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La psichiatria è un ramo della scienza medica che ha per oggetto la malattia mentale. In alcune civiltà (anche odierne) la malattia mentale è causata da influenze maligne che vengono scacciate dagli stregoni o sciamani. Invece in alcune culture essa viene vista positivamente in quanto consiste in una comunicazione con una divinità. La psicopatologia primitiva riteneva che i sintomi della malattia mentale erano causati dal fatto che l’uomo avesse tradito le leggi morali mettendosi contro gli dei. Invece nel V sec a.C. con Ippocrate nasce la medicina basata: sull’osservazione, sulla nosologia, sulla sperimentazione e sullo stretto rapporto tra corpo e psiche. Durante il feudalesimo, in Italia, il disturbo mentale veniva visto come qualcosa di magico- demonologico per tale motivo dai religiosi veniva praticato l’Esorcismo. Il vero fondatore della psichiatria moderna è Johan Weyer (1515-1588), il quale si oppose all’impostazione demonologica e introdusse la psichiatria nel campo della medicina
Il DSM-IV è un manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e ci permette di categorizzare i disturbi della psiche in 5 assi:
ASSE I: malattia mentale (depressione, schizofrenia)
ASSE II: disturbi di personalità e ritardo mentale
ASSE III: condizioni mediche generali (diabete), perché la malattia mentale può essere collegata sul piano fisiopatologico alla malattia mentale
ASSE IV: problemi psicosociali ed ambientali
ASSE V: valutazione globale del paziente (rispetto all’anno precedente)
DSM III-R
Delirium, demenza, disturbi amnestici e altri disturbi cognitivi diversi.
DSM IV
L’elemento comune di questi disturbi è un deficit importante delle funzioni cognitive (attenzione, memoria, linguaggio) tale da alterare significativamente la vita del paziente
DEMENZE
Sindrome clinica di disfunzione cerebrale caratterizzata dalla di più funzioni cognitive ed intellettive in assenza di un disturbo dello stato di coscienza. Il deficit cognitivo richiede l’evidenza nel paziente di una regressivo rispetto alle abilità precedentemente sviluppate ed una realtà tale da interferire con le attività quotidiane.
CLASSIFICAZIONE DEMENZE
DEMENZE PRIMARIE: comprendono quelle demenze che hanno una base degenerativa ad es. la malattia di Alzheimer.
DEMEZE SECONDARIE: quelle riscontrate nel corso di affezioni vascolari, di infezioni, nelle alterazioni metaboliche ed endocrine, in relazione all’assunzione di farmaci e sostanza tossiche, a neoplasie endocriniche e traumi cranici.
CODICI BASATI SULLE CARATTERISTICHE DOMINANTI
CON DELIRI: se i deliri sono la caratteristica dominante
CON UMORE DEPRESSO: se l’umore depressivo è la manifestazione dominante
NON COMPLICATO: se nessuno dei sottotipi sopra riportati predomina nel quadro clinico attuale
DEMENZA VASCOLARE
La demenza vascolare è caratterizzata da un deterioramento irregolare del funzionamento cognitivo. I principali fattori di rischio accertati per questa forma di demenza, oltre l’età avanzata, sono: l’ipertensione, la cardiopatia, l’emboligene, il diabete e il fumo. Il disturbo di demenza vascolare può essere causato da una patologia propria dei vasi.
Nella demenza multi-infartuale (MID) vi è un deficit cognitivo progressivo spesso disomogeneo (per il prevalente interessamento di una funzione rispetto alle altre) con inizio improvviso, con andamento generalmente a scalini (in cui a fase di improvvisa e acuta caduta della performance cognitiva fanno seguito
periodi di relativa stabilizzazione del quadro clinico) e storia di ictus con presenza di disturbi neurologico o di TIA (attacchi ischemici transitori)
DEMENZE CORTICALI E SOTTOCORTICALI
Presenza di infarti lacunari nei gangli della base, nel talamo, capsula interna con un decorso clinico insidioso e graduale. Presenza di alterazione della memoria. Frequente nelle fasi iniziale è l’AFORIA NOMINUM: perdita progressiva della capacità di nominare gli oggetti o le persone con il loro nome specifico, per cui il soggetto fa ricorso alle cosiddette “parole passpartout”, cioè a parole generiche (“cosa”, “oggetto”) oppure pronomi indicativi (“questo”, “quello”) o a perifrasi. Al disturbo della memoria si collega anche il disorientamento, fin dalle fasi più precoci, con alterazioni della personalità del carattere, ma talora anche con comparsa di caratteristiche opposte a quelle preesistenti. Può succedere anche che il soggetto in precedenza rispettoso delle regole sociali e morali, presenti comportamenti asociali e amorali. L’attenzione è generalmente disturbata. Vi è una compromissione del pensiero astratto: ha difficoltà ad affrontare problemi nuovi, ad acquisire nuove tecniche, a uscire dal concreto, a cogliere le analogie e le differenze. Anche l’igiene e la cura vengono trascurate (similarità con la schizofrenia). La compromissione delle funzioni corticali superiori si manifesta con: AFASIA, APRASSIA, AGNOSIA. La coscienza di malattia viene progressivamente meno con il progredire della patologia.
L’iter diagnostico consiste in : indagine amnestica, esame obiettivo, inquadramento neuropsicologico.
Per quanto riguarda il trattamento sintomatico:
DELIRIUM
Il delirium è una demenza psicorganica.
Il termine “delirium” è stato introdotto in epoca classica per indicare una condizione morbosa acuta caratterizzata da alterazioni dello stato di coscienza, anomalie comportamentali. Il DSM-IV definisce il delirium come un disturbo di coscienza accompagnato da un cambiamento del funzionamento cognitivo o da un disturbo percettivo che si sviluppa tipicamente nel corso di un breve periodo di tempo. In funzione dell’evidenze fornite dall’anamnesi, dall’esame fisico, dai test di laboratorio, il delirium può essere causato: da condizioni mediche generali, da intossicazione di sostanze, da sospensione di sostanze (comprese i farmaci), dovuto a eziologia multipla, sottotipo NAS (non altrimenti specificato).
Le categorie più a rischio sono costituite da anziani, post-operati, alcolisti e b/i. si calcola circa il 20% degli individui oltre i 65 anni, che vengono ospedalizzati per un problema medico, presenti delirium al momento del ricovero. Un recente studio ha indicato che il 32% dei pazienti che hanno subito un intervento a cuore aperto sviluppa delirium, causato dall’accumulo di anestesia.
Qualsiasi fattore in grado di danneggiare il metabolismo cerebrale può essere causa di delirium. Nel delirium da condizione medica generale, gli eventi etiologicamente implicati possono essere: infezioni sistemiche (meningiti ed encefaliti); disordini metabolici (ipossia e ipoglicemia); disordini elettrolitici (disidratazione, alcalosi o acidosi, ipo-ipernatriemia); encefalopatie epatiche renali; disturbi endocrini (ipo-ipertiroidismo); disturbi cerebrovascolari (infarti cerebrali e TIA).
Nel delirium da intossicazione son implicati con maggiore frequenza alcool, anfetamine, cocaina, cannabinoidi, allucinogeni, oppiodi, antistaminici, analgesici, stereoidi, anticonvulsionanti, litio, levodopa, farmaci con proprietà anticolinergiche, fenciclidina.
Nel delirium da sospensione le sostanze più frequentemente implicate sono alcool (delirium tremens), sedativi, ipnotici e ansiolitici.
Dal punto di vista neurotrasmettitoriale di particolare rilevanza risulta il deficit colinergico (le sostanze colinergiche come antidepressivi, neurolettici e antiparkinsoniani sono capaci soprattutto negli anziani di precipitare l’insorgenza della sindrome); altri neurotrasmettitori chiamati in causa sono: il GABA (coinvolto soprattutto nelle forme con ipoattività), la NOROADRENALINA e la DOPOMINA (forme con iperattività), SEROTONINA.
Alcune zone del SNC sono particolarmente correlate alla genesi del delirium: corteccia prefontrale, emisfero cerebrale desto (regione temporale-parietale), nuclei della base (caudato e talamo).
Il delirium è una sindrome che insorge e si sviluppa acutamente (entro poche ore e giorni), presenta alti e bassi, la durata è in genere breve e il miglioramento rapido quando è possibile un corretto ed efficace intervento terapeutico rivolto al fattore che ne ha precipitato l’insorgenza. Il delirium può persistere per alcune settimane o presentare un andamento ingravescente, talora fino all’exitus, oppure può facilmente regredire, oppure può non regredire con “restituito ad integrum” e segnare l’inizio di un processi di demenza e costituire il punto di partenza di un “delirio residuo”. L’andamento della sintomatologia è, caratteristicamente, fluttuante nell’arco delle 24 ore: accanto a stati di lucidità si osservano stati confusionali che insorgono o tendono a farsi più marcati generalmente nelle ore serali o notturne (fenomeno “sundewing”) durante le quali sono presenti agitazioni psicomotorie, ansia, insonnia, deliri e allucinazioni. Inoltre vi è:
La diagnosi di delirium va posta in relazione alla valutazione del quadro clinico, della’anamnesi e del decorso e dopo l’esame fisico completo, l’esame psichico e l’esame neurologico. L’esame psichico deve comprendere una valutazione dell’orientamento nei parametri di realtà (spazio, tempo, Sè), la memoria recente, l’attenzione, la capacità di astrazione, di critica e di giudizio. Possono essere utilizzate scale come il Mini Mental State Examination, l cui punteggio per essere significativo deve essere inferiore a 24
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
*DEMENZA E DELIRIUM: i deficit della memoria sono comuni ad entrambi i disturbi, ma i disturbi della coscienza sono tipici del delirium inoltre l’insorgenza acuta per il delirium, più subdola e prolungata per la demenza e l’andamento temporale del disturbo è fluttuante per il delirium e solitamente progressivo per la demenza.
PSICOTICI: nel delirium i sintomi psicotici sono poco stabili e non sistematizzati.
La terapia del delirium comporta il trattamento medico delle cause che hanno determinato il disturbo. Alcune condizione rappresentano un’urgenza medica, richiedono un ripristino dell’equilibrio elettrochimico, della nutrizione e della glicemia, del sonno, dell’ossigenazione e della temperatura corporea. Nell’ambito della terapia sintomatica il problema maggiore è quello di sedare il paziente agitato. L’ATOPERIDOLO (HALDOL, SERENASE), per le sue basse proprietà anticolinergiche, il farmaco di prima scelta anche se è più soggetto a determinare sintomi extrapiramidali. I dosaggi vanno da o,5-1mg sino a 5mg somministrasti sia oralmente sia parentalmente, ripetendo la somministrazione più volte. Anche gli antipsicotici atipici, in particolare RISPERIDONE (RISPERDAL) e LANZAPIZA (ZIPREXA) per il loro profilo di sicurezza trovano impiego nel delirium. Altri farmaci usati da soli o in associazione ai neurolettici, nei casi in cui pu essere utile potenziare l’azione sedativa, son le benzodiazepina: clordiazopossido (25-100mg) e diazepam (5-20mg).
MALATTIA DI ALZHEIMER
L’Alzheimer è una patologia a carattere degenerativo del sistema nervoso centrale. L’esordio sintomatico è a carattere insidioso: i primi sintomi sono lievi, sono difficili da riconoscere e da distinguere dalle disattenzioni di una persona anziana sana. Nel 1907 Alois Alzheimer descrisse il caso di una donna morta all’età di 52 anni, che nei 5 anni precedenti la morte aveva presentato un grave quadro demenziale con e seguenti caratteristiche: placche senili, alterazioni neurofibrillari, proliferazione gliale senza filtrazione dei vasi. Fu Kraepelin che introdusse la distinzione tra demenza presenile (malattia di Alzheimer) e demenza senile.
Fattori di rischio ipotizzati ma non confermati sono: età della madre alla nascita, fattori ambientali (assunzione di alluminio), traumi cranici, malattia cerebrovascolare, sindrome depressiva ad esordio tardivo, familiarità per malattia di Parkinson, ipotiroidismo. Fattori di rischio accertati: familiarità per demenza e sindrome di Down. L’eziopatogenesi consiste in: ipotesi ereditaria, ipotesi virale, ipotesi dell’alluminio, ipotesi del sistema immunitario, ipotesi della barriera ematoencefalica. Invece l’istologia consiste in placche senili e matasse neurofibrillari a livello corticale. L’identificazione di tali microstrutture costituisce l’unico strumento per diagnosticare con certezza a sindrome di Alzheimer. Le strutture particolarmente interessate sono l’ippocampo e le strutture limbiche. Vi è sovente una pronunciata atrofia corticale. Più colpite sono generalmente il lobo frontale, la parte anteriore del lobo temporale e il lobo parietale. L’ippocampo è molto colpito dall’atrofia. Nel cervello di individui affetti da Alzheimer si riscontra la degenerazione della strutture sinaitiche: vi è una diminuzione del numero di sinapsi, e carenza di sostanze proteiche presenti nella sinapsi di cellule sane.
I sintomi sono:
* agnosia: incapacità di riconoscere cose comuni. Può esistere una dissociazione fra agnosia per oggetti animati ed inanimati.
Le indagini strumentali consistono in: anamnesi, elettroencefalogramma, esame del sangue, esame del fluido cerebrospinale, TAC, valutazione neuropsicologica e cognitiva. Gli strumenti neuropsicologici sono attualmente accreditati come i più idonei per la diagnosi precoce di sindrome demenziale. La definizione stessa di demenza è incentrata sui criteri neuropsicologici facendo riferimento, in modo specifico, allo scadimento, non correlabile a lesioni cerebrali focali, di più aree cognitive. La valutazione neuropsicologica: consente l’esplorazione analitica dei processi corticali superiori, fornisce criteri diagnostici particolarmente importanti per la diagnosi precoce e differenziale, permette di ottenere un insieme di misure del decadimento utile per i successivi controlli, per fini prognostici, terapeutici, medico-legali, ecc., offre una valutazione obiettiva delle risorse cognitive residue, in funzione dell’impostazione di interventi terapeutici e/o riabilitativi più mirati e, quindi, potenzialmente più efficaci.
TRATTAMENTO FARMACOLOGICO: inibitori della acetilcolin-esetrasi, farmaci capaci di inibire la distruzione di acetilcolina (ARICEPT).
INTERVENTI DI TRAINING COGNITIVO: rallentare o ritardare il declino cognitivo e comportamentale dei pazienti.
PROTEZIONE DEL MALATO: ricreare un ambiente sicuro senza attrezzi affilati, pavimenti scivolosi e tappeti inciampanti, cavi elettrici vistosi; dotare le porte e le uscite di lucchetti di sicurezza; montare maniglie di appoggio nei bagni; illuminare gli ambienti notturni per evitare confusione e irrequietezza; organizzare i ritmi di vita del paziente con compiti giornalieri puntuali e fissi; spiegare tutte le procedure e le attività prima di attuarle; semplificare i compiti; usare calendari, orologi, etichette o giornali per facilitare l’orientamento temporale; ridurre l’eccessiva stimolazione e l’uscita in ambienti affollati: (la stimolazione ambientale può
portare ad agitazione e orientamento); evitare l’eccessiva luce di finestre e specchi, il rumore della TV e il disordine.
EPILAMBANEIN: essere colto di sorpresa. Affezione cronica ad eziologia varia caratterizzata da crisi epilettiche ricorrenti dovute ad eccessiva scarica dei neuroni (Gastaut).
Ippocrate nel 400 a.C. si scaglia contro l’ignoranza e la superstizione che penalizzavano gli epilettici e ne sostiene la cura con farmaci e dieta. Nel Medioevo si riteneva contagiosa. Durante l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese gli epilettici e i malati di mente vengono trattati come pazienti. Solo alla fine dell’800 viene fatta una diagnosi differenziata con l’isteria.
I sintomi dell’epilessia possono indicare una presenza di tumore.
Le crisi epilettiche sono si origine cerebrale, conseguenza di una scarica eccessiva e sincronica delle cellule nervose ipereccitabili. Da tale scarica deriva (a seconda della sede coinvolta) un disturbo del comportamento: sfera emotiva, affettiva, funzione motoria e sensitiva. I fattori che possono provocare attacchi epilettici sono:
EPILESSIA PARZIALE
Attivazione di una circoscritta (specifica) zona di un solo emisfero. Si riscontrano ad ogni età. Suddivise in semplici, complesse, secondariamente generalizzate.
EPILESSIA PARZIALE SEMPLICI (non vi è perdita della coscienza)
Tra le epilessie parziali semplici somatosensoriali ci sono le sensitive somatiche, visive, uditive, gustative, olfattive vertiginose. Le sensitive somatiche sono caratterizzate da disturbi della sensibilità che comprendono formicolio, dolore, caldo e freddo. Questi disturbi della sensibilità, come per quelle motorie, iniziano in una parte del corpo e si propagano nelle altre parti secondo gli stessi criteri della marcia jacksoniana.
EPILESSIA PARZIALE COMPLESSA (con perdita della coscienza)
Perché può essere con semplici alterazione della coscienza e con automatismi (movimenti involontari e automatici). Sia l’epilessia semplice parziale che quella complessa possono determinare un’epilessia generalizzata. L’epilessia parziale complessa colpisce il lobo temporale.
Nella fase post-critica vi è un rilassamento della muscolatura con rilasciamento sfinteriale e sonno
PICCOLO MALE / SINDRME DI FRIEDMANN
Epilessia generalizzata idiopatca; predisposizione genetica;, età d’insorgenza 4-11anni; breve durata, insorgenza rapida, più crisi diurne; prognosi buona.
Assenze semplici o complesse che possono associarsi con: automatismi (gestuali); mioclonie palpebrali; ipotonia; ipertonia; fenomeni vegetativi, midriasi, enuresi.
SINDROME DI WEST – SPASMI INFANTILI – EPILESSIA DEL LATTANTE
Encefalopatia mioclonica infantile con ipsaritmia; insorgenza 4-12mesi; vivacità e reattività; ritardo mentale nel 70% dei casi; prognosi sfavorevole; risoluzione entro i 2 anni o evoluzione nella Sindrome di Lennox-Gastaut. Le caratteristiche sono: spasmi in flessione del corpo; regressione psicomotoria; ipsaritmia.
Le cause possono essere: sindromi neuro cutanee, malformazioni cerebrali, malattie cromosomiche, malattie metaboliche e degenerative, malattie infettive, encefalopatia, ipossico-ischemiche, tumori cerebrali.
SINDROME DI LENNOX-GASTAUT
Encefalopatia epilettica; insorgenza 2-10anni; caratterizzata da crisi toniche nel sonno, assenze atipiche,brevi automatismo, fenomeni vegetativi, crisi anatomiche, grande male; prognosi sfavorevole (difficile da trattare).
EPILESSIE RIFLESSE
La terapia si avvale dell’Ac. Valproico, (carbamozepina) STATO DI MALE EPILETTICO
Durata della crisi supera i 30 minuti e non si ha ripresa delle coscienza tra le crisi. È un emergenza medica per il coinvolgimento: dell’apparato cardiovascolare (collasso) e del SNC (edema cerebrale, lesioni ischemiche, ecc.). è favorito da: sospensione brusca della terapia (sconsigliato); manifestazione iniziale di tumore; conseguenza di sofferenze focale vascolare o infettiva; squilibri idroelettrolitici, metabolici.
Per una diagnosi strumentale sono necessari: anamnesi clinica; EEG; VIDEO EEG; HOLTER EEG; esami ematochimici; esami ematici e liguoriali; RMN; TAC; PET; esami genetici..
Nel soggetto epilettico vi sono danni cognitivi in quanto vi è: rallentamento nel tempo d reazione; rallentamento del processo di elaborazione dell’informazione; problemi nella memoria; deficit attentivi; mancanza di problem solving..
DISTURBI PSICHICI NELL’EPILESSIA
Interessamento regione temporale emisfero dominante; impiego protratto di barbiturici e idantoinici.
DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA CONVUSIONI E PSEUDOCONVULSIONI SEGNI E SINTOMI PSEUDOCONVULSIONI CONVULSIONI
Inizio Spesso graduale Improvviso
Movimenti Scuotimento/asincronismo Rigidità-scosse tonico/cloniale
Autolesioni Rare Frequenti (indossa casco)
Morsicature Labbra, braccia Lingua
Perdita di urine Rara Frequente
Perdita di feci Rara Occasionale
Crisi Durante la crisi premeditate All’inizio
Coscienza Intatta Perdita
Durata Varia alcuni minuti Da mezzo a pochi minuti
Effetti Prolattina immodificata Aumento prolattina
Sospensione dei farmaci Frequenza della crisi
immodificata
Aumento della frequenza delle crisi
Oltre alla dipendenza da sostanze, gli esseri umani sviluppano la dipendenza affettiva dai genitori, dalla persona amata, dagli amici, la dipendenza da comportamenti gratificanti (sesso, gioco, lavoro, shopping, sport, ecc.) è uno stato di necessità, di norme , fisiologico senza il quale la nostra esistenza non sarebbe possibile.
ABUSO = USO IMPROPRIO
Consumo eccessivo di una sostanza ad ampia diffusione sociale (alcool, caffeina). Impiego di un farmaco al di fuori di una necessità terapeutica (benzodiazepine).
Consumo di una sostanza psicoattiva che non ha scopo terapeutico riconosciuto (cocaina, eroina).
SUL PIANO SOMATICO LA DIPENDENZA è DEFINITA DA 2 FENOMENI:
DIPENDENZA PATOLOGICA
Per comportamento patologico s’intende un comportamento governato unicamente da desideri: FORTI: per cui l’ideazione è polarizzata verso il loro soddisfacimento
URGENTI: per cui essi sono prioritari alle altre attività e obblighi INCONTROLLABILI: per cui persistono malgrado le conseguenze dannose possibili
FATTORI NEUROBIOLOGICI
CARATTERISTICHE DEL SOGGETTO VUNERABILE
Assenza di principi condivisi, l’unica fonte di verità sono loro stessi, ciò che pensano è vero, ciò che fanno è giusto. Hanno una carenza nella capacità empatica. Sono insoddisfatti di se stessi e del mondo, hanno una sensazione costante di vuoto e di noia che fa da sfondo a tutta la loro esistenza, ma di cui spesso non conoscono l’origine. Hanno la sensazione di essere potenti, importanti e capaci di influenzare gli altri.
ALCOOL
L’alcool etilico è una sostanza ad alto tasso energetico. 1g=7kcal contenuto a concentrazione differente in varie bevande e ha la capacità di produrre effetti psicoattivi.
GLI EFFETTI DELL’ALCOOL
ALCOLOSMO CRONICO
Delirium tremens: astinenza complicata ALLUCINOSI ALCOLICA: allucinazioni uditive PARANOIA ALCOLICA: delirio di gelosia
DISTURBO AMNOSTICO ALCOICO: inizialmente per la memoria a breve termine DEMENZA ALCOLICA
ALCOOL E GUIDA
Il tempo di reazione che intercorre tra l’individuazione del pericolo e la reazione di frenata è di 0,75 sec circa. Nel soggetto alcolista, il tempo di reazione diventa 1,05 sec.
MALATTIE DEL FEGATO CIRROSI EPATICA
MALATTE DELL’APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO
MALATTIE DEL CUORE: ipertrofia cardiaca; ipertensione arteriosa; miocardite cronica; ictus cerebrale
MALATTIE DELLO STOMACO
In alcuni casi i soggetti affetti da gastrite cronica sono colpiti da un’emorragia gastrica più o meno abbondante. Nei portatori di gastrite cronica non è eccezionale osservare l’insorgenza di un dolore addominale violento con contrattura della parete, tachicardia, un modo rialzo termico, una lieve leucocitosi.
ALCOOL E GRAVIDANZA
Il consumo di alcool in gravidanza può provocare: aborto; ritardo dell’accrescimento del feto; parto prematuro; malformazioni fetali; sindrome alcool fetale con ritardo mentale microcefalia, malformazioni scheletriche.
LA DROGA
È un termine che indica in senso generale sostanze di origine naturale o sintetizzate in laboratorio aventi proprietà non comuni, normalmente intese in relazione all’organismo umano.
La tossicodipendenza è una condizione di intossicazione cronica o pericolosa dannosa all’individuo e alla società prodotta dall’uso ripetuto di una sostanza chimica, naturale o di sintesi. Le sue caratteristiche sono: desiderio incontrollabile di continuare ad assumere sostanze e di procurarle con ogni mezzo; dipendenza psichica e talora fisica degli effetti della sostanza; tendenza ad aumentare la dose (tolleranza); astinenza (craving)
TOSSICOMANIA OGGETTUALE E TECNOLOGICA: IL VIRTUALE COME DROGA?
Come il tossicomane nella fase iniziale di “luna di miele” con la sostanza scopre l’emozione rivelatrice dell’esistenza dell’accesso a mondi sensoriali straordinari e appaganti, e quindi intuisce la plausibilità di restituire senso nuovo agli oggetti di relazione. In modo analogo i consumatori di esperienze virtuali scoprono la possibilità di ingresso in un mondo spesso altamente gratificante rispetto ai loro bisogni.
Le nuove generazioni tra i 11-14anni hanno Internet “nel loro genoma” iniziano a navigare per gioco, per conoscere nuova gente e per svolgere ricerche, ecc.
PERSONALITà DEL RETEOMANIACO
Difficoltà socio relazionale; alterazione dello stato di coscienza, depersonalizzazione; dissociazione; riduzione delle attività lavorative e quotidiane; aumento del tempo dedicato a Internet; irritabilità caratteriale con possibilità di aggressività (sindrome del mouse nervoso); hackeraggio (pirateria informatica); crackeraggio (si riferisce a coloro che sono animati da cattive intenzioni nei confronti dei PC altrui); duplicazione abusiva di software. La dipendenza da Internet non è proporzionata al tempo passato sul web ma riguarda l’inversione di tendenza tra il tempo che si trascorre online e quello che si passa in un’attività extra-web.
CONSEGUENZE
Alterazione sonno-veglia; problemi della vista e alla schiena; sindrome tunnel carpale; obesità; isolamento psicosociale.
5 SOTTOTIPI DI DIPENDENZA DA INTERNET
sesso virtuale e pornografia; social network; gioco d’azzardo, shopping e commercio online; ricerca ossessiva di informazioni; coinvolgimento eccessivo in giochi virtuali o di ruolo.
ALTRE DIPENDENZE PATOLOGICHE
BIGORESSIA: insoddisfazione del proprio aspetto fisico “Sindrome di Adone” ORTORESSIA; ricerca esasperata di vegetali crudi o particolari cibi vegetali FANORESSIA: tintarella costante tutto l’anno
ONIOMANIA: mania degli acquisti, shopping compulsivo TELEMANIA: dipendenza dalla TV (telenovele)
GIOCO D’AZZARDO
I casi clinici conclamati più tipici del disturbo del comportamento alimentare sono: l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa.
ANORESSIA NERVOSA
Disturbo caratterizzato da una percezione alterata dell’immagine corporea, da paura morbosa dell’obesità, dal rifiuto di mantenere un peso corporeo ai minimi normali e, nelle donne, da amenorrea.
Il termine anoressia deriva dal greco anorexia, mancanza di appetito, ma il significato che noi oggi gli attribuiamo fu introdotto nel 1873, quasi contemporaneamente da Charles Lasegue (anoressia isterica) a Parigi e da William S. Gull (anoressia nervosa) a Londra. Fu lo stesso Lasegue a fornire la prima descrizione approfondita del nucleo psicopatologico centrale del disturbo. Da quel momento in poi la descrizione di casi di anoressia, intesa come disturbo psicopatologico, nella letteratura medica europea, divenne un fatto abbastanza comune. A partire dal 1930, a seguito della pubblicazione di uno studio condotto da Berkam su 117 pazienti, che l’interpretazione psicopatologica riprende dignità clinica e importanza nosologica. I grandi progressi verso l’interpretazione dell’anoressia nervosa sono stati compiuti negli ultimi 3 anni e sono da attribuirsi all’opera di Hide Bruch, Arthur H. Crisp.
EPIDEMIOLOGIA
Aumento dell’incidenza negli ultimi 10anni.
Maggiore diffusione nelle zone occidentali e occidentalizzate Alta incidenza nel sesso femminile (90-95%)
Prevalenza dello 0,5-1% in tarda adolescenza e prima età adulta.
EZIOLOGIA
L’eziologia è sconosciuta ma sembrano importanti i fattori sociali. Le desiderabilità della magrezza è presente in tutte le società occidentali e l’obesità viene considerata priva di attrattiva, malsana e indesiderabile. Circa l’80-90% dei b/i è consapevole di tali atteggiamenti, e più del 50% delle ragazze in età prepuberale segue una dieta e intraprende altre misure per controllare il peso. Tuttavia poiché solo una piccola percentuale di essi sviluppa un anoressia nervosa, devono esserre importanti altri fattori. Alcune persone hanno una predisposizione al disturbo, probabilmente a causa di una mal definita vulnerabilità psicologica e genetica o metabolica. L’anoressia nervosa è rara nelle zone con crisi alimentare autentica. Circa il 95% delle persone con questo disturbo è di sesso femminile. Molte pazienti appartengono alle classi socioeconomiche mediche o superiori. Sono stati riscontrati tassi di mortalità dal 10 al 27%. Tuttavia poiché molti casi lievi probabilmente non vengono diagnosticati, la prevalenza e i tassi di mortalità effettivi sono sconosciuti. Studi di genetica, ancora da verificare, riscontrano una maggiore frequenza di anoressia in sorelle di pazienti ed in gemelli monozigoti, suggerendo quindi questa “suscettibilità ad ammalare”.
CRITERI DIAGNOSTICI SECONDO IL DSM-IV
Sottotipo: con restrizione; con abbuffate seguite da condotte di eliminazione.
QUADRO CLINICO
L’anoressia nervosa può essere lieve e transitoria oppure può essere cronica e grave. La preoccupazione per il peso corporeo (anche in pazienti magri, che sono la maggior parte) e l’ alimentazione dell’assunzione di cibo possono essere transitorie. Se invece la preoccupazione e l’ansia riguardo al peso successivamente aumentano, sopravviene il deperimento. La negazione del disturbo è una caratteristica rilevante. Le pazienti non si lamentano dell’anoressia o della perdita di peso, di solito fanno resistenza al trattamento. Le pazienti sono assorbite dai pensieri riguardanti il cibo: meditano a lungo su diete e calorie; accumulano, nascondono e buttano via il cibo; collezionano ricette; preparano pasti elaborati per altre persone. Sono spesso manipolative, mentendo sull’assunzione di cibo e sui comportamenti adottati di nascosto, come l’induzione del vomito. Il 50% delle anoressiche presenta abbuffate seguite da vomito auto indotto, e fa uso di lassativi e diuretici. Il restante 50% delle pazienti riduce semplicemente l’assunzione di cibo. La maggior parte di esse svolge attività fisica eccessiva per tenere sottocontrollo il proprio peso. Le pazienti di solito perdono interesse riguardo al sesso. La depressione è frequente.
COSA SI VEDE NEGLI ESAMI DI LABORATORIO?
Diminuzione delle proteine plasmatiche; anemia; leucopenia e trombo citopenia; alterazione della funzionalità renale e pancreatica; chetosi e chetonuria; squilibri elettrolitici.
BRAIN IMAGING
Alla TAC ed alla RMN si è osservato, in una percentuale di pazienti colpite da anoressia, uno stato di atrofia cerebrale, con ampliamento dei solchi corticali e dei ventricoli che varia in dipendenza dello stato di deperimento.
ALTERAZIONI ENDOCRINOLOGICHE
DISTURBI PSICHIATRICI ASSOCIATI
Disturbo ossessivo-compulsivo; disturbo di personalità ossessivo-compulsivo; disturbo de personalità evitante; disturbo di personalità dipendente.
terapia delle famiglie
ristabilire i ruoli di questo sistema familiare circolare che è la famiglia e migliorare il dialogo che deve essere quanto più circolare possibile
come farmacoterapia bisogna dare degli antidepressivi, in quando i soggetti hanno bassa autostima. BULIMIA
È un disturbo in cui un contenuto mentale (idea-impulso di mangiare) non riesce ad essere controllato e neutralizzato e si traduce in un comportamento. È un quadro clinico generalmente meno grave dell’anoressia. È un disturbo caratterizzato da episodi ricorrenti (almeno 2 volte la settimana) di abbuffate compulsive durante le quali il paziente consuma grandi quantità di cibo e si sente incapace di smettere di mangiare, seguite da sforzi compensatori incongrui per evitare l’aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’abuso di diuretici o lassativi, l’esercizio fisico eccessivo oppure i digiuni. Il termine bulimia deriva dal greco boulimia: fame de bue.
EPIDEMIOLOGIA
Progressivo aumento /dal 1980 è stata conferita autonomia nosografica rispetto all’anoressia nervosa) Riguarda prevalentemente il sesso femminile (1-3% giorni donne)
Età di esordio: 20anni
CRITERI DIAGNOSTICI SECONDO IL DSM-IV
La bulimia nervosa e l’anoressia nervosa colpiscono principalmente giovani donne e le pazienti sono costantemente ed eccessivamente preoccupate per la figura corporea per il peso, tuttavia quelle con bulimia nervosa hanno di solito un peso normale. Circa l’1-3% delle donne in età giovanile ne è affetta.
QUADRO CLINICO
Eccessive ingestioni di grosse quantità di cibo; stress o particolari stati d’animo; vomito; malessere ingravescente; oligomenorrea; squilibri elettrolitici; alterazioni ECG; lesioni dentarie; lesioni esofagee; callosità alle mani; paratiroidi aumentate di volume.
Il vomito autoindotto conduce all’erosione della smalto dei denti incisivi e ipertrofia non doloposa delle ghiandole salivari. Occasionalmente si manifestano disturbi idroelettrolitici gravi, specialmente l’ipokaliemia. Molto raramente durante le abbuffate, lo stomaco o l’esofago possono presentare lesioni, portando a complicanze potenzialmente letali. L’abuso a lungo termine di sciroppo ipecacuana per indursi il vomito può causare una cardiomiopatia. Le pazienti con bulimia nervosa tendono ad avere maggiore consapevolezza, rimorsi o sensi di colpa per i propri comportamenti rispetto a quelle con anoressia nervosa, e hanno più probabilità di ammettere le proprie preoccupazioni in un colloquio con un medico che vada loro a genio. Sono inoltre meno introverse e più inclini ai comportamenti impulsivi, all’abuso di sostanze e alcool e alla depressione conclamata.
IPOTESI EZIOPATOLOGICHE
Prevalente nel sesso maschile. Per il suicidio vengono utilizzati: impiccagione, gas di scarico. Invece per il tentativo di suicidio vengono utilizzati: farmaci, taglio dei polsi. Non si conoscono dei fattori di rischio ben definiti. Solitamente le persone che si suicidano presentano: disturbi psichiatrici, disturbi del’umore, disturbo da dipendenza alcolica, schizofrenia, disturbi di personalità, malattie somatiche (neurologiche; AIDS..), eventi di vita stressante, disponibilità de mezzi suicidari; esperienza di suicidio di un genitore, familiare, amico.
PREVENZIONE
Il colloquio con un paziente a rischio suicidio si deve svolgere in ambiente confortevole, evitando di sminuire le sensazioni del paziente, in modo che il paziente possa alleviare la propria angoscia. Lo stato del paziente a rischio suicidio è caratterizzato da 3 elementi: il paziente anche prima di commettere il suicido ricerca un
canale emotivo o i supporto emotivo; gesto impulsivo scatenato da un episodio negativo; rigidità cognitiva e ideazione pessimistica.
CURA
Antidepressivi; intervento psicologico di sostegno/psicoterapia; ospedalizzare se l’ideazione suicidaria è costante.
FARMACI
Antidepressivi SSRI (Fluoxetina); neurolettici; benzodiazepine; stabilizzatori del tono dell’umore.
I criteri diagnostici per i disturbi mentali sono 6:
CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DI PERSONALITà
Nei DSM i disturbi di personalità sono divisi in 3 cluster
CLUSTER A
Coloro che presentano: disturbo paranoide di personalità; disturbo schizoide di personalità; disturbo schizotipico. Questi 3 disturbi hanno caratteristiche diverse ma sono caratterizzati: dall’evitare il contatto interpersonale (tendono all’isolamento sociale); dalla sfiducia nei confronti degli altri; dall’emotività coartata.
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO PARANOIDE DI PERSONALITà
A. Diffidenza e sospettosità pervasive nei confronti degli altri (tanto che le loro intenzioni vengono interpretate come malevole), che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:
Questi soggetti inconsciamente rifiutano aspetti spiacevoli della realtà sostituendoli con una fantasia interna più soddisfacente.
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITà
A. Una modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali ed una gamma ristretta di espressioni emotive, in contesti interpersonali, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:
non desidera né prova piacere nelle relazioni strette, incluso il far parte di una famiglia
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO SCHIZOTIPICO DI PERSONALITà
A. Una modalità pervasiva di relazioni sociali ed interpersonali deficitarie, evidenziate da disagio acuto e ridotta capacità riguardanti le relazioni strette, e da distorsioni cognitive e percettive ed eccentricità del comportamento, che compaiono nella prima età adulta, e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
CLUSTER B
È caratterizzato dal comportamento imprevedibile, impulsivo e traumatico ed accoglie i Disturbi: antisociale; bordeline; istrionico; narcisistico. Le loro emozioni cambiano rapidamente e vengono mostrate in modo esagerato, melodrammatico e poco autentico. Ed hanno un’affettività piuttosto colorita. Hanno un atteggiamento teatrale e inadeguato. Il loro modo di parlare è ricco e fluente ma anche superficiale evasivo. Spasso cadono in contraddizione e danno risposte lunghe. Hanno bisogno di fare colpo sull’interlocutore. È difficile stabilire una relazione con costoro.
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITà
A. Un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che si manifesta fin dall´età di 15 anni, come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:
irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere una attività lavorativa continuativa, o di far fronte ad obblighi finanziari
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO BORDELINE DI PERSONALITà
Modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITà
Un quadro pervasivo di emotività eccessiva e di ricerca di attenzione, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITà
A. Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
CLUSTER C
I disturbi di questo cluster sono: evitante; dipendente; ossessivo-compulsivo. Sono sempre esigenti con se stessi e con gli altri. Le principali caratteristiche psicopatologiche sono: insicurezza; ipercontrollo; bisogno di accettazione; atteggiamento manipolativo per farsi accettare.
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITà
A. Un quadro pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità al giudizio negativo, che compare entro la prima età adulta, ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITà
A. Una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV PER IL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO DI PERSONALITà
A. Un quadro pervasivo di preoccupazione per l’ordine, perfezionismo, e controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:
Per questi disturbi di personalità non c’è una cura farmacologica ,a piuttosto un supporto psicopatologico.
Caratteristiche generali: non resistenza all’impulso; un senso di tensione antecedente l’atto; sensazione di piacere quand si compie l’atto.
DISTURBO ESPLOSIVO INTERMITTENTE
I soggetti affetti da tale disturbo sono ipersensibile i scattano a qualsiasi rumore diventando aggressivi
ALTRI DISTURBI
Cleptomania; gioco d’azzardo; piromania; tricotillomania (incapacità a resistere all’impulso nel tirare i capelli)
Il sonno consiste in uno stato comportamentale di assenza percettiva e ridotta reattività all’ambiente. Dopo 90 minuti dal sonno inizia lo STADIO REM in cui vi sono movimenti rapidi oculari, atonia muscolare e irregolarità del ritmo respiratorio e cardiaco. Il sonno si può studiare attraverso l’elettroencefalogramma e la polisonnografia. I disturbi del sonno sono 8: insonnia; disturbi del respiro durante il sonno; ipersonnie di origine centrale (sonnolenza diurna che non dipende dal sonno notturno); disordini del ritmo cardiaco del
sonno; parasonnie (comportamenti, movimenti, emozioni durante l’addormentamento); disturbi de movimento durante il sonno; sonno prolungato, ridotto, russa mento; altri disturbi del sonno.
Il soggetto finge di avere disturbi psicofisici allo scopo di assumere il ruolo di paziente. L’unico modo per capire che è un equivoco è l’indagine di laboratorio e strumentale. Le caratteristiche dei pazienti sono: l’insospettabilità; causano spreco economico; danno luogo a procedimenti legati nel caso di violenza simulate; provano indignazione nei curanti; coinvolgono familiari, personale sanitario e sociale.
Sono disturbi caratterizzati da alterazione della memoria, della coscienza e dell’identità. Sono 4: ANAMNESI DISSOCIATIVA (perdita della memoria); PSICOGENE (non ricordano il proprio passato); PERSONALITà MULTIPLA (il soggetto assume personalità); PERSONALIZZAZIONE (il soggetto non riconosce più se stesso).
CURA
Psicoterapia
Bleuer con il termine schizofrenia indicò il disturbo dell’associazione. Ovvero lo schizofrenico perde la capacità di associazione e presenta deliri e chiusura nel campo affettivo.
EZIOPATOGENESI
La schizofrenia è legata a più fattori quali: teorie biologiche (fattori biochimici, genetici, neuro anatomici e neuro funzionali); teorie sociali; teorie della vulnerabilità e teorie psicodinamiche.
FATTORI BIOCHIMICI
Sistema dopaminergico
Alterazione in eccesso dell’attività neurotrasmettitoriale dopaminergica cerebrale. Numerose ricerche hanno evidenziato che più è presente l’acido omovanillico (metabolita della dopamina) più sono gravi i sintomi schizofrenici. Per lungo tempo sono stati utilizzati come farmaci i neurolettici con azione inibitoria sui circuiti cerebrali regolati dalla dopamina e specificamente sui recettori dopaminergici D2. I farmaci legandosi ai recettori hanno azione terapeutica.
Sistema serotoninergico
Attualmente vengono presi in considerazione la serotonina e soprattutto i recettori 5HT2 inibitori, soprattutto presenti nella corteccia frontale, in quanto si è visto che era possibile produrre manifestazioni psicotiche utilizzando la LSD che agisce a livello serotoninergico. I neurolettici di nuova generazione hanno un’azione antagonista per i recettori 5HT2 e determinano clinicamente una riduzione della sintomatologia negativa della schizofrenia.
FAMILIARITà – FATTOR GENETICI
Già all’inizio del 900 fu rilevata la presenza del disturbo tra i fratelli dei pazienti schizofrenici (rischio di ammalarsi del 10%). I figli di 1 genitore schizofrenico hanno il rischio di ammalarsi del 6%. I figli di 2 genitori schizofrenici hanno il 46% di possibilità di ammalarsi.
FATTOTI NEUROANATMICI E NEUROFUNZIONALI
Nei soggetti schizofrenici vi è: un aumento della dimensione dei ventricoli cerebrali; riduzione del volume dell’amigdala e dell’ippocampo; difetti della fase di maturazione neuronale; ipoattività dei lobi frontali; alterazione dei circuiti funzionali che comprenderebbero la corteccia fronto-orbitoria prefrontale, lobo temporale e cerveletto.
TEORIE SOCIALI
Negli anni ’50 del 900 la schizofrenia appariva correlata con la disorganizzazione sociale, la povertà, fattori che comunque risultavano innescati dalla malattia stessa. I fattori a matrice sociale concorrono a favorire la cronicizzazione.
TEORIA DELLA VULNERABILITà
Lo schizofrenico mostra difficoltà di comprensione ed elaborazione degli stimoli esterni. Ad es. mostra difficoltà nell’eseguire la sequenza di passaggi che devono essere eseguiti quando si prende l’autobus. In particolari condizioni (stressors) i sintomi di base si intensificano e si sviluppa la “fase prodromica” all’esplosione della sintomatologia psicotica.
FASE PRODROMICA
In cui vi è: ritiro sociale; scadimento delle attività scolastiche lavorative e ricreative; modeste alterazioni del pensiero (allusività, impoverimento dei contenuti, deficit dell’astrazione, distraibilità, difficoltà di concentrazione, perplessità, impulsività); diminuzione della cura del proprio aspetto; cenostopatie (sensazioni oggettive di sofferenza corporea senza base organica)
TEORIE PSICODINAMICHE
DIMENSIONI SINTOMATOLOGICHE
DISTURBI DEL PENSIERO
DISTURBI DEGLI ASPETTI FORMALI: riguardano la modificazione e le alterazioni della produzione del fluire delle idee, cioè riguardano il modo in cui il pensiero si struttura e si svolge nel tempo.
DISTURBI DEL CONTENUTO: riguardano i contenuti del messaggio.
DESCRITTORI SEMIOLOGICI DEI DISTURBI FORMALI DEL PENSIERO
IMPOVERIMENTO
È un disturbo formale in seguito al quale l’ideazione e quindi l’eloquio sono solitamente scarni e ridotti sia dal punto di vista quantitativo (contenuti) che qualitativo (modalità formali dell’espressione).
DISCONTINUITà INDOTTA DA STIMOLI INTERAGENTI (DISRAIBILITà)
La discontinuità indotta è un disturbo in base al quale l’ideazione del soggetto è costantemente sollecitata in molte direzioni da stimoli di varia natura (sonori, visivi, intellettuali) che interagiscono fra loro e allontanano l’individuo da una linea ideativa principale.
PROLISSILITà (CIRCOSTANZIALITà)
La prolissità è un disturbo formale del pensiero in seguito al quale i contenuti di coscienza sono comunicati in modo indiretto, ridondante, ripetitivo e stereotipato.
LABILITà DELLE ASSOCIAZIONI (DERRAGLIAMENTO)
Passaggio improvviso sa un tema di pensiero ad un altro non pertinente in funzione dell’improvvisa emergenza di quest’ultimo.
TANGEZIABILITà
È un disturbo in seguito al quale un soggetto risponde ad una domanda in maniera solo marginalmente collegata al tema della domanda stessa.
PERSEVERAZIONE
È un disturbo in seguito al quale il paziente ripete in maniera stereotipata parole, idee pur avendoli enunciati poco prima.
ILLOGICITà
In seguito al DFP i processi ideativi non permettono di giungere a conclusioni decifrabili secondo le regole della logica comunemente usata.
NEOLOGISMO
In seguito al DFP sono usati durante l’eloquio termini inesistenti neoformati e spesso di significato incomprensibile.
CONCRETISMO
In seguito al DFP è ridotta o assente la capacità di operare astrazioni e generalizzazioni ed è invece accentuata la tendenza al riferimento alla singolarità degli oggetti.
DIFFERENZA TRA IDEA PREVALENTE E IDEA OSSESSIVA
IDEA PREVALENTE IDEA OSSESIVA
Vissuta come parte integrante della personalità Vissuta come estranea alla personalità A contenuto normale sostenuta da un fondo affettivo Non rapporti diretti con l’affettività
intenso
Viene accettata anche se spiacevoli Non viene accettata dal paziente (“psichismo di
difesa”)
Criticabile, ma non ritenuta assurda Critica come assurda
Talora connessa ad attività creative Limita l’espressione della personalità
DISTURBI DEL CONTENUTO DEL PENSIERO
DELIRI: i caratteri fondamentali del delirio secondo Jaspers sono: assoluta certezza soggettiva; non influenzabile e incoraggiabile di fronte ad ogni esperienza e confutazione logica; assurdità del contenuto perchè non corrispondente alla realtà.
DELIRIO DI PERSECUZIONE
è uno dei contenuti più frequenti e può essere ritrovato con maggiore frequenza (ma non esclusivamente) nel disturbo schizofrenico e nei disturbi deliranti cronici. Il paziente si sente oggetto di attenzione ostile nei suoi confronti da parte di persone conosciute e sconosciute. Si sente osservato, spiato, seguito o controllato. Teme di essere drogato o avvelenato. Vengono orditi complotti e macchinazioni ai suoi danni vede fatti, gesti o anche semplicemente e ostilmente allusivi.
DELIRIO DI RIFERIMENTO
Si osserva con elevata frequenza soprattutto nel disturbo schizofrenico. Oggetto del delirio di riferimento è la convinzione che situazioni, oggetti, persone, fatti o avvenimenti assumano un particolare e insolito significato allusivo, riferito in genere alla propria persona (le persone alla TV stanno parlando del paziente). Quasi sempre il delirio di riferimento ha contenuti e connotazioni ostili e minacciosi.
DELIRIO DI INFLUENZAMENTO E CONTROLLO
E' in genere un tipo di delirio che frequentemente si associa ad altri vissuti di tipo allucinatorio. Nel delirio di influenzamento, il paziente si sente oggetto di azioni esterne che trasformano e modificano la sua mente o il suo corpo contro la sua volontà. Il suo pensiero, i suoi atti e la sua volontà vengono influenzati, controllati e guidati attraverso meccanismi telepatici o attraverso attrezzature elettroniche, onde elettromagnetiche, trasmissioni televisive o altre misteriose modalità. Il paziente si sente trasformato in un fantoccio, in un automa o in un robot in balia di forze esterne e minacciose che comandano ogni duo atto e pensiero.
DELIRI DI COLPA, INDIGNITà, DI ROVINA
Questo gruppo di contenuti deliranti è riscontrabile con massima frequenza nei Disturbi Depressivi. Il paziente si sente responsabile e colpevole di danni e di sciagure di ogni atto motivando tali convinzioni sulla base di avvenimenti e fatti di importanza irrilevante o addirittura inesistenti. Si sente rovinato, finito, distrutto, indegno di essere considerato una persona umana. pensa di aver condotto se stesso ed i propri familiari alla rovina economica e al disprezzo sociale. E' convinto che continuare a vivere significhi perpetuare in eterno questa condizione dove lui è il responsabile e il colpevole della rovina sua, dei suoi familiari, dei suoi amici o addirittura dell'universo stesso.
DELIRIO DI NEGAZIONE (O NICHILISTICO)
Anche questi deliri vengono in genere inseriti nel gruppo dei deliri depressivi in quanto sono riscontrabili con maggiore frequenza nel Disturbi Depressivi di particolare gravità. I deliri di negazione sono basati sulla convinzione della non-esistenza di sè, o di una parte di sè, di una parte del proprio corpo o di tutto il proprio corpo oppure di tutto il mondo circostante. Si associano a volte deliri su tematiche insolite e bizzarre concernenti le proprie funzioni somatiche.
DELIRIO DI GRANDEZZA
Il paziente si può sentire ricco, potente e al di sopra di tutti: può impersonificare personaggi storici o contemporanei a cui è associato uno stereotipo di potenza, di influenza o di ricchezza. Si può ritenere in grado di compiere le imprese più insolite o eccezionali, si sente investito di poteri fuori dal comune o addirittura sovrannaturali. A volte ritiene di aver fatto scoperte o invenzioni di eccezionale importanza per l'umanità o di aver risolto problemi che assillano l'uomo da millenni.
DELIRIO DI GELOSIA
Prevalente nel sesso maschile e dopo i 40anni, ha in genere carattere ben strutturato, elevata consistenza interna e alta pervasività. Contenuto dominante è la condizione dell'infedeltà a livello affettivo ma soprattutto sessuale del proprio partner (in genere coniuge). Caratteristiche tipiche di un delirio sono la ricerca continua e ossessionante di prove e indizi perseguita spesso con modalità inusuali, la tendenza a dare un significato di prova a fatti e osservazioni obiettivamente irrilevanti, la totale impossibilità ad accettare un possibile dubbio anche di fronte ad ogni evidenza contraria o anche alla totale assenza di ogni supporto concreto per la convinzione del paziente.
DELIRIO MISTICO
I contenuti "religiosi" del delirio sono quelli che presentano sia in termini di frequenza che di contenuti la maggiore variabilità. Nei tipici deliri misti il paziente può riferire di comunicazioni telepatiche dirette e privilegiate con Dio e di essere egli stesso parte della divinità, può sentirsi un messaggero o un incaricato di Dio e comportarsi come tale. In altri casi si può sostenere di essere la nuova incarnazione di Cristo, oppure di avere le stimmate e così via.
DELIRIO IPOCONDRIACO
Il contenuto è rappresentato dalla convinzione di soffrire di una grave malattia, spesso di tipo neoplastico, altre volte ancora di tipo imprecisato che è sfuggita finora ad ogni accertamento diagnostico. Nel delirio ipocondriaco, infatti l'evidenza dei ripetuti esami medici e di laboratorio praticati viene considerata come irrilevante o inadeguata. Si tratta sempre di deliri a forte connotazione "autocentrica".
ALLUCINAZIONE
Consiste in un disturbo della percezione, in quanto manca l'oggetto di riferimenti le allucinazioni possono essere visive, olfattive, gustative, somatiche.
PSEUDOALLUCINAZIONI
Percezioni allucinatorie e avvertite nello spazio soggettivo interno e come provenienti dalla mente, non hanno cioè una collocazione proiettiva nello spazio esterno.
ALLUCINOSI
Percezione allucinatoria di cui il soggetto è in grado di conoscere la natura patologica avendone cioè una capacità critica. Rimandano in genere a patologie organiche o tossiche, neoplasie del tronco encefalico, traumi cranici, epilessia...
ILLUSIONI
Alterata percezione ed interpretazione di uno stimolo sensoriale reale. E' di frequente riscontro nei disturbi d'ansia e affettivi.
IMPOVERIMENTO AFFETTIVO
CLASSIFICAZIONE DEL DSM-IV
SCHIZOFRENIA: paranoide; disorganizzata; catatonica; indifferenziata; residua.
SCHIZOFRENIA PARANOIDE
Prevalenza di 1 o più deliri e di allucinazioni uditive. Non è rilevante la presenza di eloquio disorganizzato, comportamento disorganizzato, affettività appiattita o inadeguata
SCHIZOFRENIA DISORGANIZZATA
Eloquio e comportamento disorganizzato; affettività appiattita e inadeguata
TIPO CATATONICO
CATATONIA: arresto psicomotorio
SCHIZOFRENIA INDIFFERENZIATA
Caratterizzata da sintomi ch non soddisfano i criteri per il tipo paranoide, disorganizzato o catatonico. Assenza di: consistenti deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico. Vi è evidenza continuativa del disturbo come indicato dalla presenza di sintomi negativi
SCHIZOFRENIA RESIDUA
Mantiene sintomi sfumati, sintomi residui dove non c’è la fase acuta
DURATA
Segni continuativi del disturbo per almeno 6 mesi, questo periodo deve includere almeno 1 mese di sintomi caratteristici che soddisfano il criterio A. Se la durata della sintomatologia che soddisfa i criteri per la schizofrenia è inferiore ai 6 mesi si para di disturbo schizofreniforme.
TRATTAMENTO
Farmacoterapia; psicoterapia di sostegno; interventi riabilitativi e socio ambientali.
Gli studi effettuati hanno collegato la depressione con la perdita del rapporto materno (separazione o morte dei genitori, trascuratezza). La sensazione d’impotenza nel mantenere un legame affettivo stabile e sicuro si converte in una frustrazione intollerabile che determina un vissuto depressivo con perdita di autostima. La depressione infantile subentra alla perdita dell’autostima collegata alle difficoltà nell’apprendere e agli insuccessi scolastici. Nel b/o la depressione si manifesta con irritabilità, ansia mentre nell’adulto con apatia.
CARATTERISTICHE CLINICHE
Stessi criteri previsti per la depressione dell’adulto. In aggiunta si osserva una regressione agli stadi precedenti con la perdita acquisite con lo sviluppo.
SINTOMI DIAGNOSI
5 o + dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presente durante un periodo di 2 settimane (criterio temporale) e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei 2 seguenti sintomi.
CRITERI DIAGNOSTICI EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE
giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato)
lavorativo o di altre aree importanti.
I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un
medicamento) o di una condizione medica generale (per es., ipotiroidismo).
DISTIMIA
è un disturbo affettivo dell’umore.
Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riferito dal soggetto ed osservato dagli altri, per almeno 2 anni. Nei bambini e negli adolescenti l’umore può essere irritabile, e la durata deve essere di almeno 1 anno.
sintomi di cui ai Criteri A e B per più di 2 mesi alla volta. Il soggetto alterna fase di benessere e malattia. La cadenza deve essere regolare. Se il soggetto ha tale disturbo non deve stare più di 2 mesi bene.
farmaco) o di una condizione medica generale (per es., ipotiroidismo).
lavorativo o di altre aree importanti
CARATTERISTICHE CLINICHE NEI B/I
CARATTERISTICHE CLINICHE NEGLI ADOLESCENTI
EPIDEMIOLOGIA
Prevalenza dello 0,4 – 2,5 % nei b/i; 0,4 – 8,30 % negli adulti.
Tra i vari disturbi dell’umore la prevalenza di depressione varia tra il 13 ed il 59%. Nei b/i il rapporto maschi- femmine risulta essere 1:1. Negli adolescenti invece 1:2.
COMORBIDITà
Nei b/i e negli adolescenti
La depressione si associa ad altri disturbi psichiatrici, quali, disturbo di abuso e dipendenza di sostanze, disturbi del comportamento alimentare, disturbi di personalità. La presenza di depressione nel b/o aumenta di
100 volte la possibilità di sviluppare un altro disturbo psichiatrico. La distimia è predittiva di episodio depressivo maggiore del b/o e successivo disturbo bipolare nell’adulto. DOC (Disturbo Ossessivo compulsivo) e predittivo di depressione persistente a breve termine.
DIAGNOSI
È necessario intervistare separatamente i soggetti, i loro genitori ed in un 2° momento intervistarli congiuntamente. Infatti i genitori sottovalutano la sintomatologia, soprattutto nei b/I. invece i b/i amplificano la sintomatologia. Gli adolescenti descrivono dettagliatamente la sintomatologia.
TERAPIA
Farmacoterapia
Psicoterapia: terapia cognitivo comportamentale e terapia delle famiglie
terapia cognitivo comportamentale
per gli adulti la durata è di 16-20 sedute. Consiste in una Stesura di un diario nel quale si appuntano i problemi di cui si vuole discutere in modo da identificare i pensieri di tipo depressivo in modo da modificare quello stile auto frustante con visione più realistica ed adattiva. Inoltre permette un miglioramento delle capacità individuali attraverso lo sviluppo di abilità sociali e di risoluzione dei problemi
terapia delle famiglie
ristabilire i ruoli di questo sistema familiare circolare che è la famiglia e migliorare il dialogo che deve essere quanto più circolare possibile.
FARMACOTERAPIA
EPISODIO MANIACALE - IPOMANACALE
almeno una settimana (o di qualsiasi durata se è necessaria l’ospedalizzazione).
Durante il periodo di alterazione dell’umore, tre (o più) dei seguenti sintomi sono stati persistenti e presenti a un livello significativo (quattro se l’umore è solo irritabile):
EPISODIO MISTO
Risultano soddisfatti i criteri sia per l’episodio maniacale sia per l’episodio depressivo maggiore (eccetto che per la durata) quasi ogni giorno per almeno una settimana. Vi è una marcata compromissione del funzionamento
sociale e lavorativo e/o ospedalizzazione, e/o manifestazioni psicotiche. I sintomi non sono dovuti ad effetti diretti di una sostanza o di una condizione medica generale.
MANIFESTAZIONI CLINICHE
BIPOLARE I: almeno un episodio maniacale o misto
BIPOLARE II: uno o più episodi di depressione maggiore ed ipomania, ma nessun episodio maniacale o misto.
DISTURBO DISTIMICO
Per almeno 2 anni presenza di numerosi episodi ipomaniacali e di numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore. Nei bambini e negli adolescenti la durata deve essere di almeno 1 anno. I sintomi devono essere presenti quasi costantemente (non più di 2 msi consecutivi di benessere) e devono provocare una compromissione del funzionamento sociale clinicamente significativo.
La comorbidità consiste in rischio suicidari e abuso di alcool.
TERAPIA
Politerapia in fase acuta stabilizzatori del tono dell’umore + benzodiazepine e neurolettici. Terapia di mantenimento stabilizzante del tono dell’umore per 18 mesi dalla fine del 1° episodio. Usare il litio prima di definire un paziente “farmaco-resistente”
Mentre la paura riguarda un oggetto reale, l’ansia è un disturbo legato al temperamento del soggetto e non è presente un oggetto vero e proprio.
SINTOMI DELL’ATTACCO DI PANICO
All’esordio del disturbo, generalmente gli attacchi di panico si presentano in maniera inattesa e imprevedibile, anche se nel corso del disturbo possono essere scatenati da situazioni o luoghi particolari. La frequenza degli attacchi varia da soggetto a soggetto e può essere un fenomeno sporadico oppure pluriquotidiano. In quest’ultimo caso l’antidepressivo è indispensabile.
Nel b/o l’attacco di panico viene vissuto come un’intensa sensazione d’angoscia che il b/o fa fatica ad esprimere verbalmente, ma lo fa attraverso il pianto, con la ricerca angosciosa di uno dei genitori, ed è quindi necessario richiedere una descrizione accurata delle sensazioni fisiche e psichiche esperite nel b/o durante l’episodio acuto di malessere.
ANSIA ANTICIPATORIA
Il ripetuto succedersi di attacchi conduce spesso allo sviluppo della cosiddetta ansia anticipatoria, intesa come paura di avere un attacco di panico che accompagna il soggetto fra un attacco di panico e l’altro e di una significativa quota di ansia dei separazione. Il soggetto è convinto di poter morire, anche se nell’intervallo c’è una consapevolezza che durante l’attacco non avviene. Il soggetto cerca una figura di accadimento.
Le caratteristiche principali sono apprensione, tensione psichica, sintomi fisici di attivazione neurovegetativa ovvero sudorazione, vampate di calore, freddo. Talora un singolo attacco di panico è in grado di innescare un intensa ansia anticipatoria di lunga durata.
EVITAMENTO FOBICO
Presenza di comportamenti di evitamento fobico specificatamente rivolti a situazioni, luoghi il cui il b/o potrebbe avere un attacco di panico e non trovare aiuto o non poter scappare. Nei b/i tende a manifestarsi con lo sviluppo di condotte di evitamento fobico verso la scuola, verso luoghi situati al di fuori dell’ambiente domestico, con la necessità di baby-sitter o di un compagno se si trovano fuori di casa. Per gli adulti si parla di partner fobico.
Gli attacchi di panico possono provocare emicrania. Inoltre durante l’adolescenza un tentativo di automedicazione con alcool e droghe può portare il giovane ad un comportamento di abuso e di dipendenza ad es del valium (benzodiazepine).
EVOLUZIONE DEL DISTURBO
Stadio 1: attacchi di panico paucisintomatici Stadio 2: attacchi di panico
Stadio 3: attacchi di separazione Stadio 4: fobia limitate/fobia scolare Stadio 5: fobia sociale
Stadio 6: evitamento estentivo/agorafobia Stadio 7: depressione.
FATTORI DI RISCHIO
INIBIZIONE COMPORTAMENTALE: la tendenza ad essere esageratamente timidi, ti morosità, evitamento di situazioni nuove
SITUAZIONI AMBIENTALI SFAVOREVOLI + FATTORI PRECIPITANTI: inizio della scuola (separazione), una gravidanza della madre, perdita di un amico, situazione di crisi familiare.
DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO NEI B/I E BEGLI ADOLESCENTI (DOC)
I sintomi dei b/i sono ego sintonici cioè possono non avere coscienza della malattia (riconoscere che le ossessioni sono eccessive o irragionevoli) e attribuire significato ed utilità a comportament compulsivi.
CRITIERI DIAGNOSTICI
sono eccessive o irragionevoli.
Nota: Questo non si applica ai bambini.
interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico) o con le attività o relazioni sociali usuali.
OSSESSIONI
COMPULSIONI
Nei b/i le ossessioni più frequenti sono: lo sporco, la contaminazione, le ossessioni dubitative, di precisione e simmetria, di scrupolosità, preoccupato di aver detto o fatto la cosa giusta o sbagliata.
Nei b/i i rituali (compulsioni) più frequenti sono: di lavaggio, di controllo, di ordine. Meno frequenti perché presenti nell’adulto: di toccare, di contare, di accumulare.
Nonostante l’ansia e il disagio che li accompagna, frequentemente i b/i nascondono o negano ai loro simili, ma soprattutto agli adulti, i sintomi del loro pensare ossessivo e minimizzano i rituali compulsivi nei quali sono occupati.
DISTURBO D’ANSIA DI SEPARAZIONE (specifico nel b/o)
-Ansia inappropriata rispetto al livello di sviluppo ed eccessiva che riguarda la separazione da casa o da coloro a cui il soggetto è attaccato, come evidenziato da tre (o più) dei seguenti elementi:
-La durata dell’anomalia è di almeno 4 settimane.
-L’esordio è prima dei 18 anni.
-L’anomalia causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, scolastica (lavorativa), o di altre importanti aree del funzionamento.
Specificare se: Esordio Precoce*: se l’esordio avviene prima dei 6 anni di età.
FOBIA SOCIALE NEL B/O
I b/i con fobia sociale manifestano molte delle paure riscontrabili negli adulti con lo stesso disturbo (ansia, tensione, disagio prima e durante compiti stressanti). Tendono a ricordare un numero elevato di eventi e situazioni in grado di scatenare ansia. Quando sono costretti a leggere a voce alta tendono a mostrare disagio, comportamenti evitanti, irritabilità e tendenza al pianto. Solitamente i b/i e gli adolescenti evitano tutte quelle situazioni legate alla scuola (balli scolastici, parlare in classe, lezioni di ginnastica) e non (feste, mangiare in pubblico, fare compere, usare il telefono).
RISPOSTE COMPORTAMENTALI ASSOCIATE ALLA FOBIA SOCIALE NEL B/O E NELL’ADOLESCENTE
COMPORTAMENTALI: pianto,, lamentele, attaccamento ai genitori, balbettio, agitazione FISIOLOGICHE: palpitazioni, nausea, sudorazione, tremore, brividi
COGNITIVE: pensieri di fuga, timore del giudizio negativo, timore del fallimento.
DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS NELL’INFANZIA
Può essere dovuto in seguito ad: rapimento; esposizione a violenza; abuso sessuale o fisico; gravi danni da incidente; malattie o procedure mediche che hanno esposto il soggetto a rischio di vita. La maggior parte delle persone con disturbo post traumatico da stress rivive ripetutamente il trauma nei propri pensieri durante il giorno e negli incubi quando dorme. Questi pensieri che fanno rivivere l'evento del passato sono denominati flashback. Inoltre si evitano pensieri, sentimenti luoghi; vi è un ridotto interesse nelle consuete attività; disturbi della memoria; perdita delle capacità acquisite; modificazione delle opinioni e dei progetti relativi al futuro; disturbi del sono; difficoltà di concentrazione; ipervigilanza.
Inoltre nel b/o si forma il senso di colpa e una preoccupazione per le persone con cui il b/o ha un legame significativo. Vi è la paura che si possa ripetere l’evento traumatico.
DISTURBO REATTIVO DELL’ATTACCAMENTO DELL’INFANZIA O DELLA FANCIULEZZA
Una modalità di relazione sociale notevolmente disturbata e inadeguata rispetto al livello di sviluppo in quasi tutti i contesti, con inizio prima dei 5 anni di età, come evidenziato da 1) o 2):
1) persistente incapacità di dare inizio alla maggior parte delle interazioni sociali o di rispondere ad esse in maniera adeguata al livello di sviluppo, come manifestato da risposte eccessivamente inibite, ipervigili, o altamente ambivalenti e contraddittorie (per es., il bambino può rispondere a coloro che se ne prendono cura con un misto di avvicinamento, evitamento, e resistenza alle tenerezze, o può mostrare un'attenzione fredda)
2) legami diffusi come manifestato da socievolezza indiscriminata con notevole incapacità di mostrare attaccamenti adeguatamente selettivi (per es., eccessiva familiarità con parenti lontani o mancanza di selettività nella scelta dei personaggi di attaccamento).
Accudimento patogeno come evidenziato da almeno uno dei seguenti:
Specificare il tipo:
Tipo Inibito: se il Criterio A1 predomina nel quadro clinico Tipo Disinibito: se il Criterio A2 predomina nel quadro clinico.
FATTORI DI RISCHIO PER L’ACCUDIMENTO PATOGENO
Possono essere: ritardo dei genitori; incapacità a svolgere il ruolo del genitore; inesperienza dovuta alla giovane età adolescenziale dei genitori.
Sono caratterizzato dalla presenza di sintomi fisici senza alcuna base organica dimostrabile sia attraverso l’esame obiettivo sia attraverso indagini strumentali specialistiche. Qualora sia presente un processo fisiopatologico, l’intensità delle lamentele è sproporzionata è incongrua. Un aspetto comune a tutti i disturbi somatoformi è l’assenza dell’intenzionalità. A differenza sei sintomi fittizi, quelli somatoformi sono percepiti realmente dal paziente. Sono prevalenti nel sesso femminile ad eccezione del’ipocondria e della dismorfofobia.
DISTURBO DI SOMATIZZAZIONE
Quando nel paziente sono presenti continue importanti lamentele fisiche, multiple e ricorrenti, che si protraggono per diversi anni. Queste manifestazioni sono combinate, a volte, con il disturbo di panico e/o con il disturbo depressivo maggiore, abuso di farmaci analgesici o ansiolitici. Il quadro clinico esordisce in giovane età, prima dei 25 anni e presenta un decorso cronicizzante con importante compromissione del funzionamento psicosociale. Il trattamento farmacologico riguarda i concomitanti aspetti di depressione e d’ansia. Un buon rapporto medico-paziente può consentire di mantenere il disturbo in stato di discreto compenso anche per lunghi periodi.
DISTURBI DI CONVERSIONE
La differenza con il disturbo di somatizzazione sta nella diversa localizzazione della sintomatologia come apparato sensoriale, locomotorio. Consiste nelle manifestazioni di sintomi pseudo neurologici, non intenzionali, che vanno da gravi forme pseudo convulsive a deficit sensoriali, locomotori.
La grande crisi isterica fu descritta da Charlot all’inizio del secolo scorso in 5 fasi successive. 1 PRODROMICA: aura isterica
2 EPILETTOIDE: arresto del respiro e convulsioni generalizzate. Da non confondere con l’epilessia. 3 CONTORSIONISTICA: movimenti grossolani accompagnati da grida
Si tratta di un disturbo che insorge nell’adolescenza e nella prima età adulta ed ha un decorso episodico ricorrente. Il trattamento prevede le stesse considerazioni fatte per i disturbi di somatizzazione. I sintomi pseudo convulsivi sono legati a un problema di conversione.
Fonte: http://www.riassuntisdf.altervista.org/wp-content/uploads/2012/09/PSICHATRIA-.pdf
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