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I racconti di Canterbury
Geoffrey Chauce
A cura di
S. Floriani & A. Shyshkanu
I racconti di Canterbury
Schema di analisi del libro
Anno di pubblicazione: 1387
Spiegazione Titolo:
Il titolo si riferisce a una raccolta di racconti trascritti da Chaucer grazie alle novelle narrate dai suoi compagni di viaggio durante il pellegrinaggio a Canterbury.
Geoffrey Chaucer è spesso chiamato “il padre della poesia inglese”, il primo grande scrittore inglese. Nacque a Londra nel 1340 circa, figlio di John Chaucer, un importante mercante di vino. Per gran parte della sua vita, Geoffrey fu in contatto con la corte reale di Londra in vari modi e spesso in documenti ufficiali comparve il suo nome.
Quando era quasi sedicenne, divenne paggio presso la corte di una delle nuore del re. Nel 1395, prese servizio come soldato per la guerra in Francia. Fu fatto prigioniero, ma venne liberato grazie a un riscatto, pagato in parte da se stesso e in parte dal re. Durante gli anni 60 del XIV secolo lavorò alla corte del re e fu in contatto con la sofisticata società della corte. Forse fu responsabile del divertimento dei lord e delle lady con la narrazione di storie. Sposò Filippa, una compagna della regina, ed ebbe due figli. Il primo, Thomas Chaucer, divenne uno degli uomini più ricchi di Inghilterra. Il secondo, Geoffrey, venne a essere strettamente in contatto con la potente famiglia del Duca di Lancaster e scrisse un famoso poema sulla morte della Duchessa.
Chaucer descrive se stesso nei suoi lavori come un uomo grasso con una modesta e semplice personalità. Sembra che fosse profondamente interessato alla religione, ma anche all’umorismo semplice. Uno dei suoi personaggi preferiti è la moglie di Bath, una donna che è stata sposata per cinque volte e ha avuto molti amanti! Molti dei suoi lavori riguardano amore e matrimoni, specialmente sulle qualità degli uomini e delle donne. Alla fine delle Storie di Canterbury si scusa per aver scritto, in alcuni casi, contro la religione istituzionale.
Uno degli eventi più importanti della sua vita fu la sua visita in Italia nel 1372. Rimase lì per undici mesi, visitando Genova, Pisa e Firenze. Conosceva già la letteratura francese molto bene ma poi venne in contatto coi lavori di Dante, Boccaccio e Petrarca. Questa influenza italiana fu molto forte nel suo lavoro successivo. La trama dei Racconti di Canterbury – dove ogni pellegrino racconta una storia agli altri – è quasi certamente basata sul Decameron di Boccaccio.
Comprese anche l’importanza di creare letteratura in vernacolare, cioè nel linguaggio della gente comune. Dante aveva stabilito l’italiano come un linguaggio letterario; Chaucer voleva fare lo stesso con l’inglese.
Coprì vari ruoli importanti a corte negli anni 70 e 80 del 1300. Sappiamo che andò in missione segreta nelle Fiandre e visitò ancora l’Italia. Aveva già completato alcuni importanti lavori di letteratura e probabilmente iniziò I Racconti di Canterbury quando aveva quasi quarant’anni. Non completò mai I Racconti. Fu un progetto enorme che avrebbe incluso centoventi storie se fosse stato finito.
Dopo il 1386, incominciò ad essere a corto di soldi, ma fu in grado di occupare una casa nel giardino di Westminster dal 1399. Morì il 25 ottobre 1400 all’età di quasi sessant’anni e fu seppellito nell’abbazia di Westminster. Questo fatto mostra che era molto conosciuto dal re e dalla corte. Nei secoli successivi alla sua morte, altri scrittori famosi sono stati seppelliti nella stessa area dell’abbazia. Questa parte è diventata nota come l’angolo dei poeti e può essere visitata nell’abbazia di Westminster quando si va a Londra.
Narratore
Il narratore è di secondo grado , infatti Chaucer affida il compito di raccontare i fatti ad un altro narratore di primo grado che introduce lui stesso nel racconto. Inoltre il narratore è anche esterno ed onnisciente perché sa tutto sui personaggi e sul racconto.
Struttura
I racconti sono inseriti all’interno di una cornice simile a quella del Decameron. Inizialmente Chaucer descrive il contesto nel quale i racconti vengono narrati e successivamente lascia il narrare ai personaggi che introducono ogni loro novella con un prologo.
Spazio e tempo:
E’ la metà del XIV secolo. Un gruppo di pellegrini sta viaggiando dalla locanda Tabard a Londra verso il santuario di Thomas Becket a Canterbury.
Sulla strada per Canterbury, nel tiepido sole di aprile, tutti i partecipanti decidono di raccontare delle novelle per intrattenersi.
Linguaggio:
Il linguaggio utilizzato da Chaucer è caratterizzato da una semplice sintassi e dall’ uso di termini semplici utilizzati dal ceto popolare inglese.
I personaggi narratori di secondo grado:
Nel quadro mancano le classi sociali dei due poli estremi, l'alta aristocrazia e i servi della gleba; questo ci rivela molto sull'atteggiamento personale di Chaucer, progressista in quanto legato alla borghesia allora nascente, ma conservatore in quanto estraneo ai profondi fermenti che agitavano le classi più povere, e che esplosero nel 1381 con la rivolta dei contadini. I rappresentanti, inoltre, della più alta e della più bassa categoria sociale presenti nei Racconti sono rispettivamente un cavaliere e un contadino i quali, in modi diversi, rappresentano entrambi una realtà sociale ormai estinta o in estinzione, che lo scrittore contempla con evidente nostalgia. Il primo, infatti, incarna gli ideali di cavalleria legati all'ormai languente mondo feudale e il secondo gli atteggiamenti di tranquilla obbedienza e operosità che, in questo periodo, risultano nient'altro che un'idealizzazione. Infine qualunque sia la luce con cui Chaucer illumina il singolo personaggio, emerge chiaramente una caratteristica compositiva dei racconti, infatti i personaggi delle storie narrate rappresentano o paradossalmente si oppongono ai narratori di secondo grado.
Confronto con il Decameron e Boccaccio:
L'idea di scrivere un poema formato da novelle nasce da una "copiatura" di Chaucer del Decameron, il capolavoro italiano del 1300 scritto da Giovanni Boccaccio. Tuttavia, "I racconti di Canterbury" mostrano una più ampia visione del secolo in quanto ci sono molte classi sociali raffigurate nei racconti. Inoltre i personaggi sono meglio descritti sia fisicamente sia psicologicamente, al contrario del Decameron, dove Boccaccio dava un'idea essenziale del carattere del protagonista attraverso i fatti. L'autore dei racconti ha una straordinaria abilità nello scrivere una narrazione molto ampia e articolata, soprattutto in confronto all'opera di Boccaccio. Grazie alla grande ricchezza lessicale del libro e alle notevoli somiglianze con Boccaccio, i racconti di Canterbury possono essere considerati il Decamerone inglese con qualche miglioria dal punto di vista del linguaggio.
Confronto con Dante:
L'opera del Chaucer è vigorosamente personale e legata alla cultura anglosassone. Con essa la letteratura inglese conquista una maturità che le permette di collocarsi nel rango delle più sviluppate letterature del continente. Non a caso si è fatto spesso il nome di Dante per offrire un termine di paragone all'apporto decisivo che Chaucer ha dato alla crescita della civiltà letteraria del proprio Paese. Anche sul piano linguistico il suo contributo può in una certa misura essere raffrontato a quello offerto dal grande Fiorentino: come questi, tramite il suo capolavoro, aiutò lo svilupparsi e il rafforzarsi della lingua volgare, così Chaucer fornì al middle english (l'inglese del periodo intermedio) una base potente per affermarsi in futuro come lingua letteraria (essendo questa già parlata normalmente), a scapito del francese e del latino. Ciò che tuttavia lo differenzia da Dante è il tipo di visione con cui osserva e considera la società del proprio tempo, con le diverse soluzioni estetiche che questa comporta: morale e teologico in Dante, mentre in Chaucer è laico e tendente a evidenziare realisticamente le caratteristiche umane e sociali degli individui. Il suo genio non ricorre ad allegorie e astrazioni dottrinarie, ma popola la sua rappresentazione di una folla di personaggi traboccanti di vitalità, esprimenti vigorosamente le proprie attitudini personali, i quali vengono a costruire un quadro complesso, rappresentante la totalità della società inglese del tempo.
- Il racconto del chierico
In Italia, nella regione di Saluzzo, un giovane re di nome Walter non aveva ancora trovato moglie, e quindi non c'era un erede al trono. Decide così, spinto dai suoi consiglieri, di recarsi al villaggio più vicino per trovare una consorte degna di lui. Dopo una lunga ricerca il giovane sovrano riesce a trovare la sposa adatta: una giovane bellissima anche se molto povera. I due avranno due figli: come primogenita una bellissima bambina, e poi un bel bimbo.
Walter teme però di essere stato tradito dalla moglie in entrambe le occasioni. Per metterla alla prova inscena, in due distinti momenti del racconto, l'omicidio di entrambi i figli: la donna resta impassibile, ed entrambe le volte si sottomette alla volontà del marito che ne rimane piacevolmente sorpreso. Non essendo ancora del tutto soddisfatto, il re sottopone la moglie ad una terza prova, in cui finge di ripudiarla in favore di una donna più ricca: di nuovo la giovane acconsente alla volontà del marito. Quando infine la "nuova moglie" si presenta a palazzo reale il re smaschera la messa in scena: dichiara a Griselda, la vera moglie, il proprio amore, e le confessa che la nuova "sposa" altri non è che la loro prima figlia, che lui aveva finto di uccidere ma che invece aveva segretamente mandato a Bologna dalla sorella.
L’amore della donna
In questa novella viene sottolineato il grande amore della donna che in questo caso , a differenza dell’amore cortese trattato in altre novelle da Chaucer, è subordinata all’uomo. Invertiti i ruoli e trovatisi in una posizione di supremazia, l’uomo si comporta scorrettamente e mette a dura prova l’amore della donna.
-Il racconto dell’indulgenziere
Un giorno in un piccolo paesino dell'Inghilterra un uomo fu assassinato. Tre uomini decisero di andare a cercare l'omicida per togliergli la vita. Come indizio sapevano che l'uomo si chiamava Morte. Per trovarlo setacciarono i meandri della foresta ma di lui non c'era traccia. Ad un tratto spuntò un vecchio uomo che diceva di vivere in eterno che consigliò ai tre 'investigatori' di smettere di cercare Morte per non correre gravi pericoli.
Sprezzanti del pericolo i tre accusarono il vecchio di essere una spia dell'assassino e s' informarono dunque riguardo il luogo dove egli si nascondeva. Il vecchio rispose che avrebbero trovato Morte sotto la grande quercia. Una volta arrivati lì i tre cercatori videro un grande forziere colmo di monete d'oro che stabilirono immediatamente di dividersi. Per portarlo via decisero di aspettare che calasse il tramonto in modo da non essere visti. Intanto decisero di festeggiare. L'uomo più giovane fu inviato in paese a comprare da bere e da mangiare. Egli stava però pensando che avrebbe avvelenato i suoi due compagni per accaparrarsi l'intero tesoro, così comprò del veleno che versò nel vino.
Nel frattempo gli altri due uomini, pensavano anche essi di eliminare il giovane per dividersi il tesoro in parti più grandi. Quando il giovane ritornò i due lo pugnalarono e per festeggiare bevvero il vino, ma dopo un po' morirono avvelenati: dunque tutti e tre avevano trovato la Morte.
La morte e la cupidigia
In questa novella Chaucer attraverso questi tre uomini mostra come la cupidigia ed il denaro portino alla morte. Trovato il tesoro abbandonano qualsiasi altro loro progetto e a causa della sete di denaro si uccidono a vicenda.
-Il racconto del mercante
Racconta la storia di un vecchio cavaliere, Gennaro, che decide di sposare la bella e giovane Maggiolina. Essa però non è innamorata del marito, ma del giovane paggio Damiano, che vuole al più presto incontrare. L'occasione si presenta quando il vecchio Gennaro diventa cieco, ma nonostante questo tiene sempre sott'occhio la giovane moglie essendo molto geloso.
Un giorno Maggiolina riesce a mettersi d'accordo con Damiano e decide di incontrarlo presso un pero che si trovava nel giardino di Gennaro. La giovane riesce a salire sull'albero con una scusa, ma il dio Plutone decide di ridare la vista al vecchio proprio mentre i due amanti sono sopra all'albero. Così Gennaro vede la moglie insieme al paggio, che fugge di corsa, ed è molto adirato. Ma Maggiolina ha la scusa pronta, grazie all'intervento della dea Persefone, e dice che quello che ha visto in realtà era uno scherzo della vista appena riacquisita. Il vecchio crede alla moglie (o almeno decide di crederle) e se ne va a casa contento per aver riacquistato la vista.
L’amore appagato
In questa novella ci viene data una nuova e diversa visione di amore cortese: se infatti quest’ ultimo era solitamente inappagato, in questo caso la donna e l’uomo, che risulta comunque subordinato da essa, consumano l’amore grazie ad una beffa ai danni del marito.
Il racconto della comare di Bath
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Durante il regno di re Artù un giovane cavaliere importunava una dama di corte. Scoperto il fatto il re voleva condannarlo a morte ma la regina decise di dargli una pena differente: il cavaliere avrebbe dovuto rispondere alla sua domanda “ Cosa desiderava maggiormente una donna dal matrimonio?”. Per rispondere aveva un anno di tempo, nel caso in cui non avesse trovato la risposta sarebbe morto. Il cavaliere non sapeva proprio quale sarebbe potuta essere la risposta, così si era già arreso alla morte. Un giorno però incontrò un'anziana donna che sembrava poterlo aiutare. Lei gli disse che quello che le donne volevano dal matrimonio era l'indipendenza. Il cavaliere la ringraziò della risposta promettendole del denaro. Lei non lo accettò e dopo essere stati al cospetto della regina la vecchia chiese al ragazzo di prenderla in sposa. Questi fu costretto ad accettare ma alla fine la vecchia si trasformò in una donna giovane, bella e sincera.
Comare di Bath:
è una delle due donne cantastorie: ha viaggiato per il mondo in pellegrinaggio (è stata a Gerusalemme, Roma, San Giacomo in Galizia e a Colonia) e Canterbury dunque appare come un gioco rispetto ai precedenti viaggi. La donna poi sostiene che non solo ha visto molte terre ma ha anche portato cinque diversi mariti in chiesa e ha avuto molti altri amanti in gioventù. Si configura quindi come una donna mondana in tutti i sensi: ha fatto le proprie esperienze con uomini di tutto il mondo. È una donna benestante, intraprendente ed espertissima ricamatrice, i suoi vestiti sfiorano la stravaganza. Il suo viso è rosso e la pelle delle sue scarpe è morbida, raggiante e nuova, tutto per dimostrare quanto benestante fosse diventata.
L’Indipendenza
In questa novella si mette in risalto il desiderio di indipendenza delle donne,sia nel matrimonio che al di fuori di esso, che non gradiscono la subordinazione al marito.
-Il racconto del cavaliere
Palamone e Arcita erano due cugini che vivevano nella città di Tebe. Quando il duca di Atene, Teseo, dichiarò guerra ad Atene i due furono inviati a combattere e essendo gli unici sopravvissuti, furono fatti prigionieri in una torre. Dalla finestra della loro prigione, Palamone e Arcita potevano scorgere ogni giorno il candore di una dolce fanciulla chiamata Emilia ( la sorella della moglie di Teseo).Entrambi se ne innamorarono al punto tale da combattere fra loro per il suo amore. Dopo poco tempo Arcita viene liberato da un suo amico mentre Palamone resta incarcerato per altri sette anni. Quando anche questi riesce ad evadere i due cugini si troveranno nuovamente faccia a faccia litigando per amore. Quando Teseo viene a sapere dell'accaduto stipula un patto tra i due: Emilia andrà in sposa a chi vincerà una battaglia con l'aiuto di cento soldati. Il Dio Marte favorì Arcita che, vinta la sfida, stava per sposare la bella amata, ma proprio in quel momento, Venere, dea dell'amore, uccise lo sposo regalando così la vittoria a Palamone che aveva sofferto d'amore per sette lunghi anni. Così alla fine non vince il cavaliere più forte ma quello più spiritualmente coinvolto.
Il cavaliere:
Con la descrizione del cavaliere presente nel prologo Chaucer delinea una delle più importanti e tipiche figure medievali. Il cavaliere ci viene presentato come un uomo che impersona tutti i più importanti valori cavallereschi medioevali: nobiltà, liberalità, magnanimità, lealtà., prodezza, discrezione, nobiltà, eleganza e soprattutto cortesia.
L’ Amore cortese
In questo racconto viene esaltata la capacità di amare dei cavalieri e viene premiato il coinvolgimento spirituale piuttosto che la forza umana; si vede entrare anche in gioco la fortuna, mandata dalle divinità greche, che riesce a modificare l’esito finale della storia.
-Il racconto del marinaio
In una cittadina nei dintorni di Parigi, viveva un ricco mercante sposato con una bellissima moglie. Il mercante, inoltre, era talmente in amicizia con un padre chiamato Giovanni, al punto tale da ospitarlo a vivere in casa sua e a chiamarlo con l’appellativo di cugino. Giovanni però, era innamorato della moglie del mercante che le dava poche soddisfazioni e dedicava poco tempo a lei. Così padre Giovanni riesce grazie ad un imbroglio ai danni del mercante, a trascorrere una notte con lei.
La corruzione e il malcostume della Chiesa:
In questa novella Chaucer descrive come al suo tempo era molto diffuso il fenomeno del concubinato tra i membri dell’istituzione ecclesiastica. In questa novella Chaucer si limita a descrivere la corruzione della chiesa, mentre una critica indiretta la fa associando ad ogni pellegrino ciò che ci si aspetterebbe tradizionalmente da questo e ciò che realmente rappresenta. E’ difficile però fare un'affermazione certa riguardo alle posizioni di Chaucer, in quanto il narratore è così espressamente prevenuto nei confronti di alcuni personaggi, come il Monaco, e allo stesso modo con altri, come l’ Indulgenziere. Inoltre, i caratteri non sono semplicemente delle caricature o delle satire, sono del tutto individualistici e non possono essere semplicemente presi come modelli delle loro professioni. Il Monaco, la Priora e il Frate sono tutti membri delle gerarchie ecclesiastiche: il Monaco e la Priora vivono infatti, rispettivamente, in un monastero e in un convento. Entrambi sono caratterizzati come delle figure che sembrano preferire la vita aristocratico-borghese, rispetto alla vita di devozione.
La beffa
In questa novella Chaucer ci offre un’ immagine negativa di mercante descrivendolo come una persona ingenua e attenta solo ai propri interessi ed al proprio mestiere, a tal punto da essere imbrogliato da un prete.
-Il racconto del proprietario terriero
Dorigena e Arverago erano due sposi felici che vivevano in Bretagna.
Un giorno Arverago dovette partire per una battaglia in Inghilterra. Da quel giorno sua moglie era sempre triste e fissava gli scogli nel mare che la impaurivano fortemente. Le navi dei soldati rischiavano di poter essere distrutte e questo non le dava pace.
Un giorno Aurelio si presentò a Dorigena svelandogli il suo amore tenuto segreto fino in quel momento. La donna rifiuto aspramente il suo amore e aggiunse sarcasticamente che avrebbe corrisposto il suo amore solo se avesse fatto sparire gli scogli dal mare.
Aurelio prese sul serio questa possibilità e si diresse a casa di un mago per commissionargli questa impresa che riuscì con successo. Nel frattempo Arverago ritornò vittorioso dalle battaglie e Dorigena fu costretta a rivelargli la storia della scommessa con Aurelio. Suo marito non si oppose, il ragazzo aveva vinto la scommessa, Dorigena era ormai sua. Intanto Aurelio si era reso conto di quanto fosse grande l'amore di Dorigena per suo marito, così si arrese e dimenticò l'amore tanto sognato per la bella donna che tanto lo aveva fatto innamorare.
Il buon senso dell’amore cortese
In questa novella il ragazzo perdutamente innamorato della sposa di un altro uomo, al punto tale da ricorrere all’aiuto di un mago per averla, si rende conto di aver sbagliato.Il buon senso prevale sul suo amore facendogli capire che era più giusto lasciare la sposa al proprio marito.
Fonte: http://techandnotes.altervista.org/wp-content/uploads/2012/04/I-racconti-di-Canterbury11.doc
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