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SINTESI DEL ROMANZO I PROMESSI SPOSI
La scelta del romanzo storico deriva in Manzoni da una riflessione sulla Storia.
Un illustre precedente/modello per Manzoni è il romanzo storico di Walter Scott intitolato Ivanoe. L’autore ricerca un pubblico nazionale e vuole scrivere un’opera di ampio respiro collettivo.
Manzoni decide di ambientare la vicenda nella Lombardia del 1600/XVII secolo perché in questo periodo ritrova le radici della Lombardia moderna e nello stesso tempo la dominazione spagnola gli permettere di creare un parallelo con la dominazione austriaca dell’Ottocento.
L’autore compie una grande opera di documentazione storica: guide d’epoca, scritti storici del ‘600, saggi di microeconomia ecc.
1^edizione del romanzo esce nel 1823 col titolo di FERMO E LUCIA: manoscritto, 1^ stesura del 1823, è un’opera/un romanzo in 4 volumi autonoma, viene considerata come una “prova d’autore”. L’opera presenta: a) una scarsa coerenza tra storia e invenzione, b) una distinzione troppo marcata tra i buoni ed i cattivi, c) gli episodi sono troppo lunghi (ad es. l’episodio della Monaca di Monza),
à così Manzoni decide di intraprendere una riscrittura del romanzo:
2^edizione del romanzo esce nel 1827 col titolo I PROMESSI SPOSI: romanzo in 3 libri, si tratta di un vero e proprio rifacimento (di una riscrittura):
3^edizione del romanzo esce nel 1840 (edizione definitiva detta “quarantana”) col titolo I PROMESSI SPOSI + Storia della colonna infame scoperta e rifatta (in appendice al libro): si tratta di una revisione linguistica a cui Manzoni lavora dal 1838-40 non soddisfatto della lingua ancora “impasticciata e piena di lombardismi”, decidendo di “risciacquare i panni in Arno” à dopo un viaggio a Firenze adotta il fiorentino vivo e parlato dalla classe media che gli dà la possibilità di utilizzare una lingua nazionale, duttile, ricca e antiletteraria, in aggiunta a ciò adotta uno stile medio.
Il romanzo manzoniano è ambientato nella campagna lombarda tra l’Adda, il lago di Como e Milano tra il 1628-1630 quando la Lombardia è sconvolta, dai contraccolpi della guerra dei 30 anni tra Francia Svezia ecc contro Spagna e Austria ecc, da una grande carestia, dalla peste nera del ‘600 (= sfondo storico, + eventi storici e sociali di carattere collettivo).
Al centro dell’opera v’è comunque la vita di due umili popolani (tema sociale = umili, deboli, offesi) innamorati (= tema dell’amore contrastato) vessati ed ostacolati nel loro sogno d’amore dai personaggi ricchi e potenti (potenti vs deboli).
Scelta dell’ambientazione à contestualizzare il romanzo nella Lombardia del ‘600 gravata dalla dominazione spagnola permette all’autore di compiere un parallelo in modo indiretto con la dominazione austriaca dell’Ottocento (evitando così la censura austriaca).
I personaggi umili à esprimono comportamenti positivi, umani, dimostrano uno spirito religioso fattivo ed operoso.
Espediente del ritrovamento del manoscritto e narratori à nell’Introduzione al romanzo Manzoni afferma di aver trovato e rielaborato un manoscritto di un anonimo autore del 1600, inoltre, nel capitolo XXIII riporta l’affermazione dell’anonimo che avrebbe sentito raccontare la storia da Renzo medesimo (= due narratori secondari), per cui dietro la voce del narratore principale (Manzoni) troviamo due narratori nascosti che sono portatori di due punti di vista: a) il punto di vista popolare di Renzo, b) il punto di vista del letterato anonimo del ‘600. Questo espediente favorisce la mescolanza tra passato storico e presente, tra oggettività storica e invenzione narrativa. Il sistema ideologico principale è però affidato al narratore principale che è Manzoni (= Manzoni è un narratore onnisciente, ovvero che sa tutto della storia e dei personaggi, il quale interviene spesso nel corso della narrazione esprimendo il proprio punto di vista, in quanto giudica, commenta, ironizza in modo tenero nei confronti degli umili e in modo duro nei confronti dei potenti; tali interventi del narratore onnisciente sono nel romanzo i cosiddetti “cantucci manzoniani” = spazi in cui parla Manzoni esprimendo uno sfondo morale, simili al coro delle tragedie manzoniane.
- Periodo: 1628-1630
un sistema che non tollera i deboli (= è un debole). È una figura “comica, patetica, simpatica” = uomo piccolo, pauroso e meschino/debole
Personaggio |
Tipo/ruolo |
Caratteristiche socio-economiche |
Psicologia |
Comportamento |
Don Abbondio |
principale, per codardia si trasforma in aiutante dell'antagonista (simboleggia chi, pur investito di responsabilità istituzionali, si piega al più forte), personaggio meschino e reietto è un succube che tenta di avere il minor danno proprio a discapito dei più poveri. |
curato del paese, vocazione non spirituale ma di convenienza; non benestante; esercita una forma di banco di pegni. |
pavido, egoista, pauroso e codardo si ispira alla regola di "scansare tutti i contrasti e cedere quelli che non può scansare" |
don Abbondio è succube del suo tempo, della sua epoca e delle ingiustizie presenti in essa; non riuscendo ad affrontarle tenta di scansarle. Viene paragonato ad un vaso d'argilla che viaggia insieme ad altri vasi di ferro su un carro. Egli risulta vittima della società perché non possiede un carattere forte e determinato ("non |
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era nato con un cuor di leone"). |
Perpetua |
personaggio minore (simboleggia la sincerità, la genuinità) |
domestica di don Abbondio; " aveva passato l'età sinodale dei 40, rimanendo nubile, per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche." |
pragmatica, dolce, determinata |
sa ubbidire e comandare, tollerare e imporre, non sa mantenere i segreti, poiché ha un animo abbastanza semplice, e "rozzo". Termine scurrile usato nel primo capitolo contro Don Abbondio: "Oh che birbone". |
Renzo Tramaglino |
protagonista (simboleggia gli ingenui volenterosi) |
operaio tessile e contadino, condizioni economiche medie, orfano, fidanzato di Lucia |
animo buono, dai valori morali semplici e onesti; ma anche ingenuo e impulsivo, e per questo capace di cacciarsi nei guai, come accade a Milano. |
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Lucia Mondella |
protagonista, vittima (simboleggia l'innocenza, i valori puri del cattolicesimo) |
fidanzata di Renzo, tessitrice, orfana di padre vive con la madre Agnese. |
timorata di Dio, dotata di una morale solida, ma anche capace di sottili astuzie; come quando dà a fra Galdino una gran quantità di noci perché concluda prima la questua e torni presto al convento a chiamare Fra' Cristoforo; o come quando, vedendo che l'Innominato comincia a commuoversi, esplode in accenti ancora più accorati, che lo inducono a capitolare. |
Lucia appare più equilibrata e coerente di Renzo e di Agnese, anche se talvolta cede alle loro pressioni e si lascia convincere ad agire contro i propri principi, come quando accetta di partecipare al matrimonio a sorpresa. |
Agnese |
aiutante dei protagonisti (simboleggia i valori pragmatici e |
tessitrice, madre di Lucia |
pragmatica, sicura di sé, dotata di furbizia "di paese" |
materno, protettivo, impulsivo |
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materni) |
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Azzecca-garbugli |
aiutante dell'antagonista (simboleggia la manipolazione della legge a difesa dei privilegi) |
avvocato trasandato |
meschino |
al servizio dei potenti, comicità di gesti e smorfie |
Padre Cristoforo (Lodovico) |
aiutante dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia un cristianesimo coraggioso, capace di prendere posizione in difesa dei più deboli) |
padre cappuccino, appartenente a una benestante famiglia di mercanti |
irrequietezza interiore, disciplina d'umiltà, somma spiritualità religiosa |
costante astinenza, autocontrollo, senso della giustizia, determinazione e coraggio |
Don Rodrigo |
antagonista, incapricciato di Lucia (simboleggia i prepotenti) |
nobiluomo |
orgoglioso, maligno |
prepotente, capriccioso, offensivo, sarcastico, violento |
Griso |
aiutante dell'antagonista (simboleggia la violenza gratuita) |
capo dei bravi |
opportunista |
prepotente, violento |
Monaca di Monza (Gertrude) ("la Signora") |
aiutante della protagonista, poi dell'antagonista; è ispirata ad un personaggio storico (suor Maria Virginia de Leyva, la Monaca di Monza) (attraverso il racconto delle sue vicende, Manzoni denuncia la monacazione forzata) |
figlia di un potente signore di Monza, secondo Manzoni è sempre stata indirizzata alla vita in convento, anche se ciò andava contro la sua natura |
frustrata, rancorosa, debole, indecisa, ambigua |
autoritario, capriccioso, enigmatico |
Conte zio |
aiutante dell'antagonista (simboleggia la classe dei potenti e corrotti) |
potente rappresentante della famiglia, membro del Consiglio Segreto, zio del conte Attilio (cugino aiutante dell'antagonista don Rodrigo, cinico e |
risoluto |
serio, paternalistico, consapevole del suo potere |
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amorale) |
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Innominato |
aiutante dell'antagonista, poi dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia il pentimento, la conversione, la redenzione, valori base del cristianesimo) |
nobile, potente fuorilegge |
crudele, risoluto, inquieto, introspettivo, sensibile |
dapprima violento, "aspro, dominante e ostile" (v. valle); poi, a seguito del pentimento, umile e desideroso di espiazione |
Nibbio |
aiutante dell'antagonista |
capo dei bravi |
fedele, inquieto |
un uomo crudele che rimane toccato dai pianti di una fanciulla |
Oste |
aiutante dell'antagonista (simboleggia mentalità cittadina) |
oste |
opportunista, prudente, egoista |
teso al proprio interesse e alla propria sicurezza |
Bortolo |
aiutante del protagonista (simboleggia valori familiari) |
tessitore, cugino di Renzo |
altruista |
disponibile, pragmatico |
Cardinale Federigo Borromeo |
aiutante dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia un cristianesimo puro e ispirato) |
da facoltosa famiglia lombarda, arcivescovo di Milano |
autentica e profonda spiritualità cristiana |
puro, umile, caritatevole, altruista, disponibile, pacato |
Sarto |
aiutante della protagonista (simboleggia l'uomo umile, il buon cristiano) |
sarto |
altruista |
disponibile, goffo e imbarazzato |
Donna Prassede |
aiutante ambigua della protagonista (simboleggia il bigottismo) |
nobildonna milanese, moglie di don Ferrante |
benefattrice bigotta, dalla carità e dalla morale malintesa, pregiudizi arroganti e autoritari |
disponibile ma intrigante, autoritario, malizioso |
Don Ferrante |
aiutante della protagonista (simboleggia l'ottusa cultura erudita e accademica) |
uomo di cultura, marito di donna Prassede |
vuota erudizione |
non comanda né ubbidisce, studia tutto il giorno con rabbia e compiacenza della moglie, professore |
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di cavalleria, quotato consigliere su questioni d'onore |
Conte Attilio |
aiutante di Don Rodrigo, di cui è il cugino |
nobile proveniente da Milano, sembra più importante di don Rodrigo |
dal carattere molto semplice |
sa trasformare il suo comportamento, scherzoso con don Rodrigo, serioso e truffaldino con il conte Zio |
Tonio |
aiutante di Renzo |
Compaesano di Renzo, lo aiuterà nel tentativo di matrimonio per sorpresa venendo a far da testimone (ovviamente sotto compenso) |
Furbo e acuto, si dimostra molto affettuoso nei confronti del fratello Gervaso, che definisce "un sempliciotto", mentre in realtà egli è un disabile mentale. |
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Figure narrative:
UMILI/DEBOLI/OFFESI: esprimono valori positivi, operosità, umiltà, fede, moralità, religiosità, non possono liberarsi da soli dall’oppressione dei potenti/prepotenti/forti, ma solo con l’ausilio della “provvidenza divina” (= deus ex machina) à provvidenzialismo + paternalismo à VISIONE PROVVIDENZIALE DELLA STORIA in MANZONI
Valori cristiani à la Provvidenza (visione provvidenziale di M.) opera nel cuore di tutti, sia buoni sia cattivi, secondo coscienza, ripristina la giustizia e permette l’affermazione della carità cristiana a favore degli umili ed offesi; il perdono cristiano (= valore del perdono) esprime in atto l’infinita bontà di Dio per tutte le sue creature
Lingua del romanzo à M. cerca di riunificare la frattura tra lingua scritta e lingua parlata/orale. Nel FERMO E LUCIA del 1823 la lingua è piena di lombardismi, di toscanismi, francesismi. Nei PROMESSI SPOSI del 1840 l’autore ricerca una lingua nazionale, un pubblico vasto, una lingua pratica ed “universale”. Manzoni sceglie la lingua toscana della borghesia dell’Ottocento rispetto al dialetto lombardo, in realtà può parlarsi di un “lombardo toscanizzato”.
POETICA MANZONIANA (in nuce/sintesi) à in M. sono strettamente connesse le riflessioni sulla Storia, sulla Morale, sulla funzione della Letteratura. Questi nuclei di pensiero vengono illuminati e sorretti dalla esperienza della conversione religiosa.
Il romanzo è fondato su tre perni principali:
Fonte: http://www.itcgap.com/didattica_e_dispense/prof_diamanti/Italiano/P.S.%20SINTESI%20DEL%20ROMANZO.pdf
Sito web da visitare: http://www.itcgap.com
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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