Dialogare

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LA DIALOGICITA’

durante un dialogo colui che parla ci racconta più cose di sé che della persona o dell’oggetto di cui sta parlando. Nel discorso il soggetto è “coinvolto” se le sue caratteristiche risaltano su quelle dell’oggetto, se viceversa il soggetto comunica più sull’altro che su se stesso la bilancia pende a favore del “distacco”. Il dialogo produce conoscenza di sé, dell’oggetto e del contesto. E la conoscenza è l’equilibrio tra coinvolgimento e distacco.
La dialogicità si sviluppa tra coloro che sanno comunicare, e che usano la diversità degli interessi e dei loro comportamenti per il piacere di conoscere la posizione e l’interesse dell’altro.
un dialogo è possibile quando ci sono cose da dire e c’è un contesto in cui possono essere dette. La coppia o il gruppo dialogico riesce a discutere di ogni cosa, senza litigare o disperdere la relazione e senza allontanarsi l’uno dall’altro. Anche di fronte agli atteggiamenti o alle opinioni più divergenti riesce a distinguere tra parole e fatti e a coniugare l’affetto con la stima.
Per questa ragione è l’antidoto ai processi ed ai disturbi di evitamento.
Nei disturbi di evitamento i partner (in genere un Emozionale e un Sensibile) vivono una situazione di vergogna e disistima reciproca. Per tale ragione si evitano.
E’la coppia di separati in casa, che si imbarazza a farsi vedere insieme, a causa dei differenti modi di comportarsi e concepire la vita.
Fin Quando la coabitazione tra questi due individui è inevitabile, è fondamentale che essi recuperino la capacità di comunicare, partendo dalle cose più banali del quotidiano:
“ Al mercato ho trovato delle mele buonissime”
“Ah, sì? Io l’altro giorno in una frutteria ho notato delle noci di cocco veramente invitanti”
Attraverso la dialogicità ciascuno si mette in gioco senza cadere nella tentazione di coinvolgersi (o coinvolgere) in emozioni impressionanti, né si lascia fuorviare da manifestazioni appariscenti.
Il dialogo può avvenire solo se le parti comunicano in modo, per quanto possibile, equilibrato ,in una danza comune che tenga in considerazione i rispettivi tempi e modi, senza eccessiva emozionalità, né esagerata riservatezza, e solo se non v’è obbligo di raggiungere obiettivi immediati, o di negoziazione o di cooperazione.
Il dialogo richiede un armonico passaggio dall’uno all’altro membro del gruppo per evitare situazioni in cui diventa monologo, con protagonisti plurimi.
E’l’equilibrio tra coinvolgimento e distacco, che offre la possibilità di stare nella relazione senza fondersi con essa, in modo che ogni membro, crescendo attraverso la messa in comune reciproca di esperienze personali, faccia evolvere il gruppo in un costante andirivieni di libertà e unione, di identità e attaccamento.
In sintesi, la relazione di dialogicità si esprime mediante processi di empatia cognitiva interattiva, che producono nel rapporto interpersonale quei tratti di responsabilizzazione (necessari all’estroverso) e di incoraggiamento necessari all’introverso).

 

LA MEDIAZIONE

La Mediazione è quella dinamica relazionale che consente di trovare il punto in comune che lega i due partner dal punto di vista dei pensieri, delle emozioni, dei valori, dei desideri.
Questo presuppone che tra i partner relazionali vi sia un livello di dialogicità sufficiente a conoscere i rispettivi gusti, le rispettive aspettative e i rispettivi bisogni.
Solo attraverso la conoscenza, infatti, è possibile individuare lo spazio condiviso ( e condivisibile), in cui costruire quell’alleanza di intenti, necessaria al proseguo della relazione.
La mediazione costruisce un senso comune perché negoziando sulla quantità di energie necessarie per accomunarsi nell’ottenimento di un fine, modera gli eccessi e stimola le carenze individuali nel rispetto dei personali modi di essere.
Per questa ragione è l’antidoto che può soluzionare il disagio relazionale di chi si sente incompreso.
L’Incomprensione nasce laddove una persona che ha necessità di controllare l’ambiente (Difensivo/Avaro) intrattiene una relazione oppositiva con una persona che necessita di controllo interno, a causa delle proprie inquietudini (Evitante/Invisibile).
Questi due individui inizialmente si attraggono narcisisticamente, in un gioco vanitoso in cui l’intesa si basa sul piacere di essere amato dall’altro, più che sulla gioia di amare.
Progressivamente, tuttavia ogni partner, comprendendo di aver malinteso la somiglianza, comincia a non dire, andando a costruire un rapporto di dipendenza reciproca, in cui ognuno si sente incompreso, ma impossibilitato a farsi comprendere.
E’fondamentale che questi partner ricomincino a dirsi la verità soggettiva, esprimendo il malcontento, ma anche fantasie e progetti, in cui si possa individuare il comune denominatore.
La Mediazione libera dal reciproco controllo, perché costruisce un patto di alleanza, in cui c’è unità motivazionale verso traguardi comuni, anche piccoli e apparentemente insignificanti.
L’agire in accordo per qualcosa riattribuisce significato allo stare insieme, al condividere spazi (ufficio) o tempi ( per es:domenica pomeriggio libera da impegni).
Di per sé, quindi, la capacità di negoziazione comporta l’attivazione della tolleranza,che, favorendo la liberazione dalla difensività reciproca, favorisce un progressivo raggiungimento della pace individuale e relazionale.

 

BIBLIOGRAFIA

MASINI V., Dalle Emozioni ai Sentimenti, Prevenire & Possibile,2009.
MASINI V., MAZZONI E., Manuale di Psicologia Relazionale Transteorica, Università degli Studi di Perugia.

 

Fonte: http://www.prepos.it/DISPENSE/quattro%20laboratori%20per%20migliorare%20le%20relazioni.doc

Sito web da visitare: http://www.prepos.it/

Autore del testo: Daniela Troiani da QUATTRO LABORATORI PER MIGLIORARE LE RELAZIONI

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