnologia ma è lo strumento tecnologico e la forma organizzativa che distribuisce il potere informazionale, la generazione di sapere e la capacità di connettersi in rete in tutti i campi di attività. Lo sviluppo senza Internet sarebbe come l’industrializzazione senza elettricità nell’era industriale. Senza un’economia e un sistema di gestione basati su Internet qualunque paese ha poche possibilità di generare le risorse necessarie a soddisfare i suoi bisogni legati allo sviluppo su un terreno sostenibile da un punto di vista economico, sociale e ambientale. L’economia e il sistema informazionale basati su Internet procedendo alla velocità di Internet, hanno bloccato le traiettorie dello sviluppo in un raggio corto. Una volta fatta la scelta di partecipare alle reti globali, la logica di produzione, competizione e gestione basata su Internet diventa un prerequisito per la prosperità, la libertà e l’autonomia. Del divario creato tra gli individui, le imprese, le istituzioni, le regioni e le società che hanno le condizioni materiali e culturali per operare nel mondo digitale, e quelli che non le hanno, o non sono in grado di adattarsi alla velocità del cambiamento. Questi processi dipendono dall’azione umana, così possono essere invertiti e modificati ma dipende anche dall’estensione del divario digitale in ciascuna nazione, dalla capacità di generare un processo di apprendimento sociale, dalla capacità manageriale dell’economia, dalla qualità della forza lavoro, dall’esistenza del consenso sociale fondato sulla ridistribuzioni sociale e sull’emergere di istituzioni politiche legittimate radicate nelle realtà locali e in grado di gestire il globale. Queste condizioni possono portare a un allargamento del divario digitale, un divario che alla fine può sommergere il mondo in una serie di crisi multidimensionali.
CONCLUSIONE
Le sfide della società in rete
La Galassia Internet è un nuovo ambiente di comunicazione. Una nuova forma sociale, la società in rete, si sta costituendo in tutto il pianete sebbene in una varietà di modelli e con differenti ricadute sulla vita degli individui a seconda della storia, della cultura e delle istituzioni. Questa trasformazione offre opportunità e impone sfide.
La prima sfida riguarda la libertà stessa. Internet fornisce una comunicazione libera e globale che diventa essenziale per qualunque cosa.
La seconda sfida è opposta, l’esclusione dalle reti, cioè la mancanza di infrastrutture tecnologiche, gli ostacoli istituzionali o economici all’accesso alle reti, l’istruzione e la cultura insufficienti. Gli effetti cumulativi di questi meccanismi di esclusione creano una divisione tra gli abitanti di tutto il pianeta tra coloro che sono connessi alle reti globali della produzione di valore e coloro che da queste reti sono sconnessi.
La terza grande sfida è la capacità di trattamento delle informazioni e la generazione del sapere in ognuno di noi e in particolare nei bambini. Per acquisire la capacità intellettuale di “imparare al apprendere” nel corso di tutta la vita di raccogliere le informazioni, ricombinarle e utilizzarle per produrre conoscenza per qualsiasi scopo.
Fondamentalmente c’è un’assenza di attori e istituzioni disposti a raccogliere le sfide che questa nuova era ci sta portando. In democrazia di solito toccava ai governi che agivano a tutela dell’interesse pubblico e per Castells il compito è ancora il loro anche se i governi del nostro mondo sono caratterizzati da una crisi di legittimità e di efficienza. Le grandi imprese ultimamente mostrano una responsabilità sociale maggiore di quella che la gente accredita loro, ma le imprese sono le principali creatrici della nostra ricchezza, non quelle che risolvono i nostri problemi e la maggior parte delle persone non si fiderebbe di un mondo dominato dall’industria.. I veri attori siamo ancora noi per costruire sulla nostra responsabilità individuale come esseri umani informati, consapevoli dei nostri doveri, fiduciosi nei nostri progetti. Comunque c’è ancora bisogno delle istituzioni, della rappresentanza politica, della democrazia partecipata, delle procedure di costruzione del consenso e di un’efficace politica pubblica e tutto ciò comincia con governi responsabili, sinceramente democratici.
Ultimo aggiornamento ( sabato 05 maggio 2007 )
Fonte: http://www.sociologia.uniroma1.it/users/studenti/Riassunti/Sociologia%20delle%20comunicazioni%20di%20massa%20-%20Caporello/Sociologia%20delle%20comunicazioni%20di%20massa%20-%20Caporello/Galassia%20Internet%20-%20Castells%20(Riassunto).doc
Sito web da visitare: http://www.sociologia.uniroma1.it/
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