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La Geografia alla ribalta nel mondo ,in crisi in Italia.
Un secolo di cambiamenti nelle definizione nei metodi e nei contenuti .
La Geografia è una scienza molto antica , essendo nata per soddisfare un‟esigenza fondamentale dell‟uomo : quella di conoscere il mondo che lo circonda .
Fino agli ultimo anni del Settecento la Geografia ha presentato un „impronta essenzialmente descrittiva.
Durante il periodo determinista ,che si estende fino agli inizi del Novecento, per i geografi la natura matrigna è una costante .
Negli studi di questo periodo si tratta sempre di un uomo determinato dall‟ambiente naturale : i caratteri somatici si fanno dipendere dal clima e dalla vegetazione ; le attività agricole appaiono determinate dalla pendenza e dall‟esposizione dei suoli a raggi del sole .
Un impronta profondamente diversa è presentata dalla Geografia del periodo possibilista . Secondo i possibilisti l‟uomo è un soggetto attivo , capace di modificare l‟ambiente naturale e soddisfare i propri bisogni .
La Geografia del possibilismo è quindi una Geografia umanizzata e storicizzata poiché le modificazioni apportate dall‟uomo sono avvenute durante i secoli .
La Geografia di allora , per l‟importanza del paesaggio , era anche definita scienza del paesaggio .
Il metodo allora adottato era quello induttivo e la Geografia era dunque idiografica .
Nei primi anni trenta , mentre dominava ancora la Geografia possibilista si sviluppò una nuova concezione detta funzionalista . La Geografia dei funzionalisti studiava la funzione dello spazio ad opera di centri dotati di servizi .Il fatto che le forme di organizzazione spaziale fossero allora ricondotte a figure geometriche aventi proprietà matematiche rappresentò una apertura della geografia verso quei metodi quantitativi che poi si sono affermati soprattutto negli ultimi quarant‟ anni .
In effetti il quantitativismo è stato giudicato una vera e propria rivoluzione per la Geografia .
Nelle indagini geografico- economiche si rileva che anche il più recente approccio che si è affermato in Geografia prevede un‟espressione numerica dei fenomeni fisici e umani studiati, o meglio l‟uso di modelli matematici. Nell‟analisi sistemica i costanti riferimenti a discipline diverse dalla geografia stanno forse contribuendo al progressivo indebolimento di quest‟ultima.
Il fatto che la geografia si si occupata aia di fenomeni fisici che umani sia stata collocata per una sua parte fra le scienze naturali e per un‟altra fra le scienze umane rappresenta una delle cause delle sua anomalie. Non ha tratto neanche vantaggio
quando si è distaccata dal territorio ed ha spostato la sua attenzione nello spazio. Il problema si pone ancora all‟Università soprattutto ai posti di professore di I e II fascia nei tre raggruppamenti disciplinari della Geografia, geografia economia e della Geografia fisica e geomorfologia, ogni docente insegna una <sua> Geografia.
L‟unità nella diversità non sembra applicabile alla Geografia , i cui interessi sono difficili da capire all‟esterno.
I demeriti della geografia consistono nel fatto che ha affrontato i problemi con strumenti diversi e numerosi, risultando debole perché:
a) Non ha stimolato adeguate riflessioni riguardo alla sua evoluzione nel contsto del pensiero filosofico e scientifico, b) troppo discorsiva e pria di un linguaggio autonomo.
Negli Stati Uniti,che non hanno mai interpretato i luoghi in rapporto con la loro storia,ma
nella migliore delle ipotesi,in rapporto con le loro esigenze strategiche,la Geografia ha avuto ,per lungo tempo,un‟ importanza modesta. I cittadini della più grande potenza del mondo ritenevano di potersi esimere dall‟esplorare sistematicamente gli altri paesi sotto il profilo fisico, umano,economico,culturale. Un numero di insegnanti sufficienti per far fronte alla crescente domanda ; ma, di li a poco, la disciplina ha perso di nuovo molto terreno soprattutto in sede universitaria. Solo in tempi recentissimi la riscoperta della disciplina,avvenuta anche con l‟aiuto dei sociologi,ne ha favorito la reintroduzione in varie prestigiose sedi universitarie. Nella stessa Unione Sovietica ancor prima della trasformazione conseguente alla caduta del comunismo,le discipline geografiche avevano un notevole rilievo,tanto da essere presenti nelle accademie delle scienze delle singole repubbliche e nei comitati consultivi. La nascita della nuova repubblica ha coinciso con una vera e propria esplosione della geografia nelle scuole di vario ordine e grado.
La Francia che da sempre ha visto vincente il binomio storia-geografia, ha fatto da modello alla nuova schola europaea , con sede a Lussemburgo, che , sulla base del protocollo intergovernativo recentemente approvato, prevede di accompagnare i giovani fino alla soglia degli studi universitari. La geografia, che si prefigge con la storia lo scopo di formare i futuri cittadini europei. Indubbiamente l‟influsso francese si sta facendo sentire nella Svizzera. In Germania , l‟insegnamento della geografia appare condotto con criteri diversi a seconda delle regioni. Quel fondamentale carattere della geografia, scienze della complessità, spesso ignorato in Italia.Il profilo didattico, molto simile a quella tedesca è la situazione della Geografia austriaca; fra l‟altro , al Dipartimento di Geografia dell‟Università di Innsbruck dev‟essere
riconosciuto il merito dell‟organizzazione di un sito Internet di fondamentale importanza per tutti .
1.4.Le cause (presunte)della scarsa considerazione goduta in Italia dalla disciplina. Nella percezione collettiva o sociale del nostro Paese, la Geografia appare come un qualcosa di ascientifico, di non formativo,in cui quel che vale è:
Alcune generazioni di Italiani, che oggi rivestono ruoli di responsabilità in campo accademico e anche in politica, si sono formate proprio in costanza di una Geografia del genere, essenzialmente descrittiva, come quella dei quiz radiotelevisivi. Gli italiani dotati di tali convincimenti, ora in buona fede,ora in cattiva sede hanno un peso determinante sulle decisioni in sede manifestano, nei confronti della geografia, un costante scetticismo, non conoscendo o disconoscendo quell‟apparato teorico di cui è dotata e quelle innovazioni metodologiche che progressivamente ha introdotto.
2.1 Geografia generale sì o no?
Per lungo tempo, nel periodo in cui lo scenario della Geografia era dominato dalla concezione possibilista, non si è osato mettere in dubbio l„esistenza di una <Geografia generale> , o se si preferisce di una <Geografia senza attributi>. In quel periodo la Geografia definita classica o sistematica rientravano nella Geografia generale tutti gli studi in cui i fatti fisici e umani considerati si riferivano all‟intera superficie terrestre. Non si tralasciava la trattazione dei rapporti tra natura ed uomo, ma molte disquisizioni erano di primmatica, che lasciavano aperto il problema.
Nel corso degli anni Settanta furono messi in discussione:
c) l‟opportunità di continuare <a dare il nome di Geografia ad uno zibaldone di
nozione attinte> (!) da scienze diverse e riformulate in forma divulgativa.
Solo da un decennio in nome della Geografia sistematica, che mira a ricondurre entro un comune alveo di ricerca i processi della storia e quelli della natura e a valutare in modo nuovo le <interdipendenze fra azione umana e ritmi dell‟ecosistema, si è proposta la riunificazione della ricerca geografica>.
La geografia regionale
La regione che in Italia si conosce come ente amministrativo interno allo Stato e
capace di emanare leggi è l‟oggetto di studio proprio della Geografia regionale. A ccanto al concetto di regione amministrativa si colloca quindi quello di regione geografica, mutevole nel tempo in concomitanza con l‟evoluzione del pensiero geografico. Nel periodo determinista la regione geografica era individuata tenendo conto del fatto che vi si manifestavano uno o più caratteri fisici che si ritenevano importanti a tal fine. Era, quindi, di fatto, una regione fisica. Importante era indagare sui fiumi, valli, laghi, indi clima, vegetazione, temperature, eccetera.
La regione del periodo possibilista era identificata grazie al suo paesaggio, ossia ai suoi aspetti esteriori o formali, fisici e umani. Talvolta,per identificare una regione ci si basava su un singolo elemento,per cui si parlava di regione elementare,altre volte su più elementi, per cui si parlava di regione complessa, altre volte ancora su tutti gli elementi che si imprimono nel paesaggio, per cui si poteva parlare di regione integrale. La regione formale integrale o regione-paesaggio era dunque un prodotto dell‟uomo, che vi si esprimeva come abitante, come lavoratore come consumatore.
La regione funzionale fu introdotta nella geografia come oggetto di studio di quella geografia nomotetica che prevedeva la verifica,sul terreno,di leggi stabilite precedentemente. Tale regione era rappresentata da quel tratto di superficie terrestre che risultava organizzato da un centro o polo grazie all‟esercizio di varie funzioni. Ogni cento è dotato di una serie più o meno grande di strutture capaci di espletare
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servizi che soddisfano solitamente non solo i bisogni dei suoi abitanti, ma anche di soggetti che abitano in un territorio circostante più o meno grande. Ognuna delle regioni elementari funzionali ha ovviamente un estensione diversa dalle altre,poichè, nello spazio geografico, vi sono anche altri pori, che attraggono popolazione. Ne consegue che la regione funzionale sia di difficile delimitazione, sia per motivi di concorrenza sia perché, nel tempo, le condizioni possono cambiare
Le regioni nelle quali si attua la pianificazione territoriale si definiscono regioni di piano o regioni programma. Si tratta di regioni di varia estensione territoriale, ma definite in modo inequivocabile, poiché di solito corrispondono a circoscrizioni amministrative o a parti di esse. Soltanto nei paesi socialisti.
Per l‟Italia non si possono citare piani economici-territoriali in senso proprio. I pochi interventi compiuti qua e là hanno avuto solo carattere settoriale.
In stretto rapporto con lo sviluppo la geografia della percezione si è affermata un‟ulteriore configurazione dello spazio che possiamo definire soggetivo o percepito. Alla definizione di tale spazio contribuiscono anche altre fonti di informazione dei rapporti intrattenuti, dei mezzi di comunicazione di massa con cui vengono in contatto. L‟immagine di uno spazio, perfino di una regione, che si può creare attraverso la letteratura e la pittura si definisce tradizionale, quello attraverso i mass media si definisce attuale, quello che si rifà ai rapporti fra reale e immaginario corrispondendo a ciò che si desidererebbe, si chiama
globale.
2.2.6. La regione sistematica
L‟identificazione della regione-sistema o regione sistemica presuppone il passaggio attraverso varie fasi che conducono all‟identificazione stessa. Scelto il territorio si procede:
a) all‟identificazione degli elementi costituitivi e dei loro attributi b) alla disposizione degli elemtni e degli attributi nello spazio come <nodi> inj un sistema di strade, reti (ferrovia); Solo dopo queste due fasi si procede alla ricerca e alla valutazione delle interazioni, cioè dei rapporti reciproci che intercorrono tra essi. La regione sistema così accertata e definita è comunque aperta cioè suscettibile di un progressivo allargamento o di una progressiva riduzione.
2.2.8. La regionalizzazione
Le definizioni che la Geografia ha dato nel tempo alla regione geografica sono molto diverse. In conseguenza di questo anche i criteri scelti per regionalizzare cioè per suddividere le regioni in unità territoriali minori sono piuttosto numerosi. Durante il periodo
<determinista> si individuavano le singole regioni erano delimitate grazie a parametri fisici<. La valle del Po o la valle dell‟Adige; durante il periodo <possibilistico>si individuavano le singole regioni tenendo conto del variare del paesaggio, molto difficile da definirsi. La regionalizzazione dei funzionalisti è attuata invece su regioni funzionali elementare (regioni commerciali) o su funzioni regionali complesse.
2.2.9 Il ruolo delle “geografie” regionali alla “costruzione” della Geografia generale.
Gli approcci per lo studio della geografia regionale possono concorrere alla costruzione della Geografia generale che studia le varie categorie di fenomeni separatamente, assumendo come base di riferimento l‟intera superficie terrestre. Secondo gli studiosi non sarebbe esistita una Geografia generale, se non fossero state compiute ricerche a carattere regionale.(diversi tipi di clima, insediamento umano, agricoltura..) non sarebbero possibili se non fossero state su base regionale.
Nella geografia fisica si è sempre messo in evidenza l‟interesse per lo studio dei fenomeni sulla superficie terrestre indipendentemente dalla volontà dell‟uomo; della seconda si fa riferimento alla volontà dell‟uomo. Fra le tematiche più considerate dell‟ambito della geografia fisica regionale sono:
a) la posizione assoluta di un territorio definita mediamente attraverso latitudine e longitudine, b) la geomorfologia di un territorio intesa come studio delle forme orizzontali e verticali; c) la climatologia, d) l‟idrografia continentale; e9 l‟oceanografia; f) la biogeografia.
Queste stesse tematiche possono essere affrontate anche dalla geografia fisica generale. Le due tematiche nell‟ambito della Geografia umana regionale sono:a) la popolazione; b) le sedi.
2.3.2 GEOGRAFIA storica
Si definisce storica la particolare branca che studia le condizioni geografiche di età passate. Esempio: a) le caratteristiche fisiche di alcuni territori; b) le condizioni demografiche ; c) lo sviluppo topografico edilizio ; d) l‟organizzazione dello spazio destinato all‟agricoltura; e) le attività estrattive; f) i sistemi vari , g) le vie di navigazione interna; h) i rapporti commerciali; i) le strutture portuali; l) la toponomastica. Ricordiamo che gran parte delle indagini della Geografia storica riguarda il mondo greco e latino.
2.3.3. Geografia politica
Lo studio degli Stati e dell‟organizzazione politico-amministrativa riveste notevole importanza fin dalla fine dell‟‟800. Oggi le tematiche –geografiche –politiche riguardano :
a) i confini degli Stati; b) il fenomeno etnico; c) la discriminante religiosa; d) il problema nucleare ; e) le organizzazioni politiche ed economiche sovranazionali ( l‟Italia con la
Germani nazista..).
Essa si interessa all‟agricoltura, all‟allevamento,alla pesca, caccia, industria e commercio e trasporti .La sua attenzione è rivolta anche a fenomeni di flussi di capitali, di idee e informazioni. Territori di varie dimensioni sono oggi l‟oggetto preferito delle osservazioni dei geografi economisti.
In tempi recenti i campi di ricerca si sono allargati e degne di menzione sono: a) la Geografia urbana; b Geografia della popolazione; c) l‟organizzazione e pianificazione del territorio; d) la politica dell‟ambiente; e) la Geografia del turismo. Ma l‟elenco delle geografie speciali potrebbe continuare: dei trasporti, relazioni internazionali, reti e flussi. Ma molto importante è la Cartografia, perché nessun studio geografico può essere realizzato senza l‟ausilio di esse.
ALCUNE TEMATICHE VINCENTI (p.37)
Qualsiasi studio geografico può riguardare territori poco estesi o il Globo terrestre. L‟esperienza ci insegna che l‟idea di locale si è estesa a territori abbastanza estesi (regioni italiane…). Le conoscenze necessarie, utili, acquisibili con la scuola o letture varie variano in base all‟età degli individui, al livello culturale e all‟attività esercitata. I ragazzi realizzano mappe mentali per quello che studiano, o per esigenze turistiche, ed è importante tener presente che non è sufficiente fornirsi di un bagaglio di nomi, ma possedere un minimo di conoscenze metodologiche per una <combinazione di informazioni>. Chi, invece, si occupa della gestione del territorio nazionale per conto dello Stato deve conoscere tutto il territorio nazionale e le sue caratteristiche per una corretta programmazione.
La vita sociale ed economica oggi coinvolge un numero sempre più grande di Paesi ed occorrono opportune conoscenze geografiche.
La globalizzazione in atto ha reso necessario conoscere le caratteristiche geografiche del Resto del mondo. E strumenti di informazioni molto utili sono: Internet e il Calendario Atlante De Agostini.
Definire <l‟italiano medio> colui che rappresenta questi 60 milioni di persone è molto difficile. L‟Italia è quasi in linea con quelli dei Paesi più evoluti del mondo. Semmai preoccupa le differenze tra Nord e Sud tuttora piuttosto marcate. Il livello culturale acquisito dipende, oltre che dalla capacità di apprendimento, anche dalla maggiore o minore capacità dei docenti a trasmettere le loro conoscenze.
Chiunque abbia in mente di studiare un Paese, una regione, o una città, deve consultare una carta geografica, che sono molto numerose. Si tratta di una rappresentazione ridotta, approssimativa e simbolica ed in scala.
Vi sono carte generali che raffigurano tutti i fenomeni e carte tematiche che raffigurano un solo fenomeno. Nelle carte generali mancano mlti fenomeni che non s‟imprimono nel paesaggio (temperature, neve..), e per rappresentare questi fenomeni particolari si ricorre a carte speciali che sono raccolte in atlatnti. Nelle aule scolastiche ci sono carte politiche e fisiche. Nelle carte tematiche il fenomeno che ci interessa è raffigurato con simboli particolari. In altre carte tematiche il fenomeno che ci interessa è raffigurato con gli stessi simboli, ma su un fondo semplificato, caratterizzato dai soli confini politico-amministrativi
del territorio di riferimento (vedi carte geografiche).
Un‟importante funzione ausiliaria nei confronti della cartografia è offerta da un complesso di rappresentazioni grafiche spesso inclusi nel libro di testo di Geografia.
Esempio classico: il cerchio con le percentuali del turismo, per esempio, il cosidetto grafico a torta. Oppure c‟è la scelta del digramma con ordinate filiformi con dati dell‟ISTAT,
oppure diagramma a canne d‟organo (pag. 50).
La scala varia a seconda delle esigenze: a grande scala, a piccola scala. Ecco la classificazione: a) piante e mappe scala 1: 20.000; b) carte topografiche scala 1:150.00;
c) carte corografiche 1:1.000.000 d) carte geografiche in senso stretto quando è superiore al milione (carte murali scolastiche).
Carte di vario tipo possono essere realizzate con il computer, di tavolette grafiche, o digitalizzatori, di programmi cartografici. Da 20 anni si stanno affermando i Geographical Information System, adatti alla gestione di informazioni territoriali: risorse naturali, infrastrutture, suolo, popolazione…I pregi del GIS sono a) la flessibilità: idoneità ad essere letti in ogni istante; b) il fatto di potere geo-referenziare le informazioni.
Sull‟attuale assetto politico internazionale hanno avuto un ruolo importante a parte la cessazione dello stato di isolamento della repubblica Popolare Cinese, alcuni fatti fondamentali:
. Oggi l‟unico paese leader appare l‟USA.
Le grandi organizzazioni internazionali sono molto numerose : la più importante è l‟ONU collegata ad altre agenzie: FAO, UNESCO, OMS, WTO, OCSE, ed infine OPEC Fra le organizzazioni internazionale con competenze più limtate ci sono l‟Unione Europea, la CSI (Russia..), la Lega Araba e la NATO.
3.3.3. La partecipazione dell‟Italia
L‟Italia è membro di vari organismi internazionali , l‟ONU, l‟UE, Banca Europa,Organizzazione sulla sicurezza.
3.4 Un mutato rapporto uomo-ambiente
La geografia ha sempre tenuto presente nei suoi studi il rapporto uomo-ambiente: da quello familiare a quello scolastico, a quello di lavoro. Gli studiosi più attenti trattano di ecosistemi e non semplicemente di ambiente.
3.4.2 Una sola politica o politiche diverse per l‟ambiente?
Fra gli scopi fondamentali delle politiche per l‟ambiente sono:
Di fronte al fenomeno dell‟inquinamento le alternative sono:
Soprattutto bisogna indicare l‟alternativa dei limiti non superabili:
La società d‟oggi richiede di essere informata sulla situazione dei vari ecosistemi – dopo il disastro atomico di Cernobyl – e gli indicatori usati per sapere lo stato dell‟ambiente sono numerosi e riguardano le emissioni dei gas ritenuti responsabilei del cambiamento del clima. Occorre, dunque, che l‟uomo ponga dei freni allo sviluppo accettando solo quello ecosostenibile. Non bisogna alterare l‟ambiente per fini speculativi e creare inquinamento, specialmente nel caso di raffinamento del petrolio, centrali nucleari, impianti di stoccaggio, aeroporti, porti ecc..
I paesaggi espressione di valori naturali e di valori culturali sono meritevoli di conservazione. IN RIGUARDO ALLA LORO TUTELA ALCUNI Paesi mirano a frenare gli eccessi in quei <rimodellamenti> che l‟uomo ha sempre prodotto nel paesaggio stesso. I problemi maggiori sono determinati : a) dall‟espansione di grandi agglomerati; b) dalla riutilizzazione delle abitazioni ex rurali; c) dallo sviluppo industriale; d) dalla sviluppo turistico alberghiero, e) dalla realizzazione di infrastrutture stradali; f) radicali cambiamenti rurali.
3.4.5 La situazione in Italia
I geografi del periodo deterministico mettevano in evidenza che l‟uomo era costretto ad accettare i rischi ambientali naturali, perché egli era considerato succube della natura. I geografi di oggi, invece, secondo un‟ottica completamente diversa, sono indotti a non rimanere immobili, ma a valutarli, sia da un punto di vista etico che politico. In Italia la nascita del Ministero dell‟Ambiente (1986) coincise con la prima delimitazione delle <aree ad elevato rischio ambientale> che oggi sono numerose , soprattutto a causa dell‟elevata concentrazione industriale, con industrie a rischio d‟incidente. La Geografia ha sempre contribuito a mettere in luce le interdipendenze fra la molte cause delle alterazioni ambientali e suggerire le vie più adatte per rimuoverle, ma fino ad oggi ben poco si è fatto in merito.
3.5
I movimenti della popolazione nel tempo e nello spazio
Della popolazione la Geografia considera, oltre alla consistenza, la distribuzione, la densità, le cause di variazione e vari aspetti qualitativi. Il fatto più importante che riguarda la popolazione mondiale è rappresentato dalla rapidità del suo incremento. L‟umanità si ammassa su quattro grandi regioni della Terra.
Naturalmente i fattori che influiscono sulla distribuzione della popolazione sono moti numerosi: alcuni di carattere naturale; altri di carattere umano. Non è facile definire quale sia la consistenza di <popolazione ottimale> per un Paese: in teoria quando le forze-lavoro
sono sufficienti per sfruttare le risorse disponibili. In passato le catastrofi naturali avevano un ruolo determinante sugli alti tassi di mortalità.
I rimedi possibili nei confronti degli eccessi di popolazione rispetto alle risorse sono rappresentati: a) da una migliore utilizzazione di risorse: b) da un adeguato controllo delle nascite; c) dai movimenti migratori.
Tra i motivi di attrazione esercitati dai luoghi prescelti con meta dei flussi migratori sono:
Fra i motivi di repulsione indotti ad abbandonare sono
Si suole distinguere le migrazioni interne e internazionali. Le prime sono da una regione all‟altra dello stesso paese; quelle internazionali coinvolgono più Paesi.
Migrazioni di massa
Quando il trasferimento coinvolge interi popoli si parla di migrazioni di massa ed il gruppo porta con sé usi e costumi; mentre invece quando il trasferimento coinvolge un limitato numero di soggetti in area già abitate si parla di migraioni per infiltrazione e si manifestano problemi di convivenza.Le migrazioni di coloro che non tornano più sono definitive.(Usa, Brasile,Argentina…). Vi sono anche migrazioni temporanee ed altre stagionali.
L‟Italia: da emigrazione a immigrazione
Dopo l‟Unità d‟Italia il Paese è passato da 21.8 milioni a 38 nel 1921, ai 57,6 nel 1999. Essa ha attraversato tutte le fasi della <transizione demografica> definita sulla base delle variazioni che si manifestano nei due tassi di mortalità e natalità.
In tempi più recenti un complesso di concause: Il progressivo invecchiamento degli italiani, la riduzione dei matrimoni, la consistenza dei divorzi, la crescente adozione di pratiche anticoncettive, ha determinato la negatività del tasso di variazione per cause naturali della nostra popolazione. Mentre sotto il profilo del movimento migratorio l‟Italia si è trasformata da paese di emigrazione in paese d‟immigrazione
3.5 Urbanesimo ed urbanizzazione
Le città sono forme d‟insediamento umano molto importanti e oggi assorbono quote di popolazione prevalenti rispetto a quelli che vivono in campagna. I criteri usati per mettere in evidenza che un determinato insediamento è una città sono:
Deve esserci la prevalenza assoluta delle attività terziarie e quaternarie e non si devono manifestare le differenze di classe tra dipendenti e padronato e generi di vita propri degli abitanti delle campagne. Ma soprattutto occorre conoscere la funzione da espletare , quella tipica della città è commerciale.
progressivamente carattere urbano. La crescita della densità di popolazione, la sostituzione dell‟edilizia di tipo rurale con quella di tipo urbano, la città si espande a vista d‟occhio e si assiste alla nascita di vere e proprie conurbazioni (fra due o più città), o addirittura di aree metropolitane che, pur appartenendo a circoscrizioni amministrative diverse, manifestano un‟evidente continuità dal punto di viste edilizio.
Diverso da urbanizzazione è il termine inurbamento, col quale si designa il fenomeno dell‟ingresso nelle città di popolazione che abitava nelle campagne. In poche parole si cerca un alloggio, s‟inurba, entrando a far parte della popolazione urbana.
3.6.4. Il caso Italia: tendenze che cambiano
Si è già rilevato che l‟ Italia presenta uno sviluppo urbano medio-alto, poiché il 66,7 % dei suoi abitanti vive nella città. Ovviamente le percentuali di popolazione urbana sono diverse da quelle più alte al Nord e del Centro con quelle più basse del Sud. Inoltre alcune città esercitano la loro influenza anche su uno spazio ampio che prende il nome di Hinterland.
Importante in Italia è ricordare l‟esistenza: a)ndi un insieme di città di varia dimensione in parte vitali al Nord Est e poso vitali Sud: b) di un complesso di nove <aree metropolitane > previste dalla legge del 1990 , che tutte per legge devono superare 1.000.000 di abitanti. Anche non dobbiamo dimenticare che da venti anni si sta assistendo ad una profonda crisi urbana per il calo demografico dovuto alla chiusura di impianti industriali,crisi edilizia, crisi fiscale, malessere sociale.
3.7
L‟agricoltura, con allevamento e silvicoltura,sono da sempre le attività economiche che richiedono i maggiori spazi. Tali attività dette primarie assorbono tuttora una percentuale di popolazione attiva superiore all‟industria e al terziario. L‟agricoltura fornisce generi alimentari e materie prime destinate all‟industria. Se si è capaci appena di soddisfare i bisogni si chiama di <sussistenza>. Anni fa in Italia si era al limite della sussistenza. In contrapposizione alla sussistenza c‟è quella commerciale che mira ad ottenere prodotti da mettere sul mercato .In molti paesi c‟è la monocoltura, in altre policoltura,.
I fattori che influiscono sulla produzione agricola sono molto numerosi e oggi si attribuisce grande importanza alla capacità organizzativa degli imprndiori, alla politica dei governi, nell‟Unione Europea.
L‟agricoltura estensiva è praticata dove si sono grandi spazi, il fattore terra è dominante . Oltre all‟agricoltura esiste l‟allevamento estensivo specialmente di ovini da lana in Australia e Nuova Zelanda. In contrapposizione all‟agricoltura estensiva c‟è quella intensiva con elevata dose di capitali da spendere per sementi selezionate.
Esiste anche un allevamento intensivo basato su stalle.
Le vari produzioni agricole sono ottenute in contesti diversi sia dal punto di vista naturale che umano. La proprietà fondiaria si suddivide: prevalenza di aziende molto estese; aziende medie e piccole. La conduzione dei fondi agricoli può vincolare a scelte produttive chi coltiva è proprietario ( diretta) o forme di compartecipazione (con altri), dove si praticano coltivazioni diverse. Le successioni delle colture si chiamano rotazioni agrarie.
Le coltivazioni agricole possono condurre all‟ottenimento di prodotti di consume alimentare e di prodotti di uso industriale.
Elenco dei prodotti:
Fra le piante da zucchero ricordiamo la canna e la barbabietola (Francia) Fra le piante atte a bere bevande:
Fra i prodotti ad uso industriale abbiamo:
Fra le produzioni forestali il legname emerge per i suoi molteplici usi(equatore e nord Europa) . Importante allevamento bovino: India Cina, USA, Argentina Russia.
Allevamento suino : Cina. Allevamento ovino da lana: Australia e India.
Il pesce è consumato nei Paesi che si affacciano sul mare, la pesca si applica nelle zone fredde, banche di Terranova, Mare del Nord, USA, Canada. Molto importante la Norvegia e Giappone.
Il pescato nel 1993 si è aggirato sui 90 milioni di tonnellate. Nel fiume Volga uova dello storione diventa caviale.
L‟agricoltura italiana è molto varia dal punto di vista organizzativo e produttivo, ma in complesso si presenta relativamente arretrata rispetto a quella di molti Paesi europei. I motivi sono numerosi: a) storico-sociali e naturali. Anche il paesaggio delle nostre campagne è tutt‟altro che uniforme. Ecco le differenze: della bassa pianura lombarda, della Toscana interna e della Sicilia interna. Insomma, l‟agricoltura italiana si colloca tra il modello mediterraneo di tipo tradizionale e quello nord-americano di tipo avanzato. I terreni sono occupati da: seminativi, prati, colture permanenti (vite), boschi, altra superficie (pomodori, carciofi..).
3.8
Industrie e relativi spazi
3.8.1. Industria pesante e leggera Per tradizione sono considerate:
La Geografia si occupa dell‟ubicazione, della distribuzione geografica, della localizzazione( come processo insediativi). I fattori che che influiscono sulla localizzazione di un‟unità industriale sono: a) da industria ad industria (minerali-trasporti, auto-navi); b)
nel tempo (oggi in un luogo, domani in un altro..); in relazione alle condizioni politicoeconomiche (gestione pubblica).
La Geografia non ha mai manifestato preferenze sia sui grandi complessi, che piccola e media industria o artigianato. Con riferimento alla natura delle materie prime utilizzate si è soliti distinguere: a) industria pesante (metallurgia); industrie (leggere). Infine, tenendo conto della destinazione dei loro prodotti semilavorati o finiti distinguiamo: a) industrie di base (semilavorate) e industrie produttrici di beni destinati al consumo (abbigliamento).
L‟industria si localizza in vario modo: estrattive (luogo); idroelettrica (salto d‟acqua); costruzioni e installazione d‟impianti (stradali e cantieri); industrie di trasformazione (metallurgiche, meccaniche e chimiche). I centri industriali (poli) corrispondono a città che ospitano, oltre al grande complesso di trasformazione, anche l‟indotto, cioè un complesso di attività produttive e di servizio che si sono sviluppate grazie all‟industria principale (Fiat a Termini Imerese…).
Tipiche aree industriali eterogenee, stabilimenti appartenenti a comparti diversi sorte alle periferie, dove alle piccole industri sono stati ceduti i terreni ( Zona industriale di Catania.). Aree industriali omogenee: un singolo comparto.
Per lungo tempo si è sostenuto che l‟industria più avanzata riduceva i costi con la meccanizzazione, sostituita dall‟automazione, infine ai computer. A una più attenta analisi emerge che le industrie a tecnologia avanzata sono concentrate in particolari posti, caratterizzati da:
Al primo posto ci sono gli Stati Uniti,Giappone, Francia, Spagna.
Le produzioni industriali sono: a) il petrolio grezzo; b) carbon fossile; c) gas naturale; d) acciaio; e) energia elettrica; f) autovetture; g) navi varate; h) cemento.
Queste graduatorie rappresentano solo un esempio della miriade di prodotti industriali ottenuti oggi nel mondo.
Il sistema di produzione artigianale è basato su: a) l‟acquisto di materie prime; b) l‟esecuzione del lavoro; c) la vendita diretta. Vi rientrano : gli articoli in pelle, gli articoli in legno, le sete pitturate, vari oggetti in legno intagliato Europa centrale, vari oggetti in vetro pitturato son una chiara espressione della semplicità di un mondo umile ed a volte primitivo.
3.8.6 La situazione italiana
Il processo di terziarizzazione ha provocato anche in Italia un ridimensionamento delle attività secondarie. La distribuzione regionale della potenza installata rispecchia il forte squilibrio tra Nord e Sud nella domanda di energia .Ecco le varie distribuzioni subordinate al fattore trasporti. A) industrie siderurgiche localizzate Piemonte e Lombardia; b) raffinazione del petrolio prevalentemente costiera; c) chimica pesante. Industrie localizzate tra materie prime e mercato: materiali da costruzione e industrie alimentari. Industrie localizzate vicino il mercato: automobilistica, alta tecnologia, macchine utensili.
3.9
Da vari decenni la Geografia sta studiando il commercio, i trasporti, le comunicazioni, il turismo., Essa distingue un terziario banale che consiste in attività commerciali presenti quasi ovunque. E un terziario avanzato ( come la pubblicità e libere professioni) meno diffuse ed evolute. Mentre il terziario esplicito è riferito al marketing.
Già all‟inizio del Novecento si è parlato di commercio interno e la geografia commerciale coincideva con quella economica. Un grande numero di studi ha riguardato il commercio internazionale come importatori ed esportatori, soprattutto cereali, carbone, petrolio, e singoli prodotti industriali. Chi ha materie prime (Russia, USA) molto spesso è un paese esportatore. C‟è anche un documento contabile denominato <bilancia commerciale> di
importazione ed esportazione.
Invece le transazioni che avvengono nelol stesso Paese possono essere: consistenti, composizione qualitativa, distribuzione territoriale, grande distribuzione, aree di mercato, mercati periodici, fiere periodiche, manifestazioni fieristiche , espositori. Oggi si parla anche di Geografia dei prezzi.
3.9.3. Il turismo nelle fasi di irradiazione, circolazione e ricezione.
La Geografia definisce il turismo come il trasferimento di uno o più soggetti dal luogo di residenza verso una o più mete con trasferimento di reddito e spese fuori sede. Nello svolgimento del turismo si possono distinguere tre fasi:
I tipici esempi di turismo sono: culturale, manifestazioni, naturalistico, balneari, termali, congressuali, affari. Il rapporto tra turismo e l‟ambiente è la sostenibilità, perché quello di massa (Venezia) potrebbe creare problemi sociali.
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La Geografia dei trasporti che per tradizione si occupa della spostamento di persone e beni si interessa sullo studio dei flussi che si manifestano sulle reti tecniche (strade, ferrovie idrovie). I flussi esprimono le reti di circolazione che si distinguono: alla direzione dei movimenti, alla consistenza del traffico, alla tipologia (passeggeri, merci). I flussi veicolari sono autostradali, ferroviari, imbarchi, ecc. Da qualche decennio l‟interesse è anche per flussi di capitali, idee informazioni.
Essa comprendenle parti visibili (importazioni ed esportazioni) e quelle invisibili (positvo o negativo). Le parti invisibili consistono nella contropartita monetaria di servizi di vario genere: diritti di mediazione; interessi sui capitali investiti all‟estero; apporti valutari; noli marittimi; noli aerei, rimesse degli emigranti; trasferimenti internazionali di capitali. Il terziario in Italia appare come il settore economico che assorbe il maggior numero di attivi quasi i 3/5 del totale. E nel reddito è ancor più forte: 68% contro il29%. Si esportano prodotti dell‟industria meccanica cuoi, calzature, legno e mobili. Si importano computer e petrolio da raffinare. Positiva è la bilancia dei pagamenti grazie al turismo.I flussi molto intensi di beni e persone dimostrano la vitalità del <sistema- Italia>. Adesso ci sono anche nuove professioni: evoluzione dei mass media, telefonia e telematica
3.10
Le infrastrutture (beni creati dallo Stato)ga gestiti dai privati, hanno grande rilevanza per la società d‟oggi. Tutte le infrastrutture economiche-tecniche (linee elettriche) e sociali (biblioteche) occupano spazi più o meno grandi. Ed adesso la Geografia si occupa anche le infrastrutture per le comunicazioni.
Il progresso industriale ha richiesto nuovi mezzi di trasporto soprattutto un‟enorme espansione delle strade (auto e camion), miglioramenti del fondo stradale, intensificazione dei traffici. Le strade sono importanti per la loro flessibilità, polivalenza , infine per lo sviluppo maggiore degli scambi molto rilievo hanno le autostrade.
3.10. 3 Ferrovie
L‟avvento della ferrovia c‟è stato in crescita perché più economici, più rapidi dipesi da fattori fisici ed umani. Maggior ferrovie si hanno nei paesi più industrializzati grazie ai
<nodi> ferroviari. Anche se la ferrovia non è adatta da porta a porta, non è vantaggiosa
per le piccole merci, né per le bravi distanze, con costi alti. Oggi molti rami ferroviari sono stati tolti.
I porti erano naturali ed artificiali, oggi quelli naturali servono solo per imbarcazioni da diporto. Tutti gli altri sono artificiali. Vi sono porti esterni (sulla costa principale9 o interni (bacini di acqua per l‟attracco delle navi). Le funzioni di un porto possono essere: militari, mercantili, commerciali, industriali, di rifornimento, di riparazione, pescherecci, turistici.
La necessità di trasferire beni e persone con gli aerei implica l‟esistenza di particolari strutture con particolari bacini di utenza (Catania Roma). Essi sono civili e militari.
I laghi e i fiumi rappresentano un‟alternativa alle strade. Quando si devono trasferire prodotti. Sopratutto legname in Canada. O nei grandi lagni dell‟America settentrionale, o lungo la Senna a Parigi, o sul Reno. Mentre in Brasile il Rio delle Amazzoni è l‟unico mezzo per il trasporto.
La Geografia raramente studia le singole strutture, bensì ci si applica su scala planetaria. Si studia anche la funzione delle reti, e ci si serve di Internet per migliorare le conocsenze.
L‟Italia possiede: strade ordinarie e autostrade (438.000 le prime, 6.500 le seconde), La densità si presenta diversa da regione a regione. Ci sono tangenziali e raccordi anulari. Ferrovie: si sviluppava per 19.500 km da nord a sud. Porti: notevole sviluppo costiero (Genova). Aeroporti: Roma (intercontinentale), Milano. ; Idrovie: Po, ed infine le reti informatiche in pochi anni già ci sono 4 milioni su Internet.
3.11
L‟evoluzione economica spontanea e quella regolata
Parlare oggi di sviluppo spontaneo è fuori luogo, poiché anche gli ordinamenti economici-sociali del Paesi ad economia di mercato prevedono regole cui devono sottostare i cittadini e le aziende. Le motivazioni che stanno alla base della regolazione dell‟economia sono: sociale, economico, politico, ecologico. Un esempio significativo è rappresentato dalla partecipazione statale alla gestione dell‟industria.
La pianificazione è sorta nella ex Unione Sovietica con proiezione economiche e politiche quinquennali consistenti nel‟<appiattimento delle remunerazioni del lavoro> ed eliminazione della disoccupazione. La stessa Repubblica Cinese sta poggiando il suo miracolo economico sull‟incremento degli investimenti esteri.
3.11.4. L‟Italia e le sue privatizzazioni
In Italia c‟era il “fordismo” (imprese a partecipazione statale era un tutt‟uno con l‟ambiente circostante. Oggi ci si affida all‟iniziativa privata per questi motivi:
Oggi la scelta nel nome dell‟Europa unita e nel quadro di uno sviluppo globale è affidato al mercato, con manager ed una gestione efficiente ed equilibrata.
3.12
I divari territoriali
I metodi adottati per evidenziare le disuguaglianze territoriali sono di varia natura: I metodi tradizionali consistono nell‟impiego di alcuni indicatori statistici che esprimono la
condizione di sviluppo o di sottosviluppo in cui si trovano determinate aree. La diversa estensione territoriale non rendono opportuno utilizzare dati assoluti, ma quelli relativi (economia, andamento demografico, situazione alimentare, ecc..). E poi sulla base di questi metodi si è pervenuti alla distinzione di paesi sviluppati o sottosviluppati.
Grazie ai metodi dinamici si è giunti a differire Centro (Paesi ricchi) con Periferia( Paesi sottosviluppati). Alla luce del reddito individuale, indice d‟inflazione e sviluppo motorizzazione civile è possibile una prima serie di considerazioni sul livello
economico generale raggiunto dai vari Paesi. Ma dal punto di vista alimentare la situazione dell‟umanità è veramente preoccupante nei paesi poveri. A causa di:
Naturalmente i singoli Paesi solo di rado presentano uno sviluppo omogeneo. Nella maggior parte dei casi si verificano squilibri interni più o meno marcati. Contribuiscono a ciò: risorse naturali, infrastrutture, popolazione, istruzione, disponibilità di capitali. Un ruolo determinante è assorbir il surplus di manodopera.
L‟Italia presenta uno sviluppo squilibrato. La superiorità di Piemonte, Lombardia e Liguria è netta rispetto alle altre regioni. Motivi storici sono alla base di questa diversità economica tra Nord e Sud. Uno specchio dello squilibrio è dato dal PIL tanto che al Nord è quasi il doppio del Sud.
3.13
La Geografia può contribuire a risolvere i problemi del mondo?
Tutti gli abitanti della Terra fanno geografia: produttori, spazio terrestre, essere attori della terra può renderla più vivibile. Occorrono sinergie anche con le altre scienze.
Oggi molti fenomeni naturali sono studiati da branche scientifiche a sé stanti. Basti pensare alle piogge acide, ai dissesti, ed altro sono affidati alle scienze naturali. Invece per quanto riguarda la geografia medica c‟è una forte convergenza con la Medicina vera e propria al servizio dei flussi turistici.
Storia e Geografia sono in stretto rapporto, la prima studia i nessi tra i fenomeni che si susseguono nel tempo, la seconda studi i fatti nello spazio. Anche la geografia economica può avere rapporti con l‟economia. Produzione agricola, industrile, relazioni commerciali, ecc..Anche Antropologia culturale. Demografia e Sociologia forniscono dati interscambiabili.
Nella storia della Geografia risulta che è legata alla Statistica, perché i suoi dati vengono utilizzati dai geografi, che si trovano oggi di fronte ad una mole di informazioni sempre più ampia e frammentata, difficile da selezionare, tali da rimanere insoddisfatti. Per i geografo i dati non devono rappresentare affatto il risultato raggiunto, c‟è uno scambio di informazioni.
I geografi italiani non hanno avuto mai la pretesa di risolvere i problemi che assillano il mondo ed in particolare il loro territorio, se si prescinda da chi ha avuto incarichi politici. I docenti sono impegnati nella scuola d‟obbligo; nella scuola superiore (anche se ora di geografia è stata eliminata dai curricula..), nell‟Università. In essa i fatti più gravi consistono: da un lato nel mancato riconoscimento del lavoro finora svolto nella
formazione dei laureati; dall‟altro lato dalla posizione di netta subordinazione della Geografia non solo nei riguardi di discipline professionalizzanti, ma anche con la Storia. Non dimentichiamo anche il lavoro svolto dai geografi sulla:
Quella di geografo, un professione possibile?
In molti paesi la professionalità delle discipline geografiche non è mai messa in discussione. Il geografo è ritenuto un uomo dotato si senso pratico per la soluzione di problemi quotidiani. E notevole è il suo contributo nella Geografia applicata. I paesi in cui vi sono notevoli riconoscimenti sono: il Regno Unito: gli USA; Paesi Bassi: Belgio; Germania; Francia.
In Italia i geografi non hanno un gran rilievo nel campo delle applicazioni e sono poco noti alle autorità centrali che si occupano di pianificazione territoriale e di sviluppo economico. C‟ è un progetto alla Camera dei deputati secondo il quale i geografi dovrebbero offrire studi su:
Però l‟iter si è formato, pertanto solo alcuni geografi hanno avuto l‟opportunità di partecipare a ricerche applicate in attesa delle liberalizzazioni delle professioni
LA GEOGRAFIA OGGI
Individui, società, spazio
La Geografia è una scienza molto antica, nata per soddisfare il bisogno dell’uomo di conoscere il mondo che lo circonda. Le definizioni che di essa sono state date hanno seguito l’evoluzione del pensiero geografico, a sua volta influenzato dalla varie correnti filosofiche. Nel Settecento la geografia aveva un’impronta essenzialmente descrittiva; nel corso dell’Ottocento, invece, ha iniziato a ricercare le cause dei fenomeni fisici e umani e le loro interdipendenze.
Nel periodo determinista (fino all’inizio del Novecento) la geografia si ricollegava principalmente alle scienze naturali, ponendo l’uomo e gli altri esseri viventi in posizione subordinata rispetto all’ambiente naturale, ovvero la natura era vista come matrigna. L’uomo era determinato dall’ambiente naturale: i caratteri somatici (forma del naso, struttura dei capelli, statura) si facevano dipendere dal clima e dalla vegetazione; la presenza di sedi umane era determinata dal clima, dalla maggiore o minore distanza dal mare; le attività agricole dipendevano dall’esposizione dei suoli ai raggi del sole, ecc.
Nella Geografia del periodo possibilista (a partire dal Novecento fino alla metà del secolo) l’uomo è diventato un soggetto attivo, capace di modificare l’ambiente naturale per soddisfare i propri bisogni. Essa è una geografia storicizzata in quanto le modifiche apportate dall’uomo sono avvenute durante i secoli.
In quegli anni erano frequenti lavori che avevano come oggetto territori paesaggisticamente omogenei, tali lavori erano detti monografie geografiche e venivano effettuati direttamente sul terreno, attraverso sopralluoghi.
Nella geografia di allora le classificazioni erano il frutto di una generalizzazione di casi e il metodo adottato era quello induttivo, dal particolare al generale, e la Geografia era dunque detta idiografica (idios=particolare).
Il riconoscimento che l’uomo può intervenire sulla natura e modificarla favorì
l’affermazione della concezione volontaristica o prospettica, soprattutto visibile presso gli urbanisti.
Nei primi anni trenta si sviluppò una nuova concezione detta funzionalista, la quale era indirizzata a studiare l’organizzazione dello spazio nei centri dotati di servizi che espletano funzioni. Essa applicava il metodo deduttivo, il quale prevede di partire dalle leggi generali e di verificarle nella realtà.
Le forme d’organizzazione spaziale erano allora ricondotte a figure geometriche aventi particolari proprietà matematiche, dunque, la Geografia si aprì anche ai metodi quantitativi. Anche il più recente approccio che si è affermato in Geografia,
quello sistemico, prevede l’uso di modelli matematici per lo studio dei fenomeni fisici ed umani.
Nel corso dell’ultimo trentennio si è sviluppata la Geografia della percezione, la quale avvalendosi delle tecniche proprie della Psicologia e della Sociologia, studia uno spazio vissuto, la cui immagine è riflessa in speciali mappe mentali.
In generale, in tutto il suo percorso la Geografia si presenza come una disciplina
relativamente debole, perché:
Da circa un decennio, in molti Paesi, a seguito dell’approvazione della Carta internazionale dell’educazione geografica (Washington, 1992), si è assistito a una vera e propria esplosione della Geografia, grazie alla quale si ritiene di poter studiare e interpretare meglio lo sviluppo economico, i risultati elettorali, le diversità culturali, la storia sociale del Paese.
In Italia, invece, si ha una scarsa considerazione della disciplina, che appare come qualcosa di ascientifico, di non formativo. Le cause sono interne alla stessa Geografia, in quanto, per lungo tempo, i docenti hanno richiesto, come conoscenza della Geografia di:
Quasi mai , invece, è stata definita la funzione della Geografia nel contesto educativo e sociale del Paese e raramente si è evidenziato il suo carattere di originalità rispetto alle discipline da cui attinge informazioni. In sostanza veniva privilegiata un tipo di Geografia descrittiva e mnemonica.
Secondo la Geografia classica rientrano nella Geografia generale tutti gli studi sia fisici sia umani che si riferiscono all’intera superficie terrestre. In base a ciò molti trattati di Geografia generale erano costituiti da un solo volume. Nell’unitarietà della Geografia dominava il metodo induttivo che partendo dal particolare permetteva di pervenire al generale.
Nel corso degli anni Settanta, per effetto della concorrenza di discipline specialistiche e della contrapposizione tra geografi umani e geografici fisici, fu messa in discussione la Geografia generale come scienza di sintesi tra discipline scientifiche e discipline umanistiche. Da allora il dibattito in merito è stato molto acceso; solo da
un decennio, in nome della Geografia sistemica, che mira a congiungere i processi della storia e quelli della natura e a valutare in modo nuovo l’interdipendenza fra azione umana ed ecosistema, si è proposta la riunificazione della ricerca geografica.
La regione, ente amministrativo interno allo Stato e capace di emanare leggi, rispettando i limiti posti dallo Stato stesso, è oggetto di studio proprio della Geografia regionale.
Nel periodo determinista la regione geografica analizzava i caratteri fisici o naturali più o meno importanti, dunque era di fatto una regione fisica. Le regioni geografiche più indagate erano i bacini idrografici dei maggiori fiumi, ma venivano considerati anche altri fattori importanti come il clima, la morfologia, la vegetazione.
La regione del periodo possibilista era identificata grazie al suo paesaggio. Per identificare una regione si poteva utilizzare:
La regione integrale o regione-paesaggio era un prodotto dell’uomo che si esprimeva come abitante, come lavoratore, come consumatore. Il paesaggio, dunque, percepibile dall’uomo tramite i sensi era anche culturale.
La regione funzionale fu oggetto di studio della Geografia nomotetica che prevede la verifica, sul terreno, di leggi stabilite precedentemente. Tale regione era rappresentata da un tratto di superficie terrestre organizzato da un polo, grazie all’esercizio di una o più funzioni. Ogni polo o centro è dotato di una serie più o meno grande di strutture capaci di espletare servizi. Es:
Ogni regione funzionale ha un’estensione diversa dalle altre, poiché, nello spazio geografico, vi sono anche altri poli concorrenti, che attraggono popolazione. Dunque la regione funzionale è di difficile delimitazione.
Le regioni nelle quali si attua la pianificazione territoriale si definiscono regioni di
piano o regioni-programma. Si tratta di regioni di varia estensione territoriale, di solito corrispondente a circoscrizioni amministrative o a parti di esse. Si è soliti ricordare, come regione-programma, due grandi valli fluviali:
In Italia i pochi interventi compiuti hanno avuto solo carattere settoriale come parchi e turismo, mentre un progetto di riqualificazione viario e urbano risalente agli anni ’80 non fu portato a termine per ragioni politiche ed economiche.
In linea con la Geografia della percezione si è affermata un’idea di spazio che
possiamo definire soggettivo o percepito. Il bambino è capace di definire l’immagine dello spazio sulla base delle informazioni raccolte guardandosi attorno. Per gli adulti contribuiscono anche altre fonti d’informazione che dipendono dal livello culturale, dai mezzi di comunicazione di massa ecc. L’immagine di uno spazio, perfino di una regione, che ci si può creare si definisce:
nodi, assi e reti. (RICERCA SINTAGMATICA).
Dopo queste due fasi si procede alla ricerca e alla valutazione delle interazioni, cioè dei rapporti reciproci fra nodi, assi, reti, ecc. (RICERCA SISTEMICA).
La regione-sistema ha carattere aperto, cioè può essere costantemente modificata con allargamenti o riduzioni. Maggiore è il numero degli elementi in gioco, maggiore è la difficoltà d’analisi per i geografi e gli studiosi di scienze regionali.
Le definizioni che la Geografia ha dato nel tempo alla regione geografica sono molto diverse, di conseguenza i criteri scelti per regionalizzare, cioè per suddividere le regioni in unità territoriali minori, sono piuttosto numerosi.
Durante il periodo determinista, le varie unità territoriali, regioni o sub-regioni,
erano delimitate grazie a parametri fisici, come per esempio le valli, ossia dai bacini dei singoli fiumi.
Durante il periodo possibilistico, si regionalizzava tenendo conto del variare del paesaggio, anche se questo era molto difficile da definire.
Le regioni-programma, invece, sono delimitate in modo inequivocabile con nette
separazioni. Nella pianificazione territoriale, per designare i micro territori, si utilizza il termine inglese zoning, cioè zonizzazione.
La regionalizzazione dei funzionalisti è attuata su regioni funzionali elementari, come le regioni commerciali, o su regioni funzionali complesse.
In generale, il problema dell’incertezza dei confini è superato tenendo conto dell’intensità delle relazioni che i territori presentano l’uno con l’altro.
Le “geografie regionali” ci permettono di avere una conoscenza generale della Terra.
Occorre fare una distinzione:
L’una e l’altra sono articolare in branche o settori, che possono riguardare sia
l’intera superficie terrestre, sia territori più ristretti, come le single regioni. In questo caso avremo:
Le tematiche più considerate nell’ambito della Geografia fisica regionale sono:
Tutte queste tematiche possono essere affrontate anche dalla Geografia fisica generale, quanto tali fenomeni si riferiscono all’intera superficie della Terra.
Le tematiche più considerate nell’ambito della Geografia umana regionale sono:
Queste tematiche possono essere affrontate anche dalla Geografia umana generale, quando il campo d’osservazione sia rappresentato dall’intera superficie terrestre.
Si definisce “storica” la particolare branca della Geografia che studia le condizione geografiche di età passate. Essa studia in particolare:
Particolarmente importanti sono le conoscenze geografiche acquisite nel tempo grazie ai grandi viaggiatori, come Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Ferdinando Magellano e le imprese di alcuni esploratori.
Si definisce “politica” quella particolare branca della Geografia che studia gli Stati e l’organizzazione politico-amministrativa interna ad essi.
Le tematiche geografico-politiche più ricorrenti riguardano:
La Geografia economica rivolge il suo interesse allo studio di svariate categorie di fatti economici. Nel periodo possibilista, l’attenzione fu rivolta soprattutto ai fenomeni che incidevano sul paesaggio, come l’agricoltura, l’allevamento, l’industria, il commercio e i trasporti.
Questi fenomeni erano considerati come un fatto di occupazione dello spazio e l’agricoltura era l’attività che maggiormente contribuiva a modellare il paesaggio. Di recente la Geografia economica ha rivolto la sua attenzione anche a fenomeni statisticamente documentabili come i flussi di capitale, le idee, le informazioni, ecc, ma che non si imprimono nel paesaggio. Oggi l’oggetto privilegiato sono la riduzione delle distanze, la globalizzazione dell’informazione, l’espansione dei consumi, nuovi orientamenti del mercato del lavoro.
Recentemente, i campi di ricerca delle scienze geografiche si sono allargati e questo ha determinato la nascita di nuovi insegnamenti. Altre discipline geografiche particolarmente interessanti sono:
propria analisi sulle valutazione, sui comportamenti e sulle azioni di soggetti privati e pubblici, con particolare riferimento ai Paesi avanzati.
La CARTOGRAFIA è anch’essa strettamente legata alla Geografia e riguarda la teoria e la storia della cartografia, le tecniche di rilevamento, le tecniche di realizzazione delle carte.
Qualsiasi studio geografico può riguardare territori poco estesi o molto estesi. Il più piccolo oggetto di studio è rappresentato da un centro, villaggio, borgo o città, e dall’area che lo circonda. Tali sono le ricerche condotte su scala locale.
Le conoscenze utili, acquisibili attraverso la scuola, variano in base all’età degli individui, al livello culturale e all’attività esercitata.
È possibile conoscere la propria regione partendo dal basso, attraverso la Geografia
del vicino, ossia la Geografia delle cose con cui si è a contatto giornalmente. Per i ragazzi della scuola, potrebbe essere un esempio partire dalla planimetria dell’aula, passando poi all’itinerario seguito per raggiungere la scuola. In un primo momento i ragazzi realizzano le mappe mentali, cioè carte non in scala, in cui emergono solo le cose che li colpiscono; il passo successivo è quello della realizzazione di una carta in scala, nella quale si adottano simboli appropriati e sono rispettate le relative distanze. Successivamente si possono ampliare le proprie conoscenze sul quartiere urbano in cui si trova la scuola, sul territorio comunale, sul territorio provinciale, sul territorio regionale.
Le conoscenze possono estendersi anche su scala nazionale, cioè prendendo a riferimento l’intero territorio di un dato Paese. I parlamentari, per esempio, responsabili della cosa pubblica, cioè dello Stato, devono conoscere tutto il territorio nazionale nelle sue caratteristiche fisiche e antropiche sia per evitare errori sia per attuare una corretta programmazione. Stessa cosa vale per gli operatori economici che lavorano nell’ambito di uno Stato.
La vita sociale ed economica è organizzata su territori che, superando i tradizionali confini politici, coinvolgono un numero più o meno grande di Paesi e ciò impone ai cittadini di avere conoscenze geografiche su scala multinazionale. Conoscenze di questo tipo riguardano sia i rappresentanti dei singoli Stati sia i vari operatori economici interessati ad acquistare o vendere prodotti o servizi in altri Paesi.
La globalizzazione, cioè il fatto che fra tutti i Paesi del mondo si manifestino rapporti sempre più intesi di carattere economico, politico, culturale, sociale, rende necessario conoscere le caratteristiche geografiche di tutto il mondo. A tale scopo si può disporre di vari strumenti d’informazione, come i profili diffusi in internet, gli annuari dell’ONU e, in Italia, il Calendario Atlante.
L’Italia presenta oggi una popolazione che, sotto il profilo dell’istruzione, è quasi in linea con quella dei Paesi culturalmente più evoluti del mondo. Quello che preoccupa è la differenza che esiste fra le varie regioni, per cui le differenze fra Nord e Sud, fra regioni industriali e regioni agricole, fra aree urbane e aree rurali.
Oggi il livello necessario di conoscenze è quello che superi i limiti del locale e perfino del nazionale, per interessare ormai il globale. Ogni individuo dovrebbe disporre di conoscenze geografiche a livello planetario.
Chiunque abbia in mente di studiare un Paese, una regione una città o di fare un viaggio non può evitare di consultare una carta geografica.
La carta geografica è una rappresentazione ridotta, approssimata e simbolica della
Terra nel suo complesso o di parti di essa. La rappresentazione ridotta avviene attraverso la scala. L’approssimazione avviene modificando i rapporti di distanza fra i singoli punti, in quanto la Terra è sferica e non può essere rappresentata così com’è su un foglio. I simboli riguardano la rappresentazione delle montagne , i fiumi, le strade, le ferrovie, ecc.
Una distinzione fondamentale delle carte è basata sulla numerosità dei fenomeni che vi sono rappresentati. In base a questo distinguiamo:
Per la rappresentazione di fenomeni di carattere quantitativo si usano in genere:
Negli atlanti le figure geometriche piane o solide sono talvolta sostituite da particolari simboli, gli ideogrammi, che, con la loro forma, richiamano alla mente di chi legge la carta il fenomeno che si manifesta in un particolare territorio.
Un’altra grande categoria di carte tematiche speciali serve nella pianificazione
territoriale che raffigurano un territorio per come dovrà apparire in futuro. I simboli utilizzati in queste carte mettono in evidenza se un determinano terreno sarà destinato all’edilizia residenziale, a verde pubblico, all’industria, ad una nuova strada, ecc.
Una funzione ausiliaria nei confronti della cartografia è offerta dall’utilizzo di grafici.
Fra i vari grafici distinguiamo i:
censuarie (In Italia ogni 10 anni). Verticalmente invece si rappresenta il numero degli abitanti grazie ad una serie di ordinate filiformi, segmenti, di altezza proporzionale ai valori accertati, innalzate in corrispondenza di ciascuno degli istanti di rilevazione. Se si congiungono gli estremi superiori delle ordinate si evidenzia l’andamento temporale, trend, del fenomeno popolazione.
La scala, ossia il rapporto fra la distanza di due punti rappresentati nella carta e i corrispondenti punti nella realtà, varia a seconda delle esigenze di coloro che utilizzano le carte. Di solito si distinguono:
Una classificazione tradizionale delle carte in base alla scala è la seguente:
Le carte possono essere realizzate anche grazie all’uso di personal computer, di tavolette grafiche o digitalizzatori, di programmi cartografici , di basi cartografiche pronte. In queste carte digitalizzate i problemi maggiori sono l’alto costo del software e l’impossibilità di realizzare carte proprie, perché per questo tipo di lavori occorrono conoscenze informatiche e programmi friendly.
Negli ultimi vent’anni si sono affermati i Sistemi Informativi Geografici (GSI), adatti alla gestione di informazioni territoriali. I principali pregi di questo sistema sono:
Essi sono utilizzati nella determinazione delle reti viarie, nella progettazione di spazi pubblici e nella pianificazione territoriale. Una particolare utilizzazione della cartografia elettronica sono gli autonavigatori.
Originariamente il compito di realizzare la cartografia generale era affidato all’ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE ITALIANO (IGMI), oggi è esteso anche alle Regioni.
Dopo la seconda guerra mondiale vi sono stati sulla Terra profondi cambiamenti politici. Dopo la scomparsa delle colonie e della contrapposizione fra i due blocchi occidentale e comunista, ovvero Stati Uniti e Unione Sovietica, la Terra è suddivisa in quasi 200 Stati. La Russia è la prima per estensione, seguono il Canada, Cina, Stati Uniti, Brasile, Australia. In termini di popolazione la prima è la Cina.
Sull’attuale assetto politico internazionale sono stati determinanti alcuni fattori:
avvicinati all’Occidente sia dal punto di vista politico sia economico;
Rimane irrisolta la questione del Vicino Oriente, per i continui contrasti fra Israele e la popolazione palestinese. Calda è anche l’area compresa fra Cina, Taiwan e Hong Kong. Infatti, mentre quest’ultima è sotto la sovranità della Repubblica Popolare come “regione speciale amministrativa”, Taiwan è ancora autonoma da Pechino.
Oggi l’unico paese-leader sono gli Stati Uniti che, grazie alla loro potenza politica, militare ed economica, condizionano le scelte di molti altri Stati.
La geografia politica, che si occupa degli Stati e delle loro suddivisioni, studia anche le grandi organizzazioni internazionali, i territori di competenza e le funzioni.
La più grande organizzazione internazionale è l’ONU=ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE che, nata nel 1945, mira a favorire e salvaguardare la pace e la sicurezza nel mondo, promuovere la cooperazione internazionale dal punto di vista economico, sociale e culturale. Quasi tutti i paesi fanno parte dell’Assemblea, ma la responsabilità principale è affidata al Consiglio di Sicurezza. Esso è composto da 15 membri, 5 dei quali permanenti e con diritto di veto e 10 eletti per 2 anni.
L’ONU è collegato a varie Agenzie specializzate, quali:
collaborazione in campo sanitario;
Un’altra importante organizzazione internazionale è l’OCSE=ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO che, nata nel 1961, si propone di favorire lo sviluppo economico dei 29 Paesi membri e, in particolare, il commercio internazionale.
Inoltre ricordiamo l’OPEC=ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO,
che mira a coordinare una politica comune fra gli 11 membri e, in particolare, a definire i prezzi del grezzo sul mercato mondiale.
Fra le organizzazioni internazionali con competenze geografiche più ristrette
ricordiamo:
comprende 12 delle 15 Repubbliche dell’ex Unione Sovietica.
Inoltre con finalità politico-militari opera la NATO=ORGANIZZAZIONE DEL TRATTATO DELL’ATLANTICO DEL NORD.
L’Italia è membro di varie organizzazioni internazionali:
favorire la ricostruzione economica dei Paesi dell’Europa centro-orientale che rispettano i diritti umani e i principi della democrazia
Negli studi di Geografia il rapporto uomo-ambiente è stato sempre preso in importante considerazione. In passato l’ambiente era considerato in senso naturalistico (NATURA=MATRIGNA), successivamente è emerso che l’uomo non è circondato solo da fenomeni naturali, ma anche da fenomeni umani. Infatti, condizionamenti per l’uomo non derivano solo dalla natura, ma anche dal comportamento di altri uomini.
Gli atteggiamenti dei vari Paesi nei confronti dell’ambiente sono molto differenziati. Il complesso di interventi che mirano a gestire in modo razionale gli ecosistemi è gestito dalle cosiddette Politiche per l’ambiente, i cui scopi fondamentali sono:
I maggiori problemi di carattere ambientale si manifestano nei Paesi industrializzati nei quali si è cercato di intervenire attraverso l’emanazione di diverse leggi, che condizionano oggi alcuni processi di produzione industriale, le emissioni di gas, la circolazione dei veicoli, lo smaltimento dei rifiuti civili e industriali. Per far fronte al fenomeno dell’inquinamento le alternative sono:
In generale occorre che l’uomo ponga adeguati freni allo sviluppo accettando solo
quello ecosostenibile, cioè sostenibile dall’ambiente. Questa scelta, però, può indebolire i risultati della produttività e può incontrare resistenze da parte degli imprenditori.
Lo stesso turismo spesso è causa di danni di vario tipo: foreste distrutte per
realizzare impianti da neve, pinete eliminate per costruire campeggi, villaggi, seconde case, mega costruzioni alberghiere, ecc. Lo stesso inquinamento elettromagnetico prodotto dalle reti di trasporto elettro-energetiche e dalla telefonia mobile crea numerosi problemi.
Per la realizzazione di grandi opere pubbliche e private, come raffinerie di petrolio,
centrali nucleari, acciaierie, autostrade, ferrovie, ecc. occorre effettuare una preventiva valutazione dell’impatto ambientale (VIA), la quale consiste in una valutazione sociale dei progetti, che considera sia i costi e i benefici che ricadono sui promotori dell’opera, sia gli effetti che questi possono avere su tutti i cittadini.
Anche i paesaggi tipici, cioè tratti della superficie terrestre espressione di valori
naturali e culturali, andrebbero preservati. Riguardo alla tutela del paesaggio, in alcuni Paesi esistono precise norme che mirano a frenare gli eccessi dei
“rimodellamenti” dell’uomo. I maggiori problemi che contrastano la conservazione sono determinati:
I geografi del periodo deterministico credevano che l’uomo era costretto ad accettare i rischi naturali, essendo considerato succube della natura. I geografi di oggi, invece, si preoccupano di fronteggiare i rischi ambientali, valutandoli assieme ai cultori di altre discipline, sia da un punto di vista etico sia da un punto di vista politico.
In Italia si operò la delimitazione delle aree ad elevato rischio ambientale, perché soggette ad alterazioni dell’equilibrio ecologico nei corpi idrici, nell’atmosfera e nel suolo. Oggi, le aree a rischio sono numerose soprattutto a causa dell’elevata concentrazione industriale. Al fattore dell’inquinamento si aggiungono la presenza di industrie a rischio d’incidente, la sismicità, il vulcanesimo, la franosità ecc. Nello stesso tempo sono presenti aree naturali protette oggi pienamente fruibili da coloro che amano la natura e che rappresentano uno slancio per il turismo. Il fatto che nel nostro Paese, accanto alle aree protette esistano aree-problema deve costituire per tutti uno stimolo a migliorare l’ambiente.
Della popolazione la Geografia considera la consistenza, la distribuzione territoriale, la densità, le tendenze, vari aspetti qualitativi come sesso, età, lingua, religione, professione, ecc. Il fatto più importante che riguarda la popolazione mondiale è la rapidità del suo incremento, molto forse in seguito alla rivoluzione agricola e industriale e ai progressi avvenuti nella medicina. L’umanità si addensa maggiormente in 4 grandi regioni della Terra:
I fattori che influiscono sulla distribuzione della popolazione sono molto numerosi:
Si ha una popolazione ottimale in un Paese quando le forze-lavoro sono sufficienti per sfruttare, nel migliore dei modi, le risorse disponibili. Di fatto, vi sono alcune regioni sovrappolate e altre sottopopolate. Oggi l’accrescimento demografico
avviene in modo squilibrato, interessando principalmente i Paesi molto ricchi, in cui influiscono sicuramente i fenomeni di immigrazione.
Le cause naturali, cioè le nascite e le morti, influiscono in maniera differente. I tassi di natalità sono molto elevati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove la popolazione ha bassi livelli d’istruzione, influiscono le credenze religiose e sono poco diffusi i contraccettivi. In passato, le catastrofi naturali, come carestie e pestilenze, avevano un ruolo decisivo negli alti tassi di mortalità, soprattutto nei Paesi meno evoluti e ciò determinava una situazione di equilibrio. Più recentemente, i progressi della medicina e dell’igiene, assieme agli interventi tecnici e sociali hanno accresciuto la differenza tra tasso di natalità e mortalità. In genere, i Paesi che registrano una percentuale più alta di nascite hanno una struttura giovane e dunque diventano più produttivi. Quelli che presentano nascite ridotte hanno una popolazione più invecchiata e una minore capacità di rinnovo.
È possibile rimediare agli eccessi di popolazione rispetto alle risorse attraverso:
I movimenti migratori consistono in trasferimenti più o meno lenti di popolazione da un’area ad un’altra della superficie terrestre. Essi sono determinati da un complesso di motivi, in parte di attrazione e in parte di repulsione.
Fra i motivi di attrazione abbiamo:
Distinguiamo le migrazioni:
Un ulteriore criterio di distinzione delle migrazioni è basato sul numero più o meno grande di soggetti interessati. Quindi abbiamo:
limitato numero di soggetti che vanno ad inserirsi in un tessuto umano preesistente;
Altra figura è quella rappresentata dai FRONTALIERI, cioè quei cittadini che giornalmente attraversano la frontiera e rientrano in sede dopo una giornata di lavoro. Essi si configurano come lavoratori pendolari internazionali (Canton Ticino/Svizzera).
A partire dall’Unità, l’Italia ha registrato un incremento della popolazione, da tassi di natalità e di mortalità relativamente alti si è passati ad un calo di entrambi, finché il tasso di mortalità non ha superato quello di natalità. Tale trend demografico è stato influenzato dai flussi migratori, relativamente al passato e ad altre cause in tempi più recenti, come:
Negli ultimi anni l’Italia si è trasformata da Paese d’emigrazione in Paese d’immigrazione. La presenza delle giovani coppie straniere ha determinato la ripresa del tasso di natalità, che ha superato quello della mortalità.
Il governo centrale ha il compito di predisporre idonee strutture per l’accoglienza e di favorire l’integrazione degli immigrati nella società. Le differenze di lingua, di religione, di costumi, rappresentano un grosso problema che deve impegnare tutti per favorire la politica dell’integrazione.
Le città sono forme d’insediamento umano molto importanti che oggi assorbono quote di popolazione maggiori rispetto a quelle delle campagne.
Per mettere in evidenza che un determinato insediamento è una città si prendono in
considerazione diversi criteri:
5.000 abitanti;
Per definire una città si considera, inoltre, la struttura della popolazione attiva, che deve rivelare l’assenza delle attività agricole che, al massimo, devono essere marginali. La prevalenza delle attività terziarie e industriali e la presenza di attività quaternarie, dette anche di direzione e di controllo fanno in modo che nelle città non si manifestino:
rurali;
La grande diffusione delle classi intermedie come impiegati, artigiani, commercianti, ha determinato l’affermazione del fenomeno dell’anonimato urbano che consiste nel disinteresse mostrato dai cittadini nei confronti del prossimo.
La città è stata definita anche in base alle attività che svolge per i suoi abitanti. Queste funzioni sono distinte di solito:
Una tipica funzione originaria di molte città è stata quella commerciale, poiché esse sorsero come luoghi di mercato vicino alle strade principali, oggi la maggior parte delle città svolge contemporaneamente più funzioni. Es: Roma, città multifunzionale e polifunzionale, in quanto centro politico-amministrativo, culturale, turistico, religioso, commerciale, ecc. Più le città sono grandi, più diventa difficile gestirle.
La città offre occasioni di lavoro più numerose e questo ha determinato un progressivo spostamento di popolazione verso l’area urbana, determinando una prevalenza di popolazione nelle città rispetto alle campagne. Col termine urbanesimo si intende l’affermarsi del “fenomeno città” che è possibile dimostrare attraverso la crescita dell’indice di urbanizzazione, ossia del rapporto percentuale fra la popolazione che abita nelle città e la popolazione totale. I Paesi industrialmente più avanzati presentano percentuali molto elevate di urbanizzazione, altri, come l’Italia, hanno quote pari ai 2/3; altri ancora, caratterizzati da un’economia prevalentemente agricola, hanno percentuali di poco superiori a 1/10.
Nei Paesi caratterizzati dalla rivoluzione industriale, la crescita urbana è dipesa dall’afflusso di consistenti masse di popolazione operaia nelle vicinanze degli stabilimenti. Di contro, nei Paesi in via di sviluppo il fenomeno urbano è quasi del tutto sconosciuto e l’unica città è la capitale, gli altri sono solo insediamenti rurali.
Il termine urbanizzazione indica il fenomeno relativo a quelle aree circostanti le città che assumono progressivamente carattere urbano. L’urbanizzazione che interessa le aree periferiche di una città può essere:
Nei Paesi economicamente più sviluppati è molto frequente il processo di urbanizzazione dei territori interposti fra due o più città, che si congiungono per effetto di nuove costruzioni. In questo caso si ha la nascita di CONURBAZIONI=unione fra due o più città, o di AREE METROPOLITANE, che pur appartenendo a circoscrizioni amministrative diverse, manifestano un’evidente continuità dal punto di vista edilizio.
Con il termine inurbamento si designa il fenomeno dell’ingresso nelle città di popolazione che precedentemente abitava nelle campagne. Il principale motivo di questo trasferimento è il lavoro.
Da qualche tempo si sta assistendo alla riutilizzazione di abitazioni rurali abbandonate dai contadini da parte di cittadini desiderosi di allontanarsi dal caos cittadino. A ciò si aggiunge la costruzione di nuove residenze di livello medio-alto. Tale flusso di persone dalla città alle campagne si può spiegare in due modi:
L’Italia presenta uno sviluppo urbano medio-alto. Le percentuali di popolazione urbana sono maggiori nelle regioni industrializzate del Nord e del Centro, più basse nel Mezzogiorno. Di solito le città superano i confini comunali e si estendono anche nei territori dei comuni vicini e quindi esercitano la loro influenza su uno spazio più ampio che prende il nome di HINTERLAND.
Negli ultimi 20 anni, in Italia, si sta assistendo a una profonda crisi urbana, determinata da diverse cause:
In certe aree rurali permangono forme d’insediamento accentrato, intermedio e parso. Nell’area alpina sono presenti sedi temporanee, o stagionali, come i maggenghi, le malghe, le baite, le casere, legate al fenomeno dell’alpeggio, cioè lo sfruttamento dei pascoli nel periodo tardo-primaverile e in quello estivo.
L’agricoltura, assieme all’allevamento e alla silvicoltura, ossia la coltura dei boschi, sono da sempre le attività economiche che richiedono i maggiori spazi, determinando la costruzione di numerosi paesaggi.
In molti Paesi, tali attività, dette PRIMARIE, assorbono tutt’ora una percentuale di
popolazione attiva superiore a quella dedita all’industria e al terziario. In genere l’agricoltura fornisce generi alimentari e materie prime destinate all’industria.
Una tipica forma di agricoltura produttrice di beni appena capaci di soddisfare i bisogni dei coltivatori è quella di sussistenza, presente nei Paesi in via di sviluppo o sottosviluppati. In un passato non troppo lontano, anche alcune aziende agricole del nostro Paese erano al limite della sussistenza. In contrapposizione all’agricoltura di sussistenza, abbiamo quella commerciale, che mira ad ottenere i prodotti da destinarsi al mercato. Si tratta di beni sia destinati al consumo sia all’industria affinché li trasformi. In molti Paesi latino-americani, asiatici e africani, vaste estensioni territoriali sono utilizzate per la produzione di singoli beni vegetali o animali. In questo caso si parla di monocoltura, in contrapposizione alla policoltura, che indica la coesistenza, in una data area, di più produzioni agricole.
Un esempio tipico di monocoltura sono le piantagioni di canna da zucchero e di
caffè di alcuni Paesi dell’America Latina. I Paesi che gestiscono queste produzioni specializzate corrono diversi rischi perché:
eventuali malattie;
I fattori che influiscono sulla produzione agricola sono molto numerosi, ma essa dipende soprattutto da tre fattori fondamentali della produzione:
A ciò si aggiunge la contrapposizione fra la
L’ALLEVAMENTO ESTENSIVO, specie per gli ovini da lana, accade nelle regioni temperate o semi-aride dell’Australia, dove vengono sfruttati pascoli immensi.
impiegati per unità di superficie. Il denaro è destinato all’acquisto di sementi selezionate, concimi, antiparassitari impianti d’irrigazione, macchine, attrezzi e lavoratori. Essa è praticata nei Paesi tecnologicamente più evoluti che non dispongono di larghi spazi.
L’ALLEVAMENTO INTENSIVO, di solito è basato sulle stalle e non sugli animali
lasciati allo stato brado ed è organizzato con criteri scientifici, sfruttando mangimi opportunatamente scelti.
Le produzioni agricole sono ottenute in contesti molto diversi sia dal punto di vista naturale sia dal punto di vista umano.
La proprietà fondiaria, cioè la proprietà dei singoli fondi agricoli, può presentarsi in diversi modi: in alcuni casi vi sono aziende molto estese, in altri aziende medie, in altri ancora di aziende piccole o molto piccole, per cui si parla di polverizzazione fondiaria. La stessa conduzione dei fondi agricoli po’ vincolare le scelte produttive. Infatti, nella piccola proprietà coltivatrice diretta o nelle forme di compartecipazione si praticano, di solito, coltivazioni diverse, che mirano a soddisfare i bisogni alimentari del coltivatore. Diversamente, nelle grandiproprietà, si hanno produzioni non diversificate: cereali, olive, prodotti orticoli, ecc.
Quando l’uso dei fertilizzanti chimici non era ancora diffuso, le diverse coltivazioni erano alternate con criteri razionali, in modo da restituire al terreno le sostanze nutritive che erano state assorbite dalle colture dell’anno precedente. Queste successioni di colture prendono il nome di ROTAZIONI AGRARIE ed avevano durata più o meno lunga: biennali, triennali, quadriennali, fino a coinvolgere anche 9-10 anni.
Le scelte produttive influiscono anche sui paesaggi agrari che si presentano:
Es: I territori dell’Unione Sovietica, dove dominano le aziende statali e cooperativistiche, destinate alla coltura di cereali, patate, barbabietole da zucchero. Le coltivazioni agricole possono essere destinate al consumo o all’uso industriale.
I cereali rivestono un ruolo fondamentale nell’alimentazione umana, i più importanti
sono il frumento, il riso e il mais, ma anche l’orzo, l’avena, le segale, il miglio.
seguita da India, Indonesia, Vietnam, e Bangladesh;
Fra le piante da tubero, che contengono fecola, abbiamo:
Fra le piante da zucchero, si ricordano in ordine di importanza:
Fra le piante produttrici di materie prime atte a ottenere bevande stimolanti, ricordiamo:
Fra le piante dai cui frutti si estraggono oli alimentari si ricordano la SOIA, l’ARACHIDE, il COTONE, la PALMA DA COCCO, la PALMA DA OLIO, il SESAMO, l’OLIVO, il GIRASOLE.
Paesi asiatici e africani. Il maggior produttore è la Cina.
Fra i prodotti agricoli d’uso industriale si ricordano le fibre tessili e le gomme naturali, che derivano dalla secrezione dei vegetali.
Inoltre vengono prodotte anche alcune colture illegali come la canapa indiana, coca e papavero, da cui derivano le droghe e che sembrano provenire soprattutto dalla Colombia.
Fra le produzioni forestali emerge il legname, come combustibile, materiale da costruzione e come materia prima per le industrie. I maggiori produttori mondiali sono i Paesi presenti nella zona equatoriale e nelle regioni nordiche dell’emisfero, caratterizzati da immense foreste. I maggiori produttori sono gli Stati Uniti.
Fra le produzioni zootecniche spiccano le carni, il latte, le lane. L’allevamento del bestiame è concentrato in due grandi regioni della Terra:
La pesca è fra le attività primarie delle società complesse e serve per soddisfare sia i bisogni alimentari delle società stesse, sia la domanda di mercato.
Il pesce è consumato principalmente nei Paesi che si affacciano sul mare, ma le
moderne tecniche di conservazione e di trasporto ne hanno esteso la domanda. La pesca è esercitata principalmente nei mari con correnti fredde e nelle estese piattaforme continentali. Più esattamente le principali aree di pesca sono mari che bagnano:
Nella quantità di pescato emergono la Cina, il Perù, il Giappone e Stati Uniti che esercitano la pesca dei salmoni. Fra i Paesi europei primeggi la Norvegia, l’Islanda, la Danimarca. La Russia primeggia nella pesca fluviale che alimenta i vari stabilimenti di produzione del caviale.
Un fenomeno indipendente è caratterizzato dalla caccia alla balena che, sebbene vietata, è tuttora praticata da alcuni Paesi, come la Norvegia, che ne trae olio, pelli e carne.
L’agricoltura italiana si presenta molto arretrata rispetto agli altri Paesi europei. I motivi di questi ritardi sono:
Anche il paesaggio delle nostre campagne è molto variegato, a tal proposito si ricordano:
Da circa un cinquantennio sono state introdotte in Italia innovazioni tecniche importanti, come l’impiego di concimi chimici e di macchine. L’agricoltura moderna, più intensiva nell’Italia settentrionale, ha provocato da un lato, una crescita della produttività e, dall’altro, una vera e propria aggressione nei confronti dell’ambiente. I nostri terreni sono occupati da:
Nell’allevamento del bestiame alcuni comparti sono in crisi, mentre appaiono in espansione l’allevamento suino e ovino, soprattutto in Sardegna, Sicilia, Calabria.
Con l’espressione sistema agricolo si indica un’area che si distingue dalle altre sulla base dei seguenti parametri:
Nell’ambito delle attività secondarie sono considerate:
Sotto il profilo territoriale la Geografia si occupa dell’ubicazione, della distribuzione geografia e della localizzazione delle industrie. Questo processo insediativo implica l’analisi dei vari fattori che possono influire sulla nascita di un’industria in un dato territorio. Essi variano:
Con riferimento alla natura delle materie prime utilizzate e anche al prodotto ottenuto, si distinguono:
Tenendo conto della destinazione dei loro prodotti semilavorati o finiti, si distingue fra:
prodotto è finito e destinato ai consumatori finali.
L’industria si localizza per effetto del vario combinarsi dei vari fattori produttivi. Le industrie estrattive sono condizionate dalla natura, cioè si sviluppano vicino giacimenti minerari. Legati alla natura sono anche le industrie di energia idroelettrica, poiché le centrali che sfruttano i salti d’acqua si localizzano vicino l’alimentazione di fiumi o laghi-serbatoio. Si distinguono:
L’industria delle costruzioni e quella d’installazioni di impianti non presentano un luogo fisso, ma si spostano seguendo la domanda.
Le industrie di trasformazione, come quelle metallurgiche, meccaniche pesanti, chimiche pesanti, ecc. si localizzano in particolari punti della superficie terrestre creando dei veri e propri centri industriali. Queste ampie zone sono dette aree industriali.
Tipiche aree industriali eterogenee, caratterizzate da stabilimenti appartenenti a comparti diversi, sono sorte alle periferie di alcune città, ma anche all’interno delle città stesse. In questo caso l’industria presenta un carattere interstiziale. Aree industriali omogenee si hanno invece quando le industrie appartengono a un singolo comparto. In tali aree è presente il fenomeno dell’integrazione verticale, che si registra quando gli impianti sono specializzati in particolari fasi della produzione, come accade quando la fase di filatura, di tintura e di tessitura sono svolte in unità distinte. In queste stesse aree possono anche manifestarsi legami fra le imprese del comparto tessile con industrie di altri comparti, come le industrie chimiche che forniscono coloranti o le industrie meccaniche che forniscono macchine alle filature e alle tessiture. Questi legami sono, invece, detti di integrazione orizzontale.
Quando in un’area industriale si manifestano anche legami fra industria e banche locali, solidarietà fra imprenditori e abitanti con scuole professionali per i lavoratori si parla di distretto industriale.
Le industrie a tecnologia avanzata sono oggi concentrate in particolari tratti di territorio denominati PST=PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI O TECNOPOLI che interessano i Paesi ad economia particolarmente avanzata come gli Stati Uniti. Qui sorgono iniziative industriali connesse a laboratori di ricerca nei pressi delle maggiori università.
Le maggiori produzioni industriali sono:
Il sistema di produzione artigianale è ancora presente in alcuni Paesi pre- industrializzati, come la NIGERIA, l’ IRAN e alcune REPUBBLICHE ISTMICHE AMERICA SETTENDRIONALE. Esso è basato su:
Nei Paesi industrializzati, l’artigianato più diffuso è quello atipico, che produce, in unità più piccole rispetto a quelle industriali, beni standardizzati del tutto simili a quelli prodotti in serie dalle industrie; in tali Paesi permangono anche alcune produzioni tipiche destinate spesso ai turisti.
Nell’artigianato tipico rientrano:
In Italia le attività secondarie assorbono circa un terzo delle forze-lavoro. Lo sviluppo industriale registra un forte squilibrio fra Nord e Sud. Le industrie manifatturiere e di trasformazione presentano distribuzioni geografiche diverse.
Fra quelle subordinate al fattore-trasporti sono:
Tra le industrie che sono localizzate fra i luoghi delle materie prime e il mercato sono:
Fra le industrie localizzate in vicinanza del mercato sono:
Tuttora importante, più o meno in tutte le regioni del Paese, è l’artigianato, che rispecchia antiche tradizioni con le sue produzioni made in Italy, espressione della cultura popolare.
Le attività che non rientrano nel settore primario e secondario sono dette terziarie. Oggi i Paesi economicamente più evoluti vedono prevalere il terziario nella ripartizione delle forze-lavoro. Le principali attività terziarie sono il commercio, i trasporti, le comunicazioni, il turismo, ma anche il credito, l’istruzione, la sanità, ecc. La Geografia distingue:
industriali e che poi si sono costituite in unità autonome (studi professionali, marketing, ecc.).
Le attività di direzione e di controllo costituiscono una categoria di attività a sé stanti, definite quaternarie. Esse sono svolte da coloro che possono compiere scelte decisive riguardo all’attività delle aziende industriali, commerciali, bancarie, assicurative, ecc. e si concentrano nelle grandi capitali economiche del Globo.
La Geografia definisce il turismo come il trasferimento di uno o più soggetti dal luogo di abituale residenza verso una o più mete. Inoltre è essenziale che avvenga un trasferimento di reddito e che si registri almeno un pernottamento fuori sede. Quando il soggetto rientra senza pernottamenti si parla di escursionismo.
Nello svolgimento del turismo si possono distinguere tre fasi:
È importante distinguere il turismo sulla base dei motivi che stanno alla base del viaggio, per cui avremo:
Negli ultimi anni ha acquisito molta importanza il rapporto turismo e ambiente, in riferimento al tema della sostenibilità. Infatti, ci si sta rendendo conto che anche il turismo, se eccessivamente sviluppato, finisce per procurare danni talvolta irreparabili all’ambiente, per cui si manifesta sempre più la necessità di non superare certi limiti. Attenzione particolare viene rivolta alle seconde case o residenze secondarie.
La Geografia dei trasporti, che si occupa dello spostamento sulla superficie terrestre di persone e beni, studia i flussi che si manifestano sulle reti tecniche. I flussi riguardano le reti di circolazione che si distinguono in base:
Oltre allo studio dei flussi, si effettua una valutazione dei livelli di utilizzazione delle infrastrutture. Indagini particolari sui flussi generati da coloro che gravitano giornalmente per ragioni di lavoro o di studio sui maggiori centri urbani sono eseguite per predisporre adeguati piani del traffico.
Da qualche decennio l’interesse si è spostato da fenomeni materiali a fenomeni immateriali, come i flussi di capitali, di idee, di informazioni.
La bilancia commerciale non è sufficiente per rappresentare l’intero quadro finanziario di un Paese. Essa comprendere solo le partite visibili, costituite dalle importazioni e dalle esportazioni di merci, mentre ogni Paese è interessato anche da altre partite dette invisibili. Esse consistono nella contropartita monetaria di servizi di vario genere di cui il Paese fruisce o che dal Paese stesso sono forniti ad altri. Fra le partite di questo tipo, con segno positivo, abbiamo:
Il terziario in Italia è il settore economico che assorbe il maggior numero di attivi. Il processo terziarizzazione sta interessando sempre di più il nostro Paese, mentre il quaternario si mantiene sostanzialmente concentrato in alcune grandi aree metropolitane, come quella di Milano.
La nostra bilancia commerciale, negli ultimi anni, si è rivelata positiva, sia per l’intraprendenza di molte aziende medio-piccole sia per effetto del deprezzamento dell’Euro, che favorisce le esportazioni. Nelle nostre esportazioni emergono i prodotti dell’industria meccanica e metalmeccanica, quelli dell’industria del cuoio e delle calzature, quelli dell’industria del legno e del mobile. Nelle nostre importazioni dominano i veicoli, i computer, il petrolio, alcuni generi alimentari. Il partner principale dell’Italia è la Germania, seguita da Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Spagna.
Positiva è anche la bilancia dei pagamenti, grazie, in particolare, al turismo. I flussi molti intensi di beni e persone su strade e ferrovie dimostrano la vitalità del sistema- Italia. Le ferrovie hanno subito forti ridimensionamenti soprattutto in sede locale; si sono invece potenziate le lunghe distanze (intercity, eurostar, eurocity).
Nel movimento merci dei porti hanno grande prevalenza i porti-petroli, integrati con
raffinerie. In termini di movimento passeggeri si mantiene netta la prevalenza di Napoli e dei porti del suo Golfo.
Nel movimento passeggeri aereoportuali sono stati rafforzati i servizi interni.
Nella diffusione della telefonia mobile l’Italia è all’avanguardia nel mondo e anche l’accesso ad internet è sempre più diffuso.
Le infrastrutture, che consistono in particolari beni creati da enti pubblici, ma gestiti anche da privati, hanno grande rilevanza per le società di oggi.
Quasi tutte le infrastrutture economico-tecniche e sociali occupano sulla superficie terrestre spazi più o meno grandi. L’uomo si rivolge a queste infrastrutture con grande frequenza. Il fenomeno più studiato dalla Geografia è rappresentato proprio dalle infrastrutture per trasporti, come strade, ferrovie, porti, aeroporti, ecc. A ciò si aggiunge lo studio per le infrastrutture per le comunicazioni, come reti telefoniche, televisive, informatiche, che provocano preoccupanti fenomeni di inquinamento elettromagnetico.
Dopo l’invenzione dell’automobile si ebbe:
Le strade ordinarie sono migliore, rispetto alle altre infrastrutture terrestri, come ferrovie, idrovie, impianti a fune tipici delle aree montane, per:
Le autostrade sono nate in Germania, negli anni Trenta del XX secolo, e si sono poi diffuse negli altri Paesi, assumendo un ruolo primario fra le infrastrutture per i trasporti.
L’avvento delle ferrovie è avvenuto in Gran Bretagna nel 1825 e ciò consentì di rendere i trasporti più economici e più rapidi. La sua affermazione dipese da fattori fisici (territorio) e umani (popolazione). In genere i territori caratterizzati dalle densità ferroviarie più elevate erano quelli maggiormente industrializzati, dove c’erano delle vere e proprie reti, formate da linee collegate fra loro, grazie a nodi. In altri casi la densità era più bassa, perché le ferrovie consistevano, ora in linee di penetrazione, ora in linee transcontinentali.
Le ferrovie sono state finora gestite in prevalenza dalla Stato, in condizioni spesso sfavorevoli per la concorrenza della strada ordinaria nei trasporti di merci e passeggeri. Solo in tempi recenti si è assistito ad una progressiva privatizzazione, che sta inducendo le nuove società ad operare secondo la logica di mercato.
In passato, i porti, punto d’incontro dei traffici marittimi con quelli terrestri, erano distinti in due categorie:
dall’uomo per accogliere le navi.
Oggi, i residui porti naturali sono utilizzati soltanto per accogliere qualche imbarcazione da diporto, tutti i restanti porti sono artificiali e dotati di dighe di protezione, pontili e banchine per l’attracco delle navi, magazzini, piazzali da deposito, ecc.
In relazione alla loro posizione rispetto alla linea di costa, s’individuano:
In relazione alle funzioni svolte si distinguono:
La necessità di trasferire, nei tempi più brevi possibili, beni e persone e quindi di usare mezzi sempre più veloci, come gli aerei, implica l’esistenza di particolari strutture, come gli aeroporti, opportunatamente distribuiti.
Sulla base dei tipi di aerei, distinguiamo:
Gli aeroporti caratterizzati da movimento di passeggeri sono dotati di aerostazioni, con biglietterie, punti di controllo dei bagagli a mano, posti di ristoro, ecc. in molti casi, gli aeroporti sono supportati da linee metropolitane, ferrovie e strade.
In alcune regioni, i laghi, i fiumi, i canali rappresentano un’alternativa alle strade e alle ferrovie quando si devono trasferire prodotti agricoli, forestali, minerari, industriali e, ovviamente, persone. I laghi e i fiumi sono utilizzati da tempo per il trasporto del legname. In alcuni casi, lungo i corsi d’acqua, nelle lagune e sui laghi, sono ubicate speciali banchine per favorire lo sbarco e l’imbarco delle merci e dei passeggeri e sono creati veri e propri porti.
Nell’ambito dell’Europa centrale un noto porto fluviale è quello di Basilea, sul Reno, sorto nel punto d’incontro delle frontiere svizzera, francese e tedesca. Nell’America Settentrionale la via dei Grandi Laghi è perfino percossa da navi.
La Geografia attuale studia sempre di più le reti della comunicazione o reti del pensiero, nelle quali ciò che si trasferisce è rappresentato dalla parola scritta, dalla voce, dal suono o dalle immagini. Oggi il fattore tempo è sempre più importante e le reti informatiche sono sempre più sfruttate nel mondo. Lo stesso internet ha ormai un ruolo determinante all’interno dell’informazione globale.
L’Italia è dotata di tutti i principali tipi di infrastrutture per i trasporti, ricordiamo in particolare:
Oggi non si può parlare di sviluppo spontaneo perché anche i Paesi ad economia di mercato basati su libera iniziativa, prevedono regole cui i cittadini e le aziende devono sottostare. Tuttavia i livelli di controllo dello Stato e degli altri enti pubblici territoriali sono mutati nel tempo, in particolare con le teorie del liberismo. Da allora, l’attività delle varie categorie di operatori è stata condizionata dallo Stato che attua una vera e propria programmazione economica. Le motivazioni che stanno alla base della regolazione dell’economia da parte dello Stato sono di duplice natura:
Quando si parla di economie pianificate si intendono le economie dei Paesi dell’Est europeo, in particolare l’ex Unione Sovietica. In tali Paesi il capitale e la terra erano in mano allo Stato e il lavoro era retribuito dallo Stato o da altri enti periferici da esso coordinati e controllati. Di conseguenza, tutto lo sviluppo era gestito da Mosca.
Anche nei Paesi vicini furono operate scelte coordinate secondo il principio della divisione internazionale del lavoro: le industrie pesanti furono favorite in confronto a quelle leggere, l’agricoltura direttamente gestita dallo Stato fu favorita rispetto a quella di tipo cooperativistico grazie alla forbice dei prezzi.
Un’altra prerogativa dello sviluppo dei Paesi ad economia pianificata fu l’appiattimento delle remunerazioni del lavoro, che favorì l’eliminazione della disoccupazione anche nella popolazione di sesso femminile. Questa forma di sviluppo ormai non esiste più, sia per la disintegrazione dell’Unione Sovietica che ha perso il suo ruolo guida, sia perché anche i Paesi comunisti residui stanno optando per la liberalizzazione delle loro economie. La stessa Repubblica Popolare Cinese fonda la sua economia sull’incremento degli investimenti esteri, sulle privatizzazioni, sulle rimesse degli immigrati e sulla propensione al risparmio degli abitanti. Siamo di fronte a un Paese politicamente comunista, ma contraddistinto da un’economia socialista di mercato.
L’Italia che fino a 30 anni fa aveva visto dominare le grandi imprese a partecipazione statale, si è resa conto che poteva avere uno sviluppo maggiore affidandosi all’iniziativa privata. Nel nostro Paese, le vie intraprese per privatizzare le grandi aziende a partecipazione statale sono state diverse:
Per il suo successo occorrono manager politicamente autonomi, ben preparati, pronti a recepire le innovazioni, capaci di attuare una gestione efficiente ed equilibrata sotto il profilo economico.
Esistono diversi metodi per evidenziare le disuguaglianze territoriali che si manifestano sia su base internazionale, sia su base nazionale.
I metodi tradizionali consistono nell’impiego di alcuni indicatori statistici, ossia di alcuni numeri che esprimono la condizione di sviluppo o di sottosviluppo in cui si trovano determinate aree. I dati disponibili consentono confronti abbastanza attendibili fra regioni di uno stesso Paese e meno attendibili fra Paesi diversi, poiché i vari popoli si diversificano, sia per cause naturali, sia per cause storico-sociali.
Data la diversa estensione territoriale e il diverso numero di abitanti dei territori osservati non è possibile utilizzare dati assoluti, ma si ritengono più validi alcuni dati relativi, che rispecchiano il livello economico generale, l’andamento demografico, il livello d’istruzione, la situazione alimentare, la situazione igenico-sanitaria, i consumi energetici, ecc. Attraverso questi metodi è possibile distinguere Paesi sviluppati e Paesi sottosviluppati e, quindi, Paesi Capitalisti, Paesi Socialisti e Paesi del Terzo mondo.
I metodi dinamici, che richiedono l’osservazione di varie categorie di relazioni internazionali, ci permettono di distinguere fra Centro e Periferia del mondo. Il Centro è rappresentato dai Paesi ricchi, la Periferia dai Paesi poveri. A queste due grandi realtà si aggiunge quella di una serie di Paesi di difficile classificazione, perché interessati da uno sviluppo più o meno lento.
Il livello economico generale raggiunto dai vari Paesi può essere individuato grazie:
In termini reddituali emerge il Lussemburgo, seguito da Norvegia e Stati Uniti, anche
l’Italia si colloca su livelli medio-alti. Una settantina di Paesi presenta redditi inferiori a mille dollari.
Il 40% della popolazione mondiale risulta povera, con un tenore di vita molto basso. Le profonde differenze fra Paesi ricchi e Paesi poveri si rilevano anche in base alle caratteristiche demografiche, rispecchiate nell’indice di sviluppo umano (ISU), che tiene conto di:
Sulla base dell’ISU primeggia il Canada, seguito da Norvegia e Stati Uniti; l’Italia occupa il 19° posto.
I Paesi ricchi, già interessati da tutte le fasi della transizione demografica, sono attualmente in calo, i Paesi poveri sono tuttora interessati da forti incrementi per cause naturali. A questa situazione si aggiungono la limitata speranza di vita alla nascita e il sovrappopolamento, a fronte delle ridotte risorse alimentari.
Sotto il profilo sociale, l’analfabetismo, quasi scomparso nei Paesi ricchi, è molto elevato nei Paesi poveri, nonostante alcuni di loro spendano molti soldi per l’istruzione.
Dal punto di vista alimentare, le calorie disponibili nei Paesi ricchi risultano doppie rispetto a quelle dei Paesi poveri. L’iperalimentazione dei Paesi ricchi si contrappone alla ipoalimentazione dei Paesi poveri.
La scarsa disponibilità di cibo nei Paesi poveri si riflette sulla precaria condizione igienico-sanitaria e, più in generale, sul loro benessere. In molti casi mancano non solo le strutture, ma anche i medici. Le malattie infettive più preoccupanti sono diffuse principalmente nelle campagne, dove l’assistenza manca del tutto, e interessano gran parte degli abitanti, in quanto la popolazione urbana è pochissima. Molto alto è anche l’indice di affollamento, soprattutto nelle bidonvilles, cioè il numero di abitanti per vano abitato e pochissimi quelli che possono disporre di acqua potabile e di servizi igienico-sanitati nelle abitazioni.
Questi Paesi hanno molta difficoltà a riprendersi per via di un complesso di cause, quali:
I singoli Paesi, sia quelli ricchi sia quelli poveri, presentano degli squilibri interni più o meno marcati, che si manifestano sia da un punto di vista economico generale sia da altri punti di vista su base internazionale.
Al diverso sviluppo fra una regione e un’altra e fra i vari settori dell’economia contribuiscono la maggiore o minore disponibilità di risorse naturali e infrastrutture, la consistenza della popolazione e i comportamenti demografici, il livello d’istruzione, la disponibilità di capitali, la capacità imprenditoriale, ecc.
Tuttavia un ruolo importante è rivestito dall’industrializzazione capace di assorbire la manodopera agricola e di dominare economicamente e psicologicamente sul territorio nazionale.
L’Italia stessa presenta, al suo interno, uno sviluppo squilibrato, con emarginazione del Mezzogiorno e delle Isole. Al momento dell’Unità, l’Italia era generalmente arretrata, sebbene il Nord era più evoluto del Sud, il divario non era ancora così incolmabile. Tuttavia, il persistere del latifondo, del banditismo e dell’ignoranza e il confronto delle industrie meridionali con quelle del Nord, ostacolarono il superamento degli squilibri. La superiorità di Piemonte, Lombardia e Liguria in tutti i settori dell’economia apparì sempre più netta, grazie alla crescente concentrazione di industrie e alla vicinanza di Francia, Svizzera e Prussia. A ciò contribuiva la diversa distribuzione geografica delle città:
All’indomani della seconda guerra mondiale, i divari territoriali, fra un Nord industriale e un Mezzogiorno arretrato, erano ancora molto evidenti. Mentre il territorio settentrionale, forte di un’agricoltura intensiva, di una zootecnica razionale e di un sistema industriale a gestione prevalentemente privatistica, si rafforzava ulteriormente, il Sud appariva sempre più subordinato agli aiuti statali.
Attualmente, dopo la crisi dell’istituto delle partecipazioni statali e della grande industria, l’industria italiana è basata sempre più sulle medie dimensioni.
Uno specchio dello squilibrio è offerto dal PIL individuale che in alcune regioni del Nord appare quasi doppio rispetto a quello di alcune regioni del Mezzogiorno.
Tutti, in un modo o in un altro, fanno Geografia, utilizzano lo spazio terrestre e lo modificano. Essere attivi sulla Terra non significa necessariamente deteriorarla, lo spazio può anche essere migliorato. Il tutto investe la sensibilità dell’uomo e in ciò è evidente il ruolo della Geografia, disciplina che ci aiuta a conoscere e interpretare il mondo. Per far ciò è necessario che la Geografia operi in sinergia con altre scienze, fisiche e umane.
Molti fenomeni naturali, come quelli geologi, sismici, meteorologici sono oggi studiati da branche scientifiche in stretto rapporto con la Geografia.
Da circa 20 anni è comparsa una disciplina specialistica, la GEOGRAFIA MEDICA, che indaga gli aspetti territoriali-ambientali di alcune malattie sia nei Paesi sviluppati sia in quelli sottosviluppati, proponendo una migliore prevenzione e il raggiungimento di quell’equilibrio denominato salute.
Inoltre la Geografia lavora a stretto contatto anche con l’ECOLOGIA, che pone al centro delle sue preoccupazioni la conservazione della natura e le opere dell’uomo che richiamano alla natura. Essa effettua attente analisi delle cause di certe alterazioni e di certi eventi estremi, propone iniziative per contenere gli effetti e predispone progetti per il ripristino delle condizioni originarie.
Storia e Geografia, avendo come oggetto di studio l’uomo della storia, sono in un rapporto di interdipendenza. Anche la Geografia attiva infatti si propone di guardare al passato per il futuro.
In passato la Geografia e l’Economia hanno studiato gli stessi fenomeni: la produzione agricola e industriale, i condizionamenti alla produzione stessa, i mezzi di trasporto, le relazioni commerciali e turistiche, ecc. In tempi recenti il contatto interdisciplinare si è intensificato grazie all’assunzione, da parte dei geografi, di teorie economiche da verificare sul terreno.
Altrettanti punti di contatto sono stati istaurati tra la Geografia e l’Antropologia culturale che studia i caratteri e i costumi dei popoli e i comportamenti umani, la Demografia, che studia i dati relativi a classi omogenee di popolazione, la Sociologia, che studia molti fenomeni di interesse anche geografico.
Il mondo di oggi è un sistema in cui il globale e il locale sono in continua e costante tensione. Una singola disciplina da sola non è sufficiente a recuperare tutte le dimensioni sociali e culturali dei territori e quindi risulta fondamentale la collaborazione fra le discipline.
La Geografia è stata spesso legata alla Statistica. I dati statistici sono stati sempre utilizzati dai geografi, in particolare dai climatologi e da coloro che si occupavano di popolazione. Di recente anche i geografi economisti hanno iniziato ad utilizzare dati statistici grezzi ed elaborati. La misurazione svolge un ruolo rilevante nella ricerca scientifica, perché, essendo ripetibile, consente di trasmettere le informazioni da uno studioso ad un altro.
Il geografo di oggi include nei propri lavori sia serie storiche, riferite a momenti diversi e quindi utili per operare confronti temporali, sia serie geografiche, riferite a luoghi diversi e quindi utili per cogliere le differenziazioni spaziali dei fenomeni.
Il geografi italiani non hanno avuto mai la pretesa di risolvere i problemi che assillano il mondo. Tuttavia non si può trascurare l’impegno manifestato dai docenti della disciplina nella scuola dell’obbligo, nella scuola media superiore, nell’Università.
In Italia, i geografi sono poco noti alle varie autorità che si occupano di pianificazione territoriale e di sviluppo economico. Alla professione di geografo spettano tutte le attività riguardanti l’analisi, la rappresentazione, l’organizzazione e la trasformazione dello spazio geografico, in relazione a:
Di fatto però solo alcuni geografi hanno avuto la possibilità di partecipare a ricerche applicate, occupandosi di unità su-regionali da pianificare, di regioni turistiche da valorizzare, di paesaggi da pianificare, ecc.
Fonte: http://www.riassuntisdf.altervista.org/wp-content/uploads/2013/01/La-geografia-di-oggi-di-Piero-Innocenti.pdf
Fonte: http://www.riassuntisdf.altervista.org/wp-content/uploads/2013/01/LA-GEOGRAFIA-OGGI.pdf
Sito web da visitare: http://www.riassuntisdf.altervista.org
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